Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
CONTESTATI A BRUZZONE PRANZI E CENE, A SETTEMBRE TOCCA A RIXI CHE DEVE RISPONDERE DELLO STESSO REATO PER 19.000 EURO… GLI IMPUTATI AVREBBERO SPESO SOLDI PUBBLICI IN GITE, HOTEL, PRANZI, LUNA PARK, BIRRE, GRATTA E VINCI, OSTRICHE E BISCOTTI
Quasi 6 ore di interrogatorio per Francesco Bruzzone, presidente leghista del consiglio regionale, al processo per le cosiddette spese pazze in Regione.
La pubblica accusa gli contesta spese per 9 mila euro, tra il 2010 e il 2012, per la quasi totalità viaggi, pranzi e cene.
Bruzzone ha motivato gli incontri conviviali e i viaggi con la necessità di approfondire i temi relativi alle varie categorie, in particolare la caccia per le tavolate con rappresentanti di associazioni venatorie, e la legge Bolkestein.
“Per incontrare le persone e le categorie che rappresentavo, affrontare le problematiche e cercare una soluzione politica” evidentemente non servono le sedi istituzionali ma i ristoranti a spese dei contribuenti.
Oggi era previsto anche l’interrogatorio del leader regionale della Lega Nord Edoardo Rixi, attuale assessore allo sviluppo economico, anche lui imputato per peculato, ma il prolungarsi dell’interrogatorio di Bruzzone ha indotto il giudice ad aggiornare la seduta a settembre.
A Rixi vengono contestate spese non corrette per 19 mila euro.
Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, tutti gli imputati avrebbero speso soldi pubblici, a vario titolo, in cene, viaggi, gite al luna park, birre, gratta e vinci, ostriche, fiori e biscottini.
In alcuni casi, per gli inquirenti, venivano consegnate ricevute che erano state dimenticate da ignari avventori.
In altri venivano modificati gli importi a mano.
(da “il Secolo XIX”)
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Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
LO ZIO D’AMERICA PRESENTA UNA GIUNTA FANTOZZIANA, NON C’E’ NEANCHE UN TECNICO, MANCA PERSINO UN ASSESSORE ALLA PROTEZIONE CIVILE
Alla fine, dopo una lunga gestazione, il sindaco di Genova Marco Bucci ha presentato la sua giunta, mettendo insieme 10 assessori e 6 consiglieri delegati. Un po’ troppe deleghe (Urbanistica e demanio, Politiche e strategie di sviluppo delle società partecipate, Ricerca e sviluppo dei finanziamenti europei, Organi istituzionali, Comunicazione, Politiche europee e internazionali e Cooperazione internazionale, Partecipazione dei cittadini alle scelte della amministrazione) saranno mantenute da lui ad interim.
Di tecnici neanche l’ombra, tutti rispondono a segreterie di partito del centrodestra, dalla Lega a Forza Italia, da Fdi a Direzione Italia.
Un assessore guadagna 2.500 euro al mese, lo spirito di servizio verso la città dei rivoluzionari tecnici del centrodestra si ferma a questa soglia: chi guadagna di più non intende rimmetterci. Pare che alcuni abbiano rinunciato anche perchè sono incarichi fiduciari e non è garantito che durino cinque anni.
Il vicesindaco è l’esponente di Fratelli d’Italia, Stefano Balleari, meno male, così finisce di reclamare il posto come fa da mesi: terrà per sè le deleghe a Mobilità e Trasporto pubblico locale.
«Quella di Genova sarà una Giunta flessibile» ha aggiuto il sindaco, al termine della presentazione della squadra di Governo. «So – ha detto – che questo concetto può creare stupore. Ma per me non c’è nulla di strano. Prevedere la possibilità di un turn-over è una cosa positiva e stimolante. Il cambiamento è un concetto positivo»
Chissà come saranno contenti i neo assessori di questo attestato di fiducia.
Ecco la Giunta Bucci: 10 assessori e 6 consiglieri
Stefano Garassino (Lega) assessore alla Polizia locale e sicurezza
Giancarlo Vinacci (Fi) assessore allo Sviluppo economico
Arianna Viscogliosi (Direzione Italia) assessore al Personale
Paola Bordilli (Lega) assessore al Commercio e al Turismo
Paolo Fanghella (Lega) assessore allo Sviluppo delle vallate, manutenzioni e lavori pubblici
Pietro Piciocchi (Lista Bucci) assessore al Bilancio
Elisa Serafini (Lista Bucci) assessore alla Cultura e al Marketing territoriale
Francesca Fassio assessore ai Servizi sociali
Matteo Campora (Lista Bucci, alfaniano) assessore all’Ambiente e al Ciclo dei rifiuti
I consiglieri delegati sono
Stefano Anzalone (Fi) allo Sport
Mario Baroni (Fi) alla Valorizzazione del patrimonio comunale
Francesco Maresca (Lista Bucci) alla Portualità
Lilli Lauro (Fi) ai Rapporti istituzionali con altri enti
Sergio Gambino (FdI) alla Protezione civile e volontariato
Federico Bertorello (Lega) all’Avvocatura e affari legali
Mancano i grandi manager e professionisti annunciati in campagna elettorale da Marco Bucci, si è ripiegato su un fantozziano manuale Cencelli.
Manca un assessore alla protezione civile, delegata a un consigliere comunale che di professione fa l’assicuratore. E’ detto tutto.
(da agenzie)
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Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
IL CONSIGLIERE DELLA MELONI DETERMINANTE PER PERMETTERE L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE PIDDINO
Commissariamenti evitati nei municipi Media Valbisagno e Valpolcevera, dove sono stati eletti due presidenti di centrosinistra.
Il caso più clamoroso è quello del Valpolcevera, dove il consigliere di Fratelli d’Italia si è astenuto, aprendo un caso politico interno al centrodestra.
Astenuti in entrambi i casi anche i consiglieri del Movimento 5 Stelle, mentre nella Media Valbisagno la lista Putti ha votato per il candidato del centrosinistra.
Si trattava di due dei quattro municipi dove il centrosinistra ha ottenuto alle elezioni più voti delle altre coalizioni, senza raggiungere, però, il 40% che fa scattare il premio di maggioranza che garantisce la governabilità .
Va ricordato che in caso di commissariamento, decade l’intero consiglio con relative poltrone in attesa di nuove elezioni.
Media Valbisagno
Roberto D’Avolio, candidato presidente del centrosinistra, è appena stato rieletto alla guida del municipio Media Valbisagno, grazie al voto favorevole del consigliere della lista Chiamami Genova, Alessandro Frassoni, e all’astensione del Movimento 5 Stelle. D’Avolio, espressione della lista civica Valbisagno Insieme, appoggiato anche dal Pd, è stato eletto con i 10 voti favorevoli di centrosinistra e Chiamami Genova, i 9 no del centrodestra e l’astensione dei 6 consiglieri grillini.
Valpolcevera
Eletto anche il presidente del municipio Valpolcevera: è Federico Romeo, candidato del centrosinistra ed esponente del Pd.
E’ stato eletto grazie all’astensione dei consiglieri del Movimento 5 Stelle e a quella, determinante, del consigliere di Fratelli d’Italia, Massimo Pantini, nei confronti del quale il suo partito ha già annunciato provvedimenti.
Contrari, invece, gli altri consiglieri di centrodestra e, in questo caso, la lista Putti.
Nelle prossime ore si riunirà anche il consiglio della Bassa Valbisagno che si trova in una situazione analoga, mentre la scorsa settimana, nel municipio Centro Ovest, Monica Russo (Pd) non era stata eletta alla presidenza perchè centrodestra, Chiamami Genova e M5S avevano votato contro.
(da “Il Secolo XIX”)
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Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
“OCCORRONO CANALI LEGALI E SICURI DI INGRESSO IN EUROPA”
La Caritas stronca il patto a tre Italia-Francia-Germania sui migranti, contestando con una serie di dati di fatto l’orientamento di questi tre Paesi e più in generale dell’Unione europea, che va contro i diritti umani.
«Limitare fortemente l’azione delle Ong ed esternalizzare le frontiere è inaccettabile: vuol dire andare nel senso inverso a quanto da noi auspicato: cioè trovare canali legali e sicuri d’ingresso in Europa», afferma Caritas italiana in una dichiarazione diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Cei. «L’esternalizzazione delle frontiere in Libia rappresenta – afferma il responsabile immigrazione di Caritas, Oliviero Forti – un piano per noi inaccettabile dal punto di vista dei diritti umani».
«Continua la delegittimazione, anche se indiretta, delle Ong», denuncia inoltre Forti, per il quale «non si vogliono avere soggetti indipendenti in mare per verificare l’operato della guardia costiera libica, al momento sotto osservazione della Corte di giustizia europea per questioni legate a crimini contro l’umanità , tra cui il caso dell’affondamento di un barcone sparando in aria».
Sulle richieste specifiche alle Ong, Forti ricorda che «molti bilanci sono già pubblici», «nessuno ha mai dimostrato che qualcuno faccia segnali luminosi» e la guardia costiera italiana «ha più volte ribadito che le operazioni non avvengono mai al di fuori del loro controllo».
Sul divieto di entrare nelle acque libiche Forti fa notare che «la Libia non ha mai riconosciuto il sistema Sar, ossia una area di ricerca e soccorso in mare. Si è sempre mossa in maniera indipendente, al di là degli schemi previsti a livello internazionale. Questo è il primo punto su cui ci si dovrebbe attrezzare».
«Il rischio – avverte – è che diventi la solita narrazione negativa per convincere l’opinione pubblica del contrario».
I governi, a suo avviso, «devono inoltre chiedersi se i singoli Paesi sarebbero in grado di supplire a quello che oggi fanno le Ong, ossia più del 40% dei salvataggi. La questione di fondo è: chi si prende la responsabilità di non salvare le persone? È un problema di coscienza che chi decide dovrà affrontare».
Nel documento vi sono però, secondo Forti, anche alcuni aspetti positivi, tra cui «spingere per la relocation affinchè il piano funzioni».
«L’obiettivo è far comprendere a tutti i Paesi europei che la relocation è un dovere, non un’opzione – spiega -. Su questo bisogna lavorare politicamente in maniera seria, abbassando la soglia che prevedeva la relocation solo per quelle nazionalità che raggiungono il 75% del riconoscimento, altrimenti nessuno viene ricollocato».
Forti è inoltre favorevole alla proposta del governo italiano di far sbarcare i migranti anche nei porti di Barcellona e Marsiglia: «Potrebbe essere un modo per alleggerire il nostro sistema di primo soccorso». «Su questi tre aspetti possiamo ragionare – conclude -, tutto il resto va in direzione opposta a quanto auspichiamo».
(da agenzie)
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Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
IL CAMPIDOGLIO CHIEDE LA RESTITUZIONE DEI LOCALI AVUTI IN COMODATO D’USO, MA LORO NON INTENDONO ANDARSENE
Hagape2000 Onlus è un centro disabili che si trova in via Pullino 71 in zona Garbatella. Entro il 28 giugno la Hagape 2000 avrebbe dovuto lasciare i locali: l’invito è arrivato dal Comune di Roma il 26: con un avviso il Campidoglio chiedeva la restituzione dei locali avuti in comodato d’uso.
Loro però non se ne sono andati, anzi: sono rimasti dentro.
Hanno inviato una mail alla sindaca ricordando che nei locali della Garbatella si incontrano quotidianamente 50 persone dai 22 anni in su, per fare attività e assistenza: laboratori, musica, teatro, ceramica pittura, danza popolari, gite.
Infatti il Comune di Roma ha deciso di portare avanti una delibera del commissario Tronca che rimette in discussione le concessioni per gli enti no profit, le quali devono essere assegnate tramite bando: «Questa delibera viene applicata senza alcun senso di responsabilità : sugli enti no profit bisogna entrare nel merito e valutare caso per caso di che tipo di associazione si tratti, se veramente siano no profit o se portino reali benefici alla comunità al posto di uno Stato latitante e indifferente», scrive l’associazione in un lungo comunicato stampa su Facebook.
«L’Hagape2000 ONLUS è vittima di un’inerzia gestionale del sindaco, degli assessori e del presidente del Municipio VIII che condanna alla solitudine e alla morte, con un gesto sprezzante, 50 famiglie con ragazzi disabili», continua. Le famiglie che formano l’Hagape2000 Onlus sostengono con regolari contributi in denaro i servizi erogati dall’associazione in quanto i fondi del 5à—1000 sono scarsi: i genitori sono presenti quotidianamente nell’associazione occupandosi di tutto ciò che serve al funzionamento dei laboratori e per mantenere gli spazi.
I locali della zona vengono assegnati nel 2004 a un’altra associazione con l’impegno alla cura di un parco vicino.
Poi la concessione viene rinnovata dalla Hagape2000 Onlus fino a giugno 2016: le verifiche degli uffici del comune sulle attività svolte hanno avuto sempre esito positivo. Nel frattempo i locali di Via Pullino sono diventati sede del Polo della Disabilità del Municipio VIII: tre giorni a settimana vengono usati dal Servizio Sociale per ricevere i cittadini, fare riunioni di servizio e molto altro.
A giugno 2016 il comodato viene rinnovato per un biennio ma all’associazione viene comunicato che il locale sarà messo a reddito, ma alla decisione non segue nessuna quantificazione.
All’inizio del 2017 l’associazione scopre che i locali devono essere messi al bando e che c’è stata una memoria della Giunta che li destina alla disabilità .
Ad aprile 2017 viene inviata la richiesta di proroga, ma i volontari non ricevono nessuna risposta scritta.
A fine maggio la presidente dell’associazione Francesca De Masi viene convocata dal servizio sociale che comunica verbalmente che a fine giugno devono essere restituite le chiavi.
Prova a parlare con gli uffici del Municipio VIII ma le ribadiscono che devono restituire le chiavi. A questo punto l’associazione prova la via del Comune: «Giovedì 8 giugno veniamo ricevuti da un delegato dell’assessore Laura Baldassarre, Emanuele Montini, Capo Staff tecnico dell’Assessore. Quest’ultimo si dichiara sensibile alla nostra richiesta di proroga e a cercare una soluzione per assegnare definitivamente i locali secondo le prescrizioni di legge. Intanto nell’assemblea dell’Associazione, il 17 giugno 2017, discutiamo del problema e decidiamo di inviare una nuova richiesta per avere la proroga da far pervenire alla sindaca Virginia Raggi, all’Assessore Baldassarre e a tutte le forze politiche. Il 26 giugno arriva la richiesta scritta di consegna chiavi e si indica come data il giorno 28 giugno».
«Non vogliamo criticare l’amministrazione M5S, ma i precedenti sindaci hanno sempre creduto in quello che facciamo. Ora temporeggiamo sperando di essere contattati da Virginia Raggi e dall’assessore al Sociale, Laura Baldassarre: chiediamo loro di trovare al più presto una soluzione», ha detto la presidente a Repubblica.
Non appena ricevuta la lettera di sfratto, la onlus si è attivata inviando una email in Comune. “Nessuna risposta dalla sindaca — prosegue De Masi — Però un delegato dell’assessorato ai Servizi sociali ci ha mandato una mail dicendo che si stanno attivando. Ma abbiamo bisogno di garanzie. Senza, da qui non ce ne andiamo”.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
ENTRARE IN STUDIO CLAUDICANTE E CON LE STAMPELLE POI BUTTARE VIA TUTTO PER DIMOSTRARE IL RITORNO IN FORMA
La storia la racconta Ugo Magri sulla Stampa: durante la sua ultima comparsata di una decina di giorni fa da Bruno Vespa, Silvio Berlusconi era pronto a una gag fenomenale: aveva previsto di presentarsi in tv curvo e zoppicante, aggrappato a una stampella, avanzando così di fronte alla telecamera fino a dire: «Questo vecchietto avrebbe voluto cedere il testimone a qualcuno più nuovo di lui. Ma siccome nessuno dei giovani è in grado, eccomi di nuovo qui», via la stampella, «costretto a tornare in campo per il bene dell’Italia».
Una scenetta che all’ultimo è saltata perchè “il paese non è nel mood adatto”; ma non è detto che l’ex presidente del Consiglio non ci riprovi più avanti, magari mentre gioca in casa ovvero sulle telecamere di Mediaset che non vedrebbero l’ora di mandare in onda una scenetta del genere.
E in ogni caso Berlusconi non ha intenzione di mollare l’osso e vuole continuare con il ritmo inaugurato durante le elezioni comunali che alla fine hanno visto il trionfo del centrodestra e la sconfitta del centrosinistra e dei grillini.
Continuerà a dare due interviste a settimane e a occupare la scena politica in attesa del voto, l’ultimo, il più decisivo da quando è sulla scena politica.
Silvio vorrà convincerli che il vero “giovanotto” è lui, perchè ha in testa un paio di idee dirompenti. Di sicuro, spericolate.
Va dicendo ai suoi che stiamo sull’orlo di una guerra civile. Con 15 milioni di famiglie in difficoltà e il 40 per cento dei giovani disoccupati, «non potremo uscirne fuori con le ricette ordinarie, serve uno doppio shock», è il mantra berlusconiano.
Cosa ci può essere di più scioccante di un taglio netto delle imposte attraverso una «flat tax» sotto il 20 per cento?
Chiaro che si porrebbe qualche problemuccio con Draghi e con Bruxelles, perchè almeno nell’immediato salterebbero i conti. Finiremmo in bancarotta: il Cav ammette che ci ritroveremmo con l’inflazione a livelli di Sud America.
Però «diversamente della Germania, incapace di conviverci, negli anni ’70 e ’80 noi non siamo stati così male nell’inflazione a due cifre, la priorità adesso è rimettere in moto l’economia».
Naturalmente la proposta non è nuova (la promise lo stesso Berlusconi nelle campagne elettorali precedenti) e soprattutto somiglia pericolosamente a quella della Lega targata Salvini. Ma questi sono dettagli trascurabili per l’uomo che tenterà l’impresa di rivincere le elezioni a ottant’anni suonati.
Perchè lui pensa davvero che ci siano pochi ostacoli davanti al suo prossimo ritorno al potere in qualità di azionista di maggioranza di un governo di centrodestra. Per questo vuole farsi vedere giovane fino all’ultimo:
E qui sta l’altro obiettivo della gag con la stampella: aggredire l’idea, sparsa in primis da Salvini, che con 80 primavere sulle spalle Berlusconi non possa incarnare il futuro. L’anagrafe conta poco, «è più importante la freschezza politica», si ribella Silvio.
Gli hanno segnalato la popolarità di Jeremy Corbyn nel Regno Unito, e di Bernie Sanders negli Usa, per citare due vecchioni.
Qualcuno gli ha rammentato che Peron tornò al governo quando aveva 78 anni, e in fondo Giorgio Napolitano domina la scena nonostante abbia passato i 90. L’importante è conservarsi bene.
Perciò le feste «eleganti» fino alle tre di notte sono ormai un ricordo. Qualora cadesse in tentazione, non troverebbe la compiacenza di chi ora lo assiste: da Licia Ronzulli in veste di segretaria ai due assistenti Valentino Valentini e Sestino Giacomoni, quasi filiali nel loro affetto, con la supervisione dell’avvocato Niccolò Ghedini e di Gianni Letta, ritornato vicino a Silvio dopo una fase di disincanto.
Il risultato è che adesso raramente chiude le palpebre mentre qualcuno gli parla, e se ciò accade è segno di noia più che di età avanzata, perchè quando l’argomento gli interessa sarebbe capace di discuterne ore.
E la sua partita si giocherà su più fronti. Alle elezioni, per prendere un voto in più della Lega e rivendicare così la possibilità di scegliere il presidente del Consiglio in caso di (improbabile) maggioranza per il suo centrodestra che vedrà anche Giorgia Meloni ma soprattutto una miriade di piccole sigle con cui stringerà accordi parlamentari.
E dopo le elezioni in caso di mancata maggioranza per creare i presupposti per un governo con il Partito Democratico in cui lui potrebbe essere l’azionista di peso e responsabile. Senza Renzi al comando.
(da “NexQuotidiano”)
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Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
36 MILIONI DI EURO IL GIRO DI AFFARI… 12 MILIONI L’INCASSO AL MODENA PARK, 6 NELL’INDOTTO, 700.000 EURO DAI 48.000 BIGLIETTI DEI 197 CINEMA IN CUI E’ STATO PROIETTATO LO SHOW
Un evento da 36 milioni di euro. Dodici con gli incassi al Modena Park, sei nell’indotto del territorio, 700mila euro dei 48mila biglietti nei 197 cinema in cui è stato proiettato in diretta lo show. Senza contare diritti tv, merchandising, raccolta pubblicitaria.
Camilla Conti sul Giornale di oggi fa i conti del concerto di Vasco Rossi e arriva a contare 36 milioni di euro di giro d’affari totale.
tiamo dall’incasso dello show di sabato sera. Per i biglietti sono state previste tre fasce di prezzo, per i tre diversi pit in cui è divisa l’area dello show: si andava dal primo pit da 75 euro più prevendita a un secondo pit da 65 euro più prevendita, ciascuno da 27mila posti circa, fino al terzo pit da 50 euro più prevendita.
Risultato? Il concerto-monstre da 220mila spettatori, record storico nel mondo per data singola a pagamento, ha fatto incassare circa 12 milioni.
E secondo una stima del Sole 24 Ore il sold out di Modena equivale, per presenze e introiti, ai quattro show che il rocker di Zocca tenne l’anno scorso allo Stadio Olimpico di Roma, quando la bigliettazione era ancora affidata a TicketOne.
Questa volta l’evento è stato infatti messo in piedi dalla società bolognese Best Union di Luca Montebugnoli che fattura 62 milioni a livello internazionale, attraverso le controllate Vivaticket e Big Bang (la prima ha gestito la vendita fisica e online dei biglietti, la seconda ha curato il promoting) dopo che a gennaio il Blasco nazionale ha deciso di interrompere il rapporto storico con Live Nation dopo il servizio delle Iene sul «secondary ticketing» e lo scandalo dei biglietti per il Live dei ColdPlay esauriti in tre minuti.
Il fatturato totale di Modena Park, che sarà appannaggio di una società creata ad hoc e chiamata Big Bang bisogna aggiungere diritti televisi, ingressi nei cinema e nelle piazze, i diritti per il cibo e il merchandising.
La società di Vasco Rossi è la Giamaica SRL, dove è stata fusa l’etichetta Bollicine SRL e dove arrivano gli incassi.
L’ultimo bilancio disponibile nella banca dati della Camera di Commercio è quello 2015 che è stato chiuso con un utile di 1,5 milioni in aumento rispetto agli 1,1 milioni del 2014 e un patrimonio netto di quasi 21 milioni (19,3 milioni l’anno precedente).
Vasco Rossi, attraverso Giamaica srl, controlla poi altre tre società statunitensi, che, sostanzialmente, sovrintendono alle proprietà immobiliari del rocker in California e in Florida: Glendower Estate Inc, per un immobile civile a Los Angeles, Toffee development inc, per un terreno a Los Angeles, e Gulpging inc, per un altro immobile civile a Miami..
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
UN MINISTRO DEGLI INTERNI INCAPACE DI GESTIRE QUELLO CHE ALTRI PAESI FANNO SENZA PIANGERSI ADDOSSO… QUESTA EUROPA DI CIALTRONI E VIGLIACCHI NON CI APPARTIENE
Mentre in Europa si commemora la scomparsa di due personalità come Helmut Kohl e Simone Weil, che hanno, ciascuno per la propria parte, contribuito a dare un senso all’idea di Europa, l’incontro di domenica tra i ministri degli interni d’Italia, Francia e Germania, con la presenza del Commissario europeo Avramopoulos, mostra come l’Europa si stia dissolvendo anche perchè alla sua classe dirigente manca proprio quel senso di responsabilità e dell’interesse generale, che ha caratterizzato una parte importante della storia recente del vecchio continente, ormai seppellito dal calcolo politico e dal cinismo.
L’intesa raggiunta non comporta alcuna soluzione concreta e praticabile e ha come obiettivo di alimentare la retorica dell’invasione e indicare un capro espiatorio nelle organizzazioni umanitarie che salvano vite umane e che fanno, almeno in parte, il lavoro di soccorso che dovrebbero fare gli Stati, per obbligo di legge e non per divertimento.
I numeri dicono che quest’anno ci avvicineremo, forse supereremo, quota 200 mila arrivi. Un numero ampiamente prevedibile e gestibile se, com’era possibile, si fosse attuata una programmazione adeguata del sistema d’accoglienza.
Ma anche in questo caso si sono fatti molti discorsi, lasciando al territorio e, soprattutto, ai prefetti, l’onere di trovare soluzioni all’ultimo minuto, senza alcuna programmazione e investendo le comunità locali di arrivi disorganizzati e casuali, con un impatto fortemente negativo, che produce sprechi, ingiustizie e razzismo.
Il ministro Minniti, non riuscendo a trovare soluzioni, rilancia da una parte il vittimismo contro la chiusura europea (fingendo di non sapere che la Germania solo l’anno scorso ha accolto più di 700 mila domande d’asilo e non ha chiesto aiuto a nessuno), e dall’altra riprova la strada della criminalizzazione delle Ong, visto che ha funzionato qualche settimana fa, dando ancora una volta in pasto all’opinione pubblica un capro espiatorio: sarebbero le organizzazioni umanitarie a far arrivare da noi i migranti, fungendo da fattore di attrazione, chissà per quale scopo e con quale disegno!
Una bugia che ripetuta più volte è diventata una di quelle false evidenze di cui è costellata la retorica pubblica.
Questo dopo aver sparato, a salve, l’ipotesi della chiusura dei porti per le Ong straniere, ben sapendo che non si può fare.
Il ministro Minniti è ben consapevole che le organizzazioni umanitarie fanno quegli interventi che dovrebbero fare gli Stati e che quindi meriterebbero solo di essere ringraziate e proposte per il Nobel per la pace.
Invece si chiedono maggiori controlli, addirittura sui bilanci, suggerendo in tal modo che si tratti di organizzazioni poco trasparenti e con chissà quali interessi alle spalle.
Infine, l’elemento peggiore emerso dal summit parigino è ancora una volta l’idea di puntare tutto sull’esternalizzazione delle frontiere, ossia sull’ipotesi di bloccare i richiedenti asilo prima che riescano a partire dalla Libia.
Pagare, come è stato già fatto con quel campione di democrazia di Erdogan, le bande che oggi in Libia controllano il territorio, sulla frontiera sud, come sulla costa, affinchè impediscano alle persone in fuga, di attraversare il confine sud della Libia e di partire dai porti libici.
Che questi gruppi, peggio che nel regime turco, uccidano, ricattino, torturino i migranti prigionieri e violentino le donne, è un dettaglio trascurabile per l’agenda del nostro Ministro.
A proposito del dibattito di questi giorni su quali scelte e quali programmi siano di destra e quali di sinistra, in questo caso mi pare che non ci siano dubbi.
Siamo di fronte a scelte che fanno di un Paese come il nostro e dell’Unione Europea uno spazio senza anima e senza futuro.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 3rd, 2017 Riccardo Fucile
LE ONG: “ERAVAMO UNA RISORSA, ORA SIAMO UN PROBLEMA”… ORA I POLITICI ITALIANI CHE HANNO ISTIGATO A DELINQUERE AVRANNO SULLA COSCIENZA I MORTI DEL MEDITERRANEO
Rabbia, indignazione, ma non stupore, perchè, dice all’Huffington Post uno degli operatori sulla “rotta della morte”, “avevamo ben chiaro che più che una risorsa eravamo ormai visti come il problema”.
È la rivolta del mondo del volontariato, delle Ong che agiscono nel Mediterraneo. È la rivolta contro la “securizzazione” dell’emergenza migranti della quale l’Italia, con Marco Minniti, è capofila.
Tante le considerazioni che abbiamo raccolto, il cui filo conduttore è il seguente: ora è tutto chiaro.
Il problema sono coloro che portano soccorso, non coloro che saccheggiano, distruggono, bombardano e che spesso sono in combutta con i trafficanti di esseri umani.
Il coro delle critiche è trasversale: “Parigi, Roma e Berlino hanno lavorato a un patto per regolamentare l’attività delle Ong nel Mediterraneo. Il Forum del Terzo Settore esprime viva preoccupazione per le notizie rilanciate dai mezzi di comunicazione in questi ultimi giorni in merito alla ventilata intenzione da parte delle autorità italiane ed europee di procedere con misure per limitare gli interventi di salvataggio dei migranti che attraversano il Mar Mediterraneo verso l’Europa, fino a prevedere la chiusura dei porti alle navi di soccorso”.
E ancora: “Il Forum raccoglie l’esperienza di una molteplicità di organizzazioni italiane impegnate per affrontare il fenomeno delle migrazioni con gli strumenti della solidarietà , in Italia e nel mondo. La chiusura dei porti sarebbe una misura inaccettabile, che contraddice i più elementari obblighi di assistenza e solidarietà ; misure punitive verso le organizzazioni non governative potrebbero portare alla ingiustificata restrizione della loro capacità di prestare soccorso, in presenza di un’iniziativa europea ancora lacunosa”.
Per concludere: “Ci uniamo a quanti in questi mesi hanno richiamato l’Europa nella sua interezza alle proprie responsabilità in termini di assistenza. In particolare, crediamo che Paesi come l’Italia, che si trovano ad affrontare il carico maggiore del soccorso in mare, non possano essere lasciati soli nella gestione delle fasi di ospitalità di medio e lungo periodo. I governi europei devono assumere scelte coerenti, adottando decisioni credibili per la realizzazione in tempi rapidi di un piano di ricollocazione di rifugiati e migranti dei Paesi dell’Unione. Richiamiamo quindi l’attenzione del Presidente del Consiglio Gentiloni e del Ministro Minniti, in vista dell’incontro informale di Tallin di questa settima, a fornire rassicurazioni sul fatto che l’Italia non intenda abdicare alle proprie responsabilità in termini di assistenza e solidarietà e richiediamo, in questo senso, un incontro urgente”.
In totale sintonia è la presa di posizione dell’Aoi, la maggiore rappresentanza di Ong e organizzazioni sociali di solidarietà e cooperazione internazionale:
“Aoi esprime forte preoccupazione per quanto nei media emerge degli esiti del prevertice di Parigi, che anticipa di pochi giorni il summit di Tallin, sul tema dei flussi migratori. Italia, Germania e Ue hanno deciso: di dare ‘fiducia’ e autonomia nel controllo dei flussi dei migranti e profughi al governo libico, che non ha rispetto alcuno dei diritti umani, con la conseguente piena e libera operatività alla sua guardia costiera, quella stessa che spara alle navi che salvano vite umane, anche a quelle della guardia costiera italiana; di colpire le ONG, limitandone fortemente l’operato umanitario e stabilendo livelli di controllo addirittura delle loro fonti di finanziamento. In questi mesi ONG e associazioni impegnate nell’asilo e accoglienza dei profughi e migranti hanno inviato appelli, posizionamenti e proposte al Governo italiano chiedendo incontri per un confronto e hanno sensibilizzato le reti sociali della solidarietà europea perchè chiedessero un impegno dei loro Paesi a fianco dell’Italia nell’affrontare la crisi umanitaria. Ma non questo tipo di impegno, teso a erigere nuovi ‘muri'”. Il dissenso è totale: ”
Le Ong attive sulle navi della solidarietà — ricorda l’Aoi- sono state oggetto di attacchi mediatici e commissioni d’inchiesta da cui è emersa chiaramente la loro missione e la loro azione trasparente e coerentemente solidale.
Oggi di nuovo Italia, Francia, Germania e Ue insieme hanno deciso di ‘sposare’ la linea di Frontex e di individuare nel soccorso umanitario in mare delle organizzazioni sociali il problema, il mitico ‘pull factor’ del fenomeno migratorio.
L’Aoi chiede che il Governo italiano incontri le rappresentanze Ong, il Tavolo Asilo e le associazioni tutte che stanno sulle navi della solidarietà nel nostro Mediterraneo per spiegare prima del vertice di Tallin quali sono le posizioni certe dell’Italia e quali le motivazioni: perchè venga data una risposta certa alle tante richieste di incontrarsi e confrontarsi. L’Italia non si può permettere una divisione netta tra la politica e la società civile solidale e responsabile”.
Le organizzazioni attive nel Mediterraneo sono 9, presenti con 12 imbarcazioni.
Di queste, secondo Medici Senza Frontiere, battono bandiera italiana solo 2: la Prudence (di MSF) e la Vos Hestia, di Save the Children.
Chiudere i porti alle ONG straniere, significherebbe quindi non solo chiudere i porti alla maggior parte delle centinaia di volontari che, da tutta Europa, partono per cercare di salvare chi, nel Mediterraneo, rischia di morire ogni giorno, mentre i loro governi stanno a guardare.
L’ultimo rapporto della Guardia costiera, relativo al mese di aprile, conferma che circa il 40% dei soccorsi in mare viene effettuato proprio dalle navi ONG: su 12.590 migranti salvati, 5.015 sono stati tratti in salvo dalle Organizzazioni non governative e ben 3.523 da navi commerciali (pescherecci, mercantili), che sommati fanno circa il 68% dei soccorsi effettuati nel Mediterraneo.
Nel 2016, stando al rapporto della Guardia Costiera Italiana, le ONG hanno recuperato complessivamente 46.796 migranti, più del doppio di quanti ne avevano soccorsi l’anno precedente (20.063).
E nei primi 4 mesi del 2017 hanno salvato 12.646 persone, il 35% del totale. Il resto degli interventi sono stati fatti da mercantili (16%), Guardia Costiera italiana (29%), Marina organizzazioni che fanno ricerca e soccorso in mare, ma Militare (4%), Frontex (7%) e Eunavformed (9%). Eppure, le ONG restano “il problema”.
Rimarca in proposito Francesco Petrelli, portavoce di Concord Italia: “L’attacco politico degli ultimi mesi è stato evidente, ricordiamo tutti chi ha usato per primo l’espressione ‘taxi del mare2. A questo si aggiunge una grande imprecisione e mancanza di informazioni, tanto che, davanti alla commissione parlamentare, chi ha detto le cose più positive e veritiere sono gli ammiragli della marina italiana, che conoscono bene come operano le Ong in mare”. Le convenzioni internazionali, ricorda ancora Petrelli, “impongono di salvare le persone in mare e di portarle nel porto vicino più sicuro.
Le Ong salvano tra il 30% e il 40% dei migranti e questo è un indicatore che può essere letto anche al contrario e indica la risposta mancata dell’Europa. Sembra quasi che si voglia impedire alle organizzazioni di fare la cosa più giusta e naturale, il terreno più neutro: salvare chi rischia la morte, così da usare i morti come deterrente. Si ignora però che chi scappa dalla guerra e dalla miseria non si ferma nemmeno coi carri armati, non ha nulla da perdere. Siamo davanti a un problema epocale, strutturale storico, possiamo farlo diventare un’opportunità , altrimenti sarà una catastrofe”. Una catastrofe annunciata.
“Se le notizie emerse ieri sera nei media rispetto agli esiti del prevertice di Parigi saranno confermate dai documenti adottati dal vertice di Tallin — dice ad Hp Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia – l’Unione Europea compirà un enorme passo indietro sul fronte della protezione dei diritti umani nel proprio territorio e a livello internazionale. E’ giusto che l’Italia chieda, e ottenga, un maggiore impegno degli altri Stati Membri nel gestire le sfide collegate all’aumento dei flussi migratori, che vedono il nostro paese in prima linea: è questa la strada da percorrere. Altre soluzioni, come la delega del controllo delle frontiere europee alla Libia, un paese che non è stabile e che non può in alcun modo essere “la porta sud dell’Europa”, o la limitazione dell’operato delle Ong che rispondono oggi all’imperativo umanitario di salvare vite umane, non solo sono inefficaci per gestire il fenomeno, ma aumenteranno il numero di persone che soffrono e muoiono davanti alle nostre coste, in terra e in mare”.
(da “Huffingtonpost”)
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