Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
CI RIVEDIAMO GIOVEDI SERA 9 MARZO
Come avevamo da tempo programmato, ci prendiamo una breve pausa, dopo una lunga “tirata” ininterrotta di quasi un anno (ogni tanto occorre prendere respiro)
Il blog riprenderà le pubblicazioni nella serata di giovedì 9 marzo.
Un grazie alle centinaia di amici, comunque la pensino, che ogni giorno visitano il nostro sito, anche dall’estero, gratificandoci del loro interesse e permettendoci di veicolare notizie, idee e contenuti informativi.
Orgogliosi di rappresentare una destra diversa, popolare, sociale, antirazzista, solidale, legalitaria, attenta ai diritti civili.
Un abbraccio a tutti e a presto.
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Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
AUTO E VETRINE DISTRUTTE E CARTELLI DIVELTI, ALCUNI MANIFESTANTI E DUE AGENTI FERITI, 5 FERMATI
Alcuni manifestanti e due agenti feriti, cinque fermi (quattro donne e un uomo), 140 identificati, almeno 35 portati in Questura. Fumogeni e bombe carta. Vetrine rotte a colpi di pietra, danneggiati edifici, auto e negozi.
Succede durante la manifestazione degli anarchici a Torino, in solidarietà ad Alfredo Cospito. Il corteo è avanzato al grido di “Fuoco alle galere”, “Fuori tutti dal 41 bis” e “Assassini”. I dimostranti hanno divelto cartelli stradali e li hanno usati come ariete. Imbrattato un obelisco. Lanciate bottiglie e altri oggetti, la polizia ha risposto con i lacrimogeni.
I dimostranti hanno tentato di accendere un fuoco con bancali in legno, lanciato petardi lungo il percorso e preso a martellate le vetrate di un istituto bancario
Almeno in mille hanno risposto alla chiamata della galassia anarchica che ha lanciato per oggi a Torino la manifestazione nazionale “al fianco di Alfredo Cospito”, l’anarchico della Fai Frinin in sciopero della fame da oltre 130 giorni. Arrivano da tutt’Italia, ma anche dall’estero, Francia, Germania, Spagna Portogallo.
“Sono 20 anni che gli anarchici martellano contro il 41 bis e le carceri speciali. È una forma di tortura che offende la dignità”, dice Lello Valitutti, storico anarchico torinese. E ancora: “Dobbiamo difendere Alfredo. Dobbiamo rispondere combattendo, ne va della nostra sopravvivenza politica”. Gli anarchici da giorni annunciavano una manifestazione “decisa e arrabbiata”.
Tra i manifestanti a prendere la parola, il 76enne Pasquale Valitutti, storico esponente anarchico, che ha esortato i manifestanti a «lottare» per Cospito. «Finché Alfredo respira dobbiamo lottare per lui. Ma se Alfredo muore questi vigliacchi e assassini devono pentirsi di quello che stanno facendo: dobbiamo fargliela pagare», ha detto Valitutti, aggiungendo inoltre come sono oltre «40 anni che noi anarchici martelliamo contro il 41 bis. Dobbiamo lottare perché Alfredo non muoia. Possiamo accettare una sconfitta militare, perché liberarlo è impossibile. Ma non possiamo accettare una sconfitta politica».
(da agenzie)
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Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
CECILIA STRADA: “DAVANTI ALLE BARE DEI BAMBINI, IL GOVERNO HA AVUTO IL CORAGGIO DI COLPEVOLIZZARE LE VITTIME”
«Basta morti in mare, nessuna persona è illegale». Questo il coro gridato di più durante il corteo a Milano scaturito in seguito al presidio organizzato dalle Ong Mediterranea saving humans, Medici senza frontiere, ResQ, Emergency, Iuventa Crew, Sea Watch, Open Arms, al quale hanno aderito oltre cento associazioni.
Il primo intervento dal palco è quello di Cecilia Strada: «Questo naufragio ha tirato fuori il peggio dei nostri governanti e delle nostre istituzioni: davanti ai biberon portati dal mare, davanti alle bare dei bambini, il governo ha avuto il coraggio di colpevolizzare le vittime, dimostrando di non avere la minima idea del perché queste persone si spostano».
Secondo Strada bisogna scegliere da che parte stare: «O da quella di queste persone che attraversano il mare, da quella delle persone che le salvano, da quella del diritto internazionale, o da quella dei mandanti di queste stragi».
La piazza è gremita, un migliaio i partecipanti, tante le bandiere, dalle Sardine ai Sentinelli fino a quelle dell’Anpi, ma ci sono anche molti milanesi: «Siamo ormai arrivati all’apice, le dichiarazioni che sono state fatte dal ministro Piantedosi sono sconsiderate, è doveroso essere qui in corteo oggi» racconta Letizia di 48 anni. Dal furgone al centro della piazza si susseguono i vari interventi degli organizzatori, che chiedono tutti dei canali di accesso sicuri e legali perché «finché l’Europa non aprirà le porte della fortezza sarà sempre così, il Mediterraneo continuerà ad essere un cimitero a cielo aperto» aggiunge Strada, che annuncia «noi di ResQ siamo nati, come tutte le navi della flotta civile, in risposta a quel vuoto di Stato che c’è nel Mediterraneo centrale, e continueremo a soccorrere persone in mare perché è un obbligo».
I manifestanti puntano il dito non solo contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni e l’Europa ma anche contro i passati governi: «La guerra alla solidarietà in mare è cominciata con Minniti – spiega Davide di Iuventa – Chi dice che non dovrebbero esserci le ONG in mare in un certo senso ha ragione perché non dovrebbero essere dei pescherecci riconvertiti da civili a fare salvataggio in mare ma dovrebbero farlo le autorità europee. Se ne doveva occupare Frontex, che nei fatti invece si occupa di respingimenti».
«Gli accordi che vengono fatti con i Paesi da cui arrivano i migranti non innescano un meccanismo di solidarietà ma di scambio – precisa Leon Blanchaert di Mediterranea saving humans – l’Europa dice ‘noi vi diamo i mezzi per reprimere le proteste basta che non facciate più passare le persone».
(da agenzie)
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Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
HA ANCHE AUMENTATO LE PENE PER CHI CRITICA IL GOVERNO E L’ESERCITO: RISCHIA DI FINIRE IN CARCERE PER 15 ANNI (NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI)
Nel nuovo mondo russo bisognerà fare ancora più attenzione a quel che si dice, a quel che si scrive, a quel che si legge, a quel che si pensa. Oggi è il primo compleanno della legge sulle «fake news».
Era il 4 marzo 2022, quando Vladimir Putin firmò il provvedimento che colpiva tutte le persone che manifestavano dissenso contro l’Operazione militare speciale. Da allora, oltre a migliaia di fermi di polizia, sono state aperte 175 cause penali e 5.601 cause amministrative.
La stretta sulla libertà di espressione e di opposizione non è una novità. Si tratta di un processo di lunga data, iniziato nel 2012 dopo le manifestazioni di protesta contro la rielezione-staffetta del presidente, che si scambiò di ruolo con Dmitry Medvedev. Sotto gli occhi dell’Occidente, che per convenienza fingeva di non vedere. Ma il conflitto in Ucraina ha dato una accelerazione parossistica.
Cinque giorni fa, durante il suo intervento all’Fsb, il Servizio federale di sicurezza, il presidente ha invitato gli ex colleghi a non mollare la presa. «Bisogna preparare il nostro futuro. Dobbiamo troncare l’attività di coloro che cercano di indebolire e dividere la nostra società, utilizzando come arma il separatismo, il neonazismo, la perversione dei costumi».
L’Assemblea federale lo ha subito preso in parola. Il 2022 è stato l’anno record per numero di leggi approvate dalla Duma, la Camera bassa del Parlamento. In tutto 709, più altre 745 proposte già presentate ma ancora da esaminare. Molte di esse sono state scritte in fretta e furia per andare incontro a esigenze militari.
Altre regolano la sfera sociale della vita russa. Ma nell’ultima settimana c’è stato un crescendo. Mercoledì Putin ha firmato la nuova legge che proibisce a livello statale e culturale l’uso di parole straniere. Nel suo ultimo discorso alla nazione, lui stesso ne aveva usate una dozzina.
Giovedì i deputati hanno approvato in seconda lettura due disegni di legge che modificano il Codice amministrativo e penale, aumentando la pena fino a quindici anni di carcere per chi «getta discredito sull’esercito» ma estendendo il reato anche a «formazioni volontarie, organizzazioni o persone che assecondano l’espletamento delle funzioni che spettano alle Forze Armate».
L’intenzione è di punire ogni parola, pronunciata in qualunque luogo, anche all’estero, che possa essere interpretata come «lesiva dell’immagine» di Madre Russia. Il capo del Consiglio per i diritti umani Valerij Fadeyev ha sostenuto in aula che la russofobia necessita di una definizione giuridica, per poter finalmente introdurre la responsabilità penale per ogni sua manifestazione. Si è rammaricato del fatto che per ora non sia possibile punire i cittadini di altri Paesi.
(da agenzie)
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Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
GENERARE DELLA PROLE NON GENERA AUTOMATICAMENTE ANCHE LA PIETAS, SI PUÒ SERENAMENTE ESSERE CINICI ANCHE AVENDOLI
I figli so’ pezzi ’e core”, c’è anche un indimenticabile film con Mario Merola al suo meglio. E infatti: “Siamo padri e genitori”, dice al Foglio il viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi, garantendo che la tragedia di Crotone è dispiaciuta anche a lui. “Sono padre pure io”, informa il ministro Matteo Piantedosi. E il dante causa di entrambi, Matteo Salvini, non perde occasione per ripetere che lui parla “come padre”.
Ma tutta questa retorica leghista della paternità che rende più buoni intanto è pericolosa, perché prima o poi scatenerà qualche pippone antipatriarcale di Schlein o di Murgia, e sono rischi che sarebbe bene non correre, lo dico da padre anch’io, benché di due figli baffuti e pelosi, com’è noto da preferire a quelli umani perché non si drogano, non vanno male a scuola e non sono sempre lì a chiedere dei soldi. E poi la tesi non sembra molto asseverata dall’esperienza storica. Si possono avere dei figli ma trattare lo stesso malissimo le loro madri (vedi Enrico VIII), o fare un po’ troppe guerre (vedi Napoleone), oppure dimostrarsi in generale irritabili verso il prossimo (vedi Stalin).
Gengis Khan aveva un numero di pargoli imprecisato ma sicuramente superiore a nove, e non è che traboccasse del latte dell’umana tenerezza.
Magari questo continuo invocare i figli come prova della propria superiore bontà è parte dello slogan “Dio, Patria e Famiglia”, rilanciato dall’attuale Zeitgeist nazionale. Qui, per la verità, i Fratelli d’Italia, un nome sociale che già richiama famiglie numerose con tanti pupi, perché il numero è potenza e in effetti il problema demografico incombe, sembrerebbero più ideologicamente attrezzati a rivendicare la paternità come valore in sé, anche se c’è sempre il rischio che i figli degenerino, diventando quindi dei fardelli d’Italia.
L’ha adombrato l’immancabile Ignazio La Russa, incerto se sia da considerare peggiore un figlio gay o milanista (e qui forse qualcosa da obiettare l’avrebbe Silvio Berlusconi). Ma, come ricordava sornione Giulio Andreotti facendosi beffe della retorica dello statista “con gli attributi”, senza doverli ostendere lui di figli ne aveva messi comunque al mondo quattro. Insomma, ci si sente di escludere che generare della prole generi automaticamente anche la pietas , specie nei confronti di quei disgraziati che vengono ad annegare sulle amate sponde: pensa se poi i figli non li avessero!, diceva un amico nemmeno troppo di sinistra.
I figli, insomma, meglio lasciarli stare. Si può serenamente essere cinici anche avendoli (e non avendoli, pure).
(da il Foglio)
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Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
PRIMA SI LAUREA NELL’ATENEO E SUBITO DOPO OTTIENE UNA CATTEDRA. NEL FRATTEMPO SUO MARITO, ROSARIO DE LUCA, ENTRA NEL CDA DELLA LINK PROPRIO QUANDO, NEL 2018, “L’ENPACL” (L’ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA PER I CONSULENTI DEL LAVORO GUIDATO ALLORA PROPRIO DALLA CALDERONE) INVESTE 15 MILIONI DI EURO NELLA SEDE DELL’UNIVERSITA’
Presa la laurea, la Calderone s’è presa pure l’università. E ne ha fatto un’autostrada per i titoli dei consulenti del lavoro, dopo aver investito nell’ateneo 15 milioni della loro Cassa di previdenza. C’è voluta un’indagine approfondita per scoprire che studi abbia fatto la ministra del Lavoro. Il sito del governo cita una generica laurea in “Economia aziendale”, non dice dove, non dice quando.
Idem i cv che ha depositato per assumere tanti incarichi, compresi quelli per Finmeccanica. “Laureata a Cagliari”, scrivono giornali e agenzie l’indomani della nomina. Copiano tutti Wikipedia, ma quella laurea non esiste. “Non è laureata presso il nostro ateneo”, taglia corto l’università sarda dopo un accesso agli atti.
L’ufficio stampa del ministero chiarisce così l’arcano: Marina Calderone ha conseguito una triennale in Economia aziendale internazionale nel 2012 e la magistrale nel 2016. Dove? Entrambe alla Link Campus University di Roma. Meno noti sono invece i legami – anche di natura finanziaria – tra l’attuale ministra e l’ateneo
A partire dal fondatore della Link Vincenzo Scotti, oggi alla sbarra insieme agli ex vertici dell’ateneo per una vicenda di “lauree facili” che avrebbe garantito ai poliziotti della Questura di Firenze convenzionati dal sindacato Siulp tra il 2016 e il 2018.
Docenti e studenti hanno evitato il processo, ma la procura ha fatto appello perché attestati di frequenza, esami e voti finivano pur sempre nei libretti. Anche i consulenti del lavoro hanno una convenzione con la Link.
Ed è stata proprio la Calderone, fresca di laurea ma da anni presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine (Cno), a spalancare nel 2013 le porte dell’ateneo ai suoi 26 mila iscritti. Partendo dalle sue lauree “fantasma”, si scopre così che – oltre a quelle – il capo dei consulenti si è presa anche le cattedre e le mura della Link, utilizzando i contributi previdenziali degli iscritti.
A darle una mano è il marito Rosario De Luca, consigliere nel Cno guidato dalla moglie e presidente della Fondazione Studi che ne è emanazione diretta. La coppia vanta già forti legami con i vertici dell’università.
Tanto che nel 2015, De Luca entra perfino nel cda dell’ateneo, dove lei in quel momento studia, ed entra pure in quello della “Fondazione Link Campus”. Nessun imbarazzo. Neppure quando, da neo laureata, si ritrova presidente e docente del corso magistrale per i consulenti: a chi non capita? Lo inaugura nella primavera 2018 insieme a Scotti.
Ma si scopre che la cassa dei consulenti fa molto di più: investe 15 milioni direttamente nella sede della Link. In che modo? Il campus si trova a Roma nel cinquecentesco Casale di San Pio V, prestigiosa tenuta con 35 mila metri quadrati di verde e 5 edifici. Appartiene al centro regionale per i ciechi Sant’Alessio Margherita di Savoia che a dicembre 2015 lo dà in concessione all’ateneo per 25 anni.
Il complesso è però da ristrutturare ma farlo costa almeno 6 milioni di euro. Nel 2016 la Link tenta con l’art bonus, ma la raccolta di erogazioni liberali si ferma a 25 mila euro, mentre i suoi conti traballano sotto il peso dei debiti: tanto che è in ritardo con i pagamenti dell’affitto della sede
Un problema anche per i bilanci del centro per i ciechi. Infatti, a dicembre 2017, l’ente conferisce tutto il Casale al Fondo immobiliare Sant’Alessio, insieme al resto dei suoi immobili. Cosa cambia? Adesso sulle proprietà dei ciechi si può investire. Ma il problema è la morosità degli inquilini, e la Link è in testa. Tanto che il gestore del fondo definisce l’investimento “a rischio medio-alto”. E infatti in soccorso arriva un solo investitore: l’Ordine di Calderone e De Luca.
I soldi li mette l’Enpacl, che gestisce le pensioni dei consulenti. A marzo 2018 acquista 300 quote del Fondo Sant’Alessio iniettando ben 15 milioni di euro. L’investimento è “rivolto alla formazione universitaria”, scrive l’Enpacl nei suoi bilanci. Più precisamente, dicono quelli del centro per i ciechi, la liquidity injection servirà per finanziare i lavori di ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio”.
Con i loro 15 milioni i consulenti avrebbero potuto pagare 18 anni di affitto in una sede che ne vale 21. Poco di più e la compravano. Invece, per uscire dall’investimento, la Cassa dell’Ordine dovrà trovare chi compra le sue quote, posto che si trovi.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
LE SPONDE AMERICANE NELL’ASCESA DI ELLY: IL RUOLO DELLA SOCIETA’ DELL’EX GURU DI OBAMA
“Con la vittoria alle primarie è diventata la prima donna a guidare il Pd e promette di cambiare profondamente un partito in crisi di identità”. Così il New York Times su Elly Schlein, che racconta sé stessa come “la pecora nera della famiglia” perché la sorella e il fratello erano più sicuri di quello che avrebbero fatto da grandi, mentre lei ci ha messo “più tempo a trovare la strada”.
Adesso la strada di Schlein è “al centro del dibattito sul futuro della sinistra europea” e il prestigioso quotidiano statunitense le dedica l’approfondimento del sabato.
“Con la sua elezione Schlein ha catapultato l’Italia, che è sembrata a lungo un paese per uomini vecchi, in un territorio molto diverso – si legge sul quotidiano – l’opposizione è ora guidata da una donna, mentre la premier è Giorgia Meloni”.
Le due donne, per il NYT “non avrebbero potuto essere più diverse”, perché Meloni, cresciuta da una madre single in un quartiere popolare di Roma, ha vinto le elezioni con lo slogan: “Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”.
“Non capisco – dice Schlein – come una donna, madre e cristiana, può aiutare per questo gli italiani a pagare le bollette. Io sono una donna, amo un’altra donna, non sono una madre ma non per questo sono meno donna”.
Schlein attacca Meloni per le politiche “inumane e illegali” a proposito dei migranti da salvare in mare, ma deve fronteggiare le critiche dei moderati del partito, che l’accusano di essere troppo di sinistra e di essere stata spinta del Movimento 5 Stelle.
“Dove sono oggi i moderati? – si chiede Schlein dalle colonne del NYT – quando qualcuno ha tentato di rappresentarli con nuove proposte politiche, le cose non sono andate bene. Adesso deve essere chiaro chi vogliamo rappresentare”.
Poi il programma: “Schlein vuole reintrodurre le protezioni per i lavoratori, tassare i ricchi, riconnettere il partito al mondo dei sindacati, investire su una politica green e lottare per i diritti di gay e immigrati. Questa settimana è andata sul luogo del naufragio in Calabria e ha incalzato Meloni sul ministro (Matteo Piantedosi, ndr) che è sembrato criticare le vittime del naufragio”.
“Diritti civili e sociali sono interconnessi – ha ribadito Schlein al NYT – la sinistra perde consensi perché è troppo timida sui suoi temi”. Arrivando al nodo delle alleanze, Schlein punta ai cinque Stelle “of course”, perché hanno un largo seguito (anche se il giornalista fa notare che i decreti sicurezza portano la firma di Giuseppe Conte), ma si dice in disaccordo sulla loro politica a proposito dell’Ucraina, descrivendo il Pd come “saldamente al fianco dell’Ucraina durante l’invasione russa” e anche sull’invio di armi ha ribadito il voto a favore espresso finora perché “è necessario in questo momento”.
(da agenzie)
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Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
ELLY SCHLEIN IN TESTA AL CORTEO INSIEME A LANDINI, ABBRACCIO CON CONTE SOTTO IL PALCO
Parte da piazza Santissima Annunziata, a Firenze, con diverse migliaia di persone già presenti, la manifestazione antifascista, indetta dai sindacati in difesa della scuola e della Costituzione dopo l’aggressione a due ragazzi di un collettivo di sinistra, da parte di militanti di Azione studentesca, avvenuto lo scorso sabato 18 Febbraio nel capoluogo toscano, davanti al liceo classico Michelangiolo.
L’iniziativa è stata indetta anche in solidarietà alla preside del liceo scientifico fiorentino Leonardo da Vinci, Annalisa Savino, contro cui si era rivolto il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara per via della lettera da lei scritta ai suoi studenti proprio sui fatti del Michelangiolo, per ricordargli come l’indifferenza dinanzi alle violenze favorì l’avvento del fascismo.
Adesioni alla manifestazione sono arrivate da tutta Italia con movimenti, associazioni, collettivi studenteschi, docenti, presidi, Arci, Anpi. Partecipano anche i principali partiti di opposizione al governo, con in testa la neosegretaria Pd Elly Schlein e il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Oltre al segretario nazionale Cgil Maurizio Landini, presenti anche il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, l’ex ministro e segretario di Articolo 1 Mdp Roberto Speranza, il coordinatore nazionale di Articolo1 Arturo Scotto e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra. Per quanto riguarda il Terzo Polo, la manifestazione ha incassato invece il no alla discesa in piazza da parte del leader di Azione Carlo Calenda, che ha affermato di non voler acuire le tensioni, mentre Italia Viva è presente con una folta delegazione guidata dall’ex ministra Teresa Bellanova.
In piazza anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il neosegretario regionale del Pd Emiliano Fossi e il sindaco di Firenze Dario Nardella, che nei giorni scorsi ha rivolto alla cittadinanza un appello alla partecipazione. Ha aderito il gruppo Pd in Consiglio regionale. Nel corteo anche una delegazione della Federazione nazionale della stampa e dell’Associazione stampa Toscana.
«È una grande risposta a difesa della scuola e dei valori costituzionali». Così la neosegretaria del Pd Elly Schlein è intervenuta a margine della manifestazione antifascista in corso oggi, 4 marzo, a Firenze.
«Non potevamo che essere qui perché a seguito di quella aggressione squadrista la migliore risposta è esattamente questa, questa straordinaria partecipazione che è il vero antidoto a quella indifferenza che non ci può essere», aggiunge facendo riferimento all’aggressione dello scorso 18 febbraio contro alcuni studenti del liceo Michelangiolo, da parte di alcuni militanti del movimento di estrema destra Azione studentesca.
«Il messaggio di oggi da questa piazza è chiaro, quei metodi violenti non passeranno, quei metodi squadristi non passeranno», dice Schlein. «Troveranno – prosegue – questo cordone di solidarietà umana a difesa della scuola come presidio di cultura , come primo grande luogo di emancipazione sociale, di contrasto ad ogni forma di diseguaglianza, di contrasto alla povertà educativa».
Il rapporto con il Movimento 5 stelle
Nel corso della manifestazione la segretaria ha parlato a lungo con il leader del Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte: «Sono molto felice che ci sia qui una grande delegazione del Partito democratico, che ci sia qui il Movimento cinque Stelle, che ci siano qui altre forze civiche e della sinistra ecologista, credo che sia un bel segnale che su alcune battaglie fondamentali, come abbiamo sempre detto, noi dobbiamo lavorare insieme sia in Parlamento che nel Paese, per organizzare una opposizione. Noi ci saremo», ha commentato poi Schlein.
I temi dell’agenda comune, ha aggiunto, sono «la difesa della scuola pubblica, la difesa della sanità pubblica, la difesa del lavoro, il salario minimo, la difesa della Costituzione, la battaglia contro l’autonomia differenziata».
Conte si è detto orgoglioso di essere in piazza: «Oggi affermiamo un principio, respingiamo le aggressioni violente, soprattutto dobbiamo difendere i principi costituzionali. Gli esponenti del governo hanno perso due volte. Prima perché non hanno condannato, in particolare Fdi, partito di riferimento dei responsabili dell’aggressione. E poi hanno sbagliato perché Valditara ha trovato dei minuti per censurare la lettera ineccepibile della preside. Che sottoscrivo tutta».
La lotta alle disuguaglianze, di ogni genere
Schlein ha poi commentato «il disegno pericoloso di autonomia differenziata che Calderoli sta forzando, scavalcando le Regioni e il Parlamento». E ha spiegato: «Abbiamo sentito l’altro giorno che ha detto che ha avuto il via libera della Conferenza unificata, è una bugia perché ci sono delle Regioni che hanno votato contro l’autonomia differenziata, e i Comuni e le Province hanno mostrato delle gravi criticità, quindi il ministro sta forzando la Costituzione».
Secondo la neosegretaria il governo sta aumentando le diseguaglianze territoriali che il Sud e le aree interne dell’Italia «hanno già pagato abbastanza». Anche per questo vuole essere fortemente simbolica la sua presenza in piazza che vuole dimostrare la lotta alle disuguaglianze, in tutte le forme che si manifestano. «Noi saremo in tutti i luoghi – spiega Schlein – dove occorre contrastare le diseguaglianze sociali, quelle territoriali, di genere e generazionali».
(da agenzie)
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Marzo 4th, 2023 Riccardo Fucile
IN BALLO CI SONO CIRCA 3,5 MILIARDI DI EURO… GLI ARRETRATI RIGUARDANO GLI IMMOBILI UTILIZZATI COME ALBERGHI, SCUOLE E CLINICHE. CHIESE E ORATORI RIMANGONO ESENTATI… MA IL GOVERNO PRENDE TEMPO
Bussare al portone della Chiesa. E riscuotere. Un incasso che per l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, può valere fino a 3,5 miliardi. È un ordine puntuale quello che Bruxelles ha impartito al governo italiano: deve recuperare l’Ici, la vecchia imposta comunale sugli immobili, che la Chiesa non ha versato, tra il 2006 e il 2011, per le attività «di natura economica» all’interno delle proprie strutture.
Nulla da eccepire per i luoghi di culto e per gli oratori; il problema nasce per quella parte del patrimonio immobiliare adibita ad affittacamere, scuole e cliniche. In questo caso, spiega la Commissione europea, gli aiuti di Stato concessi sono da considerare «illegittimi». Per questo, ora, bisogna passare all’incasso del pregresso.
A Roma l’indicazione è stata recepita con molti dubbi. Palazzo Chigi aveva messo in conto l’ordine di Bruxelles. E quindi anche la risposta, che a caldo è la stessa di quella approntata dopo il richiamo dell’Ue sulla proroga delle concessioni balneari: non mettersi di traverso, ma non per questo agire con urgenza.
Anzi, si ragiona in ambienti di governo, l’obiettivo è avviare una trattativa con la Commissione europea su due punti, che sono di fatto la sostanza del richiamo: come calcolare le cifre da riscuotere e con quale strumento procedere. Quesiti che puntano a prendere tempo perché la materia è delicata. Non solo nei rapporti con la Chiesa, ma anche con i Comuni.
In ballo, secondo l’Anci, ci sono fino a 3,5 miliardi di mancati introiti, ma l’ammontare va depurato dalle somme che i Comuni sono riusciti a recuperare nelle aule dei tribunali. I contenziosi che hanno generato i recuperi hanno riguardato, tra gli altri, immobili religiosi ubicati a Roma, Milano e Genova. Sono però eccezioni. Ma è il governo che deve decidere se e quando bussare al portone della Chiesa.
(da La Repubblica)
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