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NEL MEDITERRANEO ANCHE UNA NAVE DEI RAZZISTI DI GENERAZIONE IDENTITARIA PER “BLOCCARE I CLANDESTINI”

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

COLLUSI CON I TANGENTARI LIBICI DI CUI FARANNO GLI SPIONI… ORA VEDIAMO SE MINNITI AVRA’ LE PALLE DI BLOCCARE LA NAVE A CATANIA PRIMA CHE CI SCAPPI IL MORTO

Il crowdfunding è andato avanti, nonostante PayPal avesse il mese scorso bloccato la raccolta e restituito le donazioni.
Ma l’organizzazione ‘multinazionale’ di estrema destra, francese, italiana e tedesca conosciuta nel nostro Paese come Generazione identitaria, è riuscita lo stesso a noleggiare una nave da 40 metri per realizzare l’iniziativa Defend Europe, con lo scopo di pattugliare le acque al largo della Libia ed impedire ai migranti di raggiungere l’Europa.
Le diverse sigle nazionali hanno raccolto da maggio grazie al crowfunding 76.000 euro. L’obiettivo è “evidenziare il vero volto delle cosiddette organizzazioni umanitarie, la loro collaborazione con la magia dei trafficanti di esseri umani, e le mortali conseguenze delle loro azioni in mare”, ha dichiarato Clement Galant, responsabile francese del progetto in un video diffuso sui social network.
“Quando barche pieni di migranti illegali attraversano (il Mediterraneo) la nostra missione sarà  chiamare la Guardia Costiera libica per consentire loro di recuperarli e trarli in salvo e nel mentre li terremo al sicuro”, ha reso noto il gruppo.
Generazione Identitaria ha spiegato di aver noleggiato la nave ‘C-Star’ che è in rotta per il Mediterraneo dopo aver lasciato Gibuti e attaversato il Canale di Suez. La prossima settimana sarà  a Catania per prendere a bordo attivisti da Catania e pattuglierà  acque internazionali a largo delle coste libiche.
Dato che nessuno ha autorizzato queste “guardie bianche del sistema” al ruolo criminale che si sono autoassegnato, ora vediamo se Minniti blocca la nave a Catania, perquisisce lo scafo identifica e denuncia gli occupanti e rimanda con foglio di via i razzisti ai loro Paese di origine.
Prima che ci scappi il morto.

(da agenzie)

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RAGGI VUOLE 1,8 MILIARDI EXTRA PER ROMA (IN BIGLIETTI DI PICCOLO TAGLIO?)

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

PERCHE’ NON LI CHIEDE A FRONGIA CHE ANNUNCIO’ CHE IN COMUNE SI POSSONO TAGLIARE 1,2 MILIONI DI SPRECHI?

“Per rimettere in moto tutto servirebbero nell’Agenda per Roma 1,8 miliardi di euro extra che la città  non può produrre. Ce li date perchè siamo la Capitale o no? Ci date i poteri speciali perchè siamo la Capitale o no?”.
Lo ha detto oggi la sindaca di Roma Virginia Raggi durante l’audizione in commissione parlamentare d’inchiesta sul degrado nelle periferie.
“Stiamo cercando di amministrare al meglio quello che abbiamo — ha aggiunto — ci dite ‘potevate fare le Olimpiadi’, ma forse i nostri figli ci ringrazieranno”.
Noi non sappiamo se i nostri figli ringrazieranno Virginia Raggi per il no alle Olimpiadi. Ma abbiamo un’idea ben precisa di chi potrebbe cacciare i soldi che servono alla sindaca.
Daniele Frongia, quando ancora era un semplice candidato e presentando il suo libro “E io pago” alla Camera, sostenne nel febbraio di un anno fa in un’intervista a Roma Today: “Abbiamo individuato 1,2 miliardi di euro di sprechi. Se il Movimento cinque stelle venisse eletto alle prossime elezioni, nel giro di un anno potrebbero essere reinvestiti per la città , come asili, trasporti e manutenzione stradale”.
Ora, 1,2 miliardi non sono 1,8 miliardi. Ma ci si avvicinano.
Ecco perchè Virginia Raggi potrebbe chiedere al suo ex vicesindaco oggi assessore allo Sport dove sono finiti i risparmi che “nel giro di un anno” sarebbero stati reinvestiti per la città , come asili, trasporti e manutenzione stradale.
Perchè nel frattempo un anno è passato. Ma di questi risparmi — a parte quelli dell’Assemblea Capitolina, non a caso guidata da Marcello De Vito — non è che si sia vista una gran traccia.
E allora, cosa aspetta Virginia? Cominci da lì.

(da “NextQuotidiano“)

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EMERGENZA PROFUGHI, LA SOLUZIONE C’E’, FU UTILIZZATA DA BERLUSCONI: E’ IL VISTO DI PROTEZIONE UMANITARIA TEMPORANEA

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

TUTTO PERFETTAMENTE LEGALE, PREVISTO DALLA DIRETTIVA N° 55 UE DEL 2001, PERMETTE IL RILASCIO DI UN DOCUMENTO CHE CONSENTE DI PASSARE I CONFINI E RECARSI IN ALTRI PAESI EUROPEI

E dai e dai, la conferma infine è arrivata: Roberto Maroni, oggi governatore della Lombardia e nel 2011 ministro dell’Interno, ha riconosciuto che esattamente in quell’anno il governo Berlusconi fece ricorso a una direttiva europea del 2001 per concedere un visto di protezione umanitaria temporanea ai richiedenti asilo.
E con quella decisione consentì loro di superare i confini italiani per recarsi legalmente negli altri paesi europei.
Dunque, come abbiamo scritto in questi giorni – in relativa solitudine, ma in buona compagnia con la Comunità  di Sant’Egidio e di Radicali italiani – non è affatto vero che la sola scelta sia tra “bloccare i porti” e caricare sulle gracili spalle del nostro paese l’intera immigrazione proveniente dall’Africa.
La recente storia italiana ci dice che un’altra via, ragionevole e concretissima, esiste.
Il governo italiano, infatti, in base a quanto previsto dalla direttiva 55 dell’Unione europea del 2001, ha la possibilità  di ricorrere alla concessione della protezione temporanea ai profughi sbarcati sulle nostre coste.
Quella direttiva stabilisce standard minimi per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio, nonchè la promozione dell’equilibrio degli sforzi tra i Paesi che accolgono gli sfollati.
La durata della protezione umanitaria è di un anno e gli Stati membri sono obbligati a indicare la propria capacità  di accoglienza; oltre che a cooperare per il trasferimento della residenza delle persone da una nazione all’altra.
E prioritariamente va ricordato che nel nostro Paese oggi viene applicato l’approccio hotspot attraverso il quale vengono individuate le persone che rispondono ai criteri di un’altra procedura molto importante, quella della relocation.
E anche quest’ultima, se attuata come previsto, inciderebbe in misura rilevante su un’equa dislocazione dei migranti nel continente.
Secondo l’Agenda europea del 2015, in cui quel piano è contenuto, entro il prossimo mese di settembre dalla Grecia e dall’Italia sarebbero dovute partire 40mila persone. Una quota che, quasi certamente, non verrà  raggiunta a causa della scarsità  di posti (e di risorse) messi a disposizione dagli altri paesi europei.
Ma torniamo alla direttiva 55 del 2001.
Esattamente dieci anni dopo, il governo Berlusconi di fronte agli arrivi, già  allora consistenti, di profughi dalla Tunisia, concesse “un permesso di soggiorno per motivi umanitari”, della durata di 6 mesi, rinnovati in seguito per un altro anno.
A marzo di quell’anno, alcune migliaia di tunisini entrarono o provarono a entrare in Francia muniti di permesso temporaneo valido per attraversare le frontiere: si aprì un contenzioso con l’Italia e la questione si impose a livello europeo.
A maggior ragione oggi, in un contesto molto più delicato, precario e complesso, porre in questi termini la necessità  di una presa in carico della gestione dei flussi da parte di tutti gli Stati membri avrebbe un impatto forte, senza mettere a rischio l’incolumità  delle persone in fuga.
Qualora una richiesta analoga del governo italiano al Consiglio europeo non venisse accolta, si potrebbe comunque procedere all’adozione a livello nazionale di un provvedimento simile a quello assunto dal governo di centrodestra.
Insomma, invece di evocare continuamente – e retoricamente – “i pugni sul tavolo”, non sarebbe meglio studiare e realizzare, con determinazione e rapidità , provvedimenti previsti dalle convenzioni e già  utilmente adottati?

(da “Huffingtonpost”)

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CALAIS, LA STORIA DI EVA: “IO, MIGRANTE SENZA NIENTE, SONO SOLIDALE CON L’ITALIA”

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

LA RAGAZZA ETIOPE DI 17 ANNI FUGGITA DALLA GUERRA: “NON E’ GIUSTO CHE L’ITALIA VENGA LASCIATA SOLA A GESTIRE L’EMERGENZA”

A Calais, la “Giungla” non esiste più, ma di migranti ce ne sono eccome.
Le associazioni umanitarie parlano di circa 700 disperati che dormono dove possono, braccati dalla polizia che ha precisi ordini di non permettere più la formazione di accampamenti di fortuna.
Di giungle a Calais non ce ne possono più essere, tant’è che le autorità  stanno lavorando alla realizzazione di un’area naturale dove, fino allo scorso ottobre, vivevano circa settemila migranti che ogni notte tentavano di oltrepassare la Manica. Oggi le cifre sono inferiori, ma il flusso di disperati è dato in aumento — senza considerare che a La Chapelle, periferia nel nord di Parigi, sono stati sgomberati oltre 2.700 migranti, molti dei quali arrivati da Calais.
Tra i migranti che sono rimasti, o tornati, a Calais ce ne sono di giovanissimi. Alcuni ragazzini eritrei di 13 anni mi raccontano del loro lungo viaggio attraverso il deserto africano verso la Libia, dove hanno fatto tre o quattro mesi di carcere.
Nelle prigioni libiche succede di tutto, mi raccontano di privazioni di ogni tipo, violenze fisiche quotidiane e abusi sessuali nei confronti di ragazzine e ragazzine da parte delle guardie.
Da quell’incubo non si esce facilmente, quasi sempre pagando una cifra di denaro racimolata in qualche modo. Poi il viaggio sui barconi verso l’Italia e il lungo calvario fino al Nord della Francia, verso quel sogno, forse un po’ mitizzato, chiamato Regno Unito.
Tra tutte queste storie, mi colpisce quella di Eva (nome fittizio), una ragazza etiope di “quasi 17 anni”, come dice lei.
Eva è una delle pochissime ragazze che, in tanti viaggi a Calais, decide di parlare con me. Le donne, nelle tende della Giungla, fuggivano i giornalisti e le telecamere. Spesso erano custodite gelosamente dai loro compagni, fratelli o padri e a volte da questi sfruttate, visto che ai tempi della Giungla, si poteva ricevere del sesso orale nelle ore notturne per 5 euro.
Eva mi racconta la sua storia senza inibizioni, con un sorriso sulle labbra ricordo di tempi lontani, di quando nel suo Paese, l’Etiopia, viveva una vita povera ma normale. Il suo inglese è ottimo grazie ai film che guardava a casa, prima che l’ennesima escalation di violenze interne al Paese e frutto di tensioni mai risolte al suo interno e con la vicina Eritrea, non l’hanno costretta ad una fuga rocambolesca.
Del padre militare non ha nessuna notizia, non sa nemmeno se sia ancora vivo.
Contrariamente a tanti altri suoi coetanei, il suo passaggio dalla Libia è stato piuttosto indolore. Anche lei attraversa il Mediterraneo con un barcone e approda in Sicilia. Da lì arriva a Roma in treno e nella capitale resta due mesi, dormendo per la strada. “In Italia non è facile per noi, i migranti sono davvero tanti“, confessa. Da lì la decisione di partire per il Nord Europa, la terra promessa per migliaia di africani, e non solo.
“Non è giusto che l’Italia sia lasciata da sola a gestire quest’emergenza — mi dice — gli altri Paesi europei dovrebbero dimostrare più solidarietà , in fondo anche gli europei, in passato, sono stati profughi”. Le sue parole mi spiazzano. Lei, migrante senza niente, solidarizza con il popolo italiano. Non so cosa risponderle.
A Calais si trova da qualche mese, dorme nella vicina foresta, ma in uno stato di dormiveglia costante perchè se la polizia la trova sono dolori, nel vero senso della parola. Niente letto, niente tenda, niente bagno. Niente. Penso alle sue coetanee europee e le chiedo come fa una ragazza di 17 anni senza doccia, senza toilette.
Mi guarda negli occhi e sorride. Oggi, gli unici aiuti li riceve dai giovani volontari di associazioni come l’Auberge des migrants che ogni giorno dispensano pasti caldi, acqua e qualche coperta, che ogni notte la polizia — per ordini superiori — sequestra.
Adesso il suo sogno, come quello di tutti a Calais, è raggiungere l’Inghilterra: “Avere finalmente una vita tranquilla, poter studiare, trovare un lavoro”, mi dice.
Le faccio i miei migliori auguri. Mi sorride per l’ennesima volta, e prima di lasciarmi mi dice: “Sai, vorrei fare la giornalista anch’io un giorno, raccontare i fatti, denunciare le ingiustizie”.
Sì, in effetti nel mondo di ingiustizie ce ne sono tante.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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TOTI PERDE LA MAGGIORANZA IN REGIONE SULLE SOLITE MARCHETTE ALLA SANITA’ LOMBARDA: FDI VOTA CONTRO L’ENNESIMA NOMINA

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

BOCCIATA LA NOMINA DEL LUMBARD MACCARINI, CAPO DELLA SEGRETERIA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA… FINISCE 17-14, FDI VOTA CON LE OPPOSIZIONI

Prima importante spaccatura politica all’interno della maggioranza di centrodestra che governa la Regione e i tre capoluoghi Savona, Spezia e Genova.
E’ accaduto oggi in Regione, dove Fratelli d’Italia ha fatto saltare la nomina di Marzio Maccarini a membro del Consiglio dell’Istituto per la Ricerca sul Cancro.
Il motivo – secondo il Movimento 5 Stelle, primo a segnalare il caso, sta nel fatto che il partito più a destra della maggioranza mal sopporta la “colonizzazione” della sanità  ligure da parte della Lombardia.
Maccarini, 47 anni, è capo della segreteria della presidenza del Consiglio regionale della Lombardia.
«Al di là  del curriculum di altissimo livello, penso sia più opportuno, nell’interesse dei pazienti liguri, scegliere persone competenti che ben conoscono il territorio e le problematiche della nostra sanità , anzichè cercare fuori regione professionalità , seppur di indiscutibile valore», è il commento di Rosso, medico e presidente della commissione Sanità  in Regione Liguria.
«In Liguria — continua Rosso — in ambito sanitario, abbiamo persone competenti, serie e capaci, che conoscono molto bene la situazione della sanità  della nostra regione, le problematiche connesse a una popolazione anziana che deve essere seguita con la massima attenzione e sensibilità  nei bisogni sanitari quotidiani. Penso che ora sia il momento di valorizzare i nostri professionisti, senza doverli cercare in altre regioni».
«La maggioranza di centrodestra – scrivono i 5 Stelle in una nota – si spacca fragorosamente in Commissione sulle nomine nella Sanità  e finisce sotto per 17 a 14 sul voto per la nomina. Decisivi i voti contrari di Matteo Rosso e dell’assessore Berrino (rappresentato dallo stesso Rosso) che finalmente, dopo due anni, hanno rialzato la testa contro il fiorire di nomine di lumbard in tutti i settori regionali, Sanità  in testa. Meglio tardi che mai! Dietro le dichiarazioni di facciata, la maggioranza è nel caos totale, attraversata da scissioni e correnti interne tra partiti ormai sotto gli occhi di tutti. Lo spoils system messo in atto da Toti a beneficio degli amici lumbard è scoppiato tra le mani dello stesso centrodestra. E ora si apre una crisi di governo su cui va fatta al più presto chiarezza».
Anche i consiglieri regionali Pd Raffaella Paita e Valter Ferrando danno una lettura simile a quella dei 5 Stelle sull’accaduto: «La maggioranza è andata sotto in Commissione I di fronte all’ennesima nomina lombarda in sanità . Questa volta, infatti, di fronte all’ennesima imposizione dei cugini lombardi il consigliere regionale di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Sanità  Matteo Rosso si è ribellato e ha votato contro (in accordo col vicepresidente Pd Valter Ferrando, stanco di questa continua mortificazione delle competenze liguri), provocando la bocciatura del parere, visto che ai suoi voti si sono sommati quelli del Pd e del resto della minoranza.   Premesso che per noi Rosso ha fatto benissimo a opporsi a questa nomina, che dimostra ancora una volta la disistima da parte di Toti e co. nei confronti delle competenze liguri (un’ossessione ai limiti del persecutorio), c’è da dire che la tanto decantata unità  della maggioranza di centrodestra è evidentemente una foglia di fico, prontamente caduta dopo le elezioni amministrative di giugno. Ne vedremo delle belle».

(da “il Secolo XIX”)

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IBRAHIM, 24 ANNI, MORTO DI APPENDICITE E DI RAZZISMO

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

LA TRAGICA ODISSEA DEL RAGAZZO MORTO POCO DOPO L’ARRIVO IN OSPEDALE

Marco si è sentito male domenica, mentre era con suo fratello e gli amici.
Un ragazzo gentile di 24 anni che parlava cinque lingue, impegnato come volontario per tradurre le informazioni ai richiedenti asilo. Si lamentava per i forti dolori all’addome.
I crampi che provoca l’appendicite quando si infiamma. È corso in ospedale, dove lo hanno subito dimesso. «Ma io sto malissimo, mi fa male la pancia!», ripeteva. Non gli hanno creduto.
Nelle ore successive i dolori aumentano. La sera, Marco non riesce più a stare in piedi. Suo fratello e i suoi amici lo portano alla farmacia di turno, quella di Piazza Garibaldi, a un passo dalla stazione centrale di Napoli. Il farmacista si rifiuta di aprire la porta. Vede il ragazzo contorcersi per il dolore. Lo pregano di chiamare un’ambulanza.
Attendono per più di un’ora, mentre Marco è riverso a terra, ma l’ambulanza non arriva.
I ragazzi corrono alla fermata dei taxi più vicina, quella di Piazza Mancini. Per accompagnare Marco in ospedale servono dieci euro per la corsa. «Eccoli!», dicono, ma il tassista si rifiuta di caricarli. «Per piacere, sta malissimo!». Niente da fare.
I ragazzi sollevano Marco e lo scortano a un’altra farmacia. Il farmacista osserva il ragazzo e gli suggerisce di acquistare farmaci per quindici euro. Marco inghiotte i farmaci, torna a casa, vomita.
Suo fratello e i suoi amici tentano di nuovo di chiamare un’ambulanza, invano. Si rivolgono a Mauro, che è medico. Telefona anche lui: «Non possiamo mandare un’ambulanza per un ragazzo che vomita».
«Ma sta male — li supplica Mauro — è urgente!». Ricostruisce i fatti parlando al telefono con i colleghi, spiega i sintomi. Marco rantola, ha quasi perso conoscenza. «Niente ambulanza, dovete portarlo a farsi visitare alla guardia medica. Nel caso, poi, l’ambulanza la chiamano loro».
Suo fratello e gli amici lo prendono in spalla, corrono disperati verso Piazza Nazionale. Fermano una volante dei Carabinieri ma nemmeno quelli vogliono caricare Marco in macchina. Si rimettono a correre.
Quando arrivano a destinazione Marco non risponde più.
I medici capiscono che bisogna chiamare un’ambulanza e operarlo al più presto, ma il più presto era prima.
Poco dopo l’arrivo in ospedale, Marco è morto
È morto perchè non si chiamava Marco ma Ibrahim Manneh e veniva dalla Costa D’Avorio, come l’abbiamo ribattezzata noi europei nel 1500, quando abbiamo razziato tutti gli elefanti della zona portandoli all’estinzione.
La denuncia è partita dai suoi amici: gli attivisti dello sportello medico e legale gratuito dell’Ex Opg Occupato. Stamattina hanno convocato una conferenza stampa per denunciare questa incredibile storia di razzismo, ingiustizia e malasanità . Non è la prima che denunciano: in un anno di attività  ne hanno seguite tante.
Quella della ragazza shrilankese alla quale, dopo il parto, non consentivano di riconoscere sua figlia perchè non aveva i documenti. «Se entro dieci giorni non riconosci il bambino che hai partorito, vieni denunciato per abbandono di minore». I documenti li aveva persi nell’incendio che aveva distrutto la casa. I Carabinieri non avevano accettato la denuncia di smarrimento perchè la ragazza non aveva i documenti. «Ora la bimba ha otto mesi, si chiama Violetta».
Quelle delle decine di ragazzi bisognosi di cure mediche urgenti e intrappolati anche loro in un Comma 22: per ricevere cure urgenti servivano i documenti che arrivavano dopo mesi. «Abbiamo aperto un tavolo con la prefettura e abbiamo ottenuto una circolare ministeriale che chiarisce che non c’è bisogno dei documenti per essere curati».
Quella delle decine di minorenni soli che arrivano dalla Libia con i segni della tortura addosso: «Li legano, li gettano a terra, li percuotono sotto i piedi e sulle gambe con i bastoni chiodati fino a spaccargli le ossa. Un ragazzo che abbiamo appena visitato ha perso un occhio per una manganellata». Siccome sono ferite cicatrizzate, all’ospedale non vengono refertate, quando invece sarebbe necessario per ottenere asilo politico.
Quella di Chek, che rischiava di finire come Ibrahim. «Per mesi lo hanno ricoverato e dimesso senza fargli analisi. Solo grazie al nostro intervento e dopo molte insistenze hanno acconsentito a fargli un emocromo e una elettroforesi dell’emoglobina che ha confermato il nostro sospetto: Chek ha un’anemia falciforme omozigote. Adesso sarà  seguito da un centro specialistico e curato in modo adeguato ma se fosse morto, chi avrebbe spiegato perchè ai suoi genitori? Chi spiega il perchè per i tanti figli che muoiono attraversando deserti e mari?».
L’ambulatorio popolare dell’Ex Opg va avanti grazie a una rete di medici volontari. «Molti di loro non hanno alcuna appartenenza politica», spiega Mauro Romualdo, che voleva partire come medico volontario per l’Africa ma poi l’Africa l’ha trovata a Napoli.
Ci sono specialisti di medicina generale, il ginecologo Enrico che lavora in una struttura convenzionata, l’ortopedico Francesco detto Ciccio, un primario in pensione, una pneumologa, una psichiatra del Policlinico, specializzandi in Infettologia, medicina interna legale, infermieri e psichiatri allo sportello di ascolto e sostegno psicologico.
L’ambulatorio si è costituito grazie alle donazioni, come i due ecografi arrivati da un ginecologo in pensione. «Sono tante le gravidanze che abbiamo seguito. Da poco è nato Denis, il figlio di una ragazza cinese. «Non parlava italiano, ci capivamo traducendo sul telefono».
Per questo, all’Ex Opg ci sono anche i corsi gratuiti di italiano. «Vengono a farsi visitare anche tanti abitanti del quartiere e delle altre zone di Napoli. Un napoletano che non sapeva leggere e scrivere sta imparando qui». Il controllo popolare della salute, lo chiamano.
Garantire le cure mediche ma anche l’istruzione, l’assistenza legale contro lo sfruttamento e il lavoro nero, il doposcuola, l’asilo, perchè le cure non sono solo le medicine, cura è prendersi cura, capire i bisogni, ascoltare.
Per salvare Ibrahim sarebbe bastato ascoltarlo e invece è morto di razzismo: un male incurabile, sebbene la ricerca stia facendo passi avanti e passi indietro. Passi indietro a Chioggia, passi avanti a Napoli, all’Ex Opg, dove si aiutano gli immigrati a casa loro, cioè qui.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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CHI E’ IL NUOVO AMBASCIATORE USA IN ITALIA: IL SOLITO FINANZIERE AMICO PERSONALE DI TRUMP

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

EISENBERG E’ UN EX GOLDMAN SACHS, CONSERVATORE MODERATO E   CAMPIONE NELLA RACCOLTA DI FONDI

Finanziere, investitore e filantropo. Repubblicano moderato, è stato anche tesoriere del partito. È amico personale di Donald Trump.
Lewis M. Eisenberg sarà  il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia. Lo ha comunicato nella notte italiana la Casa Bianca, indicando la scelta del presidente che stando all’iter istituzionale deve essere confermata dal Senato.
Il nome di Eisenberg circolava da tempo. È noto per il ruolo di spicco che ha avuto nella elezione di Donald Trump, con efficacissime raccolte fondi durante la campagna elettorale, che da noto moderato gli hanno conferito una certa autorità  nell’avvicinare l’establishment moderato al tycoon, contribuendo così in maniera incisiva nella sua elezione alla presidenza.
Eisenberg è nato nel 1942 in Illinois da famiglia ebraica.
La sua città  adottiva è però New York, dove si trasferì nella prima metà  degli anni ’60 per frequentare la Cornell University.
Laureatosi nel 1966 cominciò immediatamente la sua carriera a Wall Street, assunto da Goldman Sachs lo stesso anno, vi rimase fino al 1989: fu nominato prima partner nel 1978, poi guidò la divisione equity.
Nel 1990 fondò la Granite Capital International, ma negli anni successivi ricoprì diverse cariche nel settore pubblico, tra cui quella di presidente della Port Athority di New York e New Jersey, anche durante gli attacchi dell’11 settembre.
L’anno successivo fu nominato direttore della Lower Manhattan Development Corporation che gestì la ricostruzione del World Trade Center.
Nell’ambito della sua attività  politica significativa è la fondazione del Republican Leadership Council, un gruppo politico che si definisce fiscalmente conservatore e socialmente inclusivo, a conferma del suo posizionamento da moderato all’intermo del Grand Old Party.

(da “Huffingtonpost”)

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MAY CHIEDE IL SOCCORSO ROSSO PER LA BREXIT, MA CORBYN PREPARA GIA’ LA CORSA ALLE URNE

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

LA PREMIER E’ SEMPRE PIU’ DEBOLE

Nella richiesta di collaborazione avanzata oggi da Theresa May al partito laburista c’è tutta la difficoltà  di una leader che, dopo la delusione delle urne, fatica a rilanciare la sua premiership.
È passato solo un anno dal suo insediamento a Downing Street, quando promise di trasformare la Brexit in un successo per il popolo britannico.
La realtà , oggi, ha un sapore molto più amaro: alla vigilia del prossimo round di negoziati con l’Ue (il 17 luglio), il suo governo non ha la forza politica, da solo, per guidare il Paese in un percorso che si sapeva complesso, ma non ci si rendeva conto quanto.
Così oggi, intervenendo a Londra sulla protezione dei diritti dei lavoratori nella cosiddetta gig economy, May ha dovuto chiedere pubblicamente il supporto dei parlamentari laburisti per portare a termine la Brexit e altri progetti di legge che rischiano lo stallo dopo che il suo partito ha perso la maggioranza in Parlamento nelle elezioni dell’8 giugno scorso.
Come scrive il Telegraph, la premier si è appellata direttamente ai parlamentari dell’opposizione, chiedendo loro di “contribuire, non di criticare e basta” e di aiutare a “chiarificare e migliorare” le sue proposte politiche nella Camera dei Comuni.
“Il mio impegno e la mia determinazione sono gli stessi di un anno fa”, ha assicurato May nel suo speech.
“Sebbene il risultato nelle elezioni politiche del mese scorso non è quello in cui speravo, non è cambiata la mia volontà  di cambiare la Gran Bretagna”, ha aggiunto, rispondendo alle voci di una corsa alla sua successione per la guida dei Tories. May ha aggiunto di essere convinta che la strada intrapresa un anno fa, con il suo insediamento a Downing Street, sia quella giusta. Ora — ha spiegato — si tratta di vincere una “battaglia delle idee” in Parlamento e nel resto del Paese dopo l’insuccesso elettorale.
Il punto è che per vincere questa battaglia la premier ha bisogno anche dell’opposizione laburista, che però in questo momento non ha alcun interesse a mettersi al servizio dell’esecutivo conservatore.
Un recente sondaggio di Yougov dà  il partito laburista guidato da Jeremy Corbyn in vantaggio di ben otto punti sui Tories. Se si votasse oggi, insomma, Corbyn avrebbe la strada spianata verso Downing Street, uno scenario inimmaginabile fino a pochi mesi fa.
Le ultime mosse in casa laburista suggeriscono che Corbyn e i suoi non abbiano alcuna intenzione di perdere il vantaggio accumulato, anzi.
Secondo l’Independent, Corbyn si appresta a lanciare un tour vorticoso in decine di collegi elettorali chiave.
Di pari passo, i membri del governo ombra si sparpaglieranno in tutto il Paese per cercare di convincere gli elettori che è arrivato il momento di ridare fiducia ai laburisti.
Sotto la leadership del 68enne, il partito si sta organizzando per farsi trovare pronto nel caso in cui l’amministrazione May dovesse collassare.
“Sarà  un’estate movimentata. Jeremy girerà  tra 40 e 70 collegi elettorali chiave e anche il governo ombra si muoverà  per il Paese”. La campagna elettorale, insomma, è già  iniziata, nella consapevolezza che l’elettorato britannico potrebbe essere richiamato al voto prima del previsto.
Domani, intanto, il Collegio dei commissari Ue, nella sua riunione settimanale, farà  “il punto della situazione sui negoziati per la Brexit in vista del prossimo round del 17 luglio”.
Lo ha annunciato il portavoce dell’esecutivo comunitario Margaritis Schinas. A partecipare alla riunione sarà  anche il caponegoziatore Michel Barnier, su invito del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Ieri i leader dei principali gruppi politici all’Europarlamento hanno bocciato la proposta della premier britannica sui diritti dei cittadini, ritenendola insufficiente in quanto rischia di creare uno status di “seconda classe” per i cittadini dell’Ue.
Un brutto colpo per la May, la cui mossa di chiedere aiuto ai laburisti sembra più un tentativo disperato che una speranza fondata.

(da “Huffingtonpost”)

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L’ITALIA BRUCIA: DAL VESUVIO ALLA SICILIA, DA ROMA ALLA PUGLIA E’ EMERGENZA INCENDI

Luglio 11th, 2017 Riccardo Fucile

DECINE DI CANADAIR IN AZIONE, LA MAGGIOR PARTE SONO DI ORIGINE DOLOSA

L’Italia brucia. Numerosi incendi, di origine dolosa e altri ancora da stabilire, stanno mettendo a dura prova la Sicilia, la zona del Vesuvio, Roma e la Puglia.
Anche oggi, dalle prime ore del giorno, gli equipaggi di Canadair ed elicotteri della flotta aerea dello Stato coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile, a supporto delle operazioni svolte dalle squadre di terra, hanno ripreso le operazioni di spegnimento dei tanti incendi boschivi: al momento sono 18 le richieste di concorso aereo ricevute dal Centro Operativo Aereo Unificato del Dipartimento.
Quattro dalla Campania, rispettivamente 3 dalla Basilicata e dalla Sicilia, 2 rispettivamente dalla Puglia, dall’Abruzzo e dalla Calabria e 1 rispettivamente dal Lazio dall’Umbria.
Al momento, l’impegno dei mezzi disponibili – 16 Canadair e 4 elicotteri del Corpo dei Vigili del Fuoco, a cui si aggiungono 3 elicotteri della Difesa – è concentrato sulle situazioni più critiche. Finora sono stati messi sotto controllo o spenti 2 roghi nelle province di Enna e di Trapani.
SICILIA
L’incendio che ieri ha bruciato la valle Scaldaferro, tra Enna e Calascibetta, ha danneggiato la linea ferroviaria Catania-Palermo che è stata interrotta. I passeggeri provenienti in treno da Catania alla volta di Palermo, vengono trasportati in pullman da Enna fino alla stazione di Caltanissetta.
Il fuoco ha devastato oltre 10 chilometri di territorio tra il viadotto Ferrarelle, da dove si è sviluppato, sulla A 19, fino a risalire le pendici di Enna e Calascibetta. Già  dalle prime ore dell’alba è entrato in azione il canadair dei vigili del fuoco che sta spegnendo alcuni focolai. La situazione, però, secondo la sala operativa della Forestale che insieme ai vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte, sembrerebbe ora sotto controllo. Stanotte intorno alle tre è stata riaperta l’autostrada nel tratto tra lo svincolo di Caltanissetta ed Enna.
La situazione legata all’emergenza incendi sta migliorando anche a Messina, dove si stimano danni per centinaia di migliaia di euro.
Nel pomeriggio riprenderanno le lezioni e l’attività  didattica nelle facoltà  che ieri erano state evacuate nel rione Annunziata. Intanto i vigili del fuoco sollecitano un rafforzamento dell’organico ritenuto insufficiente a fronteggiare l’emergenza. Ieri su Twitter anche Fiorello ha lanciato un appello chiedendo un aiuto mentre oggi il presidente della Regione Rosario Crocetta sarà  a Messina per esprimere la sua solidarietà  al sindaco Renato Accorinti. Gli esperti annunciano anche un probabile rischio di dissesto idrogeologico nei mesi invernali visto che sono andati distrutti numerosi ettari di bosco.
VESUVIO
Focolai di incendi probabilmente di origine dolosa sono attivi, di nuovo, anche sul Vesuvio. Le fiamme divampano nella Valle delle Delizie ad Ottaviano, in via Vesuvio ad Ercolano già  danneggiata da incendi nei giorni scorsi, nella zona a valle di Cappella Bianchini a Torre del Greco. Stanno operando carabinieri forestali, vigili del fuoco, protezione civile e personale dell’antincendio boschivo della Sma Campania oltre a squadre di volontari. Un aiuto è dato da un Canadair e da un elicottero. Le strade di accesso al Vesuvio, al momento, sono aperte.
ROMA
“Dal 1 giugno ad oggi il numero degli incendi boschivi si è quasi quadruplicato rispetto all’anno scorso. E questo anche a causa della siccità  eccezionale. Ieri mattina ho partecipato ad una riunione di coordinamento in Prefettura per discutere delle misure da adottare per contrastare quest’emergenza” scrive su Fb la sindaca di Roma Virginia Raggi.
“Tutti noi, dal Campidoglio al Prefetto di Roma, dalla Regione, alle forze dell’ordine ai vigili del fuoco, ci siamo impegnati a rafforzare immediatamente i dispositivi di prevenzione – scrive Raggi -. In particolare si è deciso di monitorare le zone a rischio, prevalentemente vicine alle aree abitate, provvedendo alla manutenzione del verde prevalentemente a ridosso delle strade e delle linee ferroviarie e garantendo la costante pulizia dei terreni”. “In questi mesi Roma Capitale – osserva ancora la sindaca di Roma – benchè in stato di gravissima carenza di personale e mezzi, dovuta anche agli attacchi vandalici alle strutture del Servizio Giardini del Comune, ha avviato lavori di manutenzione del verde pubblico. In qualità  di Sindaca della Città  Metropolitana invierò una lettera ai primi cittadini del territorio invitandoli ad alzare il livello di attenzione e ad adottare, qualora non l’avessero ancora fatto, il Piano di Emergenza della Protezione civile. Dobbiamo mettere in campo ogni misura per scongiurare quest’emergenza. E ogni istituzione, sono sicura, farà  la sua parte”.
PUGLIA
Da diverse ore alcune squadre di vigili del fuoco sono impegnate, anche con l’ausilio di Canadair, a spegnere incendi che si sono sviluppati in alcune zone del Gargano. Già  dal tardo pomeriggio di ieri le fiamme hanno interessato la zona di Carpino e in serata sembrava che la situazione fosse sotto controllo, ma a causa delle alte temperature e del forte vento, il fuoco si è propagato su altre zone del promontorio garganico, a Cagnano Varano e Mattinata. Decine di ettari di bosco e macchia mediterranea sono già  andate distrutte.
Disagi si sono verificati questa mattina in Puglia anche per gli automobilisti in transito sull’A14 Bologna Taranto dove a causa del fumo proveniente da un incendio sviluppatosi in una scarpata, è stato chiuso attorno alle 10 e da poco riaperto il tratto tra Foggia e Cerignola est in entrambe le direzioni.

(da “Huffingtonpost”)

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