ALEMANNO, SCONFITTA CAPITALE
LA CITTà€ VOTA A METà€ E SCEGLIE MARINO
Ha stravinto lui, il chirurgo che pareva un marziano.
Capace di doppiare l’avversario, e di prendersi tutti i (nuovi) 15 municipi della Capitale.
Vittoria da record in riva al Tevere, da quando esiste l’elezione diretta del sindaco: come da primato è stata l’astensione.
Ignazio Marino è il nuovo sindaco di Roma, eletto con il 63,93 per cento, a fronte del 36,07 dell’uscente Gianni Alemanno.
Sarà l’ex senatore a caricarsi sulle spalle una città stufa della politica, dove nel ballottaggio ha votato solo il 45,05 per cento dei romani.
Sufficiente per mostrare il cartellino rosso al sindaco uscente, l’Alemanno che il 28 aprile di cinque anni fa era entrato in Comune tra i saluti romani.
Marino ha subito chiarito: “Stasera (ieri, ndr) non andrò in Campidoglio, quel palazzo ha una sua sacralità e i cambi di consegna debbono avvenire in maniera formale”. Ovvero, non ha fatto come Alemanno, che nel 2008, a urne ancora calde, si presentò davanti al Palazzo Senatorio.
Festeggiava i suoi oltre 780 mila voti, e un’impresa storica per la destra ex missina. Questa volta, nel secondo turno, Alemanno ha raccolto solo 374 mila consensi: praticamente gli stessi che aveva preso il 26 maggio (364 mila), con 19 candidati in corsa.
L’astensione, il nemico che il sindaco aveva provato a battere con appelli e manifesti disseminati per tutta Roma (“Vince chi vota”), gli è stata fatale.
Quel poco che è rimasto nelle urne si è spostato verso Marino, passato dai 512 mila voti del primo turno agli oltre 664 mila di domenica e lunedì.
Parte degli elettori di Cinque Stelle e Alfio Marchini ha scelto il chirurgo. Ma in tanti sono rimasti a guardare.
E il conto finale ricorda che Marino è stato scelto dal 28 per cento dei romani.
Poca gente alle urne, insomma, sia in centro che in periferia. Ma ovunque lo stesso risultato: municipi al centrosinistra.
Vittorioso persino nel XV (Salario-Tor di Quinto) roccaforte della destra, dove al primo turno il candidato del Pdl era in testa di 15 punti.
Ieri è stato ribaltone, grazie al traino di Marino: addirittura al 69 per cento, nella “rossa” Garbatella (VIII) dove pochi giorni fa Alemanno era stato contestato.
“Meglio di Veltroni nel 2006” ricordavano ieri dal Pd. Perchè quella volta il sindaco venne rieletto con il 61 per cento, proprio contro Alemanno, e tutti i municipi andarono a sinistra, tranne uno.
Ma in quel caso, prima del recente accorpamento, erano 19. Bene Marino, comunque. Vincitore chiaro sin dai primi minuti dopo la chiusura dei seggi. “Mi pare evidente che abbia vinto lui” ammetteva alle 15,26 Andrea Augello, il coordinatore del comitato Alemanno.
In tv e sulle agenzie, gli instant poll anticipavano che la partita non poteva riservare sorprese.
Poco dopo le 16, in grande anticipo sull’orario previsto, Alemanno si presentava davanti ai microfoni nel suo comitato: “Ho appena chiamato Marino per congratularmi”.
Riconosceva che “il risultato è netto” e prometteva “un’opposizione seria e non distruttiva, nell’interesse di Roma.
Al sindaco lasciamo un Comune risanato”. Soprattutto, precisava: “Dobbiamo fare autocritica, ma mi prendo tutte le responsabilità . Ringrazio il Pdl, e non ho recriminazioni verso Berlusconi: c’è stato con i suoi mezzi come le videointerviste”. Poi abbracci ai collaboratori e qualche lacrima. P
oco dopo, Marino ha pronunciato le sue prime parole da sindaco.
L’uomo che ha vinto da candidato simil-civico, lasciando spesso il Pd sullo sfondo, ha ringraziato subito “il partito e i partiti: dicono che sono stati lontanti ma è proprio l’opposto, quelle persone le ho viste lavorare anche per 36 ore”.
Marino vuole vedere “la gente che torna a sorridere per strada”. E promette: “Almeno una volta alla settimana girerò per la città . I nuovi bus, quelli più belli, dovranno andare nelle periferie”.
Chiosa con slogan: “Abbiamo liberato Roma, e ora daje”. In serata, il neo-sindaco ha festeggiato con famiglia e staff.
Enrico Gasbarra, segretario Pd Lazio e cerniera tra Marino e i moderati del partito, celebra: “Con Marino le istituzioni tornano patrimonio di tutti: e poi il Pd ha vinto in tutto il La-zio”.
Enrico Letta, da buon premier delle larghe intese, ha telefonato a Marino e Alemanno. Ma sulle agenzie ha insistito molto sull’astensione.
Da oggi, parte il toto giunta. Marino aveva assicurato: “Sceglierò gli assessori fuori dai partiti, mandate i curricula”.
Ma qualche nome alle liste lo concederà . Probabile che peschi anche tra i 29 consiglieri di maggioranza, nel primo consiglio comunale con 48 membri dopo la riforma di Roma Capitale. Ricorre il nome di Gemma Azuni (Sel), già candidata alle primarie del centrosinistra.
Forte anche l’ipotesi Paolo Masini, consigliere uscente del Pd, zingarettiano.
Possibile Andrea Mondello, ex presidente della Camera di commercio, vicino a Marchini.
Voci sul deputato Walter Tocci (Pd), vicesindaco con Rutelli.
Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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