Destra di Popolo.net

IL SINDACO LEGHISTA DI FOGGIA CHE SI DIMETTE, IL CONSIGLIERE DI FRATELLI D’ITALIA ARRESTATO E LA RETE DI MAFIOSI

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

LA COMMISSIONE DEL MINISTERO DELL’INTERNO STAVA PER DECRETARE LO SCIOGLIMENTO DEL COMUNE PER INFILTRAZIONE MAFIOSA

C’è anche il nome del sindaco di Foggia Franco Landella, entrato nella Lega di Matteo Salvini, tra quelli finiti nella relazione consegnata dalle forze dell’ordine ai membri della commissione del ministero dell’Interno. Che dovrà decidere se sciogliere o meno il Comune per infiltrazioni mafiose.
Il ministro dell’Interno, nelle scorse settimane, ha insediato una commissione per valutare se esistono le condizioni per lo scioglimento. Si parla di “collegamenti ambigui e discutibili di amministratori con soggetti orbitanti, se non appartenenti, a gruppi mafiosi locali”.
Secondo i racconti dei siti locali l’attività amministrativa del Comune sarebbe stata condizionata dai clan nei lavori pubblici, i tributi, i servizi cimiteriali, dall’appetito famelico dei clan. Lo scopo è appropriarsi del controllo di strade e quant’altro in ogni angolo della città. E in qualsiasi momento.
Nella relazione consegnata ai membri della commissione è presente un paragrafo dedicato al primo cittadino. Eletto nel 2014 e confermato nel 2019 alla guida del comune. Che secondo il documento raccontato dal Fatto è “dilaniato dalle guerre tra le batterie “Moretti-Pellegrino”,“Sinesi – Francavilla” e “Trisciuoglio – Prencipe -Tolonese ” che negli ultimi anni avevano deciso di cambiare strategia: superando la spartizione del territorio e le sanguinose faide, avevano optato per una cassa comune in cui i soldi delle estorsioni sarebbero stati divisi fra i tre gruppi”.
Nel documento visionato dal Fatto si parla dei rapporti con esponenti della “Società foggiana”: gli investigatori scrivono, ad esempio, che nelle Regionali 2010, pur non eletto, Landella avrebbe avuto “annoverato tra i suoi più fattivi sostenitori, alcuni componenti della famiglia ‘Piserchia’, noti pregiudicati in materia di traffico di stupefacenti”.
Gli investigatori, inoltre, ricordano che sua moglie è cugina di Claudio Di Donna coinvolto nel 2009 in un’inchiesta per associazione mafiosa. E che suo figlio è stato denunciato per truffa aggravata in concorso con Francesca Bruno, compagna di Antonio Tizzano, figlio di Francesco Tizzano definito “esponente di rilievo della batteria Moretti-Pellegrino”.
Il comune di Foggia a rischio scioglimento
Ci sono poi i nomi dei consiglieri comunali, degli ex assessori e dei dipendenti di Foggia ritenuti vicini ai clan.
C’è un’accusa anche per Bruno Longo, consigliere di Fratelli d’Italia arrestato lo scorso febbraio per tangenti. Nei prossimi mesi la commissione dovrà decidere se la criminalità ha controllato il Comune. Si parla di costruttori, imprese funebri, sale scommesse, i fantini in corsa negli ippodromi, imprese di trasporti e dell’industria alimentare, commercianti. E persino gli ambulanti del mercato settimanale.
(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL SINDACO LEGHISTA DI FOGGIA SI DIMETTE DOPO IL DOSSIER SULLA MAFIA IN COMUNE

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

“COLLEGAMENTI CON SOGGETTI APPARTENENTI A GRUPPI MAFIOSI LOCALI”

Il sindaco di Foggia, Franco Landella si è dimesso. Il suo nome era tra quelli finiti nella relazione consegnata dalle forze dell’ordine ai membri della commissione del ministero dell’Interno. Che dovrà decidere se sciogliere o meno il Comune per infiltrazioni mafiose.
Il ministro dell’Interno, nelle scorse settimane, ha insediato una commissione per valutare se esistono le condizioni per lo scioglimento.
Si parla di “collegamenti ambigui e discutibili di amministratori con soggetti orbitanti, se non appartenenti, a gruppi mafiosi locali”.
Secondo i racconti dei siti locali l’attività amministrativa del Comune sarebbe stata condizionata dai clan nei lavori pubblici, i tributi, i servizi cimiteriali, dall’appetito famelico dei clan. Lo scopo è appropriarsi del controllo di strade e quant’altro in ogni angolo della città. E in qualsiasi momento.
Nella relazione consegnata ai membri della commissione è presente un paragrafo dedicato al primo cittadino.
Eletto nel 2014 e confermato nel 2019 alla guida del comune. Che secondo il documento raccontato dal Fatto è “dilaniato dalle guerre tra le batterie “Moretti-Pellegrino”,“Sinesi – Francavilla” e “Trisciuoglio – Prencipe -Tolonese ” che negli ultimi anni avevano deciso di cambiare strategia: superando la spartizione del territorio e le sanguinose faide, avevano optato per una cassa comune in cui i soldi delle estorsioni sarebbero stati divisi fra i tre gruppi”.
(da agenzie)

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“PER VIAGGIARE NON BASTA IL TAMPONE 48 ORE PRIMA”: L’EPIDEMIOLOGO CICCOZZI CONTESTA IL GREEN PASS

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

“48 ORE SONO TROPPE, LA CERTEZZA DI ESSERE NEGATIVI NON C’E’ NEANCHE 12 ORE PRIMA”

Secondo il professore Massimo Ciccozzi per viaggiare in sicurezza potrebbe non essere sufficiente il green pass, la certificazione che secondo l’ultimo decreto firmato da Draghi dà il via libera agli spostamenti tra Regioni, anche se arancioni o rosse.
Basta dimostrare la guarigione dal Covid, la vaccinazione o mostrare un test negativo effettuato nelle ultime 48 ore.
Ma secondo il direttore dell’unità epidemiologica all’Università Campus Biomedico di Roma Ciccozzi per viaggiare in sicurezza non basta fare il tampone 48 ore prima come previsto dalle norme: “48 ore sono troppe. Consideriamo che anche se lo facessimo 12 ore prima non ci sarebbe certezza di essere negativi”, ha detto a Cusano Italia Tv.
Il professore è intervenuto anche sul vaccino per gli under 15: “Spero che l’Ema faccia le cose molto in fretta perché abbiamo bisogno di vaccinare anche quei ragazzi, che si infettano in maniera asintomatica e portano il virus in famiglia. Dopo aver concluso la vaccinazione con gli over 60 inizierei subito con la categoria 14-28 anni”.
Secondo Ciccozzi poi le riaperture sono “uno spiraglio di ossigeno di cui però non dobbiamo abusare, devono essere i dati a guidarci. Quello che ho visto a Piazza Duomo con i festeggiamenti per lo scudetto dell’Inter non si può fare”
“Purtroppo non credo che il virus sparirà come la Sars – ha aggiunto – credo che dovremo continuare a conviverci. Il virus, quando non troverà più persone da infettare, perché avremo vaccinato l’80% della popolazione e per un periodo continueremo con mascherine e distanziamento, circolerà sempre di meno fino a che non arretrerà e diventerà come un coronavirus qualsiasi che ci darà un raffreddore o una febbricola stagionale. Probabilmente dovremo vaccinarci tutti gli anni facendo dei richiami, quando il virus diventerà meno aggressivo magari la vaccinazione sarà consigliata solo per gli over 60″.
(da Fanpage)

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“NON VOGLIO SEDERE VICINO A UNA DONNA”, PASSEGGERA COSTRETTA A CAMBIARE POSTO: EASY JET DOVRA’ RISARCIRLA

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

UN FANATICO EBREO ULTRA-ORTODOSSO PRETENDE DI NON AVERE UNA DONNA ACCANTO: LA PROSSIMA VOLTA COMPRI DUE BIGLIETTI, INVECE CHE ROMPERE I COGLIONI AL PROSSIMO

EasyJet ha ammesso di aver violato le proprie linee di condotta, e adesso dovrà risarcire una passeggera che era stata costretta a cambiare posto, dopo che il suo vicino si era lamentato con gli assistenti di volo: “Non voglio sedermi accanto a una donna”. Un caso che aveva fatto molto discutere, suscitando inevitabili polemiche. Ma ripercorriamo l’accaduto.
Il triste episodio risale al 2019, quando Melanie Wolfson, una donna dalla doppia cittadinanza, britannica e israeliana, che vive a Tel Aviv, aveva avviato una causa contro EasyJet.
Il passeggero che le era seduto accanto e che aveva detto di non voler avere una donna al suo fianco è un ebreo ultra-ortodosso, che aveva motivato la sua richiesta con le proprie credenze religiose. L’uomo aveva chiesto a Melanie di cambiare posto con un altro passeggero, poi di fronte al rifiuto della donna si era lamentato con gli assistenti di volo.
La notizia di oggi è che EasyJet dovrà risarcirla, dopo aver ammesso le proprie responsabilità: “Siamo pienamente consapevoli che alcuni uomini sono a disagio quando siedono accanto a una donna che non sia una familiare, a causa delle loro credenze religiose” – spiega la compagnia aerea in una nota – “Le nostre politiche, però, prevedono che i passeggeri di sesso femminile non debbano cambiare di posto per il semplice fatto di essere donne. Quelle politiche sono state violate e siamo disposti a risarcire la passeggera, oltre a migliorare le nostre politiche e la loro applicazione tramite una formazione aggiuntiva del nostro equipaggio”.
EasyJet dovrà dare a Melanie 66.438 shekel, poco meno di 18mila euro.
Purtroppo non si è trattato di un caso isolato. Pochi mesi dopo, sempre su un volo EasyJet da Tel Aviv a Londra, un altro ebreo ultra-ortodosso aveva chiesto a Melanie Wolfson di spostarsi, per poi insultarla e umiliarla al primo rifiuto.
Alla fine, per il timore di decollare in ritardo, la donna aveva deciso di cambiare posto ma anche in quel caso aveva protestato con gli assistenti di volo, senza tuttavia ricevere il minimo appoggio.
Da lì era partita una dura battaglia legale con EasyJet dal momento che secondo la donna la compagnia aerea aveva violato la legge israeliana, che punisce la discriminazione dei clienti su base razziale, nazionale, religiosa, di genere e di orientamento sessuale. Il caso ora si chiude, come riporta il Guardian, con l’ammissione di colpa e il rimborso da parte di EasyJet.
(da agenzie)

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SONDAGGIO TECNE’: DRAGHI, GRADIMENTO IN PICCHIATA, DAL GIURAMENTO AD OGGI HA PERSO IL 10%

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

LUNA DI MIELE FINITA, SOLO MONTI AVEVA FATTO PEGGIO, MA ERA STATO CHIAMATO PER FARE SACRIFICI NON PER ELARGIRE MILIARDI AI QUESTUANTI

Sarà che le aspettative erano troppo alte in partenza, sarà che nei primi due mesi l’esecutivo di Draghi ha dovuto scontentare molti perché governare nel mezzo di una pandemia non è un pranzo di gala.
Però un tonfo così netto nei sondaggi Mario Draghi probabilmente non se lo aspettava. Secondo l’ultima rilevazione di Tecné-Dire, che ha fotografato l’andamento della fiducia nel presidente del Consiglio e nel suo governo da quando si è insediato, l’esecutivo ha perso ben 5 punti a cavallo di metà aprile, quando il governo ha deciso di riaprire alcune attività: il governo è passato da una fiducia del 51,2% al 46,7%.
Anche la figura del premier è stata un po’ offuscata nei primi due mesi di governo: da febbraio il gradimento nei confronti di Draghi è sceso dal 61 al 52,1% (-9 punti). Tornando alla fiducia nell’esecutivo in totale, dal 13 febbraio, giorno del giuramento al Quirinale, il tonfo è di ben 12 punti: il gradimento degli italiani nel governo è passato dal 58,4% al 46,7% di oggi.
Dopo un breve periodo di stabilità fino al 19 marzo (quando la fiducia nell’esecutivo era al 57,4%), il crollo è stato evidente: a inizio aprile il governo aveva perso altri 5 punti percentuali (52,1%) fino a scendere sotto la soglia psicologica del 50% alla fine del mese
E non è un caso che, dopo le prime settimane di ordinaria amministrazione, il governo abbia iniziato a perdere consensi quando ha dovuto prendere le prime decisioni divisive: il condono delle cartelle esattoriali, il decreto di fine marzo che ha chiuso l’Italia per tutto il mese di aprile, le polemiche su una campagna vaccinale che faceva fatica a decollare e il decreto successivo (dopo Pasqua) che ha previsto riaperture dal 26 in poi.
Il crollo di 12 punti nei primi due mesi di governo però è quasi un record: analizzando il gradimento degli italiani nei confronti degli ultimi 6 governi, solo quello guidato da Mario Monti aveva avuto un crollo più ampio nei primi 60 giorni.
Secondo i dati di Demos, che negli ultimi anni ha analizzato il dato tendenziale del gradimento dei governi, l’esecutivo tecnico chiamato a “salvare” l’Italia nel 2011 dopo gli anni di Berlusconi era apprezzato da 8 italiani su 10 nel giorno del suo insediamento (il 78%), un dato anomalo visto che solo dieci giorni più tardi il dato era già sceso al 65%, e dopo due mesi la fiducia era scesa di 20 punti arrivando al 58%. Nel mezzo il governo aveva approvato una legge di Bilancio lacrime e sangue e il ministro del Lavoro Elsa Fornero aveva annunciato la stretta delle pensioni con una legge che poi prese il suo nome ed è stata tra le norme più odiate negli ultimi decenni.
Un monito per il governo Draghi che, per quanto differente da quell’esecutivo perché formato da politici e non solo tecnici, è guidato da una figura simile a quella di Monti. Con un’aggravante in più: se l’esecutivo dell’economista della Bocconi era nato per “mettere a posto” i conti e per approvare misure economiche e sociali impopolari, quello di oggi i soldi deve distribuirli – seppure nel bel mezzo della pandemia – con gli oltre 200 miliardi di fondi Ue del Recovery Plan
L’altro governo che nei primi 60 giorni aveva perso più consenso, ma meno dell’esecutivo di Draghi, è stato quello di Enrico Letta, partito nell’aprile 2013 dopo il boom del M5S alle elezioni politiche, la difficoltà di formare un governo ma soprattutto dopo la rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale mal digerita da buona parte dell’elettorato grillino.
Letta, a capo di un governo di larghe intese con Forza Italia, nei primi due mesi (piuttosto anonimi) era passato da una fiducia del 53 al 43%. In lieve calo anche il Conte II che tra il settembre 2019 e il novembre successivo (dopo la batosta elettorale della coalizione giallorosa in Umbria) aveva perso un punto passando dal 44 al 43%.
Chi invece ha guadagnato consensi nei primi 60 giorni sono stati gli altri tre governi degli ultimi dieci anni: in primis l’esecutivo del rampante Matteo Renzi che, insediato da pochi giorni, aveva annunciato “una riforma al mese” e gli 80 euro in busta. La scia di quel consenso nei primi mesi (dal 56 al 60%) poi portò all’exploit del Pd renziano alle europee del maggio 2014 con il 41%: da lì iniziò la fase discendente fino alla sconfitta nel referendum del 2016.
Anche il governo Gentiloni, partito in sordina per traghettare il Paese al voto dopo l’era dell’ex sindaco di Firenze, guadagnò 5 punti percentuali in due mesi (dal 38 al 43%) e lo stesso successe al Conte I (Lega-M5S) che approvò subito il decreto Dignità voluto dal M5S.
Poi il Paese fu colpito dalla tragedia del Ponte Morandi e gli italiani si strinsero, come avviene nei casi emergenziali, intorno all’esecutivo.
(da IL Fatto Quotidiano”)

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I POVERI SONO DEI FALLITI E I RICCHI SONO RADICAL CHIC, SALVO QUELLI CHE VOTANO LEGA

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

IN ENTRAMBI I CASI NON PUOI PARLARE DI DIRITTI SECONDO IL DECALOGO SOVRANISTA

Piccolo decalogo di come i sovranisti evitano chirurgicamente di rispondere nel merito di qualsiasi questione venga sollevata e si impegni semplicemente a sollevare fumo. Salvini è come il Brucaliffo che annebbia il dibattito per spostare un confronto dal cervello agli sfinteri, per schiacciare la politica a frugale solletico dei villi intestinali quel tanto che basta per alimentare odio.
E forse, a pensarci bene, è proprio per questo che Salvini teme moltissimo le leggi che puniscano l’odio: sarebbe come togliergli il lievito.
Dunque, lo stiamo vedendo in questi giorni, se sei ricco non hai diritto di parlare di diritti.
Per Salvini se sei ricco, devi solo goderti la tua ricchezza (o grazie alla tua ricchezza, come nel caso del suo patrigno Berlusconi) ma non devi permetterti di andare contro alle sue opinioni.
Attenzione: ogni comandamento di Salvini si smentisce da solo e infatti Briatore può tranquillamente disquisire di vaccini, dall’alto della sua esperienza maturata in gin-tonic.
Se sei povero, è uguale: dovresti vergognarti del fatto di essere povero e, piuttosto che occuparti di diritti, dovresti spiegarci perché sei un fallito ed espiare la colpa della tua povertà.
Anzi, se reclami un diritto, molto spesso per loro sei uno scansafatiche, un pigro, un ozioso (una volta anche un terrone) e parli di reddito solo perché sei invidioso della ricchezza degli altri.
Anche qui, l’eccezione: se sei povero e voti a destra, allora sei vittima del “sistema” della sinistra che crea povertà.
Se sei “altro” (straniero, non bianco, non eterosessuale e qualsiasi altra cosa al di fuori del loro “tipo”), allora devi metterti in coda: essendo una minoranza, hai solo il diritto di metterti in coda per rivendicare i tuoi diritti dopo la maggioranza, quindi mai.
Ci sono sempre altre priorità. Tranne il nero o il gay che vota Lega, ovviamente: quelli sono “convertiti”.
Se sei un disperato, allora devi farti carico della disperazione degli altri e combattere perché vinca la tua disperazione.
Le guerre tra disperati sono il concime del sovranismo. Se sei un cantante puoi solo cantare, se sei un calciatore calcia e basta, se sei uno scrittore scrivi e non parlare. Intanto Salvini fa il food-blogger, ma fa niente.
In compenso Lino Banfi, Enrico Ruggeri, Povia, e i sostenitori di Salvini, invece, vanno benissimo. Quelli sono modelli culturali da dare in pasto ai propri tifosi. Parlare di un tema nel merito mai, mi raccomando, neanche per scherzo.
(da TPI)

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FONDI LEGA, LA PROCURA DI MILANO CHIEDE 4 ANNI E 8 MESI DI CARCERE PER I CONTABILI DELLA LEGA

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

4 ANNI E 8 MESI PER DI RUBBA, 4 ANNI PER MANZONI … HANNO CHIESTO IL RITO ABBREVIATO CHE CONSENTE UNO SCONTO DI PENA DI UN TERZO

Quattro anni e otto mesi per Alberto Di Rubba, quattro anni per Andrea Manzoni. Sono queste le richieste di condanna avanzate dal procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi nei confronti dei due revisori contabili della Lega in Parlamento. Di Rubba e Manzoni sono imputati nel processo abbreviato – nell’udienza che si svolge a porte chiuse e consente lo sconto di un terzo della pena – , davanti al gup Guido Salvini, per il caso della compravendita del capannone di Cormano, acquistato dalla Lombardia Film Commission, con la quale sarebbero stati drenati 800mila euro di fondi pubblici.
Nel processo, filone dell’inchiesta milanese che sta scavando anche su presunti fondi neri per il Carroccio, i due sono accusati di peculato, turbativa e reati fiscali.
Per Di Rubba è stata formulata la richiesta di pena più alta, 4 anni e 8 mesi, in quanto “incaricato di pubblico servizio” perché in quel periodo era presidente di Lombardia film commission.
Sia lui che Manzoni (chiesti 4 anni) sono ai domiciliari dallo scorso settembre, mentre l’imprenditore Francesco Barachetti, ritenuto dai pm vicino alla Lega e che si occupò sulla carta della ristrutturazione dell’immobile, è a processo con rito ordinario davanti alla settima penale.
I due contabili, come detto, sono imputati per peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (i reati fiscali sono stati stralciati e non sono nelle imputazioni del processo). Tre persone, invece, tra cui il commercialista Michele Scillieri e il presunto prestanome Luca Sostegni, hanno già patteggiato. In aula, intanto, sono intervenute per le richieste danni le parti civili Comune di Milano e Lombardia Film Commission, partecipata da Comune e Regione Lombardia. Poi parola alla difesa col legale Piermaria Corso. La sentenza arriverà in altra data, non oggi.
(da agenzie)

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LETTA DA DRAGHI CONTRO IL “METODO SALVINI”

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

DRAGHI COME SEMPRE ASCOLTA E TACE

Una visita di Enrico Letta a Palazzo Chigi, per illustrare a Draghi alcune idee sulla fase attuativa del Recovery – in particolare misure su lavoro e giovani – si trasforma nell’ennesimo duello a distanza tra il segretario Pd e Matteo Salvini.
Che il premier, dal poco che filtra, si limita a osservare e registrare.
Letta mette in questione di nuovo le “regole di ingaggio” che dovrebbe seguire la Lega in maggioranza: “Siamo insoddisfatti per il metodo Salvini e chiediamo correttezza e rispetto nell’impegno comune a sostegno dell’esecutivo”.
Inaccettabile, insomma, tenere un piede dentro e uno fuori, alternare un po’ di piazza a un po’ di governo. Non c’è un casus belli in particolare, il problema è l’atteggiamento del leader leghista su coprifuoco, riaperture, piano vaccinale, immigrazione. Critica che lascia finora esenti i ministri del suo partito, nonostante l’astensione della delegazione padana sulla conferma del coprifuoco alle 22.
Un déjà vu delle ultime settimane. Con una novità in più: il Pd – ha detto Letta al premier – giudica “scorretta e inaccettabile” la richiesta di una commissione parlamentare di inchiesta (percorso che la Lega sta avviando al Senato) sulla pandemia “mentre essa è ancora in corso” e non ci sono, cioè, tutti gli elementi per valutare. Sebbene nel colloquio con Draghi non si sia entrati nei dettagli, il Nazareno è pronto a dare battaglia per difendere l’operato di Speranza: se alla fine la commissione dovesse partire davvero, dovrà essere bicamerale, e il Pd chiederà che si parta dall’analisi dell’operato nella Lombardia guidata da Attilio Fontana.
Letta guarda con inquietudine ai mesi che verranno, decisivi per l’attuazione del Pnrr, quando entreranno in gioco provvedimenti dirimenti come la riforma della giustizia o del fisco. E andranno prese decisioni fondamentali per la “ricostruzione” del Paese. Intanto, il neo-segretario Dem a Draghi ha esposto alcune “idee” per l’immediato. Sul fronte lavoro, un decreto per la creazione di posti e la nascita di nuove attività imprenditoriali e commerciali, detassazioni e decontribuzioni, anche attraverso l’utilizzo della clausola di premialità a favore delle donne. Sul versante turismo, è in arrivo il Piano Vacanza Italiana. Mentre per i giovani allo studio c’è un pacchetto di misure che va dal sostegno economico – affitti calmierati, aiuti ai mutui – a quello psicologico, con un progetto dedicato ad alleviare i danni da lockdown e Dad in bambini e ragazzi. Un’iniziativa già incardinata in Parlamento – due le proposte di legge, di Paolo Siani alla Camera e di Paola Boldrini al Senato – e che potrebbe vedere la luce quest’estate.
(da agenzie)

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PASS VERDE ITALIANO E GREEN PASS EUROPEO: COME FUNZIONANO E QUANDO SARANNO ATTIVATI

Maggio 4th, 2021 Riccardo Fucile

DRAGHI INVITA I TURISTI STRANIERI A VENIRE IN ITALIA SENZA QUARANTENA DAL 15 MAGGIO, PARE UN SUICIDIO ASSISTITO CON 300 MORTI AL GIORNO… MA SE UN ITALIANO VUOLE ANDARE NEGLI USA DEVE FARE DUE SETTIMANE DI QUARANTENA (PERCHE’ NON SONO FESSI COME NOI)

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato che “il governo italiano ha introdotto un pass verde nazionale che sarà in vigore dalla seconda metà maggio”.
Non si tratterà di un certificato ad hoc ma di un documento che attesterà di aver ricevuto entrambe le dosi di vaccino anti-Covid oppure di essere risultati negativi a un tampone rapido o molecolare effettuato nelle 48 ore precedenti il viaggio o di aver contratto ed essere guariti dal Covid.
Sarà fondamentale anche per l’ingresso degli stranieri nel nostro Paese e precederà il Green Pass europeo, per il quale bisognerà invece attendere la seconda metà di giugno.
Alla conferenza stampa al termine della riunione ministeriale del G20 sul Turismo insieme al ministro Massimo Garavaglia, Draghi ha puntualizzato che “se c’è un Paese che vive di turismo è il nostro. Tutto il mondo vuole venire qui, ma purtroppo la pandemia ci ha costretti a chiudere temporaneamente. Siamo pronti a ospitare di nuovo il mondo”.
Peccato non abbia detto a loro richio e pericolo, visti i ritardi nelle vaccinazioni e i contagi e morti giornalieri.
Piccolo dettaglio che Draghi non ha detto: invita a venire in Italia anche i turisti americani senza quarantena, ma allora perchè se un italiano va negli Usa deve fare sempre due settimane di quarantena?
(da agenzie)

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