Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
“LE NOSTRE LEGGI VIETANO DI DISCRIMINARE IN BASE AL SESSO, ALL’ETA O A UN’INFERMITA’ IN ATTO”
Il provvedimento Piantedosi? “È contrario alla legge del mare, alle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, e alla nostra Costituzione”.
Distinguere a bordo tra chi è fragile e chi no? “Le nostre leggi vietano di discriminare in base al sesso, all’età, oppure a un’infermità in atto”.
Non ha dubbi Giovanni Maria Flick, ex presidente della Consulta ed ex Guardasigilli
Il ministro dell’Interno è Piantedosi, e non Salvini, ma sembra proprio che siamo tornati a 4 anni anni fa e alla “guerra” dell’Italia contro i migranti.
“Sì, è proprio così, ma questa è una guerra più che contro di loro contro chi li salva applicando la legge fondamentale del mare, l’ordinamento internazionale, e la nostra Carta”.
Di che leggi parla?
“Di tutte quelle che prevedono il salvataggio di chi rischia la vita in mare e che impongono di accogliere subito la nave in un porto sicuro e vietano di rimandare nello stesso posto da cui è fuggito chi si trova in pericolo”.
Se le cose stanno così il decreto di Piantedosi è illegittimo.
“Lo ritengo contrario alla legge del mare, alle convenzioni internazionali e alla nostra Costituzione”.
In che senso è incostituzionale? Perché blocca i migranti sulle navi e pretende di distinguere tra chi è “fragile” e chi no?
“Per entrambe queste ragioni. Perché la vita è sacra e la Costituzione non attribuisce all’autorità pubblica il diritto di distinguere il grado di pericolo e la diversità di posizione tra coloro che rischiano la vita o che comunque verrebbero respinti. L’accoglienza in un porto “sicuro” è il presupposto necessario per verificare se quelle persone possano essere accolte oppure no”.
Questa “selezione” il governo vuole farla direttamente sulle navi. È mai possibile?
“Forse potrebbe esserlo su navi che battono bandiera italiana e sono parte del territorio nazionale. Ma non può esserlo su navi straniere e da parte di chi sta tentando di salvare persone in pericolo”.
Certo è paradossale pensare che l’equipaggio di una Ong possa assumere le funzioni proprie di un ufficio di polizia di frontiera.
“Sono d’accordo. Non si possono imporre questi obblighi a chi sta operando un salvataggio per spirito umanitario e per giunta in condizioni di grande difficoltà”.
Esiste un criterio per decidere che una mamma e un bambino possono scendere a terra perché “fragili”, mentre il marito e padre deve restare a bordo?
“Mi pare veramente sconcertante. Quando la nave entra nel territorio italiano chi è a bordo è soggetto alla nostra legge. Che non discrimina le condizioni di fragilità in base al sesso, all’età, oppure a un’infermità in atto. Ogni migrante ha alle spalle un viaggio drammatico, forse le torture nei campi libici, e adesso incombe su di lui pure il rischio di essere rimandato indietro”.
Queste navi non sono italiane. Si può chiedere al comandante una simile procedura?
“Le convenzioni internazionali impongono il diritto-dovere di portare la nave in un porto sicuro; non certo quello di operare o condividere discriminazioni tra un migrante e l’altro”.
Ma proprio a quel comandante l’Italia, con le nuove regole del ministro dell’Interno, ordinerà di rimettersi in mare con il suo carico di migranti, a quel punto parziale…
“L’Italia non può imporre una simile procedura, deve risolvere prima il problema a livello europeo, perché ha sottoscritto gli accordi di Dublino che l’hanno investita della funzione di controllo delle frontiere europee lungo 800 km di costa. Il nostro Paese ha il dovere di accogliere i migranti e di verificare poi, quando tutti sono in salvo, chi possa restare e chi no”.
Ma ha letto cosa propone il governo? L’asilo spetterebbe alla nazione cui appartiene la Ong che ha salvato i migranti.
“L’Italia, lo ripeto, non può dimenticare le convenzioni e gli accordi che ha sottoscritto in cui questa nuova soluzione ovviamente non è prevista e peraltro contraddice la necessità che la nave venga accolta “sollecitamente” in un porto sicuro. In ogni caso non possono essere i migranti a pagare il prezzo delle diatribe tecniche e politiche del nostro governo in conflitto con gli altri membri della Ue, né tantomeno si possono “monetizzare” gli stessi migranti perché vengano trattenuti da paesi che non rispettano i diritti umani o perché non vengano usati per creare difficoltà alla Ue”.
(da La Stampa)
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Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
L’ENPA: “ALLIBITI, PAROLE CONTRARIE ALLA SCIENZA”
Tra le opzioni per ridurre la presenza dei grandi predatori nelle montagne trentine e altoatesine, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida “non esclude” che si possa ricorrere all’abbattimento di tutti gli animali ritenuti “problematici”.
Insieme ai colleghi di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì (eletto alla Camera) e Marco Galateo (neo consigliere provinciale), il ministro ha fatto visita in Alto Adige, parlando dell’argomento con la stampa: “Dobbiamo proteggere le specie in estinzione, ma non incrementare le specie che possono essere dannose per allevatori e produzione nazionali”, ha chiarito.
Intervistato dal Corriere della Sera, l’esponente di Fratelli d’Italia ha invitato a una discussione “pragmatica e non ideologica” sul tema. “Bisogna proteggere i lupi così come gli ungulati e i bovini – ha dichiarato Lollobrigida – è però evidente che se 30 anni fa alcune specie erano in estinzione, come i lupi, oggi sono invece sovrabbondanti: questo è un dato di fatto.
Dichiarazioni che hanno lasciato “allibito” l’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa), che in una nota ufficiale ha definito la posizione di Lollobrigida “contraria alla scienza e offensiva per milioni di italiani che sono da sempre contrari alle uccisioni dei grandi carnivori”, il patrimonio “più prezioso della nostra biodiversità, peraltro in gravissimo declino”. L’ente ha ricordato al ministro che esistono “metodi ecologici, scientificamente validati, per la prevenzione di eventuali conflitti tra fauna selvatica e attività umane”.
“Peraltro – conclude la nota – riconoscere a prima vista un lupo è quanto mai complicato e si rischia, con la politica degli abbattimenti, di colpire ibridi e quindi di fatto di autorizzare l’uccisione di cani, reato punito dal Codice penale”.
(da agenzie)
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Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
“ESISTE LA LEGALITA’ COSTITUZIONALE, NON LA “LEGALITA” CHE PIACE AL GOVERNO”
Il governo italiano, che si sta dimostrando sempre più populista, ha riportato in primo piano la questione dei migranti, principalmente per distrarre l’opinione pubblica dai gravi problemi che ci attanagliano sul piano economico, sanitario e della crisi ambientale globale.
Impressionante è l’atteggiamento che il governo ha adottato nei confronti delle 4 navi delle Ong (le poche che sono rimaste dopo le false denigrazioni contro di loro e l’affidamento alla Libia dei compiti di salvataggio), il quale, dopo aver disposto la chiusura dei porti, a seguito delle pressioni tedesche ha deciso di far sbarcare soltanto le donne incinte e i bambini e le persone bisognose di cure, respingendo in mare gli altri, benché estenuati dalla lunga permanenza a bordo. Infliggendo a loro un brutale colpo psicologico che agisce sulla salute umana molto più dei mali fisici.
Si tratta di un comportamento fortemente disumano, come l’ha definito Papa Francesco, e contrario sia alla nostra Costituzione, sia al diritto internazionale per i rifugiati.
Infatti l’articolo 117, comma 1, della Costituzione sancisce che le nostre leggi devono rispettare la Costituzione e i vincoli che derivano dagli obblighi internazionali.
E un ben chiaro obbligo internazionale deriva dall’articolo 33 della convenzione di Ginevra, da noi recepita, secondo il quale “nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza o delle sue opinioni politiche”.
Detto comportamento del nostro governo viola anche l’articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione), secondo cui “le espulsioni collettive sono vietate e nessuno può essere allontanato, espulso e estradato verso uno Stato in cui esiste il rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti”.
Da precisare in proposito che secondo la giurisprudenza della Corte europea di Strasburgo anche i respingimenti collettivi in acque internazionali sono vietati.
E si deve ancor precisare che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sancito che “secondo il diritto internazionale, in materia di tutela dei rifugiati, il criterio decisivo di cui tenere conto per stabilire la responsabilità di uno Stato non è quello che una persona si trovi nel territorio dello Stato o a bordo di una nave battente bandiera dello stesso, bensì che esso sia sottoposto a controllo effettivo e all’autorità dello Stato di cui si tratta”.
Insomma il divieto di respingimento costituisce un principio di diritto internazionale consuetudinario e vincola tutti gli Stati, compresi quelli che non sono parti della Convenzione delle Nazioni Unite, relativa allo status di rifugiati. Si tratta di una norma cogente e imperativa che non subisce nessuna deroga.
Il governo italiano si è dunque macchiato di una colpa gravissima e si tratta di un comportamento che è contro i sentimenti di comprovata solidarietà della maggioranza degli italiani.
C’è da ribadire infine che errato è anche il concetto di legalità propugnato da Fratelli d’Italia, perché, da quando è entrata in vigore la Costituzione, non esiste più una legalità senza aggettivi, ma esiste soltanto una “legalità costituzionale”. Che è cosa ben diversa dalla legalità che intendono Meloni e il suo partito.
Paolo Maddalena
(da agenzie)
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Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
NON E’ CREDIBILE, SENZA AVER FATTO PRIMA AUTOCRITICA, CHI PORTO’ AVANTI LA POLITICA INFAME DEI PORTI CHIUSI
Giuseppe Conte rompe il silenzio sull’emergenza in corso in questi giorni a Catania, e in generale al largo delle coste italiane.
Mentre il governo italiano ha deciso di riaprire la guerra alle Ong, con la scelta di provvedere allo sbarco selettivo dei naufraghi sulle navi Humanity 1 e Geo Barents, l’ex presidente del Consiglio – che al tempo del Conte uno appoggiò la politica dei porti chiusi – interviene pesando bene le parole: “In questi giorni il governo si ritrova subito ad affrontare il problema degli sbarchi di migranti giunti sulle nostre coste con imbarcazioni gestite da Ong – scrive Conte – Scoprirà presto che il tema dei flussi migratori è ben complesso e va affrontato con politiche di ampio respiro, senza facili slogan o esibizioni muscolari a danno di persone e famiglie disperate. Soprattutto, questo governo scoprirà che il nazionalismo arrogante non porta da nessuna parte e che tutte le iniziative in materia vanno inquadrate in una dimensione di solidarietà europea”.
“Quella stessa solidarietà a cui si oppongono proprio gli amici ungheresi e polacchi del Presidente Meloni, che con le loro rigidità vorrebbero che le politiche migratorie fossero questione esclusiva dei Paesi di primo approdo – Italia compresa. L’urgenza di queste ore evidenzia invece che la gestione dei flussi migratori non può essere demandata alle diverse disposizioni delle singole nazioni. Serve un coordinamento europeo per l’adozione di un meccanismo comunitario di gestione, accoglienza e redistribuzione dei migranti che raggiungono le coste europee. Dobbiamo incrementare le iniziative di cooperazione, nel segno di un partenariato fra eguali, con i Paesi terzi di origine e di transito delle rotte migratorie. Abbiamo bisogno di rafforzare il sistema dei rimpatri per i migranti che non hanno diritto ad alcuna protezione.
Allo stesso tempo “è necessario perorare il superamento del Trattato di Dublino e del criterio del Paese di primo arrivo (chi sbarca in Italia, sbarca in Europa) – insiste ancora Conte – nonché rilanciare l’istituzione di Centri di protezione internazionali nei Paesi di transito”.
E aggiunge: “Solo il complesso di queste iniziative congiunte e sinergiche può portare a contrastare questa moderna ‘tratta dei disperati’ che consente alle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di essere umani di lucrare sulla sofferenza delle persone. Tutte queste iniziative vanno affrontate con equilibrio, perché il diritto di ogni Stato sovrano a controllare i propri confini non giustifica la violazione delle molteplici norme di diritto internazionale che tutelano la dignità di ogni essere umano”.
“Trattenere in mare per alcuni giorni in più donne, uomini e minori comunque destinati a sbarcare non risolve il problema – conclude il leader pentastellato – evitiamo iniziative di pura propaganda. Lavoriamo in modo serio per soluzioni plausibili e pienamente in linea con la tutela dei diritti fondamentali”.
(da Fanpage)
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Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
ERA PREFERIBILE PARCHEGGIARLO SEI MESI A TRAUMATOLOGIA
Ha inciso sulla cattedra dell’aula svastiche e frasi antisemite e, dopo essere stato individuato dalla professoressa, le ha tirato un pugno in faccia.
È quanto accaduto lo scorso 20 ottobre in una classe di seconda superiore all’Istituto tecnico superiore «Andrea Ponti» di Gallarate, in provincia di Varese, durante una lezione incentrata sul tema dell’inclusione sociale. Lo studente è stato sospeso per l’intero anno scolastico, su decisione del corpo docenti dell’istituto e del preside Giuseppe Martino.
In una nota stampa diffusa dai vertici scolastici dell’Istituto, Ponti è stato fermamente condannato il gesto dello studente ed è stata espressa solidarietà alla docente, sottolineando che «i primi a prendere le distanze dal triste episodio sono proprio gli studenti», colpiti dalla violenta aggressione contro la professoressa.
«Talvolta siamo costretti a vivere eventi estranei dal contesto a cui vorremmo appartenere, che non riproducono il nostro sistema di valori, riguardo ai quali le nostre energie vogliono incidere al fine di generare un profondo reciproco rispetto nelle relazioni interpersonali. Tali episodi non rispecchiano i valori della comunità che li subisce e rispetto ai quali la stessa manifesta profondo sdegno», si legge nella nota diffusa dal preside dell’istituto Ponti.
«La volontà della docente è avviare un momento formativo importante, proprio per maturare il senso del rispetto – prosegue la nota -. Ma le cose vanno diversamente: alla fine, turbato, lo studente responsabile, sentendosi smascherato, regala un occhio nero alla docente».
L’intera la comunità del Ponti, dagli insegnanti, al personale amministrativo e gli stessi studenti, «esprime alla docente sostegno, supporto e stima e si stringe intorno a lei per far sì che riesca a superare il momento di smarrimento e ansia che le ferite interiori (non visibili) inevitabilmente portano come strascico. Un sostegno morale a una collega che tanto si spende per i ragazzi, principale perno di una professione votata a favorire la crescita dei cittadini di domani. La comunità scolastica condanna questo atto che offende una professionista, un pubblico ufficiale, una donna. La sanzione comminata è stata la sospensione dello studente per tutto l’anno scolastico».
In chiusura della nota, l’istituto sottolinea: «Ognuno ha il diritto di lavorare e vivere la propria vita in sicurezza e nel rispetto della propria identità e delle proprie posizioni intellettuali. È attraverso il confronto delle idee che si sviluppa lo spirito democratico e un positivo clima di libera convivenza civile».
(da agenzie)
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Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
IN QUESTO CASO PERCHE’ PIANTEDOSI E SALVINI NON DIFENDONO I SACRI CONFINI (DEL RIDICOLO)?… IL LORO ODIO E’ RIVOLTO SOLO ALLE ONG O FORSE SANNO CHE SAREBBERO INCRIMINATI PER OMISSIONE DI SOCCORSO?
Mentre il governo continua a intimare alla nave di Sos Humanity di lasciare il porto di Catania, le autorità italiane hanno soccorso un altro gruppo di migranti provenienti dalla Libia
Circa 500 migranti sono stati salvati al largo della Sicilia in un’operazione di ricerca e soccorso gestita dall’Italia, con l’intervento di un rimorchiatore e di due motovedette italiane. Oltre 250 persone sono state portate dalle motovedette ad Augusta, in provincia di Siracusa, dove stanno già sbarcando. Altri 220 circa, soprattutto donne e minori, saranno invece trasferiti a Pozzallo nel ragusano.
Intanto è scattato il piano d’accoglienza, coordinato dalla prefettura di Siracusa, che prevede le verifiche sanitarie e le procedure di identificazione. Questa mattina Alarm Phone aveva segnalato 500 persone in difficoltà al largo di Malta, a bordo di un’imbarcazione partita dalla Libia tre giorni fa.
Il salvataggio e lo sbarco dei 500 migranti arriva dopo giorni di polemiche contro la linea del governo Meloni sulla gestione degli arrivi via mare
(da agenzie)
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Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
CON LE ONG ARRIVA SOLO L’11% DEI NAUFRAGHI
Dalla nave della Ong Sos Humanity sono state fatte scendere soltanto 144 delle 179 persone, tra cui bimbi, donne e un centinaio di minori non accompagnati; a bordo restano 35 maschi adulti ritenuti “non fragili”.
Situazione analoga per la nave Geo Barents di Medici senza frontiere da cui sono scesi a terra a Catania in 357 e restano a bordo 215 persone ritenute “non fragili”.
Viene da chiedersi se siamo tornati indietro nel tempo al 2019 e alla politica dei porti chiusi. Vediamo meglio i dettagli normativi. Intanto al largo delle coste catanesi restano in mare in attesa dell’indicazione di un porto sicuro anche la nave umanitaria Rise Above della Ong tedesca Mission Lifeline con 95 migranti e la Ocean Viking di Sos Mediterranee con 234.
Quanti sono le persone migranti che arrivano in Italia soccorse da navi umanitarie?
Stando ai numeri del Viminale va ricordato che tra il 1° gennaio e il 4 novembre 2022, le persone migranti arrivate nel nostro Paese via mare sono state 87.370. Dal 20 ottobre a oggi le navi delle Ong (Geo Barents, Ocean Viking e Humanity 1) hanno soccorso meno di 1.000 persone. Nello stesso periodo, in Italia sono approdate quasi 11mila persone. In tal senso gli arrivi da navi Ong costituiscono solo l’11% del totale degli sbarchi. Mentre la maggioranza delle persone migranti arrivano in Italia via terra, oppure via mare con piccole imbarcazioni gestite da trafficanti, o ancora a bordo di navi della Guardia Costiera italiana dopo un naufragio.
Il soccorso in mare è un obbligo?
Sì. La Convenzione internazionale delle Nazioni unite sul diritto del mare (Unclos) stabilisce il dovere di «prestare assistenza a qualsiasi persona trovata in mare» e «procedere il più velocemente possibile al salvataggio» (articolo 98). A essa si aggiungono la Convenzione internazionale per la sicurezza della vita in mare (Solas) e la Convenzione internazionale sulla ricerca e il soccorso marittimi (Sar). Secondo quest’ultima, sono istituite – d’intesa tra gli Stati costieri – zone di ricerca e salvataggio, le zone Sar, sulle quali ciascuno stato esercita la competenza al soccorso di imbarcazioni in situazione di criticità (distress).
Quale Paese è obbligato a indicare il porto sicuro di approdo dopo un soccorso?
Il Paese responsabile della zona Sar in cui è accaduto l’evento critico deve fornire al più presto un posto sicuro (place of safety, Pos), cioè un luogo ove, oltre alla cura dei bisogni primari, sia garantito ai naufraghi l’esercizio dei diritti fondamentali, tra cui quello di asilo. Poiché la Libia e gli Stati del Nord Africa non possono essere considerati “porti sicuri”, a causa della situazione di instabilità politica e, in molti casi, del mancato rispetto dei diritti umani, in caso di soccorsi avvenuti nel Mediterraneo sono responsabili di assegnare il porto sicuro Italia e Malta. Solo una volta che i naufraghi sono scesi a terra le operazioni di soccorso possono dirsi concluse.
Davvero le navi Ong devono portare i migranti nel loro Stato di bandiera?
No, il principio esposto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per il quale lo Stato di bandiera della nave di soccorso è responsabile di fornire accoglienza e altro, non è supportato dal diritto internazionale. Il Regolamento di Dublino «non è applicabile a bordo delle navi», ma entra in vigore solo nel momento in cui i naufraghi arrivano sulla terraferma.
Sia la Norvegia interpellata per la nave Ocean Viking sia la Germania per la nave Humanity 1 nei giorni scorsi avevano già replicato all’Italia allo stesso modo: «La responsabilità primaria nel coordinamento dei lavori per garantire un porto sicuro alle persone in difficoltà in mare è di competenza dello stato responsabile dell’area di ricerca e di salvataggio in cui è stata prestata tale assistenza. Anche gli stati costieri confinanti hanno una responsabilità in tali questioni».
Quello che lo Stato di bandiera deve esigere è che il comandante di una nave «presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in pericolo di vita quanto più velocemente possibile» (convenzione Unclos), mentre per il resto interviene lo stato nella cui zona Sar è avvenuto l’evento critico.
Dunque la bandiera della nave che soccorre i migranti è irrilevante per quanto riguarda il porto in cui questi devono approdare.
Perché non viene modificato il Regolamento di Dublino con un meccanismo di ricollocazione automatica delle persone migranti a livello europeo?
Il nuovo Patto sulle migrazioni proposto dalla Commissione europea per sostituire il Regolamento di Dublino è in una fase di stallo totale: in altre parole, nessuna ricollocazione obbligatoria né automatica è in vista. Il giorno dopo in cui papa Francesco ha chiesto all’Unione europea una politica di collaborazione e aiuto verso Paesi come Cipro, la Spagna, l’Italia e la Grecia si è tornati almeno a parlare di un meccanismo temporaneo di solidarietà concordato a giugno 2022 su iniziativa della presidenza di turno francese per rispondere alle difficoltà migratorie degli Stati membri di primo ingresso che si affacciano sul Mediterraneo. Una sorta di sistema per ricollocare i richiedenti asilo già registrati in un Paese di primo ingresso, come l’Italia, in un altro Paese membro dell’Ue.
A firmarlo sono stati 18 Paesi dell’Ue – tra cui l’Italia – e tre Paesi associati. Il contributo assume la forma di ricollocamento (presa in carico in uno Stato membro di richiedenti asilo già registrati in un paese di primo ingresso) o, per i Paesi che non accettano questa forma di solidarietà, si prevedono altri contributi o finanziari o di personale per la gestione dei confini. Oltre all’Italia, hanno firmato l’accordo Germania, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. Invece non hanno aderito Polonia, Ungheria, Austria, Danimarca, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia.
(da Avvenire)
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Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
ACCOUNT FALSI PER ATTACCARE BIDEN
Continuano le ingerenze russe nella politica americana a meno di 48 ore dalle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti. La conferma è arrivata da Yevgeny Prigozhin, detto lo «chef di Putin», che ha affermato di aver «interferito» e di continuare a farlo «in modo accurato, preciso, chirurgico, in un modo che è unico per Mosca».
Interferenze che sembrerebbero finalizzate a far deragliare la linea del presidente in carica Joe Biden a sostegno dell’Ucraina. Il New York Times ha dimostrato infatti che nei nei mesi precedenti alle elezioni di metà mandato – che si terranno martedì 8 novembre – sono stati riattivati account falsi per prendere di mira i candidati democratici in particolare degli Stati in bilico come Ohio, Arizona e Pennsylvania, nonché l’inquilino della Casa Bianca. Ma non solo.
Per il quotidiano statunitense i profili fake avrebbero contribuito a fomentare la rabbia degli elettori conservatori e minare così la fiducia nel sistema elettorale americano.
Quest’anno però, rispetto alle scorse elezioni presidenziali ci sarebbe un altro obiettivo: contestare gli aiuti militari a Kiev usando i soldi dei contribuenti. «È chiaro che stanno cercando di far tagliare gli aiuti e i fondi all’Ucraina», ha dichiarato al Nyt un ex soldato dell’esercito e funzionario del Pentagono, addetto alle operazioni informatiche.
Il mese scorso, il Federal Bureau of Investigation e la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency avevano lanciato un allarme sulla minaccia della disinformazione diffusa da «canali mediatici del dark web, riviste online, applicazioni di messaggistica, siti web contraffatti, e-mail, messaggi di testo e false personalità online».
Minacce che vedono tra i principali responsabili – riporta il quotidiano americano – la Internet Research Agency dell’oligarca Yevgeny Prigozhin, lo «Chef di Putin».
Chi è lo «Chef di Putin»
Yevgeny Prigozhin, miliardario pietroburghese proprietario di numerosi ristoranti e di una società di catering, è infatti un convinto sostenitore dell’invasione russa in Ucraina: a capo del network di mercenari del Wagner Group, a inizio ottobre aveva chiesto ai deputati della Duma di unirsi ai soldati che combattono in Ucraina e costretto i detenuti ad arruolarsi nel conflitto. Prigozhin è sottoposto a sanzioni statunitensi per il suo presunto ruolo nell’ingerenza nelle elezioni presidenziali del 2016.
(da agenzie)
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Novembre 7th, 2022 Riccardo Fucile
IL CIUCCIO DELLA MELONI SI È DIMENTICATO CHE C’È GIÀ STATA: ERA IL 2015, LA SERIE SI CHIAMAVA “L’ORIANA”, CON VITTORIA PUCCINI E LUI LAVORAVA GIÀ IN RAI
Gaffe per Gennaro Sangiuliano. “Basta con i fondi dati solo ai film di sinistra. Chiederò alla Rai di fare una fiction sulla vita di Indro Montanelli e su quella di Oriana Fallaci“, ha dichiarato il ministro della Cultura in un’intervista rilasciata a “Il Giornale“.
Lo scivolone dell’ex direttore del Tg2 è stato subito rilanciato sui social, proprio il servizio pubblico ha realizzato una miniserie dedicata alla giornalista e scrittrice fiorentina.
“L’Oriana”, questo il titolo, è stata trasmessa su Rai1 nel 2015, il 16 e 17 febbraio.
Protagonista Vittoria Puccini, alla regia Marco Turco. Prodotto disponibile ancora su RaiPlay, dove sono si trovano con facilità numerosi contenuti anche su Indro Montanelli.
(da Dagoreport)
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