Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
GIULI CHIEDE SCUSA E MOLLA BADOGLIANAMENTE IL VECCHIO SGARBONE… PRIMI ANNI ‘90, ùIL CAMERATA GIULI MARCIAVA AL PASSO DELL’OCA NELLE FILE DI MERIDIANO ZERO, FACINOROSO GRUPPUSCOLO DI ESTREMA DESTRA
La destra al potere dice addio a Braveheart e indossa i panni di Don Abbondio. La vicenda Sgarbi dimostra l’evoluzione antropologica dell’homo melonianus. Essì, un conto è stare all’opposizione col 4%, reietti nei tombini di via della Scrofa a fare il saluto romano, un’altra storia spaparanzarsi a Palazzo Chigi col 30.
La mistica del coraggio, la suggestione del ‘cuore oltre l’ostacolo’, argomenti che hanno costituto l’archetipo virile del maschio di destra, sono stati prima sbianchettati e infine polverizzati. Ora si sta al governo e la parola d’ordine è: non épater les bourgeois, siamo conservatori e non rompete i cojoni alla manovratrice. Altro che D’Annunzio con Eia Eia alalà!
Alessandro Giuli, anonimo giornalista politico di Libero e Il Foglio spacciato per raffinatissimo intellettuale di destra e messo alla presidenza di un museo d’arte contemporanea di cui non distingue la cornice dal quadro, pur di non infastidire la Ducetta chiede scusa e molla badoglianamente il vecchio Sgarbone ai suoi guai con la prostata
E dire che una volta, primi anni ‘90, c’era il prode camerata Alessandro Giuli che marciava per le strade di Roma al passo dell’oca nelle file di Meridiano Zero, gruppuscolo di estrema destra che si rese protagonista di violenti scontri contro i movimenti di estrema sinistra.
Altro che il mussoliniano ardore: “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi”, Adesso, calzato il gilè damascato e il sorriso prestampato, Giuli può rinculare quanto vuole, tanto non resterebbe più nessuno a ucciderlo impegnati tutti come sono a creare una controegemonia di destra allietata di signorsì e “tutto va ben madama la marchesa del Grillo”. Massì, il potere logora anche chi ce l’ha…
(da Dagoreport)
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Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
SALVINI SI TROVA LEGATO MANI E PIEDI A MARINE LE PEN E I PUZZONI TEDESCHI DI AFD
Manca quasi un anno alle elezioni europee (giugno 2024) ma le scaramucce politiche stanno già scoppiettando come pop corn.
L’ambizioso piano di Giorgia Meloni di ribaltare il tradizionale assetto di potere all’Europarlamento (l’asse tra Ppe e socialisti) troverà una definitiva risposta nelle urne e nei seggi che le varie forze politiche si ritroveranno in aula
E’ nei numeri che si dipaneranno i rapporti di forza. Fino ad allora possiamo metterci comodi e goderci la guerriglia di manovre, avvicinamenti, sgambetti e buffetti tra leader e partiti. Un gioco delle parti in cui nessuno azzarda ancora il passo più lungo della gamba, per non bruciarsi.
Regina delle trame europee è Giorgia Meloni. Tra un “ahò” e un “io so’ io e voi non siete una ceppa”, la Ducetta ha dovuto deglutire un amarissimo boccone a causa del suo alleato nel gruppo Ecr, il polacco Morawiecki, e del podestà d’Ungheria, Viktor Orban.
I due sovranisti dell’Est hanno rifilato un bel “tiè” sull’accordo per la ripartizione dei migranti. Alla sola ipotesi di dover sganciare 20 mila euro per ogni migrante non accolto, hanno consegnato alla Ducetta il loro “no, grazie”.
A Bruxelles pensavano che Meloni potesse esercitare un certo ascendente su due leader a lei vicini ma nessuno aveva fatto i conti con l’intreccio di interessi che ciascuno si portava dietro.
A ottobre, in Polonia, ci saranno le elezioni politiche e Morawiecki non intende mostrarsi conciliante su un tema delicato in patria: ogni cedimento potrebbe costargli voti.
Orban, che da sempre è una spina nel fianco dell’Ue sulle questioni migratorie, non vuole accollarsi neanche mezzo migrante per fare un favore all’Italia. Proprio lui che, tra l’altro, ha fatto costruire un “muro” tra Ungheria e Serbia per ostacolare l’accesso in Europa ai disperati in arrivo dai Balcani. Una barriera di recinzioni metalliche lunga oltre 500 km.
Nessuno si sorprenda: i due leader sovranisti sono rimasti saldi sulle loro tradizionali posizioni. È Donna Giorgia che si è, via via, spostata al centro
L’ex “gabbiana” allevata da Fabio Rampelli, ha capito che essere al governo non è come stare all’opposizione con un partito al 4%. Il rutto libero, la protesta un tanto al chilo, l’antagonismo pret-à-porter non se li può più permettere. Ora ha bisogno di moderazione, diplomazia e una certa dose di scaltrezza se vuole sedere ai tavoli che contano.
Tra l’altro qualche messaggio d’amore dal Ppe l’ha anche ricevuto. Un’apertura di credito, mediata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e formalizzata dal presidente dei popolari Manfred Weber, che ha fatto cadere i molti veti che gravavano sulla sua figura. Ma questo lasciapassare è “ad personam”.
Il Ppe è disposto ad accogliere Fratelli d’Italia nella futura maggioranza all’Europarlamento ma non ha la stessa disposizione verso polacchi e ungheresi. Alla Ducetta è stato fatto capire: tu puoi essere dei nostri, i tuoi alleati di Ecr no. Di qui il cul de sac di Giorgia. Da un lato, vede il gran buffet degli Europoteri finalmente a portata di mano. Dall’altra, teme di dover recidere i legami con gli amici polacchi e ungheresi. E magari di dover uscire dal gruppo dei Conservatori.
E’ lo stesso vicolo cieco in cui si è infilato Salvini. Testardo fino all’autolesionismo, il Capitone si è sempre rifiutato di staccarsi da Marine Le Pen e dalle svastichelle di Alternative fur Deutschland.
E ora ne paga il fio. Emarginato da Giorgia Meloni, che non vuole la grande alleanza delle destra alle prossime elezioni europee, e schifato dal Ppe, che considera il suo gruppo “Identità & Democrazia” una sorta di congrega di puzzoni, il segretario della Lega rischia di non toccare palla.
Sarebbe il finale di partita tutto sommato meritato per chi, come lui, si è ostinato a dribblare ogni occasione per “ripulire” la sua immagine in Europa.
Berlusconi, che qualcosa aveva capito di Bruxelles tra un cucù alla Merkel e un “kapò” a Scholz, voleva creare un partito unico Forza Italia-Lega, poi propose anche una federazione, con l’obiettivo di traghettare il Carroccio nel Partito popolare.
Salvini si è sempre opposto, rivendicando la necessità di preservare “l’identità” del suo partito. Una scelta che ha spinto la Lega alla periferia dell’impero: non può più avvicinarsi al Ppe né può sciogliere i legacci che lo uniscono a Le Pen e Afd pena l’irrilevanza totale (destino che neanche i partitini minoritari dell’Estonia)
Salvini ha scelto di minare da destra la credibilità della sua rivale, colei che gli ha sottratto la “leadership” del centrodestra grazie a una maggiore qualità politica (dettaglio quest’ultimo che sfugge al capo leghista). Nasce così l’idea di un’alleanza dei veri nazionalisti, chiamiamoli così.
A cominciare da Marine Le Pen, con cui Salvini vanta una vecchia amicizia, ma lasciando la porta socchiusa anche ai tedeschi di Alternative, in sostanza dei neo-nazisti, al di là di qualche recente ritocco.
Vale la pena ricordare un punto cruciale che a qualcuno potrebbe sfuggire: sia Le Pen sia il gruppo tedesco rappresentano la punta di lancia del filo-putinismo in Europa.
La loro scarsa simpatia verso le regole della liberaldemocrazia li spinge in modo spontaneo ad appoggiare l’autocrate di Mosca, anche a prescindere dai flussi di denaro che sono molto probabili e almeno in un caso dimostrati. È ovvio che l’operazione salviniana è contro Giorgia Meloni
L’obiettivo è mettere un bastone tra le gambe della premier, la cui strategia, sostenuta da quel che resta di Forza Italia, è volta a costruire tra luci e ombre un fronte conservatore in grado di collaborare al Parlamento di Strasburgo con i Popolari e magari con i liberali. Ma non ci sarebbe offesa maggiore per i tedeschi del Ppe che renderli edotti di come il “modello italiano” prevede di accreditare l’inquietante fazione di Alternative.
E mentre il realismo spinge la Meloni a ricucire i rapporti anche con Macron, ecco Salvini che le para davanti Marine Le Pen, personaggio con il quale lei ha non più relazioni da anni. In poche parole, la manovra della Lega è l’esatto opposto della strada imboccata dalla leader di Fratelli d’Italia, per la quale la tragedia ucraina rappresenta una discriminante.
Il tentativo di Salvini, a sua volta ammiratore di Putin, consiste nel far rientrare dalla finestra la doppiezza in politica estera espulsa dalla porta. E tutto all’interno di un piccolo cabotaggio di potere che mira a strappare qualche seggio al partner/rivale in vista del voto europeo del prossimo anno.
In tutto ciò è la francese Le Pen a mostrare più intelligenza politica, o forse solo più buonsenso, rispetto al suo irruente amico italiano. Con la Francia in fiamme, non è il momento giusto per tessere operazioni così modeste e strumentali. Per cui lo storico colloquio è stato declassato a videochiamata. Dovrebbe insegnare qualcosa a Salvini.
(da Dagoreport)
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Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
ANNUNCIATO IN UN IMPIANTO DI LIMBIATE ERA STATO ANNULLATO DOPO LE PROTESTE DELLA LEGA… SI TERRA’ UGUALMENTE DA UN’ALTRA PARTE… “GRAZIE A SALVINI SIAMO AL TUTTO ESAURITO”
Le donne musulmane di Milano contro la Lega: la giornata di svago in piscina prevista per l’8 luglio, bloccata da una protesta leghista, si farà comunque.
“Ringraziamo di cuore gli onorevoli leghisti per aver contribuito alla inaspettata impennata dei nostri partecipanti! Grazie a voi siamo vicini al sold out!”. Così scrivono su Istagram gli organizzatori dell’evento all’Acquapark di Limbiate, al quale volevano partecipare donne delle comunità musulmane lombarde. Evento annullato ieri a causa delle polemiche innescate dalla Lega.
La giornata di svago in piscina si farà comunque, anche se in altra data – il giorno 9 luglio – e in località che presto verrà annunciata. “Complimenti per il grande spreco di risorse e per aver distolto l’opinione pubblica dai veri problemi del paese, per concentrarla su qualche decina di donne che andranno a nuotare – si legge ancora sul post Intagram sulla pagina Bahja.it – Per questo vostro grande impegno pubblicitario a nostro favore, siamo lieti di regalare un ingresso omaggio alle vostre esponenti femminili! Contattateci in privato! I posti sono limitati”.
Sulla pagina Istragram Bahja.it si moltiplicano le “stories” in arrivo da tutta in risposta al tweet nel quale ieri il ministro Matteo Salvini, leader nazionale della Lega, parlava di “vittoria” del suo partito a seguito dell’annullamento dell’acqua party in burkini, il costume da bagno tradizionale indossato dalle donne musulmane.
L’evento insomma si sta “politicizzando” e trasformando in un momento di “orgoglio” comunitario. Tanto che il giornale on line “La Luce” al quale fanno riferimento molte realtà italiane legate all’Ucoii (Unione delle comunità islamiche) riporta con grande evidenza che la festa in piscina si farà, nonostante la condanna di Salvini e della sua parte politica.
Nella stessa pagina viene anche annunciata a breve una conferenza stampa. Le polemiche però non cessano, dopo l’intervento dei leghisti che ha portato la direzione dell’impianto sportivo ad annullare la giornata acquatica che volevano dedicarsi le donne musulmane italiane e di altre nazionalità, che abitano tra Milano e l’hinterland. Di “strumentalizzazione delle Donne musulmane ai fini politici!” parla Amina Al Zeer, italiana, convertita all’Islam, esponente della comunità milanese, presidente del Progetto Aisha contro la violenza sulle donne che lavora con il Comune di Milano e molti altri enti pubblici.
“Sono una donna italiana, una mamma, una imprenditrice. Sono sbigottita dalla superficialità e dal tono discriminatorio che si legge in una nota rilasciata in occasione di un *evento privato* organizzato da @bahja_it per sabato 8/07 presso l’ Acqua Park di Limbiate (MB) – si legge a commento del video che Al Zheer ha postato sula pagina Internet della sua associazione – Si tratta infatti di un semplice pool party al femminile, facciamo parte della società italiana e non capiamo come si possa vietare una festa privata per donne invocando ragioni politiche che nulla hanno a che vedere con la realtà.
Siamo musulmane italiane di seconda generazione. Invito caldamente l’onorevole Tovaglieri (Lega) a partecipare all’evento così vedrà che nessuno ha intenzione di calpestare i diritti raggiunti dalle donne, che anzi sono per noi al centro dell’impegno quotidiano”.
(da La Repubblica)
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Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
IL SOGNO INFRANTO DI JUAN CAMILO
Il suo sogno, da sempre, è imbarcarsi su una nave come ufficiale. È per questo che Juan Camilo Hinestroza Manyoma, vent’anni appena compiuti, si è trasferito dalla Colombia a Genova, quattro anni fa. Genova, la città che ha fatto la storia della navigazione: dove viveva già sua madre.
Juan Camilo si diplomerà all’Istituto Nautico tra pochi giorni: ma sarà costretto a restare sulla terraferma. Perché il requisito per iscriversi alle matricole della Gente di mare — presso le Capitanerie — è di essere cittadino italiano o comunitario. Juan Camilo non potrà imbarcarsi sulle navi di cabotaggio, quelle che effettuano trasporto marittimo tra porti italiani vicini: a meno che il Ministero non ricorra a deroghe, come accade proprio per far fronte al paradosso della carenza di personale.
Ma quello che a Juan Camilo fa più male è che gli sia negato un altro pezzo del suo sogno: proseguire gli studi all’Accademia della Marina Mercantile.
A Genova, un luogo di eccellenza, in sinergia con il Fondo Nazionale Marittimi e il Miur nella formazione degli allievi ufficiali e che negli ultimi anni ha inaugurato anche le sedi di Arenzano e Lavagna, le prime in Italia a essere dedicate esclusivamente alla formazione di professionisti dell’hotellerie di bordo e di figure specializzate nelle attività di accoglienza sulle navi da crociera e di trasporto passeggeri.
Ma anche qui, per legge, è necessario il requisito della cittadinanza italiana o comunitaria.
«Una grande delusione: non solo non vengo riconosciuto come cittadino anche se mi diplomerò in Italia — spiega Juan Camilo — ma non posso accettare che questo Paese mi neghi la formazione». E adesso? «Dovrò cambiare i miei piani: provare il test di ammissione all’Università in Scienze Marittime, e frequentare corsi a pagamento. Ho preso intanto il libretto di navigazione al consolato Panamense, per imbarcarmi: ma non potrò farlo sulle navi che battono bandiera italiana».
Il tema dei corsi è un altro pezzo di questa storia. Una battaglia sollevata dal gruppo Pd in Regione, attraverso tre ordini del giorno, primo firmatario il consigliere dem Davide Natale: «Mancano migliaia di marittimi in Italia: non solo ufficiali ma operai meccanici, motoristi, elettricisti, personale di camera e cucina — spiega — lo scorso anno molti traghetti sono riusciti a partire solo in seguito a deroghe ministeriali». Tra i punti critici, uno è quello dei corsi abilitanti alla navigazione: a carico dei partecipanti. «Si stima che un marittimo debba investire dai tremila ai cinquemila euro — continua Natale — cifra che può essere ancora più alta per gli ufficiali». Nell’ordine del giorno, Natale chiede alla giunta regionale di attivare forme di finanziamento attraverso voucher per contribuire alle spese dei corsi cosiddetti “basic training”.
«La Regione Liguria — prosegue Natale — porti il tema all’interno della Conferenza delle Regioni e poi nel confronto con lo Stato: per contrastare la carenza dei marittimi e per formare le competenze necessarie». E poi, c’è la questione più stringente, legata a doppio filo con la battaglia per lo ius soli: ragazze e ragazzi che vivono in Italia, che qui studiano e si diplomano — come Juan Camilo — ma si vedono preclusa la cittadinanza italiana e pertanto non possono essere imbarcati come marittimi. Su questo fronte, la battaglia riparte da Genova: «La giunta regionale — prosegue il gruppo Pd — sensibilizzi il governo per modificare la normativa e permettere a chi abbia completato un ciclo di studi in Italia di potersi iscrivere alle matricole di Gente di Mare del nostro Paese».
(da La Repubblica)
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Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
CHI LASCIA LA MACCHINA SULLE STRISCE PEDONALI, AL POSTO DEGLI INVALIDI E SUL MARCIAPIEDE ORA SI PREOCCUPA
Porta Furba ha un nuovo giustiziere. Senza macchia e senza paura, protettore degli onesti parcheggiatori e nemico degli autisti volontariamente maldestri.
Chi lascia la macchina sulle strisce pedonali, al posto degli invalidi o sul marciapiede ha le ore contate, al suo ritorno si ritroverà la fiancata marcata con un gigantesco “Free Park”.
No, non vuol dire parco libero, solo che non c’è abbastanza spazio per poter scrivere la frase intera. Che sarebbe “Free Parking”, ovvero parcheggio libero, ma il senso è chiaro.
I residenti ora pensano solo a lui, a Free Park. Cercano di dare un volto al residente che si fa giustizia da solo, vuole ristabilire l’ordine a modo suo, a colpi di vernice indelebile. In principio fu un Suv bianco a subire la punizione il 25 giugno scorso: macchina parcheggiata sul posto disabili, dunque la scritta sul fianco destro.
L’ultimo episodio invece due giorni fa, sempre a Porta Furba. Vittima una Mazda Mx-30 blu parcheggiata male in mezzo alla strada. Free Park la nota. Via il tappo dalla bomboletta spray nera, ed ecco la sigla che si materializza sulla fiancata dell’auto. Questa volta è “Fre Park”, manca una e. Ma poco importa, l’equilibrio è ristabilito, la punizione indelebile è stata inflitta, poi via verso l’orizzonte in attesa di un altro nemico da colpire.
Un giustiziere che entusiasma i residenti, che vogliono vederlo in faccia, stringere la mano al nuovo idolo di Porta Furba. Nell’attesa i complimenti piovono sui social: “Massimo rispetto per questo Spider Man di quartiere”, con buona pace dell’Uomo Ragno che ora deve fare i conti con un nuovo collega. “C’è un eroe in città!! Numero uno!! Non smettere mai!”; “Meglio di una multa”; “Educazione costruttiva”. E poi ancora: “Fatto bene. Vedete che non parcheggerà più male”; “Capirai, te serviranno quintali de bombolette spray..”; “Severo ma giusto”.
(da agenzie)
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Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
“CHI E’ OTTAVIA, LA 31ENNE SALVATA A 150 METRI DI PROFONDITA’ NELLA BUENO FONTENO”
Lavora come segretaria nell’azienda di famiglia ad Adro (nel Bresciano), ma non appena ha un momento libero si dedica alla speleologia, che è la sua grande passione: lo dimostrano i tanti scatti che la 31enne Ottavia Piana ha postato sui social nel corso degli ultimi anni (per la precisione dal 2016, quando ha terminato il primo corso di speleologia, in poi), che la mostrano sorridente mentre esplora le viscere della Terra, spesso con gli amici del Cai di Lovere (nella Bergamasca), di cui fa parte.
Era con loro anche domenica 2 luglio, impegnata nell’esplorazione di una nuova via all’interno della grotta Bueno Fonteno di Fonteno (in provincia di Bergamo), che il sito “Progetto Sebino” descrive come “un vero mondo sotterraneo densamente popolato da organismi altamente specializzati alla vita ipogea
È un complesso carsico verosimilmente molto antico al cui interno si sono sviluppate abbondanti comunità di invertebrati troglobi che hanno occupato i diversi ambienti che si incontrano all’interno dell’abisso”. Si parla di una grotta molto ramificata che si estende per circa 34 km, in buona parte ancora inesplorata.
L’incidente che ha procurato l’infortunio di Piana – inizialmente si parlava di frattura, ma ora sembra più probabile una forte contusione – si è verificato intorno alle 18 di domenica 2 luglio, quando la roccia a cui era fissato uno degli appigli per la risalita ha ceduto e la speleologa è caduta per circa un metro e mezzo, sbattendo la gamba contro la parete rocciosa. “Fino a quando non verranno effettuate le lastre, è impossibile stabilire l’esatta entità dell’infortunio – sottolinea Maurizio Finazzi, presidente del Cai di Lovere – Speriamo però che non si tratti di una frattura, perché in quel caso i tempi di recupero si allungherebbero e Ottavia non è una persona che ama stare ferma. Praticamente ogni weekend partecipa a un’uscita con il nostro gruppo Speleo Cai Lovere. Dal 2016 ha accumulato una grande esperienza”. Ma non per questo è diventata arrogante, anzi: “Dire che è prudente è dire poco.
Si muove sempre con una grandissima attenzione alla propria sicurezza e a quella di tutti i compagni – dichiara Finazzi – Anni fa aveva già subito un intervento alla gamba e anche per questo non ha mai fatto movimenti avventati”.
(da La Repubblica)
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Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
L’OMAGGIO ALLA TOMBA DI SPINELLI: “ATTACCAVANO L’UE E ORA RISCHIANO DI MANDARE IN ARIA I FONDI DEL PNRR”
L’Europa di Elly Schlein non è quella di Giorgia Meloni. Per marcare una «fondamentale» distanza ideale e politica la segretaria del Pd è venuta fin sull’isola di Ventotene, culla del progetto federalista degli stati uniti d’Europa. Arriva in traghetto con tutta la segreteria dem, salgono in processione sotto il sole fino al cimitero, per rendere omaggio alla tomba del padre fondatore Altiero Spinelli, si fermano a scattare foto nella «piazza del confino politico», per ricordare chi è stato «deportato su quest’isola dai fascisti», ricorda Schlein.
«Lo spirito del manifesto di Ventotene anima l’impegno del Pd – spiega – la nostra è l’Europa dei popoli, quella di Meloni è l’Europa dei veti nazionalisti». Poi la segretaria attacca la premier per il «fallimento dell’internazionale dei nazionalisti, è stata tradita dagli amici che si è scelta», sottolinea proprio mentre la premier inizia la sua visita in Polonia per le giornate di studio dei Conservatori europei. Ma da quest’isola Varsavia sembra lontanissima, come l«’ambiguità di chi nel governo per anni ha attaccato l’Europa e ora rischia di buttare al vento i soldi del Pnrr, che simboleggiano il sogno di solidarietà europea delle origini». Quindi, inevitabile, un accenno alle tensioni interne alla maggioranza, allo scontro tra Matteo Salvini e Antonio Tajani sulle alleanze per le prossime elezioni europee con la destra francese di Le Pen e i tedeschi dell’Afd: «Queste polemiche mostrano l’insussistenza dell’ipotesi di una maggioranza di destra destra a Bruxelles», avverte Schlein. Poi riunisce la segreteria in un ristorante affacciato sul mare, si parla ancora di Europa, di Pnrr, della nascita di un circolo Pd sull’isola, da inaugurare nel pomeriggio. E del progetto di una scuola di studi da intitolare a David Sassoli nel carcere dell’isola di Santo Stefano, che si vede all’orizzonte.
(da agenzie)
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Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
COME ERA PREVEDIBILE: SOLDI DEL PNRR VOLATI ALL’ESTERO
Due miliardi di beni congelati a soggetti russi e bielorussi e un faro sulla distrazione del fondi del Pnrr che alcune aziende avrebbero portato all’estero. Sono gli aspetti principali che emergono dalla relazione annuale dell’Unità di Informazione Finanziaria di Banca d’Italia guidata da Enzo Serata.
In particolare si legge che dall’avvio dell’attacco militare russo nei confronti dell’Ucraina, la Uif ha raccolto i dati sui depositi di cittadini russi e bielorussi e le informazioni sull’esistenza di beni e disponibilità economiche sottoposti a vincoli di congelamento. A metà del mese scorso risultavano congelati 170 rapporti finanziari intestati a 80 soggetti russi, dei quali oltre la metà erano indirettamente posseduti o controllati da nominativi designati, ancorché formalmente intestati a società ed enti non espressamente inclusi nelle liste della Ue. «L’importo complessivo dei fondi congelati – si legge – era superiore ai 330 milioni di euro». Una cifra che sale a circa due miliardi di euro se si aggiungono ville, yacht e auto di lusso.
«L’aggressione militare all’Ucraina ha determinato l’adozione di una pluralità di interventi da parte degli organismi internazionali e delle istituzioni europee volti a inasprire il regime sanzionatorio nei confronti della Federazione Russa e della Bielorussia. Nel corso del 2022 l’Unione europea ha ampliato progressivamente la lista delle persone fisiche destinatarie di misure di congelamento e ha significativamente esteso le restrizioni commerciali e finanziarie, nonché i connessi obblighi di reporting» ha detto Serata nella sua relazione sottolinea che gli «importi dei congelamenti di fondi e risorse economiche comunicati dagli operatori all’Uif hanno conseguentemente registrato un notevole incremento rispetto alla fine del 2021, interamente imputabile al regime sanzionatorio contro la Federazione Russa».
Sul fronte interno, invece, la Uif ha individuato «reti di imprese che hanno indebitamente beneficiato di finanziamenti agevolati» legati al Pnrr «o che hanno utilizzato in modo distorto le risorse erogate, frequentemente trasferite all’estero».
In particolare, il direttore Serata ha rilevato come sia «ricorrente la presenza di figure professionali che, assistendo le imprese nelle fasi di accesso alle agevolazioni, svolgono un ruolo nevralgico nella rete, facilitando condotte illecite per conto di titolari effettivi comuni».
(da agenzie)
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Luglio 4th, 2023 Riccardo Fucile
BENI ALIMENTARI +11,2%, ZUCCHERO + 46%, OLIO +26%
È noto a tutti che negli ultimi due anni l’inflazione è tornata a salire come non accadeva da decenni: i prezzi sono aumentati in modo deciso, superando anche il 10% su base annua.
Negli scorsi mesi, il trend dell’inflazione andato calando: a giugno la stima di Eurostat è che sia calata al 6,7%, in Italia, grazie soprattutto al fatto che il prezzo dell’energia è sceso. Si tratta di una percentuale comunque inaudita rispetto alla media degli ultimi dieci anni, ma poco più della metà rispetto a fine 2022. Questo calo, però, non si è ancora fatto vedere nei prezzi del carrello della spesa.
Dati Istat elaborati dall’Unione nazionale dei consumatori, infatti, mostrano che da giugno 2022 a giugno 2023. in media l’aumento dei prezzi dei beni alimentari di uso comune è stato dell’11,2%. Si parla di prodotti anche quotidiani, come la pasta e l’olio. Per distacco, il record è quello dello zucchero: il prezzo è salito del 46% in un anno.
L’Unc ha parlato di “speculazione”, dato che i prodotti del carrello della spesa hanno un aumento molto più marcato rispetto ad altri. Va detto comunque che, come spiegato da Istat a Fanpage.it già alcuni mesi fa, per come funziona l’inflazione, è normale che i prezzi di alcuni beni si muovano più lentamente e quindi ci mettano più tempo a scendere. Anche perché l’inflazione è un problema che ci porteremo dietro ancora per diversi anni.
Il direttore dell’Unione, Massimiliano Dona, ha fatto sapere con un comunicato che per la famiglia media in Italia, il sovrapprezzo è di 1.389 euro in un anno di cui 632 euro in più per prodotti alimentari e bevande analcoliche. “Per una coppia con due figli, l’inflazione a +6,4% significa una stangata pari a 1.830 euro su base annua” e di questi “ben 861 servono solo per far fronte ai rincari dell’11,2% di cibo e bevande”. Considerando una coppia con un figlio solo i numeri calano leggermente: “La spesa aggiuntiva è pari a 1.670 euro, 777 per mangiare e bere”. Come prevedibile, con più di tre figli le spese sono più alte: “Una batosta che supera i duemila euro, 2.066 euro, 1.029 solo per nutrirsi e dissetarsi”.
Questo accade nonostante, come detto, l’inflazione abbia visto un calo del 4% dall’inizio dell’anno. Il “carrello della spesa” analizzato dall’Istat, che include anche prodotti per la casa e per l’igiene personale, ha visto invece una discesa di soli due punti, dal 12,6% al 10,7%. Nello stesso periodo, il prezzo della pasta è aumentato (dello 0,6%).
Tra i prodotti con il rincaro maggiore, oltre allo zucchero, ci sono: il riso (+32,4%), l’olio d’oliva (+26,6%) e le patate (26,5%), seguite da latte conservato (+25,7%), gelati (+19,9%), vegetali freschi diversi dalle patate (+18,8% bibite analcoliche (+18,1%), margarina (+18%) e infine i succhi di frutta (+16,6%).
(da Fanpage)
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