Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
LA CONVENZIONE PREVEDE LA POSSIBILITÀ DI SOTTOPORSI A LIFTING, FILLER, BOTOX, RINOPLASTICA, PAGANDO IL 20% IN MENO…LA STRUTTURA È FREQUENTATA DA UNA MAREA DI VIP, DA ILARY BLASI A MELISSA SATTA, DA BELEN A CHIARA FERRAGNI
La pelle che si fa più soda. La cellulite che piano piano scompare. Le rughe che si spianano riportando le lancette indietro di qualche anno. Le labbra che si riempiono di un nuovo turgore. O le chiome che si fanno più folte, facendo rivivere il brivido del vento tra i capelli a chi lo ha dimenticato e il sorriso smagliante degno del nuovo film su Barbie.
Sogni possibili per i dipendenti del Consiglio regionale del Lazio che hanno ricevuto una mail con la quale li si informava della nuova convenzione in vigore con una delle cliniche estetiche più di moda di Roma.
Roba da vip che ora è alla portata anche dei dipendenti della Pisana: l’accordo prevede il 20 per cento di sconto. Potranno fare gli stessi trattamenti che hanno rimesso in piedi Ilary Blasi dopo la separazione da Francesco Totti. La ex moglie dello storico numero 10 giallorosso non nasconde sui social di essere un’assidua frequentatrice di Villa Brasini che le assicura una quasi eterna giovinezza.
La lista di celebrità è lunghissima: da Belen Rodriguez a Chiara Ferragni, passando per la first lady del tennis romano Melissa Satta, compagna di Matteo Berrettini. Tanto che, visto il successo, da Ponte Milvio la bellezza è stata esportata all’Eur, più comodo per chi lavora alla Pisana, ma anche fuori Roma.
Il dipendente del Consiglio regionale che si trovasse a Milano, a Forte Dei Marmi, a Napoli o a Montecarlo e dovesse avere un’emergenza estetica stia tranquillo: Villa Brasini c’è anche lì
La bellezza prima di tutto, a quanto pare, nella nuova consiliatura guidata da Francesco Rocca. Che, mentre Roma è oppressa dal caldo, con turisti svenuti in serie al Colosseo e soccorsi dal 118, pensa al look dei suoi dipendenti. Il menu sul sito della “beauty clinic” linkato nell’email, non lascia dubbi: il core business è la bellezza.
E lo spiega anche la fondatrice e direttrice generale della clinica, Diletta Siniscalchi Minna, “biologa e imprenditrice nel settore sanitario”, in un’intervista video rilasciata ad un canale web di medicina: «Ci occupiamo di bellezza a 360 gradi».
Ecco così, oltre ai grandi classici come le protesi al seno o la rinoplastica, il lifting non chirurgico, il botox, le punturine per gonfiare le labbra meglio note come filler. Ma anche il laser per togliere i tatuaggi o i peli superflui o per rassodare glutei e cosce facendo sparire smagliature e cellulite.
Molto consigliato anche un macchinario che fa contrarre le natiche producendo in 30 minuti un effetto paragonabile a 20 mila squat che renderà invidiabile il lato b dello zelante dipendente regionale che non ha tempo di lasciare l’ufficio per andare in palestra.
Nell’annuncio sul welfare aziendale si fa riferimento all’avvio di una convenzione “non onerosa” per i dipendenti del consiglio regionale con la Pangea Medical Srl che, in effetti, è una clinica privata in cui accanto alla medicina estetica c’è anche la medicina tradizionale. Dalla ginecologia alla dermatologia. Va detto che l’indirizzo della Pangea Srl è lo stesso della sede a Roma Sud di Villa Brasini e che anche il sito della Pangea sembra molto votato all’estetica.
La clinica è di proprietà, appunto, di Diletta Siniscalchi e del marito Riccardo Scifo, che è anche amministratore delegato di Real Medical, azienda che importa e distribuisce presidi medico chirurgici e annovera fra i suoi clienti, il policlinico Gemelli e quello di Tor Vergata e l’Umberto I, il Bambino Gesù, e diverse Asl e cliniche di Roma. Insomma, un imprenditore noto in Regione. Con la clinica cofondata assieme alla moglie Diletta il Consiglio regionale a maggioranza di centrodestra ha firmato l’accordo per i suoi travet.
(da La Repubblica)
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Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
LEGAMBIENTE DENUNCIA: “DAL MEGA YACHT SONO FUORIUSCITI MOTOSCAFI E MOTO D’ACQUA. NESSUNO È INTERVENUTO, NONOSTANTE DIVERSE SEGNALAZIONI ALLA GUARDIA COSTIERA”
Il mega yacht dello sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan di Abu Dhabi e ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti ha invaso le acque protette dell’isola di Giannutri, in provincia di Grosseto, un paradiso naturale che conta circa una decina di abitanti in tutto.
A denunciarlo è Legambiente.
«Il 17 luglio il megayacht Opera, lungo 146 metri ha potuto fare liberamente il giro dell’isola, Parco nazionale dell’arcipelago toscano a terra e a mare, anche attraversando e sostando nell’area dei Grottoni, zona a tutela integrale», spiegano dall’associazione.
«Poi la lussuosissima isola galleggiante ha sostato in uno dei due corridoi di accesso non protetti e dal megayacht sono fuoriusciti dalla pancia motoscafi e moto d’acqua che hanno scorrazzato senza problemi nel mare protetto dell’isola, dove è precluso ai comuni mortali», aggiungono. Tutte azioni illegali
Legambiente denuncia, infatti, che nessuno sarebbe intervenuto, nonostante siano state effettuate diverse segnalazioni alla guardia costiera.
L’appello al Governo
Che ci tiene a fare un appello al governo: «Ci chiediamo cosa ne pensino i ministri dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, degli Esteri Antonio Tajani e delle Politiche del mare Nello Musumeci di quanto accaduto e se intendono protestare ufficialmente contro questa violazione della nostra sovranità ambientale e marittima, oppure se gli unici arabi da tenere a distanza siano solo quelli poveri, mentre ai super-ricchi in megayacht tutto è permesso e vengono accolti con gridolini e articoli di giubilo».
(da agenzie)
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Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
SILENZIO ASSOLUTO SUL DISASTRO CHE STA PARALIZZANDO I TRASPORTI AL SUD
Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, è giustamente severo quando qualcosa in Italia non funziona. Scrive. Commenta. Posta su Facebook, che è la sua piazza digitale frequentata da cinque milioni di persone.
È quindi curioso il suo silenzio sul disastro che sta paralizzando i trasporti al Sud: il collasso dei collegamenti aerei tra la Sicilia, il resto d’Italia e l’Europa nel pieno della stagione turistica.
Da domenica 16 luglio migliaia di passeggeri ogni giorno sono infatti condannati a un calvario di trasferimenti in autobus, cancellazioni e carenza di informazioni, dopo l’incendio che ha affumicato una parte del terminal A. Un biglietto da visita decisamente scandaloso per quanti hanno scelto la Sicilia e il nostro Paese per le loro vacanze. Ma anche per le migliaia di siciliani che d’estate tornano dalle proprie famiglie e quanti si spostano per lavoro. Oltre a tutti quelli che, una volta arrivati in Sicilia, vorrebbero ripartire, avendo già pagato i costosissimi biglietti di andata-ritorno dell’estate 2023.
Foto sui passeggeri famosi, ma nessuna informazione
L’alternativa sono gli aeroporti più vicini, ma non troppo. E comunque insufficienti ad assorbire tutti i voli. Lamezia Terme: 235 chilometri da Catania, tre ore e un quarto in auto, cinque ore in bus e treno. Reggio Calabria: 139 chilometri, due ore e mezzo in auto, quattro ore con i mezzi pubblici. Comiso: 90 chilometri, un’ora e un quarto in auto, nessun servizio pubblico, se non le navette straordinarie dell’aeroporto. Trapani: 318 chilometri, tre ore e mezzo in auto a essere ottimisti, cinque ore e mezzo con i mezzi pubblici e un numero imprecisato di deviazioni per lavori lungo la strada. Palermo: 237 chilometri, due ore e mezzo in auto, sempre a essere ottimisti, quattro ore con i mezzi pubblici. Deviazioni permettendo
Niente info, solo foto di Vip
Le informazioni fornite dalla società di gestione dell’aeroporto, secondo i commenti dei passeggeri appiedati, non sarebbero il massimo della tempestività. Nemmeno sui social. Cominciamo dal profilo istituzionale su Instagram, che pubblichiamo qui sopra. Foto con il cantante Tiziano Ferro appena atterrato, ma due settimane fa. Poi foto dell’amministratore delegato della società con il campione della pallacanestro Michael Jordan, appena sceso dal suo aereo, tre settimane fa. E foto del passaggio nello scalo dell’attore americano Harrison Ford, “è stato di nuovo gentilissimo, affabile e disponibile con tutti”, ma quattro settimane fa. Twitter si ferma alla mattina del 24 luglio con il link ai voli trasferiti al terminal C: alle 18.43 appaiono i seguenti cancellato, imbarco, dirottato a Comiso, cancellato, dirottato a Palermo, ritardo, cancellato, cancellato, dirottato a Trapani… Stessa rassegna su Facebook.
La curiosità della serata sono partenze e arrivi per l’indomani e il resto della settimana. Scrive Alessandro Piacentini, tra i tantissimi commenti: “Io avrei il volo mercoledì Malpensa-Catania alle 18.30, quando si saprà qualcosa di certo? Perché se viene dirottato a Trapani è letteralmente dall’altra parte della Sicilia… è un problema arrivando la sera”. E Giulia Forte: “Le navette Ct-Trapani sono garantite anche il giorno 25/07?”. Hanno ragione. Il post successivo con gli orari delle navette si ferma alle 00.30 di martedì 25 luglio. Sono le sette di sera. Chi parte domattina come fa a organizzarsi? Nessuna indicazione. Solo all’ora di cena viene pubblicato un aggiornamento. Ma con un’avvertenza: “Le navette evidenziate in giallo sono garantite, il diverso colore è dovuto solo esclusivamente al fatto che non è stata resa nota la compagnia di autotrasporti”. E se non lo sanno i gestori dell’aeroporto, come lo sapranno i passeggeri?
Sette giorni per sedersi
Non è del tutto vero che il ministro dei Trasporti non abbia detto nulla. Domenica 23 luglio, dopo una settimana di caos, ha annunciato che è pronto a convocare un tavolo sull’emergenza aeroporto a Catania. Sette giorni per dare la disponibilità a sedersi al tavolo? Credevamo che fossero già tutti seduti fin dal momento dell’incendio.
Immaginate se come ministri dei Trasporti, al suo posto, ci fossero ancora gli esponenti del Pd, Graziano Delrio o Paola De Micheli: Matteo Salvini li avrebbe giustamente fulminati con le sue critiche. Ma ora che l’Italia, la Regione Sicilia e il Comune di Catania sono governati dal centrodestra, è giusto ignorare le migliaia di persone lasciate in attesa a terra o rimbalzate da un aeroporto all’altro? Nemmeno una parola di solidarietà?
La questione non è soltanto il caos. Ma anche la prevenzione. L’aeroporto è una struttura sensibile che non dovrebbe proprio prendere fuoco. E se mai dovesse accadere, va ricordato che di solito un aeroporto dovrebbe avere in servizio squadre di vigili del fuoco addestratissime, in grado di spegnere immediatamente le fiamme prima che i danni siano irrimediabili.
Complimenti al ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che ha avuto il coraggio di criticare la gestione dell’emergenza. E di chiedere chiarimenti alla Società aeroporto di Catania e all’Enac, l’autorità che governa l’aviazione civile.
Nelle stesse ore di lunedì 24 luglio, Matteo Salvini ci fa invece sapere con un selfie su Facebook che è andato a donare il sangue. Poi auspica l’arresto dei teppisti no-tav che hanno assaltato il cantiere di Chiomonte della Torino-Lione. Quindi critica il segretario della Cgil. E più sotto condivide il video postato chissà dove da una transessuale con accento americano, che vuole essere la prima donna trans ad abortire.
Intorno alle 18 il ministro finalmente scrive un nuovo post. Forse è un pensiero gentile per le migliaia di persone che anche oggi hanno pazientato ore negli ultra-quaranta gradi di Catania. E invece no. È dedicato al “bravo Thomas Ceccon, orgoglio italiano”, campione mondiale di nuoto nei cinquanta farfalla. Appena sopra, in evidenza, un riquadro esultante ci informa dal 24 maggio che – anche se non riusciremo ad andare in Sicilia in aereo – prima o poi, chissà quando, ci arriveremo passando dal ponte sullo Stretto: “Via libera dal Senato, il decreto Ponte è legge!”. Nell’attesa di partire, in questa canicola estiva con collassi da Prima repubblica, c’è tutto il tempo per riascoltare un disco del grande Giorgio Gaber. Si intitolava così: “Anche per oggi non si vola”.
(da today.it)
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Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
PER METTERE A DISPOSIZIONE I SUOI 7 SEGGI, PERO’, IL PARTITO INDIPENDENTISTA CHIEDE UN NUOVO REFERENDUM E L’AMNISTIA PER I SUOI ATTIVISTI ARRESTATI
La strada non è certo in discesa, ma Pedro Sánchez ha tutta l’intenzione di continuare a pedalare forte. E ha già indicato la via che intende seguire. «Questa democrazia troverà la formula della governabilità: undici milioni di persone hanno votato a favore di anticipo», ha detto ai suoi dirigenti di partito l’ultimo premier socialista spagnolo all’indomani di un risultato elettorale arrivato contro quasi tutti i pronostici.
L’esito delle elezioni generali di domenica non ha solo segnato una nuova riscossa inaspettata per un leader dato ormai da molti per spacciato. Ma gli lascia anche aperta una possibilità […] per provare a ottenere un terzo mandato come capo del governo. Il che costituirebbe, secondo le analisi del giorno dopo, l’unico scenario plausibile in alternativa a quello di uno stallo politico, visto che il fronte del centrodestra non ha i numeri per governare, nonostante il Partito Popolare sia ora prima forza politica del Paese.
Con i 122 seggi parlamentari ottenuti dal Partito Socialista ei 31 degli alleati più radicali di Sumar, il blocco politico del centrosinistra arriva infatti a -23 dalla soglia della maggioranza assoluta. Ma tale orizzonte risulterebbe alla portata se si calcola anche il possibile sostegno di diversi partiti locali (alcuni indipendentisti) che hanno già sostenuto Sánchez nella legislatura appena conclusa.
Il “sì” o l’astensione dei deputati di Esquerra Republicana de Catalunya, Partido Nacionalista Vasco, Eh Bildu (secessionisti baschi di sinistra) e Bloque Nacionalista Galego, permetterebbero infatti di spingersi fino a 172 seggi. Ed ecco allora che l’ago della bilancia passerebbe nelle mani di Junts per Catalunya, partito secessionista radicale dell’ex numero uno catalano Carles Puigdemont, che ha raccolto un bottino di 7 seggi.
E che considera “l’amnistia” per gli indipendentisti con problemi giudiziari e un referendum per separarsi dalla Spagna come due dei suoi principali obiettivi politici. Al di là della comprensibile soddisfazione manifestata nella riunione interna tenuta dai socialisti a Madrid nel lunedì post-elettorale, ora per il leader dei progressisti spagnoli arriva la parte difficile del gioco.
Perché, da un lato, rispetto alle rivendicazioni del secessionismo più intransigente i socialisti si sono sempre mostrati altrettanto irremovibili. Mentre, dall’altro, la leadership di Junts per Catalunya ha già messo in chiaro da Barcellona quale sarà la sua antifona: «Non faremo Pedro Sánchez presidente senza avere nulla in cambio».
Nel bel mezzo di una giornata politica dai risvolti complessi, intanto, lo stesso Puigdemont è stato al centro delle cronache anche per un’altra domanda. Poche ore dopo la chiusura delle urne, la procura spagnola ha infatti chiesto l’attivazione da parte del giudice di un mandato d’arresto internazionale nei confronti dell’ex leader catalano, ancora ricercato in patria per il tentativo secessionista di cui fu protagonista nel 2017, ora con le accuse di “malversazione aggravata” e “disubbidienza”.
Una richiesta che sussegue la decisione presa a inizio luglio dal Tribunale dell’Unione Europea di sospendere l’immunità parlamentare di cui Puigdemont godeva per il suo attuale status di eurodeputato.
(da La Stampa)
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Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
DUE CONSULTE UNIVERSITARIE DENUNCIANO: SU CINQUE COMPONENTI DUE SONO FUNZIONARI DEL MINISTERO, UNO E’ AVVOCATO, UNA ECONOMISTA E SOLO UNO E’ STORICO DELL’ARTE
C’è maretta, anzi aria di tempesta, tra il mondo universitario e il governo. Due consulte universitarie scrivono un appello al ministro Gennaro Sangiuliano e al direttore generale Massimo Osanna per contestare la commissione che deciderà i futuri direttori dei musei. Gli accademici scelgono di rendere pubblico il loro sbalordimento alla lettura dei nomi che compongono la commissione incaricata di scegliere i direttori dei più importanti musei italiani, tra cui gli Uffizi, la Pinacoteca di Brera, la Galleria di arte moderna e contemporanea di Roma, il museo di Capodimonte.
Nelle prossime settimane potremo assistere a un significativo cambio di direzione – letteralmente – che interesserà alcuni dei musei più importanti in Italia: le Gallerie degli Uffizi, a Firenze, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, a Napoli, la Pinacoteca di Brera, a Milano, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sono alcune delle istituzioni interessate dal bando, pubblicato a giugno 2023, per il conferimento dell’incarico di direttore. I musei sono rispettivamente diretti da Eike Schmidt, Sylvain Bellenger, James Bradburne e Cristiana Collu, tutti arrivati a scadenza di mandato, non più rinnovabile.
I direttori attualmente in carica furono infatti nominati nel 2015, a seguito della Riforma voluta dall’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini – che introdusse per la prima volta lo statuto di autonomia speciale per Musei e Parchi archeologici – e, in questi ultimi anni, hanno dettato la linea gestionale dei beni culturali nel nostro Paese.
Aperto anche il bando per livello dirigenziale non generale di Gallerie Estensi, Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, Galleria Nazionale dell’Umbria, Museo Nazionale d’Abruzzo. La scelta dei nuovi incarichi si rifletterà dunque su tutto il sistema museale pubblico, caratterizzandolo per i prossimi anni.
Ai fini dello svolgimento della selezione, è stata istituita un’apposita commissione di valutazione formata da cinque membri: Francesco Di Ciommo, in qualità di Presidente, Marina Brogi, Carmela Capaldi, Luigi La Rocca, Daniela Porro.
Ma la composizione non è piaciuta a tutti e così due Consulte universitarie, la CUNSTA – Consulta universitaria per la Storia dell’arte, e la SISCA – Società italiana di Storia della Critica d’arte, hanno fatto partire un appello diretto al Ministro Gennaro Sangiuliano e al Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna.
Il «Dato increscioso», come si legge nel documento, è il ruolo marginale dato alla storia dell’arte, in considerazione del fatto che, tra i membri della Commissione che dovrà proporre al Ministro del terne dei candidati alla direzione dei musei, figura un solo storico dell’arte, Daniela Porro, funzionaria Storica dell’Arte del Ministero, Soprintendente Speciale Archeologia e Belle Arti di Roma, già direttrice, fino ad ottobre 2019, del Museo Nazionale Romano.
Tra le altre criticità evidenziate nell’appello delle Consulte, anche la debolezza del principio di terzietà: su cinque membri della Commissione, due sono dirigenti del Ministero, oltre a Porro, anche La Rocca, nominato nel luglio 2022 da Franceschini come Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio con funzioni di direzione della Soprintendenza Speciale per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. I due funzionari «Non potranno ignorare le indicazioni del loro stesso ministero», si legge nella lettera.
Secondo gli estensori dell’appello, inoltre, sarebbero deboli, per il settore specifico dei beni culturali, i curricula degli altri membri, nello specifico quelli del presidente Francesco Di Ciommo, avvocato cassazionista, e di Marina Brogi, professoressa di economia e tecnica dei mercati finanziari presso la Sapienza Università di Roma. «Stando ai curricula di entrambi (pubblicati on line) non risultano pregresse esperienze nell’ambito dei beni culturali e della tutela del patrimonio».
(da agenzie)
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Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
SFANCULATO DA CARLO CALENDA, MOLLATO DAI FEDELISSIMI CHE CERCANO DI SISTEMARSI ALTROVE (CON LUI SOLO BONIFAZI E BOSCHI), CON ITALIA VIVA BLOCCATA AL 2,5% E IL RISCHIO DI NON SUPERARE LA SOGLIA DI SBARRAMENTO DEL 4% PREVISTA DALLE EUROPEE, MATTEONZO HA BISOGNO DI UNA MOSSA DEL CAVALLO PER RESTARE AL CENTRO DELLA SCENA
Matteo Renzi ha un chiodo fisso: essere sempre al centro della scena. Eppure i suoi arzigogolati piani incespicano su imprevisti a ogni curva.
Il suo partitino, Italia Viva, vivacchia: nei sondaggi galleggia poco sopra il 2,5%. Gli elettori restano a distanza dalla truppetta renziana, avendo ormai imparato il leitmotiv di una vecchia pubblicità progresso: se li conosci, li eviti. Cosicché il consenso è rimasto pulviscolare nonostante giornaloni, tv e talk show dedichino molto spazio alle manovre del senatore semplice di Riad
L’alleanza vagheggiata da Matteonzo con l’ego-espanso equipollente di Carlo Calenda è finita alle ortiche. I due galletti si sono beccati a ogni pié sospinto fin dal primo giorno del loro matrimonio d’interesse e hanno finito per sfancularsi. Il “Churchill dei Parioli” accusa l’amico di Bin Salman di “scivolare verso destra”, di voler “fare un ragionamento con la maggioranza”. Insomma di essere altrove, rispetto al fantomatico Terzo Polo, la cui esistenza non è mai stata rilevata né dalla scienza né dai netturbini. E per Italia Viva la soglia di sbarramento del 4%, prevista alle elezioni europee, diventa una montagna impossibile da scalare senza il soccorso di Azione.
Intorno al trono di Renzi sono rimasti in pochi, anzi in due: Francesco Bonifazi e metà Elena Boschi (l’altra metà è impegnata a postare foto su Instagram e a limonare il fidanzato Giulio Berruti a ogni latitudine). Gli altri, da Luigi Marattin a Elena Bonetti fino a Ettore Rosato, si sono rotti i cabasisi della satrapia politica di Renzi che fa e disfa senza coinvolgere nessuno. Come Dago-rivelato, quel che resta della delegazione di Italia Viva in Parlamento si sta guardando intorno: chi strizza l’occhio a Forza Italia, chi al Pd, chi alla Lega. Ognuno sogna un nuovo approdo.
E’ qui che l’animo manovriero e centripeto di Renzi viene fuori. Vuole ancora essere protagonista e l’occasione per l’ennesima mossa del cavallo puo’ essere il voto amministrativo per la città di Firenze, previsto nella primavera del 2024. Per la carica di sindaco, in quota Italia Viva, Matteo Renzi sta corteggiando…Cesara Buonamici. La giornalista di Mediaset, che è nata a Fiesole, provincia fiorentina, ha iniziato la sua carriera nell’emittente locale Tele Libera Firenze e scrivendo per il quotidiano La Città.
Ha solide radici toscane e viene considerata in grande rampa di lancio, soprattutto dopo che è stata scelta come opinionista unica per la prossima edizione del “Grande Fratello”. La visibilità che ne riceverà, con annessa rinfrescata d’immagine in salsa pop, potrebbe agevolare la “somministrazione” agli elettori fiorentini, tradizionalmente de’ sinistra, di un volto “berlusconiano” come quello della Buonamici. Riuscirà il prode Matteonzo a convincere la tele-giornalista a cavalcare il procelloso mare della politica sulla bagnarola corsara di Italia Viva? Ah, saperlo…
(da Dagoreport)
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Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
FRATELLI D’ITALIA PROPONE UN TESTO CON ALTRE MISURE CHE FAVORISCONO CHI NON PAGA LE TASSE
Un attacco frontale all’Agenzia delle entrate. Messo nero su bianco, in un ordine del giorno alla delega fiscale all’esame della commissione Finanze del Senato. La firma è di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni. E l’accusa recita così: «Le modalità di gestione del contenzioso tributario non sempre sono caratterizzate da una gestione efficiente e imparziale». Perché, aggiungono i sei senatori firmatari, «sono numerosi i casi nei quali, nonostante le sconfitte nel primo o nel secondo grado di giudizio, l’Agenzia protrae il contenzioso».
Come se fosse una colpa andare fino in fondo, per far pagare agli evasori le somme dovute al Fisco. Come se, ancora, quello delle Entrate fosse un accanimento, quando al contribuente infedele è data la possibilità di sanare la propria posizione, se paga entro 60 giorni da quando riceve l’avviso di accertamento.
Non si ferma alla critica, la proposta sottoscritta dai parlamentari Marco Lisei, Fausto Orsomarso, Guido Castelli, Gianpietro Maffoni, Filippo Melchiorre e Francesca Tubetti. L’impegno che si chiede al governo è di «valutare modifiche all’attuale normativa che impediscano, come avviene per il procedimento penale, in caso di sconfitta dell’Ente di non ricorrere ai gradi successivi di giudizio o consentire tale ipotesi a limitati casi eccezionali».
In pratica fermare il contenzioso al primo grado, se a vincere è il contribuente. Impedendo così alle Entrate di ricorrere in appello e di arrivare in Cassazione. Due gradi di giudizio che risultano fondamentali per il recupero, come si evince dall’ultima Relazione annuale sul monitoraggio dello stato del contenzioso tributario, redatta dal Dipartimento delle Finanze del Mef.
Il segnale lanciato da FdI nei confronti delle Entrate è chiaro. E lo attesta anche l’imbarazzo che è montato in casa Fratelli d’Italia. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo vanta un ottimo rapporto con il direttore generale delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, il suo atteggiamento è decisamente più prudente rispetto a quello dei suoi colleghi di partito.
Tra gli emendamenti della maggioranza, a firma FdI e Forza Italia, spunta anche una sanatoria preventiva, prima dell’arrivo della cartella esattoriale. E ancora la riduzione, da cinque ad «almeno tre anni», dei termini di decadenza per le attività di accertamento delle Entrate: meno tempo, quindi, per i controlli.
(da La Repubblica)
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Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE FORZISTA, SCHIFANI, SI INCAZZA: “STERILI POLEMICHE”. ANCHE PERCHÉ FINO A SETTEMBRE DELLO SCORSO ANNO, AL SUO POSTO, C’ERA IL FRATELLO D’ITALIA MUSUMECI (ORA MINISTRO DEL MARE)
Nel centrodestra di governo volano gli stracci. Il ministro del Made in Sicily in quota Fdi, Adolfo Urso, punta il dito su «una mancata programmazione e carenti verifiche sui programmi infrastrutturali». «Solo sterili polemiche a tutela di vicende localistiche», la risposta del governatore forzista Renato Schifani al quale gli alleati contestano la gestione dell’aeroporto catanese affidata ai suoi fedelissimi.
Il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini, l’uomo del ponte sullo Stretto ha convocato per oggi un tavolo con la Regione. A Fontanarossa sono arrivati pure i deputati della commissione Trasporti della Camera che hanno rilevato «perduranti criticità».
A svelare eventualità responsabilità saranno le indagini della procura, ma già un anno fa l’autorità anticorruzione Anac aveva contestato alla società di gestione dello scalo il ricorso frequenti a consulenze e affidamenti diretti dei servizi di sicurezza e manutenzione.
(da agenzie)
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Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile
INTERVISTA ALLA PRESIDENTE DELL’ITALIAN CLIMATE NETWORK SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI ALL’ORIGINE DEGLI ATTUALI DISASTRI
Gli eventi meteorologici delle ultime ore hanno spezzata l’Italia in due. Ciò che sta accadendo a Milano e Palermo affonda le sue radici nello stesso fenomeno: i cambiamenti climatici. Ne abbiamo parlato con Serena Giacomin: climatologa, meteorologa e presidente dell’associazione Italian Climate Network.
Settimana scorsa le ondate di calore, oggi gli incendi al Sud e i violenti temporali al Nord. Sono tutte facce della stessa medaglia?
«Direi di sì. Quando si parla di estremizzazione climatica, il significato è proprio questo. Stiamo vivendo una situazione distopica, che non si verificherà in un qualche futuro ma è già sotto i nostri occhi. Non è normale avere 46 o 47°C, nemmeno nei mesi più caldi dell’anno. Sono temperature che escono dalla statistica climatica delle estati mediterranee, con anomalie anche di 10/12 gradi in più rispetto ai valori che dovremmo registrare in questo periodo. Questa volta c’è anche un’aggravante: l’ondata di caldo, soprattuto al Sud, è molto duratura. Questo significa che anche l’impatto sanitario si amplifica, così come il rischio di incendi».
Diversi studi scientifici affermano che questi eventi non si sarebbero mai potuti verificare senza i cambiamenti climatici. Perché?
«La causa di tutti questi fenomeni è il riscaldamento globale. Nel momento in cui abbiamo un’atmosfera più calda, anche i picchi eccezionali di calore tendono ad aumentare in termini di intensità. Certamente c’erano ondate di caldo anche in passato, ma erano meno piccate di quanto riescano ad essere oggi. Abbiamo una tendenza all’estremizzazione: prima faceva caldo, ora fa più caldo. E in alcuni casi fa esageratamente più caldo. A questo si aggiunge un altro elemento: temperature più elevate portano a fenomeni più violenti. Questo avviene perché caldo e umidità sono i combustibili dei temporali».
Ieri il ministro Nello Musumeci ha detto che la tropicalizzazione del clima è arrivata in Italia. Di cosa si tratta?
«Dal punto di vista della temperatura, abbiamo ondate particolarmente intense di caldo afoso, che a differenza del caldo torrido non è secco ma umido. Abbiamo poi una massa d’aria invadente, il cosiddetto anticiclone nordafricano, che fa diventare il nostro clima similmente tropicale. Bisogna vedere come cambierà questa tendenza nei prossimi anni. Oggi assistiamo a piogge che improvvisamente possono rilasciare a terra quantità ingenti di precipitazione. Di tutto questo ne parliamo come se fosse una novità, ma è uno scenario conclamato dalla comunità scientifica. Dovremmo prendere i dati messi a disposizione per fare strategie di azione, senza aspettare la fase emergenziale».
Per esempio? Cosa può fare l’Italia per difendersi dagli eventi meterologici estremi?
«Le soluzioni possono essere di mitigazione o di adattamento. Innanzitutto dobbiamo ridurre le emissioni di gas climalteranti in ogni settore: allevamenti, energia, riqualificazione degli edifici e non solo. Per quanto riguarda l’adattamento, dobbiamo mettere in sicurezza il territorio per rendere meno gravi e impattanti le conseguenze dei cambiamenti climatici. Ricordiamoci che il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto idrogeologico. Ma queste azioni vanno in messe in campo da ieri, non da oggi. La scienza ce lo dice da anni».
Il ministro all’Ambiente Gilberto Pichetto ha detto che «il negazionismo è sbagliato come il catastrofismo». È così?
«È difficile mettere le due posizioni sullo stesso piano, perché ci sono molte sfumature. A nessuno piace la polarizzazione del dibattito, però ce ne sono di diverse misure. È inutile anche parlare di sensazionalismi se ci sono 48 gradi in Sicilia e Sardegna. È difficile avere toni moderati quando la situazione è quella che stiamo vivendo da 10 giorni a questa parte. Quelle temperature sono valori estremi, quindi bisogna prenderne atto. Non è esagerazione, è aumentare livello di attenzione e allerta. Certo, tutto questo avviene all’interno di un caos mediatico su cui forse andrebbe fatto un po’ di ordine. Non possiamo trattare il tema dei cambiamenti climatici come se ci fosse un dibattito ancora in corso».
Ha ancora senso parlare di «beltempo» e «maltempo»?
«Sono termini che non ho mai apprezzato, perché sono relativizzabili. Il beltempo può essere tale in un momento e non in un altro. Per esempio: se non piove da mesi, l’arrivo della pioggia si può considerare beltempo? Sono termini non tecnici, che ci possono far perdere il significato delle cose. Detto questo, tra tutto quello che vediamo in giro forse non è la cosa su cui punterei di più l’attenzione».
Pensa che eventi come quelli a cui stiamo assistendo in questi giorni possano aumentare la consapevolezza sul tema dei cambiamenti climatici?
«Io lo spero. La consapevolezza dei cittadini sta aumentando: oggi si fanno molte più domande di un tempo e ci sono sempre più iniziative di formazione ed educazione. Dal punto di vista della spinta politica, sarebbe necessario che questi argomenti diventino trasversali, ma forse questa è un’utopia. Purtroppo l’esperienza mi dice che se ne parla tanto in fase emergenziale e poi si perde l’attenzione. Spero che questa volta non accada e che si riescano a fare passi avanti. Devo dire che il dibattito delle ultime ore non mi è affatto piaciuto. Tanti credono ancora che sia «tutto normale», ma le cose non stanno affatto così».
(da Fanpage)
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