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DUE NEO-LAUREATI SU TRE DICONO NO A UNO STIPENDIO DI 1250 EURO AL MESE: FACILE CRITICARE I RAGAZZI DI ESSERE TROPPO “CHOOSY”: ALL’ESTERO, APPENA USCITI DALL’UNIVERSITÀ SI GUADAGNA IN MEDIA UNO STIPENDIO DI 2170 EURO

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

CON POCO PIU’ DI MILLE EURO, TRA AFFITTO E BOLLETTE, VIVERE IN CITTÀ È IMPOSSIBILE, PEGGIO ANCORA METTERE SU FAMIGLIA E FARE FIGLI. E POI LA POLITICA ROMPE PURE I COGLIONI CON LA DENATALITA’

La laurea in Italia paga meno che negli altri Paesi. A un anno dalla fine degli studi un laureato magistrale in media riesce a mettersi in tasca poco meno di 1.400 euro al mese netti, mentre chi ha fatto le valigie guadagna almeno il 50 per cento in più (2.170 euro).
Lo dice l’ultimo «Rapporto Almalaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati in Italia» presentato ieri. Gli stipendi dei laureati sono sempre meno competitivi nel confronto internazionale: pur essendo aumentati in termini assoluti, infatti, negli ultimi due anni non hanno tenuto il passo con l’inflazione, sicché in termini reali hanno subito una netta contrazione, come è avvenuto anche per la maggior parte delle altre retribuzioni.
In questo contesto i giovani stanno maturando un nuovo approccio al mercato del lavoro, più selettivo e forse anche meno arrendevole. Alla domanda «Saresti disposto ad accettare un lavoro da 1.250 euro al mese al massimo?» — che è poi quello che guadagna in media un metalmeccanico —, quasi il 60 per cento dei neolaureati triennali e il 66 per cento di quelli con una laurea magistrale ha risposto: no. L’anno scorso erano molti meno.
Il Rapporto sottolinea anche un altro dato significativo, e preoccupante: il fatto che la laurea da noi continui a essere un titolo che si trasmette di padre in figlio. La composizione socioeconomica e culturale dei laureati non rispecchia per nulla quella del Paese. Un laureato su tre è figlio di laureati (mentre solo il 20 per cento della popolazione adulta ha fatto l’università).
Quanto alla regolarità degli studi, il Covid si è fatto sentire: per la prima volta da 12 anni sono aumentati i fuoricorso, nonostante nel 2023 fosse stata accordata una proroga dell’anno scolastico per le tesi.
Due studenti su tre hanno comunque concluso il percorso in tempo. L’età media della laurea triennale è 24,5 anni, mentre per i magistrali e le lauree a ciclo unico è 27,1.
(da Corriere della Sera)

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LA RETE DI SOCIETA’ DI COLDIRETTI

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

COSI’ COMANDA LA LOBBY DEL PIU’ GRANDE SINDACATO AGRICOLO

La dimostrazione plastica del potere di Coldiretti, il sindacato degli agricoltori, è la sua maestosa sede nel cuore di Roma. Da un lato della piazza sta il Quirinale, simbolo della vita della Repubblica italiana, dall’altro c’è Palazzo Rospigliosi, sede storica della potente sigla degli agricoltori, la cui storia continua a intrecciarsi con le scelte politiche e le decisioni strategiche del Paese. Negli ultimi quarant’anni si è perso per strada il 60% delle imprese del settore primario, che hanno lasciato il passo ad aziende più grandi. Senza destare particolari preoccupazioni. Perché degli agricoltori ci si accorge solo quando, per protesta, bloccano le autostrade con i trattori: per qualche frazione di secondo, ci si domanda se siano più arrabbiati con l’Europa, con il governo o con i sindacati. Grave errore, dimenticarsi dell’agricoltura, dove sfocia il fiume di denaro europeo della Politica agricola comune (35 miliardi tra il 2023 e il 2027) e i cui interessi si intrecciano con quelli della politica, della grande distribuzione e di tutti i cittadini.
Nel corso dei suoi ottant’anni di esistenza, Coldiretti ha dimostrato una straordinaria capacità di dialogare con i governi di tutto lo spettro politico, imprimendo un’impronta persistente sulle loro scelte. Non fa eccezione l’attuale governo: dalle battaglie contro la carne a base cellulare alla nuova normativa che impedisce il fotovoltaico nei terreni agricoli, si percepisce l’input di Coldiretti sul lavoro di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e cognato di Giorgia Meloni. Lollobrigida ha anche scelto come suo capo di Gabinetto Raffaele Borriello che, prima di approdare al ministero dell’Agricoltura, era in Ismea (ente pubblico per il sostegno all’agricoltura) e tra il 2021 e il 2023 è stato capo legislativo di Coldiretti. Secondo la legge, i dipendenti pubblici devono lasciar trascorrere tre anni prima di assumere incarichi in aziende private del settore, per evitare rischi di conflitto di interessi, ma stavolta la norma non sembra aver pesato, come ha sottolineato Angelo Bonelli, deputato di Europa Verde, in un’interrogazione al Parlamento lo scorso febbraio.
L’inchiesta de L’Espresso è stata realizzata in collaborazione con Lighthouse Reports, consorzio di giornalismo investigativo che ha coinvolto la testata francese Splann!, la polacca Frontstory.pl, la tedesca Taz e il podcast The Europeans per fare luce sulle lobby agricole europee. L’indagine internazionale ha rivelato alcuni conflitti d’interessi del sindacato. In Polonia, chi rappresenta gli agricoltori fa parte di una famiglia che gestisce uno dei più grandi allevamenti di visoni. In Francia, i leader della Fédération nationale des syndicats d’exploitants agricoles possiedono vaste quantità di terreni e detengono partecipazioni in aziende, mettendo così in discussione la loro indipendenza.
In Italia i più grandi sindacati agricoli sono Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri, la cui potenza è da poco stata rafforzata da due recenti provvedimenti del ministero dell’Agricoltura: quello per la gestione dei Caa, centri per l’amministrazione delle pratiche agricole, utili all’erogazione dei fondi europei, e quello per il sostegno alle filiere del biologico, i cui requisiti minimi escludono le realtà più piccole. «Alle associazioni minori vengono tagliate le gambe», dicono alcuni rappresentanti degli agricoltori biologici contattati da L’Espresso. Il governo ha motivato la decisione di riformare i Caa dicendo che garantirà procedure uniformi e tempi ridotti di pagamento degli aiuti pubblici all’agricoltura.
La parte del leone la fa Coldiretti, almeno dal punto di vista delle tessere. Dichiara 1,6 milioni di iscritti, e sarebbe quindi il più grande sindacato d’Europa. Ma 1,6 milioni sono più del totale delle imprese agricole censite da Istat (1,1 milioni) e, del resto, la stessa Coldiretti dice di rappresentarne 400 mila. Questo perché fra gli iscritti di Coldiretti ci sono anche famigliari e pensionati. La sua forza, però, non sta solo nei numeri, ma nella capacità di affrontare le profonde trasformazioni del settore agroalimentare. Uno dei problemi più grandi è lo strapotere della grande distribuzione organizzata: «L’aumento del potere della Gdo, forse funzionale al portafoglio del consumatore, ha messo in crisi gli agricoltori, che non controllano le sementi né il prezzo delle materie prime e, alla fine, restano strangolati dal prezzo di vendita al mercato», spiega a L’Espresso Riccardo Bocci, agronomo e direttore della Rete semi rurali, aggiungendo che «negli ultimi anni la strategia Coldiretti è stata quella di creare qualcosa di più grande della Gdo, proprio per competere». Bocci si riferisce alla nascita di Cai spa e all’espansione di Bonifiche Ferraresi, confluita nella società quotata Bf Holding spa, la più grande azienda agricola italiana.
Bonifiche Ferraresi nasce nel 1871, artefice della bonifica dei terreni paludosi del Ferrarese, in concordato preventivo dal 1930, viene salvata nel 2014 dal gruppo Bf spa, società capeggiata da Federico Vecchioni, ex presidente di Confagricoltura, con l’obiettivo di creare il polo agroalimentare europeo d’eccellenza. Il primo azionista di Bf è l’azienda farmaceutica Dompé, seguita da Arum (holding di partecipazioni con Vecchioni presidente del cda e in cui Coldiretti ha una quota significativa) più altri azionisti minori. La scorsa settimana Bf ha depositato il bilancio 2023, mettendo in luce la nuova strategia di crescita: andare oltre i confini nazionali. Ha creato a Londra la Bf International best fields best food Limited per gestire terreni e proprietà estere. E in generale, la holding sta siglando partnership e accordi in Ghana, Algeria, Egitto e Kazakistan. Da dove viene la liquidità necessaria a Bf holding per fare gli investimenti? Scrive Bf nella relazione finanziaria consolidata al 30 giugno 2023 che la controllata Cai, da sola, rappresenta l’89% dei ricavi.
Cai è un consorzio di consorzi, una società consortile per azioni, ma partecipata anche da Bf, che fa base, come Coldiretti, a Palazzo Rospigliosi e ha incorporato sei consorzi agrari territoriali (Nord Est, Adriatico, Senese, Emilia, Centro Sud, Tirreno). Anche Cai nasce per rispondere alle pressioni del nostro tempo: creare un grande hub per l’agricoltura italiana che aiuti gli agricoltori a ricevere un prezzo giusto per i loro prodotti. Cai viene tenuta a battesimo nel 2019 come società a responsabilità limitata da due piccole aziende: Elfe srl della famiglia Vecchioni e Bt srls di Gianluca Lelli, responsabile economico di Coldiretti e consigliere in Bonifiche Ferraresi. Poi cambia pelle e si trasforma in spa. L’assemblea straordinaria di settembre 2020 ha deliberato che Lelli e Vecchioni incassino l’1,5% dell’intero valore di ogni nuova operazione di finanza straordinaria, di acquisizioni e fusioni, si legge in un documento visionato da L’Espresso. Contattata dal nostro giornale, l’azienda dice però che tale norma «non esiste». Grazie ai conferimenti, oggi il valore di Cai supera i 273 milioni di euro. Con l’assorbimento del consorzio Nord Est, i ricavi sono passati da 426 a 586 milioni, ma anche i debiti sono cresciuti da 300 a 615 milioni, segno che il processo di integrazione è tutt’altro che semplice.
Non tutti i liberi agricoltori consorziati accettano di cedere i propri privilegi di soci mutualistici a Cai, come nel caso del Consorzio Terre Padane. «I consorzi agrari sono cooperative attraverso cui gli agricoltori si uniscono per comprare materie prime e attrezzature a prezzi più convenienti, grazie alla forza d’acquisto collettivo, senza che nessuno dei suoi membri ne eserciti il ​​controllo», dice Marco Crotti, presidente di Terre Padane. Cai promette ai consorzi prezzi vantaggiosi e trattative più giuste, ma Crotti spiega: «Abbiamo deciso di restare liberi perché il progetto non prevede un presidio territoriale e la struttura ci portava a essere più al servizio della finanza che dei nostri soci».
Infatti il bilancio di Cai è consolidato nella società quotata Bf, ed è quest’ultima a nominare l’amministratore delegato, che ha diversi poteri: dalla gestione, al business plan, fino alle acquisizioni di nuovi consorzi. Per di più, sulla base dei patti parasociali, Vecchioni e Lelli, amministratore delegato di Cai e responsabile dell’area economica di Coldiretti, hanno poteri fondamentali sulla direzione di Cai, che gli altri amministratori e una schiera di piccoli consorziati non hanno.
Contattata da L’Espresso, Coldiretti prende le distanze da Cai e Bf spa, sostenendo «inesistenti rapporti societari con imprese commerciali». Ma specifica anche che oggi la Coldiretti «rappresenta nel miglior modo possibile sia le grandi aziende che le piccole, ossatura del nostro sistema agroalimentare».
Lucio Cavazzoni, già presidente di Alce Nero, ha commentato a L’Espresso che «oggi la Coldiretti si definisce una realtà a volte piccola, a volte grande, a volte media, ma il suo percorso è innegabilmente mirato a dimensioni sempre più macro e a un’industrializzazione dei processi». E non sarebbe tutta responsabilità di Coldiretti: «Lo sfruttamento della terra e la competitività a cui costantemente siamo sottoposti obbligano ad adattarsi alle dinamiche delle economie di scala. Ma accettare questo significa cancellare i contadini dalle campagne». Alce Nero, a inizio anni Novanta, aveva recuperato i semi antichi del grano Senatore Cappelli che a lungo è stato bandiera degli agricoltori biologici. Mentre il valore di questo grano si apprezzava fortemente, nel 2016 l’ente pubblico Crea, proprietario del seme, cedeva la licenza esclusiva di produzione del Senatore Cappelli per 15 anni su tutto il territorio europeo alla Società italiana sementi, Sis, azienda di produzione di sementi sotto l’ombrello Bf Holding. La Sis è gestita da Mauro Tonello, già presidente della Coldiretti Emilia-Romagna. L’Antitrust nel 2019 ha multato Sis per 150 mila euro per comportamenti scorretti nella gestione del Senatore Cappelli: avrebbe imposto agli agricoltori di restituire l’intera produzione; avrebbe ritardato o rifiutato la fornitura di sementi e aumentato ingiustificatamente i prezzi delle sementi. L’Antitrust sostiene che Sis si comportava in modo preferenziale verso gli associati Coldiretti.
E mentre l’agroindustria ha messo in scacco il grano bandiera del biologico, si è perso il concetto di sovranità alimentare, che «nasce nel 1996 dal movimento internazionale La Via Campesina e riunisce milioni di piccoli e medi agricoltori, donne contadine, popolazioni indigene, migranti, lavoratori agricoli di tutto il mondo, per difendere l’agricoltura sostenibile su piccola scala per promuovere giustizia sociale e dignità. E si oppone fermamente al corporativismo agricolo guidato dalle multinazionali che stanno distruggendo le persone e la natura», dice Bocci. L’agronomo ricorda: «Vent’anni fa Coldiretti sedeva al tavolo con noi per parlare di sovranità alimentare. Poi ha preso quel principio, lo ha digerito e ceduto all’attuale governo, che oggi confonde sovranità con sovranismo». E fu così che il ministero dell’Agricoltura diventò anche quello della Sovranità alimentare.
(da lespresso.it)

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EUROPEE, UN POPOLO DI FURBETTI NON POTRA’ MAI ACCETTARE DI ESSERE GOVERNATO DA POLITICI ONESTI

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

POTREBBERO PERDERE QUEI PRIVILEGI CHE LI FANNO SENTIRE PIU’ FURBI DEGLI ALTRI

Quando ero adolescente e cominciavo a interessarmi di politica, ciò che mi stupiva era il basso numero di elettori che partecipava alle elezioni americane. Da noi allora si viaggiava tra il 70 e l’80%, mentre oltreoceano raramente si superava il 50. Allora non ne capivo la ragione, ma ora che ci stiamo americanizzando le cose si fanno più chiare.
Il disinteressamento verso la politica è la condizione necessaria per gestire e rendere amorfa e indolente una popolazione altrimenti reattiva e pensante. Per giungere a questo risultato è stato necessario svilire la pubblica istruzione, soprattutto su storia e letteratura, e poi trasformare la televisione da strumento per la diffusione della cultura in strumento di propaganda a senso unico. Ad esempio, i risultati delle ultime elezioni europee sono stati venduti da gran parte dei media come un balzo in avanti della Meloni, quando in realtà si è trattato di un balzo indietro dei suoi avversari (FdI ha perso oltre 600.000 voti).
In poche parole, il cittadino-elettore ha l’impressione che i politici siano tutti uguali e che non valga la pena di andare a votare, perché anche quando ci fu la possibilità di un vero cambiamento, la casta reagì di conseguenza e fece di tutto per sabotare quell’esperienza, mentre la sedicente informazione contribuiva infangando persone integerrime.
Chi ha ancora la capacità di indignarsi non va più a votare, e gli altri in parte sono vittime del voto di scambio, tornato in auge dopo l’abolizione del reddito di cittadinanza (inviso a tutti, dalla destra alla sedicente sinistra) e in parte sono poco più che automi che credono, obbediscono e “combattono”.
A tutto ciò si somma quanto avevo già esposto alcuni mesi fa, ossia che un popolo di furbetti (che usufruisce di condoni, concorsi truccati, evasione fiscale, raccomandazioni, etc.) non potrà mai accettare di essere governato da politici onesti: non si sa mai, potrebbero perdere quei privilegi che li fanno sentire sempre più furbi degli altri.
(da ilfattoquotidiano.it)

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INCHIESTA LIGURIA, GIOVANNI TOTI RESTA AI DOMICILIARI

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

RESPINTA LA RICHIESTA DI REVOCA: “PERMANE IL RISCHIO DI INQUINAMENTO DELLE PROVE”

Rimane ai domiciliari Giovanni Toti, il presidente della regione Liguria coinvolto nell’inchiesta della procura di Genova per corruzione, voto di scambio e falso. La giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni ha rigettato l’istanza di revoca avanzata dall’avvocato Stefano Savi, che aveva presentato la richiesta di revoca della misura o di una sua attenuazione il 10 giugno, dopo il weekend di elezioni. Con la tornata elettorale ormai alle spalle e la prossima tra 18 mesi per il rinnovo del Consiglio regionale, secondo la difesa cadeva una delle motivazioni con la quale i pm aveva chiesto e ottenuto la misura cautelare, ossia la reiterazione del reato. Sulla richiesta la procura di Genova aveva però fornito parere negativo al giudice, motivato dai rischi legati proprio alla possibile reiterazione del reato almeno finché sussisteranno esigenze di accertamenti ancora in corso.
La gip ha motivato la sua decisione per il rischio «attuale e concreto» di inquinamento probatorio, ricordando anche il «comportamento elusivo» tenuto dal governatore nel corso delle indagini: «Le indagini sono in pieno svolgimento e, in particolare, sono in corso le audizioni di funzionari e dirigenti della Regione Liguria a conoscenza dei fatti per cui si procede, i quali ben potrebbero subire dall’indagato condizionamenti o pressioni per rendere una conveniente ricostruzione degli eventi».

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L’ITALIA, UN PAESE CON L’ACQUA ALLA GOLA: AD APRILE IL DEBITO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE HA RAGGIUNTO LA CIFRA MONSTRE DI 2.905,7 MILIARDI (+11,5 MILIARDI RISPETTO AL MESE PRECEDENTE)

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

IL COSTO DEL DEBITO ITALIANO È IL QUINTO PIÙ ALTO NELL’UE: PEGGIO DI NOI SOLO UNGHERIA (6,8%), ROMANIA (4,5%), POLONIA (4,5%) E REPUBBLICA CECA (3,2%)

Ad aprile il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 11,5 miliardi rispetto al mese precedente a 2.905,7 miliardi. Sono i dati della Banca d’ Italia secondo i quali il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (17,0 miliardi) ha più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (6,5 miliardi, a 32,1). L’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio ha aumentato il debito di 1,0 miliardo.
L’intero aumento del debito, spiega ancora la Banca d’Italia è dovuto alle Amministrazioni centrali, mentre sia quello delle Amministrazioni locali sia quello degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile. La vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,8 anni.
Ad aprile, la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è lievemente diminuita (al 23,5 per cento dal 23,7 per cento del mese precedente), mentre a marzo (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quelle detenute dai non residenti e dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) si sono collocate rispettivamente al 28,7 e al 14,1 per cento (dal 28,3 e dal 13,6 per cento del mese precedente).
Ad aprile, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 40,6 miliardi, in aumento del 5,0 per cento (1,9 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2023. Secondo i dati della Banca d’Italia nei primi quattro mesi del 2024 le entrate tributarie sono state pari a 163,5 miliardi, in aumento del 7,1 per cento (10,8 miliardi) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Nel 2023 è sceso il costo apparente del debito dell’Italia portandosi al 2,9%, rispetto al 3,2% del 2022. E’ quanto rileva Eurostat. Il livello italiano è comunque il quinto più alto nell’Ue, alle spalle di Ungheria (6,8%), Romania (4,5%), Polonia (4,5%) e Cechia (3,2%).
A parte Italia, Danimarca e Francia in tutti i Paesi europei nel 2023 è salito il costo apparente del debito pubblico, ovvero il rapporto tra la spesa per interessi maturata in percentuale del debito medio nel corso dell’anno. Costo apparente del debito lordo delle amministrazioni pubbliche ai minimi per Lussemburgo (1,2%), Paesi Bassi e Germania (entrambi 1,4%).
(da agenzie)

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UN GRUPPO NEO-NAZI HA ASSALTATO IL PUB “SALLY BROWN”, NEL QUARTIERE SAN LORENZO DI ROMA, PUNTO DI RITROVO PER I MILITANTI DELLA SINISTRA RADICALE

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

LA BANDA CHE HA EFFETTUATO IL BLITZ HA SCASSATO LA PORTA E LE VETRINE: ALCUNI AVEVANO DELLE ACCETTE E UN MARTELLO … FUORI DAL LOCALE SONO STATI RITROVATI MOLTI ADESIVI DEL GRUPPO NEO-NAZI FRANCESE “DEFEND EUROPE”

Questa notte alle 4.30 un gruppo di persone ha assaltato il pub Sally brown nel quartiere San Lorenzo, a Roma. Il gruppo ha forzato la porta e la serranda laterale lanciando tra l’altro tantissime bottiglie verso le vetrine. Il blitz è durato circa 15 minuti.
La polizia intervenuta ha fermato tre persone con il volto travisato da passamontagna; con sé avevano un martello e una accetta.
Fuori dal locale sono stati ritrovati molti adesivi legati a un gruppo neonazista francese ‘Defend Europe’.
I due proprietari sono riusciti a barricarsi dentro il locale, che stava chiudendo, mettendosi in salvo. Il pub Sally Brown è un noto punto di ritrovo dell’area radicale di sinistra a Roma.
(da agenzie)

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ILARIA E’ LIBERA! TOLTO IL BRACCIALETTO ELETTRONICO, PUO’ TORNARE IN ITALIA

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

ACCOLTA LA RICHIESTA DI SCARCERAZIONE, POCHE ORE FA LE HANNO CONSEGNATO UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ UNGHERESE… IL PADRE VOLA A BUDAPEST PER ORGANIZZARE IL RIENTRO

Ilaria Salis è libera. Dopo oltre 15 mesi di detenzione, prima in carcere poi ai domiciliari, le autorità ungheresi hanno accolto la richiesta di scarcerazione dell’attivista e insegnante – accusata di partecipazione ad organizzazione politica criminale, assalto e percosse – dopo la sua elezione all’Europarlamento. Il suo avvocato Gyorgy Magyar aveva inoltrato l’istanza ai giudici una volta ufficializzato il risultato del voto, che l’ha vista eletta a Strasburgo con circa 200mila preferenze, potendo così beneficiare dell’immunità da eurodeputata.
Salis, che si era trasferita nel nuovo domicilio di Budapest dallo scorso 23 maggio ospitata da una famiglia italiana, può ora tornare in Italia.
Gli agenti di polizia presentatisi questa mattina nell’appartamento a sorpresa le hanno tolto il braccialetto elettronico e le hanno consegnato un documento di identità ungherese. Appena il giorno prima il capo di gabinetto del governo di Viktor Orbán, Gergely Gulyás, aveva dichiarato che l’Ungheria avrebbe chiesto «al Parlamento europeo la revoca dell’immunità».
Lunedì prossimo, 17 giugno, compirà 40 anni: il padre Roberto e la sua famiglia avevano già comprato i biglietti per Budapest, ma è possibile che festeggerà in Italia. «Facciamo i festeggiamenti del suo compleanno a casa, vado a prenderla e me la porto a casa io», ha detto soddisfatto il padre, che le ha curato la campagna elettorale, «sono molto contento sto cercando di organizzare il rientro il più velocemente possibile. Ho lavorato in sordina ma non ci aspettavamo che venisse liberata già oggi. E invece mi ha chiamato l’avvocato Magyar per dirmi che la polizia stava andando a liberarla. E ora vado a prenderla».
(da agenzie)

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HITLER, MUSSOLINI, CUORI NERI E L’OSSESSIONE PER I GIORNALISTI: DENTRO LE CHAT DI GIOVENTU’ NAZIONALE

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

ATTACCHI AI COLLETTIVI DI SINISTRA, MEME FASCISTI E NAZISTI, INSULTI AI GIORNALISTI… LA DOPPIA FACCIA DEI FUTURI LEADER SOVRANISTI

Parlano di attacchi ai collettivi di sinistra, pianificano striscioni con slogan estremisti, si inviano meme su nazismo e fascismo, e vedono i giornalisti come una minaccia da ostacolare.
Sono i militanti di Gioventù nazionale Pinciano, uno dei circoli più grandi a Roma tra i giovani di Fratelli d’Italia, che mentre in pubblico vestono i panni dei moderati, nel privato, nella loro chat di gruppo su Whatsapp, si sentono liberi di esprimere la loro visione del mondo.
Nel corso dell’inchiesta Gioventù Meloniana, una giornalista di Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, si è infiltrata tra i giovani militanti del primo partito italiano e ha documentato cosa avviene negli ambienti di quella che è destinata ad essere la classe dirigente della destra di domani. La parte più privata dell’essere militante di Gioventù nazionale viene fuori nella chat politica ufficiale del circolo, in cui i membri non si scambiano solo informazioni pratiche e organizzative sugli incontri istituzionali del partito, ma si abbandonano anche a commenti che rispecchiano l’anima nera repressa in pubblico.
Il giornalismo come una minaccia
Tra le centinaia di messaggi inviati dai militanti del circolo di Roma nord ci sono diversi temi ricorrenti. Uno di questi è l’ossessione per i giornalisti e la preoccupazione che questi possano raccontare gli aspetti più segreti del gruppo, che si discostino dalla versione ufficiale di operoso motore del partito.
Tra le tante testate, Fanpage.it si è guadagnata negli anni un posto d’onore nei pensieri dei militanti di Fratelli d’Italia, tormentati dall’idea di poter essere scoperti a fare un passo falso tradendo le rigide direttive sulla moderazione ricevute dal partito.
In particolare a scatenare l’astio di questo circolo di giovani militanti è la pubblicazione nello scorso gennaio di un servizio che li ritrae impegnati nel rituale del presente in ricordo delle vittime di Acca Larentia, che loro pensavano fosse avvenuto lontano da occhi indiscreti.
Così nella chat di gruppo ci si scambia link a servizi girati dai giornalisti di Fanpage.it e subito si freme: “Ovviamente Fanpage”. C’è un po’ di apprensione: “Ho avuto paura perché pensavo fosse un video di noi a piazza Jan Palach”. Il 19 gennaio 2024, in occasione dell’anniversario della morte del patriota cecoslovacco simbolo della resistenza antisovietica, i giovani militanti si sono riuniti in questa piazza per commemorarlo.
Ovviamente, in piazza Jan Palach Fanpage.it era presente e l’infiltrata ha potuto immortalare quello che succedeva: dopo una digressione sulla vita del giovane, i responsabili di Gioventù nazionale hanno dato istruzioni ai militanti presenti su come “inquadrarsi”, ovvero su come disporsi in maniera militare per il rito della commemorazione del martire della destra.
In un altro momento, un membro del coordinamento romano di Fratelli d’Italia nel circolo, riguardo un aspetto della gestione economica scrive: “Non avevamo deciso di mettere tutto a reddito?”, “Sì. Ne parliamo in privato, qua non possiamo”, rispondono, “sennò mandano a Fanpage”. “Dobbiamo chiedere l’emocromo a tutti”, ribatte, riferendosi alla necessità di dover essere sicuri della fedeltà dei membri della chat, perché nessuna informazione possa finire in mano alla stampa.
Le minacce agli avversari
Chi non si conforma al pensiero di questo gruppo è oggetto di insulti. A proposito di una manifestazione pro Palestina, una militante descrive i manifestanti come “zecche luride”. “Quando vuole ci aspetta a piazza Trento”, scrive minaccioso un militante di Gioventù nazionale in risposta alla provocazione di uno studente di un collettivo di sinistra. A proposito di un’altra vicenda politica un militante propone di “farci a botte con questi”, e un’altra risponde: “In caso li andiamo a menare stai sereno”. E ancora: “L’unica cosa buona che hanno fatto quelli di gp (Generazione Popolare, un movimento politico giovanile di estrema destra, ndr) è stato minacciarli di prenderli a cinghiate”. “Però una bella lezioncina non sarebbe male”, aggiunge, e un altro militante chiosa: “Una cosa del genere non si dice, si fa”.
Cuori neri
Nel giorno del ricordo delle vittime delle foibe, arriva il plauso ai ragazzi di Azione studentesca – il movimento studentesco di Fdi di cui molti di loro fanno parte – per uno striscione affisso fuori al liceo Giulio Cesare, storicamente posizionato a destra nell’immaginario collettivo romano e frequentato da diversi militanti del circolo Pinciano. “A lezione oggi si spiega che il ricordo non si nega”, si legge sullo striscione. La foto è accompagnata da un commento: “Bravi ragazzi!” e cinque cuori neri. Si arrabbiano nella chat quando il giorno dopo trovano lo striscione capovolto e a pezzi. “Pezzi di merda”, commenta Pace, riferendosi agli “amichetti dei collettivi” accusati del gesto. Elaborando una vendetta, spuntano diverse proposte: “Io lo riattaccherei con scritto conigli”, dice un militante; mentre un altro risponde: “Oppure meglio fascio che zecca”. A questo punto i giovani di Fratelli d’Italia discutono su come firmare la possibile risposta: “le camice nere”, “camerata” sono due delle soluzioni suggerite. Poi però una militante chiede di firmarlo con uno pseudonimo perché “sennò poi arriva Fanpage”.
Il femminismo come insulto
I militanti di Gioventù nazionale Pinciano hanno un problema con il femminismo e lo dicono con chiarezza: “Se non mi trovate amici uomini da inserire divento femminista ve lo dico”. Quando a scuola viene affisso uno striscione contro la violenza di genere, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, i ragazzi se la prendono con la schwa: “Che poi perché se sono donne devono mettere quel geroglifico?”, scrive una responsabile. “Prendi questa bomboletta, chiudiamo un cerchio”, suggerisce a un altro militante, chiedendogli quindi di restituire al “geroglifico” la forma di una lettera dell’alfabeto.
“Bene, ma non Benito”
La chat è piena di riferimenti espliciti a fascismo e nazismo. I giovani militanti non mancano di esprimersi con meme, gif e sticker di Benito Mussolini e Adolf Hitler. E così una militante invia un adesivo del Duce che forma un cuore con le mani e un’altra le risponde: “Avevo la versione di Adolfo (Hitler, ndr) ma non questa grazie”. E ancora: un meme di Adolf Hitler con la scritta “non gasarti troppo”, che in risposta riceve un altro sticker del Führer con il braccio teso, che recita: “Stai calmo”. Poi ancora il volto del Duce con la didascalia: “Bene, ma non Benito”. In un’altra occasione spunta ancora Hitler con il braccio alzato e un monito: “Ti mollo un ceffone”. Non mancano croci celtiche, motti fascisti come “o con noi o contro di noi” e allusioni al Ventennio. Gli auguri di Pasqua nel gruppo si scambiano tra colombe, cuori neri e riferimenti al regime. Simone Pelosi, il veterano del gruppo e collante tra il partito nazionale e i giovani, invia ai giovani membri della chat degli auguri speciali, l’immagine di una cartolina d’epoca fascista con raffigurati un uovo di pasqua e due bambini vestiti da balilla: “Auguri di buona Pasqua piccoli balilla”.
La disegnatrice di svastiche
Nel gruppo i giovani militanti si sentono al sicuro da occhi indiscreti e finalmente liberi di dichiararsi fascisti. Rispondono alle accuse mosse sui social da gruppi di studenti di sinistra e affermano: “Oggi vi sentite più neo-fascisti o più post-fascisti?”. E la risposta pronta di un militante è: “Mi stai discriminando? E se mi identificassi come un semplice fascistello?”. E ancora, nel dare il benvenuto a una nuova arrivata, si scrive: “È conosciuta per disegnare svastiche!”. “Mica siamo dei piccoli nazisti dell’Illinois”, scrive uno dei responsabili del movimento, “Ah no?”, interviene una militante, “forse”, risponde lui. La foto di Giorgia Meloni a bordo di un mezzo militare lo scorso 3 maggio per la festa dell’esercito suscita un certo interesse nel gruppo: “Una posizione che ricorda qualcuno”, si scrive, alludendo alle ben note immagini di Mussolini. “Non ho capito: è stato già consegnato qualcosa, agli ambasciatori di Francia e Inghilterra?”, commenta un altro militante, riferendosi a quando nel 1940 il ministro degli Esteri fascista Galeazzo Ciano convocava a Palazzo Chigi gli ambasciatori francese e inglese e consegnava a entrambi la dichiarazione di guerra. “Pare. Diceva cose strane tipo vincere e vinceremo”, è la conclusione.
(da Fanpage)

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SALUTI ROMANI, INNI AL DUCE E SIEGH HEIL: DENTRO GIOVENTU’ NAZIONALE, IL MOVIMENTO GIOVANILE DI FRATELLI D’ITALIA

Giugno 14th, 2024 Riccardo Fucile

UN GIORNALISTA DI FANPAGE SI E’ INFILTRATO TRA LE FILA DEL MOVIMENTO GIOVANILE DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI… INNI AL FASCISMO, PAURA PER LA STAMPA, APOLOGIA DI TERRORISMO E INSULTI A EBREI E OMOSESSUALI

I militanti di Gioventù Nazionale, sono la futura classe dirigente di Fratelli d’Italia. Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, si è infiltrata con una giornalista sotto copertura tra le fila del movimento giovanile del partito di Giorgia Meloni: nella video inchiesta Gioventù Meloniana vi mostriamo come si formano le nuove leve della destra, fra inni al fascismo, paura per la stampa, apologia del terrorismo nero e insulti a neri e omosessuali.
Nei loro cori sono “la migliore gioventù”, agli eventi istituzionali i “ragazzi stupendi” di Giorgia Meloni, e per tutti “l’anima e il motore” necessari per far vincere Fratelli d’Italia. Ma quando scendono dai palchi della festa di Atreju o della campagna elettorale, asserragliati nelle sedi del partito, parlano di scritte che inneggiano al fascismo, partecipano a concerti di estrema destra col braccio teso, rimpiangono l’operato dei terroristi neri, urlano “Duce!” e “Sieg Heil!”, cantano “boia chi molla” identificandosi come “legionari”, “camicie nere” e “camerati, mica poveri coglioni”. Sono i militanti di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, il vanto dell’intera classe dirigente del partito.
In Gioventù Meloniana, la video inchiesta sotto copertura realizzata da Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, vi mostriamo come i giovani militanti del partito della presidente del Consiglio danno sfogo all’anima nera del partito, mentre i responsabili del movimento partecipano o avallano questi comportamenti. Con una nostra giornalista, infatti, ci siamo infiltrati tra le fila di Gioventù nazionale e abbiamo documentato i racconti, le relazioni e le azioni di questo gruppo.
L’infiltrazione: da Nazione futura a Gioventù nazionale
Fingendosi una giovane con ideali di destra appena trasferitasi a Roma, la giornalista sotto copertura di Backstair si è inserita tra le fila di Gioventù nazionale. Per farlo ha iniziato a frequentare gli eventi di Nazione futura, il think thank dei conservatori fondato da Francesco Giubilei, editore ed ex consigliere del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. È infatti alle convention di Nazione futura che si ritrovano alcuni militanti di Gioventù nazionale: sono giovani universitari che si definiscono conservatori e pubblicamente presentano il loro profilo moderato. Nella loro cerchia, però, parlano di svastiche, di senatori “con le croci celtiche”, “camerati che sono andati in Ucraina” per combattere e dei “disertori che arrivavano in Polonia” che “massacravamo”.
È a uno di questi eventi che si crea l’occasione per entrare in contatto con Ferrante De Benedictis – vicepresidente di Nazione futura e consigliere comunale a Torino per Fdi – ed essere invitati a contribuire alla rivista legata al think tank. Iniziamo così a collaborare con loro, pubblicando i primi articoli e dei pezzi funzionali a delegittimare l’opposizione al governo Meloni. Grazie alle credenziali maturate attraverso Nazione Futura, ci si aprono le porte degli eventi più importanti di Fratelli d’Italia. A partire da Atreju, la manifestazione della destra giovanile nata con Giorgia Meloni e cresciuta assieme alla leader del partito. Se durante la giornata i militanti sono impegnati nel servizio d’ordine, è nei ritagli di tempo tra una conferenza e l’altra che si lasciano andare: “È da quando avevo 14 anni che faccio politica, con Fdi ho iniziato il primo anno di università, ma prima ero di CasaPound”, racconta un esponente del movimento giovanile. “Mio nonno era un fascistone – confessa una militante – quando sono nata mi ha regalato il corredo nero di seta, sono cresciuta così”.
“La migliore gioventù” pronta a diventare classe dirigente
È sabato 1 giugno e mentre gli elettori di Fratelli d’Italia si riuniscono in Piazza del Popolo, attendendo l’inizio del comizio che segna la fine della campagna elettorale per le europee di Giorgia Meloni, dal Pincio, tra cori e fumogeni tricolore, scendono i ragazzi di Gioventù nazionale: “Siamo la migliore gioventù d’Italia, siamo Gioventù nazionale e per sempre canteremo”, intonano mentre sventolano le bandiere.
Fondata nel 2014, la giovanile di Fratelli d’Italia conta, ad oggi, migliaia di tesserati, al punto da rivendicare di essere il più grande movimento giovanile di partito in Italia. L’emblema che li contraddistingue è una mano che stringe un tricolore mosso dal vento, un’evoluzione della mano che porta la fiamma, quella del Fronte della Gioventù, di cui è erede storico e spirituale.
La differenza sta nel ruolo che, oggi, l’organizzazione ricopre a fianco del partito di Governo. Lo scorso dicembre, dal palco di Atreju, Giorgia Meloni ringraziava i giovani del suo partito: “Questa è la cosa che ci invidia moltissima gente, che ci sono giovani che ancora credono nella politica, nella militanza, è raro, è prezioso”.
E infatti, negli ultimi anni, il movimento giovanile è cresciuto in maniera esponenziale: “Oggi esprimiamo classe dirigente di qualità in ogni territorio”, afferma Fabio Roscani, presidente del movimento e deputato di Fdi, rivolgendosi all’assemblea dei militanti durante la convention di Pescara.
È presenziando a questi momenti nelle vesti del militante, che ci si rende conto del valore che Gioventù nazionale esprime per il partito. I ragazzi sono impegnati in prima linea in tutte le manifestazioni, lavorano a stretto contatto con i dirigenti, come Giovanni Donzelli, che proprio a Pescara si intrattiene con loro per ultimare i preparativi.
Andrea Piepoli e Flaminia Pace: chi sono i responsabili
Ad Atreju conosciamo Piermarco Silvestroni, figlio del senatore Marco Silvestroni, storico esponente del partito. È lui che ci propone un incontro con Andrea Piepoli, dirigente nazionale del movimento giovanile: “È vicino al presidente nazionale Fabio Roscani e in teoria sarà il prossimo presidente nazionale. Coordina molte dinamiche sia a livello nazionale che romano. Ti inserirebbe da subito in uno dei gruppi che rispondono a lui su Roma”.
È tramite Piepoli e Silvestroni che ci presentano Flaminia Pace, l’enfant prodige della politica romana e tenuta in grande considerazione per le prossime Amministrative della Capitale. Nel 2021, a diciotto anni, dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Fanpage.it Lobby nera e l’assalto alla Cgil da parte di Forza nuova, aveva indirizzato al presidente Sergio Mattarella e all’allora presidente del Consiglio Mario Draghi una lettera in cui chiedeva loro di “limitare la gogna mediatica” su Fratelli d’Italia, perché il partito e i suoi militanti non avevano niente a che fare col fascismo: “Non posso accettare di essere additata, sbeffeggiata e umiliata continuamente da testate giornalistiche, programmi televisivi e intellettuali, di essere una pericolosa nostalgica del Fascismo, solo perché sono parte di un Partito politico, solo perché sono una Patriota e solo perché credo in valori diversi da quelli raccontati ogni giorno dal mainstream.”
Quando, però, parla con i membri della sua sezione, Pace dice di voler votare “tre volte Duce” alle elezioni europee, insulta i “ne*ri”, e autorizza i militanti di Gioventù nazionale a scrivere “boia chi molla” per coprire scritte antifasciste.
Con i suoi militanti, racconta persino dei presunti rapporti del padre con Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, fondatori dei Nar, i Nuclei Armati Rivoluzionari, il gruppo terrorista d’ispirazione neofascista responsabile della strage di Bologna e di 33 omicidi.
Oltre all’attività politica condotta a Casa Italia, il circolo di Fratelli d’Italia da lei fondato, Pace è anche membro della Commissione affari europei e cooperazione al Consiglio nazionale giovani, l’organo consultivo a cui è demandata la rappresentanza dei giovani nella interlocuzione con le istituzioni, tra cui l’Ufficio per il servizio civile universale, quello che definisce le modalità di svolgimento del servizio civile.
È proprio del servizio civile che Flaminia Pace parla, mentre pensa a come raccogliere offerte per il circolo che presiede: “Dal prossimo anno avremo un altro tipo di entrata che ci deriverà dal servizio civile, i soldi vengono dallo stato, a ogni ragazzo per fare questo volontariato vengono dati 500 euro al mese. Che dobbiamo fare però per fare servizio civile? Nulla. Dei 500 euro si gradisce una buona offerta”.
A uno degli eventi della sede di Gioventù nazionale Pinciano, interviene anche Arianna Meloni, sorella della premier e capo della segreteria politica di Fdi: “Grazie a tutti i nostri militanti, a tutti i nostri ragazzi. Noi siamo questo, questa sede è l’esempio di quello che è il nostro partito”. La presenza di Arianna Meloni all’interno del circolo non ha un valore solo simbolico, lo spiega proprio Flaminia Pace: “Arianna ci ha detto che noi qui possiamo costruire tanto, e se lo ha detto lei vuol dire che possiamo diventare un punto di riferimento”.
Il presente e la voglia di “caricare” gli avversari
Per settimane partecipiamo alla vita della comunità militante ed è sotto la guida della responsabile del circolo che iniziamo ad assistere alla formazione dei nuovi arrivati. I membri di questa sezione sono decine di ragazzi, che frequentano il liceo e l’università e quello che li accomuna sono delle forti idee politiche, spesso inconfessabili: insultano gli omosessuali (“il mio professore è gay e convive con un uomo” “che schifo, cambia classe”) e fanno commenti razzisti come “il nero va bene su tutto, ma non sulla pelle”. Poi, quando, a tarda notte si danno appuntamento per tappezzare la città di manifesti e adesivi estremisti, si muovono in squadra: devono esserci almeno due vedette che hanno il compito di sorvegliare la zona e lanciare l’allarme se vedono la polizia, mentre gli altri, con guanti e cappucci, attaccano gli striscioni.
Uno dei riti più importanti nella cultura di destra è quello del presente. Per restituire la solennità della memoria, Pace spiega ai militanti che bisogna osservare un comportamento militare: “Si tratta di un momento molto serio, saremo inquadrati in cinque file da cinque, si parte in posizione di riposo, quella militare, quando vedrete che io faccio questo movimento (portare la mano sul cuore, ndr), ci si pone sull’attenti, e si porta la mano sul cuore, con il pugno chiuso”.
È in questi momenti identitari che l’attenzione dei responsabili cresce, specie quando a immortalarli ci sono le telecamere, perché la preoccupazione è che ci si lasci andare con i saluti romani. Per questo in occasione del presente per Paolo Di Nella, il militante del Fronte della Gioventù vittima di un omicidio a sfondo politico avvenuto nel 1983, ai giovani di Fratelli d’Italia è fatto divieto di rispondere alle domande dei giornalisti e quando, durante la veglia, i cronisti si avvicinano per parlare ai ragazzi, vengono bloccati dal responsabile Andrea Piepoli.
Un partito al governo, insomma, chiede ai giovani di mostrare un volto più moderato, quando si è a eventi istituzionali. Queste direttive, però, non sono sempre sufficienti a frenarli, al punto che sono gli stessi responsabili ad assecondare e condividere queste esternazioni. Succede in Piazza del Popolo, a Roma, quando Andrea Piepoli saluta ripetutamente i suoi con la stretta gladiatoria, prima dell’arrivo di Giorgia Meloni per la chiusura della campagna elettorale delle europee.
Tra le raccomandazioni che i giovani militanti non accettano volentieri vi è quella di non rispondere con la violenza alle provocazioni. Quando la serranda della sede di Gioventù nazionale di Prenestino-Centocelle viene imbrattata, i dirigenti reagiscono organizzando una “Festa contro l’odio politico”, a cui partecipano diversi parlamentari. Fuori dalla sede, però, i ragazzi esprimono la loro insofferenza: “Qua ci vorrebbe un bel manganello”, dice un militante,”Il problema è che non li possiamo più caricare, una volta si poteva fare, ora è diventato un problema”, gli risponde un altro, “Nessuno che dice stronzi fascisti, guardano e basta”, conclude.
Saluti romani e musica identitaria a Colle Oppio
A margine dei comizi politici, durante le giornate di Atreju, i giovani di Fratelli d’Italia si organizzano per trovarsi a Colle Oppio, la sezione dove si è formata l’attuale classe dirigente del partito, oggi è l’ufficio di Fabio Rampelli, mentore di Giorgia Meloni e leader dei Gabbiani, la corrente interna a Fdi più identitaria. “Noi consideravamo Colle Oppio casa nostra, ci mobilitavamo per pulire il parco tutti gli anni, eravamo una luce accesa durante la sera.”, scrive la premier nella sua autobiografia Io sono Giorgia.
Si tratta di un evento segreto, ma grazie all’invito di Patrizio Silvestroni, l’altro figlio del senatore Marco Silvestroni, la giornalista di Fanpage.it riesce a partecipare e ad assistere a quello che avviene all’interno. La portata dell’evento è chiara ancora prima di entrare: ”Dentro non si possono fare né foto né video – chiarisce uno degli organizzatori – perché suonano gli Aurora e non potrebbero suonare”.
Se non si può dire che gli Aurora suonano dentro Colle Oppio è perché la band, formata da ex militanti di Azione giovani, è uno dei gruppi di riferimento del rock identitario, la musica di estrema destra. I loro brani sono pieni di riferimenti alla sottocultura della destra post-fascista, come nella canzone Centuria alata, che menziona l’orgoglio di essere italiani grazie al “Maresciallo Balbo” che “ci guidava al Domani”.
Conosciuti anche per aver dedicato nel 1998 una canzone all’attuale premier, “Piccolo coatto antico in un corpo da bambina”, vantano stretti rapporti col mondo di Fratelli d’Italia: il batterista, Federico Bonesi, è stato consigliere proprio di Meloni ai tempi del ministero della Gioventù oltre che animatore di alcuni eventi del partito, come Piazza Italia; mentre il cantante e chitarrista, Raffaele Persichetti, candidato nel 2018 col partito all’ottavo Municipio di Roma, ha gestito i canali social di Atreju, oltre a essere stato webmaster per le prime pagine web dell’attuale ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e del presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio. Sempre in quegli anni Persichetti ricopriva lo stesso ruolo anche per Meeting Point, l’azienda londinese creata da Roberto Fiore, fondatore del movimento eversivo di estrema destra Terza Posizione e poi di Forza nuova. Quello che i giornalisti non devono vedere al concerto di Colle Oppio è l’esaltazione di chi, indossando ancora la maglia dei volontari di Atreju, inneggia al passato con saluti romani e inni identitari.
La musica degli Aurora accompagna i militanti nelle occasioni più disparate: in auto, ai campi comunitari, ma anche nelle sedi di partito. Proprio all’interno di uno di questi luoghi, in occasione dell’inaugurazione di “Casa Italia”, la sede del circolo in cui la giornalista di Fanpage si è infiltrata, si svolge un altro concerto della band. È il 10 maggio e il presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani, eletto alla Camera dei deputati nel 2022, ha concluso il suo discorso e dopo aver ringraziato i militanti di Pinciano si sistema all’esterno per continuare a parlare con dei referenti della provincia. Si defilano anche i deputati Marco Perissa e Paolo Trancassini, ma non prima di essersi congedati con il saluto gladiatorio. Chiuse le porte della sezione, con gli agenti di polizia in borghese ancora appostati per presidiare la zona, gli Aurora preparano gli strumenti e quando il concerto comincia i ragazzi, con il benestare degli esponenti di partito lì presenti, urlano “Duce!” e si esibiscono in saluti romani.
“Cabiria vive e in lei il suo fuoco”: il campo comunitario
Una delle esperienze fondamentali nella formazione dei militanti di Fratelli d’Italia è il campo comunitario, il momento in cui, lontani dalle direttive impartite dal partito nel suo ruolo di governo, i giovani possono consolidare lo spirito di appartenenza. Il compito che ci viene assegnato, durante i tre giorni di partecipazione al raduno di Rieti, è di fotografare i momenti più importanti. “Piepoli vorrebbe una foto con la fila di persone che salgono tipo la Compagnia dell’anello”, dice una militante che lavora nella segreteria di un deputato di Fdi. Il richiamo è all’esempio degli Hobbit, il popolo nato dalla penna di Tolkien, un immaginario di cui la destra negli anni si è appropriata.
Il campo comunitario si chiama “Cabiria”, nome coniato da Gabriele D’Annunzio che significa “nata dal fuoco”. Durante il campo i responsabili dei circoli spronano i militanti sottolineando l’importanza del ruolo che loro ricoprono per il futuro del partito: “Senza di noi molte cose non sarebbero possibili – ricorda Piepoli – noi siamo gli ingranaggi necessari per far funzionare la macchina e farla vincere”
Quando però cala la notte, il gruppo di militanti con i suoi responsabili si stringe attorno a un falò, e cantano canzoni del Ventennio in cui si definiscono “fascisti”, “camicie nere”, “camerati di Mussolini” e gridano a pieni polmoni “Duce” e “Sieg Heil!”, senza paura di creare imbarazzi, perché tanto, una volta rientrati a Roma, continueranno a tenere a freno la loro natura.
(da Fanpage)

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