“GUARDIA COSTIERA LIBICA COLLUSA CON I TRAFFICANTI”: LA DENUNCIA DEGLI ANALISTI DEL CENTRO STUDI INTERNAZIONALI
ATTACCANO LE ONG PER COPRIRE I LORO LOSCHI TRAFFICI DI ESSERI UMANI … E NOI ORA GLI FORNIREMO PURE GRATIS DIECI MOTOVEDETTE… IL CAPO DELLA GUARDIA COSTIERA DI ZAWIYA COLLUSO CON GLI SCAFISTI
Le ong sono responsabili dell’aumento del flusso dei migranti attraverso il Mediterraneo perchè “hanno dato loro a intendere che saranno inevitabilmente soccorsi e questo ha aggravato la crisi”. Le dichiarazioni di Rida Aysa, capo della Guardia Costiera libica per la regione centrale, hanno sollevato nuove polemiche sull’operato delle organizzazioni che soccorrono i migranti in mare, dopo la richiesta del Procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, di fare chiarezza sul possibile collegamento tra ong e trafficanti. Parole, quelle di Aysa, subito riprese dal deputato della Lega Nord, Alessandro Pagano, e da Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia.
“Pensare che la Guardia Costiera libica sia espressione delle istituzioni è un grave errore — spiega però Gabriele Iacovino, capo degli analisti del Centro Studi Internazionali (Cesi) — A parte alcune eccezioni, come i militari di Misurata, i guardacoste libici sono spesso espressione dei potentati locali che, in molti casi, gestiscono il traffico di esseri umani”.
L’“irritazione” mostrata da Aysa, che ha poi specificato di aver segnalato la situazione all’Unione Europea e ai comandanti dell’operazione Sophia di Eunavfor Med, non può portare, dice Iacovino, alla conclusione che le ong stiano ostacolando il lavoro delle forze libiche nelle acque del Mediterraneo: “Per come è organizzata la Guardia Costiera in Libia, formazione spesso espressione dei vari potentati locali, una loro critica nei confronti dell’operato delle ong del mare sembra proprio inserirsi in una lotta per il controllo dei traffici illegali di esseri umani”.
A dimostrazione di ciò che l’analista sostiene ci sono diverse inchieste sulle collusioni tra Guardia Costiera e trafficanti.
La più emblematica è quella pubblicata da Trt, in cui si ricostruisce il collegamento tra Abdurahman al-Milad, comandante della Guardia Costiera di Zawiya, area a ovest di Tripoli da cui, insieme a Sabrata e Zuara, parte la maggior parte delle imbarcazioni dirette verso il porto di Augusta, e gli scafisti.
“Al-Milad (conosciuto anche come al-Bija, ndr) non è solo il comandante della Guardia Costiera locale — spiega una fonte alla giornalista di Trt — ma è anche a capo del traffico di esseri umani di Zawiya”.
Ciò che gli esponenti del mondo politico che attaccano le organizzazioni umanitarie non dicono, sostiene Iacovino, è che “le ong salvano vite nel Mediterraneo andando a colmare una mancanza di volontà politica. Non dobbiamo dimenticarci che tra gli obiettivi finali di Eunavfor Med c’era proprio quello di allargare l’operazione anti-trafficking alle acque territoriali libiche”.
Questa mancanza di volontà politica rischia di ritorcersi contro l’Unione Europea e i Paesi membri, soprattutto quelli con affaccio sul Mediterraneo.
L’Italia si è presa l’impegno di addestrare 90 guardacoste libici e fornire entro la primavera del 2017 dieci nuove motovedette alla Guardia Costiera. “Questo è un primo passo importantissimo — spiega Iacovino -, ma se a questo non facciamo immediatamente seguire un piano di ricostruzione delle istituzioni non faremo altro che finanziare e addestrare un corpo di guardia che rimarrà espressione dei potentati locali e, quindi, colluso con i trafficanti. Senza un’unità politica, perchè gli al-Milad di turno dovrebbero interrompere i propri affari con gli scafisti? Nel 2014, l’Italia ha completato l’addestramento di alcuni militari libici. Volete sapere come è andata a finire? Di quei militari non si è saputo più niente”.
Il rischio è che lo stesso errore si ripeta con la Guardia Costiera.
Gianni Rosini
(da “il Fatto Quotidiano”)
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