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TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE “VIOLAZIONI” DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU: “NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE”?

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA TRUMP

Come mai Donald Trump ha perso la pazienza, imprecando in diretta TV, sulle “violazioni” del cessate il fuoco in Medio Oriente da parte di Israele?
Il presidente degli Stati Uniti ha detto ai giornalisti: “Non sanno cosa cazzo stanno facendo. Dobbiamo far calmare Israele, perché stamattina sono andati in missione”.
Pochi minuti prima di presentarsi alla stampa, Trump ha scritto con rabbia su Truth Social: “ISRAELE. NON SGANCIATE QUELLE BOMBE. SE LO FATE È UNA VIOLAZIONE GRAVE. RIPORTATE A CASA I VOSTRI PILOTI, SUBITO!”.
In precedenza Israele aveva accusato l’Iran di aver lanciato missili nel suo spazio aereo dopo che la tregua avrebbe dovuto entrare in vigore e il ministro delle finanze israeliano aveva giurato che “Teheran tremerà”.
Il ministro della difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato di aver ordinato all’esercito di lanciare nuovi attacchi contro obiettivi a Teheran in risposta a quelli che ha definito missili iraniani lanciati in una “palese violazione” del cessate il fuoco.
L’Iran ha negato di aver lanciato missili e ha affermato che gli attacchi di Israele sono continuati per un’ora e mezza oltre l’orario previsto per l’inizio della pace.
Mentre la scadenza scadeva nelle prime ore di questa mattina, Trump ha implorato su Truth Social: “IL CESSATE IL FUOCO È ORA IN VIGORE. PER FAVORE NON VIOLATELO!”.
Dietro l’incazzatura di Trump per la violazione israeliana della tregua si scorge evidente il fatto che un “cessate il fuoco” con l’Iran non rientrava esattamente nei piani di Bibi Netanyahu.
Anzi, il premier israeliano puntava a portare a termine gli obiettivi dell’operazione “Rising Lion” (dove sono finiti 400 kili di uranio?). Ma è stato costretto ad accettarla da un Trump in vena di premio Nobel per la pace, attraverso l’opera di mediazione dell’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani.
D’altro canto, anche a Teheran la tregua trumpiana non è stata presa bene dall’ala oltranzista dei pasdaran: a concertare il “cessate il fuoco” con la Casa Bianca è stato infatti il presidente e capo del governo iraniano, il riformista Masoud Pezeshkian, seconda più alta carica istituzionale del Paese, dopo la Guida suprema Khamenei.

(da Dagoreport)

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TRUMP NON HA CAVATO URANIO DAL BUCO: GLI STATI UNITI HANNO DISTRUTTO I SITI NUCLEARI IRANIANI DI FORDOW, NATANZ E ISFAHAN… MA ERANO VUOTI

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

I 408 CHILI DI URANIO ARRICCHITO AL 60% SONO STATI PORTATI VIA PRIMA DEL RAID. DUE GIORNI PRIMA DELL’ATTACCO AMERICANO, I SATELLITI DEL MOSSAD HANNO VISTO 16 CAMION ALL’INGRESSO DI FORDOW. I MEZZI PROBABILMENTE STAVANO PORTANDO VIA IL MATERIALE (PERCHÉ ATTACCARE, SE ERA INUTILE?)

Il guscio è stato rotto, ma dentro era vuoto. Nei tre siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan — bombardati da Israele, poi dagli Stati Uniti e ieri di nuovo da Israele — non c’erano i 408,6 chili di uranio arricchito al 60 per cento che a maggio hanno spaventato l’Agenzia atomica delle Nazioni Unite.
Se con quel materiale la Repubblica islamica ha intenzione di costruire la bomba, come sostengono Netanyahu e Trump, allora la minaccia è tuttora presente. I jet di Israele, le bombe americane da 13 tonnellate, i missili Tomahawk, hanno devastato gli impianti, in superficie e sottoterra, con un livello di danneggiamento quantificabile solo col tempo, ma i pasdaran hanno spostato l’uranio in località segrete. Ragione sufficiente, per Israele, per dichiarare ancora aperta la caccia al tesoro radioattivo dell’Iran.
Si è capito subito dopo l’attacco statunitense. Mentre Trump parlava di «distruzione totale» degli obiettivi e di «danni monumentali», esaltando la spettacolarità della missione a lungo raggio dei bombardieri B-2 Spirit, l’intelligence si mostrava cauti. Al New York Times una fonte qualificata ha detto che il governo Usa non sa dove sia stoccato l’uranio arricchito.
E anche il vicepresidente J.D.Vance, in tv, ammetteva: delle preziose e pericolose riserve trasferite prima del raid «dovremo discutere con gli iraniani». Ieri un’altra conferma dal direttore dell’Agenzia atomica.
Ma dove si trova? E come lo Stato ebraico intende neutralizzare quella scorta di uranio che, secondo gli esperti di armamenti nucleari, il regime iraniano nei laboratori di Fordow avrebbe potuto arricchire al 90 per cento (la soglia per fare la bomba) in appena tre settimane?
«Abbiamo una pista interessante su dove si possono trovare quei 400 chili», sostiene Netanyahu, alludendo a informazioni di intelligence che il Mossad non esiterà a sfruttare per tracciare le scorte, controllarle e, eventualmente, intervenire. Coi satelliti hanno visto la fila dei 16 camion all’ingresso di Fordow due giorni prima dell’attacco americano, si può presumere che abbiano seguiti fino a destinazione. Se siano stati utilizzati quei tir per portar via l’uranio non è chiaro: bastano mezzi più piccoli, essendo sotto forma di polvere e contenuto in cilindri metallici. Così come rimane avvolto nel mistero il «sito nucleare sotterraneo da 10 mila metri quadrati, costruito dentro una montagna vicino a Natanz», di cui parlano gli iraniani. «Quasi certamente esistono laboratori segreti di cui niente sappiamo», afferma il professor Jeffrey Lewis, del Middlebury Institute di Monterey, studioso del programma di non proliferazione nucleare.
Oltre alla rete di spionaggio, per la caccia di Israele potrà forse contare sull’aiuto di uno speciale velivolo americano: il WC-135 Constant Phoenix. È un aereo adattato per annusare la radioattività nell’aria, gli ultimi modelli sono in grado di rilevare tracce minime. Chi si occupa del monitoraggio del traffico aereo su fonti aperte sostiene che un WC-135 sia da un mese fermo in Arabia Saudita, presenza accreditata anche dal canale russo Topwar. Conferme ufficiali, tuttavia, non ce ne sono.
Va detto che il tesoro radioattivo dell’Iran non è solo l’uranio arricchito al 60 per cento: nell’ultimo report di maggio, l’Aiea ha quantificato in 274 chili quello arricchito al 20 per cento, in 5,5 tonnellate le scorte al 5 per cento, in 2,2 tonnellate quelle sotto al 2 per cento.
Non è esattamente quel che emerge dal report dell’Aiea, che segnala l’aumento anomalo della produzione di uranio arricchito al 60 per cento (166 chili in più in tre mesi), e per la prima volta in 20 anni censura l’Iran per violazione del Trattato di non proliferazione nucleare, ma, allo stesso tempo, non contieneelementi e prove dell’effettiva costruzione di una bomba.
(da La Repubblica)

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MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI?

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI

Ma come sceglie i componenti delle commissioni l’infosferico ministro della Cultura Alessandro Giuli? Da lunedì 7 luglio avranno inizio i colloqui del bando finalizzato alla scelta dei direttori di cinque musei statali: Musei Reali di Torino, Galleria dell’Accademia e Bargello di Firenze, Colosseo, Museo Nazionale Romano e Museo Archeologico di Napoli.
Per ciascuna di queste istituzioni sono stati selezionati dieci aspiranti direttori, quindi cinquanta in tutto, la cui candidatura sarà ora esaminata da una commissione composta da Elena Tassi, Caterina Cittadino, Cécile Evers, Raffaella Saporito, Alessandro Zuccari.
Quindi, i direttori di due tra i maggiori luoghi archeologici italiani, il Colosseo e il Museo Archeologico di Napoli saranno selezionati da una commissione dove non c’è nemmeno un antichista.
Anzi, se si eccettua Alessandro Zuccari, in commissione non ci sono nemmeno storici dell’arte, né dell’architettura o “benculturalisti”: ci sono esperti in materie giuridiche. A farla breve, Tassi e Cittadino sono dei giuristi, Evers
un’antropologa belga e Saporito insegna diritto amministrativo alla Bocconi.
Certo, diritto e amministrazione sono fondamentali, ma proprio per questo nei musei esistono gli uffici legali. Peggio ci si sente se si pensa che i tre candidati per ciascun museo scelti da questa commissione giurisprudenziale saranno sottoposti al vaglio finale del laureando ministro, autore del libro “Antico presente”, una raccolta di articoli sui culti e sui miti antichi.
Forse, Giuli si fida molto di se stesso come antichista e poco come amministratore: ma allora perché fa il ministro anziché l’archeologo?

(da Dagoreport)

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I TASSISTI SONO ALLERGICI ALLE TASSE: CHI GUIDA UN TAXI IN MEDIA DICHIARA AL FISCO 19.900 EURO LORDI ANNUI, PARI A UN INCASSO DI 1.492 EURO MENSILI. È QUANTO EMERGE DALLE DICHIARAZIONI DEI REDDITI DEL 2023

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

LE RILEVAZIONI IN SETTE CITTÀ: IL MASSIMO DEI GUADAGNI SI REGISTRA A FIRENZE (IN MEDIA 24.000 EURO, +17% IN UN ANNO), IL MINIMO A PALERMO (10.700 EURO) … SOLO DA QUEST’ANNO È SCATTATO L’OBBLIGO DI TENUTA A BORDO (E UTILIZZO) DEL POS PER I PAGAMENTI ELETTRONICI DELLE CORSE

La ripresa c’è ma non si vede. Usciti dal tunnel del Covid che nel 2020 aveva fatto precipitare i guadagni medi annuali sotto la soglia dei 4mila euro registrando addirittura qualche segno meno come nel caso di Firenze (-2155 euro) e Napoli 8-634 euro), la tendenza dei redditi dei taxi nel 2023 resta più o meno inchiodata ai valori abituali, con un incremento medio nazionale di 208 euro al mese e un valore complessivo nazionale di 17.904 euro lordi annui, pari a un incasso di 1.492 euro mensili.
Lo raccontano i dati elaborati dal Dipartimento delle Finanze del Mef per il Sole24Ore che anche quest’anno si attestano, come in passato, su numeri “mini”. E che prendono in considerazione le ultime dichiarazioni dei redditi disponibili, anno fiscale 2023. L’incremento è minimo rispetto ai valori medi con punte in alcune città e calma piatta in altre.
Nel 2023 l’incremento maggiore in termini assoluti nei redditi medi annui dichiarati dal popolo delle auto bianche si registra a Firenze con 24.160 euro medi annuali, 3.509 in più (+17%) che spalmato su 12 mesi fa poco più di 2000 euro lordi al mese. A Milano i guadagni medi sono di 22.551 euro, tra i più alti
dichiarati nella classifica delle città campione prese a riferimento dal Mef.
Qui l’aumento rispetto all’anno precedente è del 15,2%, mentre il reddito mensile si attesta a 1879 euro, mentre a Roma si registra il valore massimo in termini percentuali dei guadagni medi annuali, anche se i taxi romani non arrivano a dichiarare i 16mila euro annui: al mese si attestano su 1310 euro.
Scorrendo ancora l’elenco delle città meno redditizie a Napoli i tassisti dichiarano annualmente un reddito di 12.791 euro, con un incremento di 2.594 euro (+25,4%) rispetto al 2022. Infine in fondo alla classifica c’è Palermo: qui il guadagno medio annuale è di 10mila euro, 894 al mese, con un incremento del 17,8 per cento.
Il vero banco di prova ci sarà nel 2027 quando saranno diffusi i dati delle dichiarazioni 2025: quest’anno è scattato l’obbligo di tenuta a bordo (e utilizzo) del Pos per i pagamenti elettronici delle corse. Un passo avanti sulla trasparenza dei redditi percepiti che però, per funzionare, dovrà andare di pari passo con i controlli fiscali visto che la ricevuta della corsa è un mero pezzo di carta senza alcun valore per l’erario.

(da agenzie)

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SPERIAMO CHE KHAMENEI CAMPI ANCORA A LUNGO: GLI UOMINI CHE LO CIRCONDANO SONO MOLTO PEGGIO DI LUI

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

GLI ESTREMISTI IRANIANI SONO INDIGNATI PER L’ACCORDO SUL CESSATE IL FUOCO CON ISRAELE: NON C’È FIDUCIA NELLE INTENZIONI DI TRUMP, INCLUSO IL NUOVO ANNUNCIO DEL CESSATE IL FUOCO

Gli estremisti e fondamentalisti iraniani hanno espresso indignazione per l’accordo sul cessate il fuoco con Israele da parte di funzionari del governo. “Il giocatore d’azzardo (il presidente Donald) Trump ha rivendicato l’accettazione del cessate il fuoco con Israele da parte dell’Iran, e alcuni ci hanno creduto.
Ma, secondo la Costituzione, è di competenza del leader Ali Khamenei annunciare guerra o pace, non dei funzionari dell’amministrazione o dei comandanti militari”, ha affermato il deputato parlamentare estremista Hamid Rasai, sottolineando che il leader ha sempre ribadito che “No alla guerra imposta, No alla pace imposta”.
Sui social media, gli estremisti affermano di voler “ascoltare la storia di guerra e pace direttamente dal leader” e sottolineano: “La pace da loro imposta ha lo stesso obiettivo della guerra da loro imposta.La guerra è iniziata con gli attacchi israeliani e finirà con gli attacchi dell’Iran”.
La Tv di stato fondamentalista ha anche affermato che “non c’è fiducia nelle intenzioni di Trump, incluso il nuovo annuncio del cessate il fuoco… Il presidente degli Stati Uniti ha chiesto il cessate il fuoco, come se lo stesse implorando”, ha aggiunto la Tv.

(da agenzie)

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PUTIN VUOLE UCCIDERE ZELENSKY A OGNI COSTO, LO SCORSO ANNO IL PRESIDENTE UCRAINO HA RISCHIATO, PER DUE VOLTE, DI ESSERE ELIMINATO

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

LO SCORSO ANNO IL PRESIDENTE UCRAINO HA RISCHIATO, PER DUE VOLTE, DI ESSERE ELIMINATO: DUE COLONNELLI CHE AVREBBERO DOVUTO PROTEGGERE ZELENSKY ERANO IN REALTÀ SPIE DELL’INTELLIGENCE RUSSA FSB E AVEVANO UN PIANO PER UCCIDERLO… NON SOLO: UN EX UFFICIALE MILITARE POLACCO, GIÀ RECLUTATO DALL’UNIONE SOVIETICA E “SPIA DORMIENTE”, SAREBBE STATO “RIATTIVATO” DI RECENTE DA MOSCA. E AVREBBE PROVATO A UCCIDERE ZELENSKY, CON L’UTILIZZO DI UN CECCHINO, ALL’AEROPORTO DI RZESZÓW–JASIONKA DURANTE UNA VISITA IN POLONIA

Volodymyr Zelensky avrebbe rischiato per due volte di essere ucciso l’anno scorso. Vasyl Malyuk, a capo dei servizi segreti di Kiev, ha rivelato due complotti ai giornalisti locali: due colonnelli che avrebbero dovuto proteggere Zelensky erano in realtà spie dell’intelligence russa Fsb e avevano un piano per ucciderlo. Non solo. L’ex comico sarebbe scampato a un altro attentato.
Un ex ufficiale militare polacco, già reclutato dall’Unione Sovietica e «spia dormiente», sarebbe stato «riattivato» di recente da Mosca. E avrebbe provato a uccidere Zelensky, con l’utilizzo di un cecchino, all’aeroporto di Rzeszów–Jasionka durante una visita in Polonia. Anche per questo, Starmer ha lodato «l’amico Volodymyr», «il coraggio degli ucraini», e pure i militari britannici che oltremanica hanno addestrato quasi 60mila soldati di Kiev negli ultimi tre anni nell’operazione Interflex: «Non abbandoneremo mai l’Ucraina», ha giurato Sir Keir.
Londra ha poi annunciato un’ulteriore cooperazione militare, con Regno Unito e Ucraina allineate nella produzione di armi e droni di nuova generazione, «per un’intesa che durerà almeno per i prossimi cento anni». «Britannici, vi ringrazio», ha risposto Zelensky, «per la protezione dal terrorismo della Russia».
Che però continua, senza sosta. Nella notte tra domenica e lunedì, la Russia ha lanciato contro Kiev 352 droni – la metà Shahed di fabbricazione iraniana – e missili balistici forniti dalla Corea del Nord: almeno 15 i morti e cinque palazzi civili colpiti nella capitale ucraina.
(da agenzie)

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GIORGIA DÀ UNA MANO A URSULA A SMANTELLARE IL GREEN DEAL: IL GOVERNO ITALIANO SI OPPONE ALLA DIRETTIVA EUROPEA CONTRO IL GREENWASHING, CHE VIETA ALLE AZIENDE DICHIARAZIONI “GREEN” E DI ECOSOSTENIBILITÀ SE NON VERIFICATE E CERTIFICATE DA ENTI TERZI, E COSÌ FA VENIRE MENO LA MAGGIORANZA NEL CONSIGLIO UE

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

IL RELATORE DEL TESTO, L’EURODEPUTATO DI RENEW SANDRO GOZI, ACCUSA: “È EVIDENTE CHE C’È STATA UN’INTESA TRA VON DER LEYEN E MELONI PER IL RITIRO DEL SOSTEGNO. AL CONSIGLIO. L’ITALIA FARE IL DOPPIO GIOCO AL SERVIZIO DI ECR, PPE E PATRIOTI”

Il governo Meloni affonda definitivamente la direttiva contro il greenwashing. Il passo indietro dell’Italia infatti fa venir meno la maggioranza nel Consiglio Ue. Considerate anche le richieste di ritiro della direttiva presentate nei giorni scorsi alla Commissione dai gruppi parlamentari di centrodestra Ecr e Ppe, non c’è più margine per la presidenza polacca per proseguire le trattative tra le istituzioni europee
«L’Italia ha una grandissima responsabilità, ed è comunque evidente che c’è stata un’intesa tra Von der Leyen e Meloni per il ritiro del sostegno al Consiglio – rileva Sandro Gozi, eurodeputato di Renew e relatore della direttiva con il socialista Tiemo Wölken -. Se ci fosse la volontà politica, e se l’Italia smettesse di fare il doppio gioco al servizio di Ecr, Ppe
“Patrioti, noi siamo pronti a riprendere i negoziati in qualunque momento, anche con la presidenza danese».
La direttiva Green Claims delinea un sistema di certificazione europeo di sostenibilità che vuole proteggere i consumatori da messaggi ingannevoli e fuorvianti, il cosiddetto greenwashing.
Venerdì scorso la Commissione aveva già annunciato l’intenzione di ritirare il provvedimento, per via di un emendamento che lo avrebbe reso applicabile alle microimprese, gravandole di oneri burocratici complessi e costosi: «Eravamo già d’accordo per esentare le microimprese – obietta Gozi -. Sarebbe stato deciso nella riunione di oggi (ieri, ndr), che sarebbe stata l’ultima.
Gli obblighi sono previsti solo per le grandi, medie e piccole imprese, per le micro ci sarebbe stata la volontarietà, perché comunque l’etichetta Ue di sostenibilità è un fattore di competitività, oltre che uno strumento di tutela dei consumatori che sono disposti a pagare di più per prodotti sostenibili».
L’affossamento della direttiva Green Claims costituisce l’ennesimo tassello di una strategia ormai manifesta di graduale abbandono del Green Deal. Una lettera inviata alle istituzioni e ai governi Ue da venti autorevoli figure istituzionali internazionali ed europee chiede invece di «salvaguardare la legislazione europea in materia di sostenibilità», sottolineando come la semplificazione non sia in contrasto con la sostenibilità e la responsabilità sociale.
Tra i firmatari molti ex vicepresidenti della Commissione Ue, tra cui Joaquin Almunia, Joseph Borrell e Margot Wallstrom, ex commissari ed ex ministri, tra cui l’italiano Enrico Giovannini.

(da agenzie)

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“IN UN PAESE CIVILE LA POLITICA NON CONTROLLA I GIORNALISTI”. AL SENATO, MATTEO RENZI INCALZA GIORGIA MELONI SUL CASO PARAGON: “DA SEI MESI IN QUESTO PAESE SI SPIANO I GIORNALISTI, PERCHÉ NON HA CHIAMATO FRANCESCO CANCELLATO E ROBERTO D’AGOSTINO PER SCUSARSI?”

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

LA DUCETTA HA AVUTO IL CORAGGIO DI DIRE CHE DA QUANDO C’È LEI, “L’ITALIA CONTA DI PIÙ”: “ALLORA PERCHÉ LA GERMANIA CI HA TOLTO DALLA PARTNERSHIP STRATEGICA SOSTITUENDOCI CON LA POLONIA? PERCHÉ GLI USA NON CI HANNO INFORMATO DELL’ATTACCO IN IRAN?”

Partendo da un concetto espresso più volte dalla premier Giorgia Meloni (“Da quando ci sono io, l’Italia conta di più”), Matteo Renzi ha detto di non essere d’accordo e, parlando in aula al Senato, ha posto alla premier quattro domande per confutare quelle dichiarazioni.
Così il senatore di Italia viva nel suo intervento sulle comunicazioni di Meloni per il prossimo Consiglio europeo. “Se davvero l’Italia conta di più, perché la Germania del nuovo cancelliere Merz ha tolto l’Italia dalla partnership strategica che
aveva e l’ha sostituita con la Polonia nel contratto di coalizione tra Cdu e Spd?”, ha chiesto l’ex premier.
Poi ha ricordato la delegazione europea sul treno diretto a Kiev nel 2022, dopo l’invasione della Russia, dicendo che c’erano “Scholz, Macron e Draghi. Da quel treno ella è scesa e c’è salito Tusk”.
Altra domanda sul fatto che il 16 maggio scorso la premier non ha partecipato a Tirana all'”incontro tra Uk, Germania, Francia, Polonia in collegamento con Trump?” evidenziando che “è stata smentita da Macron che ha poi detto che non si trattava di mandare truppe in Ucraina. Lei ha mentito. Se contiamo di più che bisogno aveva di dire una bugia?”. Terza domanda è sui rapporti con gli Stati uniti: “‘Noi siamo il ponte con Trump’, così ci avete raccontato ma se è vero perchè non ci hanno informato? I tedeschi sono stati informati dagli americani, gli inglesi dagli americani, Tajani da nessuno. Lei ha detto che è stata svegliata di notte ma da chi? Da Trump o da Fazzolari?”.
Infine una domanda sul fatto che “da sei mesi in questo paese si spiano i giornalisti”. Renzi ha quindi continuato: “Perché non ha chiamato Francesco Cancellato e Roberto D’Agostino per scusarsi? Non dico che l’avete spiati voi ma non avete controllato che i giornalisti non si spiassero. In un paese civile la politica non controlla i giornalisti”.

Infine citando la festa di San Giovanni, patrono di Firenze che si celebra oggi, Renzi ha concluso: “A Firenze si dice che ‘San Giovanni non vuole inganni’. Stavolta, senza citare il mio libro e altro, può rispondere? Così in replica potrò dire quello che penso del fatto che questo governo, a mio giudizio, non conta assolutamente più di prima”.

(da agenzie)

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MORTA A 23 ANNI DOPO IL RIFIUTO DELLA CHEMIOTERAPIA: “COLPA DELLE TEORIE COMPLOTTISTE DI NOSTRA MADRE”

Giugno 24th, 2025 Riccardo Fucile

L’EX INFERMIERA ERA STATA RADIATA PER AVER DIFFUSO DISINFORMAZIONE

Paloma Shemirani aveva 23 anni, una laurea in tasca a Cambridge e tutta la vita davanti. Ma quando nel dicembre 2023 i medici le diagnosticarono un linfoma non-Hodgkin, un tumore curabile con l’80% di possibilità di sopravvivenza, rifiutò la chemioterapia. Morì sette mesi dopo, nel luglio 2024. Ora i suoi fratelli, Gabriel e Sebastian, puntano il dito contro la madre Kate Shemirani, ex infermiera e nota influencer della disinformazione sanitaria. Il loro racconto è al centro di un’inchiesta della Bbc. «Mia sorella è morta come conseguenza diretta delle azioni e delle convinzioni di nostra madre. Non voglio che nessun altro provi questo dolore», ha dichiarato Sebastian Shemirani.
La madre infermiera ed ex complottista
Kate Shemirani si è fatta conoscere durante la pandemia come volto della protesta anti-vaccino. Radiata dall’albo delle infermiere britanniche per aver diffuso disinformazione sul Covid, ha continuato a lanciare false teorie sulla medicina convenzionale, promuovendo trattamenti alternativi privi di fondamento, come la terapia Gerson: una dieta estrema a base di succhi, integratori e clisteri di caffè, proposta come cura miracolosa per il cancro. Proprio questa cura è stata seguita da Paloma, dopo che sua madre le aveva scritto messaggi per scoraggiarla ad accettare la chemioterapia. «Non firmare nulla. Non dare il consenso verbale. Non fidarti dei medici», le diceva in un messaggio.
Il rapporto tra la madre e la figlia
Nonostante un rapporto difficile, Paloma cercava ancora il sostegno di sua madre, raccontano amici e familiari. Il suo compagno, Ander Harris, ha condiviso messaggi in cui Paloma esprimeva esaurimento e dolore per l’abuso psicologico subito, ma anche il desiderio di sentirsi amata. La Bbc ha ricostruito come Paloma, pur essendo una giovane donna brillante e consapevole, sia stata fortemente condizionata dal pensiero della madre, che l’avrebbe convinta a rifiutare il trattamento salvavita. Dopo aver lasciato l’ospedale e iniziato la terapia Gerson, le sue condizioni sono peggiorate. Ed è morta per un infarto causato dal tumore. «Non sono «Non sono riuscito a salvare mia sorella, ma spero che la sua storia impedisca ad altri di morire così», ha detto Gabriel.

(da agenzie)

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