Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
I RICHIEDENTI ASILO AL CONFINO A LAMPEDUSA E LIMITI PURE ALLA SOVRANITA’ DELL’ITALIA: IL DELIRIO DEL NAZI-MINISTRO DEGLI ESTERI AUSTRIACO
L’Austria “ordina” all’Italia una violazione del diritto internazionale: «Pretendiamo che venga interrotto il traghettamento di migranti illegali dalle isole italiane, come Lampedusa, verso la terraferma».
Lo ha detto il ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz dopo un incontro a Vienna con il suo omologo italiano Angelino Alfano. Kurz – informa l’agenzia Apa – ha ribadito che «l’Austria chiudera’ il Brennero, se l’Italia dovesse applicare il lasciapassare» (il permesso temporaneo di cui si era parlato in Italia nei giorni scorsi per superare il boicottaggio dei Paesi Ue che non hanno rispettato le quote stabilite in sede comunitaria, lasciando in gravi difficoltà Itaia e Grecia).
«Non abbiamo ancora la stessa posizione», ha detto Kurz dopo l’incontro che ha comunque definito «corretto».
La pretesa di Kurz è una palese violazione del diritto internazionale perchè le isole fanno parte del territorio su cui l’Italia è sovrana.
Inoltre, un sovraccarico di persone su una piccola isola come può essere Lampedusa configura una violazione dei diritti umani, visto che le convenzioni internazionali, cui anche l’Austria aderisce, prevedono comunque un trattamento che rispetti la dignità delle persone, impossibile da garantire quando su un territorio tanto ristretto gravano migliaia di profughi.
Difficilmente i migranti provenienti dalla Libia, cioè la maggior parte di quelli che arrivano in Italia dal mare, possono essere considerati “illegali”, poichè proprio la situazione che si crea in Libia con il traffico di esseri umani e l’assenza di uno Stato (torture, incarcerazioni, violenze fisiche e psicologiche) comporta di per se stessa una protezione internazionale.
Kurz ha sottolineato che per il momento la cooperazione con l’Italia sta funzionando, «ma se l’Italia dovesse applicare il lasciapassare verso nord, metteremo in sicurezza i nostri confini».
Immediata la replica del sindaco di Lampedusa. “Una dichiarazione del genere me la sarei aspettata da un naziskin – ha detto Totò Martello – non certo da un rappresentante delle istituzioni di un Paese della Comunità Europea. Evidentemente Kurz non sa neppure quanto è grande Lampedusa, e dimentica che nella nostra isola vivono seimila persone che si sentono europee”.
“Dalle parole che ho letto – aggiunge il primo cittadino – capisco che il ministro Kurz non sappia come avvengano gli sbarchi, in quali condizioni vengano soccorsi i migranti che arrivano a Lampedusa, e non sa quanti sforzi compiano quest’isola e i suoi abitanti per l’accoglienza umanitaria”.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO AVER PRIVATIZZATO L’ACCOGLIENZA, ORA TOCCA ALLA GESTIONE DEGLI AFFOGAMENTI
L’operazione “Defend Europe” rivela la tendenza più nascosta delle politiche migratorie degli ultimi anni: la tendenza alla privatizzazione.
I soggetti privati (le imprese) sono ormai diventati attori centrali nella gestione dei movimenti migratori.
L’operazione “Defend Europe” rappresenta, in questo senso, un caso tangibile. L’operazione è condotta con l’utilizzo della nave “C-Star”: la nave è affittata dall’organizzazione xenofoba europea, “Generazione identitaria” e ha come obiettivo il respingimento in alto mare dei migranti e dei richiedenti asilo che vogliono raggiungere l’Europa.
Obiettivo assolutamente illecito secondo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che semplicemente vieta ogni respingimento collettivo, anche in acque internazionali.
Risale al 23 febbraio 2012, infatti, la sentenza della Corte europea di Strasburgo, con la quale furono dichiarate illegali le operazioni di respingimento in alto mare, effettuate dal governo Berlusconi (2009), subito dopo il Trattato di amicizia con la Libia di Gheddafi. In altre parole, la Corte europea ha chiarito che, accordo bilaterale o no, nessuno Stato può respingere collettivamente le persone che emigrano.
Occorre che prima sia vagliata la loro situazione individuale, secondo le norme internazionali e nazionali.
Principio semplice e ragionevole, conquista del diritto europeo del Dopoguerra, dove a contare non era l’agire individuale, ma l’appartenenza a una categoria sociale o razziale.
Gli Stati, dunque, avrebbero in qualche modo le mani legate: certe operazioni non potrebbero (e dovrebbero) farle.
I lacci e lacciuoli del diritto internazionale (ancora) in vigore sono troppo vincolanti per consentire la realizzazione veloce delle politiche migratorie più à la page, quelle della serie “aiutiamoli a casa loro”.
Ecco, allora, che parte delle operazioni sporche vengono “appaltate” ad altri Stati, decisamente meno ipocriti in tema di diritti umani: alla Turchia, ad esempio, abbiamo dato sei miliardi di euro affinchè ci levasse di torno i siriani che scappano da bombe lanciate da molti Stati, anche europei.
Gli “appalti” sporchi nelle politiche migratorie non si fermano però agli Stati extra-europei: laddove serve entrano in scena i soggetti privati, le imprese.
La fase di accoglienza e detenzione amministrativa degli immigranti è quasi interamente gestita da soggetti privati in Europa.
Multinazionali gigantesche, come G4S e Serco, e tante altre ancora, stanno spazzando via le medie e piccole cooperative.
Così come accade in ogni settore del mercato libero e sovrano, i pesci più grandi mangiano quelli più piccoli. L’obiettivo di queste imprese è il profitto, non la realizzazione dei principi umanitari o dei diritti sanciti nei trattati.
A loro è delegata la gestione di una delle fasi più delicate del processo migratorio: il momento dell’arrivo che coincide con l’ingresso nel mercato del lavoro dei paesi europei. Il modo in cui gli immigrati sono trattati in questo particolare momento inciderà pesantemente per tutto il resto del loro percorso migratorio. Se saranno maltrattati, umiliati e abusati, costretti a lavorare gratis o per pochi euro, se avranno ingiustificatamente limitata la propria libertà personale o di movimento, c’è il forte rischio che siano educati all’iper-sfruttamento (di altre imprese), cioè educati ad accettare ogni paga e condizione lavorativa.
Con l’arrivo nel Mediterraneo della nave “C-Star”, che Famiglia Cristiana ha svelato essere legata a multinazionali di mercenari che già operavano in teatri bellici (Iraq, Afghanistan) e in operazioni anti-pirateria, per conto degli Stati che le ingaggiano, si può dire che un nuovo passo verso la privatizzazione delle politiche migratorie potrebbe compiersi molto presto.
Del resto, a pensarci bene, l’operazione “Defend Europe” non si colloca lontano da quanto voluto da molti governi: bloccare le partenze o respingere indietro gli emigranti.
Al contrario, la “C-Star” potrebbe fornire una soluzione operativa, togliendo dall’imbarazzo i governi che, in questo modo, non sarebbero costretti a violare i trattati internazionali sui diritti umani, sul diritto di navigazione e sul diritto d’asilo.
Inoltre, la “C-Star” non deve neanche sottoscrivere il codice di condotta che si vuole imporre alle navi delle Ong che soccorrono gli emigranti nel Mediterraneo, poichè la “C-Star” non intende portare gli emigranti nei porti italiani: li vuole riportare in Libia.
Non avrà cioè i limiti delle altre navi: potrà entrare nelle acque libiche e potrà spegnere il transponder, come e quando vorrà . Non sarà tenuta a sottostare alle regole degli altri. Avrà le mani libere per il lavoro sporco per cui è stata assoldata, da buoni mercenari.
L’ingresso dei soggetti privati nel sistema di governo delle migrazioni equivale, dunque, a creare una zona grigia e opaca nella gestione dei movimenti migratori, che non può che finire per eliminare, prima di tutto, i diritti degli emigranti e dei richiedenti asilo.
Se l’obiettivo è il profitto, come lo è, viene meno lo spazio per i diritti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
PROLIFERANO I GRUPPETTI… LA SOLITUDINE DI ALFANO
Per ricerca del centro perduto, o ritrovato, la traccia la offre quel vecchio segugio di Augusto Minzolini, chiacchierando in Transatlantico: “Ma che è ‘sto centro? Oggi state tutti sul centro. Il centro non esiste, è uno spazio virtuale. Ve ne siete accorti che Alfano è finito?”.
I movimenti però sono reali: le richieste di appuntamento ad Arcore, le trame. Compare Enrico Costa, al suo primo giorno da parlamentare, col telefono in mano: “Non sa quanti messaggi e telefonate. La gente vuole un centrodestra unito che torni al governo. Stiamo lavorando per irrobustirlo. Il come? Dipende anche dalla legge elettorale. Se c’è il listone è un conto, se c’è la coalizione occorre costruire una quarta gamba, di centro”.
Torniamo a Minzolini: “La questione è semplice. Questi centristi non sono un soggetto politico. Se a Berlusconi servono per fare la legge elettorale, è un conto, altrimenti li lascia dove stanno”.
E si gode lo spettacolo dei “traditori”, così li chiamano ad Arcore, che tornano a Canossa. L’altro giorno a una riunione con gli inquieti coordinatori del sud, si è precipitato Niccolò Ghedini, per tranquillizzarli, perchè l’allarme è scattato: “Non li vogliamo, i posti sono per noi che siamo sempre stati leali al presidente”.
L’avvocato ha assicurato: non saranno candidati di Forza Italia, se vogliono possono fare un gruppo centrista e si vedrà . Una quarta gamba appunto.
Ci stanno lavorando, appunto, Enrico Costa, l’ex sindaco di Verona della Lega Flavio Tosi e l’attivissimo Lorenzo Cesa, il cui sodalizio con Casini si è rotto da tempo. Maligno Fabrizio Cicchitto dice: “Quelli di Forza Italia lavorano a una “bad company, dove assembleare i pentiti evitando di sconsacrare la casa madre e di turbare quelli rimasti nei secoli fedeli”.
Quarta gamba o “bad company” è solo una delle tante, infinite dinamiche che produce l’ansia da seggio.
L’altra porta a Denis Verdini, il cui gruppo è ormai in dissoluzione. Soffre e si offre. Per ora senza risultati. “Silvio è un genio” dice a Repubblica Eva Longo, campana, che tre anni fa fece un selfie con Renzi, votando le sue riforme.
Due giorni fa, l’ex plenipontenziario di Berlusconi ha avuto un lungo incontro con Maurizio Lupi, per provare a fare di due debolezze una forza. Per chi può essere interessato la notizia è che, di fatto, hanno scaricato Alfano.
Una fonte di Area Popolare dice: “Angelino in questo momento è inspendibile sia per dialogare con Berlusconi sia con Renzi. Lupi vuole tornare in prospettiva in un’area di centrodestra, ma non da solo. Prova a costruire un gruppo in modo da avere capacità negoziale, in attesa di capire come si vota. E con Verdini e Zanetti si parla di qualche decina di parlamentari”.
L’ipotesi, o meglio l’intenzione, è quella di arrivare a gruppi unitari entro fine luglio. Il che porterà ad alcune defezioni di gente di Ala che andrà nei vari gruppi e gruppetti di centrodestra.
Alfano, invece, ha un altro disegno ancora. Fare la gamba di centro, però di una coalizione di centrosinistra, nel caso Franceschini riuscirà mai a riaprire la discussione sulla coalizione. E dialoga con Stefano Parisi.
Anche se l’ansia da sopravvivenza crea paradossi. Con Parisi che qualche settimana fa si è precipitato all’iniziativa di Salvini, dopo aver predicato moderazione per mesi. “Il problema di Parisi — dicono dalle parti di Zanetti — è che vuole fare il leader di un qualcosa e pretende che gli altri si iscrivano al suo movimento Energie. Il progetto non si capisce”.
Mettiamo un punto fisso. In tutto questa trasmigrazione, il governo non rischia nulla, anzi. Perchè è chiaro che chi è preoccupato per il seggio alla prossima legislatura non lo vuole perdere ora.
Passiamo ai disegni più chiari, in questa geografia. Raffaele Fitto, con i suoi Conservatori e Riformisti, non entrerà mai in gruppi para-berlusconiani, pur rimanendo nel centrodestra.
E Gaetano Quagliariello, con la sua Idea, spiega: “Con Costa o Alfano? Per carità , ho massimo rispetto per chi esce dall’ibernazione, ma noi siamo un’altra cosa. Noi siamo quelli del no al referendum. Io lavoro per una federazione della Libertà che va da noi alla Meloni”. Eccoli, tutti i “centri”, reali o virtuali che siano.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
FINE DELL’INUTILE POLEMICA CONTRO IL GIP CHE HA SOLO APPLICATO LA LEGGE… COORDINAMENTO PERFETTO CON LA QUESTURA
Espulsione immediata per Saidou Mamoud Diallo, il 31enne della Guinea che ha accoltellato il poliziotto in stazione Centrale a Milano.
Il questore ha emesso un ordine di espulsione convalidato dal giudice di pace: nel pomeriggio il migrante – dopo le procedure di identificazione da parte del console della Guinea – è stato portato a Malpensa e caricato su un volo diretto per il suo Paese in partenza alle 18.25. Durante il viaggio sarà scortato da tre poliziotti.
Molte polemiche si erano levate dopo che il gip – seguendo, in verità le normali procedure giudiziare – aveva (vista anche la prognosi per il poliziotto) derubricato le accuse da tentato omicidio a lesioni.
Il giudice aveva convalidato l’arresto ma disposto, come misura cautelare, l’obbligo di firma al posto della custodia in carcere. Successivamente, il gip ha revocato la misura cautelare dell’obbligo di firma, come richiesto dall’ufficio immigrazione della questura, per rendere possibile l’espulsione.
La legale di Diallo (il cui procedimento penale per resistenza, porto abusivo d’arma e minacce andrà avanti comunque a Milano), l’avvocata Nicoletta Collalto, ha spiegato che, in pratica, il guineano non è mai stato libero dopo la scarcerazione, perchè è stato tenuto negli uffici della questura in attesa dell’espulsione.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
INCASSAVANO CONTRIBUTI DELLA REGIONE LOMBARDIA MA NON PORTAVANO A TERMINE I LAVORI, TALVOLTA NEANCHE LI INIZIAVANO: COINVOLTI AMMINISTRATORI E FUNZIONARI PUBBLICI
Ricevevano contributi regionali per costruire piste ciclabili che collegassero le stazioni ferroviarie del Varesotto con la realizzazione di sistemi bike sharing, parcheggi per biciclette, velostazioni, sovrappassi ciclabili e cartellonistica.
Prendevano i soldi ma non portavano a termine i lavori e, in alcuni casi, neanche li iniziavano.
A scoprire “un danno erariale di circa 1.380.000 euro” sono stati i militari della Guardia di Finanza di Luino, piccolo comune sul Lago Maggiore, con l’operazione Bike Shadow, durata un anno.
Le Fiamme Gialle luinesi hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Varese 18 soggetti tra amministratori, funzionari e impiegati pubblici, oltre che diversi professionisti e alcuni imprenditori. Le accuse formulate, a vario titolo, sono diverse: falso ideologico commesso da pubblici ufficiali, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture, nonchè truffa aggravata ai danno dello Stato.
I militari, concluso l’attività di polizia giudiziaria nei confronti di tre enti locali ed alcune società di capitali, hanno permesso di accertare che, nell’ambito dei tre appalti esaminati, per un valore complessivo di 2.300.000 euro, molte opere non erano state realizzate o comunque non erano funzionanti, nonostante la scadenza dei lavori fosse terminata già da tempo.
Nonostante questo, allo scopo di ricevere lo stesso i fondi regionali, pubblici funzionari, insieme a progettisti e direttori dei lavori ed imprese, hanno attestato falsamente come regolari i lavori effettuati e le forniture ricevute.
Le attività investigative sono state indirizzate anche a verificare la destinazione dei contributi regionali, pari a 6.800.000 euro, di cui hanno beneficiato 19 enti locali, contributi assegnati nell’ambito di un bando pubblico, previsto dalla Legge Regionale n.7/2009 “Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica“.
Il comportamento illecito compiuto dai pubblici amministratori ed impiegati, in relazione alle frodi riscontrate e agli inadempimenti contrattuali, è stato anche segnalato alla Procura Regionale presso la Corte dei Conti per le valutazioni di competenza.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
NEL 2016 QUASI 20.000 POSTI PER IMMIGRATI REGOLARI NON SONO STATI ASSEGNATI… TROPPA BUROCRAZIA
Oltre 30 mila posti disponibili, più di 44 mila domande presentate e meno di 12 mila permessi di soggiorno rilasciati.
L’unico strumento alternativo ai barconi, il decreto flussi, è un rubinetto chiuso che dispensa con il contagocce qualche posto di lavoro stagionale.
Nel 2016 è stato rilasciato appena un permesso di soggiorno su tre di quelli messi a disposizione.
Quasi 20 mila (esattamente 19.394) sono rimasti sulla carta. Possibile?
«Troppa burocrazia», accusa Coldiretti. Il grosso dei posti riguarda infatti gli stagionali dell’agricoltura e spesso, quando arrivano le risposte, il periodo della raccolta è finito.
I numeri
Secondo i dati del Viminale l’anno passato, a fronte di un tetto di 30.850 posti (17.000 destinati appunto a stagionali di agricoltura e turismo e 13.850 tra lavoro autonomo e conversioni) sono arrivate 44.649 domande.
La maggior parte di queste ultime, 34.306, erano inviate da datori di lavoro che avevano bisogno di manodopera nei campi o in strutture turistiche.
Di queste, solo una su cinque ha avuto esito positivo: appena 7131. Quanto al resto, sono arrivate soltanto 8939 domande di conversione del permesso e 1404 per lavoro autonomo, largamente meno dei quasi 14 mila posti disponibili. E molte sono pure state respinte: appena 4325 hanno ottenuto il via libera.
Quest’anno i posti disponibili sono esattamente gli stessi ma è presto per fare bilanci.
«La legge – spiega Roberto Magrini, responsabile lavoro di Coldiretti – dice che il permesso andrebbe consegnato entro 20 giorni. In realtà è solo un auspicio. Spesso finisce che un permesso di cui c’era bisogno ai primi di giugno arrivi ad aprile, il datore di lavoro non lo ritira neanche. La procedura è molto lenta, il decreto dovrebbe uscire a novembre, invece arriva a marzo. Poi è chiaro che nelle prefetture alle prese con sbarchi e richiedenti asilo il problema si acuisce».
Meno lavoro, più asilo
Il problema c’è. L’emergenza sbarchi ha soppiantato gli strumenti che dovevano servire a regolare l’immigrazione. E così, se nel 2007 il 56% dei permessi di soggiorno venivano rilasciati per motivi di lavoro, nel 2015 questi sono crollati al 9%. In contemporanea i permessi per asilo e protezione umanitaria sono passati dal 3,7 al 28%.
«Ma non è solo per questo che lo strumento del decreto flussi è oggi inutilizzato — denuncia Paolo Bonetti, docente alla Bicocca di Milano ed estensore della Turco Napolitano — da una parte l’ingresso di Paesi come la Romania nell’Ue ha di fatto colmato esigenze lavorative un tempo coperte da extracomunitari. Dall’altro la crisi economica ha colpito duro: nessuno ne parla mai, ma nel censimento Istat del 2011 risultava che 850 mila stranieri un tempo iscritti all’anagrafe si erano cancellati. Erano tornati nei loro Paesi perchè qui non trovavano più lavoro».
Così il decreto flussi, un tempo strumento principe per l’ingresso regolare, si è svuotato. E oggi riguarda una minima parte di categorie lavorative di nicchia: stagionali, studenti, tirocinanti. Da anni non ci sono posti per il lavoro subordinato.
Le lentezze burocratiche
E anche il poco che c’è incontra ostacoli. «La macchina burocratica è lenta e si è cercato di rimediare», racconta Kurosh Danesh, dell’ufficio immigrazione della Cgil. Cinquantotto anni, da quasi 40 in Italia, si occupa della questione da sempre. Ora il permesso, spiega, dopo due anni di via libera stagionale, può essere convertito in uno stabile. E rientra nelle quote riservate alle conversioni.
Ma la questione vera, sottolinea, è che dal 2011 non c’è più la riunione che stabilisce il fabbisogno e non si fanno più ingressi per badanti, operai, imbianchini. «Certo – sottolinea – quello era un teatrino. La persona già si trovava sul territorio italiano e lavorava per la signora Maria. La signora Maria faceva finta di chiamarla dalle Filippine, lei tornava nel suo Paese e faceva finta di entrare in Italia per la prima volta. Ma almeno era una valvola di sfogo. Oggi abbiamo mezzo milione di persone che stanno sul territorio senza permesso di soggiorno, preda di qualsiasi speculazione».
Lo sponsor
Un tempo non era così. Sempre il professor Bonetti: «Nel 1998 avevamo introdotto un meccanismo che funzionava: il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro con sponsor in Italia. In tre giorni andarono esaurite tutte le 39.000 domande. Il tutor garantiva per la persona che arrivava in Italia. Tre anni dopo la Bossi-Fini cancellava questo straordinario successo».
Così gli stranieri hanno continuato ad arrivare, ma tutto avviene in modo irregolare e in 25 anni siamo stati costretti a fare 8 sanatorie.
Il decreto
Il decreto flussi, come strumento, ha conosciuto un continuo declino. Nel 2007 e nel 2008 (47.100 e 150.000 posti) era ancora mirato per il lavoro subordinato. Nel 2009 cambia: 80 mila posti solo per gli stagionali, appena 44 mila le domande.
L’anno successivo il Viminale mette a disposizione 98 mila posti per lavoro domestico. Risultato: quasi 400 mila domande presentate, spesso anche da operai che si fingevano colf.
Nel 2012 i posti sono 35 mila, di nuovo per gli stagionali e arrivano 60 mila richieste. Nel 2013 sono disponibili appena 17.850 posti – ma il grosso è per le conversioni – scelta rinnovata nel 2014.
Nel 2015 si punta di nuovo sugli stagionali: 13 mila posti, più 1500 per chi sia già stato in Italia con permesso stagionale almeno due volte.
Al fallimento segue un altro errore: nel 2012 viene stabilito che lo straniero che ritorna in patria perde i contributi pagati in Italia. Risultato: ora se uno straniero entrato con il decreto perde il lavoro resta in Italia fino a 65 anni nella speranza di recuperare la pensione. Nessuno rischierebbe di nuovo la trafila.
(da “La Stampa”)
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Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
CRESCONO LE DIFFERENZE TRA I PIU’ RICCHI E I MENO ABBIENTI
Sorpresa. L’80 per cento degli italiani si ritiene abbastanza o molto felice.
Poco importa che ben quattro su dieci ritengono peggiorate le proprie condizioni economiche negli ultimi anni.
È questo il risultato dell’ultimo sondaggio realizzato per verificare se e come i nostri connazionali si sentano più agiati rispetto al passato e che prospettive abbiano per i prossimi cinque anni.
Il tema centrale intorno a cui ruota tutta la ricerca è infatti la «Felicità », un diritto inserito già il 4 luglio 1776 nella Dichiarazione d’indipendenza americana.
La domanda che ci siamo posti e abbiamo posto è: gli italiani sono felici in queste notti di mezza estate?
La risposta è decisamente positiva: l’intera popolazione si giudica normalmente felice per l’80 per cento. Solo un marginale 20 per cento trova nell’infelicità una qualche ragion d’essere.
Ovviamente sono più felici i “ricchi” (quelli che appartengono a famiglie che hanno oltre 60 mila euro di reddito all’anno) e meno felici i “poveri” (o i quasi poveri), cioè coloro che dichiarano di avere meno di 24 mila euro di reddito.
In ogni caso la differenza tra “ricchi” e “poveri” non è tanta in termini di felicità : solo 13 punti.
Qual è dunque la “pozione magica” che definisce la felicità ?
In primo luogo per tutti è il sentirsi bene con il proprio corpo e con la propria mente, cioè star bene come famiglia, come amicizie, come sentimenti amorosi, come lavoro e anche, perchè no?, come italiano e appartenente a un determinato “genio locale” (genius loci).
Su tutto in ogni caso è immanente lo star bene finanziariamente. Il detto oraziano «Sua maestà il denaro dà ogni cosa» è introiettato dagli italiani come metafisica del loro vivere su questa terra.
I soldi hanno valore solo e soltanto perchè possedendoli hai più rapporti con la salute personale e con il mondo esterno e quindi hai più amici e più sicurezza in famiglia, sei più presente in mezzo agli altri.
Per cui il vero timore, quando si parla di benessere materiale, è che la ricchezza possa in qualche maniera diminuire come è accaduto a partire dal 2008 (4 italiani su 10 oggi si sentono più poveri rispetto agli ultimi anni e un’ulteriore metà degli italiani non pensano di essere più ricchi rispetto a 5 anni fa).
La felicità degli italiani si è però polarizzata negli ultimi cinque anni: il saldo è infatti negativo nella maggioranza di coloro che vivono in famiglie con un reddito inferiore ai 60 mila euro all’anno. Sono per la maggior parte i ricchi, quindi, a dichiarare un saldo positivo di felicità .
Quanto alle motivazioni che hanno aumentato lo stato di felicità generale la ragione base è il raggiungimento di una maggior armonia con la propria mente, con il proprio corpo e nei rapporti con gli altri, a cominciare dalla famiglia.
Fondamentale la salute dei propri parenti, l’aumento della cultura, e la maggiore partecipazione alla società , anche tramite lo sport.
Specularmente le ragioni citate per una minor felicità risultano essere un reddito percettibilmente disceso, malattie e lutti in famiglia e conseguentemente una minor armonia, una discesa della cultura, una meno intensa vita sociale, la vendita forzata di beni famigliari e, sostanzialmente, un maggior imbarbarimento del gruppo famigliare, anche in termini di viaggi, sport, cura del corpo e partecipazione attiva alla vita mondana.
Per gli italiani combattere la disuguaglianza, come fa uno Stato sociale, è importante, specie per le classi meno agiate della popolazione.
Ma nel complesso la maggioranza della popolazione guarda al fenomeno più in termini passivi che in termini di soluzione del problema. Infine, non si evidenziano opzioni verso particolari consumi per il presente o per il futuro, se non una richiesta generica.
La gente, vuole l’essenziale per vivere e qualche attività di svago e di divertimento. Un’aspirazione non diversa da quella degli abitanti dell’antica Roma: «Panem et circenses».
Nicola Piepoli
(da “La Stampa”)
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Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
LE POLIZZE ASSICURATIVE UN ESCAMOTAGE PER CONSENTIRE A CLIENTI DI NASCONDERE DENARO ALL’ERARIO
La Guardia di Finanza ha chiesto alle autorità fiscali svizzere gli elenchi relativi ai beneficiari italiani delle polizze assicurative del Credit Suisse, al centro di una indagine per frode fiscale chiusa nell’ottobre scorso con un accordo in base al quale la società si è impegnata a versare 109 milioni di euro al fisco italiano.
Le polizze assicurative secondo l’accusa, sarebbero state soltanto un escamotage studiato da funzionari della banca svizzera per consentire a clienti italiani di portare denaro oltre il confine e nasconderlo all’erario.
Al termine dell’ analisi dei dati svolta dalla Guardia di Finanza con l’Agenzia delle Entrate, sono stati finora identificati i titolari di 3.297 polizze, la maggior parte dei quali già destinatari di contestazioni degli uffici finanziari concluse con la riscossione di circa 173 milioni di euro per imposte, sanzioni e interessi.
La nuova richiesta riguarda gli effettivi beneficiari italiani tuttora non compiutamente identificati, titolari di ulteriori 9.953 posizioni finanziarie, per un ammontare complessivo di 6.676.134.954 euro.
Le prime identificazioni sono avvenute anche per effetto dell’adesione alla prima procedura di Collaborazione Volontaria (la «Voluntary disclosure»).
Per la nuova richiesta, la Guardia di Finanza si è avvalsa dei nuovi canali di cooperazione internazionale tra l’Italia e la Svizzera.
L’iniziativa deriva dagli esiti dell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, conclusa, tra l’altro, con il «patteggiamento» dell’istituto di credito per responsabilità ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001 in relazione al reato di riciclaggio.
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2017 Riccardo Fucile
NAPOLITANO REPLICA: “PAGATO SEMPRE TUTTO DI PERSONA”… LA SOLITA DEMAGOGIA DA QUATTRO SOLDI DEI GRILLINI… LA SCORTA L’HANNO OBBLIGATORIAMENTE TUTTI I MINISTRI, I SEGRETARI DI PARTITO, GLI EX PRESIDENTI E LE PERSONALITA’ RITENUTE A RISCHIO DAL VIMINALE
“In relazione a recenti polemiche di stampa e all’odierno post di Beppe Grillo “Per Napolitano vacanze dorate pagate da italiani”, devo precisare che il Presidente Emerito Giorgio Napolitano ha sempre pagato di persona, anche negli anni dei suoi mandati presidenziali, le spese delle vacanze trascorse da lui e dai suoi famigliari in alberghi privati, e che egli si riserva di valutare il ricorso alle vie legali contro chi non tenesse conto di questo chiarimento e dei fatti reali”.
E’ quanto si legge in una nota diffusa del portavoce del presidente Giorgio Napolitano che ieri è stato accusato sulla pagina Facebook del deputato M5S Riccardo Fraccaro di fare tre settimane di vacanze sulle Dolomiti a spese dei contribuenti.
Fraccaro è uno dei miracolati del M5S e della politica, uno che quando è entrato alla Camera aveva uno stipendio lordo di 16 mila euro annui e ora ne dichiara 98 mila.
Tra le altre cose l’Onorevole Fraccaro risulta essere parecchio indietro con le rendicontazioni; siamo a fine luglio 2017 e su Ti Rendiconto l’ultima risale al dicembre 2016.
L’attacco di Grillo a Napolitano.
“L’ex presidente Napolitano si gode le vacanze dorate in Trentino-Alto Adige, scortato dalla solita schiera di agenti di sicurezza e dai rinforzi inviati dalla Questura di Bolzano. Il soggiorno blindato di Re Giorgio, con tanto di hotel di lusso, è uno scandalo insopportabile a spese degli onesti contribuenti”.
E’ Beppe Grillo a scriverlo su Facebook, riproponendo le parole del deputato M5S Riccardo Fraccaro, che dice, tra l’altro, “dopo 64 anni di politica costata fiumi di soldi pubblici oltre che danni incalcolabili alla democrazia, Napolitano la smetta di pesare ancora sulle spalle del Paese”.
La demagogia imperversa
Vediamo di chiarire i termini della questione.
Ognuno è libero di andare nell’albergo che più gli aggrada, basta che se lo paghi. Napolitano ovviamente se lo paga, quindi sono affari suoi.
Che poi parli di “hotel di lusso” proprio Grillo, abituato a quelli esclusivi del Kenia o della Costa Smeralda, fa sorridere.
Cosa sono 500 euro a notte in confronto ai 15mila euro a settimana che Beppe Grillo chiede per affittare la sua casa di Marina di Bibbona?
Le altre spese, quelle relative alla scorta per ragioni di sicurezza, sono effettivamente, anche se indirettamente, a carico dei contribuenti italiani.
Peccato che la stessa cosa valga anche per i ministri, i segretari di partito, gli ex presidenti di Camera e Senato, non solo della Repubblica, e tutte le personalità a rischio secondo le valutazioni del Viminale.
Quindi la stessa scorta “protegge” pure un Di Maio, un Salvini e compagnia cantando.
Scorta a cui non si può rinunciare, tra l’altro, per ragioni di Stato.
Come da comunicato del Viminale «La tutela dell’ex capo di Stato è assicurata, non a richiesta dell’interessato, ma sulla base delle norme vigenti, con gli stessi criteri e con le stesse modalità utilizzati per analoghi servizi di protezione. I dettagli sulla composizione di detti servizi sono dati sensibili».
Quindi fatevene una ragione e cercate di fare politica con argomenti seri, se ci riuscite.
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