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L’ULTIMA FIGURA DI MERDA DI GRILLO: “A ROMA OCCORRONO DUE SEPARATORI IMMONDIZIA COME A BARCELLONA”. LA REGIONE: “CE NE SONO GIA’ QUATTRO, SONO I TMB, SI INFORMI”

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

“QUALCUNO AVVISI GRILLO CHE A BARCELLONA CI SONO ANCHE DUE INCENERITORI E UNA DISCARICA, QUELLI CHE DICE DI NON VOLERE”

Beppe Grillo parla di rifiuti a Roma in un video pubblicato sul suo blog. Il fondatore del movimento 5S indica il modello di Barcellona, proponendo di installare due “separatori di immondizia” nella Capitale per “risolvere finalmente il problema dei rifiuti di Roma”.
Ma per Grillo “per risolvere il problema dei rifiuti dobbiamo risolvere il problema della politica, che sui rifiuti ci ha vissuto per cinquant’anni. Affrontiamo la politica sul suo core business: la spazzatura. È noto: mafia e politica vanno d’accordo e si uniscono sul rifiuto. E questa sarà  la nostra battagli”.
Grillo ha anche detto che “discariche e inceneritori sono la manna della politica di oggi, e noi abbiamo interrotto questo corto circuito. La produzione dei rifiuti va ridotta, e lo faremo. Ma esistono già  delle tecnologie che possono aiutarci”.
Immediata la risposta della Regione.
“Di separatori di immondizia Roma ne ha 4 (i TMB) mentre Barcellona ha due mega-inceneritori ed una grande discarica. Se il modello e’ quello, Beppe Grillo dica, almeno, dove mettere la discarica: anche alla catalana, a noi va bene!” sottolinea in una nota Mauro Buschini, assessore Rapporti con il Consiglio, Ambiente, Rifiuti della Regione Lazio.
“Il progetto degli Ecodistretti di AMA – ricorda Buschini – prendeva spunto proprio dagli Ecoparque di Barcellona, ma con la variante di eliminare gli inceneritori (presenti, invece, negli Ecoparque catalani). A bocciare gli Ecodistretti e’ stata il sindaco grillino di Roma, Virginia Raggi. Comunque, per ulteriori informazioni, Grillo ed i suoi possono andare sul sito www.amb.cat (sito ufficiale dell’area metropolitana barcellonese), dove si riferisce che, nel 2016, l’Amb ha 3 inceneritori e 1 discarica in esercizio. Tutto scritto e noto a tutti. Quasi a tutti”
Ribadiamo, come riaffermato anche oggi dal presidente Zingaretti, che la Regione è pronta ad aiutare Roma ad uscire da questa difficile situazione. Si deve aprire una nuova fase basata sulla collaborazione e sulla correttezza”.

(da “La Repubblica”)

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BERLUSCONI RIPROMETTE 1000 EURO AL MESE AI PENSIONATI, COMINCIA LA CAMPAGNA ELETTORALE A CHI LA SPARA PIU’ GROSSA

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

SALVINI VUOLE L’ALIQUOTA FISCALE UNICA AL 15%, SILVIO CORTEGGIA GLI ANZIANI, PECCATO CHE NESSUNO DICA DOVE TROVARE I SOLDI… A PARTE CHE POTEVANO FARLO QUANDO HANNO GOVERNATO L’ITALIA PER 9 ANNI, CON MISURE DEL GENERE SENZA COPERTURE ARRIVA IL DISSESTO FINANZIARIO IN POCHI MESI

Una pensione minima di mille euro non tassabili per 13 mensilità .
In un messaggio inviato a un convegno sulla condizione femminile a Monza, Silvio Berlusconi rilancia una vecchia proposta per i pensionati e spiega: “Tutti hanno diritto di vivere la propria vecchiaia in maniera decorosa, senza preoccupazioni e senza privazioni materiali o morali. Per questo garantiremo a tutti una pensione minima di 1000 euro non tassabili per 13 mensilità , restituendo a tutti gli anziani la dignità  del loro passato di protagonisti nella società , per il valore umano e l’esperienza di cui sono portatori”. “Sono le auto che si rottamano, non le persone. Associare la rottamazione agli esseri umani – sostiene Berlusconi – fa rabbrividire: tutte le donne e tutti gli uomini hanno la medesima dignità  qualunque sia la loro età “.
Non è certo la prima volta che Berlusconi promette di aumentare le pensioni minime, qualche anno fa aveva parlato di di aumento a 800 euro, ora di 1000, ma resta il fatto che in 9 anni di governo del Paese da parte del Centrodestra, nessun aumento è mai stato attuato in tal senso.
Come nel caso della promessa di Salvini di una tassazione ad aliquota unica pari al 15%, anche Berlusconi dimentica di indicare con quali soldi pensa di finanziare una misura del genere. Perchè parlare è facile, promettere è semplice, ma senza coperture si prendono solo in giro gli Italiani.
Poi se si vuole creare un ulteriore buco nel debito pubblico e far fallire il Paese, basta dirlo.

(da agenzie)

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CASO BOSCHI, CI SIAMO PERSI IL BANCHIERE GHIZZONI

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

L’EX DI UNICREDIT ERA IN SVIZZERA QUANDO E’ SCOPPIATO IL CASO DE BORTOLI: “TENGO IL TELEFONO SPENTO”

“Vista la giornata, e i frequenti appuntamenti, tengo il telefono spento. Comunque non darò interviste sulla vicenda, solo no comment”.
Federico Ghizzoni, il banchiere più ricercato d’Italia, ha scritto un sms a un conoscente martedì, poi è scomparso.
Il giorno in cui il chiacchiericcio sulle poche righe del libro Poteri forti (o quasi) circa la “richiesta diretta di Maria Elena Boschi di valutare la possibile acquisizione di Banca Etruria da parte di Unicredit nel 2015” è salito, l’ex amministratore delegato della più grande banca italiana era fuori Milano, città  dove ormai vive, in trasferta di lavoro
Si dice fosse a Zurigo, a incontrare qualche cliente della sua spessa agenda di banchiere commerciale che ha girato l’Europa per vent’anni fino al 2010.
Chi lo conosce meglio – i compaesani piacentini – sa che il figlio del latinista Flaminio Ghizzoni è uomo all’antica, che parla poco e a misura. Se può, non parla proprio.
Con de Bortoli, che ha solo aggiunto di avere “ottime fonti” sull’episodio, probabilmente ci ha parlato: ma mesi fa, ai tempi della stesura delle sue memorie di giornalista.
Sembra non abbia parlato neanche a lui questa settimana: il banchiere piacentino si è fatto volpe ed è rimasto nel bosco fitto.
Per questo nei bar del centro di Piacenza scommettono dieci caffè che “in questi giorni sarà  impossibile strappargli una sola parola”, a Ghizzoni, e “se ne starà  accucciato fin che potrà “, non amando di suo riflettori e polemiche.
Anzi, per evitare tentazioni ed esternazioni forse a Zurigo, o in qualche bosco dell’altrove, Ghizzoni c’è rimasto, avendo capito che l’episodio riferito dall’ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore lo aveva reso in un amen l’ariete per deporre Maria Elena Boschi, icona del potere renziano già  indebolita dal no al referendum costituzionale e dagli iniziali assalti sulle connection familiari e politiche con Banca Etruria.
Così il signor non-parla-ma-se-parla, da martedì nessuno l’ha più visto nell’ufficio di Milano, dove sta aprendo la società  di consulenza finanziaria in compartecipazione con la moglie Monica.
Nessuno a Scrivellano, frazione di frazione sulle colline chic della Val Trebbia in mezzo ai vigneti e alle stradine, dov’era la moglie.
Forse ci tornerà  per il fine settimana, per una passeggiata al Castello dei Romani, o a quello di Rivalta.
Quando il Majorana dei banchieri tornerà , dovrà  arginare le pressioni e le richieste di confermare la versione di de Bortoli – che per ora si è limitato a non smentire – per cui a inizio 2015 la Boschi agì in conflitto di interesse, chiedendo a un banchiere come lui seduto su 844 miliardi di euro di attivo di risolvere i guai creati dai piccoli banchieri aretini, avviati verso la liquidazione.
Incontri ce ne furono, anche se in ogni caso Unicredit non comprò l’Etruria, commissariata e liquidata nel corso del 2015. L’attuale sottosegretaria ha negato ogni condotta impropria e annunciato querele. Sarà  interessante vedere se poi querelerà  davvero, spingendo Ghizzoni e de Bortoli a parlare per difendersi.
Comunque è una grana, anche personale. Perchè, al di là  della noia per i palcoscenici (tranne quello della Scala, dove dal 2011 presiede la Filarmonica) capita proprio mentre l’uomo silente di Piacenza, a 61 anni, ha abbracciato nuove strade professionali.
Subire il disarcionamento da un drago come Unicredit è una botta di adrenalina al contrario: ne seppe qualcosa nel 2010 il suo predecessore Alessandro Profumo.
Ma Ghizzoni non è tipo da ambire rivalse, nè è mosso dal bisogno, dopo i 10 milioni di buonuscita ricevuti da Unicredit nove mesi fa. Conta invece l’etica del fare contadina, frutto della gioventù a I Vaccari, dintorni di Piacenza dove il papà  aveva un’azienda agricola.
Lo scorso settembre Ghizzoni raccontò di avere “diverse offerte”; e dopo le ferie è tornato a macinare chilometri e incarichi.
La società  di gestione Clessidra, dei Pesenti che lo hanno voluto vice presidente esecutivo (e consigliere in Icbpi, che controlla il marchio CartaSi). Le mense Pellegrini come membro del cda, e così Alitalia dove Unicredit ha perso crediti per mezzo miliardo. Infine, dopo quattro mesi di trattative alle battute finali, un prossimo ruolo di senior advisor per Rothschild, la storica banca d’affari.
Esperienze nuove in cui si è tuffato, e argomenti in più per far valere la riservatezza del buon banchiere.

(da “La Stampa”)

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LA LEGGE PER DICHIARARE TRUMP MATTO

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

UN DEPUTATO STA PREPARANDO UNA LEGGE PER PORTARSI AVANTI NEL LAVORO, CONVINTO CHE IL PRESIDENTE PRESENTI CHIARI SEGNI DI DISTURBO MENTALE

La costituzione americana prevede che un presidente possa essere destituito perchè incapace fisicamente o mentalmente di svolgere il suo ruolo, ma non esiste una legge per attuare questa disposizione.
Un deputato democratico, Jamie Raskin, ci ha però pensato e ha già  preparato il testo. Convinto che il presidente Donal Trump presenti segni di “disturbo mentale”, Raskin sa bene che la sua legge potrà  difficilmente passare ora in un Congresso a maggioranza repubblicana.
Ma spiega però di aver voluto mettere a punto il meccanismo nel caso una parte dei repubblicani si rivolti contro Trump. “Questo è un presidente che ha insistito nel dire che il padre del senatore Ted Cruz è implicato nell’assassinio di John Kennedy e che Barack Obama è nato in Indonesia, che ha detto clamorose bugie e non le ha mai ritrattate. Questo è un segno di grave disturbo mentale”, ha dichiarato Raskin, presentando il suo progetto.
Al primo mandato da deputato democratico del Maryland, Raskin è professore di diritto costituzionale.
Il testo messo a punto prevede l’attivazione della quarta sezione del 25esimo emendamento, con la creazione di una commissione permanente di undici membri che avranno il compito di determinare se il presidente sia psicologicamente o fisicamente in grado di svolgere il suo ufficio.
La commissione dovrà  essere formata da quattro medici e quattro psichiatri scelti dallo speaker della Camera e i capogruppo dei due partiti di Camera e Senato, oltre a due statisti a riposo indicati dai partiti repubblicano e democratico.
I dieci membri dovranno a loro volta sceglierne un undicesimo che presiederà  la commissione.
Gli undici potranno valutare lo stato di salute fisica e mentale del presidente solo su richiesta del Congresso, al quale dovranno poi riferire le loro conclusioni. Se il presidente verrà  riconosciuto incapace, il suo vice assumerà  le sue funzioni.

(da “NextQuotidiano“)

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CHI E’ MALWARE TECH, L’EROE PER CASO CHE HA RALLENTATO IL CYBERATTACCO

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

VIVE CON I GENITORI E LAVORA PER UNA SOCIETA’ DI INTELLIGENCE DELLE MINACCE CYBERNETICHE

MalwareTech’: dietro questo nickname un pò sinistro si nasconde invece un ‘eroe per caso’, il ragazzo inglese di 22 anni che è stato capace di rallentare il cyber attacco che ha colpito i computer di mezzo mondo.
Vive con i genitori e lavora per Kryptos logic, una società  di intelligence delle minacce cybernetiche, con base a Los Angeles. “Stavo pranzando con un amico, sono tornato alle 15 e ho visto un flusso di notizie sulla sanità  britannica (NHS) e varie organizzazioni colpite”, ha detto al Guardian.
“Ho guardato un pò la cosa e ho trovato che c’era un malware dietro, che connetteva ad un dominio specifico, non registrato.
Così l’ho comprato senza sapere cosa facesse in quel momento”.
In realtà , quel dominio era un ‘interruttore’, inserito nel malware nel caso i creatori volessero fermarne la diffusione.
In pratica il malware interroga costantemente il dominio in questione, e se dovesse arrivargli una risposta positiva, cioè che il dominio è attivo (quindi registrato), smette di diffondersi.
Il dominio è costato 10,69 dollari, e quando MalwareTech lo ha comprato stava registrando migliaia di connessioni al secondo.
Il ragazzo ha spiegato di averlo acquistato perchè la sua società  traccia i ‘botnet’, cioè le reti fantasma costruite dai malware sfruttando la potenza di calcolo dei pc infettati e collegati tra di loro.
Registrando quei domini, si può vedere come si diffondono le reti. “Lo scopo era solo monitorare la diffusione e vedere se potevamo far qualcosa dopo. Ma in realtà  lo abbiamo fermato soltanto registrando quel dominio”, ha aggiunto. Le ore successive, però, non sono state facili.
“Inizialmente qualcuno ha detto che eravamo stati noi a causare l’infezione con quella registrazione, quindi ho dato di matto finchè non ho realizzato che invece era proprio il contrario”.
MalwareTech dice di voler restare anonimo perchè “lavoriamo contro i cattivi e non sono contenti di questo”.
Inoltre, assieme ai colleghi, sta inviando gli IP infetti alle autorità , in modo che possano comunicarlo alle vittime, molte ancora ignare.
Ma avverte: “Non è finita. Gli hacker realizzeranno come lo abbiamo fermato, cambieranno il codice e cominceranno di nuovo”.
Quindi, il consiglio: “Attiva gli aggiornamenti di Windows, aggiorna e riavvia”.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: denuncia | Commenta »

E’ MORTO OLIVIERO BEHA, VOCE CONTROCORRENTE DEL GIORNALISMO ITALIANO

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

IL GIORNALISTA E SCRITTORE E’ SCOMPARSO A 68 ANNI

E’ morto Oliviero Beha. Giornalista, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico, aveva 68 anni.
Lascia la moglie Rosalia e i figli Saveria, Germana e Manfredi. Beha era nato a Firenze il 14 gennaio 1949.
Ha iniziato la carriera giornalistica, occupandosi di sport, a Paese Sera, per poi passare a Repubblica che lasciò all’inizio degli anni Ottanta.
Nel 1987 approda in televisione, conducendo con Andrea Barbato la trasmissione culturale ‘Va’ pensiero”. Uno dei suoi maggiori successi è stato il programma radiofonico, su Radiouno, ‘Radio Zorro’, di cui firmerà  anche una versione televisiva, ‘Video Zorro’ su RaiTre.
Tra il ’96 e il ’97 Beha è ancora in Rai con ‘Attenti a quei tre’, programma del palinsesto notturno. In seguito, torna a dedicarsi alla radio, prima con ‘Radioacolori’, poi ‘Beha a colori’.
Beha è stato anche autore di testi teatrali, saggista e poeta.
Tra i suoi libri ‘Sono stato io’ (Tropea Editore, 2004), ‘Crescete e Prostituitevi’ (Bur, 2005), ‘Indagine sul calcio’ (Bur, 2006, con Andrea Di Caro), ‘Italiopoli’ (Chiarelettere, 2007, prefazione di Beppe Grillo), ‘Dopo di lui il Diluvio’ (Chiarelettere, 2010), ‘Il calcio alla sbarra’ (Bur, 2011, insieme ad Andrea di Caro), ‘Il culo e lo stivale’ (Chiarelettere, 2012), ‘Un cuore in fuga’ (Piemme, 2014).
In molti ricordano una delle sue inchieste più famose, condotta nel 1984 insieme a Roberto Chiodi, in cui sostenevano che la partita tra Italia e Camerun del Campionato mondiale di calcio 1982 fosse stata combinata. Ipotesi, questa, per anni molto contestata
Tra il 2005 e il 2008 ha collaborato con l’Unità , e dal 2009 era editorialista per il ‘Fatto quotidiano’, sul cui sito è apparso l’annuncio della scomparsa da parte della figlia Germana: “E’ stato un male molto veloce, papà  se n’è andato abbracciato da tutta la sua grande famiglia allargata di parenti e amici”.

Ci uniamo al cordoglio per la perdita di un uomo libero che in tempi di “emarginazione” della destra politica accettò il mio invito a tenere un incontro-dibattito a Genova. Già  allora le persone intelligenti lavoravano per abbattere gli steccati, non per erigerli.

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IL M5S RINUNCIA A CORRERE A CHIAVARI, I VERTICI GRILLINI NEGANO IL SIMBOLO AL CANDIDATO SCELTO DALLA BASE

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

ESPLODE UN ALTRO CASO IN LIGURIA DI “DEMOCRAZIA ETERODIRETTA”, LA BASE DENUNCIA: “ABBIAMO SEGUITO LO STATUTO, CASALEGGIO NON SI E’ NEANCHE DEGNATO DI RISPONDERCI”

Roberto Traversi non sarà  il candidato sindaco del Movimento cinque stelle a Chiavari. Non ha ottenuto il simbolo e non potrà  presentare la lista pentastellata. Vanificato il lavoro portato avanti negli scorsi mesi dai militanti per partecipare alle elezioni amministrative.
La candidatura dell’architetto, che il diretto interessato non ha mai confermato (ma neppure smentito), non è stata avallata dalla sede milanese del Movimento, che fa capo alla società  Casaleggio associati e a Beppe Grillo e che decide di concedere oppure no il simbolo agli aspiranti sindaco.
Una scelta clamorosa, sulla quale nessun esponente del Movimento, in questa fase, accetta di rilasciare dichiarazioni.
I grillini, dunque, rinunciano alla competizione sia perchè avrebbero manifestato l’intenzione di non correre con una lista civica sia perchè l’imminenza dei termini per depositare le candidature (le 12 di sabato) non lascia loro spazi di manovra.
Dopo il caso Genova – dove il “metodo” annunciato da Grillo è sfociato in un contenzioso giudiziario e nella candidatura extramovimento della grillina Marika Cassimatis, alternativa al rappresentante ufficiale dei Cinque stelle, Luca Pirondini – si apre quello di Chiavari e nei prossimi giorni, probabilmente, saranno propri i militanti a fare chiarezza sull’accaduto.
Quel che trapela, per adesso, è molto malcontento e anche una certa irritazione sulla strategia di Casaleggio associati e dei vertici del Movimento.
I Cinque stelle locali avrebbero seguito il percorso indicato dal Movimento per inoltrare le candidature e seguito le regole statutarie.
Non si spiegano, dunque, il silenzio con cui è stato accolto il loro progetto e la mancanza di trasparenza verso un candidato sindaco voluto dalla base e non scelto, come accaduto, tra mille polemiche, in altre città , attraverso la consultazione on line.

(da “il Secolo XIX”)

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VIOLENZE SESSUALI SULLA FIGLIA ADOTTIVA, INGEGNERE A PROCESSO, MA SALVINI E LA SERRACCHIANI NON HANNO NULLA DA DIRE, NON E’ UN PROFUGO

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

A LA SPEZIA UNO DEI QUOTIDIANI REATI CHE VENGONO COMMESSI NELLE “FAMIGLIE PERBENE” ITALIANE …   MA NON FANNO NOTIZIA PERCHE’ NON PERMETTONO DI SPECULARE …MEGLIO I PEDOFILI NOSTRANI DEGLI “INVASORI”?

«Mio padre adottivo mi ha fatta spogliare, dicendomi che avrei dovuto toccarmi nelle parti intime davanti a lui». La bambina, 11 anni appena, non riesce a trattenere le lacrime quando parla con l’assistente sociale. Ha lo sguardo perso nel vuoto e il capo chino per l’imbarazzo.
E’ così che è una delle storie di abusi e maltrattamenti più tremende degli ultimi mesi è uscita dall’anonimato più assoluto.
La Procura della Spezia oggi chiede che il presunto pedofilo, un ingegnere di mezza età , originario delle Cinque Terre, venga processato per il reato di «atti sessuali con minorenne».
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori l’uomo avrebbe «indotto la vittima a compiere gesti autoerotici».
Gli indizi raccolti dai carabinieri sono numerosi e descrivono nei particolari la storia di una bambina che viene adottata assieme al fratellino da una famiglia spezzina.
Per loro avrebbe dovuto essere l’inizio di una nuova vita, una vita migliore.
Invece, giorno dopo giorno, tutto ciò si trasforma in un incubo. I fatti risalgono al 2013: secondo gli inquirenti, il padre adottivo inizia a prendere di mira la bambina vessandola in diversi modi. In un primo momento ne nasce un’inchiesta per «maltrattamenti in famiglia».
La bambina e il fratellino a quel punto vengono trasferiti in una struttura protetta, a Genova, ed è proprio lì che la piccola rivela le attenzioni morbose da parte del genitore adottivo a una assistente sociale.
La versione verrà  poi confermata durante un incidente probatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Mario De Bellis.
Il tribunale per i minorenni di Genova, che ha nominato come curatore della piccola l’avvocato Chiara Antola, sta seguendo da vicino la terribile vicenda.
Ieri il fascicolo è approdato in udienza preliminare davanti al giudice Gianfranco Petralia che però ha disposto un rinvio tecnico per consentire ai nuovi difensori dell’imputato di studiare il caso.
L’indagine è molto delicata, le accuse mosse nei confronti del professionista delle Cinque Terre sono pesantissime: l’uomo rischia dai cinque ai dieci anni di reclusione.

(da “il Secolo XIX”)

argomento: Giustizia | Commenta »

DOVE LE MAGLIETTE GIALLE DOMANI PULIRANNO ROMA

Maggio 13th, 2017 Riccardo Fucile

PD E M5S ALLA BATTAGLIA DELLA MONNEZZA… ECCO LA LISTA TOP SECRET

L’operazione Magliette Gialle parte camuffata.
In un clima d’odio di cui la Capitale non aveva certo bisogno parte la strategia dei volontari vicini al Partito Democratico che, come da annuncio-ordine di Renzi, “puliranno Roma che è sporca”.
E, racconta oggi Il Messaggero,
In attesa di sfidarsi sul successo o meno dell’iniziativa di domani, Pd e M5S hanno ingaggiato una sorta di guerra di spie per localizzare le aree della città  dove, domani, i dem andranno con le magliette gialle a pulire e a rendere di nuovo decorosi alcuni luoghi della Città  eterna.
Il Pd renderà  nota ufficialmente la lista soltanto nel pomeriggio di oggi — dovrebbe trattarsi complessivamente di una trentina di siti cittadini, in media due per municipio — per non dare un “vantaggio” all’amministrazione capitolina pentastellata che potrebbe anticipare le mosse del “nemico”, mandando squadre dell’Ama a fare pulizie straordinarie nelle zone prescelte, depotenziando l’iniziativa democrat
Della guerra di spie ha parlato ieri (per scherzo, evidentemente) Davide Barillari su Twitter, mentre infuriava l’invenzione del complotto di Renzi per far sporcare Roma e poi ripulirla:
Intanto Il Messaggero riepiloga quali saranno i luoghi delle iniziative e fa sapere che Renzi forse non ci sarà :
Tra i luoghi individuati ci sono il parco della Resistenza dell’8 settembre, proprio a ridosso dell’ufficio postale teatro ieri di una doppia esplosione, ma anche il Colle Oppio e i giardini di Castel Sant’Angelo. Quindi piazza Bologna, piazza Lambertenghi (Nuovo Salario), le sponde del Tevere e, oltre il grande raccordo anulare, la zona di San Vittorino.
Prevista la partecipazione di un migliaio di volontari, guidati dai pezzi da novanta del Partito democratico. Ancora da ufficializzare la presenza di Matteo Renzi, ci saranno ministri, come Marianna Madia, parlamentari, da Matteo Orfini a Roberto Morassut, da Roberto Giachetti a Michele Anzaldi, consiglieri regionali e comunali.

(da “NextQuotidiano”)

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