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“CI SONO DELLE IRREGOLARITÀ FORMALI CHE POSSONO DETERMINARE SANZIONI PECUNIARIE MA NON LA DECADENZA”: L’AVVOCATO DI ALESSANDRA TODDE COMMENTA IL PROCEDIMENTO APERTO DAL COLLEGIO DI GARANZIA ELETTORALE

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

“STO CERCANDO DI CAPIRE MEGLIO LA SITUAZIONE CHE A PRIMA VISTA MI PARE ASSURDA” … INTANTO LEI OSTENTA SERENITA’: “HO PIENA FIDUCIA SULLE AZIONI FATTE DAL COMITATO CHE MI HA RAPPRESENTATO PER LE ELEZIONI E HO LA PIENA LEGITTIMAZIONE DI CONTINUARE A LAVORARE PER I SARDI E COSÌ FARÒ”

“Sto cercando di capire meglio la situazione che a prima vista mi pare una situazione abbastanza assurda, perché sostanzialmente non c’è nessuna irregolarità sostanziale, ma ci sono delle irregolarità formali che possono determinare sanzioni pecuniarie, ma non certo la decadenza”.§
Lo dice all’ANSA l’avvocato Benedetto Ballero, dello studio cui la presidente Alessandra Todde si è rivolta per tutelarsi nel procedimento aperto dal Collegio di garanzia elettorale, e che ha potuto vedere l’ingiunzione-ordinanza soltanto a tarda sera.
Per il legale il provvedimento “appare forzato e anche un’invasione del risultato elettorale, perché non si può determinare una decadenza per un brufolino, tra le altre cose contestano una fattura che è arrivata dopo, di 130 euro dell’Enel per un locale”. Sette i profili di irregolarità contestati, uno già chiarito con una memoria.
“La cosa certa – aggiunge Ballero – è che per scelta prioritaria, la presidente non ha ricevuto un contributo né ha fatto alcuna spesa personalmente e quindi ovviamente non si possono contestare i mancati adempimenti che deve rispettare chi si occupa della campagna elettorale”.
In sintesi Alessandra Todde avrebbe scelto di non essere in prima persona la referente della propria campagna, in termini economici, dunque la tesi è che nulla le si potrebbe contestare.
“Il mandatario deve essere nominato per fare spese o ricevere contributi, chi non fa né spese né contributi non deve nominare il mandatario”, chiarisce il legale.
Quali sono i prossimi passi al momento non è ancora chiaro, anche perché al momento sarebbe l’unico caso in Italia in cui viene pronunciata una decadenza in questo modo: “Essendo un provvedimento amministrativo, preso da un organo amministrativo per quanto straordinario, le regole dovrebbero dire che è impugnabile al Tar, ma stiamo ancora valutando i termini”, spiega, facendo capire che il ricorso al tribunale ordinario non sarebbe l’unica strada percorribile.
“Sono serenamente al lavoro, come potete vedere, dopo anche un confronto con la mia maggioranza. Ovviamente l’atto amministrativo è arrivato dalla Corte d’Appello di ieri, seguirà il suo percorso e sarà ovviamente gestito dai miei avvocati. Io ribadisco la piena fiducia nei confronti della magistratura, la piena fiducia ovviamente su quelle che sono le azioni che sono state fatte dal comitato che mi ha rappresentato per le elezioni e quindi quello che io posso dire è che ho la piena motivazione e la piena legittimazione di continuare a lavorare per i sardi e così farò”. Lo ha detto la presidente della Regione sarda Alessandra Todde.
“Voglio ricordare a tutti che noi siamo stati eletti per servire i sardi e questo chiaramente non finisce fino a quando non ci sono atti definitivi quindi noi continuiamo a lavorare con assoluta motivazione perché per questo siamo stati eletti e per questo riceviamo soldi pubblici quindi ci mancherebbe che non continuiamo a lavorare in maniera motivata come dobbiamo fare – ha proseguito la governatrice a rischio decadenza dopo l’ordinanza-ingiunzione del comitato di garanzia che ha analizzato le spese elettorali della presidente – Il tema della legittimazione non si pone, ripeto, nella misura in cui non ci sono atti definitivi, quindi il Consiglio regionale farà il suo percorso e nel frattempo continuiamo a lavorare con assoluta motivazione e soprattutto con assoluta legittimazione”.
(da agenzie)

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MOHAMMAD ABEDINI, L’ATTO DI ACCUSA DELL’FBI DIMOSTRA CHE IL 38ENNE INGEGNERE IRANIANO DETENUTO IN ITALIA E’ STATO DETERMINANTE NELL’INDUSTRIA MILITARE DEGLI AYATOLLAH

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

CON UNA SOCIETÀ SVIZZERA AGGIRAVA LE SANZIONI DEGLI STATI UNITI A TEHERAN E SI FACEVA INVIARE TECNOLOGIA DALLE AZIENDE AMERICANE PER SVILUPPARE IL SISTEMA DI NAVIGAZIONE SEPEHR PER I DRONI “UAV” DEI PASDARAN …LE VENDITE DEL SEPEHR SONO AUMENTATE DEL 556% E I CONTRATTI CON I PASDARAN RAPPRESENTANO IL 99,5% DEI PROFITTI DELLA SOCIETA’ DI ABEDINI

Sono intrecciati, ormai, i destini di Cecilia Sala e di Mohammad Abedini, il cittadino iraniano arrestato il 16 dicembre scorso all’aeroporto di Malpensa su mandato degli Stati Uniti. Teheran pretende che non venga consegnato agli Usa. Washington invece ha già chiesto l’estradizione ed entro 21 giorni invierà alla Farnesina il fascicolo dell’inchiesta sulla base del quale la Corte d’appello di Milano deciderà del destino di Abedini.
La Stampa è in possesso di un resoconto delle indagini portate avanti dal controspionaggio americano su cui si fonda l’accusa contro Abedini e contro Madhi Sadeghi. Entrambi sono imputati di aver cospirato per esportare tecnologia statunitense in Iran, aggirando le sanzioni, e di aver supportato le Guardie rivoluzionarie che gli Usa
Quella che segue è la ricostruzione della rapida ascesa di Abedini nel mondo dei pasdaran. Ne emerge un personaggio che supera la semplice definizione di «ingegnere dei droni». Come risulta chiaro, ad esempio, dal ruolo di consulente, dal 2019 al 2021, al servizio dell’Ente di ricerca per l’autosufficienza del jihad, un’organizzazione collegata alle Forze aerospaziali delle Guardie rivoluzionarie.
In questo ramo delle milizie pasdaran vengono sviluppati sistemi missilistici, veicoli militari, equipaggiamento per cyber attacchi, radar, e ha tra i suoi “clienti” organizzazioni terroristiche come Hamas e Hezbollah. La carriera di Abedini inizia prestissimo. Ed è folgorante.
Nel 2010, mentre sta svolgendo un dottorato in ingegneria meccanica all’università Sharif di Teheran, viene avvicinato dal dipartimento per le Relazioni industriali dell’ateneo, grazie al quale nel 2011, appena 24enne, fonda insieme a due soci l’azienda San’at Danesh Rahpooyan Aflak, nota come “Sdra”. E ottiene il ruolo di amministratore delegato, oltre al 32% delle quote della società.
Non sembra una start-up qualunque, almeno a giudicare dall’identità di uno dei due soci, Amid Fazeli, già amministratore dell’Agenzia spaziale iraniana. Dal 2011 al 2013 l’azienda di Abedini raccoglie soprattutto informazioni, struttura l’azienda, abbozza i primi progetti. È un periodo che coincide con gli anni centrali del dottorato di Abedini alla Sharif University.
Per l’intelligence americana, già dal 2014 il giovane Ceo della Sdra è a conoscenza del divieto di esportare in Iran tecnologia statunitense. Manda infatti una mail a un’azienda in Massachussets – che chiameremo A.D. -, vuole farsi spedire dei sensori per la sua tesi di dottorato in robotica e meccatronica. Un dipendente di A.D. gli risponde, però, che non può fornirglieli a causa del divieto di esportazione dovuto alle sanzioni.
Nonostante questo, secondo il business plan della Sdra ottenuto dall’intelligence, nel 2014 l’azienda di Abedini inizia comunque a stipulare contratti con i pasdaran tramite il Centro industriale di ricerca per la Marina e le Forze aerospaziali Shahed. Dalle carte dell’inchiesta risulta, poi, che i tecnici della Sdra abbiano lavorato con e per le Forze aerospaziali delle Guardie rivoluzionarie su progetti per la produzione di missili balistici.
Abedini, però, compie il primo salto di qualità quando, grazie anche al doppio passaporto iraniano e svizzero, nel 2015 ottiene un posto da ricercatore all’École polytechnique fédérale di Losanna, in Svizzera. Dunque, è in Europa. E dal gennaio 2016 […] è in grado di procurarsi materiale tecnologico americano. Si rivolge ancora all’azienda A.D., ma questa volta chiede di spedire tutto al nuovo indirizzo di Losanna. «Destinatario: Mohammad Abedini, Sdra», si legge sui pacchi che contengono componenti per sistemi di navigazione, utilizzabili su droni militari.
L’obiettivo successivo è riuscire a portarli in Iran. Sempre nel gennaio 2016 Abedini invia quindi una mail alle autorità dell’aeroporto di Ginevra chiedendo se può trasportare «campioni» di prodotti di A.D. sul volo per Teheran. Per i servizi Usa «mente alle autorità svizzere» quando sostiene che siano «prodotti generici, non coperti da restrizioni», utilizzati per progetti universitari. Gran parte di quei materiali – si legge nel report – erano invece soggetti a restrizioni. Sarebbe un reato, ma il viaggio è un successo.
Nei successivi due anni, Abedini inizia a ordinare materiale elettronico da molte aziende Usa, sempre con lo stesso metodo. Attraverso queste spedizioni ottiene – secondo l’intelligence – anche i microtelecomandi che utilizzerà per il futuro prodotto di punta della Sdra: il sistema di navigazione Sepehr per i droni “Uav” dei pasdaran.
Nel 2018 Abedini deve però superare un nuovo ostacolo. L’8 maggio l’allora presidente Donald Trump annuncia l’uscita degli Usa dal Jpcoa, l’accordo sul nucleare iraniano che, in cambio di restrizioni sullo sviluppo della tecnologia nucleare, allentava le sanzioni alla Repubblica islamica. Poco dopo, gli Usa tornano a imporre un massiccio sistema di sanzioni sull’export verso l’Iran.
Per Abedini è un problema serio. Non può continuare a farsi spedire materiale per scopi universitari dalle aziende americane. Il 9 agosto un professore universitario, suo amico, gli dice quindi che, «alla luce delle proposte di partnership e del ritorno delle sanzioni americane, deve spostare i suoi affari lontano dall’Iran. La Svizzera – lo consiglia – sembra una buona opzione».
E Abedini si è già dimostrato intraprendente. Appena un mese dopo, il 10 settembre 2018, insieme a un nuovo socio svizzero, invia un business plan in cui risulta cofondatore di una nuova società, la “SadraLab”, che – si legge nel business plan – si occuperà di fornire sistemi di navigazione alle aziende. Viene omesso, invece, qualunque riferimento alla Sdra e ai collegamenti con i pasdaran.
A metà 2019 il nome SadraLab viene però bocciato dal “board” (l’intelligence pensa che si tratti del consiglio d’amministrazione della Sdra) , perché se l’azienda deve essere una “vetrina pulita” attraverso cui far arrivare materiale tecnologico dagli Usa, non può avere un riferimento così smaccato alla Sdra iraniana. Nasce, così, “Illumove”. lo scopo principale di Illumove è quello di aggirare le sanzioni all’Iran
Nasce quello che per gli Usa diventerà il cavallo di Troia attraverso cui Abedini e la Sdra si avvicineranno alle aziende tech americane, penetreranno al loro interno e riporteranno informazioni e tecnologie in Iran. Due anni dopo nasce il sistema di navigazione Sepehr e i pasdaran lo adorano. Nel 2021 l’87% di vendite del sistema di navigazione per droni della Sdra è rappresentato da contratti con le Guardie della rivoluzione. Nel 2022, con la guerra in Ucraina e la vendita di droni a Mosca – si legge nel resoconto – le vendite del Sepehr aumentano del 556% e i contratti con i pasdaran rappresentano, ormai, il 99,5% dei profitti della Sdra. Il trucco funziona.
(da agenzie)

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SEI FRANCESI SU DIECI SONO FAVOREVOLI ALLE DIMISSIONI DI MACRON, IL CUI MANDATO ALL’ELISEO SCADE NEL 2027: È QUANTO EMERGE DA UN SONDAGGIO PUBBLICATO DAL GIORNALE “LE FIGARO”

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

NEL DETTAGLIO, L’85% DEI SIMPATIZZANTI DEL RASSEMBLEMENT NATIONAL (RN) DI MARINE LE PEN E IL 92% DEI SIMPATIZZANTI DI FRANCE INSOUMISE (LFI) INVOCANO LE DIMISSIONI DI MACRON

Oltre la metà dei francesi si dice favorevole alle dimissioni del presidente, Emmanuel Macron, il cui secondo mandato all’Eliseo scade nel 2027: è quanto emerge da un sondaggio Odoxa-Backbone Consulting pubblicato per il giornale Le Figaro.
Secondo lo studio, l’uscita anticipata del presidente viene auspicata dal 61% dei francesi, due punti in più rispetto a dicembre e sette punti in più rispetto a settembre.
Nel dettaglio, l’85% dei simpatizzanti del Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen e il 92% dei simpatizzanti della France Insoumise (Lfi) invocano le dimissioni presidenziali.
Solo i simpatizzanti del partito macroniano risultano fortemente contrari a questa ipotesi (90%).
Sempre secondo lo studio, il 71% è preoccupato per l’operato di Macron e il 5% ritiene che il capo dello Stato non sia legato ai valori democratici. Oltralpe, i sondaggisti sono tuttavia divisi sull’opportunità di interrogare i connazionali sulle dimissioni del presidente. Il direttore dell’Ifop, Frédéric Dabi, ha dichiarato ieri su Sud Radio di ”rifiutare di porre domande” in merito.
”Non spetta a un istituto di sondaggi fare questo tipo di domande che potrebbero essere sfruttate nel campo politico”, ha spiegato, aggiungendo che ”non esiste quasi nessun francese che invoca spontaneamente la sua uscita dall’Eliseo, i francesi restano sull’agenda 2027″, assicura Dabi, tra i più autorevoli sondaggisti francesi.
(da agenzie)

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I MORTI SONO DIMINUITI CON IL NUOVO CODICE? SALVINI SMENTITO DALLE ASSOCIAZIONE: “MA CHE DIMINUITI DEL 25%, SONO RADDOPPIATI”

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

“DA SALVINI DATI FUORVIANTI, SONO IL DOPPIO DI QUELLO CHE DICHIARA”

Incalzato da un sottofondo musicale dai toni epici, tre giorni fa il ministro dei Trasporti Matteo Salvini affermava che nei primi 15 giorni dall’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada, le morti sarebbero diminuite del 25% rispetto alle stesso periodo dello scorso anno, passando dalle 67 tra il 14 e il 28 dicembre 2023 alle 50 del 2024. Ma a smentire il ministro, nelle scorse ore è arrivata l’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale (Asaps), da tempo impegnata nella raccolta di dati sulla sicurezza stradale e nella sensibilizzazione al tema, facendo notare che il calcolo di Salvini non tiene conto delle vittime rilevate dalla polizia municipale.
Le vittime non calcolate
Questa ha competenza sulle strade urbane, dove si verificano il maggior numero di collisioni: circa il 66% secondo i dati Istat citati dall’associazione. Consultando i dati si rileva anche che il 79% delle morti nei grandi comuni si verifica su strade urbane, così come il 73% degli incidenti.
L’Asaps fa notare che i dati a cui fa riferimento il ministro non terrebbero conto dei morti entro 30 giorni dalla collisione. Se si inseriscono anche queste vittime nel conteggio complessivo, «nei 15 giorni successivi all’entrata in vigore delle modifiche al codice della strada sono morte sulle strade italiane almeno 111 persone, più del doppio delle 50 dichiarate dal Ministro».
(da agenzie)

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IL SILENZIO STAMPA E’ UN’UTOPIA: COSI SI CONSEGNA LA VERITA’ AI REGIMI

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

QUANDO E’ CONSAPEVOLE, SPESSO IL SILENZIO E’ COMPLICE

I genitori di Cecilia Sala, preoccupati come tutti noi per la salvezza della figlia ieri hanno chiesto il silenzio stampa per evitare di complicare l’evoluzione della vicenda: “La fase a cui siamo arrivati,” scrivono, “è molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione.”
Chiedere il silenzio stampa in un Paese disintermediato dai social è un esercizio utopistico. La richiesta è legittima,decidere di continuare a porre domande e dare notizie pure.
Il lungo iniziale silenzio sull’arresto di Sala non ha evidentemente portato alcun risultato. La differenza sostanziale tra l’Italia e i regimi come quello iraniano sta proprio nella funzione incalzante del giornalismo, ancor di più quando si tratta di una collega diventata ostaggio per forzature diplomatiche tra due Paesi sulla testa dell’Italia.
Nel silenzio i regimi hanno sempre dimostrato di fare ancora meglio i regimi. Nel silenzio iniziale il ministro Tajani ha definito una “speculazione” lo scambio di detenuti voluto dall’Iran che oggi è scritto nelle dichiarazioni ufficiali.
Con il silenzio l’Egitto ha provato a storpiare la verità scritta sul corpo di Giulio Regeni.
Con il silenzio Orbàn sperava di continuare a trattenere in carcere Ilaria Salis dopo 15 mesi di detenzione, fallendo grazie al rumore di 178 mila voti e non certo per la diplomazia italiana.
Il “dibattito su ciò che si può o si dovrebbe fare” è uno dei fini del giornalismo. Consapevoli di un prerequisito essenziale: la famiglia Sala legittimamente si fida del governo e altrettanto legittimamente una parte dei cittadini, della politica e della stampa rivendica il diritto di non fidarsi e di voler sapere.
Ciò che in questi giorni non ha fatto bene a Cecilia Sala sono gli insulti e i complotti evocati via social (anche da giornalisti), sono le parole del ministro Tajani (“la ragazza è in buona salute e si trova in una cella singola, ricevendo un trattamento dignitoso”) smentite dai fatti.
Come ha detto ieri il giornalista Francesco Merlo “quando è consapevole, il silenzio è complice, e non al di là delle buone intenzioni, come spesso si dice, ma al servizio delle buone intenzioni”.
Scriveremo responsabilmente, come abbiamo sempre fatto. Ma senza sconti, quelli no.
(da lanotiziagiornale.it)

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OCCUPAZIONE, I DATI REALI E UFFICIALI SMASCHERANO LE BALLE DEL GOVERNO

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

IL FACT CHECKING DI PAGELLA POLITICA

Negli ultimi mesi, il tema dell’occupazione è stato un terreno fertile per dichiarazioni politiche, spesso più enfatiche che basate su dati concreti. Sia il governo che le opposizioni sembrano indulgere in affermazioni che trovano poco riscontro nei numeri. Pagella Politica, in un recente approfondimento, ha smontato diverse di queste dichiarazioni, offrendo una fotografia più fedele alla realtà.
L’illusione del “cambio di rotta”
Una delle narrazioni più insistenti è quella del “cambio di rotta” sul mercato del lavoro, attribuito al governo Meloni. Secondo la presidente del Consiglio e altri esponenti della maggioranza, il loro operato avrebbe invertito una tendenza negativa.
Ma i dati smentiscono questa versione: l’aumento degli occupati è iniziato ben prima dell’insediamento dell’attuale governo, con la ripresa post-pandemica. Anche il calo della disoccupazione, ora sotto 1,5 milioni, non è una novità esclusiva degli ultimi due anni. Più che inversioni, si tratta di continuazioni di trend già in atto.
Il mito del Jobs Act e altre rivisitazioni storiche
Non solo la maggioranza, ma anche esponenti dell’opposizione cadono in simili semplificazioni. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, attribuisce al Jobs Act il merito di aver creato un milione di posti di lavoro durante il suo governo. Tuttavia, come evidenzia Pagella Politica, questo numero rappresenta l’intero aumento degli occupati in quel periodo, senza che sia possibile isolare il contributo specifico della riforma.
Analogamente, lo slogan di Giorgia Meloni sui “24 milioni di occupati, record dai tempi di Garibaldi” pecca di anacronismo: confrontare numeri assoluti tra epoche con dinamiche demografiche e metodologie diverse è fuorviante.
Reddito di cittadinanza e occupazione: una correlazione fragile
Tra le argomentazioni più controverse figura quella secondo cui l’abolizione del reddito di cittadinanza avrebbe alimentato l’occupazione. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, è stato tra i più vocali nel sostenere questa tesi.
Ma, come evidenziato da ISTAT, il numero degli occupati è cresciuto anche durante la vigenza del reddito. Inoltre, i dati più recenti mostrano un aumento degli inattivi – persone che non lavorano e non cercano lavoro – di 280 mila unità tra settembre e ottobre 2024, proprio dopo l’introduzione del nuovo sussidio di formazione e lavoro.
Contratti a termine e precariato
Un altro tema divisivo è l’andamento del precariato. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha sostenuto che il record di occupati si debba a un aumento dei contratti a termine. In realtà, i dati ISTAT mostrano un calo dei contratti a tempo determinato (-266 mila) e un aumento di quelli a tempo indeterminato (+940 mila) dall’inizio del governo Meloni. Tuttavia, è vero che l’incremento degli occupati a tempo indeterminato si concentra soprattutto nelle fasce d’età più avanzate, complici le politiche di posticipo pensionistico.
Povertà lavorativa e PIL
Un ultimo aspetto riguarda la povertà tra i lavoratori. Sebbene Eurostat segnali un calo della povertà lavorativa, ISTAT evidenzia un aumento della povertà assoluta tra gli occupati, passato dall’7,7 all’8,1 per cento tra il 2022 e il 2023. Questo dato è influenzato dall’inflazione, che ha eroso il potere d’acquisto delle retribuzioni.
Insomma, la narrazione politica sull’occupazione spesso si piega alle esigenze di consenso, perdendo di vista la complessità dei fenomeni. . Forse, è tempo di tornare a leggere i numeri prima di pronunciare proclami.
(da agenzie)

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TUTTI GLI ERRORI SU AGRIGENTO CAPITALE DELLA CULTURA: DAL CARTELLO SGRAMMATICATO ALLA RICHIESTA DI COMMISSARIAMENTO

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

L’ANALISI DI GIAN ANTONIO STELLA SUL CORRIERE DELLA SERA

Sette anni dopo la prima candidatura di Agrigento a Capitale italiana della cultura la situazione nel comune siciliano può tradursi tutta nel grande cartello stradale per «la strada degli scrittori» dedicata a «I luoghi di Luigi Pirandello» dove alla prima riga c’era l’indicazione «Valle “di” Templi», alla quarta «Casa Pirandello “contrata” Caos».
Orrori a cui l’«Anas ha già provveduto alla rimozione. Il segnale sarà sostituito». Una serie di strafalcioni che hanno spinto spiega oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco a invocare il commissariamento della città per salvare quello che doveva essere un «appuntamento con la storia». «Avevo un’idea ben precisa, che fosse l’occasione delle occasioni. Credo che ci siano tutti i presupposti affinché da Roma, quindi dal comando centrale, si abbia la consapevolezza di impugnare il tutto, anche a costo di essere sgarbati nei modi, perché non si può perdere questa occasione», ha spiegato l’intellettuale. E non ha tutti i torti.
Il programma che per ora non esiste. Le opposizioni «non è stata sistemata una strada, uno svincolo, un marciapiede, una fontana»
Quattordici prima dell’attesa visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ad Agrigento dove secondo le opposizioni «non è stata sistemata una strada, uno svincolo, un marciapiede, una fontana», non c’è uno straccio di programma per l’annata. Salvo lo slogan «Lasciati abbracciare dalla cultura».
Spiega Stella che quando i promotori si sono ritrovati agli sgoccioli di dicembre hanno annunciato: ne parleremo a Roma il 14 gennaio alla presentazione ufficiale col ministro Alessandro Giuli. E ricorda il concerto de Il Volo di Natale (registrato ad agosto al Tempio di Giunone e infine le polemiche sul nuovo Telamone, «presentato l’anno scorso e criticatissimo da larga parte degli archeologi, da Salvatore Settis ad Adriano La Regina: come ha potuto la “Capitale italiana della cultura” spendere mezzo milione di euro per costruire di sana pianta una specie di grande Telamone-Frankenstein mettendo insieme oltre novanta pezzi di otto telamoni diversi violando tutte le regole del buon restauro?».
(da Corriere della Sera)

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ARTEM USS, LA MANAGER SPAGNOLA, IL VIOLENTATORE AMERICANO: CHI SONO I SETTE STRANIERI FUGGITI DALL’ITALIA DURANTE I DOMICILIARI

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

DAGLI USA UN APPELLO AL GOVERNO ITALIANO: “VOI ITALIANI IN 5 ANNI VI SIETE GIA’ FATTI SCAPPARE DAI DOMICILIARI SETTE ESTRADABILI”

La condizioni detentive di Cecilia Sala, giornalista di Chora Media e del Foglio e “dell’uomo dei droni” Mohammad Abedini Najafabani, arrestato a metà dicembre su richiesta degli Stati Uniti, sono legate a doppio filo. Non è più un mistero. E se da una parte l’Iran chiede la liberazione del proprio cittadino, dall’altra il dipartimento di giustizia americano si rivolge ai giudici della Corte d’Appello di Milano. Che sono chiamati a pronunciarsi il prossimo 15 gennaio sulla richiesta degli arresti domiciliari presentata dalla difesa dell’ingegnere.
Dagli Usa è arrivato ieri un appello ai magistrati italiani, che suona un po’ come una (mezza) minaccia: «Non azzardatevi a mettere Abedini ai domiciliari, voi italiani che in 5 anni vi siete già fatti scappare dai domiciliari 7 estradabili».
E a cominciare da Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Vladimir Putin su cui pendeva una richiesta di estradizione avanzata sempre dagli Stati Uniti ed evaso dai domiciliari a Milano a marzo del 2023.
Chi sono gli altri sei?
Dopo il russo, compaiono altri nomi: il nigeriano Efeturi Simeon, accusato dagli Stati Uniti di aver frodato tra il 2019 e il 2021 enti pubblici e privati, inclusi numerosi distretti scolastici, università e ospedali, ed evaso da Milano prima di essere trasferito in Oregon; Laura Virginia Fernadez Ibarra, manager spagnola fuggita dai domiciliari a Firenze. Lo statunitense Christopher Charles Garner, ricercato dagli investigatori statunitensi per reati sessuali, è invece fuggito da Genova, mentre il greco Christos Panagiotakopoulous da Venezia. La svizzera Daisy Teresa Rafoi Bleuler, accusata dai procuratori del Texas di corruzione, reati finanziari e di aver intascato tangenti, è scappata da Milano. E, infine, il tedesco Uwe Bangert mandato ai domiciliari dai giudici di Trento nel 2019 e poi fuggito prima dell’estradizione.
I due fuochi
L’ingegnere iraniano, con permesso di soggiorno svizzero, si trova ora nel carcere di Opera dove ha fatto sapere tramite il suo legale che «pregherà» anche per Sala, e dove per la giustizia Usa dovrà rimanere poiché ritenuto un «soggetto pericoloso». Di parere contrario l’ambasciatore dell’Iran a Roma che spinge invece per i domiciliari: «Vi garantiremo che non scapperà, ci teniamo a mantenere ottimi rapporti con l’Italia», il messaggio del diplomatico. Sulle sorti di Abedini si pronuncerà la Corte d’Appello di Milano. Ieri, la procura generale ha dato parere negativo alla richiesta della misura cautelare presentata dalla difesa dell’ingegnere. L’ufficio ritiene, infatti, che «le circostanze espresse nella domanda e in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran, unitamente a eventuali divieti di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano un’idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga».
(da Open)

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SALDI SENZA SOLDI, SECONDO IL CODACONS LA STAGIONE DEGLI SCONTI, CHE PARTE DOMANI, NON VEDRÀ LA SOLITA IMPENNATA DI VENDITE: “SI MANTERRANNO INVECE ALL’INSEGNA DELL’INCERTEZZA, VISTO CHE LE TASCHE DEGLI ITALIANI SONO GIÀ STATE SVUOTATE DALLE FESTE NATALIZIE”

Gennaio 4th, 2025 Riccardo Fucile

“IL GIRO D’AFFARI NON SUPERERÀ I 4 MILIARDI DI EURO, NON CI SARÀ ALCUN PICCO NEGLI ACQUISTI, MA GRANDE PRUDENZA”

Quelli che partiranno domani saranno saldi “che non vedranno l’attesa impennata delle vendite e si manterranno invece all’insegna dell’incertezza, visto che le tasche degli italiani sono già state svuotate dalle feste natalizie”.
È quello che sostiene il Codacons, che stima un giro d’affari che “non supererà i 4 miliardi di euro”. Nessun “picco negli acquisti”, dunque spiega il presidente Carlo Rienzi, perché “il periodo dei saldi arriva a ridosso del Natale, con i budget delle famiglie già erosi dai rincari delle scorse settimane, come confermano anche i dati delle partenze” e “gran parte degli acquisti anticipati alla settimana del Black Friday”.
“Anche quest’anno si registra da parte dei cittadini una grande prudenza sul fronte della spesa da destinare ai saldi – prosegue -. In base alle nostre stime, il giro d’affari dei saldi invernali non supererà i 4 miliardi di euro, in netta diminuzione rispetto ai livelli di spesa pre-Covid”, quando invece “superava abbondantemente i 5 miliardi di euro”.
Come di consueto, il Codacons ricorda ai consumatori qualche dritta “anti-fregature”: “non è vero che i capi in svendita non si possono cambiare”, ma anzi si hanno “due mesi di tempo”, e comunque meglio diffidare “degli sconti superiori al 50%, spesso nascondono merce non proprio nuova”, prosegue.
“Le vendite devono essere realmente di fine stagione – continua – deve essere l’avanzo di quella della stagione che sta finendo e non fondi di magazzino”, dunque “è improbabile che a fine stagione il negozio sia provvisto, per ogni tipo di prodotto, di tutte le taglie e colori”. Inoltre attenzione all’etichetta: sia per “valutare la bontà” dell’articolo che per verificare che sia indicato “il vecchio prezzo”, meglio ancora se si acquista merce della quale “si conosce già” e dopo aver girato anche per altri negozi. Codacons rammenta anche che “il commerciante è obbligato ad accettare forme di pagamento elettroniche” e, in ogni caso, se si pensa “di avere preso una fregatura” ci si può rivolgere all’associazione o “ai vigili urbani”.
(da agenzie)

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