Maggio 14th, 2021 Riccardo Fucile
MA NON AVEVA DETTO NO PER LA MOGLIE?
C’è ancora incertezza sul nome del candidato sindaco sovranista a Milano, colui che andrà versimilmente a sfidare l’attuale primo cittadino Giuseppe Sala.
Albertini, che in un primo momento aveva rinunciato per screzi con il centrodestra e perché “lo doveva a sua moglie”, non dà certezze, ma annuncia che domani annuncerà la sua decisione di concorrere o meno.
“Ero già a conoscenza della decisione di Fratelli d’Italia perché surrettiziamente La Russa, Santanché e Fidanza si erano fatti vivi spiegandomi che non dovevo equivocare, che FdI non ce l’aveva con me, ma era una questione di dialettica tra i partiti del centrodestra. Quindi, per me non è stata una novità. La novità è stata la telefonata di Giorgia Meloni”.
Albertini racconta: “Mi ha rassicurato che non c’era nulla contro di me. Io l’ho ringraziata. È stato un colloquio cordiale”. In merito alla sua candidatura sottolinea di aver “detto che avrei gradito aspettare fino a sabato che è l’anniversario del mio primo giuramento da sindaco davanti al prefetto”.
Ma precisa: “È il quadro esterno che è cambiato, il quadro interno, descritto nella lettera per cui ho detto no alla candidatura, è rimasto lo stesso”.
Albertini spiega di essersi preso queste 48 ore per “essere sicuro che ci sia tutta la convinzione possibile e che tutto ciò che sarà deciso sarà deciso in armonia con mia moglie Giovanna. Sono più per il no. Ieri sono state rimosse delle situazioni esterne, ma l’argomento di passare gli ultimi anni della vita insieme, in serenità e possibilmente in buona salute non è cambiato”.
Insomma alla fine Capitan coerenza dirà Si
(da agenzie)
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Maggio 14th, 2021 Riccardo Fucile
DUE CONDIRETTORI E UN EDITORIALISTA, ORA SIAMO AL COMPLETO
Alessandro Sallusti, dopo aver lasciato la direzione de Il Giornale, ha firmato per
ricoprire lo stesso ruolo a Libero quotidiano.
Il giornalista, dunque, torna nella famiglia editoriale di cui aveva già fatto parte, ricoprendo il ruolo di direttore responsabile per poco più di un anno e mezzo (dal gennaio del 2007 al luglio del 2008).
Ancora non è nota la personalità che prenderà il suo posto alla guida del giornale della famiglia Berlusconi, ma ci sono dettagli sulla nuova squadra che guiderà il quotidiano del gruppo Angelucci.
Pietro Senaldi, che fino a oggi era il direttore responsabile di Libero, lavorerà al fianco di Alessandro Sallusti nel ruolo di condirettore. A confermare questa notizia è stato lo stesso giornalista contattato dall’AdnKronos: «Si tratta di un’operazione concordata da tempo che dimostra la volontà di investire sulla testata, che si sta allargando su più fronti multimediali. Sono contento di tornare a lavorare con Sallusti che mi riportò a Libero proprio dal Giornale e ringrazio l’editore per la voglia di continuare a scommettere su Libero»
Il terzetto si conclude con Vittorio Feltri. Il non più giornalista – dopo le dimissioni dall’ordine in polemica per le sanzioni contestategli negli ultimi anni – continuerà a essere l’editorialista di punta del quotidiano fondato, proprio da lui, 21 anni fa.
Per il momento, a differenza di quanto trapelato nelle scorse ore, Sallusti sarà direttore solamente di Libero. Si era pensato a un ticket unico, con la guida unica sia di Libero che de Il Tempo (entrambi del gruppo Angelucci).
Ma Franco Bechis resterà alla guida del quotidiano che ha sede in piazza Colonna, a pochi passi da Palazzo Chigi e Montecitorio.
(da agenzie)
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Maggio 14th, 2021 Riccardo Fucile
L’AVV. GIULIANO: “GUARDA CASO IL NON LUOGO A PROCEDERE PER SALVINI ARRIVA DALLA PROCURA DI CATANIA”
“Per noi il processo si doveva fare. Ricorreremo a tutti gli strumenti processuali a nostra disposizione e anche agli organismi internazionali che tutelano i diritti dell’uomo”, attacca Daniela Ciancimino, avvocata della parte civile Legambiente, subito fuori dall’aula.
E Corrado Giuliano, legale di AccoglieRete, aggiunge: “Guarda caso il non luogo a procedere arriva da Catania, dove la procura della Repubblica si è tirata indietro e dove noi parti civili abbiamo dovuto supplire a quel ruolo”.
Il riferimento è alla posizione assunta da sempre dai magistrati del tribunale di piazza Verga: la posizione di Salvini, come ribadito nell’ultima udienza dal pubblico ministero Andrea Bonomo, avrebbe dovuto essere archiviata dall’inizio.
(da agenzie)
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Maggio 14th, 2021 Riccardo Fucile
BREXIT, LA DENUNCIA DI EUGENIA METTE IN LUCE COME I SOVRANISTI BRITANNICI TRATTANO GLI ALTRI EUROPEI
Diversi cittadini europei, tra cui alcuni italiani, sono stati detenuti e rimpatriati,
nonostante le regole consentano di partecipare a colloqui, seminari, conferenze anche se non si è residenti o già lavoratori in Uk
La Brexit inizia a ricadere sui cittadini europei che entrano nel Regno Unito per lavoro. Secondo quanto raccolto dal quotidiano The Guardian, infatti, ci sarebbero stati diversi casi di cittadini provenienti da Paesi Ue trattenuti nelle stanze degli aeroporti britannici o in centri di detenzione per migranti.
Le persone interpellate dal giornale hanno raccontato di essere state «sottoposte all’esperienza umiliante e traumatica dell’espulsione».
Le motivazioni ricostruite nell’articolo affrontano la questione della possibilità, di fatto negata, di esplorare anche senza visto il mercato del lavoro britannico per tutti i cittadini che decidono di cercare lavoro o avere colloqui per una posizione professionale nel Paese. In altri casi, tuttavia, alcuni intervistati hanno infranto le regole, come quella di impegnarsi in stage non retribuiti, categoria non protetta da alcuna norma.
I cittadini europei coinvolti in casi del genere sono circa una dozzina, secondo il Guardian. Sono per lo più donne e le espulsioni si sono concentrate in particolare nell’aeroporto londinese di Gatwick, come nel caso di due cittadine spagnole.
Tra le persone coinvolte ci sono anche cittadini provenienti da Italia, Francia, Bulgaria e Grecia. «Almeno una dozzina di cittadini europei sono stati detenuti ed espulsi solo nell’aeroporto di Gatwick nell’arco di 48 ore, la scorsa settimana», hanno raccontato al quotidiano britannico due donne.
«Alcuni sono stati mandati a due ore di macchina al centro di detenzione di Yarl’s Wood nel Bedfordshire, dove a causa di un caso di positività al Covid sono stati isolati nelle loro stanze».
La testimonianza di Eugeni
Tra le testimonianze raccolte c’è anche quella di Eugenia (nome di fantasia, ndr), una 24enne proveniente dal Nord della Spagna, che è atterrata a Gatwick con un volo partito da Bilbao. Come riferisce il quotidiano, la donna, aveva in programma di cercare un’offerta di lavoro, tornare a casa per richiedere un visto e poi tornare a vivere con il suo fidanzato spagnolo, un lavoratore del Servizio sanitario nazionale inglese, residente nel Regno Unito da quattro anni.
«Avevo un biglietto di andata e ritorno e avevo compilato un modulo di viaggio online in cui spiegavo tutto», ha riferito la 24enne.
Ma dopo l’atterraggio, a Eugenia è stato portato via il suo cellulare ed è stata rinchiusa in una stanza con altre sei persone in detenzione per 24 ore, dove ha dormito su un letto pieghevole, per poi essere rimpatriata in Spagna il giorno seguente, con un volo diretto a Barcellona.
La risposta del ministro dell’Interno britannico
Nel frattempo otto deputati britannici hanno inviato una lettera alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, esprimendo preoccupazione per l’approccio del ministero dell’Interno, ritenuto non idoneo, contrario e sproporzionato nelle misure rispetto allo «spirito» dell’accordo sulla Brexit.
Il ministero dell’Interno inglese, mediante un portavoce, ha fatto sapere che le regole d’ingresso sono chiare e sarebbe bastato verificarle online. Per entrare nel territorio del Regno Unito «abbiamo bisogno di verificare che la persona effettivamente viva o lavori in Uk».
Tuttavia, secondo l’Home Office, i visitatori sprovvisti di attestazione di lavoro nel Regno Unito possono comunque «partecipare a riunioni, conferenze, seminari, interviste» e «fare colloqui al fine di firmare accordi e contratti».
Diversi funzionari europei, in particolare spagnoli, si son detti preoccupati per le «condizioni e la durata della detenzione», precisando che solo un esiguo numero di cittadini risulta essere stato sottoposto a queste misure. Ma dal fronte europeo si ribadisce: «Chi viene bloccato deve avere la possibilità di contattare l’ambasciata del proprio Paese per ricevere informazioni adeguate anche per l’organizzazione del rimpatrio».
(da Open)
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Maggio 14th, 2021 Riccardo Fucile
COME IL DIRETTORE DEL DIS VECCHIONE HA INFORMATO IL COPASIR CHE LO 007 MANCINI AVEVA INCONTRATO RENZI SENZA INFORMARE I SUPERIORI ECCO CHE DRAGHI LO SOSTITUISCE… GUAI A PARLARE DI SERVIZI DEVIATI
A volte guarda che strane le coincidenze.
Il direttore del Dis (il coordinamento dei Servizi segreti) Gennaro Vecchione informa il Copasir, cioè il Parlamento, che lo 007 Marco Mancini ha incontrato Matteo Renzi nell’autogrill di Fiano Romano senza informare i superiori, e 48 ore dopo viene licenziato anzitempo dal premier Mario Draghi.
Vecchione è noto che fu voluto in quel ruolo da Giuseppe Conte, mentre Mancini è altrettanto risaputo che proprio nei giorni di quello strano incontro in autostrada, a dicembre dell’anno scorso, ambiva all’incarico di vice direttore dell’Aise (Servizi di sicurezza esterna).
Sempre in quegli stessi giorni Renzi minacciava di sfiduciare il Governo anche perché Conte – non vedendo chiaro in quei giochetti di potere in corso – si teneva stretta la delega ai Servizi.
Si è trattata, dunque, di una stagione che fa poco onore a un apparato fondamentale dello Stato, e di fronte alla quale Draghi sembra che provi pure a cancellare le tracce sostituendo Vecchione con la neo direttrice Elisabetta Belloni.
Naturale che ieri l’ufficio di presidenza del Copasir abbia chiesto all’unanimità al premier di aprire un’inchiesta interna per sapere cosa si sono detti Renzi e Mancini, premesso che la storiella di consegnare dei dolci non se la beve nessuno.
Se però, invece di fare chiarezza, Palazzo Chigi fa asse con lo statista di Rignano, allora scordiamoci di far luce su questo episodio, e quel che è peggio non meravigliamoci di tornare con la mente all’epoca di quei Servizi deviati che hanno accompagnato gli anni più bui della storia repubblicana.
(da agenzie)
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Maggio 14th, 2021 Riccardo Fucile
“IL LEGISLATORE NON PUO’ PERDERE ALTRO TEMPO”
Che in Italia ci sia ancora molto da fare in fatto di parità di genere, lo sappiamo da
tempo anche grazie alle battaglie giudiziarie che dimostrano il gap accumulato dal nostro Paese rispetto al resto dell’occidente.
Un problema su tutti è quello dell’omofobia che è stato a lungo dimenticato dalla politica – secondo molti in modo consapevole – e a cui è necessario mettere mano al più presto con apposite norme come chiesto dal presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio, al termine della relazione sull’attività della Consulta nel 2020 illustrata ieri alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle alte cariche dello Stato tra cui il ministro della Giustizia, Marta Cartabia.
“Nonostante i toni esagitati della politica, il problema” del contrasto all’omofobia “è all’ordine del giorno del Parlamento e spero che questo riuscirà a trovare la quadra, una soluzione”.
Secondo il presidente Coraggio “sicuramente una qualche normativa, come c’è in quasi tutti i Paesi del mondo, è opportuna” e non si comprende come mai l’Italia, per tutto questo tempo, abbia ignorato l’argomento. “Sulla questione”, osserva il presidente, “c’è una polemica e una discussione accesissima” eppure “io in genere sono portato a vedere anche quello che fanno gli altri” che, da tempo, hanno superato le divisioni dei diversi partiti.
Secondo Coraggio “la questione della tutela delle minoranze è sicuramente un problema mondiale, veramente planetario, che coinvolge il rapporto tra maggioranze e minoranze” e tale argomento è stato affrontato “nella mia relazione” in cui “ho detto che la introduzione di un diritto pone sempre un problema di rapporto con i diritti preesistenti” ma che non basta questo per giustificare i ritardi nella creazione di leggi ad hoc.
Il presidente della Consulta, con un intervento pacato ma deciso, spiega anche che non è sua intenzione entrare nel dibattito politico e che “non ho studiato il ddl Zan proprio per non essere chiamato a dare un parere concreto sulle norme” la cui formulazione, com’è evidentemente, compete al Parlamento.
Quella sulla lotta all’omofobia è una partita complessa e rientra, al pari di quella sulla fecondazione assistita e il diritto al fine vita, tra i tanti “moniti” della Consulta che “in gran parte restano inascoltati” dal Parlamento.
Temi per i quali la Corte Costituzionale è dovuta intervenire frequentemente, non ultimo il caso di dj Fabo, perché la Suprema Corte non può essere sorda o “inerte” a quelli che sono “nuovi diritti”, specie “quando sono in gioco quelli delle minoranze la cui tutela è il naturale campo di azione dei giudici, quali garanti di una democrazia veramente inclusiva” e che sono spesso legati a doppio filo ai diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione.
Così per superare il vecchio schema dei “moniti” al Parlamento che non sortiscono effetto, Coraggio rivela che esiste una nuova ricetta, già vista recentemente per il caso dell’ergastolo ostativo, su cui la Suprema Corte intende puntare anche per il futuro. “In mancanza di punti di riferimento normativi e in presenza di interventi complessi e articolati”, questa la strategia del presidente Coraggio, “la Corte si sente obbligata a privilegiare il naturale intervento del legislatore” ricorrendo “alla tecnica processuale della incostituzionalità prospettata” dove acclarata la contrarietà alla Costituzione di una norma, anziché dichiararne l’immediata illegittimità si preferisce “il rinvio a una nuova udienza per l’esame di merito, dando un anno di tempo al legislatore per disciplinare la materia”.
(da agenzie)
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Maggio 14th, 2021 Riccardo Fucile
OSCURATI GLI ALTRI CANDIDATI A SINDACO DI ROMA
Non è molto richiesto: di più. Perché è uno che “lo chiami e ti fa puntata”. Perché con quella sua aria da maestrino incazzoso è sempre bravo a creare il caso: a litigare con Clemente Mastella, a dare del “totalmente inetto” a Francesco Boccia o del buffone a Matteo Salvini. Perché sa essere sferzante e cattivo, quando vuole. E puntualmente viene ricambiato in diretta: “Pariolino!” “Burinotto!” (copyright Mastella).
Insomma: l’europarlamentare Carlo Calenda, oggi leader di Azione!, in tv è diventato come il prezzemolo. Ubiquo. Certo, conterà il fatto che sia stato ministro Pd allo Sviluppo economico, che la mamma sia la regista Francesca Comencini, e che gli amici di famiglia siano gente che spesso, a Roma, nel mondo dei media conta qualcosa.
In ogni caso, il suo carnet è da record. Il 23 gennaio, a Piazzapulita, si accapigliava con Peter Gomez sulla mortalità del Covid («Se vuole insegnare il mestiere anche al Prof. Galli allora mi ritiro perché lei è un genio… Può essere un po’ più educato?» si è inviperito quello), il 1° febbraio a Tg2 Politico proponeva un governo istituzionale, l’8 marzo a Tv2000 faceva a pezzi il suo ex partito (le classi dirigenti non “tirano fuori un’idea”), il 22 aprile esplodeva da Corrado Formigli su San Basilio e dintorni (“Dire ‘non puoi parlare di periferie perché non sei nato in periferia’ è un’idiozia figlia del grillismo”)…
Non solo. Da quando, in ottobre, ha annunciato da Fabio Fazio la sua candidatura a sindaco di Roma (“Auspico un appoggio largo, perché mettere a posto questa città è un lavoro che non può fare una persona sola”) la sua presenza si è fatta inarrestabile. Tanto che un meno ubiquo candidato a sindaco, tale Andrea Bernaudo, fondatore dei Liberisti italiani, il 16 aprile ha segnalato il suo straripare all’Agcom e alla Vigilanza Rai: “Il sedicente candidato Carlo Calenda ha goduto di una sovraesposizione rispetto alla sua rappresentanza politica, andando regolarmente in tv a fare la campagna elettorale come candidato sindaco a Roma, sempre senza contradditorio e più volte affermando – contrariamente al vero – di essere l’unico sfidante della Raggi”.
Per violazione della par condicio e concorrenza sleale Bernaudo ha puntato il dito su Rai (nell’ordine: Rai 3, Rai 1, Rai News24 e Rai2), Mediaset (Rete 4), Sky (Tg24) e La7. Reazioni? Zero.
Anzi: il 18 aprile Calenda era a parlare di Roma a Tagadà (“Mi candido per essere un sindaco in grado di cambiare la città”), il 22 di nuovo da Formigli, il 29 da Lilli Gruber a OttoeMezzo, con due puntatine nel frattempo a RadioRadio e a Radio Capital. Nuovo esposto il 3 maggio. E stavolta l’Agcom ha aperto un’istruttoria.
“Il sig. Calenda può andare in tv, ma non può farlo per farsi la campagna elettorale a danno degli altri, con la compiacenza delle reti pubbliche e private” ha finalmente esultato Bernaudo.
Che può comunque dormire sonni tranquilli: malgrado l’onnipresenza mediatica, l’ultimo sondaggio di Termometro politico non schioda Carletto e Azione!, a livello nazionale, da un misero 3,1 per cento.
(da agenzie)
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Maggio 14th, 2021 Riccardo Fucile
PER FORTUNA A PALERMO VIGE ANCORA IL DIRITTO E SALVINI SARA’ PROCESSATO A SETTEMBRE… A QUANDO UNA ASSOLUZIONE PER STRAGE PER “INSINDACABILI SCELTE POLITICHE”? E ALLORA PERCHE’ I TERRORISTI VANNO IN GALERA A PARIGI?
Non luogo a procedere. Il processo penale per il caso Gregoretti a carico di Matteo
Salvini finisce qui, nell’aula bunker di Bicocca a Catania dove il giudice delle indagini preliminari ha letto la sua decisione.
Con la quale ha comunicato alle parti che non ci sono, a suo avviso, gli elementi per mandare l’ex ministro dell’Interno davanti ad un tribunale per rispondere dei reati di sequestro di persona e abuso d’ufficio per aver tenuto bloccati 164 migranti salvati nel 2019 sulla nave Gregoretti della Guardia costiera italiana nell’attesa che i Paesi europei solidali formalizzassero la loro disponibilità ad accogliere parte dei migranti.
Un verdetto diametralmente opposto a quello pronunciato tre settimane fa dal gip Lorenzo Iannelli a Palermo, dove invece Salvini dovrà tornare a settembre per il processo che lo vedrà sul banco degli imputati a rispondere degli stessi reati ma per i migranti soccorsi qualche mese dopo dalla Open Arms e fatti sbarcare poi a Lampedusa solo dopo l’intervento del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.
Per il gip Sarpietro, l’operato di Salvini è stata una legittima conseguenza di insindacabili scelte politiche e non costituisce reato.
Da qui la decisione di dichiarare il non luogo a procedere nei confronti di Salvini
(da agenzie)
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