Giugno 2nd, 2019 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEDICA GIUSTAMENTE IL 2 GIUGNO A TUTTI COLORO CHE VIVONO NEL NOSTRO PAESE E CONTRIBUISCONO AL BENE COMUNE
Nel giorno della Festa della Repubblica, alla parata ai Fori imperiali c’è anche il presidente della Camera Roberto Fico. Che, parlando ai cronisti dedica il 2 giugno al tema dell’inclusione delle minoranze, tema peraltro già richiamato dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta: “Oggi è la festa di tutti quelli che si trovano sul nostro territorio, è dedicata ai migranti, ai rom, ai sinti, che sono qui ed hanno gli stessi diritti”.
In riferimento poi alle critiche nei confronti di Trenta, sotto attacco da parte della Lega e di Fdi, l’esponente pentastellato chiarisce: “Non ci devono essere polemiche sterili e strumentali, oggi è la festa di tutti. Nel cielo sventola la bandiera della Repubblica, che significa libertà , democrazia e rispetto di tutte le persone che si trovano sul nostro territorio”.
Per l’altro vice premier, Luigi Di Maio, “oggi è la festa di tutti i cittadini italiani, soprattutto di quelli che hanno perso la pazienza, che aspettano risposte, che non ne possono più di parole ma che si aspettano fatti, fatti concreti! Una festa che ci deve unire tutti”. E ancora: “E io sto con gli uomini e le donne, civili e militari, che credono nell’Italia e nei suoi valori democratici. Invece anche il 2 giugno si è trovato il modo di fare polemica, per di più davanti ai nostri soldati. È incredibile”.
(da agenzie)
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Giugno 2nd, 2019 Riccardo Fucile
INTANTO 23 MINORI E 17 DONNE INCINTE PER LEGGE DEVONO RIMANERE IN ITALIA… E SALVINI DA DUE GIORNI CONTINUA A NON FARE I NOMI DEI 5 PAESI EUROPEI CHE DICE “DISPOSTI AD ACCOGLIERLI”… SE ESISTONO, FUORI I NOMI E BASTA BALLE
Il pattugliatore della Marina Militare Cigala Fulgosi, che trasporta un centinaio di profughi raccolti al largo delle coste della Libia,è arrivato in porto a Genova alle 9, scortato da una motovedetta della Capitaneria di Porto. Ed alle 13,30 si sono concluse le operazioni di sbarco dei migranti.
A bordo c’erano 23 minori e 17 donne di cui alcune in stato di gravidanza. Hanno preso parte alle operazioni più di 140 operatori. Le persone sono originarie di Camerun, Somalia, Mali, Libia, Nigeria e Costa d’Avorio.
Poco prima delle 13 sono arrivati nel piazzale di calata Bettolo i primi pullman dove verranno caricati i migranti. Al momento i profughi saranno sistemati in strutture temporanee qui in Liguria in attesa del trasferimento alla destinazione finale che è incerta.
Il racconto dei migranti attraverso i medici: “viaggio da incubo. Siamo.stati due giorni in mare. Sofferenze infinite, ci sono stati morti tra i compagni di viaggio”. Lo hanno riferito alcuni migranti al medico dell’ospedale Galliera Paolo Cremonesi che li visitati a bordo
Il responsabile della Squadra mobile, Marco Calì, è a bordo di nave Cigala Fulgosi insieme a uomini della polizia scientifica e della polizia di frontiera. «È una attività prevista dal protocollo e non è detto che tra i migranti ci siano gli scafisti. Anzi è più facile il contrario – dice Calì – perchè ultimamente gli scafisti sono soliti mettere i profughi sui gommoni dando loro le indicazioni per la navigazione suggerendo di tenere la barra dritta e di seguire il nord sulla bussola. I controlli dureranno ore».
E dalle dichiarazioni di Gambino, responsabile della Protezione civile del Comune, emerge l’incertezza “istituzionale”: se, infatti, da ore ministro, governatore e esponenti della Lega, stanno rassicurando che i migranti non rimarranno, rispettivamente, in Italia, in Liguria e a Genova, nei fatti con buone probabilità i minori non accompagnati, ancora da quantificare nel numero preciso, rimarranno nelle strutture dedicate del capoluogo ligure
Le prime persone ad essere assistite sono state le sei donne incinte trovate a bordo, che sono state visitate dal personale medico a terra. E sono queste persone, insieme ai minori, che sicuramente non lasceranno il territorio italiano e non saranno sicuramente espulse.
Secondo l’avvocato Ballerini, sul posto durante le operazioni di assistenza e sbarco, i minori e le donne incinte non saranno espulsi, e rimarranno in territorio nazionale, come previsto dalla legge “secondo il loro superiore interesse”.
E dopo due giorni di annunci sui “5 Paesi dove verranno ridistribuiti i migranti”, Salvini continua a non dire quali sarebbero: forse nel timore di essere smentito?
(da agenzie)
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Giugno 2nd, 2019 Riccardo Fucile
UNO STUDIO SCIENTIFICO CHE IN QUALSIASI ALTRO PAESE AVREBBE SCATENATO INCHIESTE E DENUNCE, IN ITALIA VIENE PASSATO SOTTO SILENZIO DAI MEDIA E DAL GOVERNO
“La notizia che non fa notizia: 600 bambini nati con malformazioni congenite tra il 2002 e il 2015 a Taranto come riportato nella Valutazione del danno sanitario: è la storia che si ripete e come accaduto nel 2012 non si rendono pubblici i dati dell’indagine epidemiologica Sentieri dell’Istituto superiore di Sanità su Taranto che analizza fino all’anno 2018“.
Nei giorni scorsi la denuncia di Peacelink e dei Verdi di Angelo Bonelli non è stata accolta con grande attenzione dalla stampa, mentre il ministero della Sanità guidato da Giulia Grillo ha detto che c’è ancora bisogno di tempo per l’aggiornamento dei dati.
«Per il Sin di Taranto– ha replicato ieri la ministra della Salute Giulia Grillo –il ministero sta provvedendo all’aggiornamento dei dati di mortalità e di malattia. I dati al 2013 erano stati resi noti da tempo, ora si lavora agli aggiornamenti».
Eppure lo studio Sentieri è già stato aggiornato (e qui sbaglia il ministero) e i dati sono già pubblici (e qui hanno torto i Verdi e Peacelink), come fa notare oggi il Corriere della Sera:
Lo studio si trova nella sezione Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente in un file da scompattare e all’interno di una cartella da scompattare ulteriormente (lo specifichiamo per aiutare quelli che leggeranno qui e poi cercheranno di farvi credere di averlo trovato da soli).
A pagina 74 si può leggere questa frase
I nati da madri residenti nel periodo 2002-2015 sono stati 25.853; nello stesso periodo sono stati osservati 600 casi con Malformazione Congenita (MC), con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale (O/A: 109; IC90%: 101-116). Sono risultate superiori al numero di casi attesi le MC del sistema nervoso e degli arti. L’eccesso del 24% osservato per le MC dell’apparato urinario è ai limiti della significatività statistica.
La presentazione e l’aggiornamento dei dati, secondo le denunce di Peacelink e dei Verdi, è stata rinviata a luglio dopo le elezioni europee per motivi politici, il che è molto probabile visto che al governo c’è gente che venderebbe sua madre per qualche voto in più. Nel rapporto comunque si dice anche altro:
In questo Sito sono stati registrati 173 casi di tumori maligni nel complesso delle età considerate (0-29 anni), dei quali 39 in età pediatrica e 5 nel primo anno di vita.
In età pediatrica si osserva un numero di casi di tumori del sistema linfoemopoietico totale in eccesso rispetto all’atteso (22 casi, SIR = 132 (IC90% 90-189), al quale contribuisce sostanzialmente un eccesso del 90% nel rischio di linfomi (10 casi, SIR = 190 (IC90% 103-322), e in particolare linfomi Non Hodgkin (7 casi, SIR = 275 (IC90% 129-516). Si sottolinea inoltre che dei 22 casi di tumori del linfoemopoietico totale in età pediatrica 11 sono stati diagnosticati in età 5-9 anni (SIR = 224 (IC90% 125-370).
Nel complesso dell’età pediatrico-adolescenziale (0-19 anni) i casi di linfoma non Hodgkin diventano 9, e si mantiene l’eccesso per questa patologia (SIR = 214 (IC90% 112-374).
All’eccesso di tumori in età pediatrica contribuiscono inoltre 5 casi di sarcomi dei tessuti molli e altri extra ossei (diagnosticati tra i soli maschi) che diventano 6 in età 0-19 (genere maschile, SIR = 356 (IC90% 155704).
In ogni caso è confortante che Peacelink abbia finalmente compreso con chi ha a che fare. Ci ha messo un po’ troppo tempo, ma meglio tardi che mai.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 2nd, 2019 Riccardo Fucile
IL GRANDE REALITY DEL CAMBIAMENTO IN PEGGIO
Nel Grande Reality del Cambiamento la domanda è una: chi è la talpa? Ovvero, chi è il cattivone che ha girato ai giornalisti la lettera del governo all’Unione Europea con cui l’esecutivo risponde “Venerdì!” alla domanda della Commissione: “Che ora è?“.
Il momento è talmente grave che il ministro dell’Economiahahahah Giovanni Tria sceglie la via istituzionale dell’intervista a Federico Fubini sul Corriere della Sera per attaccare, senza accusarla esplicitamente, la viceministra Laura Castelli, a cui in effetti non voleva dare le deleghe (così come a Garavaglia, del resto):
Ha un sospetto su chi e perchè lo abbia passato alla stampa?
«Non ne ho idea, ma è un fatto molto grave. Posso dire che fin da ieri pomeriggio (venerdì per chi legge, ndr) abbiamo depositato una denuncia alla Procura della Repubblica e avviato un’indagine interna al ministero. Cercheremo di vederci più chiaro»
In realtà qui l’unica cosa grave (ma non seria) è che si stia discutendo della stampa per non discutere del contenuto della lettera, che invece è ampiamente sintetizzabile nel “Le faremo sapere” che ha fornito il governo a Bruxelles senza spiegare nulla nel merito del deficit e del debito nè indicare in che modo l’esecutivo italiano intende riparare la situazione.
Cosa che porterà all’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia sulla quale si potranno innestare un buon numero di lamentele sovraniste corredate di promesse di Apocalisse in Fa minore.
Ma andiamo all’accusa:
Laura Castelli, il suo viceministro espresso dai 5 Stelle, nella serata di venerdì si è detta sorpresa che lei stesso abbia smentito la validità del testo uscito poche ore prima perchè – ha aggiusto Castelli– «anch’io avevo visto quella bozza con i tagli al welfare». Lo considera un attacco politico?
«Se Castelli aveva quel testo, non lo doveva avere. Quello era un documento riservato,una bozza di lavoro con i miei appunti annotati amano in cui osservavo nei vari passaggi “questo sì”, “questo no”. La corretta linea istituzionale vuole che prima di tutto un testo consolidato vada al presidente del Consiglio e poi al resto del governo».
È lo stesso Corriere a farci sapere che Laura Castelli si è tradita, perchè venerdì, quando è cominciata la sceneggiata, ha rilasciato una dichiarazione alla stampa molto precisa: :«Nel pomeriggio anche io ho visto una bozza che girava con quei contenuti e purtroppo quel passaggio sul taglio c’era».
Del resto, osservano ambienti del Carroccio, “solo qualche giorno fa Luigi Carbone, capo di gabinetto di Tria, il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera, e il neo Ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta, erano andati proprio a Palazzo Chigi per un incontro con il premier Conte che aveva avuto per oggetto anche la lettera da mandare a Bruxelles”.
Funzionari del MEF che si presentano a incontri per una lettera del MEF, circostanza sospetta, che ne pensi Watson?
Dovrebbe essere chiaro, insomma, che stiamo parlando di niente. O meglio, che stiamo parlando delle talpe che hanno dato una notizia vera alle agenzie di stampa senza comprendere che, Castelli o meno, da una parte c’è una strategia del MoVimento 5 Stelle che prevede oggi di mettersi all’opposizione del suo stesso governo dopo aver dato tutto il potere alla Lega — e la scelta di polemizzare sulla lettera fa parte della strategia.
Dall’altra parte c’è un ministro dell’Economia che non ci ha ancora spiegato se erano giuste le sue previsioni sul PIL o piuttosto avevano ragione tutti gli organismi internazionali che lo stimavano più basso.
E se per caso la circostanza della sovrastima del PIL c’entrasse qualcosa con i suoi conti sul deficit/PIL (sì, c’entrava).
E soprattutto se alla fine si è reso conto che aveva clamorosamente torto, o meglio, ha sbagliato per ragioni politiche. Il che è molto più grave di qualunque lettera data ai giornali.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 2nd, 2019 Riccardo Fucile
LA LETTERA DI TRIA E’ UNA PATACCA, NESSUN IMPEGNO CONCRETO A CORREGGERE I CONTI… IL GOVERNO HA CREATO IN UN ANNO UN BUCO DI 11 MILIARDI
Mentre la politica italiana si balocca sulla talpa che ha dato ai giornali la bozza della lettera di Tria all’UE, Alberto D’Argenio su Repubblica spiega che la missiva non servirà a nulla, proprio come la presenza di Tria in via XX Settembre in questi mesi.
Il governo gialloverde ha creato un buco nei conti di 11 miliardi tra 2018 e 2019, il Pil è fermo mentre il debito è in costante crescita e le previsioni sul prossimo anno restituiscono un quadro sballato, con il deficit al 3,5% e il debito ancora all’insù, oltre il 135% del reddito nazionale.
Ecco perchè per evitare la procedura – vista come ultimo tentativo di tenere in carreggiata i conti italiani – la Commissione si aspettava l’annuncio di una correzione dei conti 2019 di almeno 3-4 miliardi e impegni ferrei sul 2020, ovvero l’indicazione delle misure per coprire non in deficit i 23 miliardi che frutterebbe l’aumento dell’Iva al quale si è (volontariamente) vincolato questo governo a dicembre per lanciare reddito e quota 100.
Tuttavia nella lettera alla Ue il Tesoro si limita a parlare di minori spese nel 2019 per le misure bandiera di Lega e M5S, senza però quantificarle.
Lo fa solo a pagina 18 dell’allegato tecnico alla lettera (3,5 miliardi), ma in modo vago e non impegnativo.
Stesso discorso per il 2020: gli impegni sono troppo astratti. Tanto più per un governo che in Europa è ormai percepito inaffidabile (non ha rispettato le solenni promesse sottoscritte da Conte a dicembre), narcotizzato dalla perenne crisi di maggioranza e incapace di prendere decisioni, come dimostrato dalla rissa di venerdì sulla lettera.
Così, se non ci saranno ulteriori passi nel dialogo tra Roma e Bruxelles, mercoledì la Commissione concluderà il suo rapporto sull’Italia (articolo 126.3) scrivendo che il Paese nel 2018 (ultimo anno con i dati definitivi) non ha rispettato la regola del debito.
La procedura costringerà chiunque governerà l’Italia nei prossimi anni a centrare i target di risanamento indicati dalla Ue fino a quando il deficit non sarà azzerato in modo da permettere la discesa costante del debito.
Durerà almeno 5 anni, ma se Roma chiederà di spalmare i tagli in modo differente morderà anche per più tempo.
Tuttavia il governo gialloverde ha una seconda e ultima chance per evitare al Paese di perdere parte della sua sovranità in politica economica. L’ultima parola sulla partenza della procedura spetta infatti ai ministri delle Finanze Ue (Ecofin), che si esprimeranno nella riunione del 9 luglio. In mezzo una serie di passaggi tecnici e politici.
Ad esempio, entro il 20 giugno e comunque in tempo utile per la riunione del 14 giugno dei ministri, si dovranno pronunciare gli sherpa dei governi (Efc), per dare ai politici materiale su cui dibattere nell’ultimo incontro che precede quello decisivo di luglio.
Una decina di giorni. Insomma, il tempo stringe perchè più passi saranno compiuti più difficile sarà fermare la macchina europea: il governo Salvini-Di Maio deve decidere in fretta se sedersi al tavolo (e cedere) come a dicembre o se ipotecare il futuro del Paese.
(da “NextQuotidiano“)
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Giugno 2nd, 2019 Riccardo Fucile
TRA TARTINE, BATTUTE E SFOGGIO DI PRESUNTE FIDANZATE
Perchè poi, se ti vesti così, se cammini così e ti sbaciucchi così, vuoi che di questo si parli. Ecco Salvini, sul Colle più suggestivo di Roma, all’ora del tramonto. Tiene per mano Francesca, la figlia di Denis Verdini, non la molla un attimo, si siedono, si baciano, sempre per mano, dita incrociate, come due fidanzati al passeggio del sabato pomeriggio.
Cravatta viola lui, vestitino a mezza coscia lei, schiena scoperta, scarpe aperte borchiate, Valentino, suggerisce qualche sciura presente.
A ogni passo, un commento perchè, “signora mia”, va bene la giovinezza, ma non ci si veste così ai giardini del Quirinale, luoghi dove si va come in una chiesa laica, con le grazie coperte. E poi, insomma, non ci si sbaciucchia come in un romanzo di Moccia, scegliete voi quale.
È la scena dell’uomo che ha in mano l’Italia, sul set del potere eternamente uguale a se stesso. C’è tutto Salvini, in questa pacchianata, in fondo altra versione del “me ne frego” populista. Al popolo, lì fuori piace questo macho con ragazza più giovane di vent’anni, tutta invidia chi lo critica, l’importante è fare le cose, mica i protocolli, il galateo, le buone maniere.
Anzi al Viminale c’è uno alla mano, che piace ai cittadini normali, come un romanzo popolare. Cammina, sempre mano nella mano con Francesca, non si ferma a parlare nè invoglia a avvicinarsi, insomma, è estraneo, o meglio fa l’estraneo alla festa dell’establishment.
Però c’è, a differenza di Bossi che, ad esempio non c’è mai andato. Al tavolo, da vero capo, è circondato solo dai suoi, trangugia tartine e lasagnette finger-food, parla veramente poco. Pina Castiello, che ai tempi era una fedelissima di Nicola Cosentino, l’avvocato Giulia Bongiorno, Barbara Saltamartini che lasciò Ncd proprio in polemica per l’elezione di Mattarella.
Dieci metri più in là c’è Luigi Di Maio, meno avvezzo alle effusioni con la sua fidanzata, Virginia Saba, molto fiera nel suo nude look di pizzo macramè e scarpe di strass con tacco a spillo.
Si salutano, proprio perchè è impossibile non farlo. “Ci vediamo lunedì o martedì”, chiede Di Maio. L’altro, sbrigativo, taglia corto: “Ci vediamo… Ci sentiamo”. Si apprende così, da una battuta e da un atteggiamento strafottente, che, dopo settimane di paralisi, campagna elettorale sulla pelle del governo, implosione post-voto e pasticci come una lettera “anonima” all’Ue che ancora non si capisce chi l’ha scritta, non c’è ancora una straccio di riunione convocata. E neanche tanto la volontà di farlo. Poi Salvini torna a sedersi. Pare che sia arrivato anche Giuseppe Conte, ma non se n’è accorto nessuno. Davvero, proprio così: “Ma dov’è Conte?”, si chiedono i cronisti quando si materializza Rocco Casalino, l’unico senza cravatta.
È cambiato, eccome, il clima rispetto all’anno scorso, quando al ricevimento ai giardini del Quirinale, si presentò il governo che aveva appena giurato, in un’orgia di retorica sulla nascita della Terza Repubblica e di confusione propria dei cambi d’epoca come non accadeva dal ’94, tra l’assalto delle telecamere, i militanti fuori e l’irritualità degli applausi dei parenti al giuramento. Comunque, l’emozione, fatta di timidezze e pudori, con i neo ministri quasi a disagio nel condividere le tartine col potere di Roma che ha normalizzato tanti barbari. Timorosi anche nel parlare e, per non sbagliare, lo facevano come con un microfono accesso.
Adesso il nuovo potere è perfettamente a suo agio nella Roma dei salotti, televisivi e non, abituata a raccontare e avvolgere Cesari e Papi. Da vero ministro del Sud, Di Maio vasa vasa, nel senso che bacia tutti, ostenta complicità e dà del tu. Bacia Bruno Vespa, scherza con Mentana, saluta col sorriso, “sì, sentiamoci” a chi si avvicina. Finchè dura. Una sensazione di “sospensione” ha preso il posto dell’entusiasmo, le battute a raffica quasi ad esorcizzare l’ignoto, ovvero quel che accadrà al governo nei prossimi giorni e settimane, in una situazione in cui è anche franata l’abusata formula di circostanza dello “staremo insieme altri quattro anni”.
Vincenzo Spadafora, poggiando un bicchiere di prosecco, ci scherza su: “Quanto dura? Fino a domani sicuro che c’è la parata militare, poi chissà ”. È di poche parole il potente sottosegretario a palazzo Chigi, sempre guardingo, sospettoso. A un certo punto, si congeda dai presenti: “Fatemi andare che c’è uno che pensa che dalla Rai l’ho cacciato io. Prima che mi attacchi un pistolotto…”.
Mancano parecchi ministri, quelli che ci sono hanno l’aria di chi proprio non ne poteva fare a meno ma, finito il prosecco, sono pronti a una fuga all’inglese.
Neanche con un fucile puntato riesci ad ottenere un ragionamento politico, una frase, un dettaglio che faccia capire che succede. E questa, in fondo, è la notizia di un Potere sospeso, ma normalizzato, che consuma un rito come sempre è stato fatto e ha sostituito, almeno per ora, il principio del fare con quello dell’esserci.
Una tartina, qualche foto e poi si vede, secondo una prassi molto tradizionale. E lasciamo stare le scatole di tonno, richiuse da tempo. In battuta veritas: “Dai — dice Paola Taverna – che se si vota a settembre vi facciamo divertire con la campagna elettorale d’estate”. Nessuno ha l’aria di chi lo dice sul serio, ma neanche l’aria di chi sa come evitarlo, però, parliamoci chiaro, a tutti è evidente — ed è passato solo un anno — che l’esperimento è fallito.
Ecco, finalmente, uno che va dritto al punto, Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, il critico: “Dovremmo farla una riflessione su chi abbiamo messo al governo e su come è andata. C’è un problema di ubi consistam di persone preoccupate solo dall’andare in tv. Guardati attorno. Che altro poteva accadere? Io comunque sono pronto ad andare al voto, proprio non mi spaventa l’eventualità ”. Forse è davvero uno dei pochi. Lo capisci dal linguaggio del corpo, di chi, presentatosi davanti al Palazzo d’Inverno per abbatterlo ha scoperto quanto è confortevole il salotto. C’è anche quella vecchia volpe di Pier Ferdinando Casini, che di Repubbliche sorte e tramontate tra un ricevimento e l’altro ne ha viste davvero tante: “Io però questa sensazione che si vada alle elezioni proprio non ce l’ho — dice guardandosi attorno — anzi, dirò di più, questa è l’instabilità più stabile che io abbia mai visto”. È passato solo un anno. Ed è già diventato una specie di pentapartito populista. O bipartito, se vi piace di più.
(da “Huffingtonpost”)
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