Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
IL SISTEMA FORFETTARIO DEL 15% ENTRO I 65.000 EURO HA CAUSATO UN AMMANCO DA EVASIONE DI 28 MILIARDI ALLE CASSE DELLO STATO… I PAGAMENTI DIGITALI (OSTEGGIATI DAI SOVRANISTI) INVECE HANNO DIMINUITO L’EVASIONE DELL’IVA
L’evasione fiscale è in diminuzione. Questa è la tendenza generale evidenziata nella relazione allegata alla Nadef.
Il trend, però, nasconde un andamento opposto dell’Irpef: nel 2020 lo Stato ha ottenuto solo il 68,7% di quanto avrebbe dovuto ottenere da lavoratori autonomi e imprese.
Secondo i calcoli del Ministero, l’evasione dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche ha sottratto alle casse italiane 27,65 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il lavoro dipendente, cresce – anche se di poco – la cifra evasa. Si passa dai 4,4 miliardi di euro del 2019 ai 4,6 del 2020. Insomma, anche se a livello nazionale si evade meno, la propensione degli autonomi è aumentata considerevolmente. Perché?
Come sottolineato dal Sole 24 Ore, la relazione mette in risalto il fenomeno dei «falsi minimi». Dal 2019, in Italia vige il regime forfettario per le partite Iva che guadagnano meno di 65 mila euro l’anno.
Per questi soggetti, la tassazione non è progressiva, ma fissa al 15%. Ciò vuol dire – evidenzia la relazione – che guadagnare anche un solo euro più della soglia porterebbe a versare le tasse secondo la normale aliquota Irpef del 43%. Il che ha spinto molti lavoratori autonomi a dichiarare meno introiti, in modo da rientrare nella soglia del 65 mila.
La flat tax alle partite Iva ha fatto salire l’evasione
Gli autori, esperti economisti guidati da Alessandro Santoro, avvertono che si tratta di risultati preliminari, che però suggeriscono che la flat tax alle partite Iva abbia fatto aumentare l’evasione fiscale, anziché farla diminuire come sostengono invece i promotori, Lega e Forza Italia in prima linea.
La notizia arriva proprio nei giorni in cui il nuovo governo sta lavorando all’innalzamento della soglia per il regime forfettario da 65 mila a 85 mila euro l’anno, per il quale devono ancora essere trovati i fondi.
La relazione, poi, sottolinea che l’evasione dell’Iva si è ridotta in concomitanza con gli incentivi ai pagamenti elettronici, tra cui la fatturazione elettronica e lo split payment, per cui i committenti versano l’Iva direttamente all’erario e non tramite i prestatori. Il testo della relazione è pronto da fine settembre, quando il Governo Draghi aveva trovato i 10 miliardi di euro che costituiscono un terzo della nuova Nadef approvata dall’esecutivo Meloni. Il Mef aveva indicato questo come momento opportuno per la diffusione della relazione.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
“SI METTANO IN REGOLA, PAGHINO COME TUTTI” (SUI RAVE)… MENTRE GLI EVASORI LI CONDONIAMO E GLI ONESTI CHE HANNO PAGATO LO PRENDONO IN QUEL POSTO
Spassosissima. Dopo quel decreto legge contro il rave che sembra scritto da un governo di una Repubblica delle banane, la presidente del Consiglio ha detto – prendendo le difese di un provvedimento nitidamente liberticida – che non siamo più “la Repubblica delle banane. Quest’Italia qui è finita”.
E così Giorgia Meloni, volendo difendere l’indifendibile, cioè una legge scritta con i piedi, illiberale, irragionevole, poliziesca, ha spiegato che né lei né il suo governo ce l’hanno con chi ama partecipare ai raduni rave. “Basta che si mettano in regola, come tutti. Chiedano le autorizzazioni, come tutti, paghino come tutti”.
Bisogna essere veramente di bronzo, costruita contro la forza di gravità della ragione, nemica indefessa del principio di realtà per dire una cosa simile.
Chiedere che la legge sia rispettata da tutti, e far passare i ragazzi che ballano la techno come dei privilegiati che godono di condizioni di favore, come se le loro feste si svolgessero nel Colosseo e non in luoghi degradati e bruciati dall’indifferenza generale, mi sembra oltre il limite del ridicolo, molto al di là di ogni più incredibile previsione.
Illustrare il peraltro sacrosanto principio di uguaglianza imponendo proprio agli ultimi della società, alla fascia più disagiata, squattrinata ed emarginata, applicando loro la meccanica della burocrazia ostruttiva – mille regole da osservare sapendo che non potranno mai onorarle – è veramente troppo.
Le regole devono valere pure per loro, signora presidente del Consiglio? Lei dice questo alla vigilia del più grande e ingiustificabile provvedimento della diseguaglianza che prossimamente questo esecutivo varerà: la tregua fiscale. Cioè una parte di concittadini sarà autorizzata a non versare i contributi che altri concittadini sono stati invece obbligati a versare all’erario.
Una parte della società godrà del condono e farà festa, l’altra parte se la prenderà in quel posto, così impara a rispettare le leggi.
Queste reiterate tregue, questi sbianchettamenti delle condotte incivili, condoni mascherati che si ripropongono ogni volta che la destra va al governo fanno dell’Italia quella che la presidente del Consiglio ha appena negato. Invece siamo e restiamo una intramontabile Repubblica delle banane.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
“IN EUROPA C’E’ PENURIA DI MANODOPERA, SI POSSONO AUMENTARE LE QUOTE DI INGRESSO, SERVONO CORRIDOI UMANITARI”
«La Commissione Europea e i 27 Stati membri sono coscienti del dramma nel Mediterraneo. Papa Francesco ci richiama di continuo su come vengono trattati i migranti. L’Italia affronta da paese frontaliero tutte le ondate di arrivi da tutte le guerre non risolte: eritrei, somali, siriani. E invece da tre anni non ci sono più programmi europei di salvataggio», afferma alla Stampa Daniela Pompei, responsabile dei servizi migranti, rifugiati e rom della Comunità di Sant’Egidio.
Docente in Scienze sociali , la professoressa Pompei si occupa dei servizi agli immigrati (scuole di lingua, centri di accoglienza e di ospitalità, assistenza a rifugiati e rom), oltreché del progetto dei corridoi umani e del movimento “Genti di Pace” che avvicina vecchi e nuovi europei «con il sogno che nessuno sia più straniero».
La pandemia ha peggiorato le condizioni economiche nella sponda sud del Mediterraneo e ha aumentato gli barchi in Italia, perché non funziona la ridistribuzione dei migranti negli altri paesi Ue?
«L’ultima operazione europea è stata quella denominata ‘Sofia’ conclusa poco meno di tre anni fa. Da allora i paesi europei hanno chiuso i programmi di salvataggio. Il primo paese a organizzare un’azione di salvataggio è stata l’Italia con ‘Mare nostrum’ e dobbiamo esserne orgogliosi. Il Mediterraneo dovrebbe accogliere e unire i popoli che vi si affacciano. L’Italia si è trovata spesso a rispondere di emergenze che sono dell’intera Unione Europea con l’obiettivo specifico del salvataggio di chi rischia la vita in mare».
Cosa occorre fare?
«Chi sta in mare deve essere soccorso, ma servono vie legali per l’ingresso regolare. I corridoi umanitari non risolveranno tutti i problemi ma incentivare percorsi regolari per entrare in Europa sono possibili e necessari. In un paese di transito come la Libia abbiamo trovato persone con parenti in Europa, perciò è utile favorire i ricongiungimenti familiari allargati. Negli ultimi arrivi ci sono molti tunisini e ciò dimostra che due anni di pandemia hanno distrutto l’economia dei paesi della sponda sud del Mediterraneo e c’è bisogno di cooperazione».
Attraverso quali strumenti?
«Rendendo più facile entrare per motivi di lavoro. da noi c’è crisi di manodopera quindi si possono rivedere le quote di migranti ammessi. Nell’emergenza attuale delle navi in mare serve una trattativa per cercare paesi europei disposti ad accoglierli. C’è un’apertura da parte di Francia e Germania. Occorre lavorare molto sui paesi Ue chiedendo solidarietà per accogliere chi è sui barconi o è appena arrivato in Italia. Nel 2015 la Germania ha accolto un milione di profughi siriani».
Dall’emergenza all’integrazione, quindi?
«I migranti non sono solo braccia che migliorano il Pil, ma vogliono partecipare alle nostre comunità nazionali e contribuire a renderle migliori. E’ fondamentale sostenere il processo di inserimento dei giovani immigrati. L’Italia è sempre meno attrattiva anche per i ragazzi migranti. Inserirli trasforma degli stranieri in veri patrioti. Occorrono provvedimenti concreti ed urgenti, come semplificare il percorso di riconoscimento dei titoli di studio stranieri, ed investire nell’istruzione e nella formazione professionale. E’ arrivato il momento di promuovere vie di accesso all’Europa legali e dignitose come i corridoi umanitari»
(da La Stampa)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
UNCLOS E REGOLAMENTO DI DUBLINO
Il diritto internazionale è chiaro al riguardo. Le regole da seguire sono stabilite in particolar modo dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) e, a livello europeo, dal Regolamento di Dublino. Entrambe le carte sono state firmate dall’Italia.
La prima prevede che chiunque si trovi in pericolo in mare vada salvato. Il soccorso si conclude solo con uno sbarco sicuro nel porto più vicino ed è un dovere che deve essere rispettato da tutti.
«Ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo», recita l’articolo 98, mentre il 19 prevede che «in nessun caso può disporsi il respingimento alla frontiera di minori stranieri non accompagnati».
Quanto al Regolamento di Dublino, applicato in ambito europeo, il documento stabilisce «i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide».
In poche parole spetta allo Stato di «primo ingresso illegale» prendersi carico della richiesta di asilo.
Vista la posizione geografica dell’Italia, spesso è il nostro Paese a rispondere della gestione dei migranti, nonostante il criterio del «primo ingresso illegale» venga dopo quello dello «Stato membro dove può meglio realizzarsi il ricongiungimento familiare» e quello dello «Stato membro che ha rilasciato al richiedente un titolo di soggiorno o un visto di ingresso in corso di validità».
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
“I COMANDANTI SONO SCAPPATI E CI HANNO LASCIATO MORIRE”… 500 TRA VITTIME E FERITI
Il media russo indipendente Verstka ha reso noto che il 2 novembre scorso un intero battaglione di militari russi è stato eliminato dalle forze ucraine, vicino al villaggio di Makiivka, nella regione di Lugansk. Secondo quanto riportato le vittime sarebbero centinaia.
Il racconto arriva da un sopravvissuto citato dal giornale russo, il militare Oleksiy Agafonov.
Si tratta di un battaglione formato da militari mobilitati dalla regione russa di Voronezh: «Nella notte del 2 novembre l’unità è stata bombardata dall’artiglieria ucraina mentre i comandanti russi fuggivano dalle loro posizioni», ha dichiarato Agafonov, ipotizzando che più di 500 militari potrebbero essere morti o feriti.
Dal militare sopravvissuto arriva anche la descrizione dei momenti prima del bombardamento ucraino. «Ci hanno detto di scavare, avevamo però solo tre pale per battaglione e non c’era alcun supporto. Abbiamo scavato come meglio potevamo e poi al mattino sono iniziati i bombardamenti con artiglieria, missili, mortai ed elicotteri».
«Gli ufficiali sono scomparsi»
Il racconto poi si sposta sull’attuale condizione dei cittadini russi mobilitati in guerra: «Fanno vedere in tv che tutto è bello, ma la realtà è un’altra. Nella regione di Lugansk le persone mobilitate vengono buttate al fronte, mentre i militari a contratto e i volontari si trovano in terza linea e degli ufficiali non vi è alcuna traccia. Qui c’è confusione e discordia completa. Tutti i sopravvissuti dei nuovi arrivati vengono raggruppati in nuovi battaglioni e lanciati in prima linea per chiudere la linea di difesa».
Testimonianza che ha gettato nello sconforto le famiglie dei soldati mobilitati, riportate da Verstka: «Hanno organizzato un raduno vicino all’edificio dell’ufficio del procuratore di Voronezh, chiedendo di dire loro la verità su quanto accaduto ai loro cari», spiega la rivista.
«Ci viene detto per telefono che i nostri figli sono vivi, sani e stanno facendo il loro dovere militare. Ma chi può essere vivo e vegeto quando lì sono stati uccisi tutti?», si è lamentata Oksana Kholodova, la madre del soldato Andrey Kholodov.
Drammatica anche la testimonianza di Anna, moglie di un altro soldato mobilitato: «Hanno paura, sono bombardati, sono stati abbandonati senza preparazione, senza niente».
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
“ASSOCIATED PRESS” E “FRONTLINE-PBS” HANNO REALIZZATO UN’INCHIESTA-VIDEO CHE RACCONTA NEI DETTAGLI QUANTO ACCADUTO NELLA CITTÀ UCRAINA NEL MARZO 2022
Un video di Associated Press e Frontline-Pbs descrive nei dettagli quanto accaduto nella città ucraina nel marzo 2022. Immagini, testimonianze, intercettazioni telefoniche e una ricostruzione in 3D mostrano come hanno agito i soldati di Mosca
Immagini delle telecamere di sicurezza, testimonianze e interviste ai sopravvissuti, intercettazioni telefoniche dei soldati russi e un modello 3D della città per ricostruire quanto accaduto a Bucha nel marzo 2022.
Un documentario realizzato dalla Associated Press, in collaborazione con la trasmissione Frontline della tv pubblica Usa Pbs e Situ research mostra nel dettaglio come hanno agito i militari di Mosca nella città ucraina, alle porte di Kiev, dove hanno compiuto un vero e proprio massacro.
Centinaia i civili ucraini prelevati dai russi dalle proprie abitazioni, torturati e giustiziati perché ritenuti un potenziale pericolo.
Nelle intercettazioni i militari parlano di «fare pulizia». Nel documentario è stato realizzato un modello 3D di Bucha per mappare dove sono stati trovati i corpi di 450 persone, tra uomini, donne e bambini. I sopravvissuti raccontano quanto accaduto in quelle ore nella città mentre nelle intercettazioni telefoniche i soldati russi ammettono il massacro raccontando ai parenti a casa le atrocità commesse.
Sul massacro di Bucha è stata aperta un’inchiesta della procura generale dell’Ucraina e gli inquirenti di Kiev hanno individuato come responsabile la 76esima divisione di assalto russa.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
PER ORA SONO STATI FATTI SBARCARE 276 PROFUGHI SU 572 TOTALI… SOS HUMANITY PRESENTA RICORSO AL TAR DEL LAZIO CONTRO IL DECRETO DEL GOVERNO
Anche la nave Geo Barents, di Medici Senza Frontiere, è arrivata nel porto di Catania. La decisione – riferisce Msf – è stata presa dalle autorità italiane per valutare i casi di vulnerabilità a bordo della nave che attualmente ospita 568 naufraghi. Medici Senza Frontiere fa sapere che dei 572 a bordo, 3 donne sono in gravidanza mentre sono più di 60 i minori, di cui 50 non accompagnati.
Anche per la nave di Medici Senza Frontiere è stato firmato il divieto di sostare in acque territoriali nazionali “oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso e assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute segnalate dalle competenti Autorità nazionali”.
“Dopo aver rischiato la vita in mare per fuggire dalla Libia, 568 persone sono rimaste ostaggio di scelte politiche disumane per più di 10 giorni a bordo di una nave, invece di vedersi riconosciuto il diritto a sbarcare in un porto sicuro. Dopo tutto ciò, queste persone devono oggi anche assistere al cinico spettacolo della politica che gioca con le loro vite. Tutti coloro a bordo della Geo Barents – dice Juan Matias Gil, il capo missione di Medici Senza Frontiere – devono poter sbarcare immediatamente, per ricevere assistenza e veder riconosciuto il loro diritto a chiedere protezione“.
Per Medici senza frontiere “un’operazione di soccorso si può considerare terminata solamente una volta che tutti i sopravvissuti sono stati fatti sbarcare in un luogo sicuro“.
La ong contesta che “lo sbarco selettivo e parziale, come quello proposto dalle autorità italiane, non è da considerarsi legale secondo le convenzioni di diritto marittimo” e ricorda che “il governo dovrebbe prendere ogni misura necessaria per far sì che i sopravvissuti restino a bordo il minor tempo possibile, secondo quanto stabilito dalle Linee Guida sul Trattamento delle Persone Soccorse in Mare”.
Anche dalla Geo Barents i primi a scendere sono minorenni e bambini piccoli: in queste ore sono sbarcati già 56 minori non accompagnati, 3 donne e 41 componenti di nuclei familiari. Saranno portati nel Palaspedini, impianto sportivo del Comune, dove ieri erano stati condotti quelli sbarcati da Humanity 1 – ne sono scesi 102 di cui cento non accompagnati – che sono trasferiti in strutture per minorenni.
Resta da capire cosa succederà alle navi delle ong che, una volta sbarcati donne, bambini, fragili e famiglie, si rifiuteranno di lasciare le acque italiane con a bordo gli altri migranti nonostante le disposizioni del decreto e se, sul mancato rispetto delle nuovo provvedimento, interverrà la magistratura con indagini.
Alle ore 21 risultano sbarcati 276 migranti su 576 a bordo, ma le operazioni continuano.
La Humanity1 non ripartirà. E domani mattina presenterà ricorso al Tar del Lazio contro il decreto.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
“I PROFUGHI HANNO DIRITTO A RICHIEDERE PROTEZIONE INDIVIDUALI A TERRA, COME PREVISTO DAL DIRITTO INTERNAZIONALE, QUESTO E’ UN ILLECITO RESPINGIMENTO COLLETTIVO”
Durante la notte scorsa è giunta nel porto di Catania la nave Humanity 1 della ong ‘Sos Humanity’, scortata da una motovedetta della Guardia costiera.
Come previsto dal nuovo decreto, è stata eseguita un’ispezione sanitaria per individuare fragili, donne e bambini, i soli ai quali è permesso di sbarcare. Secondo la ong, al termine dell’ispezione ci sono 35 naufraghi, sarebbero quindi sbarcati a Catania 145 dei 179 migranti che erano a bordo della nave, di cui 100 minori non accompaganti.
“Intorno alle 11.30, a Humanity1 è stato chiesto di lasciare il porto di Catania con 35 sopravvissuti a bordo. Il capitano ha rifiutato questo ordine. La legge marittima lo obbliga a portare in un luogo sicuro tutti coloro che sono stati salvati da un’emergenza in mare”.
Lo afferma la ong tedesca Sos Humanity che aggiunge: “I superstiti hanno diritto a un accertamento di protezione individuale, che può avvenire solo a terra. Respingere le 35 persone a bordo di Humanity 1 in cerca di protezione dalle acque territoriali è una forma di respingimento collettivo e quindi illegale”.
Sono quattro le navi di ong che da giorni chiedono un porto sicuro per gli oltre mille migranti che hanno complessivamente a bordo, stazionando al largo delle coste orientali della Sicilia, nel Catanese. Oltre a Humanity 1, tedesca, la Geo Barents gestita da Medici Senza Frontiere, su cui si trovano 572 persone. E poi l’altra tedesca Rise Above, con 90. Continua a restare fuori dalle acque territoriali italiane, rimanendo però vicino al suo ‘confine’, la norvegese Ocean Viking, che ha soccorso 234 migranti.
La nave ong Geo Barents di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, con 572 migranti a bordo, sta per entrare in porto a Catania.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2022 Riccardo Fucile
ANCHE I VESCOVI CHIEDONO AL GOVERNO IL RISPETTO DELLE LEGGI
“Un attacco alla democrazia” lo sbarco “selettivo”.
Il j’accuse arriva da monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei che si occupa di immigrazione nonché presidente della fondazione Migrantes che riflette con preoccupazione su quanto sta avvenendo al largo delle acque di Catania con tre navi Ong in acque italiane.
“Anziché modificare il regolamento di Dublino e impegnare tutte le nazioni europee in una solidarietà come si era avviato con i 21 Paesi Ue, c’è il rischio che si ritorni ai nazionalismi e l’Italia in questo caso corre il rischio di restare sola ad affrontare la situazione, essendo al confine, mentre per noi è molto importante un coinvolgimento di tutti i Paesi europei”, dice Perego all’Adnkronos.
Che chiede al governo di soccorrere tutti: “È molto importante mettere al centro i soccorsi in mare e lavorare come si era iniziato nel modificare il regolamento di Dublino, nella responsabilità di tutti nell’accoglienza. È molto importante che anche il nostro governo lavori in questa direzione e non dia segnali contrari”.
(da agenzie)
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