Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
DEFEND EUROPE SOSTIENE CHE IL NOLEGGIO DELLA NAVE C-STAR E’ STATO AUTOFINANZIATO CON 70.000 EURO, CON QUELLA CIFRA NON ARRIVI NEANCHE IN LIBIA… QUELLI CHE IN ITALIA ACCUSAVANO LE ONG DI GESTIRE NAVI CHE COSTANO 400.000 EURO AL GIORNO ORA TACCIONO
La nave si chiama C-Star, batte la bandiera di Djibouti e ha attraversato ieri il Canale di Suez diretta a Catania. È stata affittata da Generazione Identitaria, movimento xenofobo nato in Francia e arrivato in Italia, nell’ambito di un progetto chiamato Defend Europe.
All’inizio di maggio, una piccola imbarcazione al porto di Catania aveva tentato una manovra di disturbo nei confronti della nave Aquarius della Ong Sos Mediteranèe.
A bordo c’erano la giornalista canadese Lauren Southern–riconducibile nella galassia dell’alt-right americana–e attivisti di Generazione Identitaria Italia e Austria.
La Capitaneria di porto aveva fatto intervenire una motovedetta che aveva accompagnato a terra la barca degli “attivisti”, che erano stati solo identificati e stranamente nessuno era stato denunciato come sarebbe avvenuto per qualsiasi comune mortale.
Probabilmente la Procura di Catania era troppo occupata a indagare sulle Ong, quelle che salvano le vite, non quelli collusi con gli assassini libici.
Poco dopo, gli stessi avevano lanciato “Defend Europe, volta a mettere fine alle operazioni SAR (Search and rescue) svolte dalla Ong nel Mediterraneo centrale”, con la solita tesi della “sostituzione etnica” delle popolazioni europee.
La campagna di crowdfunding, che puntava a raccogliere i fondi necessari al noleggio di un’imbarcazione, a giugno aveva subito una battuta d’arresto a causa del blocco del conto su Paypal e al congelamento dei soldi raccolti.
In Francia, come riporta Repubblica, le proteste erano state molto forti. Sui social era nato l’hashtag #StopDefendEuropePaypal, e dopo Paypal anche il Crèdit Mutuel aveva chiuso il conto di Gènèration Identitaire.
Ora miracolosamente in pochi giorni sarebbero entrati in cassa 70.000 euro che avrebbe permesso a Generazione Identitaria di affittare un’imbarcazione di 40 metri chiamata C-Star.
Chi conosce i costi di gestione di una nave a noleggio sa bene che con una cifra minima del genere non arrivi neanche in Libia che già devi riportare la nave al proprietario.
Ma tale anomalia non ha indotto finora la procura di Catania o Minniti ad aprire una inchiesta analoga a quelle “sui finanziamenti alle Ong” che hanno citato un giorno si e l’altro pure.
Non risulta che neanche Di Maio abbia chiesto chi finanzia questa “missione” xenofoba.
Il movimento aveva iniziato un tour in giro per l’Italia per promuovere la “missione” che non sarò certo sfuggito al nostro attento ministro degli Interni.
Nel corso di un incontro a Bolzano–promosso guarda caso dai Giovani Padani – il responsabile nazionale Lorenzo Fiato ha dichiarato che “per fermare questa marea che rischia di sommergerci vogliamo allestire una flotta, abbiamo già contattato numerosi marittimi che ci aiuterebbero, e ovviamente anche avvocati, disposti a sostenerci nelle eventuali spese processuali che dovremo affrontare.”
Più recentemente Fiato è stato intervistato anche dalla BBC, dove ha detto che i migranti “si riproducono come conigli” e “sostituiscono la popolazione originaria dei quartieri.”
Fino alla recente dichiarazione: “Abbiamo una grossa barca (un 40 metri n.d.r.), possiamo ospitare 30 persone, tra cui un equipaggio professionista che la guiderà , e potremo passare più di 30 giorni in mare,” dice il responsabile.
Se ne deduce che l’operazione avrebbe un costo giornaliero di 2.000 euro, ipotesi che farebbe sganasciare dalle risate qualsiasi esperto del settore.
Vediamo quale sarebbe il modus operandi:
“Il nostro obiettivo sarà quello di contattare la Guardia Costiera libica, il governo libico, a modo di sviluppare una collaborazione con loro e lavorare con loro al fine di fermare l’immigrazione massiva e il lavoro che le Ong stanno svolgendo in maniera criminale nel mar Mediterraneo.”
“Quello che faremo,” chiosa Fiato, “sarà tracciare il percorso delle Ong, seguirle e intervenire nel momento in cui loro svolgeranno degli atti criminali. Il nostro lavoro renderà il Mediterraneo un posto più sicuro.”
Cioè queste guardie bianche del sistema che si spacciano per rivoluzionari farebbero gli spioni per conto di un governo straniero e di una Guardia costiera collusa con criminali.
Mentre per loro sarebbero criminali quelli che cercano di salvare vite umane, rei di mettere in pericolo la razza ariana .
Nonostante le calunnie dei mesi scorsi e la caccia alle streghe che perdura tutt’ora, le Ong non svolgono alcuna “attività criminale” ma fanno operazioni perfettamente legittime, e in più sotto il controllo costante della Guardia Costeria italiana.
In più, a livello operativo non si capisce nemmeno con quale governo libico (ce ne sono diversi) dovrebbe interfacciarsi Generazione Identità , nè tantomeno con quale Guardia Costiera libica–visto che solo sotto il governo di Serraj ce ne sono due.
Tra l’altro, nonostante i finanziamenti e l’addestramento di Italia, le guardie costiere libiche sono responsabili di violenze ai danni dei migranti e collusioni (reali) con gli scafisti.
Per finire, i “respingimenti” di massa che Generazione Identitaria vuole fare sono vietati dal diritto internazionale.
Quest’ultimo, infatti, prescrive che i migranti intercettati in mare debbano essere trasportati in un “porto sicuro,” che non è il porto geograficamente più vicino.
E riportare i migranti in Libia, come ampiamente noto, significa solo una cosa: condannarli ad abusi, torture e sistematiche violazioni dei diritti umani.
Ne deriva che al primo atto di violazione delle leggi suddette la Guardia costiera italiana , se vuole evitare una denuncia per omissione di atti d’ufficio, dovrà intervenire, sequestrare la nave e arrestare in flagranza di reato i responsabili.
Nel frattempo la procura di Catania e Minniti si saranno certamente mossi per appurare le fonti di finanziamento degli organizzatori, come hanno fatto per le Ong.
O no?
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Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
“FATTORI DI ATTRAZIONE”, “AIUTO INDIRETTO AI TRAFFICANTI”, “CAUSA DI AUMENTO DEI MORTI IN MARE”: LA RICERCA DEL GOLDSMITHS COLLEGE DELL’UNIVERSITA’ DI LONDRA FA CROLLARE TUTTE LE BALLE XENOFOBE
La presenza delle navi delle Ong nel Mediterraneo centrale non ha fatto aumentare il numero delle traversate e non ha provocato un aumento dei morti tra i migranti in fuga dalla Libia.
Dopo mesi di “narrazione tossica” che hanno gettato gravi accuse sulle associazioni impegnate nel soccorso in mare, una ricerca del Goldsmiths College dell’Università di Londra ricostruisce le cause reali che hanno portato alla situazione attuale nel Mediterraneo.
“I fatti, semplicemente, non supportano l’idea che le Ong impegnate nel soccorso siano responsabili dell’incremento nel numero delle traversate”, ha spiegato Lorenzo Pezzani di Goldsmiths durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto “Blaming the rescuers” che si è svolta a Roma.
“Le argomentazioni contro le Ong ignorano deliberatamente il peggioramento delle crisi economiche e politiche che colpiscono numerose regioni dell’Africa e che sono fra le molte cause dell’incremento delle traversate nel 2016 -ha aggiunto-. In Libia, i migranti sono vittime di violenza estrema e sono disposti a tentare la traversata con o senza la presenza di attività di ricerca e soccorso”.
Tre gli elementi messi sotto la lente dai ricercatori, ovvero le tre principali accuse mosse in questi mesi alle Ong: il cosiddetto “fattore di attrazione” per i migranti in partenza dalla Libia, l’aiuto indiretto ai trafficanti e il fatto che la loro presenza renda più pericoloso l’attraversamento.
Tre accuse che vengono sistematicamente smontate partendo da dati ed elementi messi a disposizione da Frontex (uno dei principali accusatori delle Ong), Triton ed EunavForMed.
“Dipanando i fili dei vari processi e attori che hanno influenzato le dinamiche delle migrazioni nel Mediterraneo centrale tra il 2015 e il 2016 -si legge nel testo-, il rapporto esamina le accuse formulate contro le Ong e dimostra come si basino su dati parziali e falsi nessi di causalità ”.
Il primo dato a essere smentito è il cosiddetto “pull factor”, ed è la stessa Frontex a fornire i dati corretti per leggere la situazione.
Nel “Report annuale di analisi di rischio del 2017” l’agenzia delle frontiere europea evidenzia come l’aumento dei flussi di migranti provenienti dall’Africa subsahariana, dall’Africa occidentale e dal Corno d’Africa registrato nel 2016 (181.459 migranti, +18% rispetto al 2015) “dimostra che il Mediterraneo centrale è diventato la rotta principale per i migranti africani verso la Ue, ed è molto probabile che rimanga tale per il prossimo futuro”.
Parallelamente si è registrato un aumento dei flussi lungo la “Rotta del Mediterraneo occidentale” che parte dal Marocco (+46% dal 2015 al 2016) nonostante l’assenza di Ong.
C’è poi l’accusa -particolarmente grave- che imputa alla presenza delle Ong l’aumento del numero di morti nel Mediterraneo.
Il 2016, infatti, è stato un anno record per il numero di morti in mare: 4.851 i decessi accertati.
Ma le Ong non hanno provocato un aumento: se si prendono in considerazione i dati relativi ai singoli mesi del 2016, infatti, si nota come il tasso di mortalità sia molto alto nei primi mesi del 2016 (prima che le Ong tornassero in mare dal termine della pausa invernale) per poi calare rapidamente con il loro ritorno in “acqua”.
Il numero dei morti torna poi a salire solo quando la presenza delle navi umanitarie inizia a diminuire, alla fine dell’autunno.
“I fattori principali all’origine di una maggiore pericolosità delle traversate sono la crescita di un modello di tratta gestito dalle milizie libiche e gli effetti dell’operazione dell’Unione europea di contrasto ai passeur, nel corso delle quali sono state distrutte molte imbarcazioni di legno di grandi dimensioni, e non le ONG”, ha aggiunto Charles Heller di Goldsmiths.
Il terzo elemento al centro della ricerca “Blaming the rescuers” è il presunto aiuto (involontario) che le Ong darebbero ai trafficanti, spingendoli a usare barche di qualità scadente (gommoni di scarsa qualità al posto di più sicure imbarcazioni di legno) e quindi più pericolose perchè sovraccariche.
Un cambiamento che però è dovuto principalmente alla comparsa -verso la fine del 2015- di un nuovo modello di traffico controllato dalle milizie.
Al tempo stesso l’attività di distruzione e sequestro delle imbarcazioni prevista dalla strategia di EunavForMed ha spinto i trafficanti a puntare sui gommoni. Più economici, facilmente reperibili e molto più pericolosi per i migranti.
“Le imbarcazioni di legno sono più preziose rispetto ai gommoni, perchè possono trasportare più persone. Gli smugglers non possono più recuperare le imbarcazioni in alto mare e questo le rende un’opzione meno economica per il business. I gommoni vengono usati in due terzi dei casi e le imbarcazioni di legno solo in un terzo”, si legge in un report di EunavForMed datato 2015. Segno che l’uso di imbarcazioni più fragili e pericolose era già ampiamente diffuso prima che le Ong intervenissero in maniera massiccia nel Mediterraneo centrale. Sempre nello stesso report si legge: “Negli ultimi sei mesi abbiamo visto i trafficanti fornire le imbarcazioni con minori quantità di cibo e carburante, e metterle in acqua con condizioni meteo più rischiose”.
La ricerca si conclude osservando che le accuse contro le Ong ignorano deliberatamente il ruolo che altri attori, incluse le agenzie dell’Unione europea e i governi nazionali, hanno avuto nel rendere le traversate più rischiose.
“Siamo convinti che la narrazione tossica che accusa ingiustamente le Ong sia parte di un tentativo più ampio di criminalizzazione delle iniziative di solidarietà verso i migranti -ha concluso Pezzani-. È anche una distrazione conveniente, dal momento che distoglie l’attenzione dall’incapacità dei governi ad affrontare i veri problemi. Bisogna fare un passo indietro e chiedersi innanzitutto le ragioni dell’esistenza di un vero e proprio vuoto nelle attività di ricerca e soccorso che rende necessario l’intervento delle Ong”.
(da “Notizie geopolitiche”)
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Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
“LE MULTE VANNO PAGATE, L’ITALIA NON LE HA MAI FATTE PAGARE”: LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA CONDANNA L’ITALIA
Chi produce di più deve pagare, le leggi europee sono categoriche.
Ma l’Italia ha agito contrariamente alle regole previste dal regime delle quote latte.
Le multe per i produttori che hanno immesso sul mercato più del dovuto devono essere pagate, ma le autorità italiane al contrario non hanno rispettato tale obbligo. L’avvocato generale della Corte di giustizia dell’Ue, Eleanor Sharpston, considera «inadempiente» l’Italia e suggerisce alla ai giudici di condannarla.
Un pronunciamento che può voler dire multe. Se la Corte dovesse condividere la linea del magistrato accertando l’effettivo inadempimento, allora si dovrà procedere senza indugi al recupero delle multe non pagate, altrimenti saranno multe.
L’Italia rischia di perdere la causa avviata dalla Commissione europea.
E’ stata proprio l’esecutivo comunitario a portare il Paese in tribunale per una storia vecchia di decenni e che inizia nel 1984, quando l’Ue ha introdotto il regime delle «quote latte» per limitare la produzione e trasferire la responsabilità della sovrapproduzione ai singoli produttori e ai caseifici nazionali.
In pratica se uno Stato supera il massimo consentito nella produzione, tutti i singoli produttori che sforano i limiti sono soggetti al pagamento di una multa sulle eccedenze.
Spetta ai governi far pagare queste penalità .
Dal 1995 al 2009 l’Italia ha sempre prodotto più di quanto avrebbe dovuto, e avrebbe dovuto esigere ogni anno il pagamento della penale da parte dei produttori. Non è successo. La Commissione stima che su un totale di 2,3 miliardi di euro, 1,7 miliardi non siano ancora stati rimborsati.
Parte di questo importo sembra considerato perso o rientra in un piano a tappe di 14 anni, ma la Commissione stima che restino ancora da esigere dai produttori 1,343 miliardi e ne chiede il recupero.
L’avvocato generale dà ragione alla Commissione europea. La legislazione comunitaria che prevede il prelievo economico in caso di sovraproduzione lattiera «ha carattere imperativo per gli Stati membri», ricorda il magistrato Sharpston.
Le multe vanno pagate, e l’Italia non le ha fatte pagare. O si recuperano questi 1,3 miliardi, o l’Italia dovrà pagare multe che potrebbero essere salate.
Un bocciatura per il Paese e per Luca Zaia che, in veste di ministro delle Politiche agricole, evitò agli «splafonatori» di non mettere mani al portafogli, togliendo a Equitalia il potere di riscossione e permettendo pagamenti rateali alle aziende.
C’è di più. L’Italia non solo è tenuta come tutti gli Stati membri a far pagare le multe per i produttori che sforano. E’ tenuta anche a rispettare «l’obbligo di diligenza».
Cosa non fatta secondo l’avvocato generale, secondo cui la legislazione nazionale in materia si distinta per «l’inefficacia, l’irrazionalità e la farraginosità », dando di vita ad contenzioso giudiziario che in pratica «ha reso estremamente difficoltoso per lo Stato italiano, se non impossibile, procedere al recupero delle somme dai singoli produttori».
Un pasticciaccio all’Italiana in salsa leghista.
(da “La Stampa”)
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Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
IL SEGRETARIO GALANTINO CONTRO RENZI MENTRE L’OSSERVATORE ROMANO SFERZA L’EUROPA
“La frase ‘aiutarli a casa loro’, se non si dice come e quando e con quali risorse precise rischia di non bastare e di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità “. Così Nunzio Galantino segretario generale della Cei, commenta la frase di Renzi sull’emergenza migranti.
“Noi lanciamo la campagna ‘liberi di partire – liberi di restare’ con 30 milioni dall’otto per mille di aiuti concreti”, ha aggiunto.
Galantino ha anche criticato la distinzione tra migranti economici e rifugiati: “È come descrivere due tipi di povertà . È come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica”.
E dall’Osservatore Romano, in prima pagina, critica l’atteggiamento dell’Europa sul tema dei migranti. “Tanta solidarietà a parole. Ma nei fatti l’Europa continua a restare inerte di fronte al dramma dell’immigrazione nel Mediterraneo e alle difficoltà dell’Italia, ormai da sola in prima linea nel fronteggiare l’emergenza”, si legge sul giornale della Santa Sede.
Anche il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, ha sottolineato la necessità di mettere in campo risposte che non siano solo “chiacchiere da social network”.
“Il G20 di Amburgo – ha scritto Bassetti in un articolo sull’Osservatore Romano – purtroppo è sembrato a molti un’occasione persa”.
(da agenzie)
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Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
“IL CONFLITTO PER FAR CAMBIARE ROTTA A GOVERNO E IMPRESE”… SARA’ LA PRIMA DONNA A GUIDARE LE TUTE BLU IN 115 ANNI DI STORIA
Donna, pasionaria, convinta sostenitrice del conflitto come “unico strumento” per far cambiare rotta a Governo e imprese.
Dopo 115 anni di storia sarà una donna a guidare le tute blu della Fiom, l’ala dei metalmeccanici della Cgil: toccherà a Francesca Re David raccogliere l’eredità di Maurizio Landini, che lascia il ruolo di segretario dopo sette anni.
L’ufficializzazione arriverà domani al termine dell’assemblea dei delegati.
La scelta di Re David segna una continuità con la linea portata avanti da Landini in anni difficili per il mondo del lavoro e per lo stesso sindacato.
Anni segnati dall’ascesa del modello Marchionne in Fiat, diventata poi Fca, che ha caratterizzato una stagione di grande cambiamento per il mondo produttivo dell’auto. Sono stati gli anni della grande crisi di Termini Imerese e del grande conflitto con l’amministratore delegato del Lingotto.
Ma è stata anche la stagione delle tensioni con la “madre” Cgil e quella della lunga trattativa che ha portato, lo scorso novembre, al rinnovo del contratto dei metalmeccanici per il periodo 2016-2019, con un aumento medio mensile, a regime, di 92 euro.
Landini lascia, passa alla segreteria generale della Cgil, e accompagna l’arrivo di Re David con un testamento ben chiaro: rendere più forte la Fiom e “favorire il rinnovamento e l’ingresso dei giovani”.
Spiega, nel dettaglio, le ragioni che l’hanno spinto a proporre il nome di Re David all’assemblea chiamata a eleggere il suo successore: “Ho proposto Francesca che è una compagna che lavora in Fiom da lungo tempo, di esperienza e capacità , e che è anche la prima donna in 115 anni di storia Fiom che potrà dirigere i metalmeccanici”.
Chi è Francesca Re David? Segretario generale della Fiom-Cgil, si è occupato dell’organizzazione delle manifestazioni e a lei si deve l’ultimo accordo sul contratto di categoria.
Era il 2004 quando riferendosi alla questione del Mezzogiorno affermò: “L’indicazione che ci viene dal Sud è che il conflitto è lo strumento unico per costringere imprese e governo a cambiare rotta”.
Alla Fiom arriva una pasionaria.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DEL VATICANO PER L’ILLECITO DELLA RISTRUTTURAZIONE DELL’APPARTAMENTO DELL’EX SEGRETARIO DI STATO
Il Tribunale del Vaticano ha rinviato a giudizio Giuseppe Profiti e Massimo Spina nel procedimento per la distrazione di fondi della Fondazione Bambino Gesù.
L’accusa mossa nei confronti di Giuseppe Profiti, ex presidente della Fondazione Bambino Gesù, e di Massimo Spina, ex tesoriere, è avere utilizzato “per fini completamente extraistituzionali” 422.005,16 euro, che vennero impiegati per la ristrutturazione dell’appartamento dell’ex Segretario di Stato, il cardinal Tarcisio Bertone.
Il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha provveduto alla notifica agli imputati e ai loro avvocati della richiesta di rinvio a giudizio presentata dall’Ufficio del Promotore di Giustizia a conclusione della fase istruttoria del procedimento in corso per la distrazione di fondi della Fondazione Bambino Gesù e del conseguente Decreto di rinvio a giudizio.
Come detto, le persone rinviate a giudizio sono Giuseppe Profiti, ex presidente della Fondazione Bambino Gesù, e Massimo Spina, ex tesoriere, “in concorso tra loro”, perchè “entrambi pubblici ufficiali, hanno utilizzato in modo illecito, a vantaggio dell’imprenditore Bandera, denaro appartenente alla Fondazione Bambino Gesù, denaro del quale entrambi avevano la disponibilità in ragione delle funzioni dagli stessi ricoperte. In particolare sono stati pagati per fini completamente extraistituzionali euro 422.005,16, utilizzandoli per effettuare lavori di ristrutturazione edilizia di un immobile di proprietà del Governatorato, destinato a residenza del Segretario di Stato emerito, per avvantaggiare l’impresa di Gianantonio Bandera. Reato commesso nella Città del Vaticano, dal novembre 2013 al 28 maggio 2014”.
A seguito della richiesta di rinvio a giudizio presentata dal Promotore di Giustizia, il Presidente del Tribunale della Città del Vaticano, Prof. Giuseppe Dalla Torre, ha emesso il Decreto in cui ordina la citazione di Profiti e Spina e ha stabilito la seguente composizione del collegio giudicante: Prof. Avv. Paolo Papanti-Pelletier, Presidente; Prof. Avv. Venerando Marano, Giudice; Prof. Avv. Carlo Bonzano, Giudice.
Della Torre non farà parte del collegio giudicante perchè membro del Cda del Bambino Gesù.
La prima udienza è fissata per il 18 luglio 2017, alle ore 10: Profiti e Spina “non comparendo saranno giudicati in contumacia”.
L’11 luglio 2017 è stato il termine ultimo per proporre le prove a difesa, riservandosi di emettere successivi provvedimenti per la citazione dei testi.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
I VERDI DENUNCIANO CHE MANCANO BREVETTI, COMPETENZE E ADEGUAMENTI TECNICI… MA ANCHE LE REGIONI HANNO LA LORO RESPONSABILITA’
Mezza Italia brucia a causa degli incendi boschivi ma i Vigili del Fuoco e i Carabinieri non riescono a sfruttare tutta la flotta dei mezzi aerei di spegnimento.
La situazione è particolarmente drammatica al Sud dove da Napoli a Palermo sono arrivate numerose richieste di intervento da parte dei Canadair dei Vigili del Fuoco e della Difesa. Ma dopo lo smembramento del Corpo Forestale, voluto dalla legge Madia, gran parte della flotta di Stato è rimasta a terra.
Perchè gli elicotteri non volano?
Per tutta la giornata di ieri gli equipaggi di Canadair ed elicotteri della flotta aerea dello Stato coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile hanno ripreso le operazioni di spegnimento.
Complessivamente sono state quasi 50 le richieste di intervento aereo. La maggior parte proviene dalla Sicilia (17), dalla Campania (8) e da Calabria e Basilicata (6 ciascuna). Ma le chiamate sono giunte anche dall’Abruzzo (3), da Umbria e Lazio (2), mentre Sardegna, Puglia e Molise hanno fatto pervenire una sola richiesta.
Per forza di cose l’impegno dei mezzi disponibili viene concentrato nelle Regioni dove la situazione è maggiormente critica.
Il problema è che i mezzi a disposizione della flotta dello Stato non sono sufficienti a coprire tutte le aree di intervento.
Al momento sono operativi 12 Canadair CL415 due dei quali cofinanziati dalla Commissione Europea e 4 elicotteri Erickson S64F del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, a cui si aggiungono 5 elicotteri della Difesa.
La Protezione civile ricorda che la flotta dello Stato garantisce l’intervento a supporto delle attività di spegnimento assicurate dalle Regioni — tramite l’impegno delle squadre a terra e l’impiego di velivoli di 14 flotte aeree regionali, che comprendono complessivamente 34 elicotteri. In teoria dovrebbero essere le Regioni a varare i piani di intervento stagionali (gli incendi boschivi sono una costante in estate) e ha provvedere alla creazione di una flotta regionale.
Ma non tutte le regioni (Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise e Umbria) lo hanno fatto e si appoggiavano, fino allo scorso anno, alla flotta dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale. Con la riforma Madia e con il conseguente smembramento del Corpo Forestale uomini e mezzi sono stati ripartiti tra Carabinieri e VV.FF.
Dove sono finiti i mezzi antincendio del Corpo Forestale?
Il problema principale sono gli elicotteri: i Verdi denunciano che 16 sono stati andati ai pompieri e 16 ai Carabinieri.
Di quei 16 ieri in volo ce n’erano solamente 4. Ma mancano i brevetti e gli adeguamenti tecnici, così 28 elicotteri al momento sono a terra.
Sulla questione incide anche la scomparsa delle competenze. “Degli 8000 forestali” — scrivono i Verdi “in 360 sono andati ai Vigili del Fuoco, circa 1240 nella pubblica amministrazione e 6400 ai carabinieri”.
Ma soprattutto è scomparsa la figura del DOS (Direttore Operatore Spegnimento) che una volta faceva a capo al Corpo Forestale e che ora non risulta essere stata rimpiazzata. Risultato elicotteri che non volano per mancanza di personale, di manutenzione o di adeguamenti tecnici (era già successo qualcosa di simile durante l’emergenza neve nelle aree terremotate).
E soprattutto richieste di intervento cui è stato risposto negativamente, come è accaduto ieri nel palermitano dove per due volte è stato richiesto l’intervento dei Canadair, ma senza successo. “Erano tutti impegnati”, ha spiegato il sindaco di Castelmola (Messina) Orlando Russo.
Ed è anche per questo motivo che per fronteggiare la situazione di emergenza è stato richiesto l’invio di tre Canadair dall’estero.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
DA META’ GIUGNO A OGGI LE FIAMME HANNO DISTRUTTO OLTRE 26.000 ETTARI DI SUPERFICI BOSCHIVE
Solo in questo primo scorcio di estate, da metà giugno ad oggi, sono andati in fumo ben 26.024 ettari di superfici boschive, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016.
Le Regioni italiane più colpite sono la Sicilia con 13.052 ettari distrutti dal fuoco – con uno stillicidio di roghi in quasi tutte le province -, seguita dalla Calabria con 5.826 ettari, la Campania 2.461, Lazio con 1.635, la Puglia 1.541, la Sardegna 496, l’Abruzzo 328, le Marche 264, la Toscana 200, l’Umbria 134 e la Basilicata 84.
Sono questi i numeri, aggiornati al 12 luglio, elaborati da Legambiente sulla base dei dati raccolti dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto Copernico e che vanno a comporre il dossier incendi realizzato dall’associazione ambientalista, che fa il punto sull’emergenza roghi.
Nel dossier, Legambiente fa il punto sui roghi che stanno devastando la Penisola, analizzando nel dettaglio problemi, criticità , ritardi gestionali; facendo il punto sugli incendi appiccati dagli ecomafiosi e lanciando una serie di proposte a partire dalla definizione di una politica di adattamento ai cambiamenti climatici, rafforzando i controlli grazie anche alla nuova legge sugli ecoreati e aggiornando il catasto.
Il dato più rilevante che emerge dal report è che la gestione dell’emergenza incendi è stata segnata fino ad ora da troppi e ingiustificati ritardi a livello regionale e nazionale a partire dalle Regioni, che si sono mosse con troppa lentezza come dimostrano quelle più devastate dalle fiamme.
Ad oggi Campania e Lazio non hanno ancora approvato il Piano AIB 2017 (piano antincendio boschivo) e le relative modalità attuative per organizzare la prevenzione, il lavoro a terra, e gli accordi con i Vigili del Fuoco e con la Protezione Civile. Calabria e Sicilia lo hanno fatto in parte, con grande ritardo, e la Sicilia per altro non ancora stipulato la convenzione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Unica eccezione la Puglia che si è mossa su entrambi i fronti per tempo, ma non si hanno notizie dell’attivazione dei Centri Operativi Provinciali (Cop).
Ma il piano AIB da solo non basta a scongiurare devastazioni e atti dolosi, se non è accompagnato da un’efficace macchina organizzativa e da politiche di gestione forestale sostenibili come dimostra la situazione reale.
(da agenzie)
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Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile
MEMORABILE FIGURA DI M…. DEL FUORICORSO: E QUESTO VORREBBE FARE IL PREMIER?
Poco fa Luigi Di Maio ha pubblicato sulla sua pagina Facebook uno status in cui parla degli incendi al Parco Nazionale del Vesuvio e sostiene anche di essersi messo al telefono con le ambasciate degli altri paesi europei per chiedere l’invio dei loro Canadair, dicendo poi alla fine dello status che sono in arrivo “tre aerei” di cui due Canadair.
Sono stato tutta la sera al telefono con le ambasciate degli altri Stati europei per chiedere l’invio dei loro canadair, perchè quelli a disposizione purtroppo non sono abbastanza. Ora non serve fare polemica, dobbiamo solo rimboccarci le maniche e aiutare le aree colpite, serve subito che gli altri Paesi europei ci inviino i loro aerei per spegnere le fiamme, così come l’Italia ha fatto con il Portogallo qualche settimana fa.Sono in arrivo dalla Francia 3 aerei di cui due canadair.
Ma poco fa l’agenzia di stampa ANSA ha battuto la notizia che sono in arrivo tre aerei anti-incendio francesi “per dare aiuto ai colleghi italiani”.
Ma nel lancio è scritto chiaro e tondo che lo ha annunciato il portavoce della Commissione europea, Alexander Winterstein, specificando che gli aerei sono stati mobilitati dopo la richiesta di aiuto presentata formalmente ieri dalla Protezione civile italiana alla Ue.
Nel letamaio a cui è ridotta la politica italiana dove si specula sui disperati, si affogano gli innocenti per due voti di merda, mancava ancora millantare interventi mentre nel napoletano impazzano i camorristi appiccando incendi.
Ora siamo al completo.
(da agenzie)
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