Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
LA NAVE RESTA IN ATTESA DI UN PORTO SICURO CHE OVVIAMENTE NON PUO’ ESSERE TRIPOLI E FA ROTTA VERSO LAMPEDUSA
I legali di SEA-WATCH annunciano una querela per diffamazione nei confronti del Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
“A seguito del soccorso di 53 naufraghi da parte della Sea-WATCH 3, il Ministro Salvini ha rilasciato, ancora una volta, innumerevoli dichiarazioni diffamatorie a mezzo stampa insultando la ONG e l’operato della sua nave; operato che si sostanzia, sempre, in legittima attivita’ di soccorso e salvataggio”, spiegano i legali Alessandro Gamberini e Leonardo Marino.
“Occorre precisare- proseguono- che le autorità libiche non hanno dato alcuna indicazione alla nave della ONG da noi rappresentata la quale ha rispettato la vigente normativa internazionale che, come oramai noto, vieta il trasbordo e lo sbarco in territorio libico. Il Ministro sa bene che fare rientrare chi fugge da guerre, violenze e soprusi in un paese che non e’ qualificato come ‘Porto Sicuro’, in costante guerra civile, costituisce una gravissima violazione dei diritti umani, del diritto del mare e del diritto dei rifugiati. Utilizzare l’importante ruolo istituzionale di capo del Viminale, in assenza di elementi oggettivi a supporto delle proprie asserzioni, costituisce violazione delle proprie competenze e lascia, peraltro, perplessi sull’attenzione e le energie che il Ministro ripone sull’attività svolta dalle ONG che oggi ha soccorso solamente 53 naufraghi quando, ricordiamo, ogni giorno arrivano decine e decine di persone a bordo di barche fantasma nonchè, come nelle ultime settimane, di navi militari e mercantili”.
Inoltre, concludono i legali, “l’esito delle indagini rivolte sull’operato delle ONG smentisce categoricamente il Ministro dell’Interno. Pertanto, in qualità di difensori della ONG Sea-WATCH, i sottoscritti annunciano una querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del Ministro dell’Interno Matteo Salvini”.
La nave della Ong da ovest si dirige ora verso nord, ossia verso Lampedusa.
Si evince dal monitoraggio radar della rotta della nave, il cui primo cambio di rotta, era stato verso la Tunisia.
Ora, invece, il nuovo cambio di direzione, con la nave che si trova ancora a un centinaio di miglia da Lampedusa. La Ong, al momento, non commenta ancora un’eventuale decisione
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
“IL DECRETO PENALIZZA I SOCCORSI IN MARE, LA LIBIA NON E’ UN PORTO SICURO, IL RUOLO DELLE ONG E’ FONDAMENTALE”
Norme liberticide e da stato di polizia. E a poco servono le risposte maleducate del’Italia, perchè
il la sostanza non cambia: si tratta di una forma di autoritarismo reazionario che comprime le libertà individuali e i diritti umani.
L’Unhcr, l`Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, chiede all’Italia di “riconsiderare” il decreto sicurezza bis, un “decreto che penalizzerebbe i soccorsi in mare nel Mediterraneo centrale”.
L’Unhcr, infatti, ha espresso “preoccupazione per l’approvazione da parte del governo italiano di un nuovo decreto contenente anche diverse disposizioni che potrebbero penalizzare i soccorsi in mare di rifugiati e migranti nel Mediterraneo centrale, compresa l’introduzione di sanzioni finanziarie per le navi delle Ong ed altre navi private impegnate nel soccorso in mare”.
Perchè – ricorda l’Agenzia delle Nazioni Unite – “salvare vite umane costituisce un imperativo umanitario consolidato ed è anche un obbligo derivante dal diritto internazionale” e “nessuna nave o nessun comandante dovrebbe essere esposto a sanzioni per aver soccorso imbarcazioni in difficoltà e laddove esista il rischio imminente di perdita di vite umane”.
“In una fase in cui gli Stati europei si sono per lo più ritirati dalle operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, le navi delle Ong sono più cruciali che mai”, ha dichiarato Roland Schilling, rappresentante per il Sud Europa, avvertendo: “Senza di loro, altre vite saranno inevitabilmente perse”.
L’Unhcr è inoltre “preoccupata per il fatto che il decreto possa avere l’effetto di penalizzare i comandanti che rifiutano di far sbarcare le persone soccorse in Libia”.
L’Unhcr infatti ribadisce ancora una volta che la Libia non è un porto sicuro: “Alla luce della situazione di sicurezza estremamente volatile, delle numerose segnalazioni di violazioni di diritti umani e dell`uso generalizzato della detenzione nei confronti delle persone soccorse o intercettate in mare, nessuno dovrebbe essere riportato in Libia”.
Infine l’appello: “L`Unhcr chiede al governo italiano di rivedere il decreto e al parlamento di modificarlo, mettendo al centro la protezione dei rifugiati ed il salvataggio di vite umane”.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI NON SA NEANCHE FARE I CONTI: IN REALTA’ SE VA BENE SARANNO DUE ALL’ANNO PER CINQUE ANNI
Ieri Matteo Salvini era in estrema difficoltà dopo aver pestato la doppia merda delle cassette di sicurezza e la faccenducola dell’arresto del suo consigliere per l’energia Paolo Arata.
E allora prima ha avuto l’ideona di mettersi a contare i gabbiani a Roma (le priorità , raga) e poi ha ricicciato un video della sua ospitata a Porta a Porta in cui parla della pace fiscale, ovvero del condono targato Lega-M5S.
Il problema è che quello che ha detto è pericoloso, perchè dimostra che il leader della Lega non sa contare e questo può avere una certa rilevanza ai fini della Legge di Bilancio 2020, per la quale deve trovare 24,5 miliardi per le clausole IVA e in più coprire la sua promessa di flat tax per una cifra che, a seconda dei calcoli ottimistici e pessimistici, potrebbe arrivare ad altri 30 miliardi.
Prima di tutto vediamo da dove vengono quei 38 miliardi: da due diversi provvedimenti, ovvero la rottamazione ter e la pace fiscale.
Gli incassi ammontano rispettivamente a 8,7 miliardi di euro (per 3,5 milioni di cartelle) per il saldo e stralcio e a 29,5 miliardi (per oltre 9,4 milioni di cartelle) per la rottamazione ter.
Questa è la base, ma dalle somme vanno tolte le sanzioni facendole scendere a 6,5 miliardi e di 21,1 miliardi.
Da qui si potranno calcolare gli importi effettivi, come ha spiegato qualche giorno fa il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Antonino Maggiore, in commissione Finanze del Senato:
Per il saldo e stralcio a fronte di istanze presentate per 6,5 miliardi, considerando che il pagamento previsto è tra il 16 e il 35% si può stimare un incasso finale per lo Stato variabile tra 1,04 e 2,27 miliardi.
Per la rottamazione ter il calcolo è più difficile. Lo stesso Maggiore ha spiegato che stimare quanto effettivamente lo Stato incasserà dalla “rottamazione ter” e dal “saldo e stralcio” è “aleatorio”, tutto dipende da quanti pagheranno alla fine della rateazione e “quanti invece hanno fatto istanza come manovra dilatoria”.
Maggiore ha ricordato che “in passato l’incasso effettivo per il fisco è stato del 46-47% del valore complessivo”. Si aggiungerebbe cioè una decina di miliardi al conteggio, ma “confidiamo che lo strumento ottenga un risultato ancora migliore, proprio perchè, nonostante sia la terza volta che viene introdotto, le istanze sono state le più alte in assoluto”.
Finita qui? No. Perchè ora viene il bello, come segnala Roberto Petrini su Repubblica:
In verità i 21,1 miliardi certificati dall’Agenzia dovranno fare i conti con un taglio di circa il 50% quando chi ha aderito si troverà a pagare.
La somma si ridurrà a 9-10 miliardi perchè, come ha dimostrato la Corte dei Conti, molti aderiscono al condono per bloccare i pignoramenti e poi, al momento di chiudere la partita, si defilano.
Poco da rallegrarsi anche ai fini dei conti pubblici: gli incassi dei condoni sono una tantum, sono già stati utilizzati per coprire spese e si spalmano su 5 anni.
Gli incassi sono da intendersi in anni numero cinque. E per coprire spese si avrebbe quindi un quinto della cifra sparata da Salvini (che, come abbiamo visto, in ogni caso non corrisponde agli effettivi incassi).
Anche stavolta quindi il leader della Lega non ci ha spiegato dove trova i soldi per le clausole e la flat tax. E intanto siamo a giugno. A settembre bisogna presentare la legge di bilancio. Tra poco si va tutti al mare. Il tempo passa, il tempo stringe. Le promesse contano. Tic, tac, tic, tac, tic tac, tic tac.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
CON LA QUERELA DELLA SEA WATCH E’ FINITA LA PACCHIA PER LUI E ANCHE PER L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DEI LEONI DA TASTIERA CHE RISPONDERANNO CON I LORO TANTO AMATI PATRIMONI
«È evidente il collegamento tra scafisti e alcune Ong. Probabilmente solo qualche procuratore
non se ne accorge, ma il resto del mondo sì».
Matteo Salvini torna ad accusare le Ong di legami con gli scafisti. Il pretesto è il nuovo salvataggio da parte di Sea Watch di 52 persone a bordo di un gommone. L’operazione di soccorso è avvenuta a 47 miglia dalle coste libiche, al di fuori quindi delle acque territoriali e all’interno della cosiddetta zona SAR della Libia.
Una zona SAR dove in più di un’occasione (ad esempio quando intervenne la Marina Militare) i libici hanno dimostrato di non saper essere in grado di farsi carico delle operazioni di soccorso.
Tant’è che ci sono prove che il coordinamento avvenga ad esempio dal ponte di comando di una nave della Marina Militare ormeggiata nel porto di Tripoli.
La SAR libica — anche in virtù dei noti problemi di stabilità interna del paese — è una vera e propria farsa.
Nel concreto non è chiaro come mai per il ministro il soccorso operato da Nave Cigala Fugosi della MM (avvenuto a 40 miglia dalle coste libiche) non crei alcun problema mentre un’operazione analoga portata a termine da soggetti privati (ma in accordo con le regole del soccorso in mare) invece faccia subito scattare a Salvini il riflesso pavloviano Ong/vicescafisti.
La dinamica del salvataggio di oggi è riportata in due tweet pubblicati da Sea Watch. Nel primo si riferisce la circostanza dell’operazione di soccorso. Importante l’orario: il salvataggio si è concluso poco prima delle tre del pomeriggio. L’avvistamento del gommone (grazie ad un aereo da ricognizione) invece risale a questa mattina, alle ore 9.53. Sea Watch ci tiene a far sapere di aver rispettato la procedura che prevede di allertare le autorità competenti.
Nel secondo tweet Sea Watch comunica che «la cosiddetta guardia costiera libica successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso». Una volta giunti sulla scena però i migranti erano ancora lì e non si vedeva alcun assetto di soccorso intento a trarre in salvo gli occupanti del gommone.
Motivo per cui l’Ong ha provveduto a effettuare il salvataggio. Per Salvini le cose stanno diversamente e la Sea Watch «è una vera e propria nave pirata a cui qualcuno consente di violare ripetutamente la legge». Qualcuno chi? I poteri forti? Kalergi? Se Salvini sa i nomi li faccia.
Ci si chiede come mai un salvataggio portato a termine da un assetto della Marina Militare in condizioni sostanzialmente identiche non abbia destato alcun scalpore nè si sia detto che la MM è composta da “pirati” che violano la legge. Ma queste sono questioni a cui sicuramente il ministro dell’Interno saprà rispondere.
Molto meno chiara invece è l’affermazione secondo cui tutto il resto del mondo si sia accorto del legame tra Ong e scafisti. Salvini intende per caso l’accolita di buffi sovranari e patridioti che da mesi indaga via Twitter sui crimini delle Ong e che non è riuscita a dimostrare nulla? Non risulta che le indagini di questi super esperti di migrazioni abbiano prodotto una denuncia ma nemmeno un esposto.
Se Salvini ha invece ulteriori prove può benissimo andare in Procura a consegnarle. Dal momento che in Italia vige il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale sicuramente troverà qualcuno disposto a indagare.
Anzi, avrebbe potuto evitare di scappare dal processo per il caso Diciotti e dimostrare nel processo che le cose stanno come dice lui. Il fatto che il ministro si sia nascosto dietro l’immunità lascia più di qualche dubbio sulla reale solidità di una linea difensiva che fino ad oggi si basa su dichiarazioni non corroborate da prove.
Perchè il ministro dovrebbe sapere bene che le inchieste sulle Ong sono state quasi tutte archiviate non a causa di qualche procuratore “distratto” (che si stia riferendo a Luigi Patronaggio?) ma perchè non è stato dimostrato dalle indagini il legame tra Ong e scafisti.
Al punto che Luigi Di Maio si è dovuto rimangiare la frase sulle Ong taxi del mare.
Ma così come non c’è stata alcuna legge per chiudere i porti le Ong non stanno violando alcuna legge. Salvini sta solo raccontando una realtà in cui è Capitano, eroe, padre della patria. Un po’ come quando rivelò che i migranti irregolari non erano più 600mila.
O come quando da Giletti diceva che dalla Sea Watch non sarebbe sceso nessuno. E poi è successo il contrario.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
SI TRATTA PER UN RITORNO ANCHE DI MASSIMO GILETTI
Repubblica annuncia oggi l’onda leghista in arrivo su Raiuno, dove, mentre le elezioni si avvicinano, la direttrice ex Manifesto Teresa De Sanctis sta apparecchiando un palinsesto di prima categoria per le esigenze del suo editore di riferimento (cit.), il governo.
Spiega Giovanna Vitale che sono tutti pronti, o quasi:
Lo è per esempio nel caso di Massimo Giletti, che domenica ha salutato il pubblico di La7 ed è volato in Sardegna per una settimana di vacanza e di riflessione. Il suo contratto con Cairo scade il 30 giugno e lui ha ricevuto un’offerta sia da Rai1 sia da Mediaset, ma deve ancora decidere. Nel caso optasse per l’emittente di Stato, avrà solo l’imbarazzo della scelta.
Al momento, nei palinsesti della rete ammiraglia la parola “fiction” copre quattro prime serate: la domenica (nella collazione che era di Fabio Fazio, traslocato lunedì su Rai2), il lunedì, il martedì e il giovedì. E a Giletti verrà lasciata la possibilità di indicare quale preferisce. Il resto del day time sarà pressochè un monocolore leghista.
Si comincia da Unomattina, che sarà condotta da Roberto Poletti, ex direttore di Radio Padania e primo biografo di Salvini. Neppure il tempo di capire come funziona al timone dell’edizione estiva, affidatogli fra mille polemiche, che l’hanno già confermato per tutto l’anno. E se farà flop, pazienza: il segretario del Carroccio questo vuole e così si fa.
Abbiamo poi prestigiose nuove entrate, anche se nel frattempo è sfumata purtroppo Maria Giovanna Maglie:
Subito dopo, ecco un’altra new entry, sempre di provata fede: la giornalista ex Mediaset Monica Setta, specializzata nei like a Salvini (il suo è quasi sempre il primo di tutti) che avrà la striscia quotidiana dedicata all’economia. Titolo provvisorio: Segui i soldi! ma potrebbe cambiare.
Non cambia invece la programmazione successiva, fino al Tg delle 13,30, compresa La prova del cuoco officiata dall’ex Elisa Isoardi.
Mentre nel pomeriggio torna a imporsi la narrazione sovranista: alla Vita in diretta ecco la Cuccarini, c’è chi dice affiancato dal vicedirettore di rete Milo Infante (in quota leghista), chi dal mezzobusto Alberto Matano (per riequilibrare).
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
“REVOLUTION CHEMNIZT” AVEVA PROGETTATO UN ATTENTATO A BERLINO A OTTOBRE PER INNESCARE ALTRE AZIONI EVERSIVE… INSIEME NEO-NAZISTI, HOOLIGANS E SKINHEAD
Tanti minimizzano e parlano di folklore. Ma la realtà è diversa: sarebbe dovuto essere l’inizio di
un colpo di Stato l’attacco pianificato per il 3 ottobre 2018 a Berlino dal gruppo terrorista di estrema destra neo-nazisti “Revolution Chemnizt”, sventato in anticipo dalle forze dell’ordine.
Ne è convinta la Corte di cassazione di Karlsruhe nella sentenza resa nota dalla stampa tedesca.
Secondo le indagini l’azione violenta avrebbe mirato “alla soppressione dello Stato di diritto” e avrebbe dovuto essere seguita da “ulteriori azioni violente”.
Il piano avrebbe dovuto prevedere il coinvolgimento di normali cittadini e della polizia.
I sei uomini arrestati in Sassonia sei mesi fa facevano parte del milieu neonazista di Chemnitz – tra loro anche capi hooligan e skinhead – ma secondo gli inquirenti potevano contare su un’estesa rete di sostenitori.
Il giudice ha stabilito che per i sei imputati sarà prolungato il periodo di custodia cautelare oltre i sei mesi previsti.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
L’ATTUALE PRESIDENTE PERDEREBBE CON TUTTI I CANDIDATI DEMOCRATICI
I sondaggi non sorridono al presidente Usa Donald Trump. Se si votasse questa settimana, infatti, Trump perderebbe con Joe Biden, ma anche con altri candidati democratici.
A dirlo è un sondaggio realizzato dalla Quinnipiac University, in vista delle elezioni presidenziali che si terranno negli Stati Uniti nel 2020.
Secondo l’analisi, Joe Biden, ex vicepresidente democratico e favorito per la vittoria delle primarie del Partito Democratico, sarebbe avanti all’attuale inquilino della Casa Bianca di ben 13 punti.
Biden, infatti, è stimato al 53 per cento a fronte del 40 per cento del tycoon.
Ma le cattive notizie per Trump non finiscono qui.
Secondo la ricerca, infatti, il presidente Usa perderebbe anche con gli altri candidati alle primarie democratiche.
Bernie Sanders sarebbe avanti di 9 punti, la senatrice della California Kamala Harris, invece staccherebbe Trump di 8 punti.
Anche Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts, vincerebbe le presidenziali con 7 punti di distacco dal presidente uscente, così come il sindaco di South Band Indiana Pete Buttigieg, avanti di 5 punti.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
SI ATTIVA ANCHE LA MELONI CHE PERO’ TEME CHE LA LEGA ALL’ULTIMO MOMENTO VOGLIA CORRERE DA SOLA
«Prepara il tuo movimento, è possibile che si voti a settembre»: Matteo Salvini fa sapere a
Giovanni Toti che le urne si avvicinano e lo fa “in via confidenziale”, come fanno sapere oggi tutti i giornali che ne hanno scritto.
Il livello di confidenzialità è talmente ampio che qualcuno, ed è difficile che sia Salvini, lo ha spifferato ai giornali.
Che oggi sanno quindi che uno degli scenari di probabilità su cui lavora il leader della Lega è il voto a settembre, con camere sciolte nell’afa dell’estate e campagna elettorale sotto l’ombrellone.
Sarebbe un inedito, ma non importa. Perchè gli indizi della possibilità di elezioni anticipate a settembre sono anche altri, spiega oggi Tommaso Ciriaco su Repubblica:
Nella telefonata, Salvini e Toti concordano di incontrarsi a Roma nelle ore successive. Il leghista ha in mano un sondaggio di un noto istituto demoscopico che indica Forza Italia in caduta libera. Attribuisce al partito fondato dal Cavaliere una forbice di consensi tra il 5 e il 6%, praticamente un passo prima dell’estinzione.
Forte di questo dato, il segretario della Lega ripete al governatore la sua tesi: «Per votare a settembre — il senso del ragionamento — servirà una crisi entro metà luglio. Io non tornerò mai con Berlusconi. Tu prepara il tuo movimento, tieniti pronto».
Toti, come detto, esegue.
Nel frattempo, però, continua a sondare ogni possibile alternativa. Nei giorni successivi viene contattato anche da Niccolò Ghedini, che gli propone un posto nel nuovo triumvirato che guiderà Forza Italia. E non è finita qui.
Mercoledì scorso l’ipotesi di elezioni anticipate a settembre si arricchisce di un nuovo indizio. A Roma si riunisce lo stato maggiore di Fratelli d’Italia.
C’è Giorgia Meloni e ci sono altri quattro dirigenti del partito. Le indicazioni che arrivano dalla Lega non sono così chiare come quelle offerte a Toti, ma indicano comunque una direzione.
Per questo, i dirigenti iniziano a pianificare una nuova campagna elettorale. I dubbi, semmai, ruotano attorno alla possibilità che il ministro dell’Interno si sfili all’ultimo secondo dall’alleanza a cui Meloni lavora da mesi, preferendo addirittura una corsa solitaria.
Il dettaglio della vicenda è che le elezioni anticipate si svolgerebbero con la procedura d’infrazione sul capo dell’Italia trasformata in argomento da campagna elettorale.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
IN UN PROCESSO A ROMA EMERGONO FATTI INQUIENTANTI, COMPRESA UN’AGGRESSIONE A UN MILITANTE DI CASAPOUND
Forza Nuova, si sa, ha un peso elettorale non indifferente come ripete spesso il suo leader Roberto Fiore: alle ultime elezioni europee ha infatti preso lo 0,15%, superata soltanto dal Partito Pirata e da Casapound che non a caso ha preso il doppio dei suoi voti (lo 0,33%).
Questo perchè, come abbiamo spiegato, mentre loro portano l’acqua con le orecchie a Salvini quello prosciuga il loro serbatoio di voti lasciandoli a bocca asciutta ma con in bella vista il motto decoubertiniano “L’importante è partecipare”
Proprio per questo è interessante segnalare quanto raccontato oggi dal Messaggero nell’ambito del processo per incitamento all’odio razziale, per le quali nove iscritti al partitino di Fiore sono stati rinviati a giudizio.
Fra le contestazioni del sostituto procuratore Sergio Colaiocco appare uno spaccato di scontri all’interno della stessa fazione politica.
Esemplare la vicenda di Daniele De Santis, anch’egli militante del gruppo in via Lidia. La sera tra il 26 e il 27 settembre del 2014 avrebbe violentato, secondo l’accusa, una forzanovista.
Il fatto però non sarebbe passato sotto silenzio tra le fila del partito e due dei rinviati a giudizio, Giovanni Camillacci e Alessio Costantini avrebbero portato De Santis in un casale, imbavagliato e “fatto inginocchiare per punirlo”.
Mentre “lo minacciavano — si legge nell’imputazione — con un’arma da sparo esplodendo anche un colpo” il primo ottobre 2014, a pochi giorni dallo stupro.
Se la ricostruzione dei fatti fosse confermata, ci troveremmo in una situazione paradossale: invece di far marcire in galera l’autore di uno stupro di una loro iscritta, i militanti hanno preferito giocare alla roulette russa con lui e poi lasciarlo libero di gironzolare ancora.
Una vergogna che ricorda anche i codici dei mafiosi: sono loro a farsi giustizia da sè anche se a differenza di FN hanno ben altro peso elettorale.
E c’è di più, perchè agli atti compare un agguato a un militante di Casapound:
Gli scontri non sarebbero però stati fatti soltanto al fine di ricondurre i militanti sulla retta via, ma avrebbero avuto luogo per differenze ideologiche.
In sei avrebbero aggredito, e per questo finiti a giudizio per lesioni personali, un militante di Casapound. Il pestaggio sarebbe avvenuto il 30 marzo del 2015 a Ponte Milvio e i militanti sarebbero stati poi trovati con coltelli e manganelli.
(da “NextQuotidiano”)
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