Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
IL DIRITTO INTERNAZIONALE LO VIETA ESPRESSAMENTE E PURE IN CASO DI GUERRA C’E’ L’OBBLIGO DEL PORTO SICURO
Il mare calmo e il clima mite non sono certamente agognati con finalità vacanziere dai tanti, sempre troppi, migranti che sulle nostre coste vedono l’approdo ad una vita in cui i diritti umani siano riconosciuti e rispettati.
Ovviamente, non tutti fuggono dalla guerra (come accade con i libici) e molti lasciano il proprio paese (Tunisia, Bangladesh) con in tasca solo il sogno di un futuro economico migliore per se stessi e per le proprie famiglie.
Attraversano il mare sapendo di poter morire in quelle acque, ma qualsiasi cosa è percepita come preferibile alla disperazione che li affligge nei loro paesi natii.
Anche noi italiani siamo stati un popolo di migranti e vivificare la memoria è un esercizio consigliato oggi più che mai.
L’oggettiva drammaticità delle cause che spingono queste persone (p-e-r-s-o-n-e) a emigrare non rende l’Italia un paese immediatamente in grado di accoglierle nel rispetto della loro dignità (dimensione prioritaria dell’accoglienza), ma ci costringe invece a sbattere contro i limiti del nostro sistema europeo di solidarietà, redistribuzione e rimpatri.
Limiti che vanno superati attraverso il consolidamento – ad esempio – dell’accordo di Malta e in sede comunitaria.
FACILE PROPAGANDA
Preso atto di un problema innegabile – e per chi avesse qualche dubbio basta guardare ciò che sta accadendo in queste difficili giornate a Lampedusa e Ventimiglia – scopriamo che la soluzione urlata da chi vuol combattere l’immigrazione illegale sedendo sui comodi scranni dell’opposizione è affetta proprio dal vizio di illegalità.
Un po’ come quando la cura tanto millantata si rivela peggio della malattia.
Mi riferisco al “blocco navale”, sempre attuale mantra di Giorgia Meloni, che prevederebbe conseguenze ben più gravi della situazione in cui siamo.
Chiariamo subito cosa sia, perché probabilmente anche i sostenitori di questa seria operazione militare non ne sono a conoscenza. E se ne sono, la cosa è ancor più preoccupante.
COSA DICONO LE NAZIONI UNITE
Il blocco navale è un’azione militare finalizzata a impedire il transito – in entrata come in uscita – di navi militari e mercantili dai porti di un paese.
È disciplinato dal diritto internazionale, nello specifico dall’articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite e, stando alle norme vigenti, l’adozione del blocco navale comporterebbe che tutti i natanti che forzano il blocco siano condotti in un porto del paese che ha imposto il blocco stesso. Dunque, venite pure in Italia migranti!
Inoltre, l’attivazione unilaterale del blocco navale è prevista solo nei casi di guerra, aggressione e legittima difesa mentre in tutti gli altri – immigrazione inclusa – è illegale, come ci ricorda il diritto internazionale e il citato articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite.
DI MALE IN PEGGIO
Insomma si propone di contrastare l’immigrazione clandestina con un’azione che è tanto inutile, se non peggiorativa, quanto illegale.
In un periodo tanto delicato come quello che viviamo sarebbe più utile un’opposizione più seria ed emancipata dalla bulimia di consenso che va sempre a braccetto, come noto, con la miopia politica.
(da La Notizia)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
LAMORGESE OGGI E’ STATA A TUNISI CON LA COMMISSARIA EUROPEA JOHANSSON…CANALI UMANITARI LEGALI E FONDI PER AIUTARE L’ECONOMIA DELLA TUNISIA (COME DICIAMO DA ANNI)
Sarà stata la crisi a Ceuta con le tensioni diplomatiche tra Spagna e Marocco, saranno stati magari anche gli ultimi arrivi a Lampedusa dalla Libia, ma l’Ue si prepara a riaprire il dossier migranti, dopo averlo chiuso con l’alibi della pandemia.
Alte fonti europee confermano ad Huffpost che i leader dei 27 Stati membri ne parleranno al summit a Bruxelles di lunedì e martedì prossimi.
‘Più soldi’ è anche una delle richieste avanzate dal governo tunisino oggi al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in visita a Tunisi con la commissaria europea Ylva Johansson.
Lamorgese sta portando avanti una trattativa per un accordo trilaterale con Germania e Francia, paesi del nucleo fondatore dell’Ue, gli unici finora (forse si aggiunge anche l’Irlanda) che starebbero ragionando sulla necessità di innescare meccanismi di solidarietà verso i paesi di frontiera per il bene dell’Unione.
“Sono d’accordo che vada garantito il salvataggio in mare dei migranti, non si devono lasciare soli la Grecia, l’Italia e gli altri Paesi”, dice il leader della Cdu, nonché governatore del Nord-Reno Vestfalia, Armin Laschet, al primo dibattito tv tra candidati alla cancelleria tedesca.
Più finanziamenti da parte dell’Ue è una delle richieste avanzate oggi a Tunisi dal presidente della Tunisia, Kais Saied, e il primo ministro, Hichem Mechichi, nell’incontro con Lamorgese e Johansson.
Motivazione: risollevare le sorti di un paese piegato dalla pandemia per scoraggiare le partenze verso l’Europa. Nel ‘Fund Trust’ europeo per l’Africa, creato nel 2015, il dossier Tunisia conta 89 milioni di euro di finanziamenti. Oggi comunque le autorità tunisine si sono dimostrate più collaborative che in passato, si apprende da fonti del Viminale. Hanno accettato la linea diretta di contatto con l’Italia per intervenire sulle partenze che gli verranno segnalate dalla autorità di controllo italiane. E hanno accettato anche maggiore flessibilità sui rimpatri dei tunisini arrivati in Italia per motivi economici, e dunque non ammessi a restare: potranno avvenire anche con navi traghetto di linea, oltre che con i due voli settimanali già esistenti.
“Ho manifestato al presidente Saied e al premier Mechichi la vicinanza dell’Italia e dell’Unione europea che intendono continuare ad essere parte attiva per aiutare concretamente la Repubblica tunisina ad affrontare sfide molto complesse, prima tra tutte quella che riguarda il futuro dei giovani di questo Paese che legittimamente aspirano, come i loro coetanei europei, a soddisfacenti condizioni lavorative e di vita”, dice Lamorgese.
Sull’immigrazione arriva anche la spinta del Parlamento europeo, che oggi ha adottato una risoluzione non legislativa per: “canali legali di migrazione per ridurre i flussi irregolari e a indebolire i trafficanti”, “affrontare le carenze nel mercato del lavoro europeo e l’invecchiamento della popolazione”, “creare un bacino di talenti Ue per far incontrare i datori di lavoro con i potenziali dipendenti”.
Ora, dopo la discussione al vertice della prossima settimana, bisognerà capire quali e quanti progressi riuscirà a compiere l’Ue, mentre la bella stagione alimenta gli sbarchi in Italia e negli altri paesi di frontiera. Soprattutto: ‘quando’ l’argomento entrerà ufficialmente nell’agenda di un Consiglio europeo. Se non dovesse accadere al summit di giugno, potrebbe essere troppo tardi e anche quest’estate passerebbe senza soluzioni.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
MELONI GELIDA CON IL LEGHISTA, SPACCATURA ANCHE DENTRO IL M5S, LA FARSA NON E’ ANCORA FINITA
Giornata di montagne russe per il Copasir.
Dopo settimane di pressing di Fratelli d’Italia ( che ha reclamato la Presidenza del comitato di controllo, per legge da attribuire all’ opposizione (in normali condizioni parlamentari), il presidente leghista Raffaele Volpi ha rimesso l’incarico, seguito dal senatore salviniano Paolo Arrigoni.
La svolta, annunciata dallo stesso leader della Lega Matteo Salvini, però sembra aprire una nuova puntata dello scontro: perché la soluzione, il nuovo assetto dell’organismo, resta ancora da trovare.
La Lega infatti reclama il rinnovo completo del delicato organismo di controllo sui servizi segreti, in modo che all’opposizione di Fratelli d’Italia vadano cinque posti su dieci.
Solo in questo modo il prossimo presidente non sarà Adolfo Urso, attuale vicepresidente di FdI, contro il quale in serata Salvini ha lanciato il suo veto alzo zero . “Amici dell’Iran non sono amici miei”, con riferimento, sottolineano le agenzie, a Urso e ai suoi presunti legami con l’Iran, ma senza fare il suo nome esplicitamente.
I presidenti delle Camere Casellati e Fico lo scorso 6 aprile, avevano già chiesto invano ai partiti di trovare l’accordo.
Ma oggi la situazione si annuncia più complessa. Le presidenze di Senato e Camera – come prevede la legge – prenderanno atto delle dimissioni, che ad oggi sono in realtà solo due, quella dei due leghisti Volpi e Arrigoni, perché il forzista Vito, le aveva presentate nelle scorse settimane, oggi le ha ritirate.
Quindi allo stato solo due sono i parlamentari da sostituire. E la procedura non sarà immediata, dal momento che si tratta di persone nominate dal Presidente della Camera , che li dovrà ascoltare , verificare che effettivamente intendono ritirarsi e perché. Solo successivamente si dovrà procedere alla elezione del nuovo presidente del Copasir.
Ben difficilmente i Presidenti di Camera e Senato vorranno reintervenire per modificare quanto hanno già detto e sottolineato nella loro lettera, che costituisce una sorta di giudizio di Cassazione sulla materia.
In quella missiva Casellati e Fico avevano anche sottolineato il criterio della proporzionalità della rappresentanza all’interno del Copasir, perché non si può ritenere che FdI possa avere da sola la metà del Comitato, oltre al Presidente.
Del resto Adolfo Urso non si è mai effettivamente dimesso dal Copasir (contrariamente alle dichiarazioni rese). Per tutte queste settimane di lavoro è stato sempre regolarmente convocato , anche se non ha partecipato.
A ben vedere questa è una vicenda che ha molteplici livelli di lettura e comprensione.
Quella dei rapporti tra maggioranza ed opposizione, è quella meno significativa .
Il braccio di ferro è tra Lega e FdI, che sono in competizione su questo e molti altri fronti. Il nodo vero è che se il Copasir rimane nella composizione attuale (con la sostituzione dei due leghisti) ben difficilmente ci potrebbe essere un presidente che non sia Urso, ma se invece come vuole la Lega tutti e cinque i componenti di opposizione devono andare a Fratelli d’Italia, allora è chiaro che il Presidente sarebbe scelto tra quei cinque, tagliando fuori Urso.
E qui il gioco da stasera (con l’evocazione da parte di Salvini) dell’Iran si è fatto particolarmente duro, e rimanda ad un clima avvelenato da dossier, veri o presunti, su cui peraltro il Copasir all’unanimità a chiesto al Presidente del Consiglio Draghi di fare chiarezza, dopo che è esploso il caso dei rapporti tra Matteo Renzi e il capocentro del DIS , Marco Mancini, rivelati da Report Rai.
C’è anche una dialettica interna ai 5 stelle. E’ una questione sotto traccia da giorni ma che è stata esplicitata dalla Lega di Salvini in un comunicato: “La Lega non ritiene di dover inficiare organi istituzionali per questioni politiche o ancor di più per dispute interne a dei “non partiti” di cui non si capisce nemmeno chi sia il capo politico”.
A che si riferisce questo passaggio? Ai 5 stelle naturalmente. La estromissione dell’ex capo del Dis Gennaro Vecchione, protetto da Giuseppe Conte, ha fatto da detonatore alle lotte per la leadership all’interno del Movimento tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e lo stesso Conte. E sta prevalendo l’ala contraria a Conte anche in relazione ai servizi segreti.
A questo punto va fatto un passo indietro, a quest ’estate quando la parlamentare Dieni (membro del Copasir) , fece una vera e propria battaglia contro la proroga del mandato dell’ex capo del DIS Gennaro Vecchione.
C’è inoltre una storia che riguarda il generale Vecchione che fa capire perché i 5 stelle abbiano cambiato atteggiamento: riguarda la vicenda dell ’Abbazia di Trisulti e del progetto sovranista di Steve Bannon (stratega di Donald Trump) e della Fondazione Sciacca dove Vecchione sedeva con Matteo Salvini e l’attuale ministro Giorgetti, il cardinale Burke e altri cattolici di destra nemici di Papa Francesco tra i quali Gotti Tedeschi ex presidente IOR.
Il giorno prima della defenestrazione di Vecchione la fondazione Dignitatis Humanae ha ricorso in Cassazione contro la decisione del Consiglio di Stato che li obbligava a lasciare l’Abbazia entro il 10 maggio 2021 forse fidando nell’appoggio di amici importanti, come sostiene un sito cattolico “Faro di Roma”.
Tutta questa storia confluirà anche nell’indagine del nuovo capo del DIS Elisabetta Belloni e il prefetto Franco Gabrielli sulla vicenda Renzi- Mancini, richiesta al Presidente Draghi all’unanimità dal Copasir in base all’articolo 34 della legge del 2007 sui servizi segreti.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
PESCHERA’ NELL’AREA SOVRANISTA
Gianluigi Paragone si candida a sindaco di Milano con Italexit, il partito antieuropeista che lui stesso ha fondato sul modello del Brexit Party di Nigel Farage.
Una discesa in campo a sorpresa e fuori dagli schieramenti. Eletto al Senato con M5S, un passato vicino alla Lega, il giornalista ha infatti lasciato il movimento ed è passato al gruppo Misto di Palazzo Madama.
E’ stato lo stesso ex direttore del giornale della Lega Padania, poi volto di programmi Rai, ad annunciare la sua candidatura solitaria al programma Omnibus, in onda sul La7. “Mi candido sindaco a Milano. Ho deciso di farlo perché per troppo tempo ho assistito e sto assistendo a una sua mutazione”, dice. “Le città – aggiunge- stanno cambiando pelle, e anche se Milano è considerata quella con meno problemi, in realtà non è così”.
Una Milano in crisi, per Paragone, con “l’aumento delle code alla mensa della Caritas”, e con “il boom dei nuovi poveri” che danno “la fotografia di un degrado, di uno scivolamento del famoso ceto medio verso posizioni più basse”.
Per arrivare “a come le mafie stanno riciclando il loro denaro negli esercizi commerciali in difficoltà a causa della crisi economica”, o “alle multinazionali che hanno comprato i centri cittadini trasformandoli in un’unica vetrina, dove le identità si perdono”.
“Qualcosa non sta girando bene a Milano”, manda a dire Paragone. Che cercherà di occupare lo spazio lasciato vuoto dalla mancanza del candidato di centrodestra che Salvini e Meloni non hanno ancora trovato.
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
“E’ CASA MIA, E’ COME SE NON FOSSI MAI ANDATA VIA, IL MIO PARTITO ADESSO HA IL RUOLO CHE MERITA”
“Torno in Forza Italia, casa mia. In realtà è come se non fossi mai andata via”. E’ quanto ha annunciato con una nota Renata Polverini confermando la scelta di tornare nel partito di Berlusconi dal quale era uscita, a gennaio, dopo aver votato la fiducia all’allora esecutivo guidato da Giuseppe Conte.
“Il mio partito – aggiunge la Polverini annunciando il ritorno tra gli azzurri -, finalmente, ha adesso il ruolo che merita, a sostegno di un governo forte e di unità nazionale, guidato da una personalità di assoluto valore come Mario Draghi, e sta contribuendo attivamente a tirar fuori il Paese dall’emergenza sanitaria ed economica”.
“In questi mesi – ha detto ancora l’ex sindacalista e governatrice del Lazio – non ho mai interrotto i rapporti con la base di Forza Italia, con il gruppo parlamentare, e con la delegazione azzurra al governo. Le telefonate, non ultima quella di ieri, del presidente Silvio Berlusconi, sempre affettuoso e coinvolgente, mi hanno convinta definitivamente a tornare nell’unico partito al quale sono stata iscritta dopo la mia esperienza nel sindacato e dopo gli anni alla presidenza della Regione Lazio. Continuerò a dare il mio contributo per il rilancio di un movimento che continuo a considerare l’unica area moderata e liberale della quale il Paese ha bisogno”.
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
ADESSO SALVINI TACE SUI SUOI CHE HANNO RIDATO IL MALLOPPO A FORMIGONI
Martedì scorso Palazzo Madama ha confermato, con i voti della Lega e di Forza Italia, la sentenza che ha restituito il vitalizio a Roberto Formigoni. Nonostante la condanna per corruzione, a cui si era invece si erano opposti all’interno del Consiglio di Garanzia sia il Pd che Fratelli d’Italia.
A lasciare a Formigoni il vitalizio, con una sentenza destinata a salvare l’assegno anche a tanti altri condannati, sono stati Luigi Vitali, di Forza Italia, presidente della Commissione, e i leghisti Pasquale Sepe e Ugo Grassi, quest’ultimo un ex 5S.
Contrari invece Alberto Balboni, di FdI, e Valeria Valente, del Partito democratico.
Forti critiche per quella decisione sono arrivate quindi ieri dall’ex premier e leader in pectore del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha parlato di “decisione erronea, che trasmette un messaggio profondamente negativo per i cittadini”.
Conte ha ricordato che la delibera dell’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, del 2015 aveva stabilito lo stop ai vitalizi ai condannati in via definitiva per alcuni gravi reati, tra cui quelli di corruzione. “Ricorreremo a qualsiasi strumento possibile perché questa decisione sia riconsiderata”, ha concluso.
Matteo Salvini, come sempre, interpellato sul punto ha cercato di smarcarsi. “Non commento le vicende giudiziarie dei 5S e mi auguro che il figlio di Grillo risulti innocente”.
“La tecnica di scappare dalla domanda non funziona più da tempo”, ha subito replicato il capogruppo M5S in Senato, Ettore Licheri. Che ha manifestato davanti a Palazzo Madama insieme alla vicepresidente Paola Taverna.
La battaglia è appena iniziata e gli stessi dem sono allineati con i 5 Stelle. ‘’Noi riteniamo che dopo la decisione del Consiglio di garanzia, che ha annullato una delibera del Senato, sia assolutamente necessario e urgente valutare le iniziative da prendere nel Consiglio di Presidenza che è l’organo deputato. Per questo, abbiamo chiesto alla Presidente Casellati di convocarlo immediatamente mettendo al centro la questione’’, ha dichiarato ieri la presidente dei senatori dem, Simona Malpezzi.
Del resto, dopo due ore di discussione senza prendere una decisione sulla richiesta del Movimento di discutere in aula il caso della restituzione del vitalizio a Formigoni, l’atmosfera nella riunione dei capigruppo a Palazzo Madama si è fatta particolarmente tesa.
(da La Notizia)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
DRAGHI RISPONDE DICENDO “E’ IL MOMENTO DI DARE SOLDI NON DI CHIEDERLI”: ALLORA DICA CHE STA DANDO SOLDI NON SUOI MA IN PRESTITO DALLE BANCHE E CHE DOVREMO RESTITUIRE… LA PROPOSTA DI LETTA NON CREA DEBITO E NON SPUTTANA I SOLDI DI TUTTI… IN EUROPA LA TASSA DI SUCCESSIONE NON E’ UNA FARSA COME IN ITALIA
La tassa sulla successione in Italia esiste da decenni.
Una prima raccolta legislativa organica è stata inserita in un Regio Decreto del 1923. L’imposta fu poi riformata nel 1972 e successivamente sostituita dal Testo Unico del 1990. Com’è noto, il Governo Berlusconi nel 2001 decise di eliminarla con la legge 383, nota come Tremonti-bis, ma è stata poi reintrodotta nel 2006 dal Governo Prodi con le caratteristiche tuttora in vigore.
In cosa consiste.
Chi oggi riceve in successione (o in donazione) beni immobili o diritti su beni immobiliari paga: una aliquota del 4% del valore complessivo netto se l’erede è il coniuge o un parente in linea retta, con una franchigia di un milione euro; del 6% sul valore complessivo netto eccedente i 100mila euro, se l’erede è un fratello o una sorella oppure un parente fino al quarto grado (in questo caso senza franchigia); dell′8% senza franchigia per tutti gli altri casi. I partiti di centrosinistra da tempo chiedono un inasprimento della tassa sul patrimonio immobiliare perché ritenuta troppo bassa.
Alla Camera giace dalla scorsa legislatura una proposta di legge, mai discussa, di Sinistra Italiana che puntava ad aumentare le aliquote, ricordando come – dati Bankitalia – le modifiche apportate a cavallo del Duemila prima dal Governo D’Alema e poi da quello Berlusconi “abbiano portato dal 32 al 40 per cento la percentuale di famiglie ricche che lasciano un’eredità, e dal 26 al 31 per cento quella delle famiglie povere”.
Secondo uno studio degli economisti Salvatore Morelli e Paolo Acciari che analizza le dichiarazioni di successione a partire dalla metà degli anni Novanta, i patrimoni ereditati non solo hanno aumentato il loro valore, ma sono diventati sempre più concentrati nelle mani di pochi. Al tempo stesso, è calato il peso della tassazione su questi trasferimenti.
La proposta del Pd.
La proposta lanciata dal leader Pd vuole destinare ai giovani con un reddito medio-basso un assegno da diecimila euro al compimento dei diciotto anni.
L’intento, nobile, è di aumentare in maniera progressiva le aliquote sulle successioni e per le donazioni superiori ai 5 milioni di euro, in modo da creare un fondo che finanzi la dote, secondo le stime dem, per 280mila neomaggiorenni.
Secondo i calcoli del Nazareno, i destinatari sarebbero quindi circa la metà dei diciottenni italiani. I soldi della dote potrebbero essere spesi in formazione e istruzione; lavoro e piccola imprenditoria; casa e alloggio. Il costo della misura sarebbe di circa 2,8 miliardi annui e verrebbe finanziato portando al 20% l’aliquota massima di tassazione per le eredità e le donazioni tra genitori e figli superiori ai 5 milioni di euro, mantenendo la franchigia di un milione di euro.
La tassa di successione negli altri Paesi Ue.
Tra le ragioni a sostegno di una stretta sui patrimoni immobiliari viene citato il confronto con gli altri Paesi dell’Ue. Se in Italia un figlio (o coniuge) che riceve in eredità dai genitori (o dal coniuge defunto) una o più case sconterà una aliquota del 4% con una franchigia di un milione di euro, in Francia si oscilla tra il 5 e il 45% e una franchigia da soli 100mila euro per i figli, mentre i coniugi sono esentati.
In Germania l’aliquota varia tra il 7 e il 30% e la franchigia non supera i 500mila euro.
Nel Regno Unto l’aliquota è al 40% ma solo per i figli, i coniugi sono esentati, mentre in Spagna si varia tra il 7 e 34% ma con variazioni a seconda delle comunità autonome che possono intervenire con disposizioni regionali.
Pertanto dalle tasse di successione l’Italia incassa circa 800 milioni, contro i 6 miliardi della Gran Bretagna, i 7 miliardi della Germania, i 2,7 miliardi della Spagna e i 14 miliardi della Francia.
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
SONO SOLDI CHE AUMENTANO GLI INTERESSI PASSIVI CON LE BANCHE E CHE ANDRANNO RESTITUITI CON GLI INTERESSI… SI DEVE AIUTARE CHI QUATTRINI NON NE HA, NON CHI HA 100.000 EURO IN BANCA
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali, il cosiddetto Sostegni bis.
Un provvedimento atteso dallo scorso 22 aprile, quando il Parlamento aveva dato il via libera allo scostamento di bilancio da 40 miliardi di euro. I ristori a fondo perduto previsti ammontano complessivamente a 15,4 miliardi.
Dai ristori a doppio binario al pacchetto lavoro, passando per gli aiuti alle famiglie e a finanziamenti per Alitalia. Sono in tutto 77 gli articoli del decreto: queste le principali misure.
I ristori
In dettaglio, per i ristori automatici identici a quelli del primo dl sostegni sono stanziati 8 miliardi di euro. Stanziamento da 3,4 miliardi per quelli (per chi sceglierà il nuovo calcolo del calo dei ricavi) che emergono dal confronto del fatturato tra il periodo dal primo aprile 2020 al 31 marzo 2021 e il periodo dal primo aprile 2019 al 31 marzo 2020. Il contributo non potrà superare i 150mila euro come nelle altre edizioni dei ristori. Mentre per i cosiddetti ristori “a conguaglio” calcolati sul risultato d’esercizio i fondi ammontano a 4 miliardi di euro.
Indennità alle attività chiuse
Viene inoltre istituito un fondo da 100 milioni per il 2021 per le attività che sono rimaste chiuse per almeno quattro mesi complessivamente, nel periodo tra il primo gennaio 2021 e la data di conversione del decreto. La platea e lo stanziamento verrà determinati con decreto del ministero dello Sviluppo economico, con cui saranno anche individuate le modalità di erogazione della misura tali da garantire il pagamento entro i successivi trenta giorni.
Nuovo stop alla riscossione
Prevista la proroga della sospensione dell’attività di riscossione al 30 giugno. Slitta inoltre al primo gennaio 2022 la plastic tax.
Alitalia
Per il 2021, è concesso ad Alitalia in amministrazione straordinaria e alle altre società del medesimo gruppo in amministrazione straordinaria un finanziamento a titolo oneroso non superiore a 100 milioni di euro e della durata massima di sei mesi, da utilizzare per la continuità operativa e gestionale. Il finanziamento, si legge nel testo, è restituito alla scadenza, per capitale e interessi, in prededuzione, con priorità rispetto ad ogni altro debito della procedura.
Liquidità imprese
Sono prorogate al 31 dicembre le misure per la liquidità delle imprese. Inoltre la durata massima dei finanziamenti con garanzia pubblica verrebbe estesa fino a 10 anni, dai sei precedenti.
Reddito di emergenza
Per l’anno 2021 sono riconosciute, su domanda, ulteriori quattro quote di reddito di emergenza, Rem, relative alle mensilità di giugno, luglio, agosto e settembre 2021.
Naspi e contratti di espansione
Fino al 31 dicembre non si applica la riduzione del 3% mensile a partire dal quarto mese di fruizione alla Naspi. A partire da gennaio 2022 l’importo della prestazione è calcolato applicando le riduzioni corrispondenti ai mesi di sospensione trascorsi. Il dl inoltre amplia la platea delle aziende per l’applicazione del contratto di espansione. Il decreto abbassa da 250 a 100 dipendenti la soglia per poter applicare il contratto per consentire un esodo incentivato ai lavoratori con 60 mesi alla pensione.
Contratto di rioccupazione
In via eccezionale fino al 31 ottobre 2021 è istituto il contratto di rioccupazione, con l’azzeramento dell’onere contributivo per l’azienda per sei mesi, come contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato per incentivare l’inserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori disoccupati. “Ai datori di lavoro privati, con esclusione del settore agricolo e del lavoro domestico, che assumono lavoratori con il contratto di cui al presente articolo è riconosciuto, per un periodo massimo di sei mesi, l’esonero dal versamento del 100 per cento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro”.
Anpal commissariata
L’Anpal torna sotto l’ombrello del ministero del Lavoro e il vertice non sarà un presidente ma “un direttore”. Stanziati anche 70 milioni di euro nel 2021 per rafforzare i centri per l’impiego per le politiche attive del lavoro.
Aiuti alle famiglie
Bonus spesa, affitto e bollette per le famiglie in difficoltà. “Al fine di consentire ai comuni l’adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare, nonché di sostegno alle famiglie che versano in stato di bisogno per il pagamento dei canoni di locazione e delle utenze domestiche è istituito nello stato di previsione del ministero dell’interno un fondo di 500 milioni di euro per l’anno 2021″.
Indennità agli stagionali
Indennità da 1.600 euro per i lavoratori stagionali del settore del turismo e degli stabilimenti termali, così come dello spettacolo e dello sport, che hanno cessato involontariamente il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il primo gennaio 2019 e la data di entrata in vigore del presente decreto, che abbiano svolto la prestazione lavorativa per almeno trenta giornate nel medesimo periodo, non titolari di pensione né di rapporto di lavoro dipendente né di Naspi alla data di entrata in vigore del presente decreto, è riconosciuta un’indennità onnicomprensiva pari a euro 1.600″, si legge nel decreto.
Taglio bollette e Tari
Proroga al 31 luglio del taglio degli oneri in bolletta per un costo per le casse dello stato di 150 milioni. Con il decreto arriverà anche l’agevolazione sulla tassa sui rifiuti, Tari. Costo dell’operazione 600 milioni.
Affitti dei negozi – Proroga al 31 luglio del credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d’azienda.
Turismo e moda
Misure per il settore turistico, delle attività economiche e commerciali nelle Città d’Arte, compreso il bonus alberghi. Previsto anche un credito d’imposta per il settore del tessile e la moda. L’onere della misura è pari a 170 milioni di euro per il 2021 e 150 milioni di euro per il 2022.
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
EYAD SALHA ERA CON LA MOGLIE INCINTA E LA BAMBINA QUANDO UN MISSILE HA CENTRATO LA SUA CASA
Una terribile storia arriva dai territori martoriati dalle bombe israeliane a Gaza, dove una di queste ha centrato la casa di una famiglia con un disabile, rimanendo tutti uccisi.
“Sono dieci giorni che non dormo, io e la mia famiglia abbiamo paura. Stanotte ho temuto di morire, ero terrorizzata: di continuo si sentono esplosioni e grida. Non faccio che pregare Dio affinchè protegga me, la mia famiglia e i miei amici. Oltre che da cielo e da terra, ora l’esercito israeliano ci bombarda anche dal mare”.
Così una giovane di 21 anni residente a Gaza City.
“Di giorno siamo costretti a restare in casa, perché se usciamo potremmo essere ritenuti obiettivi e colpiti. Circolare in auto è ancora più pericoloso”. Ieri verso l’ora di pranzo “è stato colpito un edificio non lontano da casa mia dove viveva un uomo disabile costretto su una sedia a rotelle. Il missile ha centrato la casa e ha ucciso tutta la famiglia”.
La storia è stata confermata anche da media locali e dalla testata Al jazeera, che ha fornito maggiori dettagli: Eyad Salha, di 33 anni, e sua moglie Amani, in attesa del secondo figlio, si erano appena messi a tavola con la figlia Nagham, di tre anni, quando il missile ha distrutto le tre stanze del loro appartamento.
Alla stampa internazionale Omar Salha, fratello dell’uomo, ha detto: “Mio fratello era in sedia a rotelle da 14 anni, non poteva neanche lavorare. Non era un miliziano. Perché ucciderlo? E cosa avevano fatto di male sua moglie e i suoi figli?”.
(da agenzie)
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