Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
L’INFILTRATO DI SALVINI PRECISA CHE NON LASCEREBBE PERO’ LO STIPENDIO DELLA REGIONE LIGURIA
Un intervento alla radio e Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, “pensiona” Silvio Berlusconi. “Considero il presidente Berlusconi il più grande statista che abbiamo avuto nella Repubblica – ha detto Toti a Un giorno da pecora – ma oggi secondo me deve rendersi conto che un’epoca è finita. Credo che il presidente Berlusconi debba cominciare a pensare come lascerà il suo partito, come tutti i grandi statisti in questo Paese”. “Quindi – ha proseguito – c’è bisogno di costruire un percorso che dia legittimità alla nuova classe dirigente”.
Poi aggiunge: “Se ci fossero le primarie di Forza Italia per scegliere il segretario, io mi candiderei, con le mie idee”.
E spiega che, nel caso di vittoria, non lascerebbe la Regione Liguria.
Parole pronunciate nel giorno in cui è prevista la riunione dell’ufficio di presidenza di Forza Italia. Mentre nel partito del Cavaliere si discute di come rinnovare il partito, evitando che sia travolto dal malumore legato ai risultati delle Europee e anche all’andamento dei sondaggi, che vedono Fi addirittura sotto il 7 per cento.
Gelida la replica di Berlusconi: “Lasciamolo perdere, dai – ha detto ai giornalisti che gli chiedevano una reazione – l’ho nominato io e chiede la democrazia, un nominatissimo”.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
NULLA DI FATTO ALL’INCONTRO FANTOZZIANO… SOLO QUESTO GOVERNO POTEVA PRESENTARSI ALL’APPPUNTAMENTO A MANI VUOTE E SENZA UN PROGETTO
“Ho incontrato il ministro Tria sul bilancio dell’Italia. Serve una correzione sostanziale della traiettoria fiscale per quest’anno e per l’anno prossimo. Questa è la prima e più importante priorità nell’interesse dell’Italia”. Firmato Valdis Dombrovskis.
Il vicepresidente della Commissione europea, con delega sull’euro, twitta poco dopo il colloquio con Giovanni Tria oggi in occasione della riunione dell’Eurogruppo a Lussemburgo. Nulla di nuovo.
Dombrovskis, da sempre ‘falco’ dell’austerity, chiede al ministro italiano ciò che lui ancora non può dargli perchè non ha il mandato dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini: una manovra correttiva per evitare la procedura sul debito eccessivo, consigliata dalla Commissione europea.
Tempo per trattare, poco. Il consiglio dei ministri economici dell’Ue (Ecofin) potrebbe far scattare la ‘tagliola’ già il 9 luglio. E allora? Quali sono i margini di negoziato per Roma? E per l’Ue?
A Lussemburgo, Tria si presenta da Dombrovskis senza i nuovi dati che, secondo la tesi di Roma, testimonierebbero il rispetto degli impegni presi a dicembre e servirebbero a evitare una manovra correttiva (anche se il ministro continua a parlare di un deficit al 2,1-2,2 per cento, mentre l’accordo con Bruxelles siglato alla fine dell’anno scorso sulla legge di stabilità 2019 conta su una riduzione ulteriore: l’intesa fu raggiunta sul 2,04 per cento).
La trattativa è solo agli inizi, insistono i suoi. Ma per ora non ci si incontra: da un lato, la maggioranza dei paesi europei che vogliono la procedura ma allo stesso tempo la temono per le ricadute per può determinare sull’eurozona e per questo spingono per un accordo.
Dall’altro, il governo italiano che immagina di poter ricavare margini negoziali più ampi proprio per via di questi timori della controparte europea.
Il punto – come emerge oggi in questo Eurogruppo che non doveva ufficialmente parlare di Italia eppure ne parla come dell’argomento centrale per il futuro di una legislatura europea appena iniziata col voto di maggio – è che tutti vogliono ‘punire’ Roma per un debito che continua a crescere minacciando l’eurozona, ma in molti temono le conseguenze di una eventuale procedura.
Sia chiaro: i timori di chi teme le conseguenze — turbolenze sui mercati, spread che schizza in alto – per ora non portano ad escludere la procedura, cioè un percorso forzato di riduzione del debito per i prossimi 5 anni al minimo. Anzi.
Ma c’è un gruppo di paesi che sta cercando in tutti i modi di procedere con cautela, alla ricerca di un accordo con Roma: se solo Roma ne offrisse la possibilità .
Lo dice, più o meno chiaramente, la ministra spagnola all’Economia, Nadia Calvià±o: “È importante un dialogo costruttivo tra Italia e Commissione europea. E’ importante che le autorità italiane agiscano in modo responsabile e costruttivo per tentare di incanalare questo processo nella direzione più positiva possibile, evitando qualsiasi scenario o episodio di turbolenza sui mercati finanziari”.
Calvià±o è esponente di un governo socialista e di un paese che ha dovuto sopportare le cure draconiane della Troika: è preoccupata delle conseguenze di una procedura contro l’Italia, paese del club fondativo dell’Unione, paese tra i più grandi dell’Ue.
Oltre alla Spagna, anche la Germania e il Portogallo sono tra i paesi che più si battono per arrivare ad un accordo con Roma che eviti la procedura.
Sarebbe la prima procedura per debito eccessivo nella storia dell’euro, non è un passo di poco conto per tutta l’Unione. E’ vero che Mario Centeno, portoghese, oggi ha messo in chiaro che all’Italia si chiede una correzione della traiettoria del debito, ora e negli anni a venire. Ma parla più da presidente dell’Eurogruppo che da cittadino del Portogallo, paese anche questo appena uscito dalla terapia di austerity.
La Francia per ora è sul ‘ni’: nè troppo schierata con le ‘colombe’, nè con i ‘falchi’, di cui diremo tra un po’.
Domani Emmanuel Macron ne parlerà in un bilaterale con Giuseppe Conte a Malta, a margine del vertice dei paesi del sud Europa. Mentre a Lussemburgo il commissario agli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, ne parlerà con Tria domattina presto.
Oggi il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire dice: “La Commissione ha fatto un ottimo lavoro con l’Italia, ha teso una mano al governo. Penso che sarebbe saggio da parte del governo italiano prendere la mano tesa della Commissione europea e adottare le misure appropriate per risolvere il problema”.
Il punto è che i timori delle cosiddette ‘colombe’ non arrivano al punto da escludere la procedura. Si limitano a sottolineare che non è roba da prendere a cuor leggero e che siccome la zona euro sembra andare verso una spirale deflattiva, oggi potrebbe toccare all’Italia, domani ad un altro paese europeo. Maneggiare con cura.
Ma — ed è questo il nodo — chiedono a Roma dei passi concreti per evitare la punizione: della serie, raggiungere un accordo fa bene a tutti.
Anche perchè poi ci sono i cosiddetti ‘falchi’ che invece spingono per la punizione esemplare: se non ora, quando? L’Italia ha un debito che cresce dagli anni ’80, con rare parentesi di leggero calo, potrebbe arrivare al 135 per cento del pil secondo le stime europee, è ora governata da un governo nazional-populista isolato politicamente anche nell’Europarlamento ed escluso dalle trattative sulle future cariche apicali dell’Ue: se non ora, quando?
Il lettone Dombrovskis è un esponente di questa corrente, alla quale si iscrivono l’Olanda, la Finlandia, l’Austria ma anche paesi dell’est come la Polonia e persino l’Ungheria di Viktor Orban, considerato da Salvini un interlocutore privilegiato malgrado alla fine non abbia lasciato il Ppe per unirsi al gruppo dei sovranisti all’Europarlamento.
Ebbene, anche nella nuova partita tra Roma e Bruxelles per evitare la procedura, il premier ungherese non si sta spendendo più di tanto per l’amico italiano. Per non parlare degli austriaci dell’Fpo, che ora tra l’altro hanno anche perso il governo del paese in conseguenza dello scandalo sui finanziamenti dalla Russia che ha travolto la leadership del partito.
Una cosa è certa: la scadenza del 9 luglio resta scolpita sulla pietra anche dopo la riunione lussemburghese dell’Eurogruppo. Anche se soltanto alla fine di luglio il governo italiano potrà fornire dati ufficiali sul primo semestre 2019, quanto si è risparmiato per reddito di cittadinanza e quota cento, le entrate fiscali, quelle supplementari da fatturazione elettronica.
Per allora, è il calcolo che si fa in ambienti europei, la procedura sarà già scattata. Leggera o pesante, lo deciderà la Commissione entro i primi di luglio: e se vogliamo, questa è una scadenza ancora più stringente. Basta una manovra dello 0,1-0,2 per cento per evitarla: se non sarà ora, potrebbe rendersi necessaria a settembre, a procedura aperta.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
ESISTE UNO STATO DI DIRITTO, NON TUTTO E’ DIVENTATO LECITO SOLO PERCHE’ SALVINI LANCIA SLOGAN A VANVERA
Vivo a Ivrea. Ivrea, che tanti conoscono per la sua fama olivettiana o come splendido angolo di Piemonte circondato dalle dolci colline della Valchiusella, oggi è sulla bocca di tutti (e persino al top delle ricerche google) per “il Tabaccaio di Pavone che ha sparato al ladro”.
Non si parla di altro ormai, al bar, dal giornalaio, in piazza e persino al supermercato c’è sempre qualcuno che chiede ad un altro: “tu come la vedi?”
“Tu da che parte stai?” come se si potesse scegliere, come se lo Stato non esistesse e tutto fosse ormai rimesso alla volontà popolare, come se non ci fosse un bilanciamento di beni costituzionalmente garantiti da considerare, come se il patrimonio e la vita fossero di pari peso.
Ma dove siamo finiti? Qual è oggi la cosa che preoccupa di più? I soldi o la vita?
La cosa che oggi preoccupa più me è che ci sia il dubbio, tra la gente, di cosa sia giusto e di cosa no e di cosa sia importante e cosa no perchè credo sia proprio questo il problema di fondo… Il dubbio.
Non bisogna essere avvocati o esperti in diritto penale per capire che NON c’è legittima difesa se NON c’è un’aggressione.
Non bisogna conoscere la recente riforma sulla scriminante dell’art.52 del codice penale per capire che non ogni difesa è “sempre legittima” (come riportato su qualche cartello) e che quando un uomo è in fuga non va aggredito alle spalle con una pistola per… difendere un bottino!
Eppure se c’è un dubbio, tra la gente, allora il problema è a monte. È come se il “salvinianesimo” fosse ormai una scriminante di fatto. È come se ormai tutto fosse lecito perchè a legittimarlo è stato il ministro degli Interni con le sue propagande pro-armi.
E questo caso, in qualsiasi modo finirà , passerà alla storia non già come un infausto evento facilmente evitabile ma come un evento su cui continuare fare campagna elettorale facendo leva sull’ignoranza in tema, senza considerare che in questo caso, per quanti ancora non lo sapessero, se l’ultima ricostruzione è corretta, non opererebbe la scriminante perchè quale legittima difesa può configurarsi quando si spara alle spalle di un uomo che fugge?
Da cosa ci si sta difendendo se l’aggressore non aggredisce?
Basterebbe una riflessione o forse un invito a leggere bene l’art.52 del codice penale prima di esprimere opinioni banali o sentenze approssimative sulla delicata vicenda e sicuramente prima di richiedere il porto d’armi da tenere in casa insieme a una pistola da utilizzare all’occorrenza!
“Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa” dal nostro codice penale, posto a tutela di uno Stato di Diritto.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
L’ASSURDITA’ DI UNA LEGGE CHE ESCLUDE DAGLI AIUTI I SENZATETTO E I POVERI VERI A VANTAGGIO DEI TAROCCATORI E DI CHI LAVORA IN NERO
Ufficialmente risultava indigente, e quindi aveva ottenuto anche il reddito di cittadinanza. In realtà praticava l’usura e per questo è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Sala Consilina, in provincia di Salerno.
Si tratta di un pregiudicato 40enne del posto, bloccato dai militari dopo aver ricevuto dalla sua vittima duecento euro in contanti, rata di un cospicuo “credito”.
Dalle indagini condotte da militari, guidati dal capitano Davide Acquaviva, è emerso che il pregiudicato aveva prestato ad un ex imprenditore 41enne del Vallo di Diano mille euro, pretendendo dopo tre mesi la restituzione del triplo della somma.
La vittima, in passato, vendendo diversi beni propri e dei suoi familiari, aveva saldato allo stesso usuraio un prestito di tremila euro lievitato nel corso di un semestre a circa diecimila euro.
L’indagine, scaturita dalla denuncia della vittima, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Lagonegro (Potenza).
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
AFFERMAZIONI DA CORTE MARZIALE: TRADIREBBE IL PROPRIO PAESE PER INTERESSI PERSONALI
Donald Trump si è detto pronto ad accettare da una potenza straniera eventuale materiale compromettente sul suo rivale nella corsa alla Casa Bianca nel 2020, sostenendo che non si tratta di un’azione illegale e che non sarebbe tenuto a chiamare l’Fbi.
“Penso che vorrei sentire, non c’è nulla di sbagliato nell’ascoltare”, ha detto ad Abc News, affermando che non sarebbe una interferenza.
Proprio oggi il figlio primogenito Donald jr ha testimoniato per la seconda volta davanti alla commissione intelligence del Senato, che lo ha interrogato tra l’altro sull’incontro alla Trump Tower nel giugno del 2016 con una avvocata russa.
Il capo dell’Fbi Christopher Wray ha detto ai deputati che Donald Trump Jr. avrebbe dovuto chiamare il Bureau per segnalare l’offerta. Ma il presidente, che ha nominato Wray nel 2017, ha detto che “il direttore dell’Fbi sbaglia”.
Affermazioni destinate a riaprire le polemiche sulle interferenze russe nelle elezioni Usa e a rinfocolare i sospetti di collusione con Mosca.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
SARDEGNA, LA PRIMA PROPOSTA DI LEGGE TARGATA LEGA- FDI SMASCHERA I SOVRANISTI: VOGLIONO RISPRISTINARE VITALIZI E PRIVILEGI, SCOPPIA UN CASO
A pochi giorni dal voto amministrativo in Sardegna riesplode il caso vitalizi in Consiglio regionale.
A lanciare la palla infuocata è Massimo Zedda — ex sindaco di Cagliari – che guida l’opposizione di centrosinistra in Aula.
Lo fa con un post su Facebook in cui allega le foto della bozza della prima proposta di legge del nuovo corso, con il presidente della Regione Christian Solinas (Psd’Az- Lega) che l’ha battuto alle regionali di febbraio.
Il tema è, appunto, quello dei vitalizi. Vale a dire l’assegno di fine mandato per i sessanta onorevoli. Un tema spinoso e dibattuto, considerato simbolo dei privilegi della casta, additato come populista dai difensori.
Di fatto ritenuto dalla Corte costituzionale “diritto inviolabile acquisito” per chi ha raggiunto l’agognato traguardo: una rendita a vita di 3-4mila euro al mese, abolita per gli eletti dal 2014 in poi.
Sono invece pagati — attualmente — a chi ne ha appunto maturato il diritto fino a due legislature fa, circa trecento con una spesa annua pari a 17 milioni di euro.
Ora, tornano come novità . Ed è la prima iniziativa legislativa del nuovo corso, sottolinea Zedda. Portata avanti con procedura d’urgenza.
Una bozza illustrata ai capigruppo dal presidente del Consiglio regionale, il leghista Michele Pais sul “Ripristino, – scrive nel post – comunque lo si voglia giustificare e definire, degli assegni vitalizi da riconoscere ai consiglieri regionali”.
Il confronto con l’attualità , soprattutto economica, è da brivido: “Non la continuità territoriale, non la vertenza latte, non il porto canale di Cagliari, ma dopo tre mesi la prima legge è per le pensioni dei consiglieri regionali”.
E non manca di citare tra i protagonisti proprio il candidato per il centrodestra alle comunali a Cagliari, già consigliere regionale per Fratelli d’Italia, ora capogruppo, Paolo Truzzu.
C’è la sua firma sulla proposta — con tutti i colleghi di maggioranza – non quella dei capigruppo d’opposizione. Da qui l’appello al voto per Francesca Ghirra, considerata sua erede — già assessora all’Urbanistica della sua giunta — vincitrice alle primarie di coalizione.
Secondo la ricostruzione: “La spesa, a carico delle cittadine e dei cittadini, nel bilancio regionale, per il solo 2019 è pari a 1.149.984 euro, che si ripeterà per gli anni a venire di questa legislatura per un totale di 5.749.920 euro”.
Un tema caldo per Zedda che prima di diventare primo cittadino a 35 anni, era già stato consigliere regionale per Sel e, con un gesto simbolico aveva già rinunciato — con le dimissioni nel 2011— alla pensione da circa 1800 euro, diritto acquisito dopo appena due anni e mezzo tra i banchi.
“Nella bozza — aggiunge Francesco Agus, capo gruppo di Campo Progressista — c’è pure il principio retroattivo. Finirebbe per avere il vitalizio anche chi resta tra i banchi tre, quattro mesi. Anche per chi è vittima dei ricorsi al Tar. Sembra proprio un assalto alla diligenza, prendiamo il possibile finchè dura”.
Il riferimento è all’udienza del tribunale amministrativo chiamato a decidere sulla posizione di 15 consiglieri — di cui otto leghisti — che hanno usato l’adesione tecnica per la presentazione delle liste alle regionali.
Un apparente cavillo che avrebbe potuto portare addirittura a nuovo voto in caso di approvazione. Ma i giudizi amministrativi si sono espressi per la bocciatura: tutto resterà così com’è.
L’asse più combattivo e in linea è quello del Movimento 5 stelle, guidato dalla capogruppo Desirè Manca. D’altronde lo stesso Zedda a marzo aveva lanciato un’apertura inaspettata proprio nei confronti dei grillini. “Non siamo qui per regalarci privilegi — afferma con energia Manca — si tratta di una cosiddetta ‘indennità differita’. Si reintroduce così il diritto alla maturazione per tutti con cinque anni e la possibilità di abbassare l’età necessaria a 60 anni. Una volontà di ritorno al passato nascosta tra le pieghe del provvedimento che punta ufficialmente a tagliare le cifre con il sistema contributivo. Ma ad allargare — allo stesso tempo — la platea agli attuali e futuri onorevoli.
A tarda serata la risposta della maggioranza, a nome del presidente del Consiglio regionale Pais è affidata a una nota istituzionale. Nessuna nuova proposta, sostiene. Bensì: “La proposta di legge che arriva all’esame della Prima commissione è la riproposizione letterale del testo che deriva dall’accordo Stato-Regioni in attuazione della Legge di Bilancio dello Stato e dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali”.
Eppure secondo Manca c’è una postilla che esclude proprio le regioni che hanno già tagliato. Sui tempi stretti cita il 30 giugno come data da rispettare per l’approvazione. E tenta di ribaltare la prospettiva, si tratterebbe di “equità sociale” per far rispettare: “Il principio di diritto in base al quale qualunque lavoratore, dall’operaio al professionista, e quindi anche il politico, debba ricevere un trattamento previdenziale in funzione a quanto versato”. Tiepido il Pd, anche se non ha firmato. Mentre la maggioranza va avanti compatta: lunedì inizia l’iter in prima commissione
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
SUI FONDI ALL’EMITTENTE I LEGHISTI VOTANO CON IL PD
Maggioranza divisa in Parlamento. Salta l’accordo fra Lega e M5s in commissione Vigilanza sul doppio incarico di Marcello Foa a presidente di Rai e Rai Com. E l’alleanza di governo si spacca anche sul salvataggio di Radio Radicale in Commissione Bilancio della Camera.
Se fino a ieri sera sembrava che i due partiti di maggioranza avessero trovato la quadratura su Foa, questa mattina la seduta della commissione convocata alle 8 è stata sospesa, concludendosi con un nulla di fatto. Se ne riparlerà la prossima settimana.
La seduta è partita male, con i 5 Stelle divisi a litigare fuori dell’aula e l’inizio dei lavori in ritardo.
Se prima di entrare a palazzo San Macuto, il gruppo M5s aveva deciso di votare a favore dell’emendamento della Lega, una volta saliti in ascensore poi hanno cambiato idea.
La seduta è stata, quindi, sospesa per 20 minuti perchè la maggioranza non era presente e mancava il numero legale.
Il gruppo M5s a quel punto è rientrato in Aula dicendo che avrebbe votato l’emendamento originale della Lega, ma dopo 30 secondi ha nuovamente cambiato idea ed è uscito dall’Aula.
Di qui una nuova sospensione della seduta per mancanza del numero legale e le proteste di tutti gli altri commissari della Vigilanza.
Secco il commento di Michele Anzaldi, componente del Pd della Vigilanza: “Vigilanza Rai: M5s-Lega divisi su Foa fanno saltare ancora seduta. Parlamento bloccato e umiliato, maggioranza per lavorare non c’è più: uniti solo da arroganza contro istituzioni colleghi e funzionari. Stupefacente che colleghi come Di Nicola e Paragone si accodino a tale vergogna”.
Passa nelle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera un emendamento del Pd (a firma Sensi e Giachetti) per ‘salvare’ Radio Radicale con un finanziamento di altri 3 milioni per il 2019. Il testo è stato riformulato, spiegano i dem, su proposta della Lega ma il governo con il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, ha dato parere contrario.
Hanno votato a favore la Lega e tutti gli altri partiti, mentre il Movimento 5 Stelle ha votato contro. La misura punta a favorire la conversione in digitale e la conservazione degli archivi.
Di Maio su Facebook prima attacca la Lega anche se poi precisa che il governo andrà avanti: “Secondo noi è una cosa gravissima, di cui anche la Lega dovrà rispondere davanti ai cittadini.”.
Soddisfatta invece Forza Italia, come evidenzia la capogruppo Mariastella Delmini: “Governo va sotto in commissione su Radio Radicale: vittoria anche di Forza Italia e soprattutto della libertà di stampa. Radio Radicale vivrà “.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
“BISOGNA SISTEMARE I CONTI PUBBLICI, COME BIASIMARLI”
Diciamolo: da quando La Verità in edicola lo ha rimpiazzato nei cuori dei loro lettori-modello, non si capisce il senso dell’esistenza di Libero.
Loro hanno provato a darglielo con la patata bollente e altre amenità , ma è evidente che l’ispirazione di colui che ai bei tempi dell’Indipendente indovinava titoli come “Sgominata un’altra giunta” oggi si è esaurita.
E allora Senaldi & Co. provano a distinguersi editorialmente esattamente come fa il Giornale, che però al contrario di loro almeno qualche argomento ce l’ha (e la rosicata di Salvini sulle cassette di sicurezza lo dimostra).
In questo deserto culturale e di idee, Libero brancola nel buio e getta pugni a caso cercando di colpire almeno un obiettivo. S
olo che poi il risultato finale è che gli escono titoli come questo qui a fianco
Che in primo luogo stupisce perchè racconta qualcosa di vero (e questo già dovrebbe far saltare sulla sedia tutti), ma lo fa al prezzo di rimangiarsi tutte le fregnacce sull’Europa che quel giornale ha pubblicato per anni. E questo non può che creare sconcerto e disorientamento:
Insomma, forse è il caso di ricordare che anche Jim Morrison diceva che è meglio bruciare subito che spegnersi lentamente.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
AVVOLTI IN TELI TERMICI, INIZIA LA CAMPAGNA “IO ACCOLGO” PER UN’ITALIA SOLIDALE E CIVILE
Un nutrito gruppo di migranti avvolti nelle coperte termiche dorate sulla scalinata di Piazza di Spagna, tre barchette nella fontana della Barcaccia.
E’ il flash mob di protesta andato in scena questa mattina tra centinaia di turisti nel cuore di Roma.
Una iniziativa non autorizzata dalla questura organizzata, in segno di protesta contro l’appena approvato decreto sicurezza bis, da ben 42 associazioni promotrici della Campagna “Io accolgo”.
Tra loro Arci, Acli, Caritas, A buon diritto e tantissime altre sigle che intendono dare visibilita’ alle tantissime esperienze diffuse di solidarieta”: dalle famiglie che ospitano stranieri che non hanno più un ricovero alle associazioni che organizzano corridoi umanitari per entrare nel nostro Paese, dai tanti sportelli legali e associazioni di giuristi che forniscono gratuitamente informazioni e assistenza ai migranti, a chi apre ambulatori in cui ricevere assistenza sanitaria gratuita, a chi coopera a livello internazionale per accompagnare le migrazioni forzate e ridurre l’insicurezza umana nei paesi di origine e transito.
“È quella parte grande del nostro Paese — dicono le 42 associazioni che non si arrende alla barbarie di un mondo fondato sull’odio e sulla paura, che crede nei principi della Costituzione, dei diritti uguali per tutti, della solidarietà . Soggetti che quotidianamente lavorano per mitigare i danni di una legislazione, di politiche e di comportamenti istituzionali che condannano i migranti a morire in mare, che chiudono i porti, che cancellano esperienze di accoglienza, come gli Sprar, gettando per strada migliaia di richiedenti asilo e rifugiati, anche vulnerabili, privati così della loro dignità e del diritto ad accedere ai servizi sociali.
Fanno parte del Comitato promotore della Campagna: A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, AOI, ARCI, ASGI, Casa della Carità , CEFA, Centro Astalli, CGIL, CIAC, CIAI, CIR, CNCA, Comunità di S.Egidio, CONGGI, Ero Straniero, EuropAsilo, Federazione Chiese Evangeliche in Italia – FCEI, FOCSIV, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Migrantes, Forum del Terzo Settore, Gruppo Abele, ICS Trieste, INTERSOS, Legambiente, LINK-coordinamento universitario, Lunaria, Medici Senza Frontiere, NAIM (National Association Intercultural Mediators), Oxfam, Rainbow4Africa, ReCoSol, Refugees Welcome Italia, Rete della Conoscenza, Rete Studenti Medi, SaltaMuri, Save the Children Italia, UIL, Unione degli studenti, Unione degli universitari, UNIRE
(da agenzie)
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