Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
LA SCENEGGIATA VERGOGNOSA DI CHIEDERE LA SQUALIFICA DELL’AVVERSARIA UCRAINA, REA DI NON AVERLE STRETTO LA MANO (RINGRAZI CHE LA MANO NON L’ABBIA USATA IN ALTRO MODO)
La squalifica della schermitrice ucraina Olha Kharlan per aver rifiutato di stringere la mano all’avversaria russa Anna Smirnova ai Mondiali di scherma a Milano, ha (inevitabilmente) suscitato le critiche dei funzionari del governo di Kiev.
In un tweet, accompagnato da una foto della sciabolatrice russa che posa con un militare di Mosca e le dita in segno di vittoria, Mykhailo Podolyak – il consigliere di Volodymyr Zelesnky – accusa Smirnova di ammirare «apertamente l’esercito della Federazione» che «sta uccidendo gli ucraini e distruggendo le nostre città», scrive il funzionario ucraino per poi concludere con una domanda rivolta, con ogni probabilità, alla Federazione Internazionale di scherma: «Non dovrebbe essere considerata una presa di posizione? I soldi russi non puzzano di sangue?».
Dello stesso tono il commento del ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba: «La russa ha perso e ha deciso di giocare sporco: i russi si comportano così anche sul campo di battaglia», ha scritto Kuleba sui social.
«Reintegrate Olha Kharlan»
Sulla vicenda è intervenuta anche la Federazione di scherma ucraina che ha chiesto il reintegro dell’atleta di Kiev ai Campionati del Mondo. «Abbiamo già presentato la nostra protesta all’Ufficio di presidenza della Federazione internazionale di scherma», ha detto ai giornalisti il presidente della Federazione, Mykhaylo Ilyashev. «Stiamo aspettando l’esame immediato in modo che questa squalifica venga annullata e Olga possa prendere parte alle competizioni a squadre».
Delusa, invece, la stessa schermitrice dopo la squalifica ai Mondiali di scherma in Lombardia. «Penso che abbiate visto tutto, l’unica cosa che non ho voluto fare era stringerle mano, ero convinta di avere questa possibilità. Le ho proposto di fare il saluto con la lama ma lei non voleva, e l’arbitro insieme a qualcuno della direzione torneo, mi hanno detto di andare via. È molto crudele per tutti, anche per l’arbitro che era turbato. Il sistema, questa federazione, sta uccidendo tutti, anche gli arbitri», ha detto Olga Kharlan, commentando la decisione della Federazione.
«Mi ero già scaldata per il match successivo ed ero al controllo armi in camera di chiamata quando qualcuno è venuto da me e mi ha detto che volevano parlare. C’era il direttore del torneo e un arbitro, e mi hanno detto “ti daranno un cartellino nero”», ha raccontato Kharlan secondo cui la sua eliminazione per non aver stretto la mano dell’avversaria russa «non è stata una scelta dell’arbitro, non credo, non è accaduto durante l’assalto, l’arbitro era molto turbato».
Anzi, «la nostra Federazione (ucraina, ndr) sta protestando – ha spiegato Kharlan -perché hanno cambiato la decisione dell’arbitro”
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
ALLA FINE L’UCRAINA E’ STATA SQUALIFICATA, IL GOVERNO UCRAINO PROTESTA… E’ INDEGNO CHE SERVI DI UN CRIMINALI SIANO AMMESSI A COMPETIZIONI SPORTIVE
La sciabolatrice Olga Kharlan è diventata la prima atleta che rappresenta l’Ucraina a competere contro un russo o un bielorusso dall’invasione del febbraio. L’assalto del primo turno ai Mondiali di scherma 2023 a Milano è finito come era logico, con la netta vittoria (15-7) della pluricampionessa ucraina su Anna Smirnova, ma il rifiuto di porgere la mano a fine gara ha provocato prima la protesta della russa, che ha bloccato la pedana per 45 minuti, poi la squalifica per un gesto considerato nella scherma da cartellino nero.
Smirnova ha chiesto la stretta di mano dopo la sconfitta, Kharlan si è rifiutata porgendole solo la sciabola che non è stata toccata dalla rivale.
A quel punto l’ucraina se n’è andata, mentre la russa ha cominciato a protestare, piazzandosi a centro pedana su una sedia, abbandonata solo dopo 45 minuti dopo un colloquio col suo maestro e con un delegato internazionale.
La sua clamorosa presa di posizione non è servita però a rimetterla in gara: agli ottavi di finale è passata la bulgara Ilieva, avversaria designata di Kharlan prima della squalifica.
Ucraine e russe si erano già affrontate nei tornei Wta di tennis, ma le atlete di Kiev partecipano a livello individuale, mentre ai Mondiali di scherma l’Ucraina si presenta come nazione.
La Russia ovviamente non c’è, ma sono ammessi alcuni atleti di secondo piano che non appartengono ai gruppi militari, tra i quali Anna Smirnova. Il giorno prima lo spadista Igor Reizlin non si era presentato il pedana contro il russo Vadim Anokhin.
Nel torneo di sciabola femminile invece è cambiato tutto. La decisione di gareggiare sarebbe stata presa esclusivamente da Kharlan. Ma secondo alcune fonti citate da France Press il ministero dello sport ucraino avrebbe deciso mercoledì notte di non impedire più ai suoi atleti di affrontare russi o bielorussi in gara come neutrali: una posizione che potrebbe permettere la convivenza di atleti dei due paesi in guerra anche alle Olimpiadi di Parigi. La nuova linea vieterebbe agli ucraini di affrontare atleti che “rappresentano la Federazione Russa e la Bielorussia”.
L’assalto tra Kharlan e Smirnova si è svolto in un clima teso ed eccitato, con un gruppo di una ventina di sostenitori ucraini a intonare “Slava Ukraini” (“Gloria all’Ucraina” ). Da tempo la sciabolatrice era furiosa nei confronti del Cio e della federazione mondiale di scherma per aver permesso a russi e bielorussi di tornare alle gare, anche se come neutrali. Ma allo stesso tempo era contraria e faceva pressioni sui politici di Kiev, per aver imposto ai suoi atleti di partecipare a eventi in cui gareggiavano russi e bielorussi.
La vigilia dei Mondiali è stata complicata, come ha raccontato il fidanzato italiano di Olga Kharlan, lo sciabolatore Gigi Samele: “È stata una situazione che è cambiata di ora in ora, di minuto in minuto. Olga l’ha sofferta tanto, le sono stato vicino in questi giorni. Per fortuna tutto si è risolto per il meglio. Credo sia il segnale più giusto, è un parallelismo con la guerra, combattere per portare a casa la vittoria e la vittoria è arrivata. Sono state ore difficili, molto emotive”. Samele era convinto che la fidanzata avrebbe evitato la squalifica: “C’è la possibilità di toccare la sciabola per questione di protocollo Covid, non è la prima volta che si vede. Non stringere la mano e in cambio battere sulla sciabola è una questione di igiene ormai sdoganata”.
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
UNA TRASMISSIONE DI SUCCESSO CHE PARLA DI MAFIA E LEGALITA’ NON PIACE AI SOVRANISTI
Marinella Soldi contesta la decisione presa dall’Ad di viale Mazzini, Roberto Sergio, e spinge per «ricercare, in tempi idonei, una soluzione gestionale nell’interesse degli utenti e dell’azienda»
«Fermo restando il rispetto dovuto alle istituzioni, auspicherei un supplemento di riflessione interna». Con queste parole, la presidente Rai, Marinella Soldi, prende le distanze dalla decisione della stessa azienda di Viale Mazzini in merito alla cancellazione del programma Insider di Roberto Saviano. Per Soldi, che interviene a difesa della trasmissione, è necessario «ricercare, in tempi idonei, una soluzione gestionale nell’interesse degli utenti e dell’azienda, tenendo conto, tra l’altro, che si tratta di un programma già registrato» e un «prodotto – sottolinea la presidente – nello spirito del servizio pubblico che parla di mafia e legalità».
L’Amministratore delegato della Rai, che «secondo le norme – spiega Soldi – ha autonomia decisionale sulla gestione aziendale e sui programmi», aveva annunciato la cancellazione del programma in un’intervista al Messaggero.
Secondo l’azienda, Saviano avrebbe utilizzato un linguaggio non compatibile con il Codice etico cui si ispira il servizio pubblico. Giustificazione, quella di Sergi, definita dallo stesso scrittore «un pretesto» per “farlo fuori”. Di qui, l’intervento della presidente – che si distanzia di fatto dal suo ad – secondo la quale è necessario «dover intervenire sul cosiddetto caso Saviano, che molti hanno paragonato al caso Facci. Vicende diverse, per quel che ciascuno ha detto e per le tipologie di programma. La trasmissione “Insider – faccia a faccia con il crimine” condotta da Roberto Saviano ha avuto un primo ciclo di successo, con un gradimento del pubblico superiore alla media degli approfondimenti Rai (dati Qualitel TV 2022)», ha concluso.
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL SUO LEGALE: “IL GIUDICE NON SI ERA ANCORA ESPRESSO SUL SUO RICORSO MA E’ STATO ACCOMPAGNATO ALLA FRONTIERA”
La città di Milano ha un problema con chi richiede protezione internazionale. Chi deve presentare la domanda per ottenere l’asilo politico, per esempio, si scontra quotidianamente con le inefficienze del sistema di prenotazione degli appuntamenti: fino ad aprile 2023 abbiamo assistito alle interminabili code fuori dagli uffici della Questura di via Cagni.
Durante l’inverno, decine di persone sono state costrette a rimanere per ore al freddo e al gelo con il rischio di non poter presentare la propria istanza. Ad aprile poi è arrivata la decisione di creare un portale online per le prenotazioni. Il sistema però, dopo appena tre mesi, è stato inspiegabilmente bloccato dalla Questura di Milano.
La situazione del Cpr di Via Corelli
La situazione, se è possibile, è ancora più grave nel Centro di permanenza per i rimpatri di via Corelli dove da anni diverse associazioni mostrano le condizioni in cui le persone sono costrette a vivere: cibo scadente, abuso di psicofarmaci e persone lasciate sole a marcire in spazi angusti.
Per questo motivo, molti trattenuti compiono atti autolesionistici, tentano il suicidio e innescano proteste. In questi centri i giornalisti e le associazioni difficilmente riescono a entrare e, con loro, anche i diritti e la legalità. Ne è un esempio la storia, avvenuta in questi giorni, di un uomo, per il quale la legale Simona Stefanelli dieci giorni fa ha presentato ricorso contro il decreto di espulsione.
L’uomo espulso prima della decisione del giudice
L’avvocata ha raccontato a Fanpage.it che il suo cliente, nonostante il giudice di pace non si sia ancora espresso sul ricorso, sarà comunque portato alla frontiera per essere rimpatriato.
“Non è la prima volta che succede. Nonostante ci sia un ricorso in atto e nonostante sia stata già fissata l’udienza di convalida, dal Cpr hanno comunque deciso di portare il trattenuto alla frontiera senza aspettare che il giudice si esprima al riguardo”, spiega Stefanelli.
“Ognuno di loro ha il diritto di presentare, entro trenta giorni, un ricorso contro il decreto di esplosione. Per il mio cliente tornare nel suo Paese d’origine, è un rischio: ha richiesto un prestito piuttosto elevato per aiutare i genitori ed è partito proprio perché è stato picchiato”.
E questo non è l’unico caso al limite della legalità che l’avvocata sta trattando: “Proprio ieri sono entrata al Cpr per un colloquio con un altro cliente che si trova lì in attesa di rimpatrio, ma che ha presentato richiesta di asilo politico. Senza essere stata avvisata, mi sono ritrovata con lui nella commissione territoriale che era stata convocata proprio per valutare la sua istanza di protezione internazionale. Partecipare alla commissione è un mio diritto, ma se non mi fossi trovata lì forse non lo avrei saputo”.
“Ero al centro proprio per avere un colloquio con lui perché, prima di ieri, non lo avevo mai incontrato: non conoscevo la sua storia e la sua condizione. Inoltre, nel suo caso, proprio perché aveva chiesto l’asilo politico, l’espulsione e il rimpatrio avrebbero dovuto essere sospesi”.
“Queste modalità non fanno che confondere queste persone che si ritrovano in queste commissioni senza un avvocato che possa aiutarli e che possa spiegare loro quali siano i loro diritti. Questi esempi dimostrano come non venga riconosciuto loro un diritto di difesa che, come sappiamo anche nei casi di persone straniere, è garantito costituzionalmente. A mio parere, il loro sembrerebbe un modo per buttare la gente fuori illegalmente senza rispettare i loro diritti”.
(da Fanpage)
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Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
L’OSTILITÀ VERSO IL PONTE FU CONDIVISA PER ANNI NON SOLO DA UMBERTO BOSSI (“OPERA VERGOGNOSA E DISPENDIOSA”) MA DA TUTTA LA LEGA… LO STESSO SALVINI NEL 2016 DISSE A RENZI: “IL PONTE? FACCIA FUNZIONARE I TRENI, CHE DA TRAPANI A RAGUSA CI METTONO 10 ORE E MEZZO”
Ma davvero don Luigi Ciotti «se espatria fa un favore a tutti»? La cagnara scoppiata tra i partiti dopo la sparata di Matteo Salvini contro il fondatore di Libera rischia di occultare il tema centrale: ci sono o no anche dei rischi dietro la febbricitante corsa al Ponte di Messina ripartita di colpo dopo anni di promesse, rinvii, rinunce, oblio?
Che il prete torinese nipote di un fornaio cadorino sia da decenni un fastidiosissimo grillo parlante per chi è al potere e ci tenga a gestirlo senza interferenze di destra o sinistra è fuori discussione.
Fatto sta che, sulla base delle esperienze accumulate, il fondatore di Libera si è fatto l’idea dal lontano gennaio 2001 (partì da uno studio commissionato dal ministero dei Lavori pubblici a Nomos, il centro studi per la legalità del Gruppo Abele, spiega un’ Ansa dell’epoca) che non solo il Ponte di Messina, di cui si vagheggiava almeno dal 1960 quando la Settimana Incom magnificava il progetto dell’americano David B. Steinmann, non sia una priorità per il Mezzogiorno dove ancora le ferrovie restano a volte medievali, ma che senza regole blindate rischi di essere un enorme affare per la criminalità delle due sponde.
Una convinzione riassunta già dal 2009, non da ieri, nella sintesi: il rischio è di unire non solo due coste ma due cosche. Timore via via consolidato da varie inchieste giornalistiche e giudiziarie.
Certo l’ostilità fu condivisa per anni non solo da Umberto Bossi («un’opera vergognosa e dispendiosa») ma da tutta la Lega.
Lo ricordano La Padania («Coi soldi del Ponte di Messina si fanno le grandi opere del Nord») e Roberto Maroni («Le infrastrutture padane non possono essere certo sacrificate in nome del Ponte») nel 2005, lo stesso Matteo Salvini nel 2016 contro il Ponte proposto da Renzi («Faccia funzionare i treni, che da Trapani a Ragusa ci mettono 10 ore e mezzo») e via così fino al «contratto di governo» con Luigi Di Maio nel 2018: non una parola
Il titolare delle Infrastrutture, che ancora tredici anni fa si vantava di non essere «mai sceso sotto Napoli», ha cambiato idea e pensa possa essere invece un volano per la crescita? Libero di farlo. E anche di contestare i timori di don Ciotti sui rischi condivisi peraltro, in questi anni, da vari magistrati.
Liquidare il fondatore di Libera dicendo che gli «fa schifo» chi «continua a dipingere l’Italia come mafia, pizza e mandolino» e concludendo che «se espatria fa un favore a tutti», però, è un insulto insensato e offensivo.
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
PER “MAD VLAD” LA CHIESA È UN ALLEATO PREZIOSO. E LA PROPAGANDA FUNZIONA: NEGLI ULTIMI MESI LE VENDITE DELLA LETTERATURA RELIGIOSA SONO CRESCIUTE DEL 40% – DOPO L’ATEISMO DI STATO SOVIETICO, ORA LA FEDE È DIVENTATA FUNZIONALE AL CULTO NAZIONALISTA
C’è una strana (a)simmetria, in Vladimir Putin che va a visitare la cattedrale della Trasfigurazione del Redentore, sull’isola di Valaam nel Nord russo, mentre i suoi missili sventrano la cattedrale Trasfigurazione del Redentore a Odessa, nel Sud ucraino.
Forse sono stati gli spin doctor del presidente russo a suggerirgli questa mossa, per restaurare la sua immagine di fervente difensore della fede. Anche il giorno prima Putin si era mostrato circondato da icone, pope e candele, durante l’adorazione dell’icona di san Nicola nella cattedrale di Kronstadt, la chiesa della marina militare russa, quella che lancia i missili contro le città costiere dell’Ucraina.
Entrambe le volte era in compagnia del dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko, visibilmente più impacciato di fronte alle reliquie del suo collega russo che bacia le icone e si fa il segno della croce con visibile entusiasmo. Entrambe le volte ha stretto mani e si è fatto selfie con i passanti, in quella sua nuova accessibilità apparsa dopo lo choc della rivolta dei Wagner, in contrasto con l’eremita che continuava a osservare il distanziamento sociale.
I telegiornali russi hanno informato che i due presidenti hanno «pregato per la vittoria delle armi russe», e il politologo Abbas Galyamov, un ex ghostwriter del Cremlino oggi in esilio, commenta: «Putin è definitivamente sprofondato nel misticismo, le forze terrene lo hanno abbandonato e non resta che confidare in quelle celesti».
Ma nel misticismo stanno sprofondando anche i concittadini del dittatore russo, e l’analista Georgy Bovt nota con tono serio che «solitamente Putin visita il monastero di Valaam prima di prendere una decisione importante», confermando che le mosse al vertice russo sono talmente poco trasparenti e irrazionali da spingere i cremlinologi a leggere i vaticini delle icone.
In questo sono in sintonia con gli elettori russi, che negli ultimi mesi hanno incrementato del 40% le vendite della letteratura religiosa, informa il Moscow Times (il 2022 aveva visto invece il boom dei libri esoterici e dei manuali di tarocchi).
Icone, incensi, crocifissi, reliquie e cori, in una ricerca di consolazione, o forse di rassegnazione, almeno per i russi comuni. Per il presidente è politica, e conferma della propria predestinazione, in quella idea di essere “unto dal signore” che lo ha spinto una volta a dire di non avere mai commesso errori perché «protetto da dio».
I cappellani ortodossi benedicono i soldati russi inviati a uccidere ucraini con incensieri rubati nelle chiese saccheggiate, mentre il patriarca di Mosca Kirill sospende i sacerdoti che osano menzionare la pace nella preghiera obbligatoria per la “vittoria”. Il fatto che Kirill celebri le messe circondato da guardie del corpo armate è una manifestazione della sua importanza gerarchica, quasi equiparata a quella di Putin almeno nella scorta sull’altare, secondo la regola di «un Signore di classe per signori di classe», coniata dal genio di Viktor Pelevin per la moda dell’ortodossia nella società postsovietica
Dopo 70 anni di ateismo di Stato, il rinascimento religioso in cui molti avevano sperato guardando le cupole dorate spuntare nelle città russe si è risolto in un culto nazionalista, imposto con la stessa invadenza di quel marxismo che Lenin riteneva «dottrina onnipotente in quanto giusta».
Allievi del Kgb, il presidente russo e i suoi amici abbinano liturgie e digiuni nei monasteri a riti sciamanici (come il ricostituente bagno nel sangue delle renne, che sarebbe stato consigliato a Putin dal suo ministro della Difesa) e alle profezie degli astrologi di corte. Il putinismo sposa la croce e il kalashnikov, le icone vengono equiparate alle armi
(da La Stampa)
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Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
LUGLIO 2023 RISCHIA DI ESSERE IL MESE PIU’ CALDO DI SEMPRE
Nelle settimane in cui tutta Italia – da Nord a Sud – si trova a fare i conti con le conseguenze dei cambiamenti climatici, la Terra si appresta a superare l’ennesimo record. «Le prime tre settimane di luglio sono state le più calde mai registrate e il mese è sulla buona strada per essere il più caldo di sempre e il luglio più caldo in assoluto». Le stime arrivano dai dati del servizio europeo Copernicus e dall’Organizzazione meteorologica internazionale (Wmo). Durante la prima e la terza settimana del mese in corso, la temperatura media globale ha superato temporaneamente la soglia di 1,5 gradi Celsius al di sopra del livello preindustriale. Il limite indicato dalla comunità scientifica entro cui mantenere l’aumento della temperature della Terra per evitare gli effetti più gravi dei cambiamenti climatici. Per i primi 23 giorni di luglio, stima Copernicus, la temperatura media globale è stata di 16,95°C. A meno di sorprese, luglio 2023 dovrebbe diventare a tutti gli effetti il mese più caldo mai registrato sulla Terra, battendo il precedente record di 16,63°C di luglio 2019.
L’ennesimo aumento delle temperature, spiegano Copernicus e la Wmo, è legato «alle ondate di calore in gran parte di Nord America, Asia ed Europa, che insieme agli incendi in Canada e Grecia hanno avuto importanti impatti sulla salute delle persone, sull’ambiente e sulle economie». Il 6 luglio scorso è stato il giorno più caldo mai registrato, con il termometro medio della superficie globale che ha toccato i 17,08 gradi, superando così il precedente record stabilito il 13 agosto 2016 (16,80°C). Un contributo decisivo è arrivata anche dalla temperatura delle superfici dei mari, che da maggio fanno registrare valori ben al di sopra delle medie stagionali. «Il clima estremo che ha colpito molti milioni di persone a luglio è purtroppo la dura realtà del cambiamento climatico e un assaggio del futuro. La necessità di ridurre le emissioni di gas serra è più urgente che mai», ha ammonito Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale. Nei giorni scorsi, anche la Cina ha stabilito un nuovo record di temperatura: 52,2°C, registrati nella città di Turpan – nello Xinjiang – il 16 luglio. L’ondata eccezionale di calore ha investito anche l’Europa, con le regioni del Sud che ancora si trovano a fare i conti con valori ben al di sopra della media stagionale, nonostante il record di 48,8°C registrato in Sicilia nel 2021 non sia stato superato.
Secondo gli esperti, la Terra potrebbe essere entrata in un periodo eccezionale di calore che non si esaurirà certo quest’anno. Una situazione a cui ha contribuito anche El Niño, un fenomeno climatico che si presenta in media ogni cinque anni e provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico. Secondo la Wmo, c’è una probabilità del 98% che almeno uno dei prossimi cinque anni sarà il più caldo mai registrato e una probabilità del 66% di superare temporaneamente 1,5°C al di sopra della media pre-industriale per almeno uno dei cinque anni. Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha parlato della fine dell’era del riscaldamento globale e dell’inizio dell’«ebollizione globale». Secondo il numero uno delle Nazioni Unite, «è ancora possibile limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C ed evitare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici. Ma solo con azioni drastiche e immediate». Guterres ha poi aggiunto che è innegabile affermare che «gli umani sono responsabili» per quanto sta avvenendo e ha lanciato un nuovo appello a cittadini, aziende e governi: «L’aria è irrespirabile, il caldo è insopportabile. E i livelli di profitti dei combustibili fossili e l’inerzia climatica sono inaccettabili».
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
TRA LE FIRME QUELLE DEL PREMIO NOBEL PARISI E DEL FISICO PASINI… DITELO A QUEI SERVI SOVRANISTI COMPLICI DEGLI INQUINATORI
L’introduzione è pressoché identica: «È nostra responsabilità, come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire chiaramente di ogni minaccia alla salute pubblica. Ed è dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate». Come successo un anno fa, il Climate media center ospita una lettera aperta firmata da 100 scienziati italiani e indirizzata al mondo dell’informazione. «Giornalisti, parlate delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore», è l’appello. Tra i sottoscrittori, ci sono il premio Nobel Giorgio Parisi e il fisico del clima Antonello Pasini. Ma sono tanti gli intellettuali di primo piano: l’ex ministro del governo Draghi, lo statistico Enrico Giovannini, il meteorologo Luca Mercalli, l’ingegnere ambientale Stefano Caserini, il filosofo Telmo Pievani.
Gli scienziati partono dalla considerazione che «il mese di giugno 2023 è stato, a livello globale, il più caldo da quando si registrano le temperature. Non sappiamo ancora quanti morti provocheranno le ondate di calore di questa estate, ma sappiamo quanti ne ha provocati il caldo intenso di quella scorsa: più di 60 mila nella sola Europa, 18 mila nel nostro Paese, il più colpito. Ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori». È il preludio alla reprimenda verso il mondo dell’informazione: «Nonostante ciò, i media italiani parlano ancora troppo spesso di “maltempo” invece che di cambiamento climatico. Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni. È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del Coronavirus, o della soluzione, i vaccini».
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2023 Riccardo Fucile
“SUDORE E CAPOGIRI, MA QUANTO AFFETTO DAI CITTADINI”
Stremati, con addosso i dispositivi di protezione individuale più pesanti per fronteggiare le fiamme alte e una temperatura di 46 gradi che nel corpo può salire fino a 50, 60 gradi.
L’immagine simbolo che ritrae i vigili del fuoco a Carlentini, in provincia di Siracusa, stremati e piegati a terra dopo aver domato gli incendi che per oltre 24 ore hanno minacciato i centri abitati della zona racconta una pagina di eroismo quotidiano.
Sono i vigili del fuoco del distaccamento di Lentini. Capo squadra Mario Rocca con Tullio Scionti, Alessandro Rinato, Christian Pelligra, Andrea Carfì, Giuseppe Accetta. Persone che hanno rischiato la vita mentre la Sicilia prendeva a fuoco su più fronti.
“Eravamo reduci da due importanti interventi, il giorno prima avevo fatto un turno straordinario. Poi alla mattina siamo andati nella zona archeologica di Carlentini, inizialmente si trattava di sterpaglie e cumuli di spazzatura in fiamme dovuti come spesso capita alla mancata prevenzione. Nel pomeriggio gli incendi hanno minacciato i centri abitati, la gente in strada che urlava, i tetti delle case che prendevano a fuoco, fumo ovunque. Abbiamo così indossato i dispositivi di protezione più pesanti e con i nastri, tubi ad alta pressione, abbiamo cercato di domare quell’inferno. Quando abbiamo finito ho avuto dei giramenti di testa e mi sono accasciato a terra”, è il racconto di Tullio Scionti, 52 anni, il terzo dei vigili del fuoco a destra nella foto, con lo sguardo perso nel vuoto. “In quei momenti ti accorgi che non sei più di aiuto, soprattutto nei confronti dei colleghi che devono continuare a fronteggiare il fuoco”, così in quegli istanti del tardo pomeriggio di martedì 25 luglio i cittadini carlentinesi notano i tre pompieri in difficoltà.
Portano acqua e frutta: “Un signore si è avvicinato dicendomi che era un vigile del fuoco in pensione, gli ho chiesto aiuto e mi ha levato il giubbotto antifuoco, in gergo nomex, perché non avevo le forze per farlo da solo”. Dopo pochi minuti, è arrivata un’ambulanza del 118 chiamata dagli stessi cittadini e i tre eroi che avevano bassi livelli di saturazione sono stati portati in ospedale.
“Dopo che siamo stati trasferiti in ospedale è arrivata un’altra squadra da Agrigento e un’altra da Enna. In tutta la Sicilia non ci siamo mai fermati, ma siamo davvero troppo pochi, una squadra è ridotta in ogni distaccamento a cinque, sei persone”, conclude Mario Rocca.
(da La Repubblica)
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