Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
I GIUDIZI POSITIVI SULL’OPERATO DELLA MELONI SONO SCESI AL 44% E L’INDICE DI GRADIMENTO È AI MINIMI DA INIZIO MANDATO… IL PD CRESCE DI 2 PUNTI GRAZIE AL CARISMA DI ELLY SCHLEIN
Il cambiamento più significativo rispetto al mese di febbraio
riguarda gli orientamenti di voto che fanno registrare una crescita del Pd (+2%) e una flessione di qualche decimale dei partiti della maggioranza e del Movimento 5 Stelle.
Nel complesso il centrodestra, pur rimanendo saldamente in testa alle preferenze degli elettori, arretra di 1,7%, mentre il centrosinistra sale, passando dal 22,5% al 24,5%.
Se si materializzasse nuovamente l’ipotesi, invero al momento piuttosto ardua, di «campo largo» (centrosinistra più M5S e Terzo polo) la situazione sarebbe ad oggi di grande equilibrio, con le coalizioni distanziate di un solo punto (47,5% a 46,5% per il campo largo).
Va sottolineato che l’astensione si riduce del 2,7%, riportandosi su valori simili a quelli fatti registrare alle elezioni politiche del 25 settembre.
Ciò significa che il calo percentuale dei partiti della maggioranza di fatto non si traduce in un calo effettivo, dato che in valori assoluti corrisponderebbe a circa 140 mila elettori a fronte di una crescita dei partiti del centrosinistra di circa 850 mila elettori (quasi tutti conquistati dal Pd).
Ne consegue che l’aumento della partecipazione risulta la principale causa della crescita dei democratici, le prime mosse di Schlein sembrano aver riportato al voto una parte di astensionisti attratti dalle novità proposte dalla neosegretaria.
Inoltre, il Pd sembra beneficiare di un flusso di voti provenienti dai 5 Stelle (che ha scavalcato al secondo posto nella graduatoria), ma è presto per dire se si aprirà una vera e propria competizione tra le due principali forze dell’opposizione che si posizionano nell’area progressista.
Quanto alle opinioni sull’operato del governo e della premier, i giudizi positivi sono in calo di due punti e si attestano rispettivamente al 43% per l’esecutivo (stesso valore dei giudizi negativi) e al 44% per Giorgia Meloni (contro il 42% che si esprime negativamente).
Dunque, il Paese appare sempre più diviso e le vicende delle ultime settimane sembrano aver polarizzato le opinioni, basti pensare alla tragedia di Cutro, alle polemiche sui soccorsi e sul famoso karaoke alla festa di compleanno di Salvini
E sullo sfondo c’è la perdurante preoccupazione per la situazione economica, acuita dagli allarmi per il settore bancario dopo i casi della Silicon Valley Bank e del Credit Suisse. Insomma, si è alzato il livello della contrapposizione politica, testimoniata anche dal duro scambio tra Meloni e Schlein nel question time alla Camera nei giorni scorsi.
Nello specifico: FdI 30,3% (-0,7%). Pd 19% (+2%), M5S 16.8% (- 0,7%), Lega 8% (-0,6%), Forza Italia 7.2% (- 0,2%), Azione 6% (+ 0,2%), Verdi-Sinistra 3,5% (invariato). +Europa 2% (invariato)
(da Il Corriere della Sera)
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Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
PENSATI FURBO, LANDINI
Come sempre, quando la destra ha un momento di difficoltà, arriva la sinistra a tenderle una mano: se il governo tarda a inviare navi in soccorso ai migranti, la Cgil, con il capitano Landini al comando, invia una flotta in soccorso di Giorgia Meloni invitandola al congresso della Cgil.
Perché, non so se Landini lo ha realizzato, ma quella che doveva essere “la tana del lupo” è stato un accogliente nido di passerotti in cui la nostra presidente del Consiglio ha potuto fare sfoggio della sua ritrovata diplomazia, interpretando magistralmente il ruolo della leader con propensione per il dialogo e un’urgente preoccupazione per le fasce più deboli.
Il lupo Landini, per l’occasione evidentemente in versione nonna di Cappuccetto Rosso (gli mancava solo la cuffietta da notte in testa) si è anche preoccupato di ammansire la platea pericolosamente avversa e armata di peluche che però, ci ha tenuto a precisare la frangia sovversiva della Cgil, “non verranno lanciati ma solo sistemati sul pavimento in sala”. Insomma, ha fatto bene Landini a chiedere alla platea di stare calma, un Winnie Pooh si sarebbe potuto prodigiosamente animare e attaccarla alla giugulare, chissà.
Che poi, e qui viene la parte comica, la frangia sovversiva della platea era rappresentata da Eliana Como, dirigente della Cgil e portavoce di Radici del sindacato, la quale – sempre per rendere la vita particolarmente difficile a Giorgia Meloni – ha optato per un colpo di teatro di quelli che non se ne vedevano così da quando il sindaco polacco si presentò con la t-shirt putiniana per Salvini.
Decide infatti di colpire la presidente Meloni ispirandosi a una nota icona delle lotte sindacali, imprescindibile punto di riferimento delle organizzazioni operaie del paese, capopopolo nelle manifestazioni in tutte le zone minerarie del mondo: la compagna Chiara Ferragni.
E quindi Eliana Como indossa cosa? Il grembiule da sarta? No, la mantella sanremese con su scritta l’esilarante battuta “Pensati sgradita in Cgil”. Posa davanti ai fotografi, convinta di aver partorito la trovata del secolo.
Risultato: Giorgia Meloni arriva, si fa spazio tra i peluche facinorosi George la scimmietta e Peppa Pig e con un’aria di compatimento dice al microfono: “Ringrazio tutta la Cgil dell’invito anche chi mi contesta con slogan efficaci, ho visto ‘pensati sgradita’, non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”.
Ma i regali della Cgil a Giorgia Meloni sono tanti e lei, che ne è ben consapevole, li scarta uno ad uno. Si dipinge (da sola) come coraggiosa per l’ardimentosa decisione di aver accettato l’invito, “non so quale accoglienza mi aspetterà, ma è giusto esserci!” annuncia con sprezzo del pericolo.
Insomma, è la prima volta che sembra sinceramente preoccupata del tema accoglienza: quella destinata a lei.
Poi, sempre più impavida, davanti all’orsetto Teddy che la scruta con aria sinistra, aggiunge “Mi sento fischiata da quando ho 16 anni, sono Cavaliere al Merito in questo, so che è un contesto difficile, non mi spaventa”.
Cioè, il contesto difficile è la platea composta dall’intero catalogo Giochi Preziosi, mica Cutro, in cui infatti s’è ben guardata dall’andare se non a bare chiuse e con Salvini che whatsappava.
C’è poi tutta la parentesi della premier versione nobile e munifica, preoccupata all’idea che ci sia un ritorno alla violenza politica. Preoccupata – lei – quella che con le pupille espulse dal disco ottico urlava “affondiamo le naviii”. Ora teme che ci sia un rigurgito di contrapposizioni ideologiche feroci.
E nessuno, lì in Cgil, si alza e le sussurra un misurato: “Cazz dici?”, niente. Nemmeno il sovversivo Gatto Garfield sdraiato lì davanti tra il coniglietto Blu e Rosa la mucca sposa. Anzi, scatta perfino un timido applauso quando Meloni la magnanima, Meloni quella che no al salario minimo, no al reddito di cittadinanza, no ai mutui, no ai saldi, no agli sconti famiglia a Mirabilandia, condanna l’assalto del 2021 alla sede Cgil. Applaudono.
E lo fanno nonostante Meloni la magnanima, ai tempi, abbia dichiarato che dell’assalto capitanato da Roberto Fiore e Giuliano Castellino di Forza Nuova lei non conosceva la matrice.
Matrice oscura, oserei dire sfingea. E che comunque la responsabilità era del governo, mica dei fascisti, e Landini doveva chiedere le dimissioni di Lamorgese.
Applaudono. Lo fanno sul serio. Abboccano alla diplomazia tattica della premier assatanata a targhe alterne: Churchill quando butta male, Lord Voldemort quando butta bene. Finisce l’incontro, Eliana Como si sistema la mantella operaia, i peluche ritirano i loro effetti personali al guardaroba, i sindacalisti stringono la mano a Giorgia Meloni, Landini le paga il taxi e lei saluta dal finestrino: “Belli, ciao!”.
Mi raccomando: pensati furbo, Landini.
(da il Fatto Quotidiano)
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Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
LE POLITICHE PIU’ DEVASTANTI PER I CETI FRAGILI DEL PAESE
Dopo che gli squadristi di estrema destra sono riusciti a
devastare la sede della Cgil, ci ha pensato ieri la Meloni a completare l’opera, con un comizio che ha ammutolito la sala di un sindacato così sdraiato da non rispedire istantaneamente al mittente le sciocchezze della premier.
Dalla riforma fiscale che rispetta chi guadagna meno (è l’opposto) ai sostegni per le donne (hanno tagliato i fondi), col contorno delle solite promesse da talk show, la premier ha curvato a suo piacimento le politiche più devastanti per i ceti fragili del Paese dai tempi di Renzi e del Jobs Act.
Ma su un punto ha raggiunto il livello più grottesco, quando ha difeso l’abolizione del Reddito di cittadinanza, mettendo i lavoratori contro i disoccupati, perché i primi con i loro contributi sostengono i nullafacenti, a partire da quelli di lunga durata, che dopo tre anni di sussidio si ostinano a non trovare un’occupazione
Col passare del tempo – ha detto – gli sfaticati di cui sopra escono sempre di più dal mercato del lavoro, e dunque diventano più poveri, pur percependo un aiuto dallo Stato. Perciò il governo metterà a lavorare tutti, e ripartirà l’ascensore sociale per chi è ai margini. Ma arrivati già a ridosso della fine del sussidio non c’è traccia dei corsi di formazione o di questo lavoro da creare miracolosamente.
Quindi, lasciando chi non ha niente nell’assoluta povertà, l’ascensore sociale partirà senz’altro ma per portare milioni di italiani ancora più in basso. Lì dove la destre per il momento campa ancora di slogan, e poi da luglio chi potrà si arrangi.
(da La Notizia)
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Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
“NON TUTTI I GOVERNI SONO UGUALI, QUESTO E’ INQUALIFICABILE”
Professore Marco Revelli, storico e politologo, come valuta l’intervento della premier Giorgia Meloni al congresso della Cgil?
“Se devo dare un giudizio sulla vicenda dico grazie a quella trentina di delegati e delegate che hanno salvato l’anima della Cgil alzandosi e abbandonando la sala. Quello che mi chiedo è cosa sia passato mai per la testa di Maurizio Landini (segretario generale della Cgil, ndr) per fare questa sciocchezza dell’invito alla Meloni. Io Landini lo conosco, gli sono stato vicino nel periodo della Fiom e in quello dello scontro con Marchionne, ma ora devo dire che non lo riconosco più. Probabilmente la carica trasforma gli uomini. Ma quello che ha fatto è una solenne sciocchezza perché ha offerto alla signora Meloni in un momento di estrema difficoltà, come immagine personale e politica, un podio sul quale accreditarsi come politica coraggiosa. È stato un errore strategico. Tra l’altro si tratta del capo di un governo che sta facendo un frontale nei confronti dei sindacati. E a pochi giorni da quella ferita gravissima che è stata Cutro e il seguito di pessimo gusto della festa di Matteo Salvini. Offrire la platea della Cgil a una figura di questo tipo è a mio avviso un segno di incapacità politica. Landini dice ‘noi abbiamo invitato i capi di tutti i governi’. Ma dimentica che questo non è un governo come tutti gli altri . È un governo che ha nel proprio dna il peggio della storia politica italiana. Non puoi infliggere alla platea della Cgil una tale penitenza. Una tortura per chi è stato costretto ad ascoltare in silenzio il soliloquio della Meloni. Il modo giusto è stato quello di chi ha abbandonato la sala. È stato questo un gesto di grande profilo politico. Se l’avessero fischiata lei se lo sarebbe appuntata probabilmente come medaglia. L’abbandonare la sala in silenzio, lasciando quel peluche che le ricorda chi è, è stato un grande gesto. Mi spiace che fosse un gesto non condiviso anzi probabilmente considerato deviante dalla leadership della Cgil, ovvero dal suo capo. Che tra l’altro l’ha presentata con quel discorso…l’ascolto di tutte le idee. Ma ce lo ricordiamo Pertini quando dice che il fascismo non è un’idea ma un crimine? Landini se lo ricorda? Diventare segretario generale della Cgil comporta una metamorfosi così radicale?”.
Tra l’altro Meloni ha ribadito tutta la sua linea antitetica a quella della Cgil: no al Reddito di cittadinanza, no al salario minimo…
“Lei ha fatto la sua parte, approfittando dell’insipienza altrui. Ha abusato di quella platea infliggendole i propri messaggi e sapendo che per ordini superiori non poteva reagire. È stato terribile. Landini ha preparato un terribile funerale per la Cgil”
La premier si è presentata il giorno dopo il varo di una riforma fiscale considerata una resa agli evasori, con le sanzioni penali e amministrative più leggere, e in alcuni casi cancellate, per chi non ha pagato le tasse. Una riforma che prevede che sarà tollerata l’evasione di necessità
“Uno schiaffo all’Italia che suda e lavora. A favore della parte alta della piramide sociale e degli evasori, grandi e piccoli”.
La sinistra si porta dietro il marchio del partito delle tasse. Su quali presupposti dovrebbe basarsi la sua proposta di riforma fiscale?
“Una riforma fiscale equa dovrebbe in qualche modo rompere questo paradosso italiano per cui gli unici che pagano le tasse, perché non possono sfuggire neanche di un centesimo, sono i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Mentre il resto del Paese vive con la legge della giungla secondo cui il più forte riesce ad arraffare di più, senza pagare il giusto. La proposta di questo governo va nella direzione ostinata e contraria: continua a pesare sul lavoro dipendente e con la flat tax favorisce tutti gli altri. Una proposta, infine, che mette in discussione i principi costituzionali in questa materia”.
Il governo dice che “si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva”.
“Ma che vuol dire? Si deve rivendicare una politica fiscale che sia giusta. Che restituisca il maltolto a chi è stato depredato e sanzioni i depredatori. Questo Paese è pieno di ingiustizie fiscali. Questa fiscalità è indifendibile per il modo in cui pesa su grande parte della società. Non solo sulla parte che sta in basso, falcidiata soprattutto dalle imposte indirette, come le accise sulla benzina e l’Iva che è una tassa spaventosamente ingiusta, lineare, che colpisce chi ha una pensione sociale di 400 euro come chi guadagna 400 milioni. Ma anche il ceto medio è stato duramente colpito da questa fiscalità. Ma non è certo questo governo che cambia questa situazione. La fiscalità deve essere giustificata dalla qualità dei servizi che non è assolutamente assicurata. Il miglior modo per rendere accettabili le tasse è quello di far corrispondere a queste degli adeguati servizi e così non è purtroppo”.
Ritorniamo al congresso della Cgil. Il giorno prima della Meloni erano intervenuti Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) che si sono ritrovati su alcune battaglie comuni. C’è vita a sinistra?
“Credo ci sia un embrione di risveglio significativo che ha alcuni punti importanti sia nelle manifestazioni all’insegna dell’antifascismo sia nelle risposte che sono state date agli atti mostruosi messi in atto dai vari ministri, da quello dell’Interno Piantedosi a quello dell’Istruzione non più pubblica, Valditara. Con un ribaltone alle primarie del Pd c’è una segretaria finalmente combattiva. Il duello in Parlamento della Schlein con la Meloni è stato un grande segnale di vita, purtroppo controbilanciato negativamente dalla Cgil ieri da cui ci si aspettava un posto di primo piano nella costruzione di un’opposizione all’insegna anche dell’antifascismo che invece è venuto meno. Gli applausi arrivati al delegato che ha detto ‘non mi è piaciuta’ la dicono lunga su quale violenza sia stata fatta su quella platea. Questo vuol dire che chi vuole difendere l’Italia repubblicana nata dalla Resistenza ieri ha visto una Cgil che non stava da quella parte”.
La Meloni ha condannato l’assalto squadrista alla sede della Cgil
“Ovvio che spenda qualche parola per non dover difendere l’indifendibile ma le sue amicizie personali con alcuni dei protagonisti di quell’assalto squadrista rimangono. Nessuno le dimentica”.
(da La Notizia)
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Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
LE INTERCETTAZIONI
L’eloquenza del silenzio. Marcello Dell’Utri non poteva
scegliere una poesia più adatta al suo rapporto con l’amico Silvio Berlusconi di quella di Elena Oshiro, “Credo in te amico”.
E chi non crederebbe in un amico che ti gira 30 mila euro al mese? La Dia riporta una mail del ragionier Giuseppe Spinelli, il cassiere di Berlusconi, dell’11 maggio 2021 che è più dolce di una poesia per il destinatario: “Gentile Dottor Dell’Utri, il Dottor Berlusconi mi ha dato disposizione di accreditare a Suo favore la somma di Euro trentamila mensili. Provvederemo quanto prima all’accredito della somma corrispondente al primo semestre 2021 e successivamente con cadenza semestrale anticipata”.
E subito arrivano i 180mila sonanti sul conto. Spinelli per la famiglia Dell’Utri è come Babbo Natale. Il 18 agosto del 2020 il direttore della filiale di banca Ubi dove Berlusconi ha il conto chiama Spinelli “Ascolti una cosa, per il … sul conto del Dottore, salvo errori, è transitato un bonifico in uscita, a favore della signora Ratti Miranda di 500 mila euro nei giorni scorsi. Siccome mi chiedono delucidazioni mi aiuti un attimo a ricordare, non è la prima volta che lo fate dai nostri conti giusto?”. Spinelli replica che è la moglie del dottor Dell’Utri e “Per cui .. per non .. ecco .. per una questione di .. diciamo di privacy”.
E la Dia commenta “il ragioniere ha piena consapevolezza dei reali motivi, pur non volendo fornire alcuna giustificazione al bancario”. Poi metà della somma va a pagare quattro avvocati. Chi non crederebbe a un amico che – secondo le ricostruzioni della Dia – compra una casa da 1,2 milioni in centro a Milano per tua figlia e poi si accolla pure la ristrutturazione per una somma identica.
Che paga le spese legali e da decenni permette un gran tenore di vita all’intera famiglia con prestiti infruttiferi, transazioni, donazioni e emolumenti vari per decine di milioni di euro?
Gli investigatori ipotizzano un legame proprio con quel ‘silenzio’. Pur non avendo certezze in merito, (né per confermare né per confutare che dietro ci sia solo amicizia) come scrivono anche nella loro relazione di 500 pagine i consulenti dei pm, gli inquirenti ipotizzano ci possa essere dell’altro.
Magari riconoscenza o magari persino un ricatto evocato da Simonetta Fossombroni, coniuge di Denis Verdini, parlando con l’amica Miranda Ratti, moglie di Dell’Utri. Sono solo ipotesi ovviamente.
Scrive la Dia “sono state captate le seguenti conversazioni in cui si capisce che Miranda Ratti vuole sollecitare Silvio Berlusconi ad adempiere a pregresse promesse economiche fatte nei suoi confronti e nei confronti di Marcello Dell’Utri. Tale richiesta viene condensata in una missiva che, dapprima, la donna chiede di scrivere alla figlia, e poi viene stilata dallo stesso Dell’Utri che, insieme alla moglie, si reca presso sede Fininvest Spa di Via Paleocapa per il recapito nella giornata del 20 settembre 2020, prima di parlare con la figlia, Miranda Ratti aveva parlato con la compagna di Denis Verdini”.
Per la Dia “la conclusione a cui giungono le due donne è certamente indicativa di cosa possa stare alla base delle continue dazioni economiche e tramite cosa continuare ad ottenerle:
Simonetta (Fossombroni): Sì appunto, è ma se uno non lo ricatta figlia mia …..
Miranda (Ratti): è quello il punto … ..”.
Poi la Dia riporta lo sfogo di Simonetta Fossombroni: “io mi sono arrabbiata a bestia non mi ricordo più né come né dove qualcuno che ti ha citato tra le donne che hanno sfruttato Berlusconi. Guarda, mi è presa una rabbia
Miranda: sì quando è uscito che lui ha dato 20 milioni alla Pascale che per altro non è vero perché gliene ha dati più del doppio, per cui mettiamo tra parentesi anche questa, hai capito, dicendo che ha seminato soldi, hai capito cioè mi deve ancora pagare gli avvocati figurati quanto generoso è.
Simonetta: sì, appunto, è ma se uno non lo ricatta figlia mia (…)
Miranda: è quello il punto infatti vedi anche Veronica cioè che poi non gli ha dato una lira praticamente l’ha lasciata nei casini, è una vergogna”.
Ovviamente è uno sfogo e non sappiamo cosa ci sia di vero. Però anche sulla base di questo botta e risposta intercettato la Dia butta lì l’ipotesi: “la motivazione, certamente non del tutto chiara, ma sicuramente connessa a un riconoscimento, anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo quasi certamente, per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi”.
La Direzione Investigativa Antimafia di Firenze si imbatte nella poesia sull’amicizia mentre sta indagando sui due cofondatori di Forza Italia. L’indagine è quella aperta e richiusa più volte dagli anni novanta per le stragi del 1993 a Firenze e Milano e per gli attentati di Roma del 1994. Per quelle stragi sono stati condannati già i boss di Cosa Nostra come Totò Riina, Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano. Le accusa sono enormi e i due indagati smentiscono tutto ritenendo lunare l’ipotesi. Anche quelle della Dia nell’informativa sopra citata sono solo ipotesi. Sono indagati solo Silvio Berlusconi e Marcello dell’Utri e vale la presunzione di innocenza.
Ma cosa c’entra la poesia di Oshiro con questa indagine e con la nota della Dia di Firenze del 15 settembre 2021? Gli investigatori stanno esaminando i rapporti tra Silvio e Marcello quando intercettano una telefonata davvero strana. Siamo alla fine del 2020. Berlusconi è in Francia a cercare riparo dal Covid e lì lo raggiunge la poesia che poi Marcello voleva spiegare in una seconda lettera. La DIA scrive “Il 4 dicembre 2020(…) veniva organizzato un incontro presso gli uffici della Fininvest di Milano, Via Paleopaca, a cui hanno preso parte Marcello Dell’Utri, Danilo Pellegrino (Amministratore Delegato di Fininvest) e il Senatore Alfredo Messina (allora tesoriere di Forza Italia, non rieletto nel 2022, Ndr). L’incontro veniva anticipato dalla seguente conversazione, nel corso della quale emerge che Danilo Pellegrino ha recapitato a Silvio Berlusconi, in Francia, un messaggio scritto da Marcello Dell’Utri recante anche una poesia, dalla cui lettura Silvio Berlusconi sarebbe rimasto “molto colpito”. Emerge altresì che lo scopo principale dell’incontro presso gli uffici della Fininvest è quello di parlare de visu di alcune tematiche affrontate in Francia”.
La Dia prosegue “All’incontro in Francia era presente anche Paolo Berlusconi, il quale si congratula con Marcello Dell’Utri della bellezza della poesia sull’amicizia”. Il 3 dicembre 2020 Paolo B. parla con Marcello: “l’altro giorno ero in Francia da Silvio… ci ha letto quella poesia che tu gli hai mandato, bellissima, di Oshiro(…) fantastica”. Marcello replica: “è bella … per me è semplice … è la vera amicizia … è vero!!!”. La Dia offre una lettura maliziosa: “quasi a confermare che mai tradirà una amicizia, che mai andrà contro il legame che lo lega a Silvio, e quasi a rassicurare, in quella fase di definizione del quantum monetario, che l’amicizia non comporterà, specie se ben remunerata, un tradimento”. Poi la Dia prosegue: “Alle ore 13 e 53 del 4 dicembre del 2020, giorno dell’incontro presso la sede della Fininvest di Milano Via Paleopaca, a Marcello Dell’Utri parte involontariamente una chiamata diretta a Giuseppe Giordano, persona estranea alla vicenda. La conversazione- prosegue la Dia – si commenta da sola. Marcello Dell’Utri chiede a Silvio Berlusconi di continuare con gli aiuti economici nei suoi confronti poiché la sola pensione, di€ 18.234,86 lordi al mese, a suo dire, non gli permetterebbe il vivere quotidiano. Vi è la conferma che le spese di giustizia e le notule dei difensori di fiducia che patrocinano tuttora Dell’Utri nei vari processi, sono integralmente a carico di Silvio Berlusconi”. L’ex senatore legge la prima lettera a Silvio, già consegnata, e la Dia trascrive: “allora, comincia proprio così (Dell’Utri legge la poesia): “Credo in te, amico. Credo nel tuo sorriso, finestra aperta nel tuo essere. Credo nel tuo sguardo, specchio della tua onestà. Credo nella tua mano, sempre tesa per dare. Credo nel tuo abbraccio, accoglienza sincera del tuo cuore. Credo nella tua parola, espressione di quel che ami e speri. Credo in te, amico, così, semplicemente, nell’eloquenza del silenzio … ” … che è quello che c’è tra di noi! … carissimo Silvio, anche se non ci vediamo, né ci sentiamo, credo davvero nell’eloquenza che scaturisce lo stesso””. Poi la Dia prosegue: “(adesso devo preparare la seconda lettera, la seconda lettera!? (…) ecco, forse è qui … ( riprende la lettura): “che scaturisce lo stesso attraverso il pensiero continuo e l’affetto del cuore … ti ho trascritto questa poesia di Elena Oshiro perché mi è sembrata quella che spiega il senso dell’amicizia con parole semplici, quali devono essere in questo caso … non c’è bisogno di aggiungere altro! Certo mi dispiace non poterti abbracciare e parlarti, ma mi auguro che, passati questi momenti, potremo continuare … potremo conversare con tranquillità … mi mancano le belle risate di una volta … oggi tutti hanno perso il senso dell’umorismo, (…) carissimo Silvio, approfitto della cortesia del Dottor Pellegrino per inviarti questa lettera … è informato delle problematiche che vivo in questo momento… intanto ti ringrazio per quello che hai fatto finora! … ti chiedo però di risolvere alcune più urgenti necessità ho atteso che si procedesse in qualche modo, ma sinora, tranne in parte il tema avvocati, non è accaduto nulla! . . . non ti nascondo che comincio ad essere un po’ in difficoltà … il Dottor Pellegrino sa i temi all’ordine del giorno e ti potrà delucidare in dettaglio cosa occorrerebbe fare … perciò non mi dilungo più di tanto, ma ti sottolineo l’urgenza e ti ricordo il noto motto latino che dice: “chi dà subito, dà due volte” … infatti dice: “Bis dat qui cito dat” … a parte le battute, c’è il problema del vivere quotidiano, che la mia unica pensione non mi consente, poi quello della casa acquistata dall’Idra (Società del gruppo Berlusconi, Ndr), che va ristrutturata a breve per esigenze di comprensorio e che può dare serenità a Chiara e famiglia … rinuncerei all’acquisto dell’appartamento … dove sta!? … cade la linea”. Così finisce la trascrizione della Dia.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
LA TAGLIA SU CROSETTO NON E’ MAI ESISTITA
La vicenda della presunta taglia da 15 milioni di dollari che i russi del Gruppo Wagner avrebbero messo sul ministro della Difesa Guido Crosetto è assai istruttiva. Perché la notizia del Foglio – che mercoledì ha scritto che «la segnalazione è arrivata al governo da parte della nostra intelligence» – è stata inizialmente ripresa da testate di mezzo mondo, e data per buona anche dal titolare della Farnesina Antonio Tajani. Salvo, un giorno dopo, essere smentita da Alfredo Mantovano
Mantovano ha detto, in una lettera al Copasir che chiedeva spiegazioni, che «non risulta alcuna evidenza di intelligence riguardanti concrete minacce nei confronti del ministro».
La genesi della storia è legata ad alcuni messaggi Whatsapp di Elisabetta Trenta, grillina ed ex ministra della Difesa, e di una sua presunta fonte nei servizi turchi. Messaggi che a inizio marzo arrivano a vari soggetti, tra cui lo stesso Crosetto, due altri ministri e ai vertici dell’Aisi, il servizio segreto interno.
Trenta scrive al ministro della Difesa: «La fonte “H” dice che Medvedev ha dato ordine alla Wagner di colpire te e la tua famiglia e ha messo a disposizione una taglia di 15 milioni di dollari. Mi ha detto che Medvedev ha cominciato a parlare di te circa un mese o un mese e mezzo fa, quando tu hai fatto una dichiarazione contro di loro. La Wagner avrebbe incaricato il suo gruppo albanese ed estone, ed un gruppo di circa 8-9 persone dovrebbe venire in Italia per questo dai due paesi. Dice che sono pronti al suicidio. Posso chiamarti?».
L’alert parte da Trenta e dalla sua fonte “H”, non dai nostri servizi, ai quali però i messaggi sono arrivati: con ogni probabilità li hanno valutati subito come inattendibili e non hanno dato alcun seguito. Non esistono né informative né segnalazioni che l’Aise di Gianni Caravelli e l’Aisi di Mario Parente hanno mandato al dal Dis guidato da Elisabetta Belloni.
Ma perché Mantovano, nella smentita fatta tramite Ansa che correttamente nega l’esistenza di pericoli reali per Crosetto o «evidenze di intelligence», non ha dato anche conto dell’alert informale di Trenta, non una passante ma una che è stata nel 2018 e 2019 il nostro titolare della Difesa?
La sconfessione di Palazzo Chigi ha creato qualche imbarazzo a chi ha dato per assodata la minaccia. Ma soprattutto è stata sfruttata sui social da chi crede che il ministro della Difesa abbia usato l’articolo del Foglio per farsi auto-propaganda. Anche se Crosetto, in realtà, lo aveva subito minimizzato
Se la Trenta, contattata da Domani, non smentisce aggiungendo che comunque a suo parere «la vicenda è stata gestita malissimo», da Palazzo Chigi spiegano a Domani che «Mantovano non ha certo voluto fare uno sgarbo a Crosetto: probabilmente non ha saputo nulla del messaggio della Trenta». Vorrebbe dire che dentro il comparto nessuno ha informato il sottosegretario con delega all’intelligence. Poco probabile.
LA BUFALA WAGNER
La ricostruzione serve a capire come, talvolta, informazioni non verificate possono creare tempeste in un bicchier d’acqua. E diventare armi di propaganda da una parte o un’altra, creando confusione su temi sensibili. Cosa accaduta anche per l’altra notizia di settimana che aveva al centro la Wagner. Quella cioè dell’utilizzo che il gruppo di mercenari fondato dal “cuoco” di Putin di Evgeny Prigozhin farebbe dell’immigrazione clandestina da qualche mese a questa parte.
Le responsabilità della Wagner sul boom dei barconi è per molti esperti una panzana. Smentita dal fatto che nelle ultime ondate migratorie i migranti partono da Tunisia o da paesi orientali, dove l’influenza del gruppo è inesistente. È dall’evidenza che i paramilitari russi sono presenti in Cirenaica (Libia) con pochissimi effettivi, non in grado di regolare a loro piacimento flussi di decine o centinaia di migliaia di persone. «Crosetto è un testa di c., noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, abbiamo un sacco di altri problemi», ha replicato Prigozhin alle accuse.
Qualsiasi analisi geopolitica definisce da mesi la presenza della Wagner in Africa come un elemento di destabilizzazione, ma a Domani risulta che né Aise né Aisi abbiano mai fatto alcuna relazione su rapporto diretto tra Wagner e l’immigrazione clandestina. E che sia stata invece il capo del Dis, Elisabetta Belloni, a parlare ai ministri presenti alla riunione del 13 marzo di questa ipotesi, poi divulgata da Crosetto, Tajani ed esponenti leghisti
Che prove concrete sui presunti traffici umani dei soldati di Putin ce ne fossero poche s’è capito quando Tajani è andato a Porta a Porta. Il ministro degli Esteri non ha citato relazioni della nostra intelligence, ma ha solamente sventolato un articolo di Repubblica dello scorso luglio.
Altri ministri hanno invece ricordato che in passato il Copasir aveva lanciato stesso allarme. In realtà era stato il membro della commissione Enrico Borghi, del Pd, a rilasciare un’intervista in cui commentava il medesimo articolo di Repubblica. «Nessuna puntuale relazione di intelligence sul binomio Wagner-migranti in Africa è conservata dentro i cassetti del Copasir, anche perché dall’Aise e dall’Aisi nulla ci è mai arrivato», spiega a Domani un attuale membro dell’organismo.
«Nel 2021 la nostra relazione annuale in un rigo ha dato conto della presenza della Wagner nel Sahel. Regione dove, si legge, “originano alcuni grandi minacce come l’instabilità degli stati, il terrorismo Jihadista e l’immigrazione clandestina”. Nulla di più».
Non è chiaro se il governo abbia forzato la narrazione per suoi interessi o se il Dis abbia dato informazioni parziali. Senz’altro però Meloni dovrebbe maneggiare dossier così delicati con maggiore attenzione: siamo in guerra, la migrazione è un fenomeno epocale, e giustificare incapacità di Palazzo Chigi tirando in ballo i mercenari del cuoco di Putin senza prove certe sembra un’arma di distrazione di massa.
(da EditorialeDomani)
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Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
ARMI E DETONATORI DELLA MALAVITA, ARRESTATO IL MARITO
Qualche giorno fa a Formello è stato arrestato Domenico
Verbicaro, marito di Anna Stella, consigliera leghista che siede tra i banchi della maggioranza nel piccolo comune a pochi chilometri da Roma.
Lo scorso 4 marzo i carabinieri si sono presentati nella loro villa a Praticciolo. E hanno trovato detonatori per bombe al tritolo e munizioni per fucili.
Verbicato ha provato a nascondere le armi in giardino. Non ha dato alcuna spiegazione su quello che gli è stato trovato in casa. Il sospetto degli inquirenti è che tutto possa essere legato ad alcun clan di ‘ndrangheta.
Anna Stella è stata eletta in consiglio comunale nel giugno 2022 con la lista civica di centrodestra “Formello Rinasce”, che sosteneva il sindaco Gian Filippo Santi.
Oggi Santi, racconta l’edizione romana di Repubblica, la difende: «Non abbiamo preso alcun provvedimento. Non conosciamo i fatti. Come posso chiedere alla consigliera di dimettersi se ancora non si è svolto il processo e non sappiamo a che punto sono le indagini? Io aspetto gli eventi, quando si sono concretizzati, si prenderanno le decisioni. Ma al momento no, nessuna decisione. Non conosciamo i fatti».
(da agenzie)
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Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
LA FONTE TURCA DEFINITA “UN MITOMANE”
Chi ha avvertito il ministro della Difesa Guido Crosetto della presunta taglia nei suoi confronti? C’era davvero un allarme degli 007 sui sicari del Gruppo Wagner in Europa e sui 15 milioni di premio? A distanza di tre giorni dall’alert, smentito sia da Prighozin che da Mosca, il quotidiano Domani ci racconta una storia diversa da quella circolata nei giorni scorsi. Che coinvolge l’ex ministra grillina Elisabetta Trenta. La quale ha inviato un messaggio su Whatsapp proprio a Crosetto citando una sua fonte turca. I messaggi a inizio marzo sono arrivati anche ad altri due ministri. E ai vertici dell’Aisi, il servizio segreto nazionale. Dietro le polemiche quindi non ci sono rivelazioni dei servizi italiani. Del resto smentite a stretto giro di posta dal sottosegretario con delega agli 007 Alfredo Mantovano.
La fonte H
Mantovano ha spiegato in una lettera al Copasir che non risulta alcuna evidenza di intelligence riguardo minacce concrete indirizzate al ministro della Difesa. Mentre Trenta ha scritto a Crosetto: «La fonte H dice che Medvedev ha dato mandato di colpire te e la tua famiglia e ha messo a disposizione una taglia da 15 milioni di dollari. Mi ha detto che Medvedev ha cominciato a parlare di te circa un mese o un mese e mezzo fa, quando tu hai fatto una dichiarazione contro di loro. La Wagner avrebbe incaricato il suo gruppo albanese ed estone. Un gruppo di circa 8-9 persone dovrebbe venire in Italia per questo da quei due paesi. Dice che sono pronti al suicidio. Posso chiamarti?». La stessa fonte, che secondo fonti citate dal quotidiano di Stefano Feltri sarebbe un mitomane, ha mandato messaggi ai servizi italiani. Parlando di un gruppo di otto o nove mercenari pronti a uccidere.
Wagner e i migranti
Trenta, contattata da Domani, non smentisce. Ma dice che la vicenda è stata «trattata malissimo». Mentre Mantovano fa sapere che non sapeva nulla del messaggio iniziale di Trenta. Secondo il quotidiano sarebbe più o meno una bufala anche l’alert su Wagner che sarebbe dietro il boom dei migranti in Italia. Smentita dal fatto che le ultime ondate non vengono dalla Libia, ma dalla Tunisia. O dai paesi orientali, dove l’influenza del gruppo è inesistente. Inoltre i paramilitari russi sono presenti in Cirenaica con pochissimi effettivi. E non sono in grado di regolare i flussi migratori.
(da Open)
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Marzo 18th, 2023 Riccardo Fucile
SENZA LA CONSEGNA IL PROCESSO NON SI PUO’ SVOLGERE E L’ESTRADIZIONE RIMANE DIFFICILE SENZA L’ARRESTO… PUTIN POTREBBE ESSERE ARRESTATO DA QUALSIASI FORZA DI POLIZIA DI UNO DEI 123 PAESI CHE RICONOSCONO LA GIURISDIZIONE DEL TRIBUNALE
Il mandato di arresto che la Corte Penale Internazionale de
L’Aja ha spiccato nei confronti di Vladimir Putin prevede che sia valido solo nel 123 paesi che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma.
Tra i quali non ci sono Stati Uniti, Israele, Cina e Ucraina. Senza l’arresto e la consegna il processo non si può svolgere.
La decisione della Corte dell’Aia è stata salutata come storica da Volodymyr Zelensky. Mentre il Cremlino ha liquidato la faccenda definendo la mossa inaccettabile e senza alcun valore legale. Tra i giudici che hanno accusato ufficialmente Putin di crimini di guerra c’è anche un italiano. Si tratta di Rosario Aitala, 55 anni, originario di Catania.
Ma in ogni caso è difficile vedere lo Zar alla sbarra. Anche se si recasse fuori dalla Russia, il paese ospitante potrebbe far valere il principio dell’immunità dei Capi di Stato esteri. Come successe nel 2015 con il presidente del Sudan Omar al-Bashir in visita in Sudafrica.
La russificazione e i bambini rapiti
La Russia ha smesso di riconoscere la Corte nel 2016. E in ogni caso non concede l’estradizione dei suoi cittadini. Quindi è molto difficile che il presidente russo e l’altra accusata, la Commissaria per i Diritti dei Bambini Maria Alekseyevna Lvova-Belova, vengano consegnati a l’Aja. Almeno fino a quando sarà in piedi l’attuale regime a Mosca.
Putin e Lvova Belova sono accusati di «deportazione illegale di popolazione (bambini)». E di trasferimento illegale. I crimini sarebbero stati commessi in Ucraina a partire dal 24 febbraio. Secondo Kiev in totale potrebbero essere oltre 16 mila. Mentre la Corte ha parlato di centinaia di bambini prelevati da orfanotrofi e case di accoglienza. Alcuni appelli risalgono addirittura al 2014. La Commissaria qualche giorno fa aveva annunciato trionfante l’adozione di una 15 enne proveniente da Mariupol. Nell’aprile scorso si parlava di almeno 10 casi di bambini spariti.
Le storie
Alcune segnalazioni all’epoca arrivavano da Kiev, Irpin, Zaporizhia, Mariupol e Odessa. E c’erano anche 200 casi aperti e certificati di adolescenti spariti nel nulla, probabilmente rapiti. Di cui le famiglie, ancora vive, hanno denunciato la scomparsa. Un gruppo per i diritti umani della Crimea ha denunciato la scomparsa di 150-200 minori. «Trasferiti nella direzione di Donetsk occupata e del Taganrog russo», aveva detto all’epoca Olha Skrypnyk. Tra questi c’era Kira, 12 enne resa orfana dalla guerra. Kira aveva cercato di fuggire a piedi da Mariupol insieme alla compagna del padre. Ma dopo essere rimasta ferita nello scoppio di una mina, la 12 enne è stata portata in un ospedale a Donetsk. Controllata dai separatisti ucraini riconosciuti da Mosca. Che ha sfruttato norme che concedono la cittadinanza russa ai minori per inserirli in famiglie adottive. Una serie di ostacoli burocratici impedivano ai genitori di mantenere i contatti con i figli. Che alla fine sparivano.
Un processo difficile
Ma quello nei confronti di Putin rimane un processo difficile. Se non impossibile. Come spiega a Repubblica la professoressa Marina Castellaneta, ordinario di Diritto internazionale all’università di Bari, «è obbligo degli Stati parti sul cui territorio si trovi la persona nei confronti della quale è emesso il mandato di arresto eseguire il provvedimento. Gli Stati sono tenuti a cooperare per assicurare alla giustizia l’indagato».
Al momento dell’arresto la persona deve essere tradotta dinanzi all’autorità giudiziaria competente dello Stato di custodia. Una volta consegnato alla Corte penale internazionale, è fissata un’udienza di comparizione dinanzi alla Camera preliminare. Ed è necessaria la convalida delle accuse prima del processo. Senza l’arresto e la consegna il processo non si può svolgere.
(da Open)
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