Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
QUATTRO VICENDE CHE NECESSITANO DI COERENZA, ALTRIMENTI SONO SOLO CHIACCHIERE
In occasione della cerimonia dell’antica pergamena con l’elenco dei sindaci, il neo primo cittadino di Genova ha affermato che “è l’illegalità la discriminante che non possiamo accettare, nessuno dovrà dire che a Genova si sono rifiutati di fare una cosa legale, ci saranno solo più persone che diranno: a Genova si sono rifiutati di fare una cosa illegale».
Codici a parte, è evidente il richiamo all’etica politica che Bucci ha ritenuto di sottolineare come linea di indirizzo della sua amministrazione.
Ne prendiamo atto come dichiarazione di intenti e approfittiamo dell’occasione per porre al neo sindaco alcune domande strettamente connesse e conseguenziali a quanto da lui dichiarato.
1) Nel suo programma c’è il progetto di attirare investimenti al parco tecnologico di Erzelli. In un documento autografo, depositato in Regione insieme ai propri dati personali, risulta che Lei possiede 500 azioni di Genova High Tech, la società che sta cercando di realizzare il Parco tecnologico di Erzelli. Ha provveduto a cedere (e a chi) le quote azionarie alla luce del nuovo incarico, visto il palese conflitto di interessi che verrebbe a crearsi?
2) Corrisponde al vero che la delicatissima delega al ciclo dei rifiuti e all’ambiente con incarico di commissaria dell’Amiu intende affidarla a una ex dipendente di Carestream, azienda multinazionale della diagnostica medicale di cui Lei è stato Amministratore delegato? Azienda che ha in essere contratti del valore di svariati milioni di euro con alcune Asl liguri?
3) Ritiene in linea con il suo richiamo etico la foto opportunity che pubblichiamo, in occasione della conferenza stampa dopo la sua elezione, con a fianco due politici di Lega e Fdi, suoi grandi elettori, attualmente sotto processo per peculato per le spese pazze in Regione Liguria? Si sente rappresentato da politici a cui sono state contestati oltre 100 rimborsi non dovuti?
4) Ha provveduto a chiedere pubblicamente scusa a un giornalista che è stato insultato e minacciato la sera dell’esito elettorale nel suo quartier generale da suoi supporters solo perchè stava esercitando “legalmente” il suo diritto di cronista? O questa non è illegalità ?
Per ora ci fermiamo qua, ma solo per ora.
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Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
I SONDAGGI FAVOREVOLI NON METTONO PACE, STORACE SBOTTA: “NON SE NE PUO’ PIU'”… MA PERCHE’ I SOVRANISTI NON VANNO PER CONTO LORO? HANNO PAURA DI PERDERE?
Si provocano, si snobbano e non si incontrano: tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è ormai muro contro muro ed è chiuso ogni canale di comunicazione.
Ma ad agire da collante è, giocoforza, il successo delle comunali che consolida una regola semplice e di buon senso, valida erga omnes, ovvero che l’unione fa la forza e conduce alla vittoria.
Ma le elezioni, come ha detto lo stesso presidente Mattarella, non sono dietro l’angolo, e così la guerriglia va avanti senza esclusione di colpi, in attesa anche di una nuova legge elettorale che suggerisca la migliore strategia politica.
Nel frattempo un grande attivismo contraddistingue sia il Cavaliere sia Salvini impegnati nella battaglia per la leadership e nella guerra del sorpasso.
Salvini ha lanciato una assemblea sul programma (16 luglio a Piacenza), invitando Giorgia Meloni e Berlusconi. Berrlusconi parla invece di Convenzione del centrodestra,
Gianni Alemanno e Francesco Storace per dimostrare che sono ancora vivi hanno organizzato una marcia per la tutela del lavoro (30 settembre a Roma).
Da Storace una sferzata ai duellanti del centrodestra: “Come abbiamo visto alle comunali, il centrodestra unito può vincere, ora occorre che Berlusconi e Salvini si chiudano in una stanza e decidano; discutete, menatevi, ma poi trovare una soluzione, non se ne può più…”
Ma perchè ognuno non va per conto proprio?
Mossi come sono tutti da “motivi ideali” si misurino sul campo elettorale, non avranno per caso paura di perdere qualche poltrona?
Forza Salvini, Meloni e xenofobi di rincorsa, fatevi contare.
(da agenzie)
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Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
SOTTO LE FINESTRE DELL’ULIVO NASCE LA SINISTRA ALTERNATIVA AL PD…. GLI ATTACCHI DI RENZI ACCOLTI QUASI CON LIBERAZIONE
Piazza rossa, come la distesa di bandiere, nel luogo simbolo dell’Ulivo, Santi Apostoli. “Posso chiedervi di sventolarle con parsimonia? Così si aiutano le telecamere che trasmettono in streaming”, chiede Gad Lerner, nei panni del presentatore.
Lo streaming non va di moda perchè, insomma, è pur sempre il battesimo di un nuovo inizio: “Oggi — dice Pisapia nel suo intervento finale – nasce un nuovo soggetto politico. Adesso si chiama ‘insieme’ ma il nome lo sceglieremo insieme. Non una fusione a freddo ma una fusione a caldo”.
Piazza rossa, ma mite. Non di arrabbiati o gruppettari, si sarebbe detto una volta: “Io — dice un signore con una tessera del Pci al collo — ero qui con l’Ulivo, poi il Pd. E ora…”.
David Sassoli, scamiciato, parla con alcuni militanti: “Ieri sera ero a una iniziativa del Pd ad Ostia, e venivano tutti qui”. Annuisce il vecchio “compagno”: “Sì, è pieno di circoli del Pd o appena usciti dal Pd”.
Per ascoltare la parola “Renzi” – un po’ di sangue, come si dice in gergo – bisogna attendere Pier Luigi Bersani, attorno alle 18,15. E la piazza si scalda: “Ci rivolgiamo al popolo del centrosinistra, disilluso, deluso, che sta a casa e ha ascolta il comizio di Renzi e sente che le parole gli scivolando addosso, come l’acqua sul marmo”.
Già , il comizio di Renzi. Accolto in piazza Santi Apostoli quasi con un senso di liberazione. “Non mi ferma nessuno”, “il leader lo ha scelto il Congresso”, “il Jobs Act ha prodotto risultati”: menomale, dicono nel retropalco, così finisce ogni forma di ambiguità , noi di qua, lui di là , lui ha chiuso, noi andiamo avanti.
Vasco Errani e Davide Zoggia sorridono: “Lui è o così o pomì, senza vie di mezzo”. Poco più in la, allarga le braccia Gianni Cuperlo, pontiere tra Pd e sinistra, a cui hanno bombardato il ponte: “Che ti devo dire? Non mi rassegno e continuerò a fare dentro il Pd il genio civile che arriva in zone bombardate”.
Musiche di Rino Gaetano, slogan alla Jeremy Corbyn, pochi effetti speciali, come una volta.
Dal palco piove anche qualche granata: “Noi — scandisce Pier Luigi Bersani – abbiamo un pensiero, se ne prenda atto. Ma voi del Pd che pensiero avete? Cosa pensate di cosa succede nel profondo della società italiana? Ora si sono liberati di D’Alema e il pensiero ce lo darà Bonifazi…”. Applausi caldi.
Come quelli al lìder maximo, quando è entrato nella piazza: “Grande Massimo” urlano a sinistra del palco. In piazza c’è anche Pasquale Cascella, sindaco del Pd di Barletta e ex portavoce di Giorgio Napolitano ai tempi del primo settennato: “Questa — dice salutando tutti – è gente nostra. Ma come fai a rompere con questa storia? Fai la mutazione genetica”.
Sul palco Bersani questa mutazione la descrive come già avvenuta. Parla di “discontinuità “, “alternativa”, ne fissa la cornice programmatica: “Basta voucher, basta licenziamenti collettivi e disciplinari, basta stage che diventano lavori in nero, basta bonus, basta meno tasse per tutti come dice Berlusconi e non ‘chi ha di più dia di più, basta camarille e gigli magici. E basta arroganza, il mondo non gira attorno alla Leopolda”.
Bobo Craxi, assieme a un gruppo di socialisti, annuisce: “Discorso ottimo, molto robusto”. In fondo alla piazza c’è Antonio Bassolino. “Anto’, facciamo un selfie”, “Anto’, ti ricordi quando presentammo il libro ad Ariccia?”. Sorride sornione: “Vedi, loro sono qui perchè Renzi è Renzi, io sono qui perchè Renzi non è più Renzi”.
Sia come sia, la fase è cambiata, in questo ennesimo dopo voto, segnato dalla “macronizzazione”, un po’ all’italiana del Pd, in senso centrista e leaderista.
Il discorso di Milano è questo: no ad alleanze, coalizioni, no a Prodi, alla cultura dell’Ulivo, il partito organizzato, i corpi intermedi. “Non media, dice ‘o così o fuori’ e infatti anticipa la direzione per arrivare al redde rationem”, sussurra un parlamentare orlandiano.
Anche Pisapia, in questo clima di muri e non di ponti, parla di “discontinuità ” sulle politiche, a partite dal lavoro e dall’articolo 18: “La politica non è avere tanti like, politica non è io, è noi”.
Il massimo per “l’anti-leader” o per il “leader riluttante” (copyright di Gad Lerner). “Ma che ha detto concretamente? Perchè non ha nominato Renzi?”, “Boh, io non l’ho capito” si dicono in un gruppo di militanti romani. “Ho parlato di cose più serie” risponde Pisapia a un cronista che gli fa la stessa domanda su Renzi.
In conclusione, ognuno per la sua strada (e per la sua piazza).
Discorso chiuso, complice la legge elettorale proporzionale. Dice Massimo D’Alema: “Stiamo andando verso le elezioni, se questo nuovo soggetto che stiamo costruendo avrà forza, allora dopo il voto riapriremo il discorso”. Delle alleanze. Dopo, non prima.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
CON LA SCUSA CHE NON RISPETTANO ALCUNI PARAMETRI, SE LA PRENDE OVVIAMENTE CON CHI SALVA VITE UMANE, MAI CON GLI INFAMI CHE VOGLIONO VEDERLI AFFOGARE
Non solo l’idea di bloccare l’approdo delle navi dei migranti nei porti italiani.
Nelle trattative che il governo italiano ha in corso con altri Paesi e la Commissione europea è stata avanzata anche un’altra brillante idea: il sequestro delle navi delle Ong che non rispettano alcuni parametri.
Ne parla oggi Marco Galluzzo sul Corriere della Sera:
È una delle opzioni su cui sia il ministero dell’Interno che Palazzo Chigi stanno ragionando in queste ore insieme alle Commissione di Bruxelles. Un Codice europeo per le navi Ong, che introdurrebbe una serie di obblighi nuovi in termini di attrezzature e caratteristiche di personale, schiuderebbe la possibilità di requisire i natanti fuori legge.
L’Italia ha minacciato di dare il via da mercoledì a un piano per bloccare l’entrata nei porti alle navi delle ONG. Violando norme e regole del diritto internazionale.
Ma, spiega ancora il Corriere, non c’è ancora molta chiarezza nelle intenzioni del governo Gentiloni:
Il problema, rilevano fonti della Commissione, è che finora sia Palazzo Chigi che il Viminale hanno presentato e discusso con gli alleati un ventaglio di proposte, ma senza un piano concreto nè una dose sufficiente di chiarezza nelle richieste, che possa in qualche modo aiutare a coagulare un consenso collettivo.
La Commissione Juncker, investita formalmente del problema dal nostro ambasciatore, ha intenzione di aiutare l’Italia, ma il quadro è fluido per procedere verso una direzione, e un programma, univoci.
Va sottolineato che impedire a una nave battente bandiera straniera l’accesso a un porto italiano non sono violerebbe le convenzioni internazionali e la carta di Amburgo recepita dall’Italia con decreto, ma rappresenterebbe un atto ostile verso il Paese dove è registrata la nave con il rischio di un conflitto istituzionale con altri Paesi e una sicura condanna a livello legale.
E questi stanno a pensare al sequestro delle navi?
Ma tagliate i versamenti alla Ue, chiedete l’espulsione degli Stati canaglia e rifiutate i reingressi dai Paesi confinanti: è ora che l’Italia dimostri determinazione con fatti concreti, non con cazzate.
(da agenzie)
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Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
I RESIDENTI DEL TIBURTINO III E CASAPOUND CONTRO UN PRESIDIO UMANITARIO DELLA CROCE ROSSA DOVE CI SONO “BEN 85 OSPITI”, MA OLTRE AGLI ERITREI CI SONO ANCHE FAMIGLIE ITALIANE CON BIMBI PICCOLI…. IN DUE ANNI SOLO UN EPISODIO DI AGGRESSIONE ZONA, VITTIMA UN PROFUGO
“Siamo preoccupati, se io fossi donna, di sera, non camminerei da solo qui intorno. Questi profughi sono gestiti male, le nostre donne, i bambini, noi non siamo tutelati per niente”. È uno dei abitanti del Tiburtino III che ha partecipato al presidio di CasaPound.
Per tutto il pomeriggio il quartiere, uno dei più popolari di Roma, palazzoni di edilizia popolare rinchiusi tra quattro strade, è stato presidiato dalle forze dell’ordine per la solita sceneggiata xenofoba, orchestrata da chi ha interess politico a soffiare sul fuoco.
La struttura, da quasi due anni punto fermo nel travagliato panorama dell’accoglienza in città , doveva chiudere i battenti, ma poi la convenzione tra Comune e la Croce Rossa di Roma che la gestisce è stata prorogata di altri sei mesi, fino al 31 dicembre prossimo.
Il Tiburtino III per poche ore è diventato un un quartiere militarizzato, con due manifestazioni contrapposte. Il presidio di CasaPound è rimasto fermo nel piazzale della stazione metro di Santa Maria del Soccorso, i rappresentanti del Nodo territoriale Tiburtina e i tanti che hanno partecipato all’iniziativa pensata “prima di tutto contro l’odio e il razzismo” dall’altro lato.
“La nostra ambizione è diventare parte del territorio – dice Giorgio de Acutis, responsabile del centro di via del Frantoio – Che poi ci siano conflitti, è nell’ordine delle cose. Ma se si è parte del territorio e i conflitti si instaurano tra persone che si riconoscono, diventano più gestibili”.
Il presidio ospita 85 persone, molti eritrei “ma anche italiani, uomini e donne, con figli anche piccoli, dal momento che questo è un presidio umanitario e la nostra è un’accoglienza sperimentale”.
Una rete, uno steccato separa il centro gestito dalla Croce Rossa dalla scuola materna ed elementare del quartiere: tra quanti vogliono la chiusura della struttura di via del Frantoio non manca chi ha indicato in questa circostanza un rischio per i bambini che frequentano l’istituto, nel quale si registra un calo di iscrizioni. “Quando la scuola ha organizzato delle festicciole i nostri bimbi sono stati invitati. La preside nei vari incontri cui abbiamo partecipato ha detto più volte che le iscrizioni sono in calo da cinque anni – aggiunge de Acutis – i nostri ospiti non hanno mai creato problemi al quartiere, non abbiamo mai avuto segnalazioni di risse, aggressioni o episodi simili. Al contrario, tempo fa, esattamente come avviene agli italiani, uno dei nostri ragazzi fu malmenato a Ponte Mammolo”.
Diventare parte integrante del quartiere. Per raggiungere ci sono altri sei mesi. L’impressione è che non bastino. Forse si spera in un’ulteriore proroga? De Acutis sorride: “Certo l’obiettivo è ambizioso. Noi siamo qua, continuiamo a lavorare. Per il futuro vedremo”.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
E A SESTO SAN GIOVANNI I GRILLINI FANNO VINCERE IL CENTRODESTRA… ANTONIO FODERARO (M5S): “HA SBAGLIATO A INVIARE LA MAIL, MA NON C’ENTRA CON LA POLITICA”
Antonio Foderaro, candidato sindaco del MoVimento 5 Stelle a Sesto San Giovanni, dopo il primo turno delle elezioni che l’aveva visto uscire dalla tenzone che poi ha visto la vittoria — clamorosa — del candidato del centrodestra Roberto Di Stefano nell’ex Stalingrado d’Italia, ha pensato bene di chiedere un posto di lavoro in Regione al futuro vincitore: «Quello che cerco è una posizione gestionale manageriale affine alle mia esperienza — scrive Antonio Foderaro dal suo account di posta privata secondo quanto racconta Ilario Lombardo sulla Stampa di oggi — cioè in IT per privati che lavorano per la PA, come ad esempio Lispa o affini/ collegati in Lombardia (Csi-Piemonte in Piemonte è la corrispondente di Lispa), o anche Arca, su temi di appalti/bandi/ procurement/compliance».
La parte divertente della vicenda è che nel frattempo Foderaro sulla sua pagina Facebook denunciava “voci di accordi che vanno ben oltre Sesto San Giovanni” e si chiedeva “perchè non dichiararli trasparentemente?”, mentre dimenticava di informare della vicenda della mail il suo elettorato e i cittadini.
In nome della trasparenzaquannocepare, come a Roma.
La mail dell’esponente M5S è di mercoledì 14 giugno, racconta ancora La Stampa. Qualche giorno dopo Di Stefano, che era arrivato sotto di cinque punti percentuali rispetto al candidato del centrosinistra Schirò, ha vinto il ballottaggio con il 58%. Grazie ai voti del M5S, come nel resto d’Italia — ha osservato l’Istituto Cattaneo.
Foderaro, rimasto in cassa integrazione, sfumato il posto da sindaco, ora cerca un posto vero.
E non trova niente di meglio che rivolgersi a uno dei due candidati, quello che evidentemente gli sembra abbia più entrature in Regione, possibilmente nell’information technology (IT) delle controllate di Regione Lombardia terreno privilegiato dei partiti di centrodestra, in particolare Forza Italia e Lega Nord.
Vuoi vedere che lo «squallore fotonico» dell’immondo mercato del voto, tutto sommato qualche convenienza ce l’ha?
C’è però dell’altro che indica un tono di confidenza con Di Stefano e la moglie Silvia Sardone, coordinatrice locale degli azzurri: «L’ideale — scrive — è per me trovare una posizione che mi permetta di gestirmi il tempo. Prima risolvo, meglio è».
«Ho incontrato Di Stefano che ci ha chiesto il nostro appoggio per il ballottaggio ma poi non ho fatto accordi di nessun tipo», spiega Foderaro, che aggiunge: «Ho sbagliato a inviare quella mail ma non c’entra niente con la politica».
Peccato non averla postata su Facebook.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
L’ASSESSORE REMASCHI AL TELEFONO CON SANTINI: “NON SOLO GLI DO UNA MANO, MA SE POSSO LA DO A TE”… ORA NEGA: “STAVO SCHERZANDO”
Il Corriere della Sera in un articolo a firma di Marco Gasperetti racconta la storia dell’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Remaschi, e di Remo Santini, giornalista, candidato del centrodestra in quel di Lucca: in una telefonata registrata dal secondo il primo gli prometteva appoggio alla vigilia del ballottaggio contro il candidato del centrosinistra Alessandro Tambellini, del PD ma non renziano:
«Io non solo non gli do una mano, ma se posso te la do a te».
Elezioni amministrative, vigilia del ballottaggio. A parlare al telefono con il candidato sindaco di Lucca è un assessore regionale.
Una frase normale se l’amministratore e quell’aspirante primo cittadino fossero entrambi dello stesso partito o della stessa coalizione.
Il problema è che invece l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Remaschi è un renziano di ferro del Pd e Remo Santini,giornalista, è il candidato del centrodestra e ha come avversario Alessandro Tambellini, del Pd, ma non renziano.
Alla fine il ballottaggio lo vince Tambellini, ma la telefonata ha dato il via alle polemiche.
Ieri Santini non solo ha reso nota la registrazione della chiamata, ma ha anche denunciato un secondo episodio che vede coinvolto un altro renziano, il consigliere comunale lucchese Lucio Pagliaro, che avrebbe cercato di ottenere con il candidato del centrodestra accordi per il voto disgiunto.
Secca la smentita di Remaschi che ha annunciato una querela nei confronti di Santini.
«Ha equivocato una telefonata scherzosa – si giustifica l’assessore–, come molte altre tra di noi. Sfido chiunque a trovare anche una sola persona a cui io abbia detto di votare il candidato di destra. Nella registrazione poi manca la parte iniziale».
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
D’ALEMA: “QUI PERCHE’ IL PD FA POLITICHE NEOLIBERISTE”… DAL PALCO LE NOTE DI RINO GAETANO CON “IO CI STO”
Dal palco partono le note di “Io ci sto” di Rino Gaetano e progressivamente Piazza Santi Apostoli si riempe di palloncini arancioni, colore della campagna elettorale del Campo Progressista di Giuliano Pisapia, insieme alle bandiere rosse di Articolo 1 Mdp e a quelle del sole che ride della Federazione dei Verdi.
“Insieme, nessuno escluso” è lo slogan dell’iniziativa che punta a riunire le diverse anime della sinistra italiana in vista di un percorso comune verso le elezioni politiche.
Tra la gente che accorre anche i lavoratori e giornalisti dell’Unità , portano cartelli con le riproduzioni delle prime pagine del quotidiano soppresso dal Pd.
“Non si calpesta così una storia”, “Rottamati dal Pd”. Prime pagine con due foto in testa, una a fianco dell’altra, la prima di Antonio Gramsci fondatore dell’Unità , la seconda di Matteo Renzi, fondatore di Democratica, la nuova pubblicazione online del Pd.
Arrivano i vari esponenti politici. Stefano Fassina (Sinistra Italiana) parla di “campo progressista, ampio, che segni una forte discontinuità con il Pd, alternativo al partito di Renzi, per portare avanti politiche di sinistra, dal lavoro, alla scuola, all’ambiente”. C’è Antonio Bassolino, che dice di non avere “nessuna nostalgia. Guardo al futuro. Non ho nessuna nostalgia per l’Unione. Altra cosa è l’Ulivo. Che è una bella cosa”. Uno dei più attesi è Massimo D’Alema, che non parlerà dal palco, ma in piazza dice che “se il Pd fa politiche neoliberiste non si può fare il centrosinistra, se avesse avuto politiche di centrosinistra noi non saremmo qui. Serve una grande affermazione elettorale, un grande successo, in modo da riaprire la partita con il Pd. È questo il senso della nostra mobilitazione”.
C’è Pier Luigi Bersani, che accoglie l’amico Vasco Errani con una battuta: “Hai portato la tenda, ti ringrazio…”.
È presente Gianni Cuperlo, che auspica “una giornata positiva, costruttiva. Questa piazza non è una piazza che possiamo vivere come ostile. La sinistra quando si divide è destinata a perdere. Senza il Pd si perde ma anche il Pd deve riconoscere che questa piazza è importante”.
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sottolinea il “bisogno di stare insieme o regaliamo il paese a qualcuno”. Roberto Speranza risponde a Matteo Renzi e dice che “fuori dal Pd c’è questa comunità bellissima. La sconfitta? È il contrario, ormai è il connotato costante del Pd di Renzi degli ultimi anni. Se si vuole vincere bisogna costruire una prospettiva diversa”.
Apre la manifestazione Gad Lerner, dicendo che “dietro lo sciopero di massa dalle urne del popolo della sinistra di sono ragioni profonde. E anche per questa ragione noi oggi siamo qui, tutti insieme”.
Poi annuncia l’arrivo della presidente della Camera, Laura Boldrini, a cui la piazza riserva un applauso. “”Avrebbe dovuto e potuto essere con noi qui Stefano Rodotà ” aggiunge Lerner, parole a cui segue un lungo applauso.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 1st, 2017 Riccardo Fucile
“FUORI DAL PD C’E’ LA SCONFITTA DELLA SINISTRA”… “C’E’ IN GIRO NOSTALGIA DEL PASSATO, NOI SIAMO QUI PER SCRIVERE IL FUTURO”
“Ci raccontiamo un passato meraviglioso che non è mai esistito. C’è chi prova a riscrivere il passato, noi scriviamo il futuro”.
Matteo Renzi all’assemblea nazionale dei circoli Pd mette subito in chiaro il suo messaggio: “Vorrei proporvi un percorso che superi la nostalgia”, spiega sottolineando che “nostalgia viene dal greco e fa riferimento al tornare e al dolore. Noi siamo in un momento in cui la politica sembra in mano alla nostalgia. Sembra ci raccontiamo che c’è stato un passato che invece non è mai esistito. C’è un sacco di gente che sta riscrivendo il passato, noi siamo qui a scrivere il futuro”.
Più esplicito un altro passaggio del suo discorso: “Se c’è qualcosa di cui ho nostalgia è di quando il Pd ospitava il futuro. Non ho nostalgia dei tavoloni delle riunioni con dodici sigle, di alleanze che si chiamavano l’Unione e litigavano dalla mattina alla sera e si parlavano addosso” dice Renzi, “non ho nostalgia di quando un ministro votava in consiglio dei ministri, poi scendeva in piazza contro la decisione del presidente del Consiglio. Con quel meccanismo lì l’Italia si è fermata non è andata avanti. Ho nostalgia dell’intuizione del Veltroni del Lingotto: stare insieme non contro qualcuno ma per qualcosa”… “A tutti quelli che dicono: ma come faremo a scegliere il leader?, rispondo: il leader lo scelgono i voti, non i veti”.
Renzi difende il suo passato al Governo. “Non devo sentirmi dire bravo, ho una sufficiente autostima, ma noi in questi tre anni abbiamo preso per mano questo paese e oggi il Pil cresce di più delle previsioni del Fondo monetario internazionale; cresce l’occupazione, sono convinto che da qui alla fine della legislatura arriveremo a un milione di posti di lavoro in più”.
“Noi siamo molto in difficoltà – prosegue Renzi – perchè c’è un mondo fuori che fino a oggi ha raccontato tutta un’altra storia, parlando di coalizioni e legge elettorale, mentre noi qui stiamo a discutere di tutt’altro perchè pensiamo che la politica sia una cosa seria”. Ed ancora: “Pisapia, Bersani..Noi qui parliamo di cose vere, sulle quali siamo pronti a confrontarci con tutti, con chiunque. Ma sui temi del futuro dell’italia non ci facciamo fermare da nessuno. Ci devono dire sul merito delle questioni se è giusto un euro in cultura e uno in sicurezza, cosa pensano del bonus cultura… Il Pd parla di questo”
Renzi ricorda i due milioni di votanti alle primarie Pd, “un risultato che nessuno si aspettava” dice aggiungendo con una battuta che era stato scelto anche “il giorno del ponte, ci facciamo del male da soli, è un po’ come fare l’assemblea dei circoli il 1 luglio”.
Ma poi c’è “il virus di autodistruzione della sinistra”, per cui per alcuni “le primarie sono a scadenza, si sono trovati talmente bene tanto che vogliono farle ogni due mesi. Le primarie autunno-inverno” aggiunge ancora. “Le primarie hanno detto che hanno vinto Renzi, Martina e tutti gli altri. Sì, ma hanno dimostrato che a comandare sono i cittadini che votano, io rispondo a chi ha votato, non ai capicorrente, io rispondo alle primarie, non ai caminetti. Salutatemi i caminetti. Si sono fatte non perchè non sapevamo che cosa fare, ma perchè sono un esercizio democratico e quando la democrazia parla si segue quello che dice la gente e non quello che dice il capocorrente”.
Secondo Renzi, “attaccare il Pd significa attacca l’unico baluardo rispetto ai populismi. Non sono preoccupato per me, ma difendo questa comunità . Fuori dal Pd c’è il 5 Stelle con la Lega. Se va bene il centrodestra europeo, ammesso che lo diventi. Fuori dal Pd c’è la sconfitta della sinistra. Chi immagina di fare il centrosinistra senza il Pd vince il premio Nobel per la fantasia ma non quello della concretezza”.
Il segretario del Pd annuncia poi il “treno per l’Italia”, che partirà a conclusione della Festa dell’Unità di Imola il 24 settembre e “andremo in tutte le province”. Il treno, spiega, “avrà la carrozza social e lo spazio per gli incontri”.
(da “La Repubblica”)
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