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IN GERMANIA I NEONAZISTI COMANDANO LE SCUOLE: DUE INSEGNANTI DI UN LICEO A SUDEST DI BERLINO, SONO STATI CACCIATI DOPO AVER CERCATO DI CONTRASTARE IL CLIMA “RAZZISTA E NEONAZISTA” DELLA LORO SCUOLA

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

GLI INSEGNANTI E GLI STUDENTI CHE SI ESPONGONO APERTAMENTE CONTRO STUDENTI E INSEGNANTI DI ESTREMA DESTRA TEMONO PER LA LORO INCOLUMITÀ

Svastiche e saluti nazisti in corridoio, pestaggi sui compagni di classe di provenienza straniera, inni neonazisti, scritte omofobe: due insegnanti di una scuola superiore di Burg, in Brandeburgo, nell’Est della Germania dove il partito di ultradestra Afd è in crescita verticale, se ne sono andati dalla città dopo che la situazione era diventata insostenibile. Dopo mesi di tentativi hanno lasciato il paesino.
Mina Witkojc, Burg. Nickel e Teske trovano che l’atmosfera tra i ragazzi è sempre più neonazista, e decidono di fare qualcosa.
Lui, professore di Storia, dedica l’ultimo quarto d’ora di ogni lezione al racconto delle atrocità del nazismo. Che vengono ogni tanto persino applaudite dai ragazzi.
Lei organizza un concerto e invita un rapper nero a suonare. I ragazzi boicottano l’evento e lo trasfornamo in un flop. I professori cercano il dialogo con i «bulli», senza esito.
Alla fine, disperati, pubblicano una lettera aperta sulla stampa locale, poi ripresa dai media nazionali, in cui descrivono «l’atmosfera di intimidazione alla scuola Mina Witkojc di Burg». Scrivono che «insegnanti e studenti che si espongono apertamente contro studenti e insegnanti di estrema destra temono per la loro incolumità». E che le scuole «non possono fornire una casa ai nemici della democrazia».
Pochi giorni dopo, arriva una risposta. Un’altra lettera aperta: un gruppo di genitori ne chiede il licenziamento. «Portano in classe la loro ideologia, sono di parte».
La scuola, anche se non pubblicamente, li sostiene e ignora le richieste di licenziamento. Attorno a scuola iniziano a spuntare manifestini con le loro foto, e la scritta «Andate a farvi f*** a Berlino»; sui social qualcuno inizia a dire di voler «dar loro la caccia». Nessuno interviene per difenderli in pubblico; l’anno scolastico finisce, e i due insegnanti in questi giorni annunciano che sì, se ne andranno a Berlino
La scuola non rilascia dichiarazioni. Sui social esultano i dirigenti locali di Afd: uno di loro definisce Teske «un informatore della sinistra radicale», e Nickel «una sua complice». «Felice che se ne siano andati». E il problema è più ampio. L’estrema destra è in ascesa in varie città dell’ex Germania Est, e l’intelligence del Brandeburgo sorveglia ufficialmente i sostenitori dell’ala giovanile del partito, dai connotati decisamente estremisti.
(da Il Corriere della Sera)

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NIGER, I FILO-GOLPISTI ASSALTANO L’AMBASCIATA FRANCESE AL GRIDO DI “VIVA PUTIN”

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

L’ELISEO AVVERTE: “IN CASO DI ATTACCO RISPONDEREMO”

Migliaia di manifestanti filo golpisti si sono radunati davanti all’ambasciata francese nella capitale del Niger, Niamey, dopo che Parigi ha sospeso gli aiuti al paese africano a seguito del colpo di stato.
Alcuni manifestanti hanno tentato di entrare nell’edificio Alcuni manifestanti hanno strappato una targa con la scritta “Ambasciata di Francia in Niger”, sostituendola con bandiere del Niger e della Russia, mentre altri hanno gridato “Viva la Russia”, “Viva Putin” e “Abbasso la Francia”.
Un’altra delle invocazioni che risuona tra i manifestanti è la richiesta di «arrestare» chi era prima al governo «perché restituiscano i milioni rubati».
Il ministero degli Esteri francese ha condannato «qualsiasi violenza». La sicurezza dell’ambasciata francese a Niamey, ha spiegato «è di competenza dello Stato ospitante».
L’Eliseo ha anche assicurato che Emmanuel Macron «non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi» e che risponderà «immediatamente» in caso di attacco contro i suoi cittadini.
Più di 1.500 soldati francesi sono in Niger, nell’ambito della lotta contro i jihadisti nella regione.
(da agenzie)

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“CI HANNO LASCIATO AFFONDARE. SAPEVANO DELLA NOSTRA BARCA IN DIFFICOLTA’ E NON CI HANNO SALVATO”

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

IL COLPO DI SCENA NELL’INCHIESTA SUL NAUFRAGIO DI CUTRO DOPO LA TESTIMONIANZA TRE SOPRAVVISSUTI ALLO SCHIANTO DEL CAICCO “SUMMER LOVE”… LA DESCRIZIONE DELL’ELICOTTERO CORRISPONDE A QUELLI DELLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA CHE PERO’ NEGA

Da una settimana circa, agli atti dei magistrati di Crotone che indagano sul più drammatico naufragio di migranti avvenuto in acque italiane negli ultimi dieci anni – 94 morti di cui 35 bambini e 80 sopravvissuti – c’è un colpo di scena sul quale sono in corso accertamenti investigativi.
Tre testimonianze, sono state depositate dai legali torinesi Marco Bona, Enrico Calabrese e Stefano Bertone con la formula delle indagini difensive. I sopravvissuti parlano di un elicottero bianco che alle 19 del 25 febbraio, quindi 9 ore prima del tragico schianto del caicco “Summer Love” in una secca a ridosso della spiaggia di Steccato di Cutro, avrebbe sorvolato l’imbarcazione. Alle 19 circa e poi alle 22.
Primo verbale: «È volato sopra di noi, ha compiuto una deviazione e se n’è andato. Eravamo seduti sul ponte superiore della nave, i quattro scafisti ci hanno costretto a nasconderci sottocoperta». I legali chiedono ai testimoni di descrivere il velivolo: «Era tutto bianco con una coda rossa e insegne rosse. Di nuovo intorno alle 22 ha sorvolato la nostra imbarcazione, poi è andato via. Siamo dovuti correre ai piani inferiori un’altra volta per non farci vedere». A quel punto vengono loro mostrate le foto di due elicotteri: uno della Guardia di Finanza e uno della Guardia Costiera.
Nel video depositato in procura – di cui La Stampa ha copia – indicano senza esitazioni il secondo: «È questo». Sottoscrivono il match con una firma sull’immagine riconosciuta. Aggiungono: «Il governo italiano non ci ha aiutato affatto, quei due elicotteri sapevano della nostra nave, nonostante ciò, non si sono presi cura di noi e non ci hanno salvato. Abbiamo navigato in acque italiane per dieci ore. Nessuna polizia nessuna guardia di frontiera sono venuti a salvarci e ci hanno lasciato affondare».
Secondo verbale: «Verso le 22-22.30 mentre mi trovavo sotto coperta ho sentito il rumore di un elicottero, ne sono certa».
Terza testimonianza: «Ho visto un elicottero bianco sorvolare la nostra barca. L’ho visto per 5 secondi perché non appena si è abbassato lo scafista mi ha costretta a tornare sottocoperta».
Ci vorranno ovviamente approfondimenti per capire se quell’elicottero appartenesse realmente alla Guardia Costiera italiana o magari anche all’omologa greca (che ha una livrea identica ma con inserti azzurri) visto che alle 19 della sera precedente allo schianto la Summer Love si sarà trovata (viaggiando a 6 nodi com’è noto) a circa 60 miglia nautiche dalla Calabria e fuori dalle “acque italiane”. Di certo c’è che l’autorità marittima del nostro Paese mai, nell’articolato resoconto di quella notte, ne ha fatto menzione.
Spiegano i legali torinesi che in passato hanno già assistito le famiglie delle vittime dei naufragi Norman Atlantic, Al Salam Boccaccio, (1000 migranti morti) e Costa Concordia: «Del transito di un elicottero hanno parlato spontaneamente introducendo loro quella presenza. Di particolare interesse è che quando abbiamo chiesto loro come potessero essere sicuri che quel rumore appartenesse a quel tipo di mezzo e non a un bimotore ad elica come quello di Frontex ci hanno risposto che come afghani hanno una considerevole esperienza di sorvoli di ogni genere di velivoli anche militari». Parola ai magistrati.
(da La Stampa)

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RISCALDAMENTO GLOBALE, SI SCIOGLIE LA CALOTTA IN ANTARTIDE: MANCA UN PEZZO GRANDE QUANTO L’ARGENTINA

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

GLI SCIENZIATI LANCIANO L’ALLARME: “GHIACCIO MARINO AI MINIMI STORICI”… E CI SONO ANCORA DEI CRIMINALI CHE NEGANO IL RISCALDAMENTO GLOBALE

Le evidenze continuano a confermare come il riscaldamento globale sia un’urgenza da affrontare al più presto.
Da una parte l’emisfero settentrionale, il nostro, soffocato da un’ondata di caldo estivo da record tra clima torrido, grandinate, frane e downburst. Ma molto più a sud, nel cuore dell’inverno, gli eventi climatici sono altrettanto gravi. Il ghiaccio marino antartico è sceso a minimi senza precedenti per questo periodo dell’anno.
Lo scrive la Cnn, secondo cui a metà luglio, il ghiaccio marino dell’Antartide era di 2,6 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media registrata dal 1981 al 2010. Per dare una misura, corrisponde ad un’area grande quasi quanto l’Argentina o gli stati del Texas, California, New Mexico, Arizona, Nevada, Utah e Colorado messi insieme.
Ogni anno, il ghiaccio marino antartico si riduce ai livelli più bassi verso la fine di febbraio, durante l’estate del continente. Il ghiaccio marino poi si ricostruisce durante l’inverno. Ma quest’anno gli scienziati hanno osservato qualcosa di diverso, riporta la Cnn: il ghiaccio marino non è tornato ai livelli previsti.
Infatti è ai livelli più bassi per questo periodo dell’anno da quando sono iniziate le registrazioni 45 anni fa. Il ghiaccio è di circa 1,6 milioni di chilometri quadrati al di sotto del precedente minimo invernale stabilito nel 2022, secondo i dati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC). Il fenomeno è stato descritto da alcuni scienziati come eccezionale, qualcosa di così raro che le probabilità sono che accada solo una volta ogni milioni di anni.
Colpa dei cambiamenti climatici
“Il sistema antartico è sempre stato molto variabile”, ha spiegato alla Cnn Ted Scambos, un glaciologo dell’Università del Colorado, “l’attuale livello di variazione è così estremo che qualcosa di radicale è cambiato negli ultimi due anni, ma soprattutto quest’anno, rispetto ai 45 anni precedenti”. Diversi fattori contribuiscono alla perdita di ghiaccio marino, ha affermato Scambos, inclusa la forza dei venti occidentali intorno all’Antartide, che sono stati collegati all’aumento dell’inquinamento dovuto al riscaldamento del pianeta. “Anche le temperature oceaniche più calde a nord del confine dell’Oceano Antartico che si mescolano all’acqua che è tipicamente un po’ isolata dal resto degli oceani del mondo fanno parte di questa idea su come spiegarlo”. Alla fine di febbraio di quest’anno, il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la sua estensione più bassa da quando sono iniziate le registrazioni: 691mila miglia quadrate. L’evento senza precedenti di questo inverno potrebbe indicare un cambiamento a lungo termine per il continente. “È più probabile che non vedremo il sistema antartico riprendersi come ha fatto, diciamo, 15 anni fa, per un periodo molto lungo nel futuro. Forse non accadrà mai”, ha concluso Scambos.
(da agenzie)

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IL GOVERNO TEME TENSIONI SOCIALI DOPO LA REVOCA DEL REDDITO DI CITTADINANZA: LA PROTESTA POTREBBE ALLARGARSI E GIÀ DA DOMANI POTREBBERO ESSERCI MANIFESTAZIONI A NAPOLI

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

SE SI AGGIUNGE L’OSTINAZIONE DELLA MAGGIORANZA A DIRE NO AL SALARIO MINIMO (CHE GLI STESSI ELETTORI DI CENTRODESTRA VORREBBERO) SI CAPISCE PERCHE’ IL GOVERNO SENTE PUZZA DI AUTUNNO CALDO: CHI NON SA COME PAGARE LE BOLLETTE, PRIMA O POI SI FA SENTIRE

Il timore del governo, adesso, è che le proteste di Napoli possano allargarsi, contagiare altre zone del Paese. A ben poco è servito, se non forse a peggiorare la situazione, il «messaggio riparatore» dell’Inps: dopo aver comunicato due giorni fa con un freddissimo messaggino telefonico la revoca del reddito di cittadinanza a quasi 170 mila persone, infatti, ieri l’Istituto — per voce del direttore dell’area di Napoli, Roberto Bafundi — ha tenuto a precisare che «nessuno sarà lasciato indietro». Ma le polemiche esplose venerdì sono comunque divampate. Creando una forte preoccupazione a Palazzo Chigi.
Le polemiche dei sindaci, dell’opposizione e dei sindacati fino all’inizio sono state date per scontate, e quasi declassate a rumore di fondo.Ma ieri, dopo le durissime reazioni dei cittadini colpiti dalla cancellazione del reddito, soprattutto al Sud, fanno molto più paura. I segnali che arrivano al ministero dell’Interno non fanno presagire niente di buono. Il rischio che il disagio sociale si trasformi in manifestazioni e cortei fa presto a diventare una delle priorità da affrontare.
I fronti scoperti, sui quali le opposizioni attaccano, sono tanti. C’è lo stop «brutale» al reddito di cittadinanza e la fermissima opposizione all’introduzione del salario minimo, sul quale pure l’opposizione ha ritrovato l’unità dopo mesi di scontri tra gli stessi partiti di minoranza.
In più, ecco le critiche che si susseguono sul fisco, sulle modifiche apportate alla delega per la riforma delle imposte in Parlamento, sulle concessioni fatte sul fronte dell’evasione fiscale, che è pure uscita silenziosamente dagli obiettivi del Pnrr, sui possibili nuovi condoni e sanatorie invocate da Matteo Salvini. Si temono reazioni sociali, manifestazioni e tensioni nelle piazze, a cominciare da domani a Napoli, la città più colpite dalla scure calata sui percettori del reddito di cittadinanza. Per questo la maggioranza ha scelto di passare al contrattacco.
Di provare a indicare un responsabile almeno per la voce considerata più a rischio, quella del reddito di cittadinanza. L’obiettivo insomma, neanche troppo celato, è quello di scaricare le responsabilità sui governi precedenti, e in particolar modo sul Movimento Cinque Stelle che del reddito di cittadinanza ha fatto la sua battaglia principale.
(da agenzie)

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MELONI E’ UNA LEADER DEBOLE

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

SI VOLEVA PRESENTARE ALL’INCONTRO CON BIDEN CON DUE SUCCESSI, IL PRIMO: L’ASCESA DELLA DESTRA IN EUROPA MA LE ELEZIONI SPAGNOLE HANNO PRESENTATO IL CONTO CON LA SCONFITTA DI VOX. IL SECONDO, L’AMBIZIONE DI ESSERE GUIDA DELL’AREA DEL MEDITERRANEO E DELL’AFRICA. MA MENTRE METTEVA PIEDE NEGLI USA VENIVA ROVESCIATO CON UN COLPO DI STATO IL GOVERNO DEL NIGER, UNO DEI PAESI GUIDA DEL PROGETTO ITALO-AFRICANO

Questa settimana Giorgia Meloni è stata ammessa al soglio della Casa Bianca. L’accesso alla sala ovale di Washington le è stato consentito dopo nove mesi di governo, un periodo che possiamo definire una lunga attesa. Gli Stati Uniti sono un grande paese portato alla chiarezza politica, anche alla durezza dello scontro politico. La situazione italiana non è facile da inquadrare per gli statunitensi: non riescono a capire se si tratta effettivamente di conversione, di pentimento, o di simulazione. La premier italiana si è presentata all’appuntamento con il presidente Joe Biden con un atteggiamento festoso. Ma è una leader che improvvisamente ha mutato atteggiamento.
A Washington infatti si sono incontrati due mondi: il mondo della democrazia americana, di Biden, e quello di Giorgia Meloni, quello dell’arrangiamento, senza princìpi solidi di politiche nazionali e internazionali. Gli Stati Uniti hanno anche un difetto di fondo, che aiuta a superare le situazioni di scarsa sintonia, ed è quello di ritenere che un capo di stato estero, che gravita nell’orbita degli interessi degli Stati Uniti e del mondo occidentale, più debole è, più fragile è, più è domabile, più è asservibile.
Questo è il punto di debolezza di un incontro raccontato e commentato per lo più in termini agiografici. Con occhi americani, il fatto che la premier italiana si sia presentata allegra, e disposta ad ogni apertura, è stato guardato con il paternalistico interesse ad avere un capo di governo di un paese in grande difficoltà più disponibile, e dunque più prono. Ma Meloni è stata sfortunata. Si voleva presentare all’incontro avendo nel bagaglio a mano almeno due successi importanti.
Il primo: il successo della tendenza in Europa del vento della destra pura, con le elezioni spagnole; si aspettava un grande successo di Vox, la forza che considera e vanta come alleata. Ma le elezioni spagnole hanno presentato il conto di una situazione completamente rovesciata rispetto alla sua aspettativa. A Madrid, dopo ferragosto, probabilmente avremo un governo in cui Vox resterà all’opposizione.
La seconda sfortuna di Meloni, e quindi l’altra debolezza, stava nella sua mania di grandezza, l’ambizione di essere una guida politica di un’Europa conservatrice e reazionaria, dei piccoli patriottismi, l’ambizione di essere guida dell’area del Mediterraneo e dell’Africa. La presidente del Consiglio ha vantato il suo piano africano, il presunto piano Mattei e la riunione dei capi di stato a Roma: ma mentre metteva piede negli Usa veniva rovesciato con un colpo di stato il governo del Niger, uno dei paesi guida del progetto italo-africano.
Il che dimostra la grande debolezza di regimi dove non è escluso il golpe; e di più dimostra in maniera sempre più evidente che in Africa la ripresa delle tendenze autoritarie è ispirata dalla Russia. E i progetti astratti della presidente italiana si sono rivelati per quello che sono: enunciazioni semplici, anzi semplicistiche, di sognatori vaganti.
Tutto questo ci dice una cosa: che l’eterno antico tentativo dei capi deboli nel proprio paese di trovare una forza e un prestigio, attraverso un ruolo di carattere internazionale, si infrange su una legge politica fondamentale: non si ha ruolo internazionale se non si ha una forza radicata popolare, importante del proprio paese. Ed è quello che serve innanzitutto per conquistare un ruolo in Europa e nel mondo occidentale, a cui l’Italia appartiene, e del quale non possiamo non fare parte.
L’Italia ha dunque bisogno di un grande sussulto interno. Il periodo più felice del nostro Novecento è stato nelle fasi espansive delle forze del popolarismo cattolico e di quelle del concretismo socialista democratico
(da Domani)

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UNA VITA DA PRECARI: IL FUTURO A TINTE FOSCHE DEI GIOVANI DI OGGI

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

IL 53% PREOCCUPATO PER IL DOMANI DEI PROPRI FIGLI

Lo sguardo al futuro per i figli è, per gran parte dei genitori di oggi, un tormento. La preoccupazione, che accompagna sempre un genitore, si sta lentamente trasformando nella certezza di lasciare ai ragazzi e alle ragazze un paese peggiore, in cui si respira un’aria pesante.
Il 53 per cento dei baby boomers mette al primo posto, nella classifica delle preoccupazioni per il domani dei propri figli, la paura che non riescano ad avere uno standard di vita decente. Un dato che accomuna tutti i segmenti sociali, dai ceti popolari al ceto medio, dal nord al sud.
Su questo aspetto sono maggiormente in apprensione i residenti nei piccoli centri rispetto a quelli delle grandi città (55 per cento a 48), i piccoli imprenditori (56 per cento) rispetto agli operai (42 per cento).
Una seconda preoccupazione è quella legata al tema delle relazioni affettive. Il 33 per cento dei boomers ha il timore che i giovani non riescano a costruirsi una famiglia. Un’inquietudine che coinvolge, innanzitutto, i residenti nelle grandi città (36 per cento contro il 30 di chi vive nei piccoli centri), gli abitanti del nord ovest (36 per cento), chi vive nelle periferie urbane (40 per cento), nonché il ceto medio (36 per cento, rispetto al 31 per cento dei ceti popolari).
Quanti vivono al sud (21 per cento) guardano con apprensione al rischio che i propri figli debbano emigrare. Un tema che viene avvertito anche dalle persone che abitano nelle grandi città e nelle periferie urbane (23 per cento), dai ceti popolari (21 per cento rispetto al 16 del cento medio).
Il rischio che incappino in cattive compagnie e vadano a finire sulla cattiva strada (droga, alcol ecc) spaventa circa il 17 per cento dei boomers, in particolare tra quanti risiedono a centrosud (22 per cento), tra gli operai (22 per cento), tra gli abitanti delle periferie (19 per cento) e tra i ceti popolari (26 per cento).
Tra le crescenti apprensioni dei boomers verso i figli c’è il timore che i ragazzi siano condannati a una vita di solitudine (14 per cento). Un aspetto avvertito sia a Nordovest sia a Nordest, con punte del 18 per cento tra i residenti nei grandi centri urbani e del 21 per cento nelle periferie. A essere in ansia per la solitudine dei figli sono anche le persone più agiate e il ceto medio (17 per cento), rispetto ai ceti popolari (8 per cento).
La mappa dei fattori di paura per il domani si completa con temi come il rischio che debbano lavorare troppo (12 per cento) e con il timore che non abbiano successo nella vita (9 per cento). Quest’ultimo aspetto mette in allarme soprattutto i genitori del nord est (16 per cento) e delle Isole (18 per cento), quanti risiedono nelle periferie urbane (19 per cento), i laureati (17), quanti si sentono ceto dirigente (26) e i piccoli imprenditori (24 per cento).§
POVERI E PRECARI
Se la mappa delle apprensioni mostra una società genitoriale in tensione sul domani individuale dei propri figli, il quadro si tinge di ulteriori colori foschi se si passa ad analizzare lo status dell’Italia che le generazioni future si troveranno in eredità.
Per il 30 per cento degli italiani il primo e principale rischio è quello di lasciare un paese segnato da grandi ingiustizie sociali. Un aspetto avvertito dal 37 per cento degli over sessantenni, dal 33 per cento dei residenti a centro-sud e dal 35 per cento di quanti vivono nelle grandi città.
Al secondo posto, strettamente legato al primo, anzi come causa scatenante delle disuguaglianze, c’è il tema di un paese sempre più precarizzato (26 per cento): tema caldo per chi vive nelle periferie (34 per cento), nelle grandi città (30 per cento) e per i laureati (37 per cento). A questi due temi si lega quello della povertà (24 per cento).
Un aspetto particolarmente avvertito dai ceti popolari e dai residenti nelle periferie (33 per cento). E i giovani della generazione Z come vedono l’Italia di domani? Pensano che stanno ricevendo un paese più precarizzato (38 per cento), più povero (35 per cento) e degradato ambientalmente (20 per cento).
Lo sguardo al futuro degli italiani, dei genitori come dei figli, è cupo, segnato dalla convinzione che le cose non sono orientate a un progressivo miglioramento. Nell’accrescersi delle incertezze, per i giovani sembra esserci una certezza: dovranno farsi carico dei fardelli ambientali generati negli ultimi trenta anni, affrontando, al contempo, una società più difficile da gestire, marcata da disparità e tensioni sociali.
Una realtà in salita, ondivaga e ambigua, contrassegnata da complessità esistenziali e lavorative, con spinte e contro-spinte capaci di causare passioni tristi e solitudini.
(da agenzie)

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RAI, IL SINDACATO DEI GIORNALISTI CONTRO IL RITORNO DEL SOVRANISTA FOA: “UN’ALTRA MOSSA PER SILENZIARE LE VOCI CRITICHE”

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

FOA E’ STATO VOLUTO DA SALVINI

«Negazionista del cambiamento climatico, propalatore di fake news, critico nei confronti del presidente Mattarella». Il ritorno in Rai dell’ex presidente, voluto da Matteo Salvini nel 2018, che andrà a condurre un programma mattutino in radio nella striscia che fu di Luca Bottura e Marianna Aprile allontanati «senza alcun preavviso», ha prodotto la levata di scudi di Usigrai. Il sindacato dei giornalisti dell’emittente pubblica denuncia «il codice etico applicato a intermittenza» dai vertici di viale Mazzini, evocando la cancellazione della messa in onda del programma già registrato da Roberto Saviano ma che «riporta in azienda l’ex presidente che si è fatto notare per le posizioni che negano il cambiamento climatico, per aver pubblicato e rilanciato fake news (ad esempio Hillary Clinton che avrebbe partecipato a cene sataniche) e per gli attacchi social al presidente della Repubblica». Secondo l’organizzazione, «con queste scelte al settimo piano di viale Mazzini progettano il cambio di narrazione del servizio pubblico, la presunta necessità di riequilibrare, sostenuta dai nuovi vertici, non consiste in altro che silenziare le voci sgradite alla maggioranza di governo e accaparrarsi conduzioni, nomine e programmi per amici e sodali». Stando a quanto riporta la Repubblica, per il ritorno di Foa manca solo la firma sul contratto. L’ufficialità arriverà a settembre con la presentazione dei palinsesti, ma sembrerebbe che il direttore di Radio1 Francesco Pionati gli abbia già dato carta bianca nella scelta dei temi e nella selezione degli ospiti, per un’ora ogni mattina dal lunedì al venerdì.
(da agenzie)

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NAUFRAGIO DI CUTRO, TRE TESTIMONI RIVELANO: “UN ELICOTTERO VOLAVA SUL BARCONE”

Luglio 30th, 2023 Riccardo Fucile

SI AGGRAVA LA POSIZIONE DELLA GUARDIA COSTIERA… I SUPERSTITI: “L’ITALIA CI HA LASCIATI MORIRE”

Tre dei sopravvissuti alla tragedia di Cutro, quando il 26 febbraio scorso un barcone con a bordo centinaia di migranti naufragò davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nei pressi di Crotone, ne sono sicuri.
Nelle ore precedenti alla strage, quando il caicco si inabissò portando con se almeno 94 persone – sono le vittime accertate – un elicottero volò sopra le loro teste. Più volte. E nelle descrizioni dei tre sopravvissuti – una donna afghana, una ragazza di 23 anni e un uomo – si tratta di un elicottero bianco con la coda rossa. Un dettaglio non ininfluente: si tratterebbe infatti, secondo il riconoscimento avvenuto attraverso le fotografie dei modelli in dotazione a diversi enti, di quello della Guardia Costiera.
«L’ho visto passare sopra di noi, fare un giro e andare via», ha raccontato la donna afghana, «non avevo orologio o telefono, non so l’ora esatta. L’ho visto quando la luce del giorno era ancora lì e non era completamente buio. L’ho visto per 3-5 secondi, poi lo scafista ci ha mandato di sotto. L’ho visto molto bene, due volte da vicino, la prima che era ancora giorno, la seconda era durante la notte. Era bianco e la sua coda era rossa, c’era qualcosa come una bandiera. Guardavo la facciata bianca ma poi lo scafista ci ha mandato di sotto».
Queste parole vengono pronunciate davanti alle telecamere disposte dagli avvocati torinesi Marco Bona, Enrico Calabrese e Stefano Bertone, che difendono 8 sopravvissuti e le famiglie di 47 vittime. I legali, dopo una ricognizione per ascoltare quante più testimonianze possibile, hanno sentito ripetersi il racconto dell’elicottero da tre voci distinte, e hanno così deciso di di formalizzare deposizioni con interprete giurato (in lingua persiana), riconoscimento ufficiale della fotografia e videoregistrazione delle testimonianze, come spiega il Corriere della Sera.
Il materiale è andato quindi a riempire il fascicolo di istanza depositato alla Procura di Crotone per acquisire i registri di volo degli elicotteri della Guardia costiera e verificare quindi i racconti dei tre testimoni. I quali si riferiscono a due presunti sorvoli di elicottero sulla Summer Love la notte del 25 febbraio, alle 19 circa e alle 22 circa, almeno 4 ore prima del naufragio.

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