Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
ARRESTATI TRE MINORENNI ITALIANI TRA I 14 E I 17 ANNI, HANNO NUMEROSI PRECEDENTI A LORO CARICO
Tre ragazzini fra i 14 e i 17 anni sono stati arrestati, e un giovane è ricercato, per la brutale
aggressione a un volontario di 23 anni impegnato in un’associazione che si occupa di consegnare a domicilio farmaci agli anziani.
E’ accaduto a Ravenna, come racconta la stampa locale, nel pomeriggio di lunedì, nei pressi del parco Teodorico.
Il 23enne è stato agganciato con una scusa da quattro giovani. E’ stato buttato a terra, picchiato con calci e pugni e minacciato con il collo di una bottiglia rotta, poi la banda gli ha lanciato un tronco addosso: per lui prognosi di 25 giorni.
L’arrivo di un uomo che portava a spasso il cane ha messo in fuga i quattro: tre sono stati raggiunti poco dopo dai carabinieri del Radiomobile. La refurtiva, lo zaino, è stata recuperata così come il pezzo di vetro. I tre si trovano nell’apposita struttura minorile di Bologna in attesa di comparire davanti al Gip. La Procura minorile ha chiesto il carcere.
Nonostante l’età a carico di due dei tre arrestati c’è un elenco assai lungo di episodi già finiti sul tavolo della Procura per i minori. Reati contro il patrimonio, ma anche imbrattamento di muri e lancio di sassi contro i treni in transito. Quasi tutti già noti alle forze dell’ordine ancora quando l’età non li rendeva nemmeno imputabili. Superati i 14 anni, invece, sono proseguite le condotte di violenze e minacce, perpetrate con altri coetanei, compresa una violenza sessuale di gruppo.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
SOLO GLI ELETTORI DI AFD NON VOGLIONO AIUTARE L’ITALIA: ECCO IL SONDAGGIO DELLA ZDF TEDESCA… SONO I COMPAGNI DI MERENDE DEI SOVRANISTI ITALIANI
Questo sondaggio pubblicato dal PolitBarometer della ZDF tedesca ci dice qualcosa di interessante: ovvero che la popolazione tedesca è per la stragrande maggioranza favorevole ad aiutare finanziariamente Italia e Spagna nella crisi del Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19.
Il 68% dei tedeschi è a favore e la percentuale è particolarmente alta tra chi vota per i Verdi o la Linke e più alta della media per chi vota la SPD.
Anche gli elettori della CDU di Angela Merkel sono a favore.
C’è però chi non è particolarmente entusiasta. E indovinate di chi si tratta?
Di quei simpaticoni di Alternative fur Deutschland, ovviamente, ovvero di uno dei partiti più vicini all’alleanza tra Marine Le Pen e Matteo Salvini nell’Europarlamento.
Si tratta degli stessi sovranisti che qualche tempo fa non volevano il MES perchè secondo loro avrebbe salvato le banche italiane con i soldi dei tedeschi, mentre secondo la Lega e Fratelli d’Italia il MES avrebbe salvato le banche tedesche con i soldi degli italiani (la verità è un accessorio non necessario della propaganda, del resto).
AFD è lo stesso partito che voleva candidare Salvini a Nobel per la Pace per la sua “azione” nel Mediterraneo
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
THIERRY BAYDET E GEERT WILDERS HANNO VOTATO CONTRO LA RICHIESTA ITALIANA…. SONO GLI STESSI CHE LA MELONI INVITAVA E FESTEGGIAVA AD ATREJU
Thierry Baudet, leader del partito Forum per la Democrazia, e Geert Wilders, leader del Partito
della Libertà : entrambi hanno votato una risoluzione al parlamento olandese che dice “sì al MES con condizionalità e no agli eurobond, e sono amici di Meloni e Salvini, che in Italia dicono che l’Europa è brutta e cattiva”.
Sulla pagina facebook della Meloni è ancora presente il post in cui celebrava la presenza di Baudet ad Atreju: “Una generazione di patrioti uniti per un’Europa di stati liberi e sovrani!”, scriveva all’epoca la leader di Fratelli d’Italia.
Cosa c’è di più bello dello stare in famiglia? Sicuramente non accorgersi di come i parenti possano diventare ben presto serpenti.
Una lezione che ora i sovranisti italiani stanno avvertendo a livello epidemico. Un tempo, neanche troppi mesi fa, si esultava per le grandi coalizioni sovraniste d’Europa — che, per definizione, sono già un controsenso -, mentre ora anche Giorgia Meloni si è resa conto di come chi fa sovranismo lo fa tagliando fuori il nostro Paese dagli aiuti per lottare contro il Coronavirus.
A riempirsi la bocca di concetti e parole che rispondono al nome di sovranismo, sono stati proprio i sovranisti. In particolar modo quelli italiani.
Giorgia Meloni ne fa quasi un vanto, sostenendo che anche gli altri movimenti politici stranieri (che fanno ciò che Fratelli d’Italia vorrebbe fosse fatto nel nostro Paese) stiano facendo la cosa giusta.
Lo disse anche dell’Olanda, lo Stato membro dell’Unione Europea che sta bloccando le politiche di solidarietà economica nel Vecchio Continente.
Riannodiamo il nastro del film sovranista, tornando indietro di circa un anno.
Ma quanto erano belli gli olandesi? E pensare che fanno parte anche loro, con quella spocchia sovranista, di quel cammino in solitario che vuole impedire all’Europa di emettere eurobond per finanziare la crisi economica legata al coronavirus.
Insomma: si esalta il modello sovranista, solo quando il sovranismo non ci rende delle vittime. Facile a casa loro con effetti su casa nostra.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
ESILARANTE ESIBIZIONE DEL CAPITONE CHE NON CAPISCE E LO SALUTA PURE
Quando ci espone in balcone, si rischia di incorrere in ‘incidenti’ come quello capitato a Matteo Salvini nei giorni scorsi.
Il leader della Lega, impegnato in un dei suoi tanti video in diretta sui social, ha ricevuto quelli che non possono esser definiti propriamente dei complimenti da una persona che vive nel suo stesso palazzo.
La diretta interrotta Salvini a suon di «Matteo! Dici solo stronzate». Con il segretario del Carroccio che non si accorge dell’insulto e risponde salutando.
Matteo Salvini sforse capisce quel che gli viene gridato contro dall’uomo (o forse no) e si limita ad alzare gli occhi alla ricerca della fonte di quella voce, cercarlo con lo sguardo e salutarlo scuotendo la mano.
Un’espressione un po’ alla Morgan quando, allo scorso Festival di Sanremo, si è voltato alla ricerca del suo compagno di duetto Bugo, non trovandolo.
L’oxfordiano vicino di casa del leader della Lega, si è affacciato dal balcone gridando: «Matteo! Dici solo stronzate». Il tutto mentre andava in onda la diretta interrotta Salvini dello scorso 28 marzo, trasmessa sul proprio canale Instagram.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO DELL’ISTITUO SUPERIORE DELLA SANITA’… IN LOMBARDIA I DECESSI SONO IL DOPPIO RISPETTO AD ALTRE RSA
Più di un terzo degli ospiti morti nelle Rsa dai primi giorni di febbraio è deceduto per l’infezione
da Coronavirus, o con manifestazioni simili all’influenza.
Il dato è stato diffuso dall’Istituto superiore di Sanità , che ha redatto un secondo rapporto sulle Residenze sanitarie assistite, dove risiedono prevalentemente anziani e persone con gravi disabilità e patologie neurologiche. Al questionario hanno risposto 577 Rsa, su 4.629 esistenti sull’intero territorio nazionale.
Secondo il rapporto, su 3.859 residenti morti negli ultimi due mesi, 133 erano risultati positivi al Covid-19, 1.310 hanno avuto sintomi influenzali, cioè il 37,4% sul totale dei decessi. Il tasso dei decessi è stato quindi del 3,1%, ma raddoppia in Lombardia, dove c’è quasi un quinto delle Rsa in Italia ed è ancora forte lo scontro tra Regione e medici sui ritardi di intervento nelle strutture per anziani. Qui il tasso dei decessi sale al 6,8%
I dati del rapporto sono parziali e coprono la casistica per 1.854 decessi, ma rendono una prima idea dell’incidenza del Covid-19 sulla mortalità nelle strutture di sei regioni che hanno confermato la presenza di ospiti deceduti per il Coronavirus: 163 erano in Lombardia, 98 in Veneto, 76 in Toscana, 22 in Emilia Romagna, 10 nelle Marche e 8 in Liguria.
In quasi un quinto delle Rsa, su 560 che hanno fornito questa informazione, è stato rilevato almeno un componente del personale positivo al tampone.
La maggior frequenza di strutture con personale riscontrato positivo è in Lombardia, con il 34,6% delle Rsa, seguita dalla provincia di Trento e dalle Liguria con il 25%, Marche con il 16,7%, Toscana con il 15,8%, Veneto con il 14,6% e Friuli Venezia Giulia con il 13,3%.
Nelle altre regioni, l’incidenza è inferiore al 10%. Nell’87% delle strutture sono stati vietati gli accessi ai familiari, tranne alcune eccezioni. Buona parte delle Rsa ha comunque attivato sistemi di comunicazione alternativi tra l’interno e l’esterno.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
“CERCA SOLO NOTORIETA'”…. COME SE GAD LERNER NE AVESSE BISOGNO…QUALCUNO HA PAURA CHE EMERGANO LE RESPONSABILITA’ DI DIRIGENTI SOVRANISTI?
L’inchiesta di Gad Lerner sul Pio Albergo Trivulzio ha fatto partire alcune inchieste. Il Ministero della Salute ha inviato i propri ispettori, la magistratura sta indagando e anche la stessa Regione Lombardia ha fatto partire un’indagine.
Ma c’è qualcuno che no ha gradito. Ed ecco Alessandro Sallusti attacca Gad Lerner con un editoriale pubblicato oggi su Il Giornale.
«Già partono le prime inchieste, già qualcuno sogna teste rotolare sotto la scure dei pm che si reinventano esperti in medicina con specialità in virologia, sostenuti da giornalisti patetici e ormai anziani reduci della stagione di Mani Pulite, la solita compagnia di giro che vede in prima linea La Repubblica guidata da due comunisti mai pentiti, il direttore Carlo Verdelli e il tuttologo Gad Lerner, il primo a caccia di copie, il secondo di un ritorno di notorietà dopo una serie infinita di flop».
In attesa dell’esito delle indagini su quel che è accaduto all’interno del Pio Albergo Trivulzio, invece di sottolineare come il compito di un giornalista (e non di un opinionista da talk show in ogni giorno della settimana) è quello di andare a scavare alla ricerca di verità . Non quelle evidenti alla luce del sole, ma quelle che vengono sottaciute. È il senso stesso di un’inchiesta.
Ma Sallusti attacca Gad Lerner. L’inchiesta sulla gestione dei malati e degli anziani all’interno del Pio Alberto Trivulzio gli ha fatto storcere il naso, attaccando anche i magistrati che stanno indagando. «Pensare di consegnare tutti — dal premier all’ultimo consigliere comunale o amministratore di un ospizio — al plotone di esecuzione della giustizia può accontentare la frustrazione senile di qualche giornalista, ma non riporterà nessuno in vita nè renderà onore allo sforzo enorme che il Paese ha fatto in buona fede».
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
IN 30 GIORNI SIAMO ARRIVATI A 110 VITTIME, E’ UNA STRAGE… LA DIREZIONE HA IMPEDITO PER UN MESE AGLI OPERATORI DI INDOSSARE MASCHERINE “PER NON SPAVENTARE I PAZIENTI E I LORO FAMILIARI”
Soltanto ieri al Pio Albergo Trivulzio di Milano sono morti “altri 12 anziani”. 
E’ quanto ha spiegato all’Ansa Rossella Delcuratolo, sindacalista della Cisl che segue operatori e infermieri che lavorano nella struttura.
Da marzo in poi, dunque, alla ‘Baggina’ di Milano, al centro delle indagini in questi giorni per la gestione dell’emergenza coronavirus, sarebbero morti in totale, come ha chiarito la sindacalista, “circa 110 persone”, settanta a marzo e una quarantina in questi giorni di aprile.
Gli operatori del Pio Albergo Trivulzio avrebbero ricevuto dalla struttura le mascherine per proteggere loro stessi e gli anziani ospiti oltre un mese dopo lo scoppio dell’epidemia in Lombardia, il 23 marzo scorso.
Ha detto ancora Rossella Delcuratolo, confermando quanto viene riportato anche in una lettera di diffida di fine marzo inviata da Cisl e Cgil ai vertici della casa di riposo, tra cui il dg Giuseppe Calicchio.
Prima di quel giorno, racconta Delcuratolo, infermieri e operatori del Pat “hanno provato ad usare le mascherine, ma anche se le portavano da casa veniva loro impedito di indossarle, perchè dicevano che spaventavano i pazienti”.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEGLI INFERMIERI DELLA CASA DI RIPOSO
La Repubblica stamattina racconta in un articolo a firma di Zita Dazzi e Matteo Pucciarelli che secondo una denuncia degli infermieri al Pio Albergo Trivulzio sono spariti gli esami dalle cartelle per nascondere l’epidemia di Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19:
Ma diverse fonti interne al Pat – con cui Repubblica ha parlato e di cui si conoscono nomi e qualifiche professionali – sono pronte a collaborare con la commissione d’inchiesta: sono loro a spiegare che da alcune cartelle cliniche sono spariti radiografie e referti. Probabilmente i documenti mancano per cercare di rendere più difficile capire se si tratti di polmoniti batteriche o virali.
«Il mio suggerimento agli ispettori – specifica un infermiere – è incrociare le cartelle di deceduti e malati con tutti gli esami in memoria fatti dalla macchina per le radiografie, così da capire se, come diversi di noi dicono, manchi qualcosa». Possibile?
L’accusa è grave, una quarta persona però ricorda di aver assistito a un caso del genere due anni fa: non c’era di mezzo ovviamente il virus «ma una brutta infezione con febbre alta di una donna dovuta alle piaghe da decubito non curate con la necessaria attenzione. La paziente morì, ma venne scritto per morte naturale, omettendo le reali ragioni».
Un’altra infermiera ci ha confermato: «In tutti i reparti ci sono ospiti con polmoniti, ci viene chiesto di isolarli e ci assicurano che sono infezioni batteriche. Strano, mai state così tante insieme. Ma se tu mostri dubbi, i responsabili dei reparti non rispondono: sembra debbano nascondere qualcosa».
Il Trivulzio nega di aver accettato pazienti Covid positivi messi in quarantena da altri ospedali. I parenti di alcuni ospiti della “Baggina” invece hanno riferito dell’arrivo nei reparto di nuovi pazienti, protetti con dispositivi di massima sicurezza sanitaria, messi in isolamento, sorvegliati h 24, ma non distanti dalle camere dei degenti sani.
Lo ha raccontato a “Repubblica” M.B., figlio di Maria Teresa, 88 anni, ricoverata fino all’11 marzo al padiglione “San Vito” per la riabilitazione. La signora avrebbe dovuto fermarsi più a lungo, quindi M.B. ha chiesto spiegazioni ai sanitari del Trivulzio. Ma non avendone ricevute, ha deciso di firmare il foglio delle dimissioni volontarie e di riportare a casa sua madre per non farle correre il rischio di infettarsi.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
IL 3 APRILE IL DISASTRO E’ COMPIUTO: 1.895 PAZIENTI E 479 OPERATORI CONTAGIATI… IL SONNO DELLA REGIONE GENERA MOSTRI ED EPIDEMIE
Un rapporto della direzione dell’azienda sociosanitaria di Bergamo Est spiega cosa è successo
all’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo e retrodata l’inizio dell’epidemia di SARS-COV-2 e di COVID-19 al 15 febbraio a Bergamo invece che una settimana dopo a Codogno.
Senza che nessuno pensasse di agire. Fino al rimpallo di responsabilità sulla mancata chiusura dell’ospedale.
Il Corriere della Sera racconta oggi in un articolo a firma di Marco Imarisio che il rapporto è datato 3 aprile. Ne segue un altro, una «relazione temporale sulla prima fase dell’emergenza» che invece è di ieri, 8 aprile. Sono passati 47 giorni, un mese e mezzo, dal primo decesso e dall’inizio della strage in provincia di Bergamo. Ma nessuno si è accorto di nulla fino allo scoppio del focolaio nel lodigiano:
«Nel periodo compreso fra il 13 febbraio e il 22 febbraio sono giunti presso il pronto soccorso dell’ospedale di Alzano alcuni pazienti che venivano successivamente ricoverati presso il reparto di medicina generale con diagnosi di accettazione polmonite/insufficienza respiratoria acuta». Erano anziani con patologie pregresse e invalidanti che «in larga prevalenza» provenivano da Nembro e da comuni limitrofi. L’azienda ospedaliera giustifica il fatto che non siano stati sottoposti a tampone durante la degenza, perchè «nessuno dei pazienti ricoverati in tale periodo presentava le condizioni previste dal ministero della Salute per la definizione di caso sospetto».
Nessuno dei pensionati di Nembro, a farla breve, aveva visitato o aveva lavorato al mercato di animali vivi di Wuhan, era stato ricoverato in ospedali con pazienti Covid-19, o era stato a contatto con casi confermati di infezione.
«In data 22 febbraio, in seguito all’evidenza del focolaio nel lodigiano, veniva acquisita la consapevolezza da parte dei clinici che tale criterio epidemiologico non era più da ritenersi totalmente attendibile, sebbene ancora non modificato».
I tamponi ad Alzano Lombardo vengono fatti soltanto il 22 febbraio; dopo la notizia del Coronavirus a Codogno la direzione sanitaria fa solo uno screening dei pazienti ma, scrive ancora il Corriere, fonti interne dell’ospedale raccontano di aver segnalato più volte casi sospetti di polmonite interstiziale a partire dal 10 febbraio. E c’è di più: l’ospedale ha consentito contatti tra le salme dei defunti e i parenti fino al 12 marzo.
La direzione dell’ospedale riconosce che il tempo trascorso tra l’ingresso e la diagnosi è all’origine della propagazione dell’epidemia. «Dal momento del ricovero al momento del sospetto, erano trascorsi alcuni giorni in cui si suppone possa essersi verificata la diffusione del coronavirus all’interno del reparto interessato». Ma garantisce che a partire dal 23 febbraio sono state prese tutte le misure necessarie alla tutela di personale sanitario, pazienti e visitatori dell’ospedale.
Molti familiari degli anziani deceduti prima e dopo il 23 febbraio raccontano, invece, di aver avuto libero accesso alla salma del defunto e di essersi radunati intorno a lui, vegliando la bara aperta.
All’inizio la direzione del Pesenti Fenaroli aveva dato disposizioni per proibire contatti tra vivi e morti. Ma dopo le proteste presso la Regione di alcuni parenti ha fatto marcia indietro. Ancora il 2 marzo«sulla scorta delle richieste pervenute dal territorio», una nota del governo regionale riteneva sufficienti «precauzioni standard». La circolare della Lombardia che vieta ogni contatto con i defunti di Covid-19 «prima e durante l’attività funebre» arriverà il 12 marzo.
La vicenda vive un altro momento decisivo domenica 23 febbraio. Arrivano gli esiti dei tamponi e non ci sono più dubbi sull’epidemia di Coronavirus. Scatta l’allarme, si decide l’evacuazione del pronto soccorso di Alzano, che viene però subito dopo revocata.
Nella relazione si sostiene che non fosse una vera serrata. «Abbiamo provveduto a concertare i provvedimenti con i competenti uffici regionali. Mentre si valutavano le misure opportune, si contattava telefonicamente la centrale Areu e si concordava di limitare i trasporti presso il Ps di Alzano. Tale “blocco” durava circa due ore. Veniva infine collegialmente deciso, con gli Uffici regionali, di garantire l’operatività del pronto soccorso alla luce della riflessione che l’epidemia si sarebbe manifestata in misura tale da non poter consentire di rinunciare a tale punto assistenziale».
E qui la relazione diverge rispetto alle fonti esterne: la chiusura doveva essere a tempo indeterminato, tanto che la Croce Verde di Bergamo annuncia su Facebook che il P.S. di Alzano è in isolamento e avvisa la cittadinanza di non recarsi in ospedale ma di chiamare il 112. Due ore dopo riaprono tutto e la riapertura risulta una decisione unilaterale della Regione.
Ma almeno c’è stata la sanificazione del pronto soccorso? «Le procedure sono state attuate secondo i protocolli esistenti… appare fuori luogo giudicarli inappropriati in una situazione nella quale non esistono certezze ineccepibili». La sanificazione del pronto soccorso di Codogno è stata affidata a una azienda esterna, ed è durata tre giorni. Quella dell’ospedale di Alzano, appena due ore.
Al 3 aprile, sono risultati positivi 1.895 pazienti e 479 operatori. Il disastro di Alzano è compiuto.
(da “NextQuotidiano”)
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