Settembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
“PARACULI GIALLO VERDI PRENDONO IN GIRO GLI ITALIANI”
Anche Marco Travaglio si è evidentemente rotto le scatole dei giochi di parole di Salvini e Di Maio sulla pace fiscale che è un condono però no non è un condono ma in fondo sì, però.
“Si può chiamarla come si vuole: voluntary disclosure, concordato fiscale, emersione del sommerso, rottamazione delle cartelle, definizione agevolata, ravvedimento operoso e altri sinonimi alla vaselina, come facevano i paraculi di destra e di sinistra; oppure pace fiscale, come fanno i paraculi giallo-verdi. Ma se una legge consente a chi non ha pagato le tasse di cavarsela versandone una parte, senza multe nè conseguenze penali, condono è e condono rimane. Quindi un “governo del cambiamento”che si rispetti dovrebbe partire di qui: chiamando le cose col loro nome senza prendere in giro gli italiani.
Anche Travaglio nota che il termine “pace” presuppone che prima ci sia stata una guerra e chiede che si rispetti il contratto:
“Anche perchè non sapremmo proprio con chi farla, la pace. E ci girano vorticosamente le palle se la pace la fa chi non paga, trattato da pacifista anzichè da evasore. […] Che si spera sia quello previsto dal contratto, limitato esclusivamente alle “situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica”, cioè a chi non ha pagato fino a un certo importo le cartelle Equitalia perchè non aveva soldi, mentre prima della crisi aveva sempre pagato fino all’ultimo cent. E l’importo massimo non può essere 1 milione l’anno, come vorrebbe la Lega (che parla addirittura di una riapertura della voluntary disclosure, cioè del mega-scudo per i capitali all’estero), ma poche centinaia di migliaia di euro, non di più. Solo così il condono (a quel punto mini) potrà essere digerito dai contribuenti onesti, che sono tanti e non ne possono più di veder premiati i ladri. E solo così si ridurrà al minimo quel devastante effetto-deterrente che ogni condono produce sulla fedeltà fiscale.”
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
COME MAI IL “GOVERNO DEGLI ONESTI” NON HA ANCORA DATO L’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE PER OFFESE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA?
Il Messaggero ci fa sapere che la vicenda delle minacce alla presidenza della Repubblica da parte
di Vittorio Di Battista, padre di Alessandro Di Battista, sta subendo un curiosissimo impasse a causa del ministero della Giustizia retto da Alfonso Bonafede:
La vicenda risale ai giorni della formazione del governo, quando, assieme a decine di altre persone, il padre di Alessandro Di Battista, Vittorio, si lasciò andare a insulti nei confronti del Quirinale: «Mister Allegria, fai il tuo dovere e non avrai seccature», aveva scritto.
Dopo l’iscrizione al registro degli indagati per offese al prestigio e all’onore del presidente della Repubblica, il pm titolare del fascicolo, Francesco Dall’Olio, all’inizio di luglio ha mandato l’intero incartamento al ministero della Giustizia che, per legge, deve valutare l’autorizzazione a procedere nei reati che hanno il Quirinale come parte offesa.
La richiesta però, almeno fino a ieri, risultava ancora senza risposta. Gli uffici di via Arenula fanno sapere che non è stata presa nessuna decisione favorevole o contraria, ma che le richieste saranno valutate tutte insieme.
Nel post contro il presidente della Repubblica, Vittorio Di Battista proponeva anche un assalto al Quirinale: «È più di una Bastiglia, ha quadri, arazzi,tappeti e statue. Se il popolo incazzato dovesse assaltarlo, altro che mattoni».
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
TUSK: “C’E’ CHI USA I MIGRANTI PER GIOCHI POLITICI”…I MODERATI DEL PPE VOGLIONO FARLA PAGARE A SALVINI
A Salisburgo Matteo Salvini non c’è, perchè questo è un summit informale di capi di Stato e di governo dell’Unione Europea e lui è solo vicepremier.
Ma la sua ombra pesa sulla cena dei leader di questa sera, primo assaggio della discussione di domani al vertice vero e proprio. Li indispone verso l’Italia.
Di fatto gli attacchi del vicepremier leghista all’Europa dei “burocrati” diventano una buona sponda per i ‘burocrati’ per non muovere un dito verso le richieste italiane: nè la revisione della missione Sophia, nè quella del regolamento di Dublino conoscono passi in avanti al vertice di Salisburgo, officiato dalla presidenza austriaca dell’Ue di turno fino a dicembre.
Giuseppe Conte ci prova ad ammansire i colleghi. Prima di entrare al Felsenreitschule, la grande sala concerti dove si tiene la cena dei 28, il presidente del consiglio italiano si dice “non pessimista” rispetto a questo “vertice informale eppure importante in vista del consiglio europeo di ottobre, importante per uno scambio, per avvantaggiarci sull’attuazione delle conclusioni del consiglio europeo di giugno”. Peccato che quelle conclusioni parlavano di redistribuzione dei migranti che arrivano in Italia solo su “base volontaria”.
E peccato che comunque siano rimaste lettera morta, pur avendo messo nero su bianco che chi sbarca in Italia, arriva in territorio europeo e dunque dovrebbe ricevere solidarietà dagli altri Stati membri. Niente.
Ma qui nella città di Mozart c’è uno scatto in più.
Ci sono i moderati del Ppe che vogliono farla pagare a Salvini. Non a caso, è proprio il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, a chiamarlo in causa: “Non possiamo più dividerci tra quelli che vogliono risolvere la crisi e quelli che la vogliono usare per giochi politici”, dice prima di andare al pre-vertice dei Popolari dove c’è anche il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, preoccupato, chiede all’Europa di “trovare un accordo a Salisburgo: lo stallo sulla riforma di Dublino alimenta i populismi”.
Il punto è che in Europa, dal voto contro Orban la settimana scorsa a Strasburgo, sono già partite le manovre per isolare i sovranisti alla Salvini.
Isolare l’Italia, unico paese Ue governato da un’alleanza tra partiti populisti. Conte prova a rispondere a Tusk: l’immigrazione “non è una questione elettorale, anche perchè le prossime elezioni sono solo a giugno (le europee di maggio, ndr.) ma è un problema importante e quando è così la politica deve essere pronta a elaborare strategie”.
Ma a Salisburgo di strategie per venire incontro all’Italia nemmeno l’ombra.
L’alto rappresentante per l’Ue per la politica estera Federica Mogherini registra la situazione: “Non c’è ancora un accordo su come risolvere il problema dello sbarco che è stato sollevato”.
Riferimento al caso Diciotti e simili. E anzi: qui il problema sembra si sia proprio spostato, da un’emergenza italiana a un’emergenza europea di rifarsi una verginità proprio utilizzando gli attacchi di Salvini, dopo i fallimenti di questi anni, dopo la mancanza di solidarietà dimostrata in questi anni.
E così proprio oggi il Consiglio europeo diffonde i dati per contrastare la propaganda di Salvini: i migranti sono solo il 7 per cento della popolazione europea.
Pure il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker cambia verso: ha sempre detto che tutti gli Stati devono accogliere i migranti, oggi si limita a dire che “se non accolgono devono contribuire in altro modo”.
Un argomento di cui si è parlato alla cena dei leader, finita a tarda notte. E Conte lo accoglie: “Sul tavolo c’è l’ipotesi che i Paesi non volenterosi, ovvero quelli che non partecipano in termini di sbarchi o in termini di redistribuzione” dei migranti, “versino un contributo finanziario”, dice il premier incontrando i giornalisti al ritorno in hotel dopo la cena. Stamattina però smorza.
“E’ stato considerato anche questo, è una possibilità residuale. L’importante è che ci sia un’ampia partecipazione al meccanismo di redistribuzione, altrimenti non ha significato”, dice prima di entrare al vertice.
ersino il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che prima del voto su Orban era considerato un interlocutore da Salvini, si permette una frecciata: “L’Italia, la Spagna, la Grecia non vogliono l’estensione di Frontex perchè più Frontex significa più controlli”.
Tradotto: i tre paesi citati temono così di perdere la possibilità di lasciar sfuggire i migranti verso il nord Europa. Colpo davvero basso. Tanto più che Kurz l’opposizione alla polizia di frontiera Ue ce l’ha in casa: Viktor Orban. L’amico sovranista di Salvini eppure membro del Ppe, viene qui per ripetere che “noi siamo in grado di difendere le nostre frontiere, insistiamo per tenerci questo lavoro”. Eppure per ora nessuno nel Ppe ci pensa a indicargli la via d’uscita.
Prevale l’urgenza di un’alleanza anti-sovranista, dunque anti-italiana: per ora va così. Non solo dalle parti del Ppe. Ma anche in casa socialista: al pre-vertice del Pse è Maurizio Martina, segretario del Pd, a lanciare l’idea di una “grande coalizione contro i populismi da Tsipras a Macron allo stesso Pse”.
Tutti si alleano nella speranza di sedare i sovranisti, figli di questa Europa che ha fallito su più punti. A Salisburgo va così.
Conte è oscurato dall’ombra di Salvini e incrocia le dita sull’altra partita che sta per iniziare con l’Ue: quella sulla manovra economica e i propositi di ‘sforamento’ del deficit da parte di Lega e M5s.
“Non ci impicchiamo ai decimali”, smorza il premier. Ma i problemi restano ancora tutti lì sul tavolo europeo, anche qui nella città di Mozart, dove la presidenza austriaca si sforza di tradurre l’Europa in note musicali per alleggerire il clima. In una bacheca della sala stampa, ci sono gli spartiti con gli inni nazionali. Germania? Moderato. Austria: andante. Italia: allegro marziale.
Una sinfonia, un programma?
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
IL PIL SALIRA’ DI SOLO L’1,2%, LA META’ DI QUANTO FARA’ L’EUROPA
Si intensificano i segnali di rallentamento dell’economia globale, che coinvolgono anche l’Italia. 
Sul nostro Paese, inoltre, grava l’incognita delle scelte del governo sui prossimi equilibri di finanza pubblica e sulle riforme da mettere in campo con la Manovra finanziaria, come sottolinea l’Organizzazione per la cooperazione e sviluppo.
L’Organizzazione con sede a Parigi scrive nel suo nuovo outlook sull’economia che la fase di espansione ha raggiunto il suo picco e che la crescita sarà probabilmente stazionaria al 3,7% quest’anno e il prossimo, a livello mondiale.
Sulle stime, però, pesano più che altro rischi al ribasso che rispondono al nome di dazi e guerra commerciale.
Proprio gli scambi globali, annotano dall’Ocse, hanno rallentato nella prima metà del 2018, con le tensioni “che hanno già mostrato i loro riflessi negativi sulla fiducia e sui piani d’investimento”.
Quanto all’Italia, da Parigi hanno limato le stime di 0,2 punti percentuali: per quest’anno si prevede una crescita dell’1,2 per cento e per il prossimo dell’1,1 per cento, in linea con l’ultima previsione.
La sforbiciata sul 2018 è in linea con il taglio medio alla stima dell’Eurozona, che comunque nel complesso si muove a velocità quasi doppia rispetto a noi con una progressione del Pil stimata nell’ordine del 2 per cento (livello simile alla Germania, vista all’1,9 per cento quest’anno).
La prospettiva di una “crescita più moderata è probabile in Italia, con incertezze rispetto alla scelta delle politiche”, è la diagnosi qualitativa dell’istituto sulla nostra situazione.
L’Ocse aggiunge il riferimento a “tassi di interesse più alti, e rallentamento della creazione di posti di lavoro trattengono i consumi” come fattori che pesano.
Più diretta ancora la nuova capoeconomista dell’Organizzazione, Laurence Boone. “All’Italia lanciamo un messaggio molto semplice: molte riforme sono state fatte dal precedente governo; è vitale che queste riforme continuino” perchè l’Italia deve “andare avanti sul cammino della crescita”.
Boone ha quindi lanciato un avvertimento sulla necessaria fiducia nelle politiche fiscali e il controllo della spesa pubblica, per rilanciare gli investimenti.
Altre cautele sulle previsioni economiche arrivano dai maggiori istituti statistici europei, secondo i quali la crescita nell’area euro ha perso slancio, ma continua comunque a un ritmo moderato.
Secondo quanto emerso dall’Eurozone economic outlook, rapporto elaborato congiuntamente dall’Istituto di studi e previsione economica tedesco Ifo, dall’Istituto nazionale di statistica italiano Istat e dall’Istituto svizzero Kof, nei primi due trimestri del 2018 la crescita del Pil dell’area euro è in decelerazione: in particolare, +0,4% la variazione congiunturale tra il primo e il secondo trimestre, condizionata negativamente dal rallentamento del commercio estero.
Nel rapporto si prevede che nei prossimi trimestri l’economia della zona euro sarà sostenuta dagli investimenti. Le imprese beneficeranno delle condizioni ancora favorevoli dei mercati finanziari e delle attese ancora positive sull’andamento dell’economia. Un ulteriore fattore di stimolo agli investimenti è rappresentato dall’alto livello della capacità produttiva utilizzata.
(da agenzie)
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