Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
IMMOBILI FANTASMA E LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE MAI ESEGUITI… AL CONFRONTO LE TRUFFE SUL REDDITO DI CITTADINANZA SONO BRICIOLE, MA IN QUESTO CASO NESSUNO SI INDIGNA
Immobili fantasma e lavori di ristrutturazione mai eseguiti per generare crediti d’imposta falsi da cedere a terzi e generare dunque profitti. È questo lo schema della truffa sul bonus facciate scoperta dalla Guardia di Finanza di Brescia. Le indagini delle Fiamme Gialle bresciane, su delega della Procura di Roma, hanno portato al sequestro d’urgenza di 670 milioni di euro di crediti d’imposta ritenuti fasulli e prossimi alla cessione, nonché di 50 milioni di euro tra beni e disponibilità finanziarie di 20 soggetti e società operanti nelle province di Roma, Bologna, Pistoia, Salerno, Rimini, Verona, Napoli, Isernia, Macerata, Avellino, Frosinone e Bolzano. Il sequestro urgente, come spiegato in una nota ufficiale della procura di Roma che coordina l’inchiesta delle Fiamme Gialle di Brescia – si è reso necessario per evitare che questi crediti ritenuti fasulli «fossero introdotti nel circuito economico legale e portati indebitamente in compensazione». Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, infatti, i crediti sono ritenuti fasulli dalla Gdf perché creati appositamente da società “cartiere” che però non risulterebbero proprietarie di nessun immobile. Di conseguenza i relativi lavori di ristrutturazione di questi immobili non sarebbero mai avvenuti. Oltre alle ipotesi di reato per truffa e indebite percezioni a danno dello Stato, per i soggetti coinvolti nelle indagini si profilano anche le ipotesi di accusa di riciclaggio, reimpiego in attività economiche e autoriciclaggio dei proventi illeciti. Le indagini proseguono, fanno sapere le Fiamme Gialle, per individuare il ruolo di eventuali altri soggetti.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
DA OGGI NON RISULTA PIU’ REPERIBILE, ENNESIMO CAPITOLO TRAGICOMICO DI UNA FARSA MINISTERIALE
La campagna “Open to meraviglia” continua a sorprendere. Dopo le
innumerevoli polemiche, ora la campagna si tinge di giallo.
Dalla pagina ufficiale del Governo dedicata al progetto del Ministero del Turismo per promuovere l’Italia nel mondo, è scomparso il video promozionale della campagna pubblicitaria.
«Il video è privato», è la scritta che campeggia al posto della preview del video.
Lo spot, pubblicato originariamente su YouTube, non è dunque più indicizzato, e risulta irreperibile anche sulla piattaforma di proprietà di Google.
Il video promozionale di “Open to Meraviglia”, nei giorni scorsi, era stato oggetto di polemiche perché, come osservato da Massimiliano Milic della casa di produzione Terroir films, diverse scene dello spot non sono state registrate in Italia. Si trattava invece di immagini stock, scaricabili gratuitamente, o comunque a costi ridottissimi, da diverse piattaforme online.
Tra le varie immagini era presente anche un breve estratto di un video che ritraeva un gruppo di giovani brindare in una cantina. Le immagini, però, erano state riprese in Slovenia da un regista freelance olandese, Hans Peter Scheep e distribuite sulla piattaforma di video stock Artgrid. Insomma, la campagna continua a procedere, in un continuo viaggio tra meraviglie, gaffe, sgrammaticature geografiche e, al momento, anche alcuni piccoli misteri tecnici del nostro Paese.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
QUESTO SAREBBE UN RAPPRESENTANTE DELLE ISTITUZIONI? MA NON ERANO “PATRIOTI”?
Sguardo chino, sì, ma non in raccoglimento. Durante l’inno d’Italia per le celebrazioni del 25 aprile a Viterbo Vittorio Sgarbi era distratto, intento a leggere messaggi sullo smartphone.
Così attento a quello che accadeva sullo schermo da non unirsi neanche all’applauso finale insieme al pubblico e alle altre autorità presenti.
Un gesto che non è passato inosservato a qualcuno nella platea.
Il video è poi finito sul profilo dell’Anpi, riaccendendo le polemiche che già lo avevano riguardato in prima persona.
Durante il saluto alle autorità infatti, il presidente della sezione di Viterbo dell’Anpi, Enrico Mezzetti, si è rifiutato di stringere la mano al sottosegretario alla Cultura.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
MENTRE IL GOVERNO PROPENDE PER UN TRASFERIMENTO, D’INTESA CON LE ASSOCIAZIONI, QUALCUNO CERCA L’INCIDENTE E LA PROVOCAZIONE… DOMENICA MANIFESTAZIONE SOTTO CASA DI FUGATTI
Il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha
firmato una nuova ordinanza per l’abbattimento dell’orsa JJ4, responsabile dell’aggressione mortale al runner 26enne Andrea Papi.
Il plantigrado era stato catturato lo scorso 18 aprile e recluso nel centro del Casteller, dove si trovano anche altri esemplari sotto osservazione.
La “sentenza” viene però sospesa fino all’11 maggio, in attesa del pronunciamento del Tar. Una volta ottenuto questo, specifica l’ordinanza, l’abbattimento deve essere effettuato “al più presto per la salute e l’incolumità pubblica”.
Il provvedimento precedente era stato sospeso sempre dal Tar di Trento dopo il ricorso delle associazioni animaliste, che ora annunciano nuovamente battaglia contro il provvedimento approvato ieri sera.
La LAV ha infatti fatto subito ricorso per bloccare urgentemente il nuovo ordine di uccisione dell’orsa JJ4.
“Ordine incredibilmente impartito ieri sera dal Presidente Fugatti anche contro la volontà dei genitori di Andrea Papi e nonostante LAV abbia proposto da tempo per mamma orsa una concreta e sicura sistemazione alternativa a proprie spese in un rifugio all’estero, soluzione prospettata favorevolmente anche dal Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin e dall’Ispra”, si legge nel comunicato della Lega Anti Vivisezionea.
L’associazione ha depositato anche a Procura della Repubblica e all’Arma dei Carabinieri una diffida alla Apps, l’Asl veterinaria locale, “all’esecuzione dell’animale che configurerebbe il reato previsto dall’articolo 544 bis del Codice penale, due anni di reclusione per mandanti ed esecutori, di uccisione “senza necessità” di un animale”.
Domenica 30 aprile alle 14 andrà di scena nel comune di Avio, più precisamente nella frazione di Sabbionara, il paese del presidente della Provincia Autonoma di Trento, la manifestazione “Dalla parte dell’orso sempre! Presidio sotto casa di Fugatti” organizzata da varie associazioni animaliste unitamente al Partito Animalista Europeo.
Una manifestazione che il presidente del partito Stefano Fuccelli ha commentato così: “Ci sono circa 600 partecipanti già confermati e quasi 6mila interessati che potrebbero scendere in piazza all’ultimo minuto, porteremo più persone di quante vi vivono. L’evento sta riscuotendo molti consensi e adesioni soprattutto tra gli stessi trentini. Il dato non sorprende visto che il sondaggio secondo il quale il 71% dei trentini si è dichiarato contro gli abbattimenti degli orsi”.
Insomma, un’altra manifestazione che si prepara ad attirare su di sé l’attenzione, proprio come accaduto al Casteller. Dalla piazza si leverà un invito nei confronti del presidente della Provincia, spiegano dagli ambienti del partito, ovvero che chieda scusa alla famiglia del 26enne Andrea Papi e che rassegni le dimissioni immediate.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
“LA POLITICA NON PENSA AL FUTURO, SPERO IN ELLY SCHLEIN”
Il professor Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica nel 2021, in un’intervista a La Confessione riportata dal Fatto Quotidiano, parla della vittoria, di Elly Schlein e di Ultima Generazione che imbratta i monumenti. Ma anche della figlia che ha fatto coming out e ha avuto due figli all’estero tramite inseminazione artificiale.
Nel colloquio con Peter Gomez dice che da bambino ha imparato a leggere prima i numeri delle lettere e che era un tipo solitario: «Avevo fatto le elementari dalle suore, non sapevo giocare a calcio e i miei tentativi erano rimasti frustrati. Anche la pallacanestro mi sfuggiva. Mi piaceva giocare a scacchi, ho letto tantissimo».
La politica da giovane
Parisi dice che da giovane è entrato a far parte della sinistra extraparlamentare perché «mi aveva fatto molto impressione un filmato con un attacco della polizia in piazza Cavour a Roma, davanti al palazzo di giustizia, con il questore che si mette la fascia e ordina la carica».
E difende per questo le proteste di quegli anni: «Il ’68 è stato un grosso scossone che ha cambiato molto le cose. Certo, alcune conseguenze esagerate come il 6 politico, ma è anche vero che prima del ’68 c’erano professori che trattavano male gli studenti con atteggiamenti insultanti». Dice che spera che Elly Schlein sia forte, ma «il budino lo si capisce mangiandolo. Però non serve solo il Pd, che è un partito di centrosinistra. Ma anche una sinistra-sinistra che riuscisse a mettere insieme tutte le varie anime».
Il premio Nobel e la paura di uno scherzo
Della figlia dice che lui e sua moglie sono estremamente felici. Ma sulla gestazione per altri specifica: «Non sono contrario. Ma non è una cosa che mi rende felicissimo, più che altro per lo sfruttamento delle donne che devono fare la gestazione. Non credo che esistano persone disposte a farlo gratis e quindi si tratta di un lavoro che interviene su un corpo». Torna di nuovo a raccontare che quando ha saputo del Nobel si è prima di tutto accertato che non fosse uno scherzo: «Ero a casa, perché c’era stata una certa anticipazione. Fabiola Giannotti se ne diceva sicura e mi diceva di tenere il telefono vicino. L’ho fatto ed è arrivata una telefonata internazionale, sul telefono fisso di casa: ‘Sono il segretario del comitato Nobel, volevo dirle che lei ha ottenuto il Nobel’».
Il cambiamento climatico e la politica
Infine si parla di climatologia. E Parisi dice che le previsioni fosche degli scienziati possono anche essere ottimistiche: «I modelli vengono costruiti sulle informazioni che noi abbiamo adesso. Ma se la temperatura aumenta di un grado, come ora, si verificheranno situazioni difficili da predire. E che potrebbero essere disastrose. Ad esempio una grande siccità in Amazzonia, incendi su scala globale, fenomeni che potrebbero aggiungere catastrofi successive».
Delle proteste di Ultima Generazione dice che «io personalmente non imbratterei i monumenti. Ma non mi sento di condannarli perché sono persone che sentono il peso di un futuro che viene loro rubato. Invece la politica, ha quasi sempre un orizzonte di cinque/dieci anni. Per un motivo semplice: i politici sanno che fra cinque o dieci anni è assolutamente improbabile che siano ancora in carica».
(da Il Fatto Quotidiano)
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Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
LA LEGGE INTERNAZIONALE LO VIETA E INFATTI SUNAK E’ BLOCCATO NELLE AULE DI GIUSTIZIA… SE QUALCUNO HA NOSTALGIA DELLE DEPORTAZIONI NEI LAGER NAZISTI O NEI GULAG COMUNISTI INDOSSI LA DIVISA DA GERARCA
Sul tema della lotta all’immigrazione irregolare Italia e Regno Unito
sono sulla stessa lunghezza d’onda. In missione a Londra, Giorgia Meloni ha incontrato il premier britannico Rishi Sunak, di cui ha elogiato la dura stretta sull’accoglienza e il piano che mira a trasferire i richiedenti asilo in Ruanda.
Londra ha stretto un patto con il Ruanda, al quale il Regno Unito vuole inviare i migranti che fanno domanda di asilo per appaltare allo Stato africano l’accoglienza durante il processo di valutazione della pratica, in cambio di ingenti finanziamenti.
Per quanto approvato in via definitiva, al momento il piano non è operativo perché il provvedimento è oggetto di una dura battaglia legale nelle corti britanniche, con le associazioni e la Corte europea dei diritti umani che lo ritengono giustamente una violazione delle leggi internazionali e umanitarie. Il governo conservatore sta pensando anche di negare del tutto la possibilità di fare domanda di asilo a chi entra irregolarmente nel Paese, altra proposta contestata dal punto di vista del diritto internazionale e umanitario.
“Il Ruanda è considerata una nazione inadeguata, perché sta in Africa?”, ha detto Meloni, sottolineando che la proposta del governo britannico è di spostarli “in attesa di valutare la loro richiesta d’asilo”.
La Meloni finge di non sapere che le norme internazionali impongono che le richieste di asili debbano essere presentate ed esaminate nel Paese dove avviene lo sbarco.
Le deportazioni le facevano i nazisti e i russi, non abbiamo bisogno di nuovi infami.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
GIORGETTI SAREBBE FINITO NEL MIRINO DEI LEGHISTI PERCHÉ NON HA ACCOLTO LE RICHIESTE DEL CARROCCIO SULLE PENSIONI MINIME, CON L’ARGOMENTO DELLA MANCANZA DI RISORSE
Meloni è incredula. «Chiamate subito Mantovano», dice. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, rimasto a Palazzo Chigi, le spiega l’accaduto e ha già degli argomenti per attenuare la sua preoccupazione: «Abbiamo già convocato il Consiglio dei ministri e fra poco tutto si risolve». «Risolviamola in fretta» dice rivolta allo staff. Gli inglesi chiedono cosa stia succedendo. Meloni spiega: «Un problema in Parlamento».
Finito l’incontro con Sunak, la premier si mette al telefono. È furiosa. Scrive sulla chat dei deputati del suo partito: «Non ho parole». Chiama Giancarlo Giorgetti, chiama il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Vuole sapere. Il suo staff lascia trapelare un commento, «alcuni parlamentari non si rendono conto di quello che fanno», che, senza essere concordato, è molto simile alle parole pronunciate a caldo da Giorgetti.
La presidente del Consiglio è convinta che i tempi ci siano, «il Cdm si farà». E così, conferma anche la convocazione dei sindacati per domenica sera, giudicata dalle sigle anomala non tanto per la data, ma per la prossimità alla riunione del governo.
I suoi la rassicurano, «ce la faremo» e la corsa è già partita. Ma le preoccupazioni restano tutte. Non tanto per i problemi tra alleati, quanto per le questione interne dei partiti. I primi a finire sotto osservazione sono i leghisti: 15 assenti, dei quali sono 4 in missione. Quando ancora lo choc per la votazione è vivo, circola una lettura: «Hanno voluto punire Giorgetti».
Il ministro dell’Economia è tornato nel mirino dei suoi colleghi di partito perché, tra le varie cose, non ha accolto le richieste del Carroccio sulle pensioni minime, con l’argomento della mancanza di risorse.
D’altronde già al Senato si era visto che qualcosa non andava, quando il capogruppo Massimiliano Romeo aveva inserito nella mozione tre punti non concordati con Giorgetti. Difficile immaginare che questi malumori siano scaturiti in una scelta grave come quella di mandare sotto il governo, ma resta il dato di fatto che alcuni parlamentari leghisti abbiano accolto con una certa maligna soddisfazione la figuraccia del loro ministro.
Lo scivolone di Montecitorio incrocia anche le divisioni dentro Forza Italia, il gruppo con più assenze in proporzione al numero di seggi: 14, di cui solo 4 in missione. Alla Camera, fanno notare in molti, non erano presenti il capogruppo Paolo Barelli, né il vicario Raffaele Nevi (a Terni per la campagna elettorale) e nemmeno la vice Deborah Bergamini (a Vienna per un incontro del Ppe).
Eppure solo mezz’ora prima della votazione molti dirigenti azzurri, guidati dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e dallo stesso Barelli, stavano presentando in una sala di Montecitorio l’iniziativa di partito in programma a Milano il prossimo fine settimana. Barelli risulta in missione. Il suo predecessore Alessandro Cattaneo manda un messaggio chiaro: «Ognuno si assuma le sue responsabilità».
(da “La Stampa”)
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Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
E NEL CENTRODESTRA C’È GIÀ CHI GODE PER L’INCIAMPO: “COMUNQUE È STATA UNA PICCOLA LEZIONE PER GIORGIA MELONI”
L’errore da matita blu che ha mandato gambe all’aria il governo alla
Camera ha dell’incredibile. Siccome il voto sulla risoluzione per lo scostamento di bilancio ha valenza costituzionale, serviva la maggioranza assoluta perché l’atto di indirizzo venisse approvato. Nel centrodestra hanno invece supposto che i deputati in missione avrebbero abbassato il quorum.
A fronte di una svista da studente di diritto alle prime armi, nessuno ha fatto caso all’«assenza giustificata» di ministri, presidenti di commissione, capigruppo. Così, quando sul display di Montecitorio è apparso il risultato, c’è voluto qualche minuto al governo per rendersi conto del disastro.
Nello sconcerto generale, raccontano che Giancarlo Giorgetti si sia avvicinato ai banchi dell’opposizione, dove pure non avevano subito capito cosa fosse accaduto. Con una risata che nascondeva il nervosismo, il ministro dell’Economia — noto per essere allergico agli scostamenti di bilancio — ha ironicamente ringraziato gli avversari che si erano espressi contro il documento dell’esecutivo: «In fondo, avete sostenuto la mia linea…».
Ma da quel momento non c’è stato più nulla da ridere nel centrodestra. Il pasticciaccio brutto della Camera costringe ora il governo e i parlamentari a un tour de force supplementare per consentire a Giorgia Meloni di approvare il taglio del cuneo fiscale il primo maggio. L’errore non sarà figlio del dolo politico, ma ieri in Transatlantico un autorevole rappresentante della maggioranza ha sussurrato che «comunque è stata una piccola lezione per la premier».
E mentre alcuni deputati che avevano saltato la votazione si precipitavano a Montecitorio con il volto tetro, i più anziani alleati di Meloni tornavano con la memoria a un nefasto precedente, quando «per molto meno nel 2011, sul rendiconto dello Stato, Berlusconi dovette lasciare palazzo Chigi».
Allora fu una manovra, stavolta è stata la fiera dell’imperizia. «Perché — discutevano nei capannelli del Pd — se fossimo stati noi al governo e avessimo capito che i numeri erano a rischio, saremmo stati più furbi. Franceschini di certo avrebbe chiesto a un vice presidente della Camera di opposizione di presiedere la seduta. Loro invece hanno perso anche il voto di Rampelli che guidava l’Aula». E giù risate.
La missione impossibile del centrodestra, quella cioè di andar sotto nonostante la schiacciante maggioranza, si è realizzata per mano dei deputati in missione. Ma anche per qualche «fraintendimento» con i gruppi avversari.
A parte il fatto che in passato gli scostamenti di bilancio erano stati (quasi) sempre approvati all’unanimità, in questo caso il governo riteneva che almeno il Terzo polo avrebbe votato alla Camera come aveva fatto al Senato: cioè a favore.
E in effetti Luigi Marattin, di Italia Viva, aveva invitato il gruppo ad appoggiare la risoluzione con un ragionamento di sistema. Ma i Calenda boys si sono opposti per evitare di essere additati come stampella del governo.
I soliti sospetti allignavano anche tra M5S e Pd, dove c’è chi teorizza che le recenti moine di Giuseppe Conte verso Meloni siano legate alle nomine: la premier avrebbe infatti promesso per l’ex ministro Alfonso Bonafede un posto nel Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. Perciò ieri i dem hanno monitorato la presenza dei grillini in Aula fino al botto.
(da Il Corriere della Sera)
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Aprile 28th, 2023 Riccardo Fucile
LE SCUSE DEL CENTRODESTRA DOPO LO SCIVOLONE ALLA CAMERA SUL DEF CHE NON CONVINCONO NESSUNO
C’è chi aveva un “impegno improrogabile” e ha dovuto lasciare l’aula alle 16. Chi era da tutt’altra parte perché «c’era un convegno». Chi giura di essersi assentato soltanto per 30 secondi. E chi era a casa con la febbre.
Il giorno dopo lo scivolone della maggioranza sul Def alla Camera gli onorevoli del centrodestra sembrano sinceramente dispiaciuti. Avranno modo di dimostrare il loro pentimento nel nuovo voto sul Def che il governo ha organizzato in fretta e furia. Ma intanto rimane la figuraccia. E le scuse. Che chissà se l’irritatissima Giorgia Meloni prenderà per buone.
La Repubblica sente per primo Raffaele Nevi di Forza Italia. Che si rammarica per i «14 assenti» nel suo gruppo, dice che non riesce a parlare con il suo capogruppo Barelli (che però «aveva un impegno importante»). Poi aggiunge che è rimasto alla Camera fino al pomeriggio. Poi è partito per Terni.
Le giustificazioni
«Ho la presentazione della lista di Forza Italia. Siamo tutti incasinati per queste elezioni. Non mi giustifico, eh? È stato un errore, purtroppo è successo», dice. Non è l’unico.
Andrea De Bertoldi di Fratelli d’Italia era invece a Palermo: «Sono dottore commercialista e rappresento il partito al convegno. L’avevo annunciato una settimana fa. Il mio capogruppo mi ha detto “vai tranquillo”».
Il leghista Rossano Sasso invece sostiene di aver “bucato” il voto ma che era in Aula: «Ho avuto un imprevisto che mi ha fatto tardare. Un maledetto imprevisto». Mentre Francesco Maria Rubano ha un alibi: «Ero in bagno. Non sono riuscito a raggiungere in tempo l’emiciclo». Michela Vittoria Brambilla invece era a casa con l’influenza: «Ho esagerato a difendere troppo l’orsa».
Assente anche Debora Bergamini, dice il quotidiano. Era a un seminario del Ppe a Vienna. Mentre in tanti dentro Forza Italia fanno notare anche l’assenza di Giorgio Mulé, in polemica con Antonio Tajani.
Quelli del centrosinistra sghignazzano: «Si sono rovinati il ponte». Mentre quelli del centrodestra sono arrabbiati: «Questi si credevano già in vacanza. Ora ci tocca stare qui pure domani». Giorgetti è furibondo. «Questi non si rendono conto», lo sentono dire. La stessa cosa – più o meno – la sussurrerà Meloni a Londra.
(da La Repubblica)
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