Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
NESSUNA PAROLA NÉ DA SALVINI NÉ DALLA MELONI, CHE AVEVA OSPITATO AD ATREJU STEVE BANNON, IDEOLOGO DI “THE DONALD”…PALAZZO CHIGI NON PUÒ FAR ALTRO CHE CERCARE DI RINSALDARE IL RAPPORTO CON BIDEN, IN VISTA DEL FACCIA A FACCIA AL G20 DI BALI
Trumpisti d’Italia, che botta. E che voglia di nascondere il passato, o meglio ancora di riscriverlo.
Il più provato di tutti è Matteo Salvini. Il ministro delle Infrastrutture sceglie il silenzio. Neanche un fiato sulla “onda rossa” repubblicana che non c’è stata, neanche mezza parola sul risultato delle elezioni di mezzo termine. Di più: è da almeno un mese che il politico italiano più vicino a Mosca non pronuncia la parola “Trump”. Scelta consapevole, prudente, dopo l’investimento (fallito) sul brasiliano Bolsonaro.
Resta il fatto che la battuta d’arresto del magnate colpisce alle fondamenta il progetto politico che il leghista sotterraneamente coltivava, la voglia di cavalcare un “irregolare” per liberarsi dall’immagine di filorusso. E invece, la rincorsa della destra americana alla Casa Bianca non è più in discesa, come sperava Salvini. Ed esce rafforzata l’amministrazione democratica di Joe Biden, che non ha mai fatto mistero di monitorare i rapporti tra i partiti politici occidentali e Putin. Relazioni sancite pubblicamente dal patto di consultazione tra il Carroccio e Russia Unita.
E però, chi più conta – e più ha da perdere – in questa storia è Giorgia Meloni. Anche la premier non interviene sull’esito delle urne, lasciando parlare il suo ministro degli Esteri: «Le nostre relazioni sono con gli Usa, il nostro rapporto è con gli Stati Unitie non con una parte degli Stati Uniti – sottolinea Antonio Tajani – qualunque governo e qualunque Parlamento esprimano».
Nel mondo di Meloni, però, prevale l’imbarazzo. E forse anche la sensazione di un’occasione mancata. L’onda rossa avrebbe permesso alla presidente del Consiglio di affrontare i prossimi mesi di governo con la ragionevole certezza di un futuro avvento dei repubblicani alla Casa Bianca.
Occorre ricordare a questo punto che Meloni è la leader politica italiana che più investì proprio su Trump. Che ospitò ad Atreju Steve Bannon. L’unica a parlare alla convention dei Conservatori degli Stati Uniti. Una sintonia lunga anni che l’ha resa popolare nella base trumpiana. In vista della sfida per Palazzo Chigi, però, la leader ha avviato un progressivo smarcamento. Necessario, perché di Washington Meloni ha bisogno per reggere in un quadro europeo così ostile. E a Washington, oggi, governano i dem.
Esiste un piano istituzionale e uno politico. Da premier, Meloni non può che continuare a investire sul rapporto con l’attuale amministrazione Usa. Ha bisogno di Biden, lo vedrà tra pochi giorni al margine del G20 di Bali, si è candidata a essere avamposto atlantico nell’Europa occidentale, con l’obiettivo di far dimenticare alleati vicini a Putin come Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.
Che l’immagine di Trump sia incrinata tra i sovranisti d’Italia, d’altra parte, lo si comprende anche sondando gli umori delle truppe a Montecitorio. Che un parlamentare navigato come Luciano Ciocchetti interpreta con pragmatismo. «Ma no, non siamo trumpiani – sorride – al massimo stiamo con Ron DeSantis! Avete visto che profilo, che affermazione in Florida?». Il vento cambia, bisogna correre per non finire fuori gioco.
(da La Repubblica)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
NEL CURRICULUM DEPOSITATO DICHIARA DI ESSERSI LAUREATO NEL 2010… PRIMA INSISTE, POI AMMETTE DI NON ESSERE LAUREATO: E’ FALSO IDEOLOGICO (ART 13 DEL CODICE PENALE)
Il VI Municipio di Roma, conosciuto come quello delle “Torri”, è l’unico territorio in mano al centrodestra della Capitale; la maggioranza è solida e ha registrato recentemente l’arrivo di nuovi consiglieri da altri partiti.
Il Presidente è Nicola Franco (FdI)
Prendendo in esame il suo curriculum depositato presso il Comune, alla voce ‘Istruzione e Formazione’ il minisindaco riporta una laurea in “Scienze Ingegneria Civile” conseguita nel 2010.
In quale università non è dato saperlo, e allora facciamo un rapido passaggio su Facebook dove Nicola Franco scrive di aver studiato alla “Sapienza, Università di Roma”.
La Sapienza: “Non risulta alcun Franco Nicola laureato”
Ma Barbara Sabatini, responsabile dell’Ufficio Stampa dell’ateneo ci fa sapere che: “A seguito di verifiche effettuate, non risulta alcun Franco Nicola laureato presso questo ateneo”.
Ed effettivamente nemmeno esiste in tutta Italia una denominazione di corso di laurea simile a “Scienze Ingegneria Civile”.
Continuiamo le ricerche presso altre università, comprese quelle telematiche, ma niente.
Non rimane allora che chiedere al diretto interessato. Così, raggiunto da TPI, prima il minisindaco cincischia asserendo di essere laureato poi, incalzato, ammette: “No, allora, io ho praticamente un master di tre anni. Non si tratta di una laurea è un master in ingegneria”.
Nessun riferimento al fatto di aver mentito sul curriculum: va da sé che laurea e master non siano la stessa cosa. Inoltre per iscriversi a un master è necessario essersi laureati, oltre al fatto che in Italia non esistono “master di tre anni”.
Mentire alla Pubblica Amministrazione è illegale e genera ovvie criticità in seno al campo politico in ordine alla credibilità dei soggetti coinvolti. Inoltre, in alcuni casi, si potrebbe configurare addirittura il reato di falso ideologico.
Infatti l’art. 13 del codice penale recita: “Chiunque attesti falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione fino a due anni”.
(da TPI)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
“IN MARE NON ESISTONO CLANDESTINI, MA SOLO NAUFRAGHI”… I RESPINGIMENTI SONO INDIVIDUALI E PUOI ADOTTARLI SOLO A TERRA, DOPO AVER ESAMINATO CASO PER CASO”
Fulvio Vassallo Paleologo, giurista ed esperto di diritti umani premette che. “il principio della solidarietà, seppure giusto, è secondario in questi casi. Qui la gestione degli sbarchi deve fare riferimento non alla solidarietà, ma al diritto del mare e alle convenzioni internazionali recepite dal regolamento Frontex».
Regolamento numero 656 del 2014, ancora in vigore, e che inquadra gli obblighi di soccorso a carico di ciascuno Stato.
«Secondo il regolamento, ratificato singolarmente da ogni singolo Stato, tutti i Paesi membri hanno accettato che lo Stato responsabile dell’adempimento degli obblighi di soccorso è lo Stato di primo contatto».
Cosa significa? Vassallo, snocciolando regolamenti e convenzioni internazionali, chiarisce che lo Stato di primo contatto va identificato nel primo Paese che ha avuto notizia della richiesta di soccorso. Se il salvataggio avviene in una zona Sar (Search and Rescue) di competenza di uno Stato, deve essere quel Paese a farsi carico delle operazioni di sbarco a terra.
Il regolamento di Dublino
Nel caso delle navi ong che hanno fatto richiesta di soccorso all’Italia in questi giorni e alle quali il governo ha chiesto di far compilare la richiesta di asilo a bordo, Vassallo è perentorio: «Nessun passaggio del diritto internazionale prevede che la richiesta possa essere effettuata a bordo. Il principio superiore, la priorità è quella di portare le persone soccorse in un luogo sicuro. Prima di ogni cosa. Il luogo sicuro è la terra ferma». La richiesta inedita del governo, secondo Vassallo, ha dunque un duplice obiettivo: «Il primo è quello di preludere a una lotta in Europa per modificare il regolamento di Dublino. È il biglietto da visita di Giorgia Meloni a livello europeo».
Il regolamento – formalmente chiamato Regolamento UE n. 604/2013 – stabilisce a quale Stato compete esaminare le domande di asilo. L’idea alla base è che quest’onere spetti allo Stato che ha avuto un ruolo significativo nell’accesso del richiedente asilo sul territorio dell’Unione europea.
«Il secondo obiettivo è quello di supportare Matteo Salvini nel processo in corso a Palermo per il caso Open Arms. Le azioni del segretario della Lega, allora ministro dell’Interno, erano tese a far valere il principio – assente oggi da regolamenti e convenzioni – che la competenza del soccorso e della prima accoglienza spettasse allo Stato di bandiera della nave con a bordo i migranti. Affermare il contrario, in questo momento, significa togliere un argomento alla difesa dell’attuale ministro delle Infrastrutture che, il prossimo dicembre, è atteso in udienza a Palermo», chiosa Vassallo.
Naufraghi o migranti?
Un altro punto sollevato da Meloni in questi giorni e ribadito nella riunione con i suoi parlamentari ieri, 9 novembre, è che a bordo delle navi ong arrivate in acque italiane ci siano migranti e non naufraghi.
«Le persone sono salite a bordo in acque internazionali trasbordando da altre unità navali di collegamento e la nave che le ha prese in carico è attrezzata ed equipaggiata per ospitarle e provvedere a tutte le loro esigenze di accoglienza.
Giuridicamente, dunque, non parliamo di “naufraghi”, qualifica che ricorrere invece in regime di Sar», ha affermato la presidente del Consiglio.
Vassallo ritiene che il governo suffraghi questa tesi del “non soccorso” appoggiandosi su due considerazioni: «La prima affermazione fatta è che le ong operino in modo sistematico e, perciò, non potrebbero avvalersi delle regole internazionali per i soccorsi occasionali.
La seconda è che i soccorsi avrebbero realtà natura di eventi di migrazione irregolare e, per le ong, si configuri la responsabilità di agevolare l’ingresso irregolare di persone in un Paese estero, escludendo che le imbarcazioni che si muovono tra Sicilia, Libia e Malta siano in vere situazioni di rischio».
Tutto questo, però, sarebbe smentito dalla legislatura giuridica: «La Cassazione, ad esempio, ha stabilito che il soccorso, a prescindere da ogni altra valutazione, debba avvenire nel più breve tempo possibile».
Vassallo fa notare che il regolamento Frontex, le norme sovranazionali e i manuali redatti dall’alto commissariato Onu per i rifugiati ci dicono che, potenzialmente, tutte le imbarcazioni della tipologia che sbarca dalla Libia è considerata a rischio naufragio.
«Non solo – sentenzia il giurista -, durante il viaggio dei migranti sulle imbarcazioni, ong e non, il rischio di morte a bordo è costante. Nelle scorse ore, a Lampedusa, sono morte una donna e un bambino per ipotermia. Ecco, dovremmo considerare corresponsabili di queste morti anche gli Stati che si rifiutano di prestare soccorso, visto che c’è la consapevolezza che il rischio di morte riguarda ogni persona che attraversa il Mediterraneo in queste condizioni. Devono essere gli avvocati a stabilirlo, ma io vedo profili di rilevanza penale nei casi di abbandono in mare, al punto che si potrebbe arrivare a parlare di concorso in omicidio colposo».
Vassallo torna sulla distinzione tra migranti e naufraghi fatta da Meloni, sostenendo che quando ci sono persone in mare in situazioni di pericolo, «e i migranti lo sono per definizione in pericolo», non si può fare nessuna distinzione né in base alla nazionalità né allo stato giuridico.
«Lo dicono le Nazioni unite, in mare non esistono clandestini. Lo confermano le morti di questi giorni: sono persone a rischio di morte anche se non si verifica alcun naufragio. Ribadisco, non esiste norma che permetta di distinguere tra migranti e naufraghi. Solo una volta giunti a terra si può parlare di migranti che vogliono entrare nel Paese in modo irregolare, non in mare».
Il potere di respingimento di uno Stato, dunque, dovrebbe essere applicato solo una volta che i migranti toccano terraferma. La frontiera è a terra, non sulla nave, ripete Vassallo: «L’Italia, come voleva fare per Humanity 1 e Geo Barents, non può svolgere attività che comportano respingimenti collettivi sostenendo che si tratta di navi battenti bandiere straniere. L’Italia, contravvenendo alle norme, voleva far ripartire le due imbarcazioni ong con un gruppo di naufraghi non identificati e a cui veniva rifiutato aprioristicamente l’avvio della procedura di richiesta di asilo. Su una nave straniera che entra nelle nostre acque – conclude il giurista – vale la giurisdizione italiana e non dello Stato di bandiera».
(da Open)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
“UNA POLITICANTE, RIAMMETTERE I MEDICI NO VAX IN CORSIA E’ DEMENZIALE”
Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca si è espresso duramente contro le nuove disposizioni volute dall’esecutivo di Centrodestra che permettono il reintegro del personale sanitario sospeso per le inadempienze vaccinali.
Il governatore dem, intervenuto all’assemblea regionale di Anci Campania in corso a Caserta, ha detto: “Il nuovo Governo si è già immortalato portando i medici non vaccinati nei reparti, con una grande operazione di truffa politica e mediatica”.
Nello specifico, De Luca ha spiegato: “La cosa è stata presentata come 4mila medici che arrivano per rimpinguare il personale, ma i 4mila sono 2mila perché gli altri se ne sono andati in pensione in questi due anni, e i 2mila residui non sono tutti medici, sono medici, dentisti, psichiatri, infermieri, oss. Alla fine i medici sono una percentuale limitatissima. Serve solo a mantenere un focolaio di infezione nei reparti, in maniera tale che noi andiamo avanti. Una cosa demenziale”.
Poi, l’attacco diretto alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accusata dal governatore campano di aver spesso e volentieri strizzato l’occhio al popolo dei no-vax: “In questo – ha detto De Luca – anche il presidente ‘patriotà’ si è immortalato, perché ricordo che mentre noi facevamo la guerra per le campagne di vaccinazione c’era l’attuale presidente del Consiglio che guidava il corteo dei no vax a via del Corso con la bandiera italiana di 20 metri. Allora era difficile dire a un commerciante che devi avere una gestione rigorosa, che devi chiudere alle 11 di sera, che devi avere le mascherine nelle cucine. Come era facile fare demagogia, come era difficile decidere la zona rossa perché in un comune di 13mila abitanti avevamo 500 casi di Covid”.
Non è la prima volta che Vincenzo De Luca si scaglia contro le decisioni del Governo Meloni in materia di Covid. Lo scorso 1 novembre, il governatore campano aveva detto in merito: “Gravissima e irresponsabile la decisione del governo di riammettere negli ospedali e nelle Rsa Medici No vax. Un’offesa alla stragrande maggioranza dei medici responsabili, e un’offesa ai pazienti. Altro che rifiuto di una gestione ideologica dell’emergenza! Questa è davvero una decisione tutta ideologica, totalmente irresponsabile, e degna della peggiore politica politicante”.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
ZAIA GUIDA IL FRONTE NO TRIV: “TRIVELLARE L’ADRIATICO CREA PROBLEMI AL NOSTRO TURISMO”
Contro le trivellazioni nell’Adriatico, come nel 2016. Luca Zaia, il governatore leghista del Veneto, ricorda che sostenne quel referendum e il no alle trivelle vinse con l’86%. “Oggi, confermare quel no non è soltanto una questione di coerenza”.
In un’intervista al Corriere della Sera, il presidente della Regione Veneto segnala che “gli esiti della subsidenza — lo sprofondamento dei terreni e dei fondi marini — in seguito alle trivellazioni degli anni Cinquanta sono stati imponenti e devastanti. Ci sono zone in cui il fondo si è abbassato di quattro metri, con una progressione dei cedimenti anche oggi inesorabile”.
Oltretutto “la prima industria del Veneto è il turismo, la metà del fatturato viene proprio dalle spiagge”. Diversa la situazione della vicina Croazia, perché “noi abbiamo fondali sabbiosi, non rocciosi come quelli della Croazia. É tutto un altro contesto ed è ovvio che qualche punto interrogativo ci venga in mente”.
Zaia chiarisce che “la nostra non è una posizione ambientalista e tantomeno ideologica”, ma presa su base scientifica. “Il combinato disposto tra morfologia e fragilità del territorio ha dato esiti pessimi. Piuttosto, ripeto, si approfitti del rigassificatore che abbiamo e spingiamone al massimo le potenzialità”. E ancora: “L’Adriatico è un mare ma con molte delle caratteristiche di un lago. In questo contesto, gli effetti di eventuali danni ambientali sarebbero devastanti per il turismo e balneazione in un raggio amplissimo, con un danno anche d’immagine complessivo enorme: il 66% dei nostri turisti sono stranieri”.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
IL BIMBO MORTO PER IPOTERMIA DAVANTI A LAMPEDUSA PESAVA 3,3 CHILI, CORRISPONDENTI AL PESO DI 440 MONETE DA 1 EURO CHE IN QUEL CASO TUTTI SAREBBERO CORSI A RECUPERARE
Pesava 3 chili e 300 grammi, veniva dalla Costa d’Avorio ed era lungo 50 centimetri. Si dice “lungo” e non “alto” perché i bambini di venti giorni si misurano distesi, nessuno cammina o sta in piedi a quell’età, e lui – per l’appunto – era nato venti giorni fa e stava in collo alla madre, su un barchino con altri 35 disperati, quando è morto.
È morto per ipotermia, che poi vuol dire che quando il corpo si raffredda il metabolismo si rallenta, e impiega tutte le energie per mantenere vivi gli organi vitali, poi a un certo punto – quando fa davvero freddo – non è più sufficiente neanche quello e si blocca l’attività del cervello e poi quella del cuore. Sembra una morte nel sonno, ma è peggiore.
3 chili e 300 grammi sono 440 monete da 1 euro. Che chiunque si getterebbe in mare per recuperarle, se cadessero fra i polpi e gli scorfani. Oppure se galleggiassero su un canotto, chi è che non si affaccerebbe per tirare a bordo un sacchetto con 440 monete da un euro
Lo stesso peso, trattandosi di un bambino, invece no. Un bambino non è mica come un sacco di monete, il bambino è un costo, per questo chiudono le frontiere, le finestre, sprangano le porte e poi – se al freddo del mancato recupero in mare qualcuno muore – “non si sarebbe dovuto imbarcare”. Anzi, alcuni accusano anche la madre: “Disgraziata, non si affronta un viaggio così pericoloso con un bambino così piccolo”.
E se il mondo fosse giusto, avrebbero ragione. Chi è che affronterebbe per sé e per suo figlio il rischio della morte, se restare a terra fosse più sicuro? Nessuno.
Ma quando imbarcarsi è l’unica possibilità di sopravvivere, a quel punto il buon genitore, o amico, decide di salire su qualsiasi bagnarola, anche se fa molto freddo. E’ così che funziona.
Tra l’altro quel bambino aveva problemi di respirazione alla nascita, la madre voleva farlo curare in Italia, per questo si era imbarcata, e gli è morto di freddo fra le braccia.
440 euro in monete da 1 euro, che non hanno bisogno di essere riscaldate, non chiedono il latte ogni tre ore, non frignano e non si cacano addosso. Pecunia non olet, nevvero?
Può sembrare strano però alla fine è davvero soltanto una questione economica il motivo dei respingimenti: gli immigrati non li vogliono perché costano, anche se tecnicamente non sarebbe neanche vero perché quello che versano in contributi è superiore a quello che lo Stato italiano paga per l’accoglienza, ma la percezione è quella: non possiamo permetterceli. Il gas è rincarato. Le buche per le strade vanno coperte e costano, a proposito: giusto per capire, ora che il bambino di 3 chili e 300 grammi è morto, e cioè non dovremo pagare il gas per scaldargli il latte, quante buche in più potremo coprire per le strade di Roma? Quante buche vale un bambino di 20 giorni?
Sono convinto che scritta così suoni male anche ai cattivisti. Però è quello che fanno ogni volta che dicono qualcosa come “non fateli sbarcare”.
Ogni ritardo provoca delle conseguenze, e sul crinale fra la vita e la morte è più semplice scivolare giù.
A proposito: abbiamo risparmiato un sacco, negli ultimi giorni. Ieri era morta una donna al poliambulatorio di Lampedusa, anche lei per ipotermia, dopo alcuni giorni di ricovero. Vabbè, in quei giorni di ricovero avrà comunque usufruito della mensa dell’ospedale, immagino quattro giorni di purè e piselli ci sia costata.
Nelle ultime tre settimane cinque bambini sono morti. Il 20 ottobre su un barchino in fiamme un bambino di un anno e una bambina di due. Due giorni dopo, un’imbarcazione di migranti si è ribaltata e un’altra neonata è annegata. Poi dopo qualche giorno due gemelli di un mese, per un incendio a bordo.
Non si può semplicemente dire che non devono partire, sarebbe scorretto. Loro continueranno a partire, perché è la scelta più logica per chi non ha più neanche le pezze per sedersi.
Non si può dire neanche che si è ricevuto un mandato dagli elettori per difendere i confini, non è così, e comunque di fronte alla disperazione non ci sono mandati, dovrebbe esserci la politica che salva, non quella che moltiplica i sommersi
Non si può dire “ma poi l’accoglienza non funziona”, perché se non funziona (ed è vero che funziona soltanto in piccola parte) deve essere ristrutturata, dando fondi in più e non togliendoli come fece Salvini (Conte era il premier) con i Decreti Sicurezza.
Non si può dire “deve occuparsene l’Europa” come scusa per lavarsi la coscienza e disinfettarsi le mani quando poi si impedisce addirittura il lavoro delle ONG in mare.
L’Europa DEVE essere coinvolta, in parte lo è e ovviamente potrebbe fare di più. Ma non può essere detto con il ricatto giocato sulla pelle dei disperati: o ve li prendete oppure guardate insieme a noi come affogano mentre fanno “glu glu”.
Tutto questo non è umano.
(da Fanpage)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
È LA SPIA DI QUEL CHE POTREBBE ACCADERE IN UE SU DOSSIER COME PNRR E RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ… MATTARELLA INCAZZATO, ORA CERCHERA’ LUI DI METTERCI UNA PEZZA
La crisi diplomatica tra Italia e Francia sulla nave Ocean Viking e il suo carico di migranti rischia di avere conseguenze pesantissime per il nostro Paese. Giorgia Meloni ha gestito in maniera mal-destra la situazione.
Nel faccia a faccia in Egitto alla Cop27 aveva chiesto a Macron il favore di accollarsi il “carico residuale” (copyright Piantedosi), ma invece di mantenere un basso profilo e ringraziare, dal governo sono partite le esultanze in stile bulletti del quartierino.
Salvini, che non vedeva l’ora, subito ha sentenziato: “Bene, l’aria è cambiata”. A seguire, è arrivata Forza Italia: “La fermezza del governo paga”.
E adesso che cosa succede? La richiesta francese di sospendere l’accordo per la redistribuzione di 3500 rifugiati è un pericolo segnale per l’Italia: non solo perché ci lascia soli e con le spalle al muro nel gestire l’ondata migratoria, ma anche perché è la spia di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi con l’Europa su dossier ben più importanti come Pnrr, riforma del patto di stabilità e “bollinatura” della manovra.
La pessima gestione del caso ha mandato su tutte le furie Mattarella, informato del pasticcio diplomatico mentre era con i reali olandesi in visita ufficiale.
Spetterà a lui, domani, telefonare a Macron per limitare i danni e stemperare la tensione tra Roma e Parigi. Morale della fava: il faccia a faccia a Roma tra “Mounsier Arrogance” e la Meloni che doveva servire ad aprire un canale di dialogo privilegiato, è stato completamente vanificato dal pastrocchio sui migranti.
(da Dagoreport)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
L’OBIETTIVO È ISOLARE IL GOVERNO ITALIANO CON TANTI SALUTI ALL’OSTENTATO ASSE ROMA-PARIGI DEI TEMPI DI DRAGHI… C’ERA UN ACCORDO PER CUI UN TERZO DEI PROFUGHI L’AVREBBE ACCOLTO LA FRANCIA E UN TERZO LA GERMANIA: MA IL GOVERNO ITALIANO HA VOLUTO FARE IL BULLO E ORA LA PAGHERA’
Il presidente francese Emmanuel Macron ha rotto gli indugi e ha deciso di permettere lo sbarco della Ocean Viking «in via eccezionale» in Francia, nel porto di Tolone, dove è attesa entro venerdì.
Dopo giorni di braccio di ferro con l’Italia, Macron ha deciso di fare un gesto «umanitario» nonostante sia convinto che secondo il diritto internazionale spetti all’Italia, porto sicuro più vicino, accogliere i migranti a bordo della nave della ong Sos Mediterranée.
La Francia prende atto del rifiuto dell’Italia e offre una soluzione di emergenza, ma in cambio di un attacco durissimo al governo italiano.
È toccato al ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, al termine del consiglio dei ministri all’Eliseo, dare l’annuncio che la Ocean Viking sarà accolta a Tolone, e anche mostrare tutto il disappunto da parte francese nei confronti dell’Italia.
Per la Francia è una questione fondamentale su due livelli: a livello bilaterale ed europeo, si sottolinea la svolta negativa nei rapporti con l’Italia dopo la fine della straordinaria intesa con il precedente governo Draghi; a livello interno, Macron vuole mostrare quell’umanità invocata dall’opposizione di sinistra e da ampie parti della sua stessa maggioranza, ma non vuole mostrarsi debole di fronte all’immigrazione clandestina, evitando di dare ragione alle critiche dell’estrema destra del Rassemblement national.
Darmanin ha parlato di una «scelta incomprensibile» e «inaccettabile» dell’Italia, accusata di avere dato prova di «mancanza di umanità e professionalità».
Sono toni eccezionali in diplomazia, ancora di più nei confronti di un Paese con il quale appena un anno fa era stato stipulato il solenne Trattato del Quirinale per una cooperazione rafforzata.
Il ministro dell’Interno francese ha ricordato che l’Italia non ha accolto nessuna delle 43 richieste rivolte da Ocean Viking, ed è per questo che dopo 20 giorni martedì la ong SOS Méditerranée si è rivolta alla Francia e la nave ha fatto rotta verso la Corsica. Secondo le regole europee, ricorda Darmanin, i 243 passaggeri a bordo della nave avrebbero dovuto sbarcare nel porto sicuro più vicino, quindi in Italia, e quel punto la Francia avrebbe accolto un terzo dei passaggeri mentre un altro terzo sarebbe stato redistribuito in Germania.
In risposta a questo «comportamento inaccettabile», la Francia ha sospeso l’accoglienza di 3500 rifugiati che attualmente si trovano in Italia. «Con effetto immediato, la Francia sospende tutti i trasferimenti di questi 3.500 rifugiati in Italia e chiede a tutti gli altri partecipanti al meccanismo europeo, in particolare alla Germania, di fare lo stesso», ha dichiarato Darmanin.
Un meccanismo europeo consente la ricollocazione dei migranti che arrivano in Italia in altri Paesi europei in base al diritto internazionale e al diritto del mare. Da giugno 2022 uno schema di ricollocazione prevede che una dozzina di Stati membri, tra cui Francia e Germania, accolgano volontariamente i migranti arrivati in Paesi come l’Italia. Finora però solo 117 migranti sono stati ricollocati dall’Italia verso altri Paesi europei, nell’ambito del meccanismo adottato a giugno.
Parigi poi sta studiando anche altre misure di ritorsione contro l’Italia. «La Francia trarrà tutte le conseguenze dell’atteggiamento italiano sugli altri aspetti delle relazioni bilaterali», ha detto Darmanin. E quindi, oltre al blocco dei 3500 rifugiati, «la Francia adotterà nelle prossime ore misure per rafforzare i controlli alle nostre frontiere interne con l’Italia».
Si discuterà poi anche a livello europeo e «la Francia organizzerà nei prossimi giorni, con la Commissione europea e la Germania, una riunione che metterà in atto, nel pieno rispetto del diritto internazionale, il quadro che ci permetterà di trarre le conseguenze dell’atteggiamento italiano, per regolare meglio le azioni di salvataggio in mare da parte delle navi delle Ong nel Mediterraneo», ha detto ancora il ministro dell’Interno.
Quattro passeggeri in difficili condizioni di salute sono stati già evacuati dalla Ocean Viking e trasferiti in elicottero all’ospedale di Bastia, in Corsica. La presidente macronista dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, si è dichiarata favorevole all’accoglienza dei passeggeri della Ocean Viking «nonostante la Francia non sia tenuta a farsene carico in base alla regole europee»: «C’è il diritto, ma c’è anche quello che dobbiamo fare come esseri umani nei confronti di altri esseri umani».
(da Il Corriere della Sera)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
L’OCEAN VIKING DIVENTA UN CASO DIPLOMATICO CON LA FRANCIA: COSI’ I SOVRANISTI PERDONO L’UNICA SPONDA TRA I PAESI FONDATORI
A pochi giorni dall’incontro informale di Giorgia Meloni con Emmanuel Macron, che sembrava essere il preludio a un rapporto di collaborazione, le relazioni tra i due Paesi sono diventate molto tese.
Il tema al centro dello scontro è quello dei migranti e della ripartizione tra Stati membri dell’Unione.
«A seguito dell’accoglienza della nave Ocean Viking in Francia dopo il rifiuto italiano, è chiaro che ci saranno conseguenze estremamente gravi per le nostre relazioni bilaterali», ha dichiarato il ministro degli Interni francese Gérald Darmanin.
Secondo la Francia, che in mattinata ha sospeso gli accordi sull’accoglienza dei migranti dallo stivale e ha invitato gli altri Paesi a fare lo stesso, l’Italia ha beneficiato del sostegno economico dell’Ue ma non sta rispettando il diritto internazionale.
«È il governo italiano che ci rimetterà», ammonisce Darmanin, «eravamo impegnati con la Germania a ricollocare 3.500 persone entro la prossima estate: bisognerebbe organizzare le cose in modo diverso, l’Italia se ne sta approfittando, restando egoista con una patina di umanità difficilmente comprensibile quando dei rifugiati, e in particolare dei bambini, si presentano nel suo porto».
Il braccio di ferro non è destinato a concludersi a breve. Secondo Parigi, il governo italiano ha avuto un comportamento «contrario al diritto internazionale, alla solidarietà e agli impegni del governo italiano precedente». Non solo.
Darmanin ha anche annunciato che la Francia rafforzerà i controlli alle frontiere con l’Italia: «Il rafforzamento delle nostre frontiere mostrerà che, sfortunatamente, possiamo impedire un certo numeri di passaggi dalla frontiera italiana».
(da agenzie)
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