Agosto 7th, 2016 Riccardo Fucile
LA RAGGI AVEVA PROMESSO DI CAMBIARE IL MANAGEMENT DI ACEA, MA SI STA ANDANDO IN ALTRA DIREZIONE
Il 20 marzo l’allora candidata sindaca di Roma Virginia Raggi promise: «Una cosa che faremo di sicuro è cambiare il management di Acea».
Il titolo perse in Borsa il 4,7% e il Messaggero di Francesco Gaetano Caltagirone (allora principale socio del Comune nell’azienda) titolò «La Raggi parla, i romani perdono 71 milioni». La Raggi rilanciò: «Il Cda di Acea è composto da un’accozzaglia di nomi in gran parte scelti proprio da Caltagirone con il lasciapassare del suo caro amico Renzi».
Nel mirino c’era soprattutto Alberto Irace, amministratore delegato di Acea in ottimi rapporti con il premier e con il ministro Boschi, con la quale sedeva nel cda di Publiacqua, società che gestisce il servizio idrico in Toscana.
Quattro mesi dopo lo scenario è molto cambiato.
Marcello Minenna, l’assessore più importante della giunta Raggi, cooptato da Luigi Di Maio per gestire bilancio e società partecipate, e Paola Muraro, assessora all’ambiente sulla graticola per le dodicennale consulenza in Ama (l’azienda comunale dei rifiuti) e i legami con diversi poteri romani, hanno incontrato a più riprese lo stesso Irace.
Non per annunciargli il licenziamento, ma per chiedergli un impegno straordinario che scongiuri l’emergenza rifiuti e la connessa figuraccia politica.
In particolare, il Comune intima ad Acea di disporsi ad azioni immediate, mettendo a completa disposizione alcuni impianti di trattamento rifiuti.
Ufficialmente, il colloquio è stato «positivo». Ma alla Stampa risulta che i toni si siano accesi assai, di fronte al rifiuto di Acea fondato su contratti con terzi da onorare, logiche di mercato e rispetto degli azionisti di una società quotata in Borsa.
Minenna, a cui non manca spavalderia caratteriale, pretende che l’azienda si conformi al volere dell’azionista di maggioranza. E l’ha detto con modi financo bruschi a Irace. Acea si dichiara disponibile, nel medio periodo, a potenziare gli investimenti (oltre i 200 milioni) in impianti per accogliere i rifiuti romani, ma chiede garanzie alla giunta M5S: autorizzazioni celeri e nessun sostegno a comitati cittadini del no.
Il comunicato dell’azienda parla di «dialettica propedeutica all’identificazione di alcune ipotesi di ulteriore e più proficua collaborazione tra Acea, Roma Capitale e le sue altre partecipate (…) con approfondimenti su tematiche finanziarie e industriali». Altro che repulisti: sia nel breve che nel lungo periodo, il rapporto con la multiutility (e con i soci privati Caltagirone e Suez) è strategico.
E a condurlo non è la sindaca, ma il superassessore di sistema Minenna, funzionario Consob, già assessore mancato con Ignazio Marino e braccio destro del prefetto Tronca in Campidoglio. Dopo gli incontri Minenna-Irace, i soci privati di Acea hanno chiesto di vedere l’assessore.
Il Comune di Roma ha bisogno di un salvatore privato nel settore rifiuti. L’Ama ha enormi problemi che si trascinano da anni: 600 milioni di euro di debiti, 7800 dipendenti ipersindacalizzati mentre ne basterebbero non più di 4000.
Il suo valore è dato dalla concessione con il Comune che vale 12 miliardi per 15 anni. Acea si rifiuta di spazzare le strade e svuotare i cassonetti? Potrebbero farlo i francesi di Suez, colosso da 15 miliardi di fatturato in 70 Paesi, specializzato in acqua e rifiuti. Una settimana fa Suez è salita al 23,2% di Acea, diventando principale socio del Comune e rilevando quote da Caltagirone, che in cambio è ora il terzo azionista della multinazionale.
Dall’inizio degli Anni Ottanta, almeno quattro volte i francesi hanno provato a entrare nel business ambientale italiano. Senza successo. Ora lo fanno con una strategia più raffinata, scegliendosi un partner forte e garantendosi un atteggiamento non ostile del governo Renzi.
Benchè ora sia mal gestito, l’affare dei rifiuti a Roma vale quasi un miliardo l’anno. Il più ghiotto boccone esistente in Italia nel settore, secondo tutti gli esperti. E con margini di profitto enormi, razionalizzando gestione e impianti (adesso l’Ama smaltisce i rifiuti in 60 centri diversi). Al business dello smaltimento, come è stato spiegato a Minenna, Acea è molto interessata. Ha già impianti di ogni tipo (tre termovalorizzatori, diversi compostaggi) e altri è pronta ad acquisirne o a costruirne. Lo stesso Caltagirone, in privato, non l’ha mai nascosto. Finora, però, gran parte del boccone finiva a Mario Cerroni, il re dei rifiuti nel Lazio, monopolista degli impianti nella Capitale.
Ma Cerroni ha 90 anni, guai giudiziari, coperture politiche evaporate ed eredi non inclini o versati alla prosecuzione dell’attività .
«È – spiega un tecnico del settore che chiede riservatezza per i suoi incarichi pubblici – un “low hanging fruit”, il frutto che si può raccogliere con più facilità dai rami bassi di un albero». Il patto sistemico Comune M5S-Acea guarda oltre Cerroni, al di là delle schermaglie politiche contingenti.
Resta la questione politica.
Il Movimento 5 Stelle con i poteri forti come la mette con la sua base elettorale?
La Raggi, che voleva il reset e proclamava la gestione pubblica dei servizi essenziali in nome del referendum del 2011, sta perdendo; Minenna e Di Maio stanno vincendo. Oggi a Roma ci sono due impianti di Tmb (trattamento meccanico biologico dei rifiuti) di proprietà pubblica.
Ama li gestisce poco e male. Inoltre sono in zone urbanizzate, Rocca Cencia e Salario. Con il soccorso industriale di Suez e Caltagirone (ben felici di aumentare la potenza dei propri impianti), il M5S potrebbe chiuderli e rivendicare la decisione con i comitati locali del no, senza lasciare l’immondizia per strada.
E un patto di sistema può essere utile non solo a sopravvivere nella Capitale, ma anche ad accreditarsi con interlocutori dell’establishment in chiave nazionale.
Jacopo Iacoboni, Giuseppe Salvaggiulo
(da “La Stampa“)
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Agosto 7th, 2016 Riccardo Fucile
E IL PROGRAMMA DELLA BERLINGUER…
Un triplo ritorno in Rai di Michele Santoro. A raccontare come cambieranno i palinsesti Rai in autunno dopo il giro di nomine è il Corriere della Sera che dedica un articolo a Santoro e Bianca Berlinguer.
Il Corriere racconta che “Santoro torna alla Rai per collaborare con Bianca Berlinguer in un compito impegnativo ma stimolante: sperimentare un nuovo spazio orario che può trasformarsi nella vera novità nella nostra offerta preserale”.
Il ritorno di Santoro avverrà sotto più forme: “Come autore, della nuova trasmissione affidata a Bianca Berlinguer su Raitre nella inedita fascia 18.30-19….” e “da ottobre su Raidue, ora diretta da Ilaria Dallatana. Santoro e la sua factory realizzeranno sei prime serate con cadenza probabilmente bimestrale. Si tratterà di serate speciali che proporranno prima quattro inchieste-reportage monotematici”.
Infine, oltre al Santoro che “esordirà come regista mercoledì 7 settembre nella sezione «Cinema nel giardino» col film «Robinù»”, ci saranno in Rai due serate di un nuovo format che Santoro sta studiando e che dovrebbe chiamarsi “M”.
Inoltre il Corriere racconta che la nuova trasmissione della Berlinguer, molto attesa dopo la fine della direzione del Tg3, sarà realizzata proprio grazie al duo Berlinguer-Santoro fortemente voluto dall’ex direttrice.
(da “Huffingtonpost“)
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Agosto 7th, 2016 Riccardo Fucile
DOPO IL KU KLUX KLAN ANCHE IL PARTITO NAZISTA AMERICANO SI SCHIERA TRA L’IMBARAZZO DEI REPUBBLICANI
Imbarazzo in casa Donald Trump, col tycoon che al termine della peggior settimana della sua campagna elettorale incassa – secondo quanto riporta il Washington Post – anche l’endorsement del leader dei nazisti americani.
“Trump – ha detto Rocky Suhayda, 64 anni, presidente del partito nazista americano – rappresenta una reale opportunità per i bianchi nazionalisti, Un opportunità che non capiterà mai più”.
“La campagna di Trump – ha aggiunto – ha mostrato che i nostri punti di vista non sono così impopolari”.
Per il leader dei nazisti americani, se Donald Trump arriverà alla Casa Bianca sarà più facile perseguire l’obiettivo di piantare i semi del nazionalismo bianco nel ‘mainstream’ della politica e creare una coalizione rivolta a un numero più grande di elettori.
Suhayda – che ha parlato nel corso di una trasmissione radiofonica – spiega infatti che il suo obiettivo è quello di trasformare il partito nazista e la galassia del suprematismo in America da ‘movimento contro’, che si basa sullo scontro razziale, a un movimento ‘pro-white’, più propositivo a favore dei bianchi, agendo nelle stanze della politica che conta.
A febbraio era stato uno dei leader del Ku Klux Klan, David Duke, a esprimere le sue simpatie per Donald Trump, e nei giorni scorsi è tornato a dire che lui è al 100% a favore del tycoon.
Anche Rachel Pendergraft, il coordinatore del ‘Partito dei Cavalieri’, molto vicino al KKK, ha affermato come la candidatura di Trump viene sempre più usata per reclutare nuovi seguaci.
(da “Huffingtonpost“)
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Agosto 7th, 2016 Riccardo Fucile
SPUNTA LA CONVERSAZIONE TRA LA MURARO E PANZIRONI: “SU QUELL’AFFARE A DUBAI TI AIUTO”
Non solo Mafia capitale e i rapporti con il ras delle coop Salvatore Buzzi, mai rivelati all’M5S.
Nell’indagine per associazione per delinquere e traffico di rifiuti su un altro potente, il re delle discariche romane Manlio Cerroni, l’attenzione del pm Alberto Galanti è appuntata anche sul ruolo avuto con l’ex superconsulente, l’attuale assessora all’Ambiente, Paola Muraro.
Il sospetto su cui i pm stanno facendo luce è che ci siano stati tra lei e Cerroni, “contatti non diretti”, spiegano, da cui il ras dell’immondizia potrebbe essersi avvantaggiato.
Su Cerroni, l’assessora ha detto di aver dato un contributo decisivo nel farlo uscire perdente da un contenzioso milionario, ma resta un fatto che nel blitz in streaming all’Ama, il neo esponente della giunta abbia intimato di utilizzare proprio il tritovagliatore di Rocca Cencia, ora gestito dalla Colari, facente capo a Cerroni. L’inchiesta di Galanti si occupa proprio di quel tritovagliatore che vede indagate 9 persone tra soci di Cerroni e funzionari Ama.
Uno snodo importante è accertare la natura dei contatti tra l’allora consulente in Ama e Cerroni, emersi dai primi accertamenti.
Altro capitolo, l’inchiesta parallela per truffa e frode che lo stesso sostituto procuratore sta portando avanti sui due impianti Tmb (trattamento meccanico biologico) della municipalizzata romana di via Salaria e Rocca Cencia.
Impianti appunto sulla cui regolarità Paola Muraro aveva messo il visto per le sue competenze.
Sul fronte Mafia Capitale spunta ancora una intercettazione, anche questa non rilevante sul piano penale ma che mostra quanto la Muraro più che una semplice consulente esterna fosse dentro il sistema Ama negli anni in cui direttori generali e amministratori delegati erano intercettati dai carabinieri del Ros.
Siamo al 20 luglio del 2013 e l’ad Franco Panzironi è già fuori da Ama.
A dirigere la municipalizzata c’è Giovanni Fiscon. Ma Panzironi dalla scrivania di un’altra azienda del Comune, la Roma Multiservizi, continua ad avere un ruolo in Ama.
Uno dei suoi referenti è proprio Paola Muraro, in stretti rapporti con Fiscon.
“La dottoressa Muraro – si legge nelle 88mila pagine dell’inchiesta Mondo di Mezzo che ha svelato gli intrecci di Buzzi e Carminati con la politica – su segnalazione di Fiscon, contatta Franco Panzironi per dargli ulteriori dati sulla questione del Salario (uno degli impianti tmb oggi sotto inchiesta, ndr) in vista dell’appuntamento con la Procura di Roma fissato per la mattina di lunedì 22 luglio”. Per questa vicenda le consulenze della Muraro fornite per conto di Ama sono già state giudicate da un pool di superperiti veritiere al 20% rispetto a quelle eseguite da tecnici della procura.
La telefonata riportata viene segnalata come “importante” sui brogliacci dagli investigatori.
“Successivamente Franco Panzironi – relazionano i carabinieri del ros – informa la Muraro che sta realizzando un’ipotesi per Dubai per lo smaltimento di rifiuti”.
Lei accetta di aiutarlo. Anche su questo legame si indaga.
(da “La Repubblica“)
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Agosto 7th, 2016 Riccardo Fucile
PER PROVE TRUCCATE L’AGENTE GENOVESE E’ STATO CONDANNATO IN PRIMO GRADO
“Deficienti, bastardi, pezzi di m…., andatevene”.
Così un poliziotto si rivolge a un piccolo gruppo di profughi appena respinti al confine francese nel tentativo i superare la frontiera e che si erano rifugiati negli scogli poco distanti.
L’esponente delle Forze dell’Ordine non risparmia parole dure nei loro confronti, che tornano in strada senza opporre resistenza. Il video, pubblicato in esclusiva da Fanpage, sta facendo molto discutere in rete per i toni e modi molto bruschi con cui il poliziotto si rivolge ai migranti.
E’ il funzionario della questura genovese Franco Scibilia, recentemente condannato in primo grado a tre anni e due mesi per falso e calunnia e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.nell’ambito di un’indagine per droga, il poliziotto che ieri ha insultato ripetutamente alcuni migranti sugli scogli a Ventimiglia (“bastardi”, “andate a fare in culo” e via di seguito) e poi insieme a collegi in uniforme ha cacciato il giornalista di Fanpage che aveva ripreso con la telecamera tutta la scena.
Era il tempo in cui, tre-quattro anni fa, agli occhi dei magistrati si fecero prendere la mano: molto attenti al fine – arrestare più pusher possibile – e poco ai mezzi, come le bustine comparse dal nulla, gli indizi un po’ fabbricati, i cocainomani “forzati” a diventare confidenti.
Per questo, i pm Francesco Pinto e Paola Calleri, avevano chiesto una condanna al leader di quel gruppo Franco Scibilia a sette anni e cinque mesi di galera.
Sulla vicenda è intervenuto questa mattina anche l’ordine dei giornalisti della Liguria: “Un agente ucciso da un malore nell’ennesima dura e violenta giornata sul confine di Ventimiglia, ai cui colleghi e familiari va una solidarietà non rituale. Gli insulti razzisti (testimoniati da un video) di un funzionario in borghese a un gruppo di migranti. E prima il tentativo di bloccare la telecamera, seguito dalla cacciata del giornalista (un free lance, uno dei tanti al lavoro a Ventimiglia spesso come “inviati” di testate nazionali) che aveva ripreso il tutto” riassume la nota del presidente Filippo Paganini
“Il diritto a fare e ricevere informazione non si tocca anche e soprattutto in momenti drammatici dove tensioni, strumentalizzazioni, violenza spesso convergono sui giornalisti. A chi tenta di conculcarlo con comportamenti inaccettabili la risposta è quanto i giornalisti fanno e continueranno a fare a Ventimiglia come altrove”.
(da agenzie)
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