Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
I MOTIVI DELL’ARRESTO A CIPRO DELL’ARMATORE SVEDESE (GIA’ CONDANNATO A DUE ANNI PER TRUFFA) E DEL FERMO DELL’EQUIPAGGIO
La C-Star, l’imbarcazione battente bandiera del Djibouti noleggiata dagli identitari per ostacolare i salvataggi dei migranti da parte delle ong a largo delle coste libiche, è ferma a Famagosta, nell’area occupata di Cipro.
Questa volta però non è una sosta tecnica: secondo Faika Deniz Pasha, avvocato della Refugees Rights Association, unica organizzazione che si occupa dei migranti a Cipro Nord, i 9 componenti europei dell’equipaggio sono stati arrestati in mattinata con l’accusa di aver contraffatto i documenti di 20 cittadini cingalesi che erano a bordo con loro; 5 di questi, una volta a terra, avrebbero richiesto tutela internazionale e riferito alle autorità turco-cipriote di aver pagato per salire sulla nave.
Ancora non è chiaro per quale motivo Defend Europe abbia scelto proprio Cipro come attracco, non proprio una destinazione sulla rotta di Catania, dove la C-Star era attesa la scorsa settimana.
Il quotidiano britannico The Independent notava questa singolare incongruenza già lunedi analizzando il sito marinetraffic.com: secondo il portale, che fornisce informazioni in tempo reale sui percorsi delle imbarcazioni in mare, C-Star aveva chiesto in mattinata di entrare a Famagosta.
La motivazione? Stando alla stampa turco-cipriota, il capitano aveva presentato la nave come una un’imbarcazione di assistenza Ue per il salvataggio dei migranti.
Tesi credibile, probabilmente, per le capitaneria di porto locale, che aveva dato il via libera all’attracco ma senza possibilità di ulteriore verifica: Famagosta infatti, si trova nella sedicente Repubblica turco-cipriota, uno stato riconosciuto solo da Ankara che non ha rapporti ufficiali con nessun altro paese: laggiù non si applica la Convenzione di Dublino, non c’è scambio di informazioni con altri Stati dell’Unione Europea, nè arrivano le indagini dell’Europol.
Un luogo perfetto, quindi, per passare inosservati.
E invece è bastato che i due principali quotidiani di informazione locale, Kibris Postasi e Yeniduzen Gazetesi lanciassero la notizia perchè in poche ore il tam tam trasformasse per gli identitari da tranquilla sosta di basso profilo in una seria grana: dalla C-Star sono scesi i 9 europei dell’equipaggio, incluso il proprietario Sven Tomas Egerstrom, e 20 cittadini dello Sri Lanka, ufficialmente membri in prova dell’equipaggio.
Gli europei avrebbero detto alla capitaneria di porto che l’addestramento era concluso e i cingalesi erano pronti a tornare a casa in aereo.
Poi il colpo di scena: qualcuno di loro ha cambiato idea e, una volta in aeroporto, ha presentato domanda d’asilo: “Avevano raccontato di essere saliti volontariamente a bordo nel Djibouti”, spiega a IlFattoQuotidiano.it Pasha, avvocato turco-cipriota allertata per la possibile presenza di migranti, “ma la storia non era convincente.”
Quindici dei 20 cittadini cingalesi hanno lasciato il Paese, mentre i restanti 5 hanno mantenuto il punto: il viaggio non è stato un addestramento.
“L’equipaggio avrebbe garantito un passaggio in Europa al costo di 10mila euro a testa“, dice ancora l’avvocato.
Un fatto è certo: la documentazione dei 20 non è in regola e il pubblico ministero turco-cipriota ha deciso per questa ragione il fermo dei nove europei.
Cosa può succedere ora? “Nella Repubblica turco cipriota non esiste un reato specifico per lo sfruttamento di esseri umani — spiega ancora Faika Deniz Pasha — ma non è escluso che il magistrato scelga di trattenerli più a lungo. L’ipotesi più probabile — tuttavia — è che vengano dichiarati ospiti non graditi ed espulsi”, conclude.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
CERCA PROFESSIONISTI E IMPRENDITORI….RIVIDO TRA I PARLMENTARI: “STANNO ARRIVANDO I CURRICULA”
Un brivido scorre lungo la schiena di parecchi parlamentari del Pd. In un capannello si sente: “L’hai saputo del casting? Al Nazareno stanno arrivando i curricula per fare le liste”.
Gli astanti annuiscono: “Stavolta quello fa una strage delle correnti”.
Dietro il termine, un po’ dispregiativo, di casting si nasconde, ma neanche tanto, un’operazione politica drastica. Che è già in atto, anche se mancano diversi mesi alle elezioni.
Il presidente del Pd, Matteo Orfini va dritto al punto, senza tante perifrasi: “Abbiamo detto che vogliamo fare un grande Pd. Bene, per costruirlo occorre essere generosi. Questo significa che non partiamo dalla tutela degli equilibri interni, ma dal coinvolgimento di pezzi di società . Qualcuno lo chiama casting? Io lo chiamo inclusività “.
Ecco. Su questi “pezzi di società ” Renzi ha già iniziato a mettere la testa per realizzare quella che, un po’ pomposamente, al Nazareno chiamano “macronizzazione”: tanta società civile, “strage” appunto delle correnti. I numeri aiutano a comprendere l’entità dell’operazione.
Se il Pd raggiungesse oggi il 28 per cento — ed è una cifra considerata ottimistica — sarebbero eletti alla Camera 180 deputati, ovvero un centinaio in meno rispetto al gruppo eletto nel 2013 che si giovò anche del premio di maggioranza della legge elettorale di allora.
In caso di 25 per cento, gli eletti sarebbero 140 circa, di cui cento “fortunati” saranno blindati nei posti bloccati. Per gli altri una lotteria.
Fonti degne di questo nome raccontano che, al momento, le quote fissate, tra i cento, sono: una manciata di parlamentari dati a Orlando e Franceschini — cinque e cinque — e gli altri, una novantina, divisi tra volti nuovi e fedelissimi da tutelare.
E se il grosso della “selezione” avverrà col famoso giro in treno di Renzi a settembre, alla ricerca di “energie nuove”, è anche vero che la ricerca è già iniziata.
Ed è incentrata, per un partito che ha prosciugato le casse sulla campagna referendaria, soprattutto su professionisti e imprenditori, la famosa “Italia che lavora e produce” di cui parlava Berlusconi.
A questo stanno lavorando, in gran segreto, nel giro stretto del segretario. A partire dalla fondazione Eyu, del tesoriere Francesco Bonifazi, nata come uno strumento di fundraising e diventata uno snodo fondamentale per capire il potere renziano.
Ad esempio il terminale politico del gruppo è quel Giacomo Filibeck, segretario aggiunto del Pse, che ha giocato un ruolo determinante nella “cacciata” di Massimo D’Alema dalla Feps.
E non è sfuggito, a proposito di relazioni e di caccia ai volti nuovi, il ruolo affidato a Benedetta Rizzo, nella nuova segreteria del Pd. Donna di comunicazione ai vertici della società Hdrà e professionista delle relazioni sin dai tempi in cui animava Vedrò, vanta il perfetto curriculum dell’headhunter e comunque ha più contatti e relazioni trasversali di parecchi dirigenti del Pd. Un’agenda buona per riempire di volti nuovi le liste.
Insomma, sono questi i referenti perfetti qualora un imprenditore alla ricerca di seggio volesse un contatto col giro del segretario. Il quale non farà neanche tanta fatica a togliere di mezzo un bel po’ di parlamentari, applicando alla lettera lo statuto che prevede il limite di tre mandati.
E applicato finora in modo estensivo, come limite di “tre legislature” (quindici anni di parlamento, per intenderci).
Qualche deroga sarà evidentemente concessa ai ministri e al premier uscente, ma già applicandolo ai parlamentari se ne depennano più di una cinquantina dalle liste. I più colpiti sono proprio quelli di Andrea Orlando e Dario Franceschini.
A quel punto, ha già fatto capire Renzi, al loro posto si selezionerà non col bilancino ma seguendo altri criteri.
Più di parlamentare di lungo corso in questi giorni ha suonato l’allerta a Franceschini: “Dario occhio, quello alla fine proverà a non ricandidare neanche te”. Per la prima volta l’ex segretario, entrato in Parlamento nel 2001, ha pensato che l’allerta ha un fondamento. Perchè l’aria che tira è questa.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
COME LA LEGA SPUTTANA 23 MILIONI DI EURO DEI CONTRIBUENTI
Roberto Maroni acquista 24mila tablet che saranno utilizzati per votare al referendum sull’autonomia indetto il prossimo 22 ottobre.
Il governatore della Lombardia ha firmato il decreto. Il referendum infatti si svolgerà completamente con il voto elettronico nei circa ottomila seggi sparsi su tutto il territorio regionale e sarà la prima volta che in Italia si vota non con le schede cartacee.
Il costo dei tablet si aggiungerà al milione e 200mila euro (1,6 milioni calcolando anche l’Iva) speso finora dalla Regione per la promozione della campagna elettorale a suon di spot sui mezzi pubblici, cartelloni pubblicitari lungo strade e autostrade, promozioni sulla carta stampata e spot su radio e tv. Il budget già stanziato per la propaganda sul referendum potrà arrivare, alla fine, a 3,4 milioni.
La spesa complessiva prevista per l’acquisto e la messa in funzione delle ‘voting machine’ supera i 23 milioni (21 milioni più Iva). “Abbiamo già firmato l’accordo anche con il ministero – conferma visibilmente soddisfatto Maroni – le prefetture metteranno a disposizione i seggi. Mentre a noi della Regione competeranno altre cose, come la tessera elettorale. E’ un accordo che mi soddisfa e apre la strada a questa forte innovazione. I tablet saranno poi lasciati in comodato d’uso alle scuole sedi dei seggi”.
In Italia, il voto elettronico è una novità assoluta, che sarà sperimentata, per la prima volta in occasione di questo referendum. Agli elettori basterà un clic e il voto sarà cosa fatta. Il sistema è stato sviluppato da una società olandese, la SmartMatic, che ha vinto la gara d’appalto indetta dalla Regione. Il presidente del seggio, dopo aver identificato l’elettore attraverso un documento d’identità , schiaccierà il pulsante che abilita il tablet.
Sul touchscreen apparirà il quesito referendario e le tre possibili opzioni: ‘Si’, ‘No’ e ‘Bianca’. Una volta fatta la scelta, che si potrà modificare prima del via libera definitivo, basterà schiacciare ‘Votare’ per registrare la scelta. I voti saranno registrati nella memoria della macchina, che sarà inserita nel tablet prima del via alle operazioni di voto.
La sera del 22 ottobre non sarà necessario attendere ore per conocere l’esito finale del referendum che non prevede quorum e in ogni caso ha effetto solo consultivo. Contrariamente a quello indetto lo stesso giorno dal Veneto, che, invece, prevede il raggiungimento del quorum per essere valido.
Una spesa enorme per un referendum inutile che serve solo a Maroni per uno spot elettorale.
(da agenzie)
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Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
“SI FERMARONO QUANDO TROVARONO IN FORZA ITALIA LA STRUTTURA CON CUI RELAZIONARSI”
C’era anche la ‘ndrangheta dietro la stagione delle stragi degli anni ’90, che si arrestò “non appena i corleonesi, la ‘ndrangheta ed altre organizzazioni criminali come la camorra e la Sacra Corona Unita trovano nel nuovo partito di Forza Italia la struttura più conveniente con cui relazionarsi”.
A dirlo è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell’operazione “‘ndrangheta stragista”.
“Cade in maniera netta l’assunto secondo cui la ‘ndrangheta, o cosche di primo piano di essa, sia stata totalmente estranea alla svolta ‘stragista’ impressa da Cosa nostra negli anni ’90. Molti aspetti di queste torbide vicende saranno chiariti” quanto affermano gli inquirenti che hanno coordinato l’inchiesta che ha portato all’arresto di Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviano, boss ndranghetisti. Le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza hanno avuto l’effetto di un colpo di maglio su oltre venti anni di storia criminale da cui la ‘ndrangheta emerge come “alleato” affidabile di Cosa nostra “nell’attacco coordinato allo Stato ed alle sue istituzioni più rappresentative, come l’Arma dei Carabinieri”.
Gli inquirenti parlano senza mezzi termini di “progetto di disarticolazione della democrazia e delle istituzioni”, in un quadro politico, come quello degli anni ’90, caratterizzato dall’instabilità istituzionale e dalla chiusura della Prima Repubblica. “Sfuma così il tentativo – dicono gli inquirenti – di depotenziare le responsabilità della ‘ndrangheta, per come raccontato finora, a seguito del rifiuto del boss Giuseppe De Stefano agli emissari di Cosa nostra negli anni ’90 durante un incontro nella zona di Nicotera, che avrebbe sancito la contrarietà della ‘ndrangheta alle stragi. E invece ‘l’accorduni’ prese corpo proprio con gli autori dell’assassinio di don Pino Puglisi, ucciso dai Graviano a Brancaccio perchè ‘disturbava’ taluni equilibri e complicità in quel quartiere di Palermo”.
Nel mosaico ricostruito dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria appaiono anche molti spunti di indagine chiuse frettolosamente negli anni ’70 e negli anni ’80, omicidi e intimidazioni contro personaggi pubblici che alla luce di quanto sta emergendo troverebbero una diversa valutazione, un filo di interessi economici e di potere tra parti deviate di istituzioni, estremismo di destra e, appunto, la ‘ndrangheta
Dunque la ‘ndrangheta fu protagonista, al pari della mafia, nell’attacco allo Stato portato tra il 1993 ed il 1994 in quella che fu definita la stagione delle “stragi continentali” con gli attentati di Firenze, Milano e Roma. L’operazione odierna, non a caso, è stata denominata ”ndrangheta stragista’ dagli inquirenti.
La strategia stragista portata avanti dalla criminalità organizzata agli inizi degli anni ’90 “si arresta o si depotenzia non appena i corleonesi, la ‘Ndrangheta ed altre organizzazioni criminali come la Camorra e la Sacra Corona Unita trovano nel nuovo partito di Forza Italia la struttura più conveniente con cui relazionarsi” ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell’operazione.
La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha ricostruito – attraverso l’apporto di nuovi e fondamentali elementi raccordati e collegati fra loro – le causali del duplice omicidio del 18 gennaio 1994 e dei due tentati omicidi dei Carabinieri dell’1 dicembre 1993 e dell’1 febbraio 1994.
Gli attentati, riferiscono gli investigatori, si inquadrano nel contesto della strategia stragista che ha insanguinato il Paese nei primi anni ’90 e in particolare nella stagione definita delle “stragi continentali”. Protagonista di quella stagione, secondo quanto emerso dalle indagini, non fu solo Cosa Nostra (che tuttavia ebbe il ruolo operativo fondamentale nei termini già ampiamente descritti dalle sentenze di altre autorità giudiziarie) ma anche appunto la ‘ndrangheta.
Gli attentati contro i carabinieri, secondo inquirenti ed investigatori reggini, non vanno letti ciascuno in maniera singola ed isolata, ma vanno inseriti in un contesto di più ampio respiro e di carattere nazionale nell’ambito di un progetto criminale, la cui ideazione e realizzazione è maturata non all’interno delle cosche di ‘ndrangheta, ma si è sviluppata attraverso la sinergia, la collaborazione e l’intesa di organizzazioni criminali, che avevano come obiettivo l’attuazione di un piano di destabilizzazione del Paese anche con modalità terroristiche.
Nel primo attentato, il 18 gennaio 1994, morirono gli appuntati Antonino Fava e Giuseppe Garofalo; nel secondo, l’1 febbraio 1994, furono feriti l’appuntato Bartolomeo Musicò ed il brigadiere Salvatore Serra; il 1 dicembre 1994 rimasero miracolosamente illesi il carabiniere Vincenzo Pasqua e l’appuntato Silvio Ricciardo. Nell’ambito dell’operazione odierna sono in corso di esecuzione anche numerose perquisizioni in diverse regioni d’Italia. Le operazioni sono eseguite dalla squadra mobile di Reggio Calabria, dal Servizio centrale antiterrorismo e dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e partecipano anche i Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
INTERVISTA ALL’ECONOMISTA SAPELLI SUL CASO FINCANTIERI-STX: “LA FRANCIA NON CEDE LE CHIAVI DI UN PORTO MILITARE A UN PAESE STRANIERO”
“Solo un ingenuo poteva credere che i francesi avrebbero ceduto il porto di Saint-Nazaire. Quella è una zona militare, non so se mi spiego”.
Giulio Sapelli è tranchant sull’affaire Fincantieri-Stx e il gelo calato sui rapporti diplomatici e industriali tra Italia e Francia. Storia di affari e di armi, secondo l’economista e storico esperto di imprese.
Affari e armi che, secondo Sapelli, portano dritti alla Libia.
Cosa vuol dire per Emmanuel Macron giocare questa partita su Stx?
“Fin dall’inizio avevo detto che questa partita sarebbe stata preclusa all’Italia. Fincantieri è entrata in un gioco senza partita. La Francia non cede le chiavi di un porto militare a un Paese straniero. E le ragioni riguardano l’interesse nazionale. Queste sono cose che possono accadere solo in Italia, dove molti politici fanno gli interessi di altri Stati”.
Ovvero?
“I nomi li farò in un libro. Si possono elencare uno a uno con lo Stato accanto”.
Lei dice che è da ingenui credere di entrare in quel giro. Perchè la Corea sì e l’Italia no?
“Prima di tutto la Corea del Sud è uno Stato che ha molto meno peso di quello che avremmo avuto noi. Se si va a vedere i contratti lo si capisce che con la Corea non c’era un legame così forte. In secondo luogo la Corea è un posto importante per la Francia per la vendita di armi, un luogo di smercio. Per questo aveva un senso”.
Macron proporrebbe all’Italia di fare fifty-fifty, ma di ampliare l’intervento al ramo militare.
“Ecco, il fifty fifty non conviene affatto all’Italia. Quello che si prospetta è solo un primo passaggio verso un gruppo europeo in cui i francesi avrebbero la maggioranza. A quel punto Fincantieri non toccherebbe palla sul militare, con le sue navi da crociera sarebbe solo in ostaggio dei francesi”
Come giudica questa mossa così eclatante da parte dell’Eliseo?
“Macron è stato messo lì da chi vuole una nuova Francia più gollista che europea. Di qui il grande protagonismo su molti temi nazionali del giovane presidente”.
Legge così anche il vertice sulla Libia?
“Ma certamente: la partita libica va letta tutta nel senso di un nuovo gollismo francese. Parigi ha un forte potere nell’Africa subsahariana. Per estendere il suo campo di influenza deve espandersi a Nord. Ecco perchè la Libia è essenziale. Sinceramente non so però se ci riuscirà . Haftar e Serraj non controllano quasi nulla nel Paese. Ma non c’è solo la Libia”.
Cos’altro?
“C’è anche il recente accordo Francia-Germania per la costruzione di un nuovo caccia da combattimento, un’intesa in sfregio a tutti i patti europei che avrebbero richiesto anche il coinvolgimento dell’Italia. Questo davvero fa il paio con Saint-Nazaire e riguarda da vicino l’industria bellica e le strategie militari di Parigi. Non dimentichiamoci che il capo di Stato maggiore si è appena dimesso. Poco credibile che si sia dimesso solo per i tagli alla Difesa. La verità è che era critico sulla nuova strategia. Come tutti i militari, che sono senza dubbio più prudenti dei politici, ha preferito fare un passo indietro”.
In Italia comunque ci sono molti investimenti francesi, non conviene a nessuno un conflitto così.
“Eccome: dalle privatizzazioni di Prodi alla Telecom di Bollorè di oggi lo shopping è stato senza soluzione di continuità . La Francia si muove con colossi, ma su materie come la Difesa, ripeto, non ce n’è per nessuno. Credo che alla fine Fincantieri dovrà abbassare la testa”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
LE AUTORITA’ CIPRIOTE: “DOCUMENTI FALSI”
E’ già finita l’avventura della nave noleggiata dal gruppo di estrema destra “Generazione Identitaria”, formazione italo, franco, tedesca, che aveva noleggiato una nave da 40 metri per bloccare davanti le coste libiche i barconi di disperati.
Le autorità turco-cirpriote hanno bloccato la nave ed hanno arrestato il capitano ed il secondo in comando nel porto di Famagusta.
I due uomini sono sospettati di avere prodotto “documenti falsi”.
Non è chiaro al momento lo status degli altri membri dell’equipaggio della missione “Defend Europe”.
La nave era stata noleggiata a Gibuti , batte bandiera della Mongolia (alla faccia degli identitari) e aveva attraversato il Canale di Suez.
La nave doveva raggiungere Catania per imbarcare l’equipaggio di volontari la cui missione sarebbe stata quella di segnalare alla guardia costiera libica i barconi di migranti invece di trarli in salvo.
(da agenzie)
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Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
SETTIMO TITOLO IRIDATO DOPO UNA RIMONTA INCREDIBILE NELL’ULTIMA VASCA: “VOLEVO VINCERE, ADESSO SONO IN PACE CON ME STESSA, E’ STATO IL MIO ULTIMO 200”
Immensa. Fantastica. Meravigliosa.
Non ci sono più aggettivi per Federica Pellegrini che ai mondiali di Budapest scrive un’altra pagina di storia del nuoto azzurro.
La Fede nazionale ha vinto l’oro nei 200 stile libero grazie ad una grande rimonta che l’ha portata sul gradino più alto del podio davanti alla grande favorita della vigilia, la statunitense Katie Ledecky, campionessa olimpica uscente.
Con un’ultima vasca clamorosa la Pellegrini ha strapazzato le avversarie vincendo in 1’54”73, alle sue spalle Ledecky e l’australiana Emma McKeon, argento ex aequo in 1’55”18.
Per la Pellegrini è la settima medaglia iridata consecutiva nella stessa specialità .
Una vittoria inaspettata, che produce un annuncio altrettanto inatteso: ”Onestamente non so cosa è successo – le parole della Pellegrini al termine della gara -. Devo rendermene ancora conto, davvero non pensavo fosse possibile. Ci ho provato fino alla fine, penso di aver fatto la gara perfetta. Non so dove ho trovato l’energia nell’ultima vasca, so solo che nella mia testa volevo la medaglia. Era importante dopo quanto successo lo scorso anno a Rio (quando chiuse quarta, ndr), ma mai avrei pensato di vincere. Aver battuto la Ledecky? Indipendentemente da tutto per me era importante vincere. Nella vita non si sa mai, questi per me sono gli ultimi 200 stile libero in gare internazionali. Continuerò a nuotare facendo un altro percorso. Adesso posso dire di essere in pace con me stessa”.
“Sono senza parole, è un’emozione infinita: come il primo giorno, forse di più. Certo è la più grande atleta che io abbia visto” dice Giovanni Malagò, presidente del Coni, commentando il successo di Federica Pellegrini. “Per certi versi questa è una gioia inaspettata, ma Federica non finisce mai di stupire”.
(da agenzie)
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Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
GLI ISLAMOFOBI HANNO SCOPERTO CHE IN SVIZZERA HANNO INVENTATO UN TRENO A FORMA DI MAIALE PER TENERE A DISTANZA I MUSULMANI… MA LE COSE NON STANNO COSI’
Ci sono poche cose più svizzere dei trenini, quelli che arrivano sempre in orario e che al pari degli orologi sono sinonimo della precisione e dell’efficienza elvetica.
Tra le tante cose che gli italiani invidiano alla Svizzera, oltre al cioccolato e ai soldi, c’è il fatto di essere un paese che sa dire no agli immigrati.
Si veda il successo del referendum “anti-minareti” oppure la vittoria del Sì al referendum anti frontalieri (italiani) dell’anno scorso.
L’ossessione degli svizzeri nei confronti degli stranieri non è seconda a nessuno visto il numero di referendum che si sono celebrati nella confederazione negli ultimi 50 anni.
Ma nessuno in Svizzera si è sognato di mettere in circolazione un treno a forma di maiale per “scoraggiare” l’afflusso di immigrati di fede musulmana. Anche perchè nell’Islam ad essere considerata haram, cioè impura, è la carne di maiale non l’animale in sè. E tanto meno lo sono le rappresentazioni dei maiali.
Qualcuno si ricorderà senza dubbio le sceneggiate dei leghisti che cospargevano di urina di maiale i terreni o i capannoni dove avrebbero dovuto sorgere le moschee. Altrove i maiali vengono utilizzati come talismani per esorcizzare la presenza dei musulmani, portati al guinzaglio da politici e cittadini quasi avessero il potere di allontanare i fedeli dell’Islam. Ma ovviamente non è così.
L’urina di maiale sarà lavata via, della passeggiata del suino si perderà il ricordo.
Ma intanto i bravi cristiani si sono coperti di ridicolo per aver creduto ad uno stereotipo basato su un noioso clichè culturale.
Ai musulmani è fatto divieto di cibarsi di carne di maiale. E anche se ci sono coloro che ritengono che la semplice presenza dell’animale possa “contaminare” un ambiente è sufficiente lavarsi le mani o lavare il luogo dove ha transitato per risolvere il problema.
Non servono particolari rituali magici. I cristiani che credono a queste bufale invece dimostrano che la magia è una loro prerogativa.
Ma ovviamente chi è contro l’Islam per principio non va tanto per il sottile e crede che basti davvero poco per tenere alla larga i musulmani.
Perchè non fare come gli svizzeri? Hanno addirittura creato un trenino a forma di maiale!
Ma in realtà questo trenino non ha niente a che fare con la paura dei musulmani. Si tratta, o meglio si trattava visto che è fuori servizio da quatto anni, di un convoglio della linea del tram Sà¤uli-Drà¤mmli.
Dopo la dismissione il vagone del tram è stato trasportato nel “museo del maiale” di Stoccarda. Un museo che non è stato creato per tenere alla larga i musulmani ma per celebrare uno degli animali più apprezzati dalla tradizione culinaria tedesca.
Non risulta che nessun fedele musulmano si sia rifiutato di salire a bordo del vagone. Senza contare che quello era solo un vagone.
Ma ovviamente chi è ignorante e vuole anche in Italia l’apartheid con vagoni per soli cristiani non riesce certo a fare questo ragionamento.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 26th, 2017 Riccardo Fucile
NOVELLA 2000 E VISTO A RISCHIO CHIUSURA
Daniela Santanchè con la sua Visibilia Magazine SRL aveva promesso di rilanciare Visto e Novella 2000. Adesso, racconta il Fatto, mette in liquidazione la sua casa editrice e a rischio i posti di lavoro delle due riviste:
Ora, venti mesi dopo quelle dichiarazioni, Daniela Santanchè deve avere cambiato idea: minaccia di chiudere una delle sue due case editrici, la Visibilia Magazine srl, che manda in edicola due “storici”settimanali popolari, Novella 2000 e Visto.
Lo comunica il comitato di redazione dei due giornali, protestando contro “l’imprenditrice e politica che nei suoi appassionati interventi televisivi si propone come paladina delle professionalità italiane, ma predica bene in pubblico e razzola male nel privato della sua impresa”.
Ieri ha annunciato la liquidazione della Visibilia Magazine, che aveva acquisito Novella 2000 e Visto nel 2015 da Prs Editore (che a sua volta li aveva avuti in saldo da Rcs-Corriere della sera).
La Magazine si era aggiunta alla Visibilia Editore, società quotata che pubblica Ciak,Pc professionale e Villegiardini.
Allora, Santanchè aveva dichiarato di essere riuscita “a realizzare un sogno che la riempiva di orgoglio”, promettendo il rilancio delle due testate del gossip.
Ora, dopo la cassa integrazione pagata dall’INPGI per un terzo, i bilanci non sono tornati positivi. E allora è pronta la spada di Damocle:
“Con i giornalisti della Visibilia Editore abbiamo firmato un accordo e tutto va benissimo”, spiega Santanchè al Fatto. “Quelli della Magazine invece non hanno accettato il dialogo. Hanno stipendi altissimi da 130-180 mila euro l’anno, mi costano 2,2 milioni l’anno più il borderò dei collaboratori. Non è più possibile andare avanti così: i giornali devono stare sul mercato, con spese compatibili con le vendite e gli incassi della pubblicità . Il mondo dell’editoria, lo sappiamo, è cambiato”.
(da “NextQuotidiano”)
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