Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
“NOI RISPETTIAMO E AGIAMO SECONDO LE LEGGI INTERNAZIONALI, LE PAROLE DELLA MELONI NON HANNO IL MINIMO FONDAMENTO GIURIDICO, PUO’ CONVINCERE SOLO CHI NON NE CAPISCE NULLA”… “IL GOVERNO STA VIOLANDO ANCHE IL PRINCIPIO DELLA NON DISCRIMINAZIONE DELLE PERSONE SOCCORSE IN MARE”
Sos Mediterranee è una Ong umanitaria che agisce nel Mediterraneo con la nave Ocean Viking, soccorrendo naufraghi in difficoltà.
Per Fanpage.it, un portavoce dell’organizzazione fa il quadro della situazione attuale: ci sono 234 persone a bordo, mentre il governo italiano non risponde alle sue richieste di aiuto. In più, smentisce alcune delle affermazioni fatte negli ultimi giorni dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
In che condizioni si trova adesso la Ocean Viking?
È in acque internazionali, nel canale di Sicilia tra Malta e Lampedusa. A bordo ha 234 naufraghi: 14 sono donne, e ci sono una cinquantina di minorenni, di cui una quarantina non accompagnati. Ci sono anche quattro bambini sotto i 4 anni. Più passa il tempo, più le condizioni di queste persone diventano critiche, sia dal punto di vista psicologico che fisico. In larga maggioranza hanno subito torture in Libia. Sono di varia nazionalità, molti vengono dalla Siria. La prima esigenza è sbarcare queste persone per ragioni mediche. Hanno bisogno di cure più strutturate di quelle che possiamo dargli su una nave.
Da quanto sono in mare?
Sono stati portati a bordo in sei operazioni di soccorso diverse. La prima è avvenuta il 22 ottobre, quindi sono già passati 12 giorni. L’ultimo salvataggio è formalmente del 29 ottobre, anche se è avvenuto a mezzanotte e mezza. Si parla comunque di sei giorni sula nave senza poter sbarcare a terra.
Che rapporto c’è tra la vostra Ong e la Norvegia, lo Stato di bandiera della Ocean Viking?
Sos Mediterranee è un’organizzazione umanitaria che sostanzialmente noleggia da un armatore privato, Hoyland, la nave Ocean Viking. L’armatore, poi, capita che sia norvegese. Quindi con la Norvegia abbiamo rapporti di cortesia, per carità, ma non ci sono rapporti diretti, né di mandato né di alcun tipo di vincolo. La nave è di un armatore privato e noi la noleggiamo.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, afferma che se la nave di una Ong batte la bandiera di un Paese, o quello “la riconosce e se ne fa carico, o quella diventa una nave pirata”. È così?
È difficile commentare parole così prive di fondamento giuridico. Che vuol dire “la riconosce”? Se batte la bandiera, vuol dire che lo Stato di bandiera gliel’ha concessa. Sono dichiarazioni che possono convincere solo chi non sa nulla della materia, assolutamente niente.
Quindi non siete obbligati a contattare la Norvegia quando operate un salvataggio?
La Ocean Viking non ha obblighi verso la Norvegia, quando effettua un soccorso. Per il diritto internazionale, il capitano di una nave che venga a sapere che c’è un’imbarcazione in pericolo nelle vicinanze deve immediatamente alterare la rotta e dirigersi verso questa imbarcazione, per soccorrere le persone. Nel frattempo, o anche dopo il soccorso, deve avvertire le autorità competenti.
E chi sono le autorità competenti?
Sono molteplici: le aree Sar (Search and rescue), cioè le zone in cui uno Stato gestisce i soccorsi in mare, non sono giurisdizioni. Sono divise convenzionalmente, ma non è che nella zona Sar libica, ad esempio, non possa legalmente intervenire la guardia costiera italiana per un salvataggio. Noi abbiamo l’obbligo di avvertire le autorità competenti su quelle zone: quando siamo in acque internazionali, queste sono i Paesi più vicini, quindi Italia, Libia e Malta. Noi avvertiamo sempre anche il centro di coordinamento di Tripoli, anche se non porteremmo le persone in Libia perché non è un porto sicuro.
Meloni sostiene anche che “se tu incontri per caso in mare una barca in difficoltà, sei tenuto a salvare chi è a bordo. Ma se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti, violi apertamente la legislazione internazionale”.
In primis, nessuno fa “la spola”. Questa è la famosa teoria dei ‘taxi del mare’. Noi ci atteniamo alle norme internazionali, e nel diritto internazionale non c’è scritto da nessuna parte quali debbano essere le intenzioni del capitano, se debba essere uscito apposta per salvare vite umane o se ci si trova per caso.
Il ministro dell’Interno Piantedosi dice che le operazioni di soccorso sono state svolte informando i centri di coordinamento “solo a operazioni avvenute”.
Non è vero. Noi per prassi informiamo tutte le autorità competenti in tutte le fasi. Quando ci arriva una segnalazione o avvistiamo un’imbarcazione in difficoltà, quando stiamo per iniziare, quando abbiamo finito e poi alla fine con un ricapitolo. Spesso non rispondono, ma questo non è da imputare a noi.
Se contattate più Paesi, come si decide chi deve intervenire?
Quando inviamo una richiesta a più di un centro di coordinamento nazionale, è il primo che risponde a prendersi la responsabilità di coordinare l’operazione.
Il ministro ha detto anche che l’Italia “non può farsi carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere”.
Questo è il gioco del governo, far rientrare questi eventi sotto il cappello dell’immigrazione illegale. Ma non si tratta di immigrazione illegale: qua si tratta di conduzione internazionale di soccorso in mare. Tutte le considerazioni sui flussi migratori sono a valle. Noi abbiamo esortato i Paesi europei a essere solidali con gli Stati costieri come l’Italia, che non può essere lasciata sola a gestire questo problema. Però non può neanche voltarsi dall’altra parte e non garantire il soccorso in mare.
E Malta?
Malta, tendenzialmente, risponde qualche volta per evacuazioni mediche di emergenza. Per necessità di altro tipo, come la richiesta di porti, non risponde quasi mai alle nostre richieste.
Con il governo Meloni la situazione peggiorerà per chi effettua soccorsi in mare?
L’esordio non è dei migliori. Questo è un precedente gravissimo. Intanto viola il principio di non discriminazione delle persone soccorse in mare: mentre parliamo, meritoriamente la guardia costiera italiana sta soccorrendo migliaia di naufraghi. Quindi c’è una discriminazione nei confronti dei soccorritori, non capiamo bene per quale motivo, e nei confronti delle persone soccorse. Ma è solo l’ultimo di una serie di gravi precedenti negli ultimi anni.
In che senso?
Negli ultimi 5 anni, chiunque ci sia stato al governo, la situazione è sempre peggiorata. Fino al 2017 c’era l’operazione Mare Nostrum. Una volta terminata, il panorama del soccorso in mare si è progressivamente deteriorato, per volontà politica anche europea. Questo è stato reso possibile da un governo di centrosinistra, il governo Gentiloni, con ministro dell’Interno Marco Minniti. Il Memorandum Italia-Libia, l’istituzione della guardia costiera libica e altro ancora: è partito lì. Con Salvini al Viminale la situazione si è inasprita ulteriormente. Con Lamorgese le cose non sono migliorate
Che cosa farà adesso la Ocean Viking?
Noi non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale di preclusione all’ingresso nelle acque territoriali italiane. Quindi, la nave non sa, ufficialmente, che l’Italia non intende farla sbarcare. L’abbiamo letto solo dagli organi di stampa, è un blocco implicito. Stamattina abbiamo chiesto aiuto – che non significa necessariamente un porto – a Grecia, Spagna e Francia.
(da Fanpage)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
NON ANDRÀ A DIRE ‘LA PACCHIA È FINITA”, ANDRÀ A CHIEDERE SE POSSIAMO AMPLIARE LO SPAZIO DI DEFICIT PERCHÉ SERVIRANNO ALMENO 20 MILIARDI… FARA’ COME TUTTI I GOVERNI DEL PASSATO, QUELLI CHE LEI CRITICAVA E DICEVA ‘VANNO COL CAPPELLO IN MANO
“Verrà ascoltata con attenzione però non andrà a dire ‘la pacchia è finita’”: Lina Palmerini, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, ha parlato così di Giorgia Meloni e del suo imminente viaggio a Bruxelles. Rifacendosi a uno slogan utilizzato dall’attuale presidente del Consiglio in campagna elettorale, la giornalista de Il Sole 24 Ore ha sbeffeggiato il premier, dicendo che molto probabilmente oggi si muoverà in maniera diversa rispetto a quanto diceva in passato, soprattutto nell’ambito dell’Unione europea.
“Andrà a chiedere se possiamo ampliare lo spazio di deficit perché per fare la prossima manovra si calcola che serviranno almeno 20 miliardi di deficit – ha continuato la Palmerini parlando di Meloni -. Quindi succederà quello che è già successo a tutti i governi del passato, quelli che lei criticava e diceva ‘vanno col cappello in mano’. L’atteggiamento sarà più o meno lo stesso”.
Secondo la giornalista ospite della Gruber, anche la scelta dei ministri da parte di Giorgia Meloni direbbe molto della sua linea in Ue: “Giorgetti, Tajani, Fitto, mi sembra che siano ministri molto concilianti e molto poco di rottura, molto poco nella scia de ‘la pacchia è finita’”. Infine ha spiegato che la premier cercherà di accontentare i suoi elettori in qualche altro modo
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
UN DECENNIO DI PROCESSI GLI AVREBBE “IMPEDITO DI FARE CARRIERA” …L’ITALIA HA PAGATO DIVERSI MILIONI DI EURO AL POOL INTERNAZIONALE DI LEGALI CHE SI OCCUPÒ DEL CASO E OLTRE UN MILIONE DI DANNI ALLE FAMIGLIE DEI PESCATORI
Potrebbe diventare molto imbarazzante per il governo di Giorgia Meloni la vicenda dei due marò, i fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, per anni e fino all’altroieri cavallo di battaglia della destra contro i governi che non li avrebbero protetti abbastanza.
La storia è nota: arrestati per aver ucciso due pescatori indiani durante una missione a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie nel 2012, Latorre e Girone furono detenuti in India per 106 giorni, poi rimandati in Italia e di nuovo rispediti nel Kerala e infine archiviati, lo scorso giugno, dal giudice di Roma, dopo un complesso arbitrato internazionale all’Aja, che aveva consentito di processarli nel nostro Paese.
Ora il luogotenente Latorre, impiegato allo Stato maggiore, chiede milioni di euro di danni al governo italiano: perché lo rimandò in India dove rischiava la pena di morte ed ebbe anche un gravissimo ictus; perché un decennio di processi gli ha impedito di fare carriera, di mettere su famiglia e per diversi altri motivi.
L’Avvocatura dello Stato, che rappresenta il governo chiamato in causa, sembra assai poco conciliante, anche perché l’Italia ha pagato diversi milioni di euro al pool internazionale di legali che si occupò del caso e oltre un milione di danni alle famiglie dei pescatori indiani.
Anche il sergente Salvatore Girone, 44 anni e tuttora in Marina, potrebbe agire legalmente
La posizione dell’Avvocatura di Stato cambierà ora che la destra è al governo?
(da il Fatto Quotidiano)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
NESSUNO L’HA OBBLIGATO A SUBIRE CATTIVE FREQUENTAZIONI, SE NON CONDIVIDE LA DERIVA MANETTARA SOVRANISTA TOLGA IL DISTURBO, INUTILE LAMENTARSI E AVALLARE LEGGI LIBERTICIDE
Sono passati dieci giorni, e già Carlo Nordio sbuffa. Le critiche degli amici giuristi lo hanno colpito. Ad alcuni ha pure risposto, privatamente, confidando insofferenza. Del resto il mezzo pastrocchio sulla norma anti rave lo ha colto di sorpresa. Dal collega Matteo Piantedosi si aspettava quantomeno un consulto
D’altra parte è vero che a certe liturgie romane, l’ex magistrato trevigiano, ha già lasciato intendere che faticherà ad abituarsi. E non serve conoscere gli arcana imperii di Via Arenula, per immaginare quanto poco l’arrivo di un simile papa straniero sia apprezzato dai mandarini ministeriali. Né è passata inosservata la scelta della sua vice, Giusi Bartolozzi, magistrato di lungo corso con una legislatura alle spalle nelle file di Forza Italia e una lunga consuetudine con Nordio stesso.
E tanto è bastato a innescare le paranoie dei patrioti di FdI, che l’autorevolezza e l’indipendenza del nuovo ministro della Giustizia la vivono un po’ come un ingombro. E forse un possibile cortocircuito politico deve temerlo anche Meloni, se alla fine ha scelto di spedire a Via Arenula un abile manovratore come Andrea Delmastro Delle Vedove.Che a diventare sottosegretario non ci teneva granché, se è vero che agli amici aveva confidato di sperare nella presidenza della commissione Antimafia
E sa che ora si ritroverà lì, col ruolo scomodo di chi deve marcare un uomo spigoloso, evitando che si saldi un asse garantista nei corridoi del ministero tra il Guardasigilli e il suo vice, il forzista Francesco Paolo Sisto, che per cultura garantista è di certo più vicino a Nordio di quanto non lo sia il giustizialismo di FdI.
Insomma c’è un motivo, se Nordio sbuffa. E si capisce anche perché Carlo Calenda, sorridendo, si dice già pronto a “offrirgli asilo politico”. “Del resto Nordio era nel Partito liberale: che c’entra, lui, con Colle Oppio?”.
(da il Foglio)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
NELLE SCORSE 48 ORE SONO ARRIVATE A LAMPEDUSA OLTRE 500 PERSONE SU 15 DIVERSE IMBARCAZIONI MA LA BATTAGLIA IDEOLOGICA E’ SOLO CONTRO CHI SALVA ESSERI UMANI
456 migranti sono arrivati nella notte al porto di Crotone a bordo di un grosso peschereccio intercettato dal Roan della Guardia di finanza a 15 miglia dalle coste calabresi. Dalla ricostruzione fatta, era in viaggio da 8 giorni proveniente dalla Libia.
A bordo c’erano tra gli altri 40 bambini e 25 donne che sono stati trasbordati su un’unità della Guardia Costiera di Crotone; portati velocemente alla Croce rossa italiana sono stati poi trasferiti al centro di accoglienza dell’Isola Capo Rizzuto. A colpire di questi sbarchi è l’alto numero di minori non accompagnati: sulle coste calabresi sono 40 minori e 25 donne.
Il resto dei migranti 270 circa, tra egiziani e tante famiglie siriane, sono stati tutti trasferiti al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto che può accogliere 641 persone; nelle ultime ore ce ne sono 1.500. Montate dalla Protezione civile 100 tende per poter ospitare i profughi.
Su 3 diverse imbarcazioni ieri sono arrivate a Lampedusa 121 persone. Il giorno prima, con altri 12 approdi, erano giunte invece 385 persone. Fra gli sbarcati anche 15 tunisini che sono stati trovati da militari delle Fiamme gialle direttamente al molo commerciale dove sono giunti con una barca in vetroresina di 5 metri. Tra i migranti soccorsi, a partire dall’alba, c’erano 28 donne e dieci minorenni. Sono originari di Senegal, Mali, Camerun, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Gambia e Guinea. Hanno dichiarato di essere salpati da Sfax e da Sidi Mansour.
La cronaca ci riporta agli sbarchi ma anche, purtroppo, ai naufragi e i morti. Sono 5 le bare di migranti che stanno per lasciare la camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana a Lampedusa e che verranno trasferite al porto per essere imbarcate sul traghetto di linea che in serata giungerà a Porto Empedocle. Le vittime sono le due gemelle di 20 giorni, morte durante la traversata, forse per ipotermia, due donne e un uomo. I loro corpi erano stati recuperati la scorsa settimana davanti a Lampedusa. All’arrivo sul molo di Porto Empedocle si terrà una cerimonia funebre, alla quale sarà presente anche l’imam. Tre delle bare verranno poi trasferite e tumulate a Raffadali, una a Favara e un’altra a Joppolo Giancaxio. All’obitorio di Lampedusa, nei giorni scorsi c’erano 13 bare. Ora ne restano 3. Ieri due bambine di 2 anni sono morte nell’esplosione di un “barchino”.
(da RaiNews)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
EMILIA-ROMAGNA, LAZIO, PUGLIA E CAMPANIA ALZANO UN MURO E IL SOTTOSEGRETARIO GEMMATO ALZA LA CRESTA: “IMPUGNEREMO LE NORME REGIONALI”… IL MINISTRO DELLA SALUTE, ORAZIO SCHILLACI, SCARICA LA PATATA BOLLENTE SU ASL E OSPEDALI
Mentre si apre il fronte delle Regioni in rivolta contro il ritorno di medici e infermieri no vax in corsia, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, scarica la patata bollente su Asl e ospedali. «Ho letto di polemiche su quello che i 4mila medici reintegrati andranno a fare, ma questo saranno le singole direzioni sanitarie a deciderlo», ha detto dai microfoni di Corriere Tv. A chiarire meglio chi dovrà questa settimana sbrogliare la matassa è Giovanni Migliore, il presidente della Fiaso che rappresenta i manager delle aziende sanitarie.
«È il medico del lavoro che può esprimere l’idoneità o meno a lavorare in un determinato reparto dopo la valutazione del rischio legata a salute ed età». Insomma non è detto che chi prestava lavoro in oncologia o in una Rsa rientri negli stessi ranghi di prima mettendo a rischio i pazienti più fragili.
Sicuramente non lo faranno i sanitari No vax di Emilia Romagna, Lazio, Campania e Puglia, che con leggi regionali, direttive o semplici dichiarazioni hanno già alzato il muro che terrà alla larga i non immunizzati dai pazienti, almeno quelli fragili. «È stata inviata ai direttori generali delle asl e delle aziende ospedaliere una direttiva a mia firma per mettere in campo tutte le azioni dirette a contrastare ogni ipotesi di contagio, evitando il contatto diretto del personale non vaccinato con i pazienti», ha annunciato il presidente campano Vincenzo De Luca, che considera il ritorno dei No vax «un’offesa a colleghi e pazienti».
L’Emila Romagna si è rimessa invece agli ordini professionali. Saranno loro a dover revocare la sospensione, altrimenti niente reintegro per i 480 renitenti al vaccino, che comunque non potranno lavorare nei reparti occupati dai pazienti a rischio. Che è poi quanto previsto dalla legge regionale pugliese del 2018, aggiornata in epoca pandemica, che tiene lontani dai reparti più delicati i sanitari non vaccinatati contro il Covid, ma anche contro le altre malattie infettive, influenza compresa.
Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha annunnciato che il governo impugnerà la legge pugliese, ma dalla Regione replicano che i termini sono già scaduti. Anche il Lazio è intenzionato a muoversi sulla stessa linea, che potrebbe essere seguita da altre Regioni governate dalle forze di opposizione. Il Piemonte reintegra invece i suoi con il solo paletto di non spedirli proprio nei reparti Covid.
Che intorno al reintegro sia in atto più uno scontro ideologico che una questione di sostanza lo confermano comunque i numeri diffusi ieri dalla Fnom, l’Ordine dei camici bianchi, per cui dai 4mila sospesi tolto il 47% dei pensionati e 400 odontoiatri di medici ne restano 1.878, a mala pena mille se si considera che un buona fetta fa solo libera professione in studio. A fare da sponda al governo è però proprio il presidente della Fnom, Filippo Anelli, secondo il quale «far tornare i medici non vaccinati al lavoro in questo mento non è rischioso».
«La norma nazionale sull’obbligo durante l’emergenza ha funzionato bene, ma ora la situazione epidemiologica consente il ritorno alla normalità. Resteranno le mascherine e la prudenza», è la sua conclusione che non dispiacerà alla premier e al ministro Schillaci. Il quale tende la mano ai medici di famiglia, grandi elettori dell’ordine, quando dice: «Stiamo valutando se le case di comunità siano la risposta giusta per il territorio». E, guarda caso, in quei maxi ambulatori territoriali, aperti sette giorni su sette, dovrebbero lavorare molto più di quanto oggi non facciano nei loro studi proprio i medici di base.
(da la Stampa)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
LEGA E FDI SONO COSTRETTI A DIFENDERE ATTILIO FONTANA (MA VALUTANO L’IPOTESI DI CANDIDARE MASSIMO GARAVAGLIA)… BERLUSCONI, PER DARE L’APPOGGIO AL CANDIDATO LOMBARDO DI LEGA E FDI, PRETENDE LA GUIDA DI UNA REGIONE COME IL FRIULI… LETIZIA MORATTI PORTA DALLA SUA PARTE MOLTI EX LEGHISTI E TIENE CONTATTI CON FORZA ITALIA
Ha fatto da sola quello che non sono riusciti a fare in tre. Cacciarla. I tre sono Salvini, Meloni, Berlusconi. Letizia Moratti si è dimessa da vicepresidente della regione Lombardia e assessore alla Sanità. Al suo posto va Guido Bertolaso. Questo è il commento di Lega, FdI, Forza Italia subito dopo la notizia: “Stiamo facendo la figura dei pirla”. La Lega ce l’ha con FdI: “Ci hanno impedito di rimuoverla”. FdI ce l’ha con la Lega: “Non siamo noi ad aver promesso alla Moratti la presidenza”.
Si realizza il peggiore degli scenari possibili. In milanese si dice pastrügn.
Moratti candidata con il Terzo Polo, ma il Pd non esclude di convergere (Beppe Sala è il ponte). Lega e FdI costretti a difendere Attilio Fontana (ma valutano l’ipotesi Massimo Garavaglia). Silvio Berlusconi, per appoggiare il candidato lombardo di Lega e FdI, sta pensando di chiedere la guida di una regione come il Friuli-Venezia Giulia. Massimiliano Fedriga potrebbe a quel punto entrare al governo. L’Lsd, a confronto, procura meno visioni.
Sembra di stare al Pentagono del Dottor Stranamore, quello di Kubrick. Il Pirellone è in orbita come la bomba. Quando Attilio Fontana spiegava al suo segretario: “Caro Matteo, guarda che Letizia si candida, si candida contro di noi”, Salvini lo rassicurava: “Ma scherzi? Troviamo una soluzione”. Il 30 settembre, dopo un’intervista della Moratti, chiarissima, “mi candido”, Fontana era pronto a toglierle le deleghe. E’ stato bloccato. Bisogna dirla tutta. Era stata Giorgia Meloni a suggerire a Salvini: “Abbiamo tanti problemi da risolvere, della Lombardia ce ne occuperemo dopo”. Alla Moratti hanno proposto un ministero. Ma con poca convinzione. Ha rifiutato. Poi Salvini e i suoi: “E se le affidassimo la guida dell’evento Milano-Cortina”? Lo hanno fatto sapere ai giornali prima di alzare il telefono e chiederlo alla Moratti. Il capolavoro? “Cara Letizia, ti va bene una partecipata di stato”. Si dice che fosse Cdp. Una partecipata alla Moratti? Spiega un leghista: “Ma la Moratti la partecipata se la compra con il suo patrimonio!”. La ragione per cui questa donna, che è stata sindaco di Milano, ministro dell’Istruzione, presidente della Rai, presidente di un colosso bancario, candidata al Quirinale, persevera sulla candidatura è semplice.
La spiega un suo caro amico: “Si sente presa in giro”. Salvini, in un momento difficile per Fontana, non ha creduto in Fontana. Quando Moratti è stata chiamata al posto dell’assessore alla Sanità, Giulio Gallera, garantiscono che le fosse stata promessa la presidenza della Lombardia. Da almeno tre mesi, dopo aver compreso che la Lega avrebbe puntato su Fontana, Moratti organizzava il suo comitato elettorale. Ha già scelto uomini, depositato il simbolo della sua associazione-lista. Si chiama Lombardia migliore. La sorpresa è il referente.
E’ Luca Ferrazzi ed è un uomo che conosce benissimo la destra lombarda. E’ un ex aennino, ex consigliere regionale. Ma con la Moratti è già confluita anche una vecchia Lega. Il responsabile di Lombardia Migliore a Monza (e Brianza) è Luca Talice, ex assessore provinciale del Carroccio. Un altro è Marco Tizzoni, un leghista che partecipò, ricordano i leghisti, alla fronda che portò alle dimissioni del sindaco di Seregno, “Seregnopoli”.
In regione un fedelissimo della Moratti si è rivelato il presidente della Commissione Sanità, il leghista Emanuele Monti. Se c’è una figura che i leghisti lombardi non tollerano quella è Moratti: “E’ Letiziaroo, il delivery che consegna le amministrazioni di centrodestra al centrosinistra”.
Ma è anche vero che la Lega ha in pratica regalato alla Moratti tre mesi di campagna elettorale. Il centrosinistra adesso non può più escludere di appoggiarla. I nomi del Pd sono quelli di Carlo Cottarelli e Ferruccio Resta ma come dicono i lombardi del Pd: “Dipenderà molto da cosa farà il Terzo Polo. Del resto Moratti è stata abile. Nella nota delle sue dimissioni punta il dito contro i provvedimenti contraddittori assunti dal governo in materia di pandemia”.
Non si è solo candidata alle regionali ma pure a guida del governo ombra. Chi ci va di mezzo è Fontana uno che sulla pandemia si è battuto sempre dalla parte della scienza. Perfino i leghisti lo prendevano in giro: “Ti metti la mascherina, ma non capisci che ci fai perdere voti?”.
Aveva ragione lui. Eccome se l’aveva. La nomina di Bertolaso serve a impedire alla Moratti di intestarsi l’uscita dalla pandemia. Ma le parole della Moratti sui provvedimenti di governo hanno un altro significato. Servono a fare leva su Forza Italia da giorni critica sul reintegro dei medici no vax. Oltre al rapporto antico tra Moratti e Berlusconi in regione c’è un consigliere che opera come collegamento tra Forza Italia e Moratti. E’ Gianluca Comazzi.
E’ improbabile che il Cav. sostenga Moratti (si è complimentato per la scelta di Bertolaso) ma è confermato da FI che “è arrivato il momento per il premier Meloni di capire che c’è una vita oltre il governo e che ovviamente la Lombardia farà parte della pariglia tra alleati”.
Al prossimo tavolo, quello dove si deciderà la rosa dei candidati delle regionali, Forza Italia potrebbe infatti chiedere la guida della regione Friuli-Venezia Giulia per Riccardo Riccardi, vicepresidente attuale (era il candidato prima che la coalizione scegliesse Fedriga) e proporre l’entrata al governo di Fedriga in un ministero in quota Lega.
E’ la prova di cosa accade quando si rimandano i problemi: Fontana logorato, la Lombardia usata come merce di scambio, la sinistra che ci spera. Lo hanno detto loro: “Rischiamo la figura dei pirla”.
(da il Foglio)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
SULLA TESTA DELL’EX PRESIDENTE POTREBBERO ARRIVARE DECINE DI PROCESSI: DAGLI SCANDALI DELLE FATTURE GONFIATE DEL SUO ENTOURAGE ALLA COMPRAVENDITA DI SENATORI …NEL PAESE I SUOI SOSTENITORI, TRA CUI TERRAPIATTISTI E COMPLOTTARI, BLOCCANO LE AUTOSTRADE
In un Brasile spaccato dalla protesta dei settori più radicali tra i seguaci del presidente Jair Bolsonaro una scena ha fatto rapidamente il giro dei social.
Un gruppo di ultras organizzati del Corinthians, la squadra più popolare di San Paolo, si sono presentati davanti ad un blocco stradale dei camionisti appena fuori città; in dieci minuti hanno liberato la strada, stracciando i cartelli giganti inneggiando a un golpe militare.
La forza del futebol che batte la rabbia della politica. Diverso il quadro davanti al comando militare della regione Sud-Est, nei pressi del parco Ibirapuera. È un grande accampamento dei patrioti bolsonaristi; tende ovunque, bandiere e ogni dieci minuti qualcuno che suona la diana o intona l’inno nazionale.
Davanti al Circolo Militare, che ha un debito enorme con il comune di San Paolo per l’occupazione dello spazio pubblico, c’è la signora Lucia, bardata da testa ai piedi, la maglietta d’ordinanza della seleção verde-oro. Prima di parlare vuole sapere da dove veniamo. «Voi in Italia avete fatto bene, avete scelto una donna di destra per liberarvi dai comunisti. Noi abbiamo vinto, ma la mafia di sinistra che ha comprato la corte elettorale ci ha rubato l’elezione. Siamo qui per ristabilire la verità, costi quel che costi». La rabbia generale è contro il Partito dei lavoratori ma anche contro i giudici della Corte Suprema, che da tre anni si scontrano con Bolsonaro. «Sette su undici sono stati nominati da Lula e Dilma Rousseff, sono nemici della Patria».
Complottismo e terrapiattismo sono il fil rouge della destra brasiliana. Dalla negazione del Covid, che qui ha fatto quasi 700.000 morti, al rifiuto del responso delle urne. Ci sono tanti motociclisti, uno dei pubblici preferiti di Bolsonaro, che ha organizzato diversi cortei in moto durante la campagna elettorale.
Ogni tanto un gruppetto si stacca e va sull’Avenida Paulista, luogo simbolo della città; domenica sera il rosso la dominava per il comizio di vittoria di Lula, oggi è tutto un giallo-verde.
Nel resto del Paese continuano, ma con meno forza, i blocchi stradali che hanno iniziato a causare i primi problemi di approvvigionamento in negozi, fabbriche e supermercati.
Nel suo breve discorso di due minuti il presidente ha incitato i suoi a manifestare pacificamente, molti dei suoi supporter ieri, giorno festivo in Brasile per la ricorrenza dei morti, hanno chiamato moglie e figli. La polizia federale non ha fatto nulla per fermarli, anzi, sono comparsi diversi video con gli agenti che rassicuravano i manifestanti. «Noi siamo qui per garantire la vostra sicurezza, serviamo i cittadini per bene come voi». Sarebbe andata diversamente con un panorama invertito, la destra vittoriosa e il movimento dei contadini «sem terra» pro Lula a protestare.
Tutti, a questo punto, si chiedono dove voglia andare Bolsonaro. Non ha riconosciuto la sconfitta, ma ha dato il suo placet al processo di transizione; dal punto di vista formale Lula può diventare presidente. La protesta potrebbe essere una dimostrazione di forza in chiave futura.
Dal primo gennaio è un cittadino comune e su di lui potrebbero cadere decine di processi.
I motivi non mancherebbero, dalla cattiva gestione della pandemia, a scandali di fatture gonfiate del suo entourage, a compravendita di senatori e deputati con i fondi del «bilancio segreto» di 3,5 miliardi di euro fatto approvare quest’ anno. Per questo soffia sulla brace della rivolta popolare, la minaccia di un incendio alla Trump.
Lula, nel frattempo, tira dritto. La parola d’ordine è non rispondere alle provocazioni della piazza e cercare di spostare il fuoco dell’attenzione su altri lidi. La transizione, che sarà molto difficile, è salva, questo quello che conta.
Lula parteciperà questo fine settimana alla Cop27 in Egitto, lo scenario ideale per presentarsi come salvatore dell’Amazzonia rispetto al disastro dell’attuale governo (45.000 km quadrati di foresta distrutti, quanto Lombardia e Veneto messi insieme) e ricevere applausi dalla comunità internazionale.
Al ritorno, dovrà iniziare a formare il suo governo, cercando alleati anche al centro, per rassicurare i mercati nella speranza che nel frattempo si saranno placate in parte le velleità golpiste della base bolsonarista.
Dovrà conciliare più che dividere. Non sarà facile.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
LA RELAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA, LE OBBLIGAZIONI DA SOCIETA’ CON SEDE A DUBAI E LA VERSIONE DELLA MINISTRA
Un milione di euro in debiti con il fisco. E un’indagine per bancarotta fraudolenta. A causa di «un evidente e manifesto stato di insolvenza».
La neoministra di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè è nei guai da ieri, quando è emerso che la procura di Milano ha avanzato la richiesta di fallimento per Visibilia Editore.
Che pubblica, tra l’altro, periodici come Novella 2000, Ciak e Visto. L’inizio dell’indagine risale a dopo le elezioni. E lei aveva già dismesso le quote. Ma l’avvio della procedura di liquidazione giudiziale coincide con l’apertura di un fascicolo d’indagine. E per il reato di bancarotta è automatica l’iscrizione nel registro degli indagati di tutti gli amministratori della società. Dunque anche di lei.
Che è sotto osservazione anche per l’ipotesi di falso in bilancio dopo un rapporto della Guardia di Finanza sulla liquidità dell’azienda.
Le carte dell’inchiesta
Ad indagare è il pubblico ministero Roberto Fontana. Tra le ipotesi di reato ci sono anche le false comunicazioni sociali. Santanchè è stata presidente della società fino al 13 gennaio scorso. E gli accertamenti partono dal 2016. Ovvero quando la ministra era in sella e la società era appena stata quotata in Borsa. Tutto parte da un esposto presentato il 9 giugno scorso da nove soci di minoranza di Visibilia. Gli investitori hanno messo nero su bianco «il più che fondato sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione, arrecando danno alla società, al corretto funzionamento del mercato, nonché agli azionisti».
Visibilia ha accumulato debiti di anno in anno con il fisco. L’Agenzia delle Entrate certifica 984.967 euro di mancati introiti. La Gdf nel suo rapporto sostiene che la società versa in uno «stato irreversibile di crisi assimilabile al concetto di insolvenza prospettica».
E cioè non è in grado di pagare i propri debiti oggi e non lo sarà nemmeno domani. Questo perché ha registrato perdite dal 2016. E perché ha fatto ricorso a prestiti obbligazionari (POC cum warrant) che hanno portato al crollo del valore delle azioni.
Il bilancio di Visibilia
Le Fiamme Gialle scrivono che a fronte dell’aumento di capitale del 2014 che ha portato liquidità per 4,3 milioni di euro nella società. Visibilia «avrebbe dovuto approvare bilanci riportanti valori di avviamento e imposte anticipate largamente diversi da quelli deliberati». Mentre le perdite della società sono state in qualche modo nascoste «dalla erronea contabilizzazione delle poste dell’attivo patrimoniale avviamento e imposte anticipate». I debiti fiscali allo stato non risultano «rateizzati». Le prime cartelle risalgono al 2018.
Per questo gli accertamenti si concentrano sugli ex amministratori. Tra questi c’è anche Dimitri Kunz D’Asburgo Lorena, attuale compagno di Santanchè e presidente dell’azienda. La società ha fatto sapere che il 30 novembre contesterà davanti al Tribunale Fallimentare lo stato di insolvenza. Mentre gli amministratori «hanno confermato formalmente la volontà di procedere alla nomina di un nuovo organo amministrativo di propria espressione». E hanno anche «manifestato la disponibilità ad intervenire, qualora necessario, per permettere alla società di adempiere alle obbligazioni nei confronti dell’AdE entro il 29 novembre 2022». D’accordo anche i soci Luca Giuseppe Reale Ruffino e SIF Italia S.p.A.2.
Le società con sede a Dubai
Il Fatto Quotidiano aggiunge un altro dettaglio. Nella denuncia i soci di minoranza segnalano un accordo sottoscritto il 10 ottobre 2017 da Visibilia con la società Bracknor Investment Ltd. La quale avrebbe dovuto sottoscrivere un prestito obbligazionario pari a 3 milioni, incassando una commissione di 165 mila euro. Nel 2019 a Bracknor è subentrato Negma Group Ltd. Entrambe le società di fondi hanno sede a Dubai. E hanno convertito le obbligazioni determinando un crollo del titolo del 400%. Entrando così in possesso a prezzi stracciati del 66% del capitale di Visibilia. Il valore dell’avviamento è stato svalutato in pochi mesi di 2,7 milioni.
La versione della ministra
La ministra respinge tutte le accuse. «Le cartelle dell’Agenzia delle Entrate? Non le abbiamo pagate per il Covid, quando le hanno sospese – ha detto a Repubblica -. Prima stavamo procedendo con la rottamazione. Ma qualche piccolo azionista ha fatto un esposto e a quel punto dovevamo pagarle tutte, non più a rate. Ma di questa gentaglia non voglio parlare, non sono ricattabile».
Poi minaccia querele: «Non è vero che sono indagata. E con Visibilia non c’entro più nulla, ho venduto le mie quote mesi fa». Gli ammanchi «sono solo vecchie cartelle. Ma il nuovo socio salderà tutto entro la prossima udienza. Mi sento infangata, qualcuno sta strumentalizzando la questione».
(da agenzie)
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