Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
TEHERAN VUOLE ESTRADIZIONE, IL FIGLIO DELLO SCIA’ SI APPELLA A RENZI
Siamo di fronte a un nuovo caso Shalabayeva?
L’interrogativo è d’obbligo alla luce dei contorni che sta assumendo la vicenda del blogger iraniano Mehdi Khosravi, in arte Yashar Parsa, arrestato domenica a Dorio, in provincia di Lecco.
Su di lui pende un mandato di cattura internazionale emesso dal tribunale di Teheran per corruzione e spetta ora al governo italiano decidere se concedere l’estradizione. Khosravi non è però un criminale comune.
Il suo avvocato sostiene che non c’è alcuna accusa di corruzione a suo carico. Tutti gli elementi noti fino ad ora, tra cui la prigionia di Khosravi durante i moti studenteschi del 1999, sembrano andare nella direzione di una caccia al dissidente da parte di Teheran.
La vicenda di Khosravi ha suscitato l’attenzione, e soprattutto l’intervento, di Reza Ciro Pahlavi, figlio dello Scià costretto ad abdicare per via dell’avvento della rivoluzione di Khomeini in Iran.
Pahlavi, presidente del Consiglio nazionale iraniano per libere elezioni, ha scritto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, chiedendo di porre attenzione su “un’urgente questione” che riguarda “il rifugiato e richiedente asilo” Mehdi Khosravi.
Si legge nel testo della lettera: “Chiediamo con urgenza il suo intervento, in favore del Signor Khosravi […] Il Signor Khosravi è un attivista per la democrazia e la tutela dei diritti umani, nato in Iran, ma residente nel Regno Unito in qualità di rifugiato politico, perchè costretto ad abbandonare l’Iran dopo le dimostrazioni del 2009. Inoltre, il Signor Khosravi è stato negli ultimi tre anni Amministratore esecutivo del Consiglio nazionale iraniano per le libere elezioni”.
Nella nota diramata dalla questura di Lecco alla stampa si collega l’arresto a un provvedimento di cattura internazionale emesso dal Tribunale di Teheran “per il reato di corruzione ai fini dell’estradizione”.
Sahand Saber, avvocato del blogger iraniano, ha dichiarato però a Bloomberg che “non ci sono accuse di corruzione” a carico di Khosravi.
“Mehdi oggi scrive articoli e blog sulla democrazia e la necessità di una separazione dei poteri in Iran”, ha aggiunto il legale.
Saber ha sottolineato che a suo parere l’arresto “può rappresentare un tentativo da parte di alcuni funzionari del governo italiano di ingraziarsi gli iraniani dopo l’accordo sul nucleare della scorsa estate”.
Accuse pesanti, quelle del legale, per il quale “il governo italiano vuole lavorare economicamente con il regime. Può darsi che al governo italiano sia stato chiesto di fare ciò”
La vicenda di Khosravi fa da sfondo a una questione più grande, quella che riguarda l’Iran e i rapporti con l’Occidente, anche alla luce della politica di ‘appeasement’, cioè di distensione, promossa dal presidente uscente degli Stati Uniti, Barack Obama, nei confronti di Teheran.
Una questione che è entrata prepotentemente nella campagna elettorale americana già lo scorso marzo, quando il candidato dei Repubblicani, Donald Trump, affermò che la sua priorità , una volta eletto presidente, è quella di smantellare l’intesa sul programma nucleare iraniano, raggiunta lo scorso 14 luglio a Ginevra e confermata il 16 gennaio scorso.
Un’intesa storica, che ha portato alla revoca della sanzioni internazionali.
Ora l’Iran ritorna nella sfida senza esclusioni di colpi tra Trump e Hillary Clinton.
Lo fa con la storia dell’esecuzione di uno scienziato nucleare iraniano, accusato di spionaggio a favore degli Stati Uniti.
Ed è lo stesso Trump a guidare il fronte di chi accusa Hillary. “Molte persone stanno dicendo che gli iraniani hanno ucciso lo scienziato che ha aiutato gli Stati Uniti a causa delle email hacked di Hillary Clinton”, ha scritto Trump su Twitter, riferendosi allo scandalo sull’uso di un server privato per le gestione della posta elettronica in cui è coinvolta l’ex first lady.
(da “Huffingtonpost“)
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Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
PASQUALE MAURO, 89 ANNI, HA ACQUISTATO LA MAGGIOR PARTE DEI TERRENI DI BARRA E LI’ HA COSTRUITO IL CAMPO DA GOLF OLIMPICO
Se c’è un italiano che queste Olimpiadi le ha già stravinte, ricoprendosi d’ori e argenti, questi è un calabrese arrivato a Rio da bambino, nel lontano 1933.
Pasquale Mauro, 89 anni portati con esuberanza, è il padrone di mezza Barra da Tijuca, il grande quartiere di Rio dove si svolgono gran parte dei giochi e alloggiano gli atleti.
Nei decenni Mauro è arrivato a possedere da queste parti terreni per almeno 50 milioni di metri quadri, un terzo circa del territorio del Comune di Milano, per avere una idea.
E Rio negli anni è cresciuta a dismisura dove tutto era (o ancora è) suo.
L’ultimo colpo l’ha messo a segno da poco, convincendo il sindaco e le autorità olimpiche a costruire su un milione di metri quadri di sua proprietà il campo da golf che mancava per le Olimpiadi, e soprattutto a circondarlo di trenta palazzi residenziali.
Un’operazione immobiliare che mai sarebbe riuscito a fare in condizioni normali perchè tutta l’area, tra lagune e oceano, era soggetta a rigide limitazioni ambientali. Anche a Rio l’imprenditore di origini italiane è poco conosciuto.
Conduce vita riservata in un palazzo di classe media, lavora con due dei suoi quattro figli e un socio, non ama la pubblicità e la stampa (è stato accusato di ogni cosa, «ma non ho mai perso una causa»).
L’ascesa
La sua ascesa è comunque incredibile, roba da conquistador di altri secoli.
Aveva sei anni, e non aveva mai visto un paio di scarpe, quando il padre, venditore di pesce a Paola, costa tirrenica della Calabria, decise di tentare la fortuna in Brasile.
A Rio, semianalfabeta, «Pascoal» fa un po’ di tutto sin da bambino, dal lustrascarpe allo strillone di giornali, al venditore di biglietti della lotteria.
Ancora giovane inventa un sistema di trasporto e conservazione delle banane, che in breve lo converte nel primo distributore della città , o rei das bananas, scrive O Globo negli anni Sessanta.
Da lì prende il volo e, altra intuizione, capisce che la metropoli può solo espandersi verso ovest, una regione lungo l’oceano dove ai tempi c’erano soltanto dune di sabbia, lagune e coccodrilli.
La terra non vale quasi nulla, è proprietà dimenticata di banche, monasteri, eredi di colonizzatori portoghesi: lui ne accumula più che può, e soprattutto si mette a estrarre sabbia dalle preziose dune atlantiche, da vendere all’industria del vetro e delle costruzioni.
In pochi decenni Barra cresce fino agli attuali 300.000 abitanti. A partire dagli anni 70, ogni volta che un immobiliarista vuole costruire un quartiere nuovo a Rio deve andare a comprar terra da Pasquale Mauro.
Il quale però riserverà sempre una enorme fazenda per sè, dove allevare mucche e bufali e prodursi i formaggi con i sapori della sua infanzia. Sono gli ultimi sette chilometri quadrati, chiamati Fattoria Calabria, che un giorno non lontano probabilmente i suoi figli e nipoti lottizzeranno in allegria.
Limiti ambientali
L’operazione golf olimpico ha suscitato perplessità , perchè Mauro è riuscito a guadagnarci, proponendo una operazione di recupero di danni ambientali che lui stesso aveva provocato, per aver estratto lungo i decenni sabbia da quel terreno. L’imprenditore lo ammette, ma spiega di non aver mai violato le leggi.
«Non c’erano i limiti ambientali d’oggi e io avevo tutte le licenze in regola».
Idem per lo scambio tra campo da golf e la selva di condomini che stanno sorgendo.
È il maggior progetto di recupero ambientale della città di Rio, spiegano nel suo quartier generale, tutti ci hanno guadagnato in questa operazione.
E il golf, finite le Olimpiadi, sarà aperto al pubblico, il primo in Brasile.
Ora resta solo da convincere i carioca a comprarsi mazze e palline, per una attività che da queste parti è pressochè sconosciuta.
(da “il Corriere della Sera“)
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Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
ROTTE LE CATENE DI ANCORAGGIO, LA PIATTAFORMA DA 17.000 TONNELLATE SI E’ ARENATA CONTRO LA COSTA… CONTIENE 300.000 LITRI DI GREGGIO, RISCHIO DISASTRO AMBIENTALE
Un’enorme piattaforma petrolifera è alla deriva a causa di una tempesta: le forti correnti che da giorni imperversano nella zona, ieri, hanno rotto le catene di ancoraggio e la piattaforma da 17mila tonnellate si è arenata.
Ora il rischio è quello di un vero e proprio disastro ambientale che potrebbe compromettere il “paradiso” dell’isola di Lewis.
La “Transocean Winner”contiene 300 mila litri di greggio e in queste ore sta minacciando le coste, spinta dai forti venti e dal mare mosso.
Il personale dell’impianto è stato evacuato ma le operazioni di salvaguardia dell’ambiente sono rese complicati dalla forte tempesta ancora in corso e dai bassi fondali rocciosi sui quali si è arenata la piattaforma.
Le autorità scozzesi hanno accusato il governo del Regno Unito per quello che il Maritime Herald chiama un “disastro annunciato”: le indagini sulle cause dell’incidente sono ancora in corso e l’impianto di perforazione è monitorato minuto dopo minuto da un team “anti inquinamento” che ha creato una base fissa sul lato occidentale dell’isola di Lewis.
Secondo quanto si apprende, la piattaforma petrolifera avrebbe subito pesanti infiltrazioni d’acqua ma, al momento, “non ci sono rischi di un ribaltamento in mare della struttura”.
La piattaforma si è sganciata lunedì mentre erano in corso le operazioni di rimorchio: doveva arrivare a Malta per essere demolita, anche se questa versione deve ancora essere confermata dalla società Transocean.
Il rimorchiatore Alp Forward ha perso il “contatto” con la struttura dopo che le catene di ancoraggio si sono spezzate a causa della forza del mare in tempesta.
(da agenzie)
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Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
IL CLIMATOLOGO: “ABBIAMO PARLATO DI TRIVELLE, GRANDI OPERE E AGRICOLTURA SOSTENIBILE”
In principio furono le polemiche sui nuovi direttori dei telegiornali Rai, con la sostituzione di Bianca Berlinguer al vertice del Tg3 e l’annessa dimissione dei parlamentari della minoranza dem dalla commissione Vigilanza.
Poi è stata la volta della chiusura di Seiunozero, la trasmissione di Lillo & Greg in onda su Radio Rai, dove Carlo Conti si è appena insediato come direttore artistico. Quindi ecco il j’accuse di Francesca Fornario, che ha lasciato la sua trasmissione radiofonica, dopo aver denunciato una singolare consegna: vietato fare battute su Matteo Renzi
Adesso la scure della nuova Rai renziana di Antonio Campo Dall’Orto e Monica Maggioni si abbatte anche su Scala Mercalli, l’ultimo programma cancellato da Rai Tre.
Il motivo? “Abbiamo trattato argomenti che sono scomodi per qualsiasi governo, e il governo Renzi non fa certo eccezione. Basterebbe dire che siamo andati contro le trivelle e le grandi opere, e a favore di un’agricoltura sostenibile“, dice il conduttore e climatologo Luca Mercalli, in un’intervista al sito dell’Espresso con cui annuncia la chiusura del suo programma.
Una decisione — quella dei vertici di viale Mazzini — che ha subito fatto nascere una petizione su Change per riaprire Scala Mercalli.
“Io ho fatto solo le mie scelte, prendendomi le mie responsabilità — continua l’ormai ex conduttore — È chiaro che sarei stato un ingenuo a pensare che non avrei sollevato un polverone con la puntata sui No Tav. Ma ci siamo sempre affidati a un metodo scientifico, un metodo da Pulitzer, da giornalismo d’inchiesta. Questi sono i fatti, ora se ci riuscite confutateli. Ma è un metodo che evidentemente non piace a chi sta in alto”.
Il riferimento è ad una puntata di Scala Mercalli sull’Alta velocità Torino — Lione, presa di mira dal senatore del Pd Stefano Esposito, che è arrivato a presentare un’interrogazione in commissione Vigilanza Rai contro i “22 minuti di propaganda ai No Tav” della trasmissione.
“Se quell’interrogazione ha pesato sulla decisione di cancellare il programma? Penso proprio di sì”, dice sempre Mercalli.
Che poi sottolinea di aver “sempre creduto fortissimamente nel servizio pubblico. Ci lavoro da 20 anni. Gli spettatori mi conoscono dal 2003, da Che tempo che fa con Fazio, ma collaboravo già da prima. Oggi faccio sempre più fatica a riconoscermi in questa Rai”.
Appena ieri, infatti, la giornalista satirica Francesca Fornario aveva denunciato con un post sul suo profilo facebook, le nuove consegne arrivate nella redazione del suo programma, Mamma non Mamma, in onda su Radio Due.
“Ricapitolando — ha scritto l’autrice — niente battute su Matteo Renzi, niente politica, niente satira, niente personaggi, niente imitazioni, niente copioni, niente scenette qualunque cosa siano, niente comicità e che altro… ah, niente battute sul fatto che non si può dire comunista. Quel che resta — il mio imbarazzo e il bene che ci vogliamo io e Federica Cifola — va in onda ogni sabato e domenica in diretta su Radio2, dalle 18 alle 19.30″.
La denuncia della Fornario aveva scatenato le polemiche e alla fine la giornalista satirica ha deciso di abbandonare la sua trasmissione, mentre Luca Telese spiegava che “se fossimo in un Paese civile, dovrebbero dimettersi il capostruttura che le ha trasmesso questa consegna, e — se la disposizione venisse da lui — il neo-direttore artistico Carlo Conti, e i direttori di rete che gli stanno consentendo di comportarsi come Attila nel palinsensto della Rai”.
Appena il giorno prima, tra l’altro, era stato cancellato, sempre dai palinsesti di Radio Due, Seiunozero, il programma di Lillo & Greg, mentre i senatori del Pd Miguel Gotor e Federico Fornaro, si dimettevano dalla commissione di Vigilanza Rai.
Il motivo? Le nuove nomine dei direttori dei tg approvate dal cda di viale Mazzini, che — secondo i due esponenti della minoranza dem — “sono state fatte in modo non trasparente, penalizzando competenze e professionalità interne, come ad esempio nel caso di una giornalista autorevole quale Bianca Berlinguer, senza che emergano un profilo e una visione di un moderno servizio pubblico”. “Il Pd — aggiungevano — non è nato per riprodurre i vizi del passato, ma per cambiare l’Italia e, convinti che un altro Pd sia possibile, ci dissociamo da uno stile e da un costume politico che non ci appartiene”.
Al vertice del Tg2, infatti, Campo Dall’Orto ha promosso l’ex vicedirettrice Ida Colucci, in passato spesso indicata come vicina a Forza Italia e al centrodestra, autrice dell’intervista in cui il premier Renzi andò all’attacco della “vecchia guardia Pd“, nel settembre del 2014.
Il posto di Berlinguer come direttrice del tg della terza rete, invece, è stato affidato a Luca Mazzà , il vicedirettore di Rai3, che nell’ottobre del 2015 aveva lasciato l’incarico di responsabile di Ballarò.
Il motivo? L’atteggiamento a suo dire eccessivamente critico del talk show di Massimo Giannini nei confronti del governo Renzi. Sono queste le sostituzioni e le promozioni che da più parti hanno fatto avanzare un paragone: questa Rai è simile a quella di Berlusconi?
Oggi Mercalli non ha dubbi: “Direi che, a guardare dall’esterno, si fa molto presto a poterlo dire“.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
IL M5S STAVOLTA DICE NO AL REFERENDUM CHE DI SOLITO CHIEDE PER TUTTO… IL WSJ: “ITALIA FAVORITA”
Il Movimento 5 Stelle e il Campidoglio a guida della pentastellata Virginia Raggi si prepara a dire un altro no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.
Arriva oggi in assemblea capitolina la mozione per chiedere un referendum sui Giochi Olimpici presentata dal consigliere di Sinistra Italiana Stefano Fassina.
E i 5 Stelle, secondo quanto si apprende, sono pronti ad astenersi in Aula durante la votazione, ‘bocciando’ di fatto la proposta.
“E’ una mozione pleonastica, c’è già una raccolta firme per il referendum lanciata dai Radicali. Chi vuole firma quella” spiegano i pentastellati.
Tuttavia, il presidente del Cio è positivo sulla candidatura di Roma: “Una candidatura molto forte”.
Alla speranza di Roma di ospitare le Olimpiadi del 2024 arriva nella notte di Rio la ‘benedizione’ di Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale. Il numero 1 dello sport mondiale si ritaglia durante i Giochi lo spazio di una visita a Casa Italia, ed inevitabili piovono le domande sulla candidatura di Roma.
“La città eterna ha una grande storia e una grande tradizione sportiva”, ribatte. Poi l’apprezzamento per Casa Italia: “E’ un posto fantastico”.
Ad accompagnare Bach nella sua visita il presidente del Coni, Giovanni Malagò, i membri italiani del Cio, Franco Carraro e Mario Pescante, il segretario generale del Coni, Roberto Fabbricini, la testimonial di Roma 2024 Fiona May e la direttrice generale della candidatura Diana Bianchedi.
Bach ha gradito molto la “grande vista” di Casa Italia. “Tutto è perfetto e mi è stata promessa una pasta eccellente”, ha scherzato.
Sulle medaglie azzurre Bach ha dichiarato: “Sono un po’ sorpreso che queste medaglie stiano arrivando dal judo e dal tiro. Conosco invece molto bene la forza della scherma e, da quando non gareggio più, l’Italia sta vincendo molte medaglie. “Dobbiamo tutti congratularci con la squadra italiana. E se continuerete così sono sicuro che vi toglierete altre soddisfazioni”.
Secondo il Wall Street Journal, riporta il Corriere della Sera, Roma sarebbe la città favorita per aggiudicarsi i giochi del 2024, “con i motori al massimo”.
A giudicare da quanto scrive il WSJ, la spedizione di Matteo Renzi a Rio de Janeiro in questi giorni avrebbe sortito gli effetti sperati: la candidatura di Roma per i Giochi olimpici del 2024 sembrerebbe partire con il piede giusto.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
DEFINITE “TRIO DELLE CICCIOTELLE”, LA RETE SI INDIGNA, IL DIRETTORE CHIEDE SCUSA, MA ALL’EDITORE NON BASTA
L’editore Andrea Riffeser Monti ha deciso di rimuovere “con effetto immediato” Giuseppe Tassi, direttore del Qs Quotidiano Sportivo, per il titolo comparso sulle proprie testate che definiva “trio delle cicciottelle” le arciere azzurre Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia, che hanno concluso la gara a squadre ai Giochi Olimpici di Rio con il quarto posto.
L’editore Riffeser Monti “si scusa con le atlete olimpiche del tiro con l’arco e con i lettori del Qs Quotidiano Sportivo, per il titolo comparso sulle proprie testate relativo alla bellissima finale per il bronzo persa con Taipei” come comunica una nota del direttore personale e organizzazione della Poligrafici Editoriale S.p.a. e per questo ha deciso “di sollevare dall’incarico, con effetto immediato, il direttore del QS Giuseppe Tassi”.
La decisione fa seguito alle proteste sui social e alla lettera del presidente della Federazione Italiana Tiro con l’Arco, Mario Scarzella, al direttore de Il Resto del Carlino Giuseppe Tassi.
“Dopo le lacrime che queste ragazze hanno versato per tutta la notte, questa mattina, invece di trovare il sostegno della stampa italiana per un’impresa sfiorata, hanno dovuto subire anche questa umiliazione” aveva scritto Scarzella.
(da agenzie)
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Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
L’HA ATTESA PER MESI A BUENOS AIRES DAVANTI ALL’ALBERGO
Fare l’assistente di volo non è facile. Su e giù dagli aerei, sempre in giro per il mondo. Una vita stressante che spesso incide sui rapporti personali, fatti di relazioni a distanza o amori passeggeri. Ma c’è chi ha trovato un amore fedele, instancabile e gioioso.
È la storia di Olivia Sievers che, in uno dei suoi tanti viaggi fra la sua Germania e l’Argentina, ha incontrato un amico, o, meglio, l’amico della sua vita.
Passeggiando nei pareggi di un albergo di Buenos Aires, la donna ha incontrato un cane randagio.
Un po’ di cibo, qualche carezza e l’affetto che la vita di strada di certo non regala. Pochi istanti per creare un legame unico.
Così quel cane ha iniziato a seguire e ad aspettare quella donna, ancora ignara di aver fatto un incontro speciale.
«Ho cercato di cambiare più volte strada, non volevo che mi seguisse all’hotel – racconta Sievers al Noticiero Trece -, ma non è stato possibile. Era sempre dietro di me, continuava a seguirmi ovunque. Ci ho provato per un’ora, ma lui era sempre lì con me, mi continuava a seguire. Era davvero contento che qualcuno gli avesse dato qualche attenzione».
Rubio, così come è stato poi chiamato, ha raggiunto così l’ingresso dell’hotel e non ha più voluto andarsene. La hostess è così uscita e gli ha dato una coperta perchè non avesse freddo.
Il giorno dopo Sievers è ripartita, con la sua vita fatti di viaggi e aerei, forse neanche più pensando a quel quattrozampe così affettuoso.
Ma per Rubio non è stata la stessa cosa. Quei pochi istanti sono stati un colpo di fulmine.
E quando la donna è tornata mesi dopo in quella città , in quell’hotel, lui era ancora lì ad aspettarla, pronto a ricevere una coccola tanto attesa quanto desiderata.
E così è stato per altri viaggi. La hostess si era anche adoperata per trovargli una famiglia che lo adottasse, ma nulla: Rubio è scappato anche da quella casa per tornare lì, all’hotel ad aspettare la sua amica umana.
Di fronte a un amore così intenso e fedele, Sievers ha messo da parte le sue preoccupazioni e ha deciso di adottarlo, portandoselo con lei in Germania.
Lei continuerà a volare, sapendo che al suo ritorno c’è sempre qualcuno a volerle regalare una leccata speciale.
Fulvio Cerutti
(da “La Stampa”)
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Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
“FUORI DALL’AMA”, MA PRESIDIAVA GLI IMPIANTI DI RIFIUTI A ROMA.. LA RAGGI LA DIFENDE, MA A TEMPO
Per tre mesi, all’inizio di quest’anno, Paola Muraro ha continuato a svolgere il suo delicato ruolo nell’Ama, l’azienda romana dei rifiuti, senza titolo.
Si era ripetutamente rifiutata di rinnovare il contratto di consulenza che aveva dal 2004 ma, all’insaputa dei vertici aziendali, continuava a presidiare gli impianti e persino a partecipare come rappresentante dell’azienda ai sopralluoghi dei periti della Procura.
Il contratto – ultimo prima di diventare assessora nella giunta Raggi – viene firmato solo il 6 aprile, anche se decorre retroattivamente dal primo gennaio.
L’anomalia dell’ultimo contratto della Muraro non è casuale.
Fino al 2014 le sue consulenze sono firmate dal direttore generale Giovanni Fiscon, fedelissimo di Franco Panzironi, messo dal sindaco Alemanno a capo dell’Ama.
I rapporti Muraro-Fiscon sono ottimi. Ma a fine 2014 Fiscon viene arrestato per Mafia Capitale e in Ama arriva un nuovo direttore generale, Alessandro Filippi.
Il quale rende i contratti più specifici ed estende le sue responsabilità . Ma le affianca anche un esperto esterno.
A fine 2015 accade un fatto nuovo: Muraro non vuole più rinnovare la consulenza. Non spiega chiaramente il motivo, prende tempo.
Alimentando in azienda il dubbio che voglia distaccarsi in vista di nuovi incarichi. Nei mesi successivi l’azienda insiste, rimasta senza un responsabile impianti, autorizzazioni ed emissioni. Lei risponde «io sono fuori, ormai non ho più a che fare con Ama».
Senonchè dagli impianti riferiscono in azienda, a marzo, che, pur senza contratto, la Muraro si è palesata come prima, e addirittura ha preso parte, in contraddittorio con i periti della Procura, ad attività cruciali dell’indagine penale.
L’azienda a quel punto si allarma e mette Muraro alle strette.
Solo in quel momento, in maniera irrituale, la superconsulente decide a posteriori di firmare il contratto.
Lo fa il 6 aprile 2016, come siamo in grado di provare.
Ma la validità riguarda tutto il semestre dal primo gennaio al 30 giugno. Resta da spiegare perchè Muraro abbia preso questo rischio (le attività peritali vengono verbalizzate, può partecipare solo chi ne ha stretto titolo).
Come mai avesse interesse a interloquire con i periti. E perchè si è convinta a firmare il contratto, se da sola o consigliata.
Questa vicenda è un ulteriore elemento all’attenzione di chi sta ricostruendo, politicamente, tutti i passaggi della vicenda Muraro.
Non è un caso che Virginia Raggi, in tutta la campagna elettorale, parli insistentemente non solo – come ovvio per una cinque stelle – di raccolta differenziata, ma della necessità di manutenzione degli impianti dell’Ama, uno dei cavalli di battaglia della Muraro.
E non è un caso che una delle prime uscite della sindaca avvenga con la Muraro proprio all’impianto di Rocca Cencia, sotto indagine da parte della Procura e del Nucleo ecologico dei carabinieri.
La foto della Muraro accanto alla sindaca restituisce la sensazione di una assessora di peso, e dotata di totale copertura politica.
Quella copertura che adesso il Movimento cinque stelle chiede a Raggi di dare a Muraro.
Ieri sera s’è svolto in Campidoglio un lungo incontro tra la sindaca, la Muraro, l’assessore al bilancio Marcello Minenna, e alcuni membri dello staff romano (in cui c’è anche Stefano Vignaroli, l’uomo che sponsorizza alla Raggi la scelta della Muraro).
Nonostante alcuni assessori spingano per una exit strategy immediata dall’imbarazzante vicenda, l’idea – molto cavalcata da Marcello De Vito, l’uomo più vicino alla deputata Roberta Lombardi, non esattamente un’amica della sindaca – è che Raggi si carichi sulle spalle una difesa pubblica della Muraro.
La sindaca la difenderà , domani in consiglio comunale, ma si tratta di una difesa a tempo, perchè tutto il Movimento naviga a vista, in attesa di una tegola che sembra inesorabile; la corsa sembra esser quasi più quella a individuare qualcuno su cui scaricare la responsabilità di questo pasticcio politico.
Una responsabilità che la Raggi – sebbene non abbia proposto nessun nome alternativo, e abbia chiamato lei, materialmente, la Muraro per dirle che la nominava assessora – non vuole accollarsi per intero.
Jacopo Iacoboni, Giuseppe Salvaggiulo
(da “La Stampa“)
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Agosto 9th, 2016 Riccardo Fucile
GLI UFFICI DI IMPERIA INVIANO LA COMUNICAZIONE FORMALE A QUELLI DI GENOVA… NONOSTANTE UNA CONDANNA A 3ANNI E 2 MESI IN PRIMO GRADO PER AVER INQUINATO PROVE E MANOMESSO VERBALI ERA STATO PROMOSSO A CAPO DELA SEZIONE MINORI
C’è una segnalazione della questura di Imperia nei confronti di Franco Scibilia, il sostituto commissario che ha insultato i migranti sugli scogli del Balzi Rossi, a Ventimiglia.
Le offese sono state riprese dalle attente telecamere di Fanpage.it . «Deficienti, andate via». «Bastardi, andate a fare in c…».
Con frasi di questo tenore Scibilia, 54 anni, ha accolto un paio di profughi respinti dalla polizia francese. Ora spetterà alla questura di Genova decidere o meno un’azione disciplinare contro il funzionario.
Ambienti vicini agli uffici di polizia genovese fanno intendere che difficilmente ci sarà un provvedimento.
Scibilia, sabato, avrebbe già presentato una nota in cui spiegherebbe la sua versione dei fatti. Una giornata di tensione quella di venerdì, passata a rincorrere i migranti che cercavano di attraversare la frontiera. Alcuni di loro addirittura a nuoto. «Una situazione difficile, in cui è facile perdere il controllo», avrebbero commentato i colleghi.
Scibilia, prima di passare agli uffici della Questura di Genova, era a capo di una squadra anti-droga fino alla sentenza dello scorso aprile che lo ha condannato in primo grado a tre anni e due mesi per falso e calunnia, più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.
Avrebbe inquinato prove e manomesso verbali di alcune operazioni fatte ad inizio 2011. Poco prima della sentenza Scibilia era stato promosso a capo della sezione minori della divisione anticrimine della questura.
Insomma, se non fosse uscito questo filmato, nessuno avrebbe detto nulla, ora che è uscito finirà tutto insabbiato.
(da “la Stampa”)
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