Novembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
IL MINISTRO AVEVA DICHIARATO CHE LA ONG SI SAREBBE DIRETTA VERSO LA FRANCIA “QUANDO SAPEVA CHE STAVAMO FACENDO SBRCARE TUTTI”
l titolare del Viminale punta il dito contro l’organizzazione umanitaria “colpevole” di aver creato tensioni con Parigi. Ma i soccorritori danno a Open un’altra versione dei fatti
Il punto dedicato ai movimenti della Ocean Viking, la nave umanitaria battente bandiera norvegese, gestita dalla organizzazione umanitaria Sos Mediterranee è stato probabilmente il più significativo dell’informativa alle Camere di oggi da parte del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. In Parlamento, infatti, il ministro ha dato una ricostruzione finora inedita spiegando che la nave che è stata accolta dal porto francese di Tolone, al centro delle tensioni diplomatiche con la Francia, si è mossa «autonomamente»: «Una decisione, questa, non solo mai auspicata dall’Italia, ma che ha di fatto creato attriti sul piano internazionale – anch’essi assolutamente non voluti dal Governo – con il rischio di produrre ripercussioni sulle politiche migratorie a livello europeo».
Non solo, e qui sta l’accusa più grave: «La decisione della Ocean Viking di allontanarsi dalle coste italiane risulta essere stata presa dopo, come coincidenza temporale – dice il ministro – che i media avevano già diffuso la notizia che le persone soccorse a bordo delle altre navi Ong erano tutte sbarcate».
L’organizzazione umanitaria, però, contattata da Open smentisce questa versione dei fatti.
«E’ tutto sul nostro log book (il registro dei contatti avuti dalla nave ndr) che pubblichiamo on line, ma quello che dice il ministro è falso», ci spiega Alessandro Porro, responsabile per l’Italia di Sos Mediterranee che si trovava a bordo di Ocen Viking.
Nel corso di quel soccorso iniziato il 22 ottobre, racconta, «abbiamo mandato all’Italia diverse richieste di Place of safety (ovvero di sbarcare persone vittime di naufragio ndr) e abbiamo ricevuto alcune risposte che ci dicevano di contattare i paesi responsabili delle zone Sar dove era avvenuto il naufragio».
Quindi, dice ancora Porro, «Ocean Viking è rimasta in acque internazionali perché eravamo preoccupati dalle notizie di sbarchi selettivi che arrivavano dall’Italia. Nel frattempo abbiamo continuato a far richiesta anche alla Francia ma non sapevamo granché del dibattito in corso in quel paese».
Quindi la decisione di spostarsi verso la Francia, autonoma sì, ma fatta mentre poco si sapeva a bordo di quello che sarebbe accaduto in Italia: «Noi ci siamo spostati e, poi, loro hanno iniziato a far sbarcare tutti dalle altre navi umanitarie. Una scelta che il governo italiano ha detto per giorni di non condividere: credo che tutti ricordiamo il fatto che la premier Giorgia Meloni ha definito “bizzarra” la valutazione dei medici che ha poi dato seguito allo sbarco. Hanno cambiato idea?».
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
MA DOPO LA DISFATTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM NON HA PIÙ L’APPOGGIO DI GRAN PARTE DEI REPUBBLICANI. E ANCHE RUPERT MURDOCH, PROPRIETARIO DI FOX NEWS, HA FATTO SAPERE CHE NON INTENDE SOSTENERLO
Donald Trump si ricandida per la terza volta come presidente degli
Stati Uniti «per rendere di nuovo grande e gloriosa l’America». Lo ha annunciato dalla sua residenza di Mar-a-Lago in Florida. Il tycoon ha parlato da un palco con bandiere Usa: «Il ritorno dell’America comincia oggi». Ed è andato all’attacco di Joe Biden: «Con lui il paese va verso declino e umiliazione».
Trump ha parlato del missile in Polonia: «Oggi un missile è stato mandato probabilmente dalla Russia, ottanta chilometri dentro il confine della Polonia. La gente è impazzita e arrabbiata e noi abbiamo un presidente che si addormenta ai vertici internazionali e viene deriso. Ci sta portando sull’orlo della guerra nucleare». E poi: «Questa non sarà la mia campagna, questa sarà la vostra campagna. Vi assicuro che Biden non avrà mai altri 4 anni. Ristabiliremo il tessuto della nostra nazione».
La replica di Biden è arrivata attraverso il suo account Twitter. Il presidente in carica ha pubblicato un video che raccoglie le dichiarazioni di Trump accusandolo di aver tradito l’America. Subito dopo l’annuncio di Donald, la figlia Ivanka ha fatto sapere che non sarà coinvolta nella nuova candidatura. Poco prima il Guardian aveva scritto che i media di Rupert Murdoch non hanno intenzione di sostenere la candidatura.
La leadership di Trump, fino a pochi mesi fa semplicemente indiscutibile, comincia a scricchiolare sotto le defezioni dei repubblicani ma anche dei “colleghi” imprenditori. È il caso del multimiliardario Rupert Murdoch, proprietario di Fox News e con storiche simpatie per il Great Old Party, che ha affermato di non essere intenzionato a sostenere il tycoon nel caso in cui si candidasse alle elezioni presidenziali americane del 2024.
Il magnate Murdoch, 91 anni, avrebbe avvertito personalmente The Donald che il suo impero mediatico non sosterrà alcun tentativo di tornare alla Casa Bianca, mentre gli ex sostenitori già guardano altrove e il vento soffia tutto in direzione del giovane governatore della Florida Ron DeSantis.
Dopo la deludente performance del partito repubblicano alle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, in particolare per la scarsa visibilità dei candidati sostenuti da Trump, l’impero mediatico di destra di Murdoch sembra cercare un taglio netto con la reputazione danneggiata dell’ex presidente e con la percezione di un potere politico in declino.
La scorsa settimana, l’influente impero mediatico di Murdoch, composto tra gli altri da Fox News (media notoriamente conservatore), Wall Street Journal e New York Post, si è scagliato contro Trump, definendolo un perdente e un fallito, responsabile di aver trascinato i repubblicani in «un fiasco politico dopo l’altro».
Una fonte interna a News Corp ha dichiarato al quotidiano inglese The Guardian: «Siamo stati chiari con Donald. Ci sono state conversazioni tra loro durante le quali Rupert ha chiarito a Donald che non possiamo sostenere un’altra corsa alla Casa Bianca».
Trump, che dovrebbe annunciare la sua intenzione di ricandidarsi alla presidenza nel 2024 in un’apparizione televisiva proprio martedì 15 novembre, ha accusato Murdoch di essere andato «all in» per sostenere DeSantis, 44 anni, che ha definito un «governatore repubblicano mediocre» e ha soprannominato «Ron DeSanctimonious». Il Tycoon ha cominciato ad allontanare il rampante governatore della Florida appena la sua popolarità ha cominciato a dilagare a livello federale. DeSantis, di origine italiane, incarna una corrente del partito più tradizionale e lontana dalle teorie cospirative e preudoscientifiche promulgate dall’ex presidente.
Lachlan Murdoch, l’erede designato e figlio maggiore del re del quarto potere americano, che co-presiede News Corp e gestisce la società madre di Fox News, avrebbe detto a DeSantis che il gruppo lo avrebbe sostenuto fermamente se si fosse candidato alle prossime elezioni. «Lachlan è da tempo interessato a Ron», ha dichiarato la fonte dell’agenzia. All’interno dell’organizzazione lo considerano come una versione “asettica” di Donald».
DeSantis, che è stato soprannominato “DeFuture” dal New York Post e definito «il nuovo leader del partito repubblicano» in una rubrica di Fox News, non ha dichiarato se intende concorrere per diventare il candidato del partito alle presidenziali del 2024.
Sul fronte dem la situazione, nonostante il risultato molto sopra le aspettative delle midterm, la situazione risulta tuttavia in bilico. Pur essendo riusciti a tenere il controllo del senato, la camera verrà probabilmente assegnata alla maggioranza repubblicana e in tutto ciò la popolarità del presidente Joe Biden risulta ancora in calo, motivo per cui non è stato sciolto il nodo su una sua ricandidatura tra due anni.
Sebbene non ci sia ancora un “delfino” designato tra i dem, ci sono preoccupazioni per la sua età se dovesse vincere un altro mandato alla Casa Bianca, dato che nel 2024 compirà 82 anni. Biden è il presidente americano più anziano mai eletto, e gli esponenti più giovani del partito rivendicano giustamente uno spazio che gli spetta.
Quella che si presenta è una guerra tra anziani, una lotta geriatrica tra grandi vecchi bianchi che detengono ancora, più o meno saldamente, il potere in un’America che non gli somiglia più, sempre più multietnica e in via di trasformazione. Forse sarebbe il caso di pensare non solo a un dopo Biden e Trump, ma a un dopo in generale per gli Stati Uniti.
(da Open)
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Novembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA SI DIVIDE IN 2, MICCICHÈ SI FA IL SUO GRUPPO E FA FILTRARE L’IPOTESI DI FARE OPPOSIZIONE: “SENZA NOI, SCHIFANI HA 35 DEPUTATI SU 70”
La legislatura è appena cominciata, ma Renato Schifani rischia già di rimanere senza maggioranza: nel giorno in cui nasce la sua giunta, con la resa incondizionata alle richieste di Fratelli d’Italia e uno sgarbo ai deputati meloniani Giusi Savarino e Giorgio Assenza, esclusi dalla lista degli assessori, Forza Italia assiste a uno scisma, con la nascita di due gruppi distinti, uno dei quali con il governatore, e l’elezione di altrettanti capigruppo.
La giornata inizia però con il via libera anche alle ultime richieste di FdI: i meloniani — sospinti dai ministri Francesco Lollobrigida e Nello Musumeci — ottengono l’inserimento in giunta di due esterni, Francesco Scarpinato, che prende la delega al Turismo, e “lady Razza” Elena Pagana, che invece incassa quella all’Ambiente.
Esclusi all’ultimo istante Savarino e Assenza, la lista meloniana si completa così con Alessandro Aricò (Infrastrutture) ed Elvira Amata (Beni culturali): FdI, dunque, ottiene tutto quello che aveva chiesto, inclusa la delega al Turismo reclamata anche dal forzista Edy Tamajo.
Quest’ultimo è a sua volta assessore, ma alle Attività produttive: avrà al fianco Marco Falcone, che viene incaricato di seguire l’Economia e incamera a sorpresa la competenza sulla Programmazione, cioè sui fondi europei, che invece Musumeci aveva incluso fra le prerogative dirette della presidenza della Regione. Fra i berlusconiani arriva poi anche l’unica tecnica in senso proprio: la nomina di Giovanna Volo alla Salute, però, non è di certo una novità delle ultime ore.
Il resto, d’altro canto, è tutto come da programma: alla presentazione in programma dpmani alle 10 a Palazzo d’Orléans ci saranno il leghista Luca Sammartino nella parte del vicepresidente con delega all’Agricoltura, l’altro salviniano Girolamo Turano come assessore all’Istruzione e poi l’autonomista Roberto Di Mauro (Energia) e i democristiani Nuccia Albano (Lavoro) e Andrea Messina (Enti locali). Alle 11 gli assessori traslocheranno all’Ars per il giuramento che segnerà l’inizio ufficiale della loro attività al governo della Regione.
Lì, però, troveranno un’Assemblea già balcanizzata. Perché l’ultima sorpresa è quello che succede in Forza Italia: Falcone convoca una riunione del gruppo, ma il coordinatore del partito Gianfranco Miccichè ne contesta la legittimità e con altri quattro deputati (Tommaso Calderone, Nicola D’Agostino, Riccardo Gennuso e Michele Mancuso) dà vita a una formazione scissionista e si fa eleggere alla sua guida.
Gli altri otto, incluso Schifani, scelgono invece Stefano Pellegrino: il problema è che entrambi i soggetti reclamano il simbolo, e i miccichiani fanno anche filtrare l’ipotesi di fare opposizione.
«Senza noi — ragiona un forzista fedele all’ex ministro — Schifani ha 35 deputati su 70. Chissà, però, se Assenza e Savarino saranno ancora convinti di sostenere questo governo dopo essere stati trattati così». A sera inoltrata, però, Gennuso passa nel gruppo di Pellegrino.
In questo clima domani l’aula deve eleggere i vicepresidenti: una partita sulla quale potrebbe riverberarsi lo scontro forzista, visto che fra i candidati ci sono il miccichiano Mancuso e la falconiana Luisa Lantieri. Il braccio di ferro, però, è previsto anche all’opposizione: il Movimento 5Stelle, che ieri ha eletto capogruppo Antonio De Luca, reclama per Nuccio Di Paola un posto da numero 2 che vuole anche il Pd. La Lega, che ha chiamato alla guida Marianna Caronia, potrebbe invece offrire a Vincenzo Figuccia, escluso last minute dal toto-assessori, un premio di consolazione da deputato questore. Ma le sorprese, in quest’inizio di legislatura, sono sempre dietro l’angolo.
(da il Foglio)
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Novembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
E PER FORTUNA CHE LA REGINA DELLA GARBATELLA AVEVA DETTO: “TRANQUILLI, COL SINDACO DI PIOMBINO ME LA VEDO IO”
Aveva detto ai suoi: “Tranquilli, col sindaco di Piombino me la
vedo io”. Aveva tranquillizzato il ministro Gilberto Pichetto: “Tranquillo, è solo propaganda, ma non ci sarà alcun ricorso al Tar”.
E invece ieri, alla faccia delle rassicurazioni dispensate in queste settimane da Giorgia Meloni, il sindaco di Piombino, il meloniano Francesco Ferrari, ha annunciato che sì, il ricorso al Tar contro il rigassificatore lui lo fa davvero.
“Coerentemente con quanto annunciato – ha dichiarato Ferrari – e con i grandi sforzi e la determinazione di tutta la città, la prossima settimana l’avvocato Greco depositerà il ricorso”. Colpiscono molte cose, in questa vicenda che vede un amministratore locale di FdI sabotare un progetto che la presidente del Consiglio di FdI – a proposito di “coerenza” – ritiene strategico per gli interessi nazionali. E le parole stesse del sindaco aiutano a illuminare questi paradossi.
“Il lavoro del comune – spiega Ferrari – si fonda sulle evidenti violazioni di legge che hanno viziato il procedimento amministrativo”. Dunque, viene da pensare, in FdI c’è chi crede che Meloni stia assecondando un progetto illegittimo. E ai vertici di FdI sta bene così. “La squadra legale che abbiamo scelto sta lavorando per individuare le migliori strategie processuali che ci porteranno in tempi più rapidi possibile a una positiva risoluzione del processo”, conclude il sindaco.
E verrebbe da obiettare che la soluzione più rapida consiste nel non fare ricorso a quel Tar del Lazio che ha dimostrato più volte di essere in grado, anche solo in virtù di cavilli e vizi di forma, di bloccare progetti e investimenti perfino più consistenti di quello della Golar Tundra. Si rischia di perdere mesi, su un dossier in cui il tempo non è una variabile secondaria: il rigassificatore deve entrare in funzione nella primavera 2023, secondo i piani di approvvigionamento energetico nazionale.
Evidentemente abbandonare la propaganda che ha permesso a FdI di arrivare al governo non è sempre possibile, per Meloni, neppure quando l’abiura sarebbe l’unica via per governare.
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
IL REPORT DI SAVE THE CHILDREN: LA SALUTE DEI BAMBINI DIPENDE ANCHE DAL CONTESTO SOCIOECONOMICO
L’aspettativa di vita in buona salute delle bambine nate in Calabria è inferiore di 15 anni a quella delle bambine nate in Trentino.
Sempre in Calabria, il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) prima della pandemia risultava essere il triplo di quello della Toscana (4.42 decessi ogni 1000 nati vivi, contro l’1.45 toscano). In Sicilia, oltre il doppio: 3.34.
Se in Italia la speranza di vita alla nascita nel 2021 si attesta a 82,4 anni, ci sono 3,7 anni di differenza tra l’aspettativa di vita di chi nasce a Caltanissetta (80,2) e di chi nasce a Firenze (83,9). La drammatica forbice che continua a spaccare in due la penisola è fotografata dall’Atlante dell’infanzia a rischio Come stai? di Save The Children, presentato questa mattina alla Sala Stampa Estera a Roma.
Nel report si legge che «un bambino del Mezzogiorno che si ammalava nel 2019 aveva una probabilità di dover migrare in altre regioni per curarsi del 70% in più rispetto a un bambino del Centro o del Nord Italia».
Il documento spiega ancora: «Non è solo il sistema sanitario ad influenzare la salute dei bambini», poiché su essa «gravano tutti i determinanti sociali legati al contesto territoriale in cui si cresce, alle condizioni economiche, al livello di istruzione, all’ambiente, alle reti sociali e dei servizi». La situazione non migliora se si guarda ai dati sulla povertà assoluta. Una situazione in cui vive una media del 14,2% di tutti i minori (pari a circa un milione e quattrocentomila bambini), che sale fino al 16% nel Mezzogiorno. L’allarme lanciato evidenzia che le disuguaglianze socioeconomiche «incidono direttamente sulla salute dei bambini, penalizzando chi maggiormente avrebbe bisogno, nel proprio territorio, dei servizi di cura, prevenzione e promozione della salute e del benessere psico-fisico».
I servizi per la prima infanzia
Agli asili nido pubblici e convenzionati, secondo i numeri del report, accede solo il 13,7% dei bambini sotto i 3 anni. Ma anche in questo caso emerge la differenza tra Nord e Sud: la forbice va dal 2,8% della Calabria al 28,4% dell’Emilia Romagna. E se la spesa pro-capite dei Comuni destinata ai servizi per la prima infanzia si attesta in media a 909 euro, le cifre spaziano da picchi di 2.617 euro nella Provincia Autonoma di Trento, o 1.996 in Emilia Romagna, nel meridione non supera i 600 euro e va dai 570 della Sardegna al punto minimo di 110 euro in Calabria.
Il tema delle dipendenze
L’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia di Save the Children offre anche un focus sui disagi giovanili, riversati in diverse forme di dipendenza. Per il 4,6% degli adolescenti che consumano alcol risulta comune la pratica del Binge drinking, che consiste nel bere almeno sei bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione. In Italia, nel 2021, sono circa 77mila gli studenti fra i 15 e i 19 anni che hanno fatto uso di Nuove Sostanze Psicoattive (NPS). Alle vecchie patologie si affiancano quelle più recenti, come la dipendenza dal web e dai social: oltre 350mila studenti hanno un profilo di rischio per l’uso di Internet e sta crescendo sensibilmente il numero di vittime (46%) e persecutori (29%) del cyberbullismo. La percentuale di chi presenta un elevato rischio di gaming problematico sfiora in Italia il 30%, ben sopra alla media europea (20%). Tra i temi sensibili, infine, si rileva quello dell’educazione sessuale. L’Italia è rimasto uno dei pochi Paesi dell’Unione europea (insieme a Bulgaria, Croazia, Lituania e Romania) nei quali questi corsi non sono obbligatori, nonostante l’Oms individui nell’educazione alla sessualità a scuola un fattore di protezione anche rispetto agli abusi.
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
NIENTE “PADRE” NELLA CARTA D’IDENTITA’ DELLA FIGLIA, IL VIMINALE DOVRA’ CORREGGERE I DOCUMENTI
Il 31 gennaio 2019 un decreto dell’allora ministro dell’Interno
Matteo Salvini aveva imposto alle coppie omosessuali di identificarsi come «padre» e «madre».
Il Capitano lo aveva annunciato disinteressandosi dei pareri opposti del garante della privacy e dei comuni. «Utero in affitto e orrori simili assolutamente no. Difenderemo la famiglia naturale fondata sull’unione tra un uomo e una donna», aveva detto il leader della Lega.
Il tribunale di Roma ha accolto il ricorso di due donne italiane. Imponendo al Viminale di emettere una nuova carta d’identità. E ordinando anche di modificare il software se necessario.
La storia la racconta oggi La Stampa e le protagoniste sono Sonia, la madre biologica di una bambina concepita in Grecia con la fecondazione artificiale e nata in Italia, e la sua compagna.
La causa civile è stata promossa da Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno. Gli avvocati Vincenzo Miri e Federica Tempori avevano denunciato la violazione di una decina di norme internazionali. Tra cui quella che garantisce il rispetto della vita privata e familiare.
Il ministero, tramite l’Avvocatura dello Stato, ne aveva difeso la conformità a «fondamentali e insuperabili» principi repubblicani di ordine pubblico. Tra cui quello che «intende la filiazione esclusivamente quale discendenza da persone di sesso diverso». Il giudice Francesco Crisafulli ha fatto a pezzi le argomentazioni del Viminale nella sentenza. Puntando sulla «falsa rappresentazione del ruolo di una delle due genitrici, in evidente contrasto con la sua identità sessuale e di genere, comporta conseguenze rilevanti sul rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione».
Secondo il giudice «la soluzione della questione dovrebbe risultare di immediata percezione». Inoltre i funzionari dell’anagrafe avrebbero commesso falsi in atto pubblico «poiché un documento che indichi una delle due donne come “padre” contiene una rappresentazione alterata, e perciò falsa, della realtà». Crisafulli ha anche specificato che il diritto «alla corretta rappresentazione familiare» non spetta solo alle madri, ma anche alla bambina».
La regola da cambiare
Ma la sentenza non vale per tutti. Il decreto rimane comunque in vigore. Le associazioni hanno rivolto appello al governo Conte II e a Draghi per cambiarlo prima della sentenza. Ora ad annullarlo dovrebbe essere Matteo Piantedosi. Ovvero il capo di gabinetto dell’allora ministro Salvini.
La madre biologica Sonia dice che la bambina «è cresciuta con la consapevolezza di avere due madri. Le abbiamo spiegato che ci siamo fatte donare un semino che normalmente viene da un papà, ma in questo caso lei è nata dal nostro amore». E ora «siamo felici. Per noi e per tutti quelli che vogliono battersi in un tempo in cui la tutela dei diritti diventa più nebulosa».
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
SPERIAMO SI PONGA FINE A UN EPISODIO CHE HA GETTATO DISCREDITO SUL COMUNE DEL VARESINO
Ha fatto molto indignare la vicenda che ha visto protagonista nei giorni scorsi il dottor Enock Rodrigue Envolo, originario del Camerun, insultato dai suoi pazienti di Fagnano Olona (Varese) per via del colore della pelle.
Gli attacchi, preoccupante spia del razzismo che continua a scorrere nelle vene di molti italiani, lo avevano convinto a rinunciare a quel posto di lavoro di medico di base per il servizio sanitario nazionale perché stanco di essere insultato.
“Salvare le persone, questo facciamo noi dottori. Ed è bruttissimo sentirsi insultare dagli stessi di cui ti prendi cura, che sei disposto ad assistere, ad accudire – ha affermato il dottor Envolo – Non lo dovrei dire, ma sono arrabbiatissimo. Mi occupo di tutti, di chiunque abbia bisogno. Ho visto e sentito di tutto, ma basta insulti razzisti. Assurdo che non si impari dai propri errori. Auguro a queste persone e ai loro parenti di stare bene e di non aver bisogno di medici. Così non dovranno sceglierlo”.
Ma, per fortuna, oggi è arrivata una buona notizia: il dottor Enock Rodrigue Envolo non lascerà Olona. Ad attivarsi con un esemplare gesto di solidarietà è stato il primo cittadino del piccolo Comune Marco Baroffio, che ha cercato di risolvere la situazione e di far godere il medico delle migliori condizioni di lavoro.
Il sindaco, infatti, ha messo a disposizione del dottor Envolo un nuovo studio nella futura Casa di comunità situata in Piazza Gramsci, dove avrà a disposizione il pc e la connessione Internet, la cui mancanza aveva dato in passato problemi per la gestione delle visite e per la produzione di certificati, che il medico era solito scrivere a mano scatenando spesso e volentieri le lamentele dei pazienti.
Il sindaco Baroffio ha detto: “Il dottor Envolo è contento e noi, comunità di Fagnano Olona, ancora di più. Non lo perdiamo, resta nel nostro paese per la durata della sostituzione, il caso è chiuso”.
Da parte sua, il dottor Enock Rodrigue Envolo non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito alla decisione di restare a Fagnano Olona. Ad esprimersi, invece, è stato il sindaco Baroffio che, a margine dell’incontro col direttore sociosanitario dell’Asst Valle Olona a cui ha partecipato anche il dottor Envolo, ha detto: “È stato un confronto importante per risolvere le criticità che il medico ha dovuto affrontare, a cominciare dalla mancanza dei supporti tecnologici che impedivano l’accesso ai dati dei pazienti, ora potrà lavorare con serenità. Gli ho detto “facciamo pace” e lui mi ha risposto con il sorriso “non abbiamo mai fatto la guerra”, poi ha aggiunto “voglio continuare a curare le persone qui”. Sarebbe stato davvero un fatto grave se il dottor Emvolo avesse lasciato la nostra comunità, la vicenda è chiusa, sa che i fagnanesi gli sono vicini, non c’è razzismo e le parole offensive di tre imbecilli non devono marchiare il mio paese. Mi hanno fatto veramente male, come mi hanno fatto male quelli rivolti al dottor Envolo, ribadisco quello che non mi stanco di ripetere, Fagnano Olona non è un paese di razzisti, è una comunità che accoglie, negli ultimi mesi abbiamo dato prova della nostra capacità di accoglienza ospitando i profughi ucraini in fuga dalla guerra: no, il mio paese non merita di essere “marchiato“ come razzista, come purtroppo dall’altro giorno sta succedendo sulla ribalta nazionale dei social, i miei concittadini non se lo meritano, adesso il mio auspicio è che si spenga l’attenzione mediatica su questa vicenda e che il dottor Envolo possa cominciare a lavorare con serenità: è il desiderio che ieri mi ha espresso dopo l’incontro, continuare a curare le persone.”
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2022 Riccardo Fucile
LE PRIME INDAGINE ESCLUDONO L’INTENZIONE DI COLPIRE LA POLONIA
Il missile caduto in territorio polacco che ieri ha provocato la
morte di due persone sarebbe stato lanciato dalla contraerea dell’Ucraina in risposta a un bombardamento russo.
Lo hanno dichiarato tre funzionari americani protetti dall’anonimato all’agenzia di stampa Associated Press.
Nella notte il presidente americano Joe Biden aveva definito «improbabile» che il missile, caduto presso il villaggio di Przedwodow, fosse partito dalla Russia.
Secondo l’agenzia Dpa proprio Biden avrebbe detto agli altri leader del G7 che il missile era ucraino, parlando del sistema S-300 in dotazione a Kiev. Il presidente della Turchia Erdogan ha parlato invece di un «possibile errore tecnico”
A chiarire quanto è la Nato: «Gli esiti preliminari delle indagini dicono che l’incidente è stato provocato da un missile di difesa anti-aerea ucraino» e «non risultano indicazioni che si sia trattato di un attacco deliberato in Polonia», ha dichiarato il segretario generale Jens Stoltenberg, sottolineando che a Russia è comunque responsabile dell’«incidente» perché «è avvenuto a causa della guerra che ha scatenato». Nel corso della riunione del Consiglio Atlantico, il segretario ha aggiunto che la Nato «farà quanto necessario per difendere i suoi alleati» ma «non è parte del conflitto ».
(da agenzie)
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