Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
PD AL 28%, FDI (17,8%) STRAVINCE SULLA LEGA (6,8%)…CALENDA CONTESTA, CENTRODESTRA IN ALTO MARE
“Se vincerà il centrosinistra non sarò un uomo solo al comando, ma guiderò una squadra di uomini e donne all’altezza. Si conferma il giudizio negativo della larga maggioranza degli elettori verso la pessima amministrazione della Raggi, ma il vero avversario per me rimane la destra che a Roma è radicata. Realisticamente, è con loro che ci confronteremo al ballottaggio”.
Roberto Gualtieri commenta con ottimismo misto a cautela il sondaggio, commissionato alla MG Research sulla base di 2mila interviste, che ha sollevato gli animi al Nazareno.
Il Pd primo partito a Roma con il 28%, seguito da M5S al 26,9%, e il candidato Dem vittorioso al ballottaggio sia contro Bertolaso (55,2 a 44,8%) sia, soprattutto contro la Raggi (57,7 a 42,3%).
Ma con l’ex capo della Protezione Civile che si è chiamato fuori, difficilmente da destra arriverà un nome altrettanto forte. “E’ un segnale molto incoraggiante dopo sole due settimane, la mia candidatura cresce e si consolida – aggiunge Gualtieri – Sono ottimista, ma la battaglia sarà lunga. Il centrosinistra costruirà insieme un programma per vincere e poi governare”. Quanto all’exploit del Pd a Roma “non mi pare una sorpresa, è stato il primo partito anche alle Europee del 2019 con il 30%”.
Dalla rilevazione emerge il 17,8% di FdI che più che doppia la Lega 6,8%, mentre Fi tiene al 9,5%.
L’ orientamento di voto per il centrodestra è al 34,3% contro il 32,8% del centrosinistra, ma sommando a quest’ultimo il consenso grillino la partita si chiuderebbe.
Unica nota negativa per Gualtieri, al primo turno Bertolaso lo sopravanzerebbe, sia pure di poco: 32,6% rispetto a 31,5%. Azione di Carlo Calenda è al 5,9%, ma l’ex viceministro contesta i dati
Dal Nazareno filtra che non si tratta di un’epifania. Le rilevazioni degli ultimi due mesi mostrano lo stesso comune denominatore: il centrosinistra unito, a differenza del 2016, è “competitivo” e Gualtieri si rafforza. Lo conferma Francesco Boccia, che gioca la partita in prima linea: “Quando il centrosinistra è unito vince” e l’ex ministro “si conferma un ottimo candidato che trasmette certezze sul futuro di Roma”. E le primarie “fortemente volute dal Pd uniranno ancora di più, allargando la coalizione, rafforzandola e rendendola prima in città”.
Gualtieri, nel frattempo punta a commissariare le grandi opere capitoline in vista del Giubileo del 2025. Si muove in asse con Letta, entrambi consapevoli che il Pd sconta il rischio di “partito della Ztl” e che Raggi resta salda nelle periferie. Anche per questo l’ex ministro dell’Economia si è schierato subito a favore della proposta “di sinistra” del segretario di aumentare l’imposta sulle successioni oltre i 5 milioni di euro: “Sacrosanta, non tocca il 99% degli italiani”. E infilza l’affannosa ricerca di un candidato a destra: “Dietro questa grande fatica si nasconde sia l’assenza di una classe dirigente credibile sia la necessità di trovare un volto che faccia dimenticare il disastro Alemanno.
A destra, infatti, le acque restano agitate. La mossa di Salvini sul Copasir (dimissioni non soltanto del presidente Volpi e richiesta di azzeramento dell’intero organismo) anziché distendere ha alzato il tasso di scontro. L’opzione di concedere cinque membri su dieci all’opposizione è irricevibile per Pd e M5S, quanto lo è il veto salviniano su Urso per FdI.
Così il sospirato vertice di lunedì sulle comunali – con Salvini, Meloni, Tajani e forse Berlusconi in collegamento – si annuncia battagliero. Con il leader della Lega pronto a incalzare Meloni: ecco l’incontro che chiedevi, allora qual è il nome per Roma? Domanda destinata a restare inevasa, perché il nome forte Fdi non ce l’ha.
La suggestione del generale Claudio Graziano, accarezzata da La Russa, è stata smentita dal diretto interessato, che resta alla guida del comitato militare dell’Ue. Mentre l’idea dell’ex comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri – che tace ma raccontano poco convinto – lascia freddo il partito meloniano (e non solo quello). “Non è di destra – taglia corto un parlamentare – Ha lavorato a Pompei con Franceschini, al vertice dell’Arma lo ha voluto l’ex ministra Trenta. E’ l’ennesima provocazione di Salvini”.
La quadra è ancora da trovare. Torna in auge il Piano B: virare sui politici. Tra i meloniani, oltre a Rampelli, gira il nome del capogruppo alla Camera Lollobrigida. Gli alleati però avvisano: il rischio è il travaso del voto “moderato” verso Calenda.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
E’ SICURAMENTE LA PERSONA PIU’ QUALIFICATA A CONTESTARE LA TASSA SUGLI ULTRA-MILIONARI
Nel coro scatenato dalla Lega e dalla destra contro la proposta di Enrico Letta (un aumento solo per i super-ricchi) si è unito anche il presidente della regione Lombardia
Riepilogo delle puntate precedenti: Enrico Letta ha proposto di tassare dell’1% in più la successione dei super-ricchi. Ossia l’1% della popolazione italiana che dalla pandemia non ha subito gravi danni o, magari, si è pure arricchita.
E nel coro degli indignati contro l’aumento della tassa c’è stato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana che ha detto: “Fuori luogo e inopportuna la proposta sulla #tassadisuccessione di #Letta. Bene ha fatto il premier Draghi a rispedire al mittente la strampalata idea di chi pensa di mettere le mani nelle tasche degli italiani”
Imbarazzante. Perché Fontana di eredità se ne intende. Tant’è che proprio per questa vicenda è indagato per autoriciclaggio dalla Procura di Milano per i 5,3 milioni di sua proprietà depositati in un conto svizzero.
(da agenzie)
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Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
ENTRAMBE LE DOSI A 9.856.159 DI ITALIANI
La soglia, non soltanto psicologica, è stata abbattuta a poche ore dall’ingresso dell’intera penisola in zona gialla: sono più di trenta milioni le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate alla popolazione.
A renderlo ufficiale è stato il contatore della struttura commissariale contro l’emergenza pandemica guidata dal generale Francesco Figliuolo, aggiornato a metà pomeriggio di sabato.
L’andamento della campagna vaccinale va naturalmente di pari passo con la disponibilità delle dosi nei magazzini. Al momento infatti le inoculazioni fatte (30.158.028) hanno permesso di dare fondo al 91,5% delle dosi arrivate (32.975.467) in Italia e distribuite agli ospedali e hub vaccinali dalla struttura commissariale.
Dati alla mano, poi, risultano essere quasi dieci milioni (9,8 mln) le persone che hanno completato il ciclo vaccinale con prima dose e richiamo, pari al 16,63% della popolazione.
Numeri più o meno in linea con quelli della Germania, dove sono undici milioni le persone vaccinate totalmente su un totale di 80 milioni di abitanti, e 44 milioni il numero di inoculazioni totali, secondo gli ultimi dati disponibili del Robert Koch Institute.
Il numero delle somministrazione è gradualmente salito
Non sempre si riesce a superare la quota 500mila somministrazioni giornaliere, ma non si scende mai al di sotto delle 400mila.
Se la curva dei vaccini sale, quella dei contagi parallelamente cala. Oggi si sono registrati 4.717 nuovi casi contro i 5.218 di venerdì, con un tasso di positività sceso all′1,6% (contro l′1,9%), il più basso dell’anno. I decessi sono stati 125 (mentre il giorno precedente erano morte 218 persone).
Il calo è ancora più evidente se lo si confronta con i dati di una settimana fa: sabato scorso il bollettino segnava 6.659 casi e 136 morti, con positività al 2,2%.
Se si fossero prese misure più stringenti 4 mesi fa probabilmente avremmo dei numeri risibili e si sarebbe potuto riaprire prima.
(da agenzie)
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Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
CI SAREBBE UN’ORGANIZZAZIONE ALLE SPALLE DI QUANTO ACCADDE A FEBBRAIO
In Repubblica democratica del Congo (Rdc) sono stati arrestati alcuni sospetti collegati all’attacco del 22 febbraio nella provincia orientale del Nord Kivu e nel quale sono morti l’ambasciatore d’Italia Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il collaboratore del Programma alimentare mondiale (Pam) Moustapha Milambo.
Lo ha detto il presidente, Felix Tshisekedi, citato dal quotidiano congolese Actualite, precisando che in base ai dati raccolti con gli arresti e gli interrogatori dei sospetti sembra accertata la presenza di “un’organizzazione” alle spalle di quanto accaduto, formata da aggressori organizzati in bande armate e di cui si cercano i leader.
“Le indagini continuano. Ci sono sospetti che sono stati arrestati ed interrogati. Al di la’ di questi sospetti, c’e’ sicuramente un’organizzazione. Sono banditi che intercettano e aggrediscono gli automobilisti sulla strada, organizzati in bande e che hanno sicuramente qualcuno che li guida. Questo e’ tutto cio’ che dobbiamo mettere insieme e risalire come una catena”, ha detto Tshisekedi.
Il presidente congolese, che quest’anno ricopre anche il ruolo di presidente ad interim dell’Unione africana, si e’ espresso durante la sua visita a Parigi tenuta nei giorni scorsi in occasione della Conferenza per il sostegno alle economie africane, un appuntamento internazionale convocato dalla presidenza francese e nel cui contesto ha incontrato il presidente Emmanuel Macron.
(da agenzie)
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Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
LA SEDICENNE DI TARANTO POLVERIZZA IL PRECEDENTE PRIMATO IN SEMIFINALE A BUDAPEST CON 29″30 ED ENTRA NELLA STORIA DEL NUOTO… IN ITALIA C’ERANO RIUSCITE SOLO NOVELLA CALLIGARIS E FEDERICA PELLEGRINI
Benedetta Pilato polverizza il record del mondo dei 50 rana (specialità in cui è argento mondiale dietro l’americana Lilly King).
La sedicenne tarantina migliora il record mondiale junior del mattino di 29”50 cancellando il 29”40 dell’americana Lilly King realizzato proprio in questa piscina ai Mondiali 2017.
Per Benny 29”30 in semifinale: e può migliorare ancora domani. L’ultimo record mondiale azzurro è stato realizzato da Federica Pellegrini nel 2009.
Emozionata e felice, la sedicenne fenomeno della specialità più tecnica, dice: “Oddio, non so cosa dire. Il record del mondo della King? non me l’aspettavo, volevo fare meglio di stamattina ma non pensavo così. Non voglio piangere come ogni volta”.
E’ il 12° record mondiale in vasca lunga per l’Italia: prima di Benny e oltre la Pellegrini ci erano riusciti solo Novella Calligaris negli 800 sl nel 1973 a Belgrado e Giorgio Lamberti nei 200 sl a Bonn 1989, mentre Gregorio Paltrinieri vanta il primato in vasca corta nei 1500.
(da agenzie)
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Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
SALVINI E MELONI VIVONO SOLAMENTE DI SE STESSI E PER SE STESSI… ALLE AMMINISTRATIVE RISPOLVERANO DINOSAURI DELLA POLITICA
Fra le geometriche stravaganze dei nostri tempi, c’è che la sinistra unita al governo va divisa alla conquista delle città, e la destra divisa dal governo nella città ci va unita.
O meglio, ci andrebbe, se trovasse i candidati: questione abbondantemente raccontata. Dicono di no Gabriele Albertini per Milano e Guido Bertolaso per Roma, due vecchie glorie di quell’altro centrodestra che si chiamava così perché il Sole della coalizione era Silvio Berlusconi e i partiti di trincea, Lega e Msi (poi An), erano i satelliti.
Adesso i satelliti si disputano la nuova leadership, sempre di trincea in trincea, e Berlusconi ha energie residue per affrontare gli acciacchi, e il suo partito, cui non ha lasciato alcuna eredità oltre sé stesso – niente struttura, niente classe dirigente, al di là di qualche lupo solitario alla Renato Brunetta – non gode di salute migliore: che Forza Italia non avrebbe avuto futuro oltre il fondatore è uno dei pronostici più antichi e più scontati.
Stravaganza tira stravaganza: la Lega e F.lli d’Italia, coi loro leader giovani e interconnessi, così immersi nell’abbrivio svalvolato del terzo millennio, non hanno idee ulteriori che di ricorrere alle suddette vecchie glorie berlusconiane, e si potrebbe aggiungere Letizia Moratti, tutti i rappresentanti della mitologica società civile a cui l’Italia degli anni Novanta si aggrappò con la medesima solidità di speranza del giocatore di poker che cambia sedia perché sta perdendo.
Insomma, da trent’anni i partiti hanno rinunciato ad allevare classe dirigente.
Per dire, Umberto Bossi – lo si ricorda di rado – era venuto su nelle sezioni del Pci. Un po’ alla sua maniera balzana, intendiamoci. Ma aveva imparato come si costruisce un partito. Lì dentro si cresceva poco a poco, si faceva il consigliere comunale, poi l’assessore, magari un passaggio in una municipalizzata, un giro in Provincia o in Regione, e se si imparava a fare due più due si partiva per il Parlamento.
Chi ancora oggi tiene in piedi la Lega, in parte lo stesso Matteo Salvini, ma soprattutto Luca Zaia, Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli (da lustri il più autorevole esperto italiano di ingranaggi parlamentari) viene da quella scuola.
Sotto c’è giusto il presidente del Friuli, il quarantenne Massimiliano Fedriga, e quasi più niente. La vita di partito è stata trasferita sui profili social del leader.
Quando il Msi si trasformò in Alleanza nazionale, nel 1995, Giorgia Meloni aveva diciotto anni. La falange del Msi, il partito che, escluso per quarant’anni da speranze di governo esauriva la sua esistenza nelle sezioni, si liberò nel mondo.
Ce lo ricordiamo bene come quei leader fin lì relegati nell’impresentabilità, da Gianfranco Fini in giù, scoprirono la Luna come Ciaula. Si annodarono cravatte di seta e impararono a stare a tavola, almeno le basi. Ognuno per sé e per un altro cin cin. Insomma, guardatelo questo nuovo partito della destra, non più liberale del Msi, parecchio più incolto, che si nutre del vigore di Meloni e basta.
Quel simpatico residuato di Ignazio La Russa, il sessantenne Fabio Rampelli, Lollobrigida (che si chiama Francesco, ma stavo scrivendo Gino, per dire dell’impatto nel mio immaginario), e poi?
E poi Albertini e Bertolaso, le vecchie glorie berlusconiane, e che cosa è più comprensibile del loro no?
Salvini e Meloni vivono solamente di sé stessi e per sé stessi. Non so come si potrà evitare la loro vittoria alle prossime politiche, e non so come potranno loro salvarsi dalla successiva estinzione.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
COME AVEVAMO PREVISTO: IL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA E’ UN PACCO RIFILATO AL M5S
Si è definito perplesso davanti al progetto del ponte sullo Stretto di Messina subito rispolverato dalle destre tornate al governo con Mario Draghi, ma sembra sempre più convinto di un ritorno all’energia nucleare, ha prorogato i permessi per le trivellazioni in mare e ha frenato sulla mobilità sostenibile.
Il primo ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, un fisico prestato alla politica, nonostante il Ministero che dirige sia stata la condizione posta da Beppe Grillo per sostenere il nuovo esecutivo, appare sempre più come l’opposto di quella svolta green su cui da sempre battono i pentastellati.
Ed è diventato l’obiettivo di forti critiche da parte delle stesse associazioni ambientaliste che tanto hanno insistito per il super dicastero.
FRONTE ENERGETICO
Fin dalla sua prima audizione in Parlamento, Cingolani ha battuto su quello che lui definisce il mini-nucleare. Tanto che il Movimento 5 Stelle ha ora dichiarato che mai si tornerà a produrre energia dall’atomo fino a che i 5S saranno al governo.
Gli ambientalisti pensavano a un’Italia carbon neutral, con relativa cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi, premiando chi tutela l’ambiente e colpendo, partendo dalle tasche, chi inquina. Anziché parlare di fotovoltaico, eolico e auto elettriche, il ministro insiste invece sull’atomo, sostenendo che “idrogeno verde e fusione nucleare” sono gli “obiettivi del futuro”. Da raggiungere, per lui, già grazie alle risorse europee per la ripartenza.
“La vera fonte energetica universale saranno le stelle – ha affermato in audizione Cingolani – l’universo funziona con la fusione nucleare. Quella è la rinnovabile delle rinnovabili. Noi oggi abbiamo il dovere nel Pnrr di potenziare il ruolo dell’Italia nei progetti internazionali Iter e Mit sulla fusione. Quello è un treno che non possiamo perdere”. E ha aggiunto che “non possiamo non considerare l’idrogeno verde come la soluzione regina”, indicandolo come “il vettore ideale”.
“Fra dieci anni – ha specificato ancora il ministro Cingolani – avremo l’idrogeno verde e le automobili che andranno a celle a combustibile. Le batterie le avremo superate, perché hanno un problema di dismissione, e staremo investendo sulla fusione nucleare, che ora sta muovendo i primi passi nei laboratori”.
COLPO AI NO TRIV
Quella sul no alle trivelle è una delle battaglie storiche del Movimento 5 Stelle, un tema costato tante critiche al centrosinistra per via del referendum nella scorsa legislatura. Ma anche su tale fronte ecco che Cingolani, appena insediato, ha dato l’ok a dieci progetti di sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas fossile a terra e in mare.
In particolare ha prorogato le concessioni a tredici giacimenti in mare, di cui dodici di Eni e uno di Energreen. Abbastanza per far infuriare anche Greenpeace, Legambiente e WWF, che sono tornate a chiedere almeno il varo di una norma chiara sulla durata delle concessioni.
La transizione ecologica come la intendono pentastellati e ambientalisti sembra così sempre più lontana e il conflitto con il ministro pesante. L’idea di accorpare in un unico dicastero le competenze di quello dell’ambiente e di quello dello sviluppo economico in tema di energia non sembra aver portato il risultato sperato. Largo spazio da parte del fisico allo sviluppo economico, ma a quello assai poco green.
(da La Notizia)
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Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
COPRIFUOCO E RIAPERTURE AVVENGONO SECONDO IL CALENDARIO FISSATO DA DRAGHI E DAGLI SCIENZIATI
Fa quasi tenerezza Matteo Salvini. Ad un interlocutore che gli ha chiesto a Milano quando si potranno togliere le mascherine, ha risposto: “Spero di poter togliere il prima possibile le mascherine. Intanto mi segno le riaperture che stiamo ottenendo”. Aggiungendo: “Al chiuso sì, ma per me all’aperto si potrebbe già a giugno pensare di toglierla”.
Come un salmone che risale faticosamente il suo mar dei Sargassi (quelle cose che ti restano dalla scuola di un tempo frettolosamente relegata a nozionistica, quella in cui ti insegnavano la geografia e le capitali di tutto il mondo e dove fossero) il leader leghista, che una volte tuonava, indicava obiettivi e dava ultimatum ai premier di turno, adesso si è acconciato ad un pio, “me lo segno”.
Sulle mascherine il presidente del Consiglio ha parlato di almeno due mesi, invitando alla prudenza. E le riaperture non le ha ottenute Salvini, ha atteso un tempo definito altrove, anche se oggi se lo segna, come un punto preso fuori casa con la capolista.
Draghi lo ha spinto a miti consigli. Lo ha indotto a seguire invece di inseguire. Non indica più date, ore, giorni del destino.
Salvini ha perso la battaglia del coprifuoco e delle riaperture, andando fuorigiri davanti al passo autonomo del premier
Adesso, non prendendoci più e dovendo constatare di aver perso nel felpato braccio di ferro impostogli dal premier si fa un quadernino di auspici, in attesa di decisioni prese nella stanza dei bottoni di palazzo Chigi, in cui entra, ma non tocca palla.
A cui, resta, tra le altre cose, insistere su Draghi al Quirinale tra otto mesi, per illudersi di riprendere in mano il pallino e tornare a dare diktat sulla data delle elezioni.
Intanto, come ha detto, se lo segna.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
I SOVRANISTI NELLE CARCERI BATTONO TUTTI I SONDAGGI: TRE CONSIGLIERI COMUNALI ARRESTATI MA “CI SONO ALTRI CONSIGLIERI ANCORA A PIEDE LIBERO”
Sembra proprio che per sbloccare appalti fermi al palo da anni, a Foggia l’unica soluzione fosse quella di sganciare una mazzetta e godersi il risultato.
Questo almeno è quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Foggia, guidata dal procuratore Ludovico Vaccaro, con cui è finito ai domiciliari il sindaco dimissionario della Lega, Franco Landella, a cui sono contestati i reati di corruzione e tentata concussione.
Uno scandalo che coinvolge anche la dipendente comunale nonché moglie di Landella, Daniela Di Donna, per la quale è stata disposta l’interdizione per 10 mesi dai pubblici uffici, e sono finiti ai domiciliari i consiglieri di maggioranza, Dario Iacovangelo, Antonio Capotosto e l’ex presidente forzista del Consiglio comunale Leonardo Iaccarino.
Proprio quest’ultimo, noto alle cronache per aver esploso alcuni colpi di pistola dal balcone di casa a Capodanno, era stato già arrestato il 30 aprile scorso nell’ambito di un altro procedimento dove i pm gli contestano la corruzione, la tentata induzione indebita e il peculato.
Stando a quanto accertato dagli inquirenti in questo inedito troncone d’inchiesta, il primo cittadino leghista avrebbe incontrato un agente della società “Gi-One”, in quanto interessata all’aggiudicazione di un appalto, da 53 milioni di euro, per i lavori di riqualificazione e adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione a Foggia.
Una gara che la città attende dal 2016 ma che è sempre rimasta bloccata. Così, per smuovere le acque, Landella chiede una mazzetta da 500 mila euro, poi ridotta a 300 mila, facendo percepire all’imprenditore che bisognava agire subito.
Peccato per lui che l’uomo non solo non sgancia il denaro, ma registra le richieste e denuncia tutto in Procura.
Ma al primo cittadino viene contestato anche un episodio di corruzione relativo a una tangente da 32mila euro, ricevuta dall’imprenditore edile Paolo Tonti. In cambio del voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana a cui era interessata l’azienda di Tonti. Denaro che, come accertato dai pm, è stato consegnato alla moglie del sindaco.
Uno tsunami giudiziario che imbarazza il centrodestra e che sembra destinato a regalare ulteriori colpi di scena.
Da giorni, infatti, l’ex presidente del consiglio comunale Iaccarino sta vuotando il sacco coi magistrati e per questo il procuratore Vaccaro ha detto che “le indagini sono ancora in corso” e che l’inchiesta che ha travolto Landella oltre a intercettazioni e pedinamenti ha potuto contare proprio sulle rivelazioni di Iaccarino.
Che la vicenda sia tutt’altro che chiusa lo conferma il questore di Foggia, Paolo Sirna, secondo cui gli indagati “sono molti di più” perché “ci sono altri consiglieri comunali rimasti a piede libero”.
(da La Notizia)
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