Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
IL CALO DEL M5S CAUSATO DA GRILLO MA CONTE PUO’ FARLO CRESCERE, LA MELONI RECUPERA L’ELETTORATO DI AN, LETTA HA STABILIZZATO IL PD
Il calo costante della Lega, il “reflusso” degli elettori ex-aennini verso la Meloni, il “sorprendente” gradimento molto elevato di Conte, l’“effetto Letta” sul Pd.
Alla fine della prossima settimana usciranno le rilevazioni dell’Istituto Ixé sul gradimento dei leader politici e sulle intenzioni di voto. Intanto il suo co-fondatore e presidente Roberto Weber, analizza le ultime tendenze, anche alla luce del sondaggio di Nando Pagnoncelli relativo ad aprile, pubblicato dal “Corriere della Sera”: “In quei dati c’è una cosa che mi sorprende e una che non mi sorprende affatto”.
Cosa la sorprende?
Il gradimento molto elevato di Giuseppe Conte (al primo posto tra i leader con 55 punti, ndr). Draghi è in campo da quasi tre mesi, e sconta un minimo la fatica di governare. L’apprezzamento di Conte a questa distanza dall’addio a Palazzo Chigi significa che in futuro – se non si azzoppa – potrà avere una funzione importante per i Cinquestelle, che in questo momento vivono una fase di incertezza.
M5S in un mese ha perso due punti, dal 18 al 16%. Colpa dell’estenuazione da pandemia o del video di Beppe Grillo?
Non ho dubbi che il calo sia attribuibile al video di Grillo. Il Movimento ne ha subito un danno oggettivo. Proprio nel momento in cui è stato risolto il rapporto con Rousseau, quell’azione da parte del padre fondatore, dell’uomo che ha da sempre indirizzato la politica del M5S, non è marginale.
E’ una tendenza che si può invertire o le parole con cui Grillo ha minimizzato un presunto stupro diventeranno uno “stigma” indelebile?
Nel medio periodo questa vicenda può addirittura tradursi in un beneficio per i Cinquestelle. Hanno l’opportunità di sciogliersi dall’abbraccio del fondatore e dalle sue chiavi di indirizzo. Possono diventare autonomi.
E qual è, invece, il dato che non la sorprende?
Il calo graduale della Lega che nelle nostre rilevazioni va avanti, ogni settimana e ogni mese, da novembre 2019. Una fase di erosione continua con spostamento molto nitido e preciso a favore di Giorgia Meloni. Il dato del 18,9% per FdI mi sembra un po’ esagerato, ma la tendenza è quella. I numeri sono effimeri, vanno presi con le pinze, ma il trend va in quella direzione.
Se il calo della Lega va avanti dal novembre 2019, la causa non sta nell’essere di lotta e di governo….
Quel fattore non c’è. C’è un elettorato che è passato per An, non poteva rimanere a lungo in un raggruppamento a trazione leghista che nasce come partito del Nord.
La scommessa di Salvini, però, è proprio quella di trasformare il Carroccio in una Lega nazionale sul modello lepeniano.
Sì, e ha ottenuto anche grandi risultati. Ma è tempo di reflusso, gli elettori tornano a casa . Poi le acrobazie di Salvini non potranno durare a lungo: gli elettori annusano una coltre di ambiguità. E non gli perdonano di avere sciupato tanto: dalla crisi del Papeete è ancora percepito come inaffidabile. Per questo la sua fiducia personale è così bassa.
E’ quarto tra i leader – dopo Conte, Meloni, Speranza – a pari merito con Enrico Letta. Vede un “effetto Letta” sul Pd?
Per ora vedo la fine dell’effetto sconquasso. Il neo-segretario cerca di dare compostezza al partito, di tracciare questo perimetro. La fiducia in lui è ancora bassa, ma vedremo: le amministrative in autunno saranno un punto di svolta.
Pronostici sulle amministrative?
L’esito non è scontato. Sono le uniche elezioni in cui la scelta del candidato conta molto, ma ha un peso significativo anche il campo della coalizione. Al primo turno il Pd andrà con un mazzo di liste civiche, con il M5S fuori, mentre il centrodestra sarà compatto.
Salvini e Meloni, che al momento non si parlano, faranno pace?
Ma certo, in questo sono molto più bravi del centrosinistra. Il centrodestra è una comunità soprattutto di interessi.
Renzi rimane sempre ultimo nel gradimento personale. Colpa dell’aver rotto l’alleanza giallorossa o dei troppi impegni extra-politici?
Renzi lavora su un altro piano. Non certo sull’impatto sull’opinione pubblica, che infatti è disastroso. Ha dimostrato però di avere una capacità di interdizione sia parlamentare che istituzionale molto rilevante. Diciamo che ne beneficia più lui che il suo partito.
Forza Italia, infine, cresce di mezzo punto, all’8%. Il famoso Dna governista?
Ecco, il dato di Fi è quello che mi suscita più perplessità. Tutti i sondaggi, compresi i nostri, sono uguali. Eppure non credo che siano davvero così alti. Purtroppo quel tipo di leadership non concede surroga: quando Berlusconi uscirà dalla politica, del suo partito non resterà più nulla.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
DA “IL COVID NON ESISTE” ALL’ODIO VERSO I MIGRANTI
Si chiamano Paolo Pluda, 52 anni di Brescia, e Nicola Zanardelli, 51 anni di Monticelli Brusati (Brescia).
I due, appartenenti alla galassia No Vax, sono stati arrestati oggi, 1 maggio, con l’accusa di terrorismo.
Secondo l’accusa, avrebbero organizzato l’attentato incendiario (con tanto di lancio di due molotov), lo scorso 3 aprile, ai danni del centro tamponi e vaccini di via Morelli a Brescia con lo scopo di «bloccare e sabotare la campagna vaccinale in corso».
Pluda e Zanardelli pubblicavano ogni giorno decine e decine di post sui propri profili social. Quasi tutti sul Covid, contro il governo, contro i vaccini, contro una presunta dittatura sanitaria. Era diventata un’ossessione.
Pluda, ad esempio, il giorno dell’attentato, lo scorso 3 aprile, scriveva sul suo profilo Facebook: «Se vogliamo distruggere il nemico dobbiamo usare la stessa arma “la paura” e la loro paura è la nostra unione. Non ci sono altre soluzioni».
In occasione di una manifestazione No vax, organizzata in centro a Verona il 27 febbraio scorso, Pluda si presentava con il cartello «Stop dittatura sanitaria e finanziaria, cittadini liberi», come si vede nella foto copertina pubblicata sul suo profilo Facebook.
E ancora – si legge – «non mi vaccino, non sono una cavia, basta restrizioni inutili, basta prese per il culo, è ora di tornare a vivere».
Pluda non risparmia nessuno: ce l’ha con i giornalisti, con l’uso della moneta elettronica e con i migranti: «I 35 euro al giorno invece di darli ai migranti dateli alle attività che state facendo fallire».
Nicola Zanardelli, sempre su Facebook, invocava addirittura l’arresto del ministro della Salute Roberto Speranza «per strage».
In due post differenti, pubblicati sui social, Zanardelli sosteneva senza mezzi termini che la «pandemia non esiste e che il vaccino è una inculata». Non solo. Secondo lui, il «genocidio di Bergamo» è riconducibile a «una influenza stagionale spacciata per pandemia».
(da agenzie)
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Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
“DOPO 4 ANNI PIU’ FATTURATO E DIPENDENTI”… UN ALTRO MODELLO DI IMPRESA E’ POSSIBILE
Da operai a soci. È il percorso dei 63 lavoratori dell’ex fonderia “Ferroli” nel veronese. Un’azienda che nel 2016 era destinata a chiudere a causa della crisi.
“Non avevamo scelta – ricorda Roberto uno degli ex dipendenti – o rimanevamo a casa o ci dovevamo inventare qualcosa di nuovo”. E così, insieme ai sindacati, matura l’idea di fondare una cooperativa e provare a rilevare l’azienda destinata al fallimento. Il 22 luglio 2017 nasce la nuova Cooperativa Fonderia Dante.
Quando la sirena torna a suonare in tanti non riescono a trattenere le lacrime per la commozione.
Non è stata una scommessa a costo zero per i lavoratori. Hanno investito l’anticipo della propria indennità di disoccupazione per creare la base del capitale sociale. Novecentomila euro che però non bastavano.
“Eravamo convinti di poter suscitare un’interesse nelle banche tradizionali ma non è successo – spiega l’amministratore delegato della Cooperativa Fonderia Dante Erasmo D’Onofrio – così ci siamo rivolti al sistema finanziario e creditizio cooperativo”. Legacoop, Coopfond, Cfi, Banca Etica. Sono solo alcune delle realtà e degli strumenti che hanno permesso la rinascita della fonderia.
Oggi, a quattro anni di distanza dalla sua nascita, la scommessa dei 63 soci fondatori è stata vinta. Ora lo stabilimento ha una capacità produttiva di 17mila kg di ghisa all’ora, pari a circa 80mila caldaie e un milione di dischi freno l’anno.
Il fatturato è in crescita e il numero dei dipendenti è salito a 105. “Il valore aggiunto del passaggio da dipendente a socio è che sentiamo quest’azienda come nostra – spiega Fabio uno dei più giovani tra i soci fondatori – quando hai un padrone che ti comanda devi soltanto dargli retta, mentre qui c’è una coesione perché tutti ci sentiamo parte della nostra azienda”.
Un’esperienza che dimostra che “un altro modello di lavoro è possibile” come racconta il presidente della cooperativa Gianluca Pretto e che “può essere d’esempio anche per altre aziende in crisi del territorio”.
Negli ultimi anni, soltanto in Veneto, sono nate altre otto cooperative di “workers buyout”. “Con i Wbo, ancora una volta, è dimostrata la funzione anticrisi svolta dal sistema cooperativo a beneficio del territorio, in termini sia occupazionali che economici e produttivi – spiega in una nota Legacoop Veneto, tra i soggetti più attivi nel sostegno a questo tipo di realtà – in Veneto quello del ‘workers buyout’ sta accreditando come vero strumento di politica industriale”.
(da agenzie)
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Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
DA NOI RICEVE GARANZIE SUI PRESTITI, IN FRANCIA VERSA SOLDI PER COMBATTERE LA DISOCCUPAZIONE: MA SIAMO SEMPRE NOI I FESSI?
In Italia c’è una Stellantis che chiede soldi allo Stato sotto forma di garanzie sui prestiti e cassa integrazione, in Francia ce n’è un’altra che allo Stato i soldi li dà per combattere la disoccupazione.
Miracoli del capitalismo alla transalpina che regge ormai saldamente il comando di quella che un tempo era la Fiat italiana degli Agnelli.
La notizia è che Stellantis contribuirà con 10 milioni di euro a un Fondo istituito dal governo francese per riqualificare i lavoratori del settore automotive che rischiano di perdere il posto a causa della transizione verso l’elettrico, per la quale il presidente Emmanuel Macron ha varato un maxi-piano da 8 miliardi di euro.
Il fondo per i lavoratori ammonta a 50 milioni di euro: tre quinti delle risorse ce le metterà la mano pubblica, il resto sarà a carico di Stellantis e Renault, entrambe partecipate dallo Stato francese (10 milioni ciascuna).
“Stiamo facendo il massimo per proteggere i lavoratori”, ha spiegato il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. I soldi serviranno, in particolare, a fornire nuove competenze agli operai oggi impiegati nella produzione di componenti metallici o siderurgici per il settore automobilistico. Addetti che, di fronte all’avanzata dell’elettrico sollecitata anche dalla Commissione europea, rischiano di rimanere tagliati fuori dal mercato.
Stellantis e Renault sono aziende private transnazionali: franco-italo-cinese la prima, franco-nippo-tedesca la seconda. Se finanzieranno l’operazione pubblica, è anche perché entrambe hanno tra i propri azionisti lo Stato francese, che controlla il 6% di Stellantis e il 15% di Renault.
In Italia – almeno nel comparto dell’automotive – non siamo abituati a questo interventismo privato nel settore pubblico. La storia di Fiat, prima, e di Fca poi, è scandita, al contrario, da una lunga serie di finanziamenti statali a favore del privato.
L’ultimo in ordine cronologico risale a un anno fa, quando, tra mille polemiche, Fca Italy chiese e ottenne un prestito bancario garantito dallo Stato per 6,3 miliardi di euro per far fronte alla crisi determinata dall’emergenza Covid.
A far discutere, allora, fu in particolare la prospettiva del maxi-dividendo da 5,5 miliardi di euro previsto in pagamento per gli azionisti a fine anno (il dividendo poi effettivamente distribuito è stato pari a 2,9 miliardi).
“Fca usa i soldi degli italiani per pagare dividendi, fanno i liberisti con il culo degli altri”, protestò l’eurodeputato Carlo Calenda intervistato da Luca Telese su TPI.
Ma ad arrabbiarsi molto per quel finanziamento fu anche Andrea Orlando, che all’epoca era vicesegretario del Pd e che oggi, ironia della sorte, è ministro del Lavoro.
Perplessità motivate anche dal fatto che nei decenni precedenti Fiat era già stata sovvenzionata più volte dallo Stato. L’ufficio studi della Cgia di Mestre ha calcolato che solamente nel periodo tra il 1977 e il 2012 l’azienda di casa Agnelli ha ricevuto l’equivalente di 7,6 miliardi di euro da Roma, a fronte di 6,2 miliardi investiti.
Gli Agnelli, tramite la holding di famiglia Exor, restano ancora oggi i primi azionisti di Stellantis, ma ultimamente hanno intrapreso con slancio la strada della diversificazione: l’auto non è più al centro degli affari di casa, affiancata dai nuovi business dell’editoria e della moda.
E se John Elkann è presidente di Stellantis, il volante del gruppo ce l’hanno in mano i francesi, con l’amministratore delegato Carlos Tavares che giorni fa, insieme al ministro transalpino Le Maire, si è premurato di assicurare che “la Francia sarà una grande nazione dell’auto”.
Il futuro delle fabbriche italiane, invece, è un’incognita. L’ad ha fatto sapere che i costi vanno tagliati e in alcuni stabilimenti – vedi Melfi – si parla insistentemente di una forte riduzione delle linee produttive, mentre la controllata torinese Comau (componentistica) dovrà ricorrere a 9 settimane di cassa integrazione per far fronte all’annullamento delle commesse da parte della casa madre. I sindacati chiedono a gran voce al Governo Draghi di interessarsi della partita, ma il premier per ora si è limitato a dire che “Stellantis non è un dossier aperto”.
(da TPI)
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Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
IL SUICIDIO GIUDIZIARIO DI LAURIA CON LE CONFIDENZE A CORONA GIRATE A GILETTI: COME STRATEGIA DIFENSIVA CHERNOBYL HA FATTO MENO DANNI
Adesso sappiamo che Beppe Grillo, nell’ormai noto video suicida, una verità l’aveva detta: dei quattro indagati, almeno uno coglioncello lo è per davvero. E senza bisogno di leggere le carte. A quanto pare, infatti, Vittorio Lauria, quello che dei quattro viene puntualmente descritto dalla stampa come “il meno abbiente” sembrerebbe essere anche il meno furbo. Si tratta infatti dell’unico indagato che ha pensato bene di rilasciare al telefono delle dichiarazioni sul presunto stupro della ragazza in Sardegna. E di rilasciarle, qui sta il bello, a una persona ai domiciliari che poco più di un mese fa diceva di sé “Sono uno psicopatico”: Fabrizio Corona.
Il custode ideale di qualunque confidenza, soprattutto se quella confidenza potrebbe costare un futuro nelle patrie galere.
Fabrizio Corona che ad aprile, dopo essere rientrato in carcere per l’ennesima volta, esce dal carcere per l’ennesima volta tra spettacolari atti di autolesionismo e una diagnosi di incompatibilità col regime carcerario per ragioni psichiatriche. Insomma, è troppo compromesso da un punto di vista della salute mentale per sopportare il carcere, ma fuori dal carcere torna lucidissimo.
E così, dopo essersi procurato il numero di telefono di Vittorio Lauria, lo chiama – pare – senza palesargli le sue intenzioni di cedere la telefonata a un programma tv, e registra la chiamata all’insaputa del ragazzo.
Sembra che anzi, Corona gli abbia espresso solidarietà per la bufera mediatica, recitando con abilità la parte del “ci sono passato anche io”. Il fesso gli spiffera tutto (“la ragazza aveva bevuto”, “Grillo non doveva fare quel video” etc…) e la domenica si ritrova le sue confidenze in onda da Giletti. Strano, eppure Fabrizio sembrava così affidabile. Chi l’avrebbe mai detto.
Insomma, Corona esce dal carcere, va ai domiciliari e si riforma all’istante la coppia di cronisti d’assalto Corona/Giletti, dopo il precedente successo della trattazione in tandem del caso Genovese, tra denunce varie, diffide, presunte stuprate portate in tv con cachet e mediazione di Corona.
E, non bastasse, nella giornata di giovedì un durissimo richiamo di Agcom recitava così: “Nella seduta di oggi il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, all’unanimità, ha adottato una delibera di richiamo nei confronti de La7 per il programma Non è l’Arena in merito alle trasmissioni dedicate al caso Alberto Genovese. (…) La trattazione del caso non sempre ha assicurato il doveroso equilibrio tra informazione e rispetto della riservatezza delle indagini e dei diritti alla dignità, all’onore e alla reputazione delle persone. (…) Al di là del legittimo diritto di cronaca e della rilevanza sociale del tema, tornare sulla stessa vicenda per così tante volte ha portato all’estrema pubblicizzazione del dramma personale, enfatizzando e spettacolarizzando eventi che in definitiva hanno amplificato le sofferenze delle stesse giovani donne coinvolte (…). Il confronto fra diverse tesi non sembra essere stato adeguatamente garantito, in quanto la lunga ‘serializzazione’ della vicenda ha inevitabilmente ingenerato, anche nello spettatore più attento, il rischio di confusione tra i ruoli delle parti coinvolte, determinando sia una sorta di vittimizzazione secondaria sia, in definitiva, la perdita dell’efficacia informativa e sociale dell’approfondimento”.
Proprio come avevamo scritto giorni fa sul Fatto, la trattazione superficiale e sguaiata a Non è l’Arena di un evento drammatico come la violenza sessuale può generare ulteriori sofferenze alla vittima (il triste fenomeno della vittimizzazione secondaria, appunto).
Massimo Giletti, mollato il caso Genovese, sta adottando lo stesso schema con il caso Grillo: testimonianze della ragazza su posizioni sessuali e rapporti orali trascritte sul megaschermo dietro di lui, e telefonate agli indagati affidate a Fabrizio Corona che registra le conversazioni e le cede – si presume con un cospicuo accordo economico di base – allo stesso Giletti. Una condotta che potrebbe anche essere valutata sul profilo penale, tra le altre cose.
Se uno è incompatibile col regime carcerario, viene insomma da chiedersi se l’altro sia compatibile col regime dell’informazione.
Nel frattempo, tra Grillo che fa il video, Lauria che parla con Corona, l’avvocato di Lauria che lo molla perché l’assistito parla con Corona, le amiche di Lauria che raccontano di aver visto il video del presunto stupro con conseguente ulteriore sospetto che i ragazzi siano colpevoli pure di revenge porn, possiamo dire che sulle responsabilità penali nella vicenda si esprimeranno eventualmente i giudici.
Sulla pura e semplice strategia difensiva mi esprimo già io: Chernobyl ha fatto meno danni.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
INIZIATE LE PROCEDURE DI SBARCO IN SICUREZZA, CI SONO BAMBINI CHE SONO STATI PICCHIATI DAI LIBICI
E’ approdata al porto di Augusta la Ocean Viking, la nave della Ong Sos Mediterraee con a bordo 236 migranti. Sono gia’ iniziate le procedure per eseguire i tamponi agli stranieri volte a verificare eventuali positivita’ al Covid.
Successivamente inizieranno le procedure di sbarco sulla nave per la quarantena mentre i minori non accompagnati saranno trasferiti in centri di accoglienza.
Le operazioni di sbarco sono coordinate dalla Prefettura mentre le forze dell’ordine saranno impegnate nelle identificazioni dei migranti, salvati martedi’ scorso mentre si trovavano a bordo di due gommoni.
“Ieri, per la prima volta dopo mesi, una nave della Marina italiana, ha condotto un salvataggio in acque internazionali al largo della Libia. Speriamo che sia solo il primo passo di un rinnovato sforzo europeo e italiano di ricerca e soccorso”, dice Valeria Taurino, direttrice generale di Sos Mediterranee.
La Ong punta l’indice, ancora una volta, sulla situazione in Libia. “Gli esseri umani – spiegano dalla Ong – in Libia approfittano consapevolmente di altri esseri umani intrappolati in condizioni spaventose, che non hanno altra scelta se non quella di intraprendere una pericolosa traversata a bordo di imbarcazioni fragili e inadatte alla navigazione; sono disposti a tutto pur di sfuggire ad un destino di miseria e violenze”
Molti dei sopravvissuti a bordo della Ocean Viking hanno raccontato le violenze che hanno subito in Libia per mano dei trafficanti. Vedendo la fragilità dei gommoni in cui avrebbero dovuto imbarcarsi e le onde alte di quella notte, molti di loro hanno avuto paura ma sono stati picchiati e costretti a salire a bordo.
Tra di loro anche quattro fratelli e sorelle, bambini di 10, 11, 12 e 17 anni, che viaggiavano da soli sono stati percossi dai trafficanti.
(da agenzie)
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Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
LE CANTA E LE SUONE AI SOVRANISTI, ELENCA UNA SERIE DI DICHIARAZIONI OMOFOBE DI ESPONENTI LEGHISTI E FA CROLLARE L’IPOCRISIA DELL’OSTRUZIONISMO AL DECRETO
Fedez arriva al Concerto del Primo Maggio 2021 e le canta e le suona ai politici, al termine del suo passaggio con le hit “Problemi con tutti”, “Bimbi per strada” e “Bella storia”. E non solo: tira in ballo pure il Vaticano.
L’intervento del rapper milanese aveva fatto già discutere prima del suo passaggio sul palco della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, che quest’anno ha ospitato la manifestazione, orfana di piazza San Giovanni: nelle ore precedenti la sua esibizione l’ex giudice di “X Factor” aveva fatto sapere suo social di essere stato invitato dai vertici di Rai3 a rivedere i contenuti dell’intervento («Alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente»). In diretta non si è risparmiato. Ha chiamato per nome (e per cognome) i diretti interessati.
A partire da Mario, che fa inevitabilmente pensare al premier Draghi: «Io capisco perfettamente che il calcio è il vero fondamento di questo Paese, però non dimentichiamo che il numero dei lavoratori del calcio e il numero dei lavoratori dello spettacolo si equivalgono. Quindi non dico di spendere qualche soldo, ma almeno qualche parola, un progetto di riforma in difesa di un settore che è stato decimato da quest’emergenza e che è regolato da normative stabilite negli anni 40 e mai modificate sino ad oggi. Quindi caro Mario, come si è esposto nel merito della SuperLega con grande tempestività, sarebbe altrettanto gradito il suo intervento sul mondo della cultura italiana».
Fedez ha poi attaccato il senatore leghista Ostellari: «Ha deciso che un disegno di legge di iniziativa parlamentare quindi massima espressione del popolo, che è già stato approvato alla Camera, come il ddl Zan, può essere tranquillamente bloccato dalla voglia di protagonismo di un singolo. Cioè sé stesso. Ma d’altronde Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua lotta all’uguaglianza».
Il rapper ha poi aggiunto: «Qualcuno come Ostellari ha detto che ci sono altre priorità in questo momento di pandemia rispetto al ddl Zan, e allora vediamole queste priorità: il Senato non ha avuto tempo per il ddl ZAN perché doveva discutere l’Etichettatura del vino, la riorganizzazione del Coni, l’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano e per non farsi mancare nulla il reintegro del vitalizio di Formigoni. Quindi secondo Ostellari probabilmente il diritto al vitalizio di Formigoni è più importante della tutela dei diritti di tutti, e di persone che vengono quotidianamente discriminate fino alla violenza. Ma a proposito di diritto alla vita, il presidente dell’associazione Pro-vita, l’ultracattolico e antiabortista Jacopo Coghe amicone del leghista Pillon in questi mesi è stato la prima voce a sollevarsi contro il ddl zan. L’antiabortista non si è accorto però che il Vaticano ha investito più di 20 milioni di euro in un’azienda farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo».
“Quindi cari antiabortisti, caro Pillon, purtroppo avete perso troppo tempo a cercare il nemico fuori, e non vi siete accorti che il nemico ce l’avevate in casa. Che brutta storia”, ha detto infine Fedez, a chiusura del suo intervento.
(da agenzie)
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Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
“VIVA LA LIBERTA’ D’AMORE, L’AMORE DI ESSERE LIBERI DI AMARE CHI VOGLIAMO E COME VOGLIAMO”
Parecchi anni fa Piero Pelù aveva fatto scandalo al Concertone del Primo Maggio mettendo un preservativo sul microfono di Vincenzo Mollica.
Qualche anno dopo le polemiche avevano travolto Fabri Fibra per i testi di alcune sue canzoni, che alla fine lo avevano fatto escludere dal concerto.
Chissà se gli organizzatori si aspettavano che la giovanissima Chadia Rodriguez, alla sua prima partecipazione al Concertone, al fianco di Federica Carta, avrebbe fatto di più, restando in topless sul palco dell’Auditorium Parco della Musica, cantando la sua canzone Bella così. “Io non ho niente da dire in merito…”, taglia corto lei e forse scopriremo solo più in la che tutti erano preparati al ‘colpo di scena’.
Fatto sta che che durante la canzone, pian piano, Chadia si è tolta i vestiti ed è rimasta in topless, con i capezzoli coperti da adesivi del colore dell’arcobaleno.
Per dare più forza al messaggio della sua canzone, nella quale canta: “Piacere, mi chiamo Chadia / Sono sempre stata una tipa strana / Sono cresciuta sola in mezzo alla strada / Senza fare la ladra né la puttana / Ho fatto una corazza, un’armatura/ Che mi protegge dalla gente, dalla paura / Io non avevo il seno grosso né la statura / Il corridoio della scuola era una tortura / Mi hanno chiamato povera fischiando / In branco, ma da soli poi piangono / E mi devono soldi e rispetto / Mi guardo gonfiando il petto allo specchio”.
“Viva la libertà d’amore e l’amore di essere liberi di amare chi vogliamo e come vogliamo”, ha detto dal palco alla fine della canzone, con allegria, leggerezza e nessuna volontà provocatoria, accostando le mani sue e di Federica Carta con su scritto ‘Libera l’amore’:
“Sentitevi sempre liberi di essere voi stessi e di amare chi volete è il cuore del mio messaggio”, dice Chadia, “diciamo che questa idea è nata per dare più forza all’esibizione, ad una canzone che lancia un messaggio positivo, per emozionare e sorprendere i messaggi che mi sono arrivati la canzone lascia questo messaggio, struttura lo show emozionare le persone a casa”. Pensa che il messaggio sia passato? Che reazioni pensa potrà avere la sua performance? “Reazioni positive, spero”, dice Chadia, “le persone oggi capiscono che un corpo è uguale a un altro, sia vestito che spogliato, e che l’amore è uno solo”.
Ventidue anni, nata ad Almería da genitori marocchini, cresciuta a Torino, calciatrice mancata a causa di un infortunio, è diventata una delle prime ragazze della nuova scena trap e pian piano si è costruita un grande successo sulle piattaforme musicali e social, con milioni di follower. E proprio sui commenti che riceve sui social ha costruito Bella così, che è un progetto costruito con Federica Carta, una canzone in cui canta contro la violenza sulle donne, il cyberbullismo e il body shaming e i pregiudizi.
Sì ma che tipo è Chadia Rodriguez, una ragazza senza paura che sfida le convenzioni anche con esibizioni come quella del Primo Maggio? “Ho due facce, come tanti di noi, sono convinta e testarda, ma anche dolce, ho un lato aggressivo ma anche uno più riflessivo”.
Di certo con canzoni come “Donne che odiano le donne” e Bella così, ha deciso di parlare di temi importanti: “Penso che a questo punto della mia crescita personale e artistica fosse arrivato il momento di parlare di cose importanti. E lo faccio senza problemi, perché chi fa distinzioni di genere al giorno d’oggi è rimasto indietro, siamo tutti allo stesso livello, maschi e femmine, siamo tutti esseri umani”. Dopo questo nuovo singolo cosa avverrà? “In ballo ci sono un po’ di cose, ma non svelo nulla perché è chiaro che mi piace sorprendere…”.
(da La Repubblica)
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Maggio 1st, 2021 Riccardo Fucile
FEDEZ LO MASSACRA: “VADO GRATIS E PAGO I MIEI MUSICISTI, NON FACCIO PAGARE 49 MILIONI AGLI ITALIANI. HO DIRITTO A ESPRIMERMI LIBERAMENTE E COSI’ FARO'”… FORZA ITALIA SI SCHIERA CON IL RAPPER
“Io vado al concertone a gratis e pago i miei musicisti che non lavorano da un anno e sul palco vorrei esprimermi da uovo libero senza che gli artisti debbano inviare i loro discorsi per approvazione preventiva da voi politici. Il suo partito ci è costato 49 milioni di euro”.
Questa la replica di Fedez a Matteo Salvini, che poco fa sui social aveva polemizzato con gli ‘artisti’ de sinistra al concertone del 1 maggio aggiungendo che l’evento “costa mezzo milione di euro” agli italiani.
Il leader della Lega, nello specifico, aveva dichiarato: “Il “concertone” costa circa 500.000 euro agli italiani, a tutti gli italiani, quindi i comizi “de sinistra” sarebbero fuori luogo”. Il rapper sostiene apertamente il ddl Zan, osteggiato dalla Lega.
I componenti del Carroccio in commissione di vigilanza Rai avevano rincarato la dose: “Se Fedez userà a fini personali il concerto del 1 maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrà impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento”.
Il rapper, che dovrà tenere un monologo, ha poi continuato: ”È la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione purtroppo che non c’è stata in prima battuta o meglio, dai vertici di Rai3 mi hanno chiesto di omettere dei partiti e dei nomi e di edulcorare il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente. Come ci insegna il Primo Maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti. Ovviamente da persona libera mi assumo tutte le responsabilità e le conseguenze di ciò che dico e faccio”.
E in difesa di Fedez arriva Elio Vito, deputato di Forza Italia: “Ha perfettamente ragione Fedez, i valori del 1 maggio, quelli per i quali si sono battuti milioni di lavoratori, sono anche quelli di democrazia e libertà, compresa quella d’espressione per gli artisti”.
(da agenzie)
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