Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
IL BUSINESS DEL RESPINGIMENTO DEI PROFUGHI, CHI LI PAGA?… LA NAVE E’ STATA UTILIZZATA IN PASSATO COME DEPOSITO DI ARMI
La nave affittata dall’organizzazione “Generazione Identitaria” racconta un mondo complesso e pericoloso, fatto di mercenari e compagnie di sicurezza private, attive da almeno cinque anni nell’Oceano indiano.
Si chiama C-Star, batte bandiera mongola ed è normalmente ancorata nel porto di Gibuti, il piccolo Stato al nord della Somalia.
Secondo i registri navali appartiene ad un armatore di diritto inglese, la Maritime Global Service Limited, con sede a Cardiff, la capitale del Galles.
L’attuale rappresentante — e socio unico — è lo svedese Sven Tomas Egerstrom, 49 anni, a capo di un network di società specializzate in difesa privata.
Il suo nome è collegato con la società britannica The Marshals Group, holding che riunisce — secondo il sito ufficiale – altre sei società , attive sempre nel settore della sicurezza.
Dall’Oceano indiano, dove le navi come la C-Star trasportano i mercenari armati in funzione antipirateria, fino all’Ucraina, paese dilaniato dalla guerra civile, dove la Land Marshals prepara un “open day” per il reclutamento del personale.
La bacheca della società sulla rete Linkedin contiene il profilo professionale di alcuni dipendenti, in buona parte ex militari ucraini e russi.
La C-Star è entrata a far parte della flotta di Egerstrom lo scorso marzo. Prima batteva bandiera di Gibuti ed aveva il nome di Suunta. Apparteneva ad un’altra società specializzata in sicurezza marittima privata, la Sovereign Global Solution, fondata dal francese Jerome Paolini e da Bruno Pardigon, uomo d’affari da anni residente proprio a Gibuti.
Secondo un cablogramma diffuso da Wikileaks, Pardigon avrebbe dato supporto negli anni passati alla Blackwater statunitense, attraverso la sua precedente società , la Djibouti Maritime Security Services, per operazioni antipirateria.
Jerome Paolini ha un passato di consulente del governo francese e definì la società di Gibuti creata insieme a Pardigon come “legata all’esercizio della sovranità ” degli Stati.
Secondo un rapporto del comitato sul controllo dell’esportazioni delle armi dell’House of Commons del Parlamento inglese, la nave utilizzata da Generazione identitaria — quando si chiamava ancora Suunta — faceva parte di un elenco di “Santa Barbara galleggianti”.
Si tratta di vascelli utilizzati come deposito di armi, che forniscono supporto logistico ai contractors nelle operazioni militari private antipirateria.
Dalla lotta alla pirateria al controllo dei flussi di migranti: solo un business.
Dallo scorso gennaio la Sovereign Global ha annunciato di voler uscire dal settore della sicurezza antipirateria.
Poco prima sul sito aveva reso nota la partecipazione ad una missione di recupero di migranti somali.
Un cambio di strategia aziendale che potrebbe essere un indizio del futuro utilizzo delle società di mercenari nel controllo dei flussi di migranti.
Le società di sicurezza marittima hanno oggi la necessità di trovare nuovi fronti.
Andrea Palladino
(da “Famiglia Cristiana“)
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Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
UN GIORNO CON UN NET: “A 21 ANNI HO SMESSO DI GUARDARE AL FUTURO, E’ ABBASTANZA STRAZIANTE VEDERE GLI ALTRI CHE SI DIVERTONO”
Lavori? «Mi piacerebbe». Studi? «Ho preso il diploma tre anni fa». Hai qualche piano per il futuro? «Cosa?». Allora sei un Neet. «Sì», dice Ernesto Grasso, 21 anni, stirandosi giù la maglietta per timidezza.
«Ho sentito i servizi su questa cosa. Fanno un po’ arrabbiare, come quando in televisione hanno detto che la crisi è finita».
«Ma le statistiche – aggiunge – non sanno niente di me e di mio padre, della nostra famiglia».
Le panchine di cemento del quartiere dormitorio delle Vallette, a Torino, sono piene di scritte nere. I giardini hanno vista sul carcere. Tutte le strade portano nomi gentili. Ma, come già scrivevano Fruttero & Lucentini in «A che punto è la notte», «in via dei Rododendri non c’è nessun Rododendro». Così come in via delle Primule e in via dei Mughetti, dove ci incontriamo.
L’ultima indagine pubblicata dalla Commissione europea assegna all’Italia il record di Neet: Not in employement, education or training.
Giovani fra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano e non stanno facendo percorsi di formazione: il 19%.
Ragazzi impantanati, insomma. Come Ernesto Grasso: «Mio padre è un operaio della Fiat, mia madre fa le pulizie quando trova un po’ di ore. Divido la stanza con mio fratello Michele, che ha 39 anni. Ho un altro fratello disoccupato. Viviamo in cinque con due stipendi. Io cerco di aiutare: butto l’immondizia, cucino, vado a fare la spesa. Compriamo il pane tre volte a settimana».
Ultimamente alle Vallette vanno di moda i cani molossoidi, meglio se in coppia: «Sono dei simboli», dice il Neet Ernesto. «Devi averli. Come certe scarpe e l’iPhone a rate. Io non ho niente di tutto questo. E ho sempre preferito i gatti. Come Giampi. È il mio migliore amico, soprattutto di pomeriggio. I pomeriggi sono la cosa più difficile. Gioco alla PlayStation. Vado a camminare. Ma non passano mai».
Troppo azzurri e lunghi soprattutto qui, alla periferia di Torino.
Andrai in vacanza? «Non ho mai fatto vacanze al mare o in montagna. Ho preso l’aereo due volte. La prima per accompagnare mia madre in Sicilia dai parenti. L’altra, con la scuola, in quarta, per andare in gita a Praga».
Racconta della tua vita scolastica, allora, se ti va. «Ho frequentato il Liceo Artistico Aldo Passoni di Torino, indirizzo Design Industriale. Mi sembrava il più sicuro in una città come questa. Ho faticato un po’, ma poi ho preso il diploma con 68 centesimi. Pensavo di trovare lavoro, ma mi sono reso conto che ci vuole molto di più. All’inizio, ho mandato il mio curriculum ovunque. Nessuno mi ha risposto. Sono andato all’Open day dello Ied, l’Istituto europeo del design, una scuola bellissima. Ma il costo è notevole. La retta sarebbe quasi 10 mila euro, come comprare una Punto nuova ogni anno. Ne ho parlato con i miei, ma anche volendo non si può».
Potresti cercare di vincere una borsa di studio, dice la vocina della ragionevolezza. «Mi mancano le basi, sono sincero», dice Ernesto Grasso. «Ho molta fantasia. Ma mi manca la tecnica per fare un ottimo schizzo. Ho guardato i lavori di quelli che hanno vinto le borse, sono a un livello nettamente superiore al mio».
Ha ragione Ernesto Grasso quando dice che le statistiche non conoscono le vite delle persone.
«Mi alzo alle 8. Riordino la cucina. Aiuto mia madre. Vado al supermercato una volta alla settimana con la lista precisa. Oggi abbiamo mangiato pennette con le zucchine, siamo tutti a dieta. Abbiamo comprato la cyclette per mio padre, perchè ha l’osteoporosi. Allora la uso anche io».
Tentativi di lavorare? «Mi sono iscritto a sette centri per l’impiego. Fino a qualche mese fa, ogni giorno andavo al centro commerciale a vedere se mettevano degli annunci. Ho provato all’Ikea, a Leroy Merlin. L’ultimo tentativo è stato per un posto da commesso in un negozio di videogiochi. Non servo. Mi scartano sempre. Dopo un po’, ti chiudi. Ci rinunci. Vivi dentro la tua stanza, aspetti che passi il pomeriggio». Ma hai mai fatto un lavoro vero?
«Due volte. Guardiano a una sagra patronale, dove mi hanno dato 20 euro in nero. E poi, per una cooperativa che si occupa di montare palchi. Dopo sei turni, ho preso 290 euro».
Ed ecco la vita sociale del Neet Ernesto: «Se devo invitare, porto dei panini da casa e propongo un picnic. Ho avuto solo una ragazza che non ha dato peso alla cosa, diciamo così. Non vado a ballare. Ma raggiungo gli amici quando escono dalla discoteca e stiamo ancora un po’ fuori insieme, prima di tornare. Io penso di avere metà delle colpe per questa situazione, ma non tutte».
Cosa dice tuo padre? «Di provarci sempre, fino alla fine, in modo da non avere rimpianti». E tua madre? «Mia madre mi sembra stanca. Credo che vorrebbe poter stare a casa tranquilla, senza più andare a fare le pulizie».
Il sole tramonta sul quartiere delle Vallette. Sono giornate straordinariamente limpide. C’è quel silenzio che si può ascoltare solo d’estate. «Andrei domani a fare l’operaio al posto di mio padre», dice Ernesto Grasso.
«È abbastanza straziante vedere gli altri che si divertono». E poi, se avessi un lavoro vero, quale sarebbe il tuo grande sogno? «Prendere la patente».
(da “La Stampa”)
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Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
LA CONVERSAZIONE TRA L’IMMOBILIARISTA E L’EX PARLAMENTARE
È il 19 gennaio 2016 quando gli investigatori registrano un’importante conversazione tra l’imprenditore Alfredo Romeo e l’ex parlamentare di An Italo Bocchino. È un dialogo già noto, che però il Fatto, avendone ascoltato con attenzione l’audio, oggi può riportare in una nuova interessante lettura.
Per comprendere il senso di questo importante scambio di battute, bisogna ricordare qual era, in quel momento, il quadro della situazione per il mega appalto Fm4.
I lotti in ballo sono 14 ma, quel che qui interessa, è che se ne aggiungono altri 4 — tecnicamente detti accessori — per un totale di 18.
Le graduatorie saranno note soltanto ad aprile ma Romeo è già in grado di conoscere com’è messa la sua azienda.
Lui è pronto ad aggiudicarsi appalti per 609 milioni, essendo primo nei due lotti di Lombardia—Emilia e Campania-Basilicata, più un lotto accessorio, ma ha perso il lotto 10, al quale tiene tantissimo, ovvero quello che riguarda Roma centro e i palazzi del potere.
La cordata di Cofely — che secondo la testimonianza di Luigi Marroni era sponsorizzata dal partito Ala di Denis Verdini — sta invece incassando tre lotti principali, per un fatturato di 480 milioni, incluso il lotto romano.
C’è poi la Manutecoop che, per 532 milioni, vince tre lotti principali e uno accessorio.
È in questa partita che s’inquadra la conversazione tra Romeo e Italo Bocchino.
Il primo gli racconta di aver saputo che Luca Lotti ha detto che “non si strapperà i capelli se perde Romeo”. “La logica loro”, gli risponde Bocchino, “è … difendiamo un po’ le cooperative che sono posti di lavoro del partito sostanzialmente …”.
Poi si accavallano le voci e la conversazione diventa incomprensibile.
Quando l’intercettazione tra i due torna a essere chiara Bocchino riprende picchiettando sulla scrivania: “L’ho provocato di qua e di là …. gli ho detto sì ma …. chi è … che cos’è …”.
L’ex parlamentare racconta a Romeo le risposte ricevute dal suo interlocutore — l’ex ad di Consip Domenico Casalino — e ricostruisce: “Allora Italo … dice… (abbassa il tono della voce) Romeo c’aveva solo la Campania … con il lavoro fatto con il Presidente di Commissione … m’ha detto che il lotto giù li è chiuso … adesso … mi ha detto che farà tutti gli sforzi possibili e immaginabili … io non vorrei …”. E proprio questo è il punto.
Il Fatto ha ascoltato l’audio della conversazione: l’impressione (netta) è che la trascrizione sia imprecisa.
Bocchino, ascoltando la frase dalla sua viva voce, non sembra dire affatto “il lotto giù lì”, che potrebbe apparire il lotto in Campania, quello che lo vede già primo in graduatoria.
Piuttosto, la frase giusta appare un’altra: “il lotto aggiuntivo”, che legittima un’interpretazione della frase ben diversa.
E non si tratta di un dettaglio poichè, il lotto aggiuntivo, può ben essere quel lotto accessorio nel quale poi Romeo ad Aprile, tre mesi dopo, risulterà primo.
Se così fosse, quindi, il senso della frase sarebbe una sorta di profezia: a detta dell’ex Ad Casalino, grazie al lavoro di lobby fatto sul presidente di Commissione della gara Fm4 in Consip, che è Francesco Licci e non risulta indagato, il lotto accessorio sarebbe andato a Romeo.
Sempre stando alle parole di Bocchino, che in questo caso riporterebbe così la confidenza fattagli da Casalino: “Allora Italo … dice (dice Casalino, Ndr)…. (abbassa il tono della voce) Romeo c’aveva solo la Campania … con il lavoro fatto con il Presidente di Commissione … m’ha detto che il lotto aggiuntivo è chiuso …”.
Dal punto di vista investigativo, non è una circostanza da poco, e solo la Procura può stabilire se questa conversazione tira in ballo — e come — il presidente di Commissione, Francesco Licci, oppure no.
Il Fatto ha contattato Bocchino che ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Anche Licci non ha risposto a telefonate e sms.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
LA MINISTRA DEI TRASPORTI FRANCESE BORNE: “BISOGNA RIESAMINARE I FLUSSI DI MOBILITA’ E LE SPESE IN RAPPORTO ALLE RISORSE”
Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron “ha annunciato un approccio globale. Si fa una pausa, si riesaminano gli orientamenti in termini di mobilità , si riesaminano le spese e le risorse per non fare più promesse non finanziate, e avere dunque a disposizione risorse coerenti con le promesse fatte”.
Si tratta quindi di una pausa sulla Torino-Lione? “si tratta di una pausa”.
Lo dice la ministra dei trasporti francese Elisabeth Borne a Reporterre.Net, sito francese ‘quotidiano dell’ecologià , in un’intervista diffusa dai comitati no tav e ascoltabile anche come file audio sul sito transalpino
“Il presidente della repubblica ha annunciato che, dal momento che gli impegni che sono stati presi e i bisogni essenziali in termini di manutenzione e rigenerazione superano di dieci miliardi le entrate prevedibili in questa fase, siamo obbligati a fare una pausa per riflettere sul modello di mobilità e dare priorità ai progetti- dice Borne- e in seguito andremo verso una legge di programmazione nella quale non saremo più tra promesse non finanziate: avremo anno per anno, con una visione su dieci anni e nel corso dei cinque anni del periodo quinquennale, spese e ricette equilibrate”.
La pausa annunciata dal ministro riguarderà tutto il tratto della linea ad alta capacità in Francia, ma non quello internazionale da Saint Jeanne de Mauriènne e Susa per cui sono già partiti i lavori.
Il 28 luglio si terrà un vertice della ministra Borne con il collega italiano Graziano Delrio. A settembre invece si svolgerà a Lione il primo incontro bilaterale sull’opera con il nuovo governo di Parigi.
Ieri si è intanto aperta la conferenza dei servizi per la variante che prevede di scavare la parte italiana del tunnel partendo da Chiomonte.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
“MACRON E’ UN NOVELLO NAPOLEONE, ALMENO QUELLO COMBATTEVA AD AUSCHWITZ”… COME NO, MAGARI PURE A MATHAUSEN
Auschwitz al posto di Austerlitz. Di Battista cade sulla storia alla Camera.
“È vero che in questo momento a Ventimiglia vengono di fatto rispediti in Italia, probabilmente in vie non ufficiali, anche dei migranti minori dalla Francia del novello Napoleone Macron, che piace a tutti quanti voi come se fosse Napoleone, almeno quello combatteva sui campi ad Auschwitz, non nei consigli di amministrazione delle banche di affari”.
Un errore che lo stesso deputato 5 Stelle ha ammesso su Facebook e per cui si è scusato.
“Ho fatto un errore durante il discorso sull’immigrazione al ministro Minniti. Un lapsus, cose che capitano. Parlando del ‘novello Napoleone’ Macron volevo citare Austerlitz e, andando a braccio, mi è uscito Auschwitz. Di gaffe si tratta, e chiedo scusa”, ha scritto Di Battista su Facebook.
In attesa della prossima.
(da agenzie)
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Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
IL NEMICO GIURATO DI SALVINI FUTURO ALLEATO DI FORZA ITALIA IN FUNZIONE “MASSA CRITICA”…DOPO BOSSI E MARONI, TERZA TAPPA PER ISOLARE SALVINI
Di tutti i personaggi che Silvio Berlusconi sta riportando all’ovile, il più sorprendente è senza dubbio Flavio Tosi: due volte sindaco di Verona, cacciato nel 2015 dalla Lega Nord con un manipolo di parlamentari a lui fedeli, sostenitore del governo Renzi.
Le ultime notizie lo danno in procinto di accasarsi nel partito berlusconiano, del quale è stato avversario fino a tre settimane fa: sempre a Verona la sua compagna, Patrizia Bisinella, ha conteso fino all’ultimo nel ballottaggio la poltrona di primo cittadino a Federico Sboarina, candidato dal centrodestra.
D’ora in avanti Bisinella e Sboarina andranno a braccetto. Ma il vero colpo di scena non è questo, nè che Tosi fosse stato un anti-berlusconiano al cubo.
L’aspetto sorprendente è la scelta del Cav di puntare proprio sul nemico giurato di Salvini, quello che a Matteo sta forse più antipatico in assoluto e del quale il capo della Lega pensava di essersi sbarazzato buttandolo fuori.
Invece no. C’è Berlusconi che, premuroso, gli offre asilo politico incurante della protesta di 36 coordinatori forzisti in Veneto, contrari all’operazione per paura del nuovo arrivato.
Ha dato incarico a due fedelissimi big, come Renato Brunetta e Niccolò Ghedini, di presiedere il comitato di accoglienza perchè l’ex sindaco al Cavaliere fa molto comodo.
Gli porta in dote 4 senatori e 3 deputati (in pratica, l’intero partitino del Fare!) che seguirebbero Tosi in capo al mondo.
Poi rimpolpa le truppe berlusconiane nel Veneto e nel Nord Est, dove Forza Italia è precipitata parecchio in basso per via della concorrenza “padana”.
Ed è un modo per contendere palmo a palmo il terreno alla Lega, sfruttando l’esperienza di chi ne sfodera lo stesso ruvido linguaggio.
Ma soprattutto, nell’ottica berlusconiana, il recupero dell’ex sindaco fa parte di una rete più vasta che mira a irretire Salvini.
È un colpo di avvertimento da interpretare così: caro Matteo, noi ti vogliamo tanto bene, nè vogliamo impicciarci delle lotte interne al tuo partito, però vacci piano con le tue rivendicazioni di leadership sul centrodestra, perchè di questo passo potresti ritrovarti assediato in casa tua.
Il recente pellegrinaggio ad Arcore di Maroni fa parte dello stesso mosaico.
È presto per dire con certezza che, quando si tratterà di indicare il candidato premier, Berlusconi punterà sul governatore della Lombardia.
Bisognerà prima attendere novembre, quando finalmente la Corte di Strasburgo farà sapere se il Cav è ricandidabile in conseguenza della sua condanna per frode fiscale. Casomai lo fosse, si può star certi che l’uomo gradirebbe riproporsi in prima persona. Ma se il verdetto risultasse negativo, allora Maroni diventerebbe il potenziale numero uno, o quantomeno un jolly da calare nella trattativa con Salvini.
Per Brunetta si tratta di «una risorsa» per l’intero centrodestra. L’amicizia di Berlusconi con il suo ex ministro dell’Interno è antica quasi quanto la consuetudine con Bossi (ricoverato ieri al Gemelli per accertamenti).
Ecco, appunto: Umberto, più Bobo, più Tosi, più altri personaggi di primo piano del Carroccio che vengono coltivati con discrezione, quasi una sorta di Lega «buona» e azzurrina contrapposta a quella «cattiva» che va in t-shirt e guida la ruspa.
Tosi e i suoi avranno una “mission” ulteriore: fare massa critica.
Formare il nucleo di un’aggregazione che, nelle intenzioni di Silvio, andrà lievitando con la somma di tutti i centristi in fuga da Ala e Ndc.
Quelli di matrice cattolica verranno indirizzati verso la “Rivoluzione Cristiana” di Gianfranco Rotondi (Berlusconi è stato la settimana scorsa a fare «fund rising» per la Fondazione Fiorentino Sullo); gli altri di estrazione laica e liberale faranno invece riferimento a Enrico Costa, attuale ministro degli Affari regionali, ma in procinto di dire addio ad Alfano e al governo.
Una volta chiarito con che legge elettorale voteremo, Berlusconi deciderà se correranno per loro conto oppure li accoglierà magnanimo nelle liste di Forza Italia.
(da “La Stampa”)
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Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
SINDACA “BLINDATA” DALLE FORZE DELL’ORDINE DURANTE TUTTA LA CERIMONIA IN RICORDO DELLE VITTIME DEL BOMBARDAMENTO
Le uscite pubbliche di Virginia Raggi sono normalmente centellinate pe ragioni politiche, in quanto possono dare adito a contestazioni che nuocerebbero all’immagine del M5S.
Ma ci sono occasioni in cui un sindaco non può sottrarsi agli impegni istituzionali.
“Non fa’ la vaga, non ti ricorda’ di San Lorenzo solo il 19 luglio”, “Zozzona, svergognata”, “Ci lasci in mezzo alla monnezza”, “Perchè hai aumentato lo stipendio all’amico tuo?”.
Questi alcuni degli insulti che sono volati alla sindaca di Roma Virginia Raggi, in occasione della sua partecipazione alla cerimonia in ricordo delle vittime del bombardamento del quartiere nella seconda guerra mondiale.
Nonostante sia una cerimonia ancora sentita a San Lorenzo, gli abitanti del quartiere esasperati per le condizioni di vita, hanno sbottato contro una sindaca blindatissima dalle forze dell’ordine, durante tutta la cerimonia.
(da agenzie)
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Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
A VOI INTUIRE A CHI SI RIFERISCA
Ha aspettato una settimana dal giorno in cui Chi ha pubblicato le foto del presunto tradimento, ma poi ha deciso di rompere il silenzio sul polverone nato dal bacio con Matteo Placidi a Ibiza: Elisa Isoradi, evidentemente, non ce la faceva più a tenersi dentro ciò che pensava sulla vicenda e ha pubblicato su sul profilo Facebook una frase di sfogo: “Il tempo mette ognuno al proprio posto. Ogni regina sul suo trono. Ogni pagliaccio nel proprio circo”.
A corredo della massima, poi, una foto della showgirl con un viso molto provato.
Se la Isoardi a caldo ha voluto dire questo, poi ha riflettuto meglio e ha scelto di cancellare ogni cosa.
A chi si riferisse di preciso Elisa, è facile da capire,
Dopo la pubblicazione delle foto su Chi, la conduttrice ha anche smesso di seguire sui social il leader della Lega Nord.
Che tra i due sia finita, del resto, lo aveva affermato con sicurezza anche un amico di Salvini, il giornalista Vittorio Feltri, durante la trasmissione radiofonica La Zanzara.
A ogni modo, proprio pochi giorni prima che Chi facesse circolare la foto del bacio tra Elisa e l’avvocato romano Matteo Placidi, Salvini aveva pubblicato su Instagram uno scatto che lo ritraeva insieme alla Isoardi durante il concerto di Vasco Rossi a Modena.
(da agenzie)
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Luglio 19th, 2017 Riccardo Fucile
IL BILANCIO DEL PRIMO ANNO DI ESERCIZIO DELLA FONDAZIONE DI CASALEGGIO
Il MoVimento 5 Stelle è sempre meno un “non partito” e sempre più un partito come tutti gli altri.
Non lo dicono gli avversari politici ma i conti e i bilanci del M5S alla Camera e di Fondazione Rousseau. Come tutti sanno Rousseau è l’associazione fondata da Davide Casaleggio con altri due soci: l’europarlamentare David Borelli e il consigliere comunale bolognese Massimo Bugani.
Ne segue che tutti gli iscritti a Rousseau, così come gli iscritti al M5S, non sono soci e non hanno diritto di prendere parte alle assemblee dell’associazione
Quante donazioni ha incassato Rousseau?
L’Associazione Rousseau è nata ad aprile 2016 con lo scopo di «promuovere lo sviluppo della democrazia digitale nonchè di coadiuvare il “Movimento 5 Stelle” ed i suoi esponenti nell’organizzazione, promozione e coordinamento delle attività e dei servizi necessari ed utili per l’esercizio dell’azione politica e culturale e il perseguimento dei suoi obiettivi».
Al di là di due quote versate dai soci (per un totale di 300 euro) la fondazione è finanziata con i contributi volontari di privati cittadini.
Come molte altre fondazioni che fanno riferimento ad un partito o ad un esponente politico. Nel corso del primo anno di esercizio, chiuso il 31 dicembre 2016, Rousseau ha raccolto 405.155 euro.
Ad oggi l’ammontare delle donazioni effettuate è pari a 424.548 euro.
La maggior parte delle donazioni, specifica il rendiconto 2016, ha un importo di poche decine di euro e in ogni caso al di sotto della soglia dei 5.000 euro.
Queste piccole donazioni ammontano a 360.341 euro.
Ci sono poi — e sono più interessanti — i contributi da partiti e movimenti politici. L’Associazione Movimento 5 Stelle — Caltanissetta ha effettuato due versamenti rispettivamente di 10 mila e 4mila euro per un totale di 14mila euro.
Rousseau ha anche ricevuto contributi da soggetti esteri per poco più di trentamila euro.
Filippo Pittarello ha donato a Rousseau 8.500 euro. Pittarello è un ex dipendente della Casaleggio Associati attualmente responsabile per la comunicazione e le risorse umane del MoVimento 5 Stelle al Parlamento Europeo.
Qualche anno fa di Pittarello, padovano classe 1978, si diceva che fosse uno degli uomini più fidati di Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Tra gli attivisti c’è chi sosteneva fosse uno dei pochi ad avere le password del blog e che dietro “lo staff” che inviava comunicazioni ad attivisti e iscritti ci fosse proprio lui.
Un altro uomo di punta della Casaleggio, Pietro Dettori, figura invece nel verbale dell’assemblea di Rousseau come segretario della riunione dei tre soci
Le spese di Rousseau nel primo anno di esercizio
Al 31 dicembre 2016 Rousseau ha speso 250.861 euro per l’acquisto di servizi mentre i costi del personale, che conta 4 dipendenti, 3 part-time e uno a tempo pieno ammontano a 53.437 euro.
Quei dipendenti non dovrebbero essere nè Davide Casaleggio — che ha precisato che la sua attività in Rousseau è a titolo gratuito — nè gli altri due soci Borrelli o Bugani. Uno di essi invece dovrebbe essere proprio Dettori che stando a quanto si legge sul suo profilo Twitter è Responsabile Editoriale presso Associazione Rousseau.
Tra il ruolo affidato a Dettori e la consistente donazione di Pittarello l’ipotesi che Rousseau sia nelle mani della Casaleggio Associati e non svincolata da essa non è poi così peregrina.
La struttura dell’assocazione, così com’è, del resto non lascia margine di manovra agli attivisti e agli iscritti del M5S.
Anzi alcuni vedono Rousseau come un tentativo di mettere il guinzaglio ai MeetUp. Ma quella dello democrazia interna è un problema comune con il M5S.
Alla fine dell’anno scorso l’associazione aveva un patrimonio netto pari a poco meno di ottantamila euro (79.676 euro).
Per il futuro, scrive Casaleggio nella relazione, «si prevede una gestione in linea con quanto fatto fino ad oggi, tesa a sviluppare la partecipazione alla piattaforma Rousseau, ampliando e promuovendo nuovi servizi dedicati agli iscritti».
(da “NextQuotidiano“)
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