Destra di Popolo.net

CAPORETTO LE PEN, L’EUROPEISTA “PATRIOTA” MACRON TRAVOLGE LA BECERO-DESTRA: 65,5% A 34,5%

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

MARINE VOLEVA CHIUDERE LE PORTE, IL POPOLO FRANCESE HA SBATTUTO LA PORTA IN FACCIA A LEI… ORA AVRA’ TEMPO PER PRESENTARSI AI GIUDICI CHE INDAGANO SULLA SUA TRUFFA…   E’ ORA CHE IN ITALIA NASCA UNA DESTRA LIBERA, EUROPEA, SOCIALE E POPOLARE

Emmanuel Macron è l’ottavo presidente di Francia.
Nel ballottaggio per l’Eliseo, secondo tutti gli exit poll diffusi ormai perfezionati, il candidato di En Marche! ha ottenuto il 65,5% dei voti, mentre Marine Le Pen si è fermata   al 34,5%.
A 39 anni, è il più giovane presidente della Quinta Repubblica: “Oggi inizia una nuova era di speranza e fiducia per la Francia”, ha detto. “È un onore e una grande responsabilità . Rispetto la decisione di chi ha avuto dubbi, proteggendo i più deboli, garantendo l’unità  della Nazione. Dietro ogni parola che ho pronunciato ci sono volti, vite, voi. È a voi che mi rivolgo. Siamo eredi di una grande storia e di un grande messaggio da trasmettere. Difenderò la Francia, i suoi interessi vitali. E difenderò l’Europa”.
“Voglio tessere di nuovo i legami che uniscono gli interessi europei. Rspetterò gli impegni presi, anche la lotta per il clima. Sarò, saremo in prima linea contro il terrorismo, una battaglia che porteremo avanti senza debolezze. Si apre una nuova pagina, di speranza e di fiducia. Non mi lascerò fermare da niente, da nessuno. Mi batterò con tutte le mie forze e costruiremo un futuro migliore. Cari concittadini, rendo omaggio al presidente Hollande. Nei prossimi cinque anni la mia responsabilità  sarà  ritrovare l’ottimismo, servire la Francia a nome vostro”.
Macron aggiungerà  tra poco i suoi sostenitori per festeggiare con loro sul grande palco installato al centro dell’esplanade che ormai è gremito, in festa, sopra ogni paura, nonostante l’allerta terrorismo e le misure di sicurezza, ingenti senza essere inquietanti.
Marine Le Pen ha telefonato a Macron per prima. Una chiamata breve e cordiale, dicono le agenzie. Il Front National “non avrà  più lo stesso nome”, ha annunciato il numero due del partito Florian Philippot, parlando ai microfoni di Tf1 dopo la sconfitta.

(da agenzie)

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EXIT POLL BELGI: MACRON 62-64% , LE PEN 36-38%

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

L’ANTICIPAZIONE DEI MEDIA BELGI DI TRE ISTITUTI DI RILEVAMENTO

Francesi al voto per il ballottaggio delle elezioni presidenziali fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Le operazioni di voto si concluderanno alle 19 in tutta la Francia metropolitana, un’ora più tardi a Parigi e in alcune delle altre città  maggiori. Sempre alle 20 saranno diffusi i primi exit-poll.
Ma la radio tv pubblica belga Rtbf cita intanto exit-poll di “tre istituti” di sondaggi, secondo i quali Macron sarebbe in testa con oltre il 60% dei voti.
Sempre secondo quanto riporta Rtbf, Macron otterrebbe tra il 62 e il 64%i. Le Pen sarebbe AL 36-38%, al di sotto di quel 40% considerata la soglia indicata da alcuni osservatori come un buon risultato per il Front National.
Sono comunque tendenze non ufficiali da considerare con prudenza. Anche Le Soir riporta gli stessi dati, riferendo di molte schede bianche o nulle.

(da agenzie)

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SOCCORSO ROSSO A BARBARESCHI: IL GOVERNO STACCA DUE MILIONI DI EURO PER SALVARE L’ELISEO

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

FINANZIAMENTO PUBBLICO PER IL TEATRO DIRETTO E GESTITO DAL’EX PARLAMENTARE AN E FLI, ORA DIVENTATO RENZIANO

Cinquemila privati hanno messo mano al portafogli e donato 168 milioni di euro allo Stato per interventi a sostegno di enti e beni culturali pubblici come teatri, fondazioni e monumenti. –
Evviva il “bonus art” e l’Italia dei piccoli mecenati. A un privato soltanto, Luca Barbareschi, è riuscita invece l’impresa di farsi assegnare ben due milioni di fondi pubblici per un solo teatro, anch’esso privato al 100%.
L’ex parlamentare e attore dal 2014 è direttore artistico e amministratore unico dell’Eliseo di Roma, teatro nazionale che perde 8mila euro al giorno anche quando sta fermo e rischia di chiudere i battenti proprio a ridosso del suo centenario (1918).
Il pericolo è però scampato. Il nero Barbareschi ingaggia una lunga battaglia, che lui stesso ha definito “politica”, e alla fine ottiene il soccorso rosso del governo: nella “manovrina” è spuntato infatti un comma in carta regalo da due milioni di euro che si aggiungono allo stanziamento ordinario proprio “al fine di garantire la continuità  delle sue attività  in occasione del centenario della sua fondazione”.
Alla notizia tremano i polsi dei contribuenti al pensiero che il partito della spesa pubblica si ricordi del lirico Farnese di Parma, la cui prima pietra fu posata 400 anni fa. E poi di tutti gli altri. Ebbene, niente panico: a questo giro incassa solo Barbareschi, forte di una vittoria molto “politica” per la quale si è speso in prima persona.
“Chiudiamo per l’inerzia delle istituzioni e per le promesse eluse” aveva denunciato il 15 marzo scorso in una conferenza stampa “convocata d’urgenza” per annunciare pubblicamente la chiusura del palcoscenico da due sale che ha rilevato due anni fa, dietro la garanzia — dice Barbareschi — di un contributo unatantum nel Milleproroghe   di 4 milioni di euro.
Una cifra “promessa dal Ministero”,   a suo dire,   proprio per il centenario della sala con un emendamento “che ho seguito come un bambino, di sopra, di sotto — racconta — e che aveva tutti d’accordo, persino due presidenti della Repubblica e tutti i ministri coinvolti”.
Soldi, precisa “non per la ristrutturazione da 4 milioni di euro pagata di tasca mia, nè per le stagioni. Ma per andare a colmare un buco da 5 milioni di euro   accumulato in tre stagioni da una struttura che anche ferma costa 4 milioni di euro l’anno, 8 mila euro al giorno”. La promessa però è infranta.
L’emendamento, che ”inizialmente avrebbe dovuto essere di 5 milioni”, è stato prima ritirato, ”poi qualcuno, per populismo, ha detto ‘diamoli ai terremotati’ e i soldi sono confluiti in un totale ‘fino a 12 milioni’ a disposizione del Ministro. I soldi li ha nelle sue casse e li può dare a chi vuole”.
Torna alla carica nei giorni dei ritocchi finali alla “manovrina” e mentre si avvicina l’appuntamento con le primarie del Pd. “Far chiudere l’Eliseo è una scelta politica”, sostiene allora Barbareschi, che ha esercitato l’arte sotto diverse insegne (An, Pdl, Fli e Misto) per approdare al renzismo (“con lui mi candiderei domani”) fra tanti complimenti a Franceschini (“Per fortuna ho trovato in lui un interlocutore serio…”)   finchè non intravede il rischio di non incassare.
Perchè allora dice: “Non ce l’ho con Franceschini, che ritengo persona intelligente. Nè posso imporgli un amore per il teatro che non ha. Posso però riportarlo alle sue responsabilità  di ministro, perchè chiudere un’istituzione come l’Eliseo è una coltellata alla cultura e a Roma, non a me: io sopravviverò”.
Il ministro sulle prime cerca di resistere all’assedio e fa emettere agli uffici del Mibact una nota che mette in fila le erogazioni a beneficio del teatro romano: “Il contributo all’Eliseo è stato incrementato nel 2016 a 514.831 euro più altri 250 mila euro per il progetto speciale Generazioni.
Si tratta — si legge — dello stanziamento in assoluto più consistente fra i 13 progetti speciali del 2016 che porta il sostegno del Ministero ad oltre 1,2 milioni di euro in due anni. Tali risorse nel 2017 potranno ulteriormente essere incrementate nella parte ordinaria e accresciute nell’ambito di eventuali altri progetti speciali”. Detto fatto.
Nel giro di pochi giorni si materializza l’assegno della pace: due milioni tondi. E non nel Milleproroghe che può essere modificato ma nella manovra correttiva che è blindata dalla fiducia e ormai in Gazzetta.
Per l’esattezza all’articolo 22 comma 8. Un articolo che per sette commi parla di disposizioni per le maestranze e di incarichi dirigenziali.
E all’ultimo ci mette il salva-Barbareschi. C’è chi si chiede perchè Pier Carlo Padoan e la Ragioneria si siano tanto impietositi per il destino di un singolo teatro (privato) e non per quello di tutti gli altri che sono patrimonio della nazione al pari dell’Eliseo.
E se più del grido di dolore di Barbareschi si sia sentito quello della moglie Elena Monorchio, figlia dell’ex potentissimo ragioniere generale dello Stato, che insieme a lui ha sposato la nobile impresa di rilanciare il palco calcato da Luchino Visconti. Impossibile chiederlo all’interessato, perchè “Barbareschi per ora non commenta”. Neppure un “grazie”.

Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano”)

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INTERVISTA A BERLUSCONI: “LE PEN NON HA I NOSTRI VALORI. MACRON? UN BRILLANTE BUROCRATE”

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

“LE PRIMARIE SONO UN RITO PROMOZIONALE, NON DEMOCRATICO”… “L’EURO NON VA CANCELLATO”

Presidente, mancano ormai poche ore ai risultati delle presidenziali in Francia, elezioni che potrebbero costituire uno spartiacque per l’intera costruzione europea. Cosa si augura?
«Amo la Francia, ho studiato e lavorato a Parigi quando avevo vent’anni, sono convinto, al di là  delle contingenze politiche, che abbiamo un destino comune scritto nelle radici latine, cattoliche, europee dei nostri due paesi. Auguro ai francesi una presidenza in grado di affrontare le drammatiche questioni che oggi si pongono a tutte le grandi democrazie europee: l’immigrazione, il terrorismo, la disoccupazione, la stessa ricostruzione dell’Europa, la cui crisi potrebbe diventare irreversibile».
Macron e Le Pen: due visioni della Francia, dell’Europa e della società  del tutto antitetiche. Se fosse francese, lei chi voterebbe?  
«A differenza di altri politici italiani, considero inopportuno schierarsi nelle elezioni di paesi amici. La Francia rimarrà  per l’Italia un partner irrinunciabile chiunque vinca le elezioni».
Ci sarà  pure una differenza per lei…  
«Posso dire che la signora Le Pen è portatrice di valori e di una cultura che non sono le nostre, anche se rappresentano sensibilità  e stati d’animo diffusi in larghi strati della popolazione, non solo in Francia ma in tutta l’Europa. Macron è un brillante tecnocrate che viene dalla sinistra, anche se ne sta innovando lo stile e il linguaggio. Ma questa non è la nostra cultura liberale».
Renzi oggi sarà  riconfermato alla guida del Pd. Ha seguito la campagna delle primarie? Che idea si è fatto?
«Non mi è sembrata una campagna appassionante. L’esito era previsto, e l’affluenza è stata inferiore al passato».
I suoi possibili alleati, Meloni e Salvini, continuano a reclamare primarie di coalizione…
«Se c’è una cosa che le primarie del Pd hanno confermato è che si tratta di un rito promozionale e non di un momento di democrazia. Una mobilitazione di apparati e di voto organizzato che, in mancanza di una regolamentazione per legge, si presta anche ad abusi e a falsificazioni».
Intanto in Italia siamo alle prese con la crisi di Alitalia. Il governo ha dato un po’ di ossigeno alla compagnia, ma il tempo stringe: si è pentito di non aver lasciato che se la comprasse Air-France invece di spendere così tanti miliardi che non sono serviti a nulla?  
«Una cosa davvero grottesca è ricollegare — come qualcuno ha provato a fare — l’attuale crisi di Alitalia alle scelte compiute dal nostro governo nel 2008. Allora riuscimmo, e non ne sono affatto pentito, ad evitare che la compagnia di bandiera finisse non semplicemente in mani straniere — questo non sarebbe stato un grande problema, nell’era della globalizzazione — ma nelle mani di una compagnia aerea come Air France che aveva un ovvio interesse a ridimensionare Alitalia e ad orientare i flussi di traffico turistico e di business verso la Francia. Se poi le successive gestioni di Alitalia, gestioni private, hanno fallito, questo non modifica affatto la giustezza di quella scelta».
Adesso come se ne esce?  
«Oggi io credo che ci troviamo in una condizione paradossale: non vi è alcuna ragione strutturale per la quale l’Italia, come ogni paese europeo, non possa avere una compagnia di bandiera utile al sistema paese. Alitalia può e deve andare avanti, ma non certo con denaro pubblico. Comunque sul suo futuro sarà  il mercato a decidere, non la politica».
Il governo ha appena varato il Def e la manovra correttiva ma la vera prova sarà  la legge di Stabilità  per il 2018. Secondo lei ci si arriverà  o Renzi, come pare, preferirà  la scorciatoia del voto anticipato?  
«Questo è il tipico modo di agire dei professionisti della politica, che subordinano le loro scelte non all’interesse del Paese ma a quello di un partito o di un leader. È giusto che gli italiani si possano esprimere al più presto, ma questo non può essere un pretesto per evitare al Pd e al governo di assumersi la responsabilità  di scelte difficili, conseguenza del cattivo governo degli ultimi anni. Di fronte al disastro dell’economia italiana, mettere in atto delle piccole tattiche elettorali sarebbe irresponsabile ed anche controproducente. Non credo che gli italiani siano ancora disposti a farsi prendere in giro».
Il dibattito politico si è scaldato sull’ipotesi lanciata da Pier Luigi Zanda sul Foglio circa una possibile unione trasversale delle forze anti-populiste e filoeuropee contro un governo Cinque Stelle. Forza Italia, chiamata in causa, come risponde?  
«Se volessimo consegnare il paese a Grillo questa sarebbe la strada giusta. Se noi liberali facessimo un fronte comune con chi ha programmi e idee opposte alle nostre, significherebbe soltanto una cosa: che ci interessa solo il potere. Sono le farneticanti teorie dei grillini. Noi vogliamo vincere le elezioni con una proposta politica di qualità , coerente con i nostri valori, e affidata a persone credibili, per gran parte non politici di professione ma protagonisti stimati e apprezzati del mondo dell’impresa, delle professioni, della cultura».
Nei Cinque Stelle, che lei da tempo ha individuato come l’avversario più pericoloso per il futuro del paese, salverebbe qualcosa o qualcuno?
«Salverei gli elettori, che per gran parte sono persone giustamente indignate con la politica. Con un voto di protesta — secondo me sbagliato — intendono esprimere un malcontento e una speranza di cambiamento che sono giustissime».
Un ipotetico fronte unico del centrodestra è dato in testa in alcuni sondaggi. Ma come unirlo visto che Salvini continua a smarcarsi ogni giorno sia sul programma — a partire dall’insistenza dell’Italia fuori dall’Ue – che sulla leadership?
«Sul programma nel centrodestra siamo già  d’accordo al 95%. Si articola in sei punti: meno tasse, meno Stato, meno Europa, più aiuto a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, più garanzie per ciascuno».
Ma Salvini vuole abbandonare l’euro, mentre voi state nello stesso gruppo della Merkel…  
«Per quanto riguarda l’euro, la nostra soluzione, sostenuta da molti validi economisti, prevede il suo mantenimento soprattutto per le esportazioni e le importazioni e il recupero parziale della nostra sovranità  monetaria con l’emissione di una seconda moneta nazionale, con tutti i vantaggi che questo comporterebbe».
E chi sarà  il leader della coalizione?  
«Mi sembra davvero l’ultimo dei problemi. Al momento giusto troveremo insieme la figura meglio in grado di coniugare credibilità , autorevolezza, esperienza, capacità  di includere e di aggregare».
Legge elettorale: lei ha detto che l’iniziativa spetta al Pd. L’ultima proposta di cui si parla è il sistema tedesco. Che ne pensa?  
«Non mi appassiono a questo o quel sistema. L’importante è non perdere altro tempo, e dare agli italiani una legge equilibrata che consenta di scegliere in modo davvero democratico da chi essere governati. Ed evitare di consegnare il Paese a un nuovo pericoloso immobilismo».

Francesco Bei
(da “La Stampa”)

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“GUARDIA COSTIERA LIBICA COLLUSA CON I TRAFFICANTI”: LA DENUNCIA DEGLI ANALISTI DEL CENTRO STUDI INTERNAZIONALI

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

ATTACCANO LE ONG PER COPRIRE I LORO LOSCHI TRAFFICI DI ESSERI UMANI … E NOI ORA GLI FORNIREMO PURE GRATIS DIECI MOTOVEDETTE… IL CAPO DELLA GUARDIA COSTIERA DI ZAWIYA COLLUSO CON GLI SCAFISTI

Le ong sono responsabili dell’aumento del flusso dei migranti attraverso il Mediterraneo perchè “hanno dato loro a intendere che saranno inevitabilmente soccorsi e questo ha aggravato la crisi”. Le dichiarazioni di Rida Aysa, capo della Guardia Costiera libica per la regione centrale, hanno sollevato nuove polemiche sull’operato delle organizzazioni che soccorrono i migranti in mare, dopo la richiesta del Procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, di fare chiarezza sul possibile collegamento tra ong e trafficanti. Parole, quelle di Aysa, subito riprese dal deputato della Lega Nord, Alessandro Pagano, e da Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia.
“Pensare che la Guardia Costiera libica sia espressione delle istituzioni è un grave errore — spiega però Gabriele Iacovino, capo degli analisti del Centro Studi Internazionali (Cesi) — A parte alcune eccezioni, come i militari di Misurata, i guardacoste libici sono spesso espressione dei potentati locali che, in molti casi, gestiscono il traffico di esseri umani”.
L’“irritazione” mostrata da Aysa, che ha poi specificato di aver segnalato la situazione all’Unione Europea e ai comandanti dell’operazione Sophia di Eunavfor Med, non può portare, dice Iacovino, alla conclusione che le ong stiano ostacolando il lavoro delle forze libiche nelle acque del Mediterraneo: “Per come è organizzata la Guardia Costiera in Libia, formazione spesso espressione dei vari potentati locali, una loro critica nei confronti dell’operato delle ong del mare sembra proprio inserirsi in una lotta per il controllo dei traffici illegali di esseri umani”.
A dimostrazione di ciò che l’analista sostiene ci sono diverse inchieste sulle collusioni tra Guardia Costiera e trafficanti.
La più emblematica è quella pubblicata da Trt, in cui si ricostruisce il collegamento tra Abdurahman al-Milad, comandante della Guardia Costiera di Zawiya, area a ovest di Tripoli da cui, insieme a Sabrata e Zuara, parte la maggior parte delle imbarcazioni dirette verso il porto di Augusta, e gli scafisti.
“Al-Milad (conosciuto anche come al-Bija, ndr) non è solo il comandante della Guardia Costiera locale — spiega una fonte alla giornalista di Trt — ma è anche a capo del traffico di esseri umani di Zawiya”.
Ciò che gli esponenti del mondo politico che attaccano le organizzazioni umanitarie non dicono, sostiene Iacovino, è che “le ong salvano vite nel Mediterraneo andando a colmare una mancanza di volontà  politica. Non dobbiamo dimenticarci che tra gli obiettivi finali di Eunavfor Med c’era proprio quello di allargare l’operazione anti-trafficking alle acque territoriali libiche”.
Questa mancanza di volontà  politica rischia di ritorcersi contro l’Unione Europea e i Paesi membri, soprattutto quelli con affaccio sul Mediterraneo.
L’Italia si è presa l’impegno di addestrare 90 guardacoste libici e fornire entro la primavera del 2017 dieci nuove motovedette alla Guardia Costiera. “Questo è un primo passo importantissimo — spiega Iacovino -, ma se a questo non facciamo immediatamente seguire un piano di ricostruzione delle istituzioni non faremo altro che finanziare e addestrare un corpo di guardia che rimarrà  espressione dei potentati locali e, quindi, colluso con i trafficanti. Senza un’unità  politica, perchè gli al-Milad di turno dovrebbero interrompere i propri affari con gli scafisti? Nel 2014, l’Italia ha completato l’addestramento di alcuni militari libici. Volete sapere come è andata a finire? Di quei militari non si è saputo più niente”.
Il rischio è che lo stesso errore si ripeta con la Guardia Costiera.

Gianni Rosini
(da “il Fatto Quotidiano”)

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ONG TEDESCHE ACCUSANO: “FRONTEX HA CERCATO INCIDENTE PER SCREDITARCI”

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

“I NOSTRI BILANCI SONO SOTTOPOSTI A SEVERI CONTROLLI DELLE AUTORITA’ TEDESCHE, MAI NEGATA PRESENZA AD AUDIZIONI, CI DICANO COSA VOGLIONO E CI PRESENTIAMO, STIAMO ASPETTANDO RISPOSTA”… ZUCCARO NON HA MAI CHIESTO I NOSTRI BILANCI, DI COSA STA PARLANDO?

“Non abbiamo mai avuto contatti con i trafficanti e piuttosto che indagare su di noi bisognerebbe chiedersi perchè Frontex e la missione Sophia non svolgono il proprio lavoro”.
È questa la risposta delle Ong tedesche che operano nel mediterraneo, See Watch, Sea Eye e Jugend Rettet, alle accuse che gli sono state rivolte in merito ai presunti contatti con gli scafisti e ai finanziamenti ricevuti.
“È assurdo pensare che i trafficanti possano finanziare le Ong se addirittura non caricano i barconi con abbastanza carburante”, dice a IlFattoQuotidiano.it Hans Peter Buschheur, portavoce della piccola associazione Sea Eye, che lavora in acque internazionali tra l’isola di Malta, la Sicilia e la Libia e ha sede a Ratisbona.
Le accuse a Frontex
Di accuse non vuole sentir parlare nemmeno Ruben Neugebauer, portavoce di Sea Watch, perchè a suo parere le Ong stanno supplendo al lavoro che Frontex e Sophia non svolgono in maniera adeguata.
“Frontex e Mission Sophia fanno salvataggi solo se sono obbligati, mentre la Guardia costiera italiana fa tutto il possibile per salvare le persone. Un esempio — dice — è quando nel fine settimana di Pasqua con l’aereo abbiamo avvistato una barca a 67 miglia nautiche a nord dalla costa libica ed è stata salvata solo dopo moltissime ore. Avrebbero potuto salvarla prima, in quanto conoscevano la posizione. In quel caso gli italiani erano già  impegnati in altre missioni e Frontex e Sophia sono intervenute solo perchè erano in obbligo e inviando solo una nave ciascuno. Noi non facciamo salvataggi, ma avvistamenti”.
Il risultato è stato che il salvataggio è ricaduto su alcune navi militari e commerciali con l’aiuto di alcune associazioni non governative.
“Sembra quasi — continua Neugebauer — che si volessero far affogare i migranti per creare un deterrente”, lasciando intendere che questo evento possa essere collegato alle accuse di collaborazioni con gli scafisti alle Ong, che “sarebbero diventate un problema” in quanto svolgono il lavoro al posto delle guardia di frontiera europea.
I finanziamenti e le accuse di Zuccaro
L’onorevole Nicola Latorre (PD) ha dichiarato che la Commissione difesa si starebbe concentrando sui finanziamenti alle Ong e si è detto preoccupato perchè tre di queste, ossia le tre tedesche, non avrebbero accettato l’invito a comparire almeno secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità .
Su questo tema se proprio si volesse indagare sarebbe piuttosto facile farlo.
In Germania “le Ong sono delle Verhein, associazioni con scopi sociali che possono beneficiare di alcuni privilegi, come l’esenzione dalle tasse, in quanto è riconosciuta la funzione sociale svolto” e di conseguenza ogni anno queste associazioni devono “presentare un bilancio che comprende tutti i finanziatori con cifre e nomi per mantenere questi vantaggi”, sostiene Neugebauer.
Per quanto riguarda le accuse di Carmelo Zuccaro, il procuratore di Catania, “egli non ha chiesto nè a noi nè allo Stato tedesco, e lo potrebbe fare perchè siamo in Europa — continua Neugebauer — sta solo facendo accuse, potrebbe andare al dipartimento delle tasse tedesco e chiedere i nostri documenti”.
Questa è la linea di tutte e tre le associazioni tedesche che si sentono vittime di una campagna di discredito che, loro dire, si sta giocando sulla pelle dei migranti.
Se infatti per Sea Eye quella di Zuccaro è “politica”, la portavoce di Jugend Rettet Pauline Schmidt sostiene che il problema delle accuse del procuratore è che “delegittimano le Ong. Grazie a noi le persone non muoiono più. Il problema non è che noi aiutiamo chi rischia di morire in mare, ma che l’Ue non li aiuta. Ovviamente non siamo in contatto con i trafficanti di uomini, bisogna capire che per noi è difficile addirittura parlare con le nostre navi”.
L’invito in commissione
Che in Commissione Difesa queste associazioni non siano andate è vero. Sea Eye si è presentata alla commissione Schengen il 12 aprile. Sea Watch ha dichiarato che è stata inviata una mail all’indirizzo della barca e non si capiva bene quale fosse la motivazione della convocazione. “Abbiamo risposto per chiedere maggiori informazioni, ma non abbiamo ricevuto risposta. Al momento siamo in contatto con i parlamentari Laura Ravetto e Francesco Petricone e siamo favorevoli a presentarci a patto che ci dicano cosa vogliono”, dice Neugebauer.
Lo stesso è successo a Jugend Rettet che non ha ricevuto nessuna lettera cartacea ma solo una mail sull’indirizzo generico. “Ce ne siamo accorti dopo molte settimane e abbiamo fatto fatica a capire se fosse reale. Appena riconosciuta, Lena Waldhoff, una delle fondatrici, ha chiesto maggiori informazioni sul meeting, il motivo per cui eravamo stati contattati e di che cosa si trattasse, ma non abbiamo ricevuto risposta”.
Sea Watch
Come le altre due Ong, Sea Watch è un soggetto di diritto e un’organizzazione piuttosto giovane, fondata nel 2015. Fanno parte della sua flotta 2 pescherecci “riconvertiti” e un aereo da ricognizione che operano nel mar mediterraneo su terre internazionali. IlFattoQuotidiano.it ha avuto la possibilità  di vedere il bilancio dell’Ong, dove vengono riportati i dati di tutti i donatori.
“La legge tedesca sulla protezione dei dati impedisce di pubblicare i nomi senza il consenso dei donatori, ma se un’autorità  giudiziaria dovesse richiederla la otterrebbe facilmente”, sostiene Neugebauer mostrando i dati del 2016 dove si possono notare 1.769.758,10 di euro donati da 6.323 individui.
Di questi, 828.786,45 € provengono da 56 cosiddetti “grandi finanziatori”, ovvero coloro che contribuiscono con un quota che va da 5.000 a 75.000€.
Tra questi spiccano 75.000€ da parte di un’azienda software tedesca, 20.000€ dall’eredità  di un’attrice svizzera e 50.000€ da un drammaturgo di Weimar. Il 95% delle donazioni provengono dalla Germania e il restante 5% dall’Ue ad esclusione di Usa, Australia, Messico e Ucraina.
Sea Eye
Sea Eye è anch’essa un’entità  relativamente giovane. Ha un sistema di finanziamento basato sulle micro-donazioni che si aggirano tra i 20 e i 60€.
Le 16 missioni del 2016 sono costate 250.000 euro, in totale circa 220 giorni in mare. L’associazione ha salvato fino al 29 aprile 7636 migranti, aiutando la Marina militare e la Guardia costiera nell’individuazione di barche cariche di migranti in acque internazionali. In seguito alle critiche ricevute il loro portavoce tiene a specificare che non hanno mai avuto contatti con gli scafisti e che “una teoria del complotto assurda e antisemita è l’affermazione che saremmo finanziati da George Soros. La nostra associazione è alimentata esclusivamente dalle piccole donazioni di circa 1.500 persone provenienti da tutta la Germania”.
Jugend Rettet
L’associazione nasce dall’idea di alcuni giovani tedeschi che si finanziano attraverso il crowdfunding sulla piattaforma Betterplace. Fondata nel 2015, l’Ong possiede una barca di nome IUVENTA che solca le acque internazionali a Nord della Libia.
L’associazione dichiara di finanziarsi “con micro-donazioni e attraverso una rete di ambasciatori che costruiscono un rapporto di fiducia con i donatori.”
L’esempio riportato da Pauline Schmidt è un negozio di profumi di Colonia che ha regalato tutti i soldi delle mance di Natale. “Inoltre — continua Schmidt — riceviamo dagli sponsor prodotti che non si possono più vendere o che vanno rimessi in sesto.”
Come per le altre due associazioni tedesche, Jugend Rettet dichiara di non ricevere da nessuno dei suoi donatori più del 10% dell’intero budget”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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IL DRAMMA DEI PROFUGHI IN UNA FOTO DEL RADAR: LA NAVE DI UNA ONG DEVE SOCCORRERE 30 IMBARCAZIONI

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

“DOV’E’ FRONTEX? DOV’E’ L’EUROPA?” … CI SONO SOLO LE NAVI DELLE ONG E LA GUARDIA COSTIERA A SALVARE ESSERI UMANI

Circa 6000 migranti raccolti in mare, al largo della Libia, tra venerdì e sabato. E non è finita.
La foto che pubblichiamo è il tracciato radar che mostrava la situazione di ieri notte, attorno a una delle imbarcazioni di una Ong impegnata nel soccorso in mare.
Il centro del tracciato è la nave. Tutt’intorno, ogni puntino giallo segnala un gommone in avvicinamento, con cento o anche duecento persone a bordo. Una scena drammatica.
I puntini sono più di 30. I calcoli sono facili: altre migliaia di persone in arrivo.
Ci si può e forse ci si deve interrogare su come si sia arrivati a questo punto. Ma il primo week end di maggio segna un ennesimo dramma in mare.
Dopo settimane di strana calma, in parte dovuta al maltempo, in parte forse a valutazioni politiche dei clan libici, le partenze si erano ridotte al minimo. La tregua sembra finita, però. La Guardia costiera ha dovuto ricominciare a fare i salti mortali per coordinare così tanti soccorsi. E le Ong hanno fatto il massimo carico di salvataggi.
L’immagine terribile che viene da questo radar ci fa comprendere che cosa accadeva ieri notte.
Non è un caso che i responsabili dell’associazione tedesco-danese Jugendretteret siano andati a letto angosciatissimi. La loro nave Juventa era presa d’assalto e non può accogliere più di tanto.
Il presidente dell’associazione torinese Rainbow for Africa, i cui team medici collaborano con Jugendrettet, il dottor Paolo Narcisi, dava voce nella notte al suo sgomento: “Dov’è l’Europa? Dov’è Frontex? Sono barconi, sono centinaia di esseri umani. E sono poche le navi di salvataggio, delle associazioni e della Guardia costiera. Non vogliamo dover contare i morti, domattina”.

Francesco Grignetti
(da “La Stampa”)

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LA DENUNCIA DELLA ONG MOAS: “NOSTRO PERSONALE ATTACCATO CON MESSAGGI XENOFOBI E A SFONDO SESSUALE”

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

E’ IL RISULTATO DELLA CRIMINALIZZAZIONE ORCHESTRATA DALLA FOGNA RAZZISTA

“Chiedo un po’ di rispetto per tutto il personale di tutte le organizzazioni umanitarie che operano in mare, che sono state attaccate quotidianamente anche con messaggi xenofobi e sessuali“.
Regina Catrambone, fondatrice insieme al compagno Christopher del Moas, organizzazione non governativa con sede a Malta che opera da diversi anni nel Mediterraneo nel recupero dei migranti, nel corso di uno sbarco al porto di Catania ha risposto alle accuse sui presunti contatti che sarebbero emersi tra alcune Ong e trafficante, e alle dichiarazioni del procuratore etneo Carmelo Zuccaro.
“Abbiamo sempre cooperato con tutti, con Frontex, con la Marina Militare italiana, con la Guardia Costiera, e siamo sempre stati al servizio degli altri. A oggi non ho ricevuto nulla nè a Catania nè a Trapani”.
Il procuratore Zuccaro nel corso dell’audizione in commissione Schengen, aveva posto l’attenzione anche sui finanziamenti elargiti alle Ong e provenienti da persone che non avrebbero niente a che vedere con la filantropia, ma sarebbero interessate a destabilizzare l’economia dell’Europa.
Tra questi, è stato fatto anche il nome del magnate George Soros, che avrebbe finanziato la raccolta fondi di Moas. “Non abbiamo ricevuto soldi dal signor Soros — replica la Catrambone — nè lo conosciamo”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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ORGOGLIOSI DI ESSERE VOLONTARI: QUEI BAMBINI DI NAIROBI CHE VIVONO NELLA SPAZZATURA, DIVIDENDO IL CIBO CON GLI UCCELLI

Maggio 7th, 2017 Riccardo Fucile

GRAZIE AI VOLONTARI DI AMREF HANNO IMPARATO A COSTRUIRE STRUMENTI MUSICALI UTILIZZANDO I RIFIUTI… IN ITALIA INVECE CI SONO RIFIUTI UMANI CHE ATTACCANO LE ONG

Valentina Tamborra è una giovane fotografa rientrata da Nairobi a febbraio.
Ha documentato qualche frammento di vita dei “chokora” (in Shwahilii significa rifiuto): è il nome che viene dato ai bambini di strada.
Le foto di Valentina sono stupende, saranno esposte da Amref a Milano il 22 giugno. Questo il suo racconto.

“Bambini che vivono nella spazzatura. Li ho seguiti, dall’immensa discarica di Dandora agli slum di Dagoretti. Dal primo contatto coi social worker, difficile con bambini che non hanno mai avuto nessuno accanto e che vivono soli.
E’ una storia di rinascita, non solo di disperazione: di infanzia che torna ad essere tale, e di speranza. E’ la storia di un rifiuto che diventa musica, gioco, nuova vita.
Ogni bambino impara, grazie al lavoro dei volontari di Amref, a costruire strumenti musicali proprio da quei rifiuti che prima raccoglieva solo per rivendere e comprare colla da sniffare.
Per me è stata dura, molto. Avere a che fare ogni giorno con l’instabilità , il pericolo, il dolore, mi ha messa a dura prova.
Sembra banale dirlo, ma posso assicurare che è vero: sono cambiata. Pensavo “in fondo queste cose le conoscono tutti”, ma quando sei davanti a un bimbo di 6 o 7 anni completamente “fatto di colla”, solo, che rovista nella spazzatura dividendosi il cibo con cani e uccelli, ecco lì comprendi che non sapevi nulla”.
“Tornerò a Nairobi, l’ho promesso ai bambini ma prima di tutto a me stessa.
Questa volta vorrei che fossero loro a raccontarsi, ho un progetto (ambizioso, forse) per il quale cerco aiuto e spero di poterlo realizzare.
Padre Kizito, Chiara, tutti i volontari e i bimbi mi son rimasti nel cuore. Ho visto pezzi di ferro e di legno raccolti dall’immondizia diventare strumenti, ho visto quei bambini lasciare la colla che portano al collo in bottiglie di plastica, che sniffano sempre, e mettersi a suonare.
Ho toccato con mano cosa cambia, e davvero cambia, l’opera dei volontari e dei social worker per quei bambini.
Piango chi, al mondo, non sa vedere tutto questo, non sa ascoltare. Sono loro i veri poveri”.

(da “La Repubblica”)

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