Luglio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
“A DESTRA PER REAZIONE”: LA BANALITA’ ASSOLUTA
Perché siete di destra? «Per amor di patria», risponde Matteo, 21 anni. «Per amore delle nostre idee», alza la voce un ragazzo dietro di lui. «Lo sai vero che ogni nostro banchetto alla Sapienza viene contestato? A sinistra hanno paura della nostra narrazione».
«Abbiamo preso duemila voti, su trentamila votanti, siamo la quarta forza all’università, eppure tutte le volte serve la copertura della polizia», dice Niccolò, 22 anni, studente di Lettere. La violenza non è reciproca? Non sono i vostri che entrano nei licei e pestano gli studenti dei collettivi? «Se lo fanno sbagliano. Noi abbiamo sempre detto che la forza delle convinzioni è più che sufficente», s’intromette di nuovo il tipo. «Loro occupano le aule. Noi no. Noi studiamo e basta», puntualizza Matteo. «Vengo dalla Calabria, studio legge». Vuol fare il magistrato, dicono i suoi amici.
L’Under 21 di Giorgia Meloni
Laghetto dell’Eur, Roma. Festa di Gioventù nazionale, l’Under 21 di Giorgia Meloni. Questo dialogo va in scena al banchetto dei libri, che i ragazzi con le magliette viola presidiano come volontari. «Anche a destra leggono», provoca ridendo Matteo. Cosa? Le biografie di Romualdi e Almirante; I ragazzi di via Milano, quelli del Secolo, di Mauro Mazza, appena ripescato come commissario alla Buchmesse; la rivolta di Reggio Calabria. Fuori da lì incontriamo Andrea Culaon, 22 anni, studente in scienze politiche a Roma 3. Ha comprato L’Italia durante la grande guerra, del giapponese Harukichi Shimoi. «L’hanno appena presentato, mi ha incuriosito. Shimoi fece la marcia su Roma, dedicò il libro a Mussolini. Ho l’esame di storia moderna, può essere una lettura utile».
Rino Gaetano, Guccini e Dalla
Dagli altoparlanti risuonano Rino Gaetano, Guccini, Lucio Dalla. Inflessioni meridionali. I futuri consiglieri comunali, regionali o ministri di Fratelli d’Italia. Hanno accolto con un’ovazione Ignazio La Russa: «La fiamma nel cuore, questo l’importante», li ha incoraggiati il vecchio patriarca. Il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli ha raccontato della «cultura civilizzatrice degli italiani, che sia prima del fascismo che durante in Africa ha costruito e realizzato». E siamo sempre alla favola degli italiani brava gente. E Fenix si chiama la kermesse. Questa destra oggi al potere da quale ceneri rinasce? L’antifascismo, per dire, è un valore? E qui entriamo in un terreno insidioso. Il presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani, 33 anni, deputato romano di San Paolo, si mette subito sulla difensiva: «Gli antifascisti che conosco io mi hanno impedito di parlare con Capezzone alla Sapienza». «A me mi hanno gettato addosso un secchio di colla sui capelli», rincara la dose la sua vice, Chiara La Porta, 32 anni, di Prato. «Non sono una storica, ma non vedo fascismo in giro, antifascisti sì». Poi Roscani dice: «I valori della Costituzione sono i nostri». E La Porta mostra di avere studiato: «Il fascismo è stato una dittatura da condannare. Ma io sono del ‘91, il mio impegno è stato l’antimafia».
Roscani racconta com’è diventato di destra. «I miei votavano prima Dc, poi Berlusconi, nel mio liceo, il Keplero, i collettivi mi sembravano pilotati, anche dai sindacati, quelli di destra erano più liberi: ho scelto la libertà. Mi sono quindi presentato alla sezione della Garbatella, quella di Giorgia Meloni».
«Non so per chi votassero i miei, nel mio liceo il vicepreside fumava le canne con gli studenti nel cortile e faceva lezione con la maglietta del Che, un giorno cacciò via i ragazzi di Azione giovani da un’assemblea: mi parve una grande ingiustizia. Così bussai alla sezione di quei ragazzi: avevo 14 anni».
Militare a destra per reazione, è il ritornello di sempre. Questa era già la grande narrazione di Gianfranco Fini, che disse di esserlo diventato perché i rossi gli impedirono di vedere un film di John Wayne. Ma è una spiegazione davvero convincente? Anche La Porta è già deputata. «L’impatto col Parlamento, per me che vengo dalla militanza, è stato brutto. Tempi lenti. Burocrazia. Non è un ambiente dinamico».
La “maggioranza silenziosa”
Gioventù nazionale ha 50mila iscritti. «E da quando siamo al governo c’è stato un boom», ammette Roscani. Tutti vogliono salire sul carro di Giorgia. Sono stati ospiti Pietrangelo Buttafuoco, Angelo Mellone, Laura Tecce, la conduttrice di Underdog; Cucinelli, Tremonti, Roccella, Tajani, Travaglio ha intervistato Del Mastro, Parenzo Donzelli. Oggi sono attesi Sangiuliano, Lollobrigida, Crosetto, Capezzone. Meloni non chiuderà. «Troppi impegni». Spunta Fabio Rampelli. «Eh, io sono il decano. Tutto qui l’ho contribuito a fondare». Chiara Colosimo, Ciro Maschio e Wanda Ferro discutono di antimafia. I ragazzi onorano con un lungo applauso la memoria di Andrea Augello. I militanti trovano sulle loro sedie una copia de La voce del patriota. Accendini con la scritta “Prima gli italiani”. Tazze con l’insegna «Tutto per la patria». «Io se vedo un tricolore mi emoziono», dice Roscani. «Sono in contrapposizione al ragazzo modello cosmopolita», ammette Culaon, quello del libro di Shimoi: «Sono per la patria come una famiglia, i giovani non se ne devono andare, bisogna restare per migliorare l’Italia».
Qual è la morale del pomeriggio? Ritroviamo i ragazzi della libreria. «Molti temono di esporsi con noi, ma la verità è che la maggioranza silenziosa già ci sostiene», giura Niccolò. «Lo chiameremo futuro» è lo slogan della festa. Sull’Eur diluvia.
(da agenzie)
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Luglio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
ALLA SORELLA DELLA MELONI, E MOGLIE DEL MINISTRO LOLLOBRIGIDA, E’ STATO AFFIDATO L’INCARICO CHIAVE DEL TESSERAMENTO… IN VIA DELLA SCROFA “PASSAVANO 15 PERSONE AL GIORNO, ORA PIU’ DI 120”
È tempo di cantieri in via della Scrofa 39. Nello storico quartier generale della destra italiana si sta lavorando su due fronti: se gli operai sono impegnati ad ampliare la sede, i vertici di FdI hanno messo a punto la riorganizzazione della «macchina» del partito, che aveva bisogno di un radicale tagliando dopo la conquista di Palazzo Chigi.
Il primo nome che colpisce è quello di Arianna Meloni, sorella della premier Giorgia e moglie del ministro Francesco Lollobrigida, nominata ufficialmente nuova responsabile del tesseramento. Un ruolo chiave: lei è una dipendente del partito (a parte la parentesi alla Regione Lazio), conosce a menadito ogni equilibrio e meccanismo interno; inoltre, ça va sans dire, è fidatissima. Nel 2022, Fratelli d’Italia aveva 204.128 tesserati e nel 2023 c’è l’obiettivo di crescere ulteriormente: missione, appunto, affidata, alla «sorella d’Italia». Per avere un confronto: «Nel 2014 eravamo meno di 25 mila e fino al 2020 siamo sempre stati sotto le 50 mila tessere — spiegano dal partito —. Negli ultimi anni i tesseramenti sono più che quadruplicati».
La riorganizzazione è stata varata da Meloni in prima persona. Giovanni Donzelli è confermato capo dell’organizzazione (qui il ritratto) . Nell’organigramma del partito, tra le new entry, ci sono l’eurodeputato Nicola Procaccini (Ambiente); il sindaco de l’Aquila Pierluigi Biondi (Enti locali) e il senatore Alberto Balboni (Sicurezza). Confermati, tra gli altri: Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, che continuerà a seguire la medesima materia al partito; la deputata Carolina Varchi (Mezzogiorno) e Federico Mollicone (Cultura).
Ma oltre alla riorganizzazione della «macchina», Fratelli d’Italia ha ora bisogno di una sede più grande. I vertici del fu «partitino», durante gli anni della dura ripartenza dopo l’addio al Pdl, qui hanno lavorato in maniera «comoda», raccontano. Ma oggi, diventato il primo partito d’Italia, la sede è presa praticamente d’assalto ogni giorno. E così i meloniani hanno dovuto varare il (quasi) raddoppio degli spazi, inglobando anche parte del piano terreno, pagando un affitto complessivo alla Fondazione An, proprietaria dell’immobile.
Qui, il 17 dicembre del 1984, Giorgio Almirante inaugurò la sede del Msi, pagata tre miliardi di lire: le stanze ricevettero anche la benedizione del parroco di Sant’Agostino. Oggi, sotto la sede incastonata tra Camera e Senato, il traffico è esponenzialmente più intenso di allora. I numeri, emblematici di questa crescita, nella mattinata che abbiamo passato in via della Scrofa, ce li racconta Alfonso, da una vita storico portiere e tuttofare del partito: «Da questo portone, fino a prima della vittoria alle ultime elezioni, passavano una ventina di persone al giorno. Oggi arriviamo a 100-120: ce vorebbe er viggile», scherza in romanesco. Le quattro sedie all’ingresso, che prima avanzavano, ora sono sempre occupate. Così la prima parte del cantiere meloniano partirà proprio dalla realizzazione di una sala d’aspetto molto più grande.
Poco più avanti c’è l’ufficio di Meloni, e che fu di Almirante, dove la premier, anche se raramente, continua a passare a tarda sera per incontri riservati. Qualche stanza dopo, in questo percorso a ferro di cavallo, tra gli scatoloni appare Giovanni Donzelli, soddisfatto per la netta vittoria alla Regionali in Molise. Nella sua stanza c’è un tavolo in radica: era di Fini. Il deputato, da qui, gestisce ogni movimento di FdI sul territorio. «Siamo un partito “pesante”, radicato in paesi e città, mantenendo la centralità del tesseramento, rimasto però sempre “leggero” — racconta —. Siamo sempre stati attenti alle spese: oggi abbiamo 8 dipendenti, magari ne assumeremo un paio in più dopo l’ampliamento della sede. Ma niente di più». Il Pd, per fare un paragone, oggi di dipendenti ne ha circa 130, nel tunnel di una lunga cassa integrazione.
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
“NON E’ UN PRINCIPE E CON NOI NON C’ENTRA NIENTE”
Parte dalla Casa D’Austria la controffensiva su Dimitri Kunz principe d’Asburgo, che con gli Asburgo non avrebbe nulla a che fare. A cercare di portare chiarezza ancora una volta sul presunto lignaggio del compagno della ministra Daniela Santanché è un post della community «di sostenitori e simpatizzanti della Casa d’Asburgo-Lorena – come si presenta su Facebook – che per secoli e fino al 1918 aveva plasmato l’identità e la cultura speciali degli Italiani dei territori dell’Austria, fedeli sudditi dell’Impero». Come riporta il Fatto Quotidiano, dal gruppo social è partito un avvertimento tanto per i media quanto per il presunto principe dal nome infinito (Dimitri Miesko Leopoldo Kunz d’Asburgo-Lorena Piast Bielitz Bielice Belluno Spalla Rasponi Spinelli Romano) perché almeno una parte di quella firma chilometrica non si ripeta ancora:
Desideriamo intervenire ancora una volta, considerata la vicenda giudiziaria legata al Ministro del Turismo italiano Daniela Garnero (già sposata Santanchè) che in Italia ha riportato alla cronaca il suo nome, che il signor Dimitri Kunz (nella foto) – il quale fino alle numerose diffide per via legale di Casa d’Austria e di diversi membri della nostra Famiglia Imperiale, si faceva chiamare “principe Asburgo” e addirittura “Principe d’Asburgo Lorena” – nulla ha a che fare con la nostra Casata. Invitiamo la stampa ed i media italiani a prendere nota del fatto che la persona in questione non appartiene alla Famiglia Asburgo e risulta perfettamente sconosciuta a tutti i 516 membri della medesima.
La precisazione arriva mentre il caso Santanché tiene in fibrillazione la maggioranza e proprio quando il ruolo di Dimitri Kunz emerge nell’inchiesta di Milano sui conti di Visibilia, come garante dei rimborsi parziali offerti dal fisco italiano per gli aiuti Covid in dieci anni utili ad allontanare lo spettro del fallimento delle società di Santanché. Dell’inchiesta agli Asburgo interessa poco o niente, quel che conta per loro è che almeno il loro nome sia tenuto a debita distanza. Tempo fa era, ricorda il Fatto, era stato Sigismondo d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, erede al trono di Casa Asburgo, aveva provato con le buone a chiarire l’equivoco. Proprio a il Fatto Quotidiano, il nobile austriaco aveva detto chiaro e tondo: «Kunz, che si fa chiamare principe d’Asburgo-Lorena, non appartiene al nostro casato e non è nemmeno principe. Non lo abbiamo trovato in nessun ramo dell’albero genealogico della nostra famiglia». Sigismondo aveva raccontato come la faccenda andasse avanti da un bel po’, scoperta un po’ per caso dopo che a Forte dei marmi lo avevano invitato per conferirgli la cittadinanza onoraria: «Arrivato lì qualcuno mi ha detto che già altri Asburgo-Lorena frequentavano la Capannina, un certo Dimitri e una certa Patrizia». Si trattava di Patrizia Groppelli, ex moglie di Dimitri Kunz che nel 2017 aveva rivelato al settimanale Chi la sua intenzione di non farsi più chiamare principessa, anche se diceva che le spettava di diritto, in attesa della sentenza definitiva sul divorzio. Le strade tra i due si sono poi in qualche modo incrociate, visto che Groppelli ha poi sposato Alessandro Sallusti, ex compagno di Santanché, oggi con il “principe”.
(da Open)
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Luglio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
“PAGAMENTI E SOLLECITI ACCUMULATI, MA QUANDO PARLAVI DI AVVOCATI…”
Questa è la testimonianza di chi ha lavorato per 5 anni con un magazine del gruppo Visibilia Editore e ci spiega che, ogni volta che doveva riscuotere le fatture, iniziavano i problemi e spesso, dopo decine di email di sollecito cadute nel vuoto, si arrivava alla fatidica frase che ogni giornalista freelance custodisce in un angolo della propria dignità professionale che più o meno suona così: “E allora ti faccio scrivere dall’avvocato!”. Pagamenti accumulati, solleciti e contro solleciti e minaccia di mettere in mezzo gli avvocati, questa la situazione. Ma quando sembrava inevitabile l’intervento legale, ecco che il bonifico arrivava sul conto corrente. Fino a maggio 2022 quando finisce tutto…
Ho scritto da freelance per Pc Professionale per circa cinque anni. Ed è stato un periodo bello e intenso. Ho avuto l’opportunità di raccontare storie interessanti e utili a capire i cambiamenti del mondo con la piena libertà e la totale fiducia di direttore e redazione. Sono entrato dentro dei capannoni con temperature sotto zero dove centinaia di server producevano bitcoin; ho conosciuto i segreti degli e-sports e parlato con i campioni prima ancora che scoppiasse la moda; ho smascherato dei gruppi Telegram che in cambio di gadget o piccole somme di denaro chiedevano di produrre recensioni positive falsando mercato e algoritmo e poi tanto, tanto altro. Era difficile annoiarsi lavorando per uno dei mensili di tecnologia più longevi della storia dell’editoria italiana, ma come si dice in questi casi non è tutto oro quel che luccica. C’era un grosso, grossissimo “però” che di tanto in tanto si affacciava sulla mia vita professionale e mi ricordava che i freelance sono nati per soffrire: infatti quelli di Pc Professionale sono stati anni faticosissimi per la riscossione delle fatture.
Il mio rapporto con Visibilia Editore era più o meno questo: ogni volta che c’era da riscuotere le fatture che la stessa amministrazione del giornale mi ricordava ogni mese di emettere, iniziavano i problemi e spesso – dopo decine di email di sollecito cadute nel vuoto – si arrivava alla fatidica frase che ogni giornalista freelance custodisce in un angolo della propria dignità professionale che più o meno suona così: “E allora ti faccio scrivere dall’avvocato!”. Se siete freelance (in qualsiasi campo) sapete di cosa sto parlando. Ogni volta la stessa identica dinamica: pagamenti accumulati, solleciti e contro solleciti e minaccia di mettere in mezzo gli avvocati. Quando sembrava inevitabile l’intervento legale – tadàn – ecco che il bonifico si palesava sul conto corrente. Sarà successo cinque, sei, sette volte o forse anche di più. Ed è questa continuità, forse, la cosa che dà più fastidio di queste storie. Sì, ho scritto storie, al plurale, perché questa è solo una delle tante. E una parte di me è abbastanza certa che se non fosse coinvolta una ministra non sarebbe mai uscita. Pensate a quanti non-ministri che fanno questo stesso gioco ci sono in questo momento in Italia. Chissà quanti ne conoscete, chissà quanti di questi hanno ancora i vostri soldi. Ma non sono al governo e il fatto che non paghino gli stipendi non diventa un criterio di “notiziabilità”.
Poi arriva maggio del 2022 e finisce tutto: la redazione fissa viene mandata a casa, il giornale è dato in gestione a un service esterno e i collaboratori spariscono di botto (poi un giorno parleremo della caducità dei freelance nel mondo del giornalismo). A quel punto capisco che la malaparata è dietro l’angolo e inizio subito a chiedere i miei soldi. E lo faccio con insistenza vista la brusca maniera con cui è terminato il rapporto di collaborazione. Non ricevo risposte e va a finire che all’ennesima email ignorata l’avvocato devo metterlo davvero. Stavolta non è una minaccia. Grazie al suo lavoro ho recupero tutto quello che mi era dovuto, ma so di essere stato fortunato. Perché per molti la situazione è ancora aperta e in bilico e basta leggere i giornali per capire che si tratta di anni di lavoro e tfr. Ieri ero a Milano per delle riunioni di lavoro e un paio di persone che conoscono bene la mia storia professionale mi hanno chiesto cosa pensassi della ministra che – stando a delle notizie riportate da il Fatto Quotidiano – faceva pesare sui bilanci dell’azienda una Maserati e un appartamento nel pieno centro di Roma. Io non so se è vero, ma su queste cose sono molto laico. Io rispetto la ricchezza altrui e non amo le lotte di classe per partito preso. Se sei ricco, buon per te. Se mi si dice che quell’appartamento serviva come appoggio per le redazioni o che quella macchina faceva il bene del gruppo io non ho problemi. Viva il lusso se fa lavorare tanto e bene le persone. E a Pc professionale si lavorava tanto e bene. Peccato che poi le cose sono andate in un’altra direzione e quel che resta alla fine di questa storia (che è finita per me, ma la sensazione è che andrà ancora tanto avanti) è solo tanto amaro in bocca.
(da mowmag.com)
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Luglio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
LE TELECAMERE LO HANNO SCAGIONATO
Sono risultate false le accuse di tentata violenza sessuale di una donna che lo sorso martedì ha denunciato l’accaduto in pieno centro, intorno alle 21, a due passi da piazza Garibaldi. La presunta vittima aveva accusato un giovane migrante, ospite del Cara, che successivamente era stato individuato dai poliziotti e portato in questura. Per la donna, che aveva attirato l’attenzione di due passanti, era stato attivato immediatamente il «codice rosa», con l’arrivo di un’ambulanza che l’ha trasportata al pronto soccorso. Ma il suo racconto non aveva convinto, mentre quello del ragazzo era sembrato convincente agli investigatori. Solo la visione del girato delle telecamere di sorveglianza di zona ha scagionato completamente il giovane. Nei filmati, i due effettivamente si incontrano ma non accade altro. Ora la donna sarà denunciata per calunnia.
(da agenzie)
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Luglio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
I RUSSI CHE HANNO TOLTO LE LORO SIMPATIE AL “CUOCO DI PUTIN” NON L’HANNO FATTO PERCHÉ HA LANCIATO UN GOLPE, MA PERCHÉ L’HA FERMATO
È lui o non è lui? Nella settimana successiva al tentato golpe di Evgeny Prigozhin, perfino alcune testate serie e commentatori non inclini a speculazioni di fantapolitica si sono interrogati sulla possibilità che Vladimir Putin abbia un sosia. Non solo le apparizioni in pubblico del presidente russo si sono fatte molto più frequenti, quasi quotidiane, ma era un Putin come non lo si era visto da vent’anni.
Gli psicologi intervistati dai media russi si stanno ora scervellando sul significato del disegno, e i blogger di opposizione postano le diverse foto delle apparizioni di Putin per trovare le dieci differenze che dimostrerebbero finalmente che il presidente viene sostituito in pubblico da un sosia.
L’«operazione simpatia» di un Putin che stringe le mani e bacia i bambini ha come obiettivo quello di mostrare un presidente che si è già lasciato alle spalle come irrilevante la rivolta dei Wagner. Bisogna far dimenticare il suo nervosismo delle prime ore, e la gente di Rostov che osannava Prigozhin in mezzo ai carri armati. Bisognava far tacere lo scontento dei militari di fronte alle voci di arresti e interrogatori dei generali vicini ai Wagner.
I sondaggi ufficiali segnalano un sostegno quasi immutato dei russi ai vertici dello Stato, mentre l’istituto indipendente Vziom rileva un dimezzamento della popolarità di Prigozhin, dal 58 al 29%. Ma la testata indipendente Meduza cita fonti del Cremlino che parlano di sondaggi «segreti», con un «meno 9-14 punti per il presidente».
Il fatto che il merchandising della Wagner nei negozi online russi sia raddoppiato di prezzo, e il canale Telegram di Prigozhin abbia raddoppiato i follower, potrebbe segnalare un paradosso: i russi che hanno tolto le loro simpatie al «cuoco di Putin» non l’hanno fatto perché ha lanciato un golpe, ma perché l’ha fermato, come testimonia anche quel mezzo milione di faccine di clown che il suo pubblico gli ha regalato sul suo profilo sotto l’annuncio della fine della marcia su Mosca.
(da agenzie)
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Luglio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
ANCHE LEI NON ACCUSA GENERICAMENTE LE FORZE DELL’ORDINE
«Non vogliamo che spacchino tutto». Con queste parole inizia l’appello di Nadia, la nonna di Nahel M., il 17enne di origini algerine ucciso a Nanterre con un colpo di pistola sparato da un agente di polizia che l’aveva fermato a un posto di blocco. La donna, ocme riferisce BfmTv, si rivolge proprio a coloro che per vendicare l’uccisione del ragazzo da giorni mettono a ferro e fuoco la Francia, manifestando un disagio che spesso va oltre il caso di police brutality in questione. La donna non si lascia andare a generalizzazioni: «Fortunatamente c’è la polizia», dichiara, ribadendo il concetto principale, «non vogliamo che distruggano gli autobus, le finestre, le vetrine, le scuole; vogliamo che torni la calma, che la gente si calmi». Un altro familiare del giovane arabo lancia quindi il proprio messaggio. La prima a farlo era stata la madre, che aveva rifiutato ogni generalizzazione ma aveva accusato il poliziotto che ha sparato di averlo fatto mosso dal razzismo
Gli scontri
Intanto, la sesta notte di proteste, pur rimanendo brutale, è stata meno violenta delle precedenti. In pochi giorni sono stati schierate decine di migliaia di agenti che hanno arrestato migliaia di persone, un terzo delle quali minorenni. Almeno 1.350 sono le automobili bruciate e oltre 2.500 i falò appiccati per strada; 266 a edifici, tra cui 26 municipi e 24 scuole. Tutto per Nahel, diventato il simbolo delle sofferenza delle banlieue, da Nanterre – dove viveva – a Tolosa, passando per Lione, Parigi e tutti i grandi centri del Paese, in quella che i manifestanti considerano una vera e propria guerra da combattere finché non ci saranno pari opportunità tra abitanti delle periferie e del centro, tra i francesi bianchi e gli altri.
(da Open)
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