ALLUVIONE IMPREVEDIBILE? BALLE, LA PREVISIONE C’ERA
L’ASSOCIAZIONE LIGURE DI METEREOLOGIA DENUNCIA: “INASCOLTATO IL NOSTRO ALLARME, 40 MINUTI PRIMA DELLO STRARIPAMENTO ABBIAMO DATO L’ALLARME MA IL NUMERO DELLA PROTEZIONE CIVILE ERA INATTIVO”
Genova uccisa da modelli matematici farlocchi e bombe d’acqua, temporali “autorigeneranti”, una tempesta di astrusi neologismi che servono a nascondere un dramma antico come la città : le alluvioni.
Quei fiumi che esplodono perchè non ce la fanno a contenere la pioggia.
Nella loro “pancia” non c’è più spazio, quello è servito all’uomo per costruire, cementificare, deviare.
Un mare di parole affoga anche l’emergenza di queste ore.
È giovedì, da 15 ore la città è battuta da una pioggia intensa e continua, ma all’Arpa (l’agenzia ambientale regionale) sono tranquilli.
Sulle cartine che dividono Genova in zone appare solo il simbolo dell’avviso con un livello di allerta 1, il minimo.
Piove, ma “la criticità al suolo è moderata”, dicono i tecnici.
Solo alle 23:19, la Protezione civile del Comune manda i primi sms di allarme: “Prestare massima attenzione in area Val Bisagno, forti precipitazioni e possibili esondazioni”.
Cosa è successo? La versione del sindaco Marco Doria, al centro delle polemiche perchè mentre cominciava l’inferno era al Teatro Carlo Felice per l’inaugurazione della stagione lirica: “Nessuno ci aveva preavvertito che certe cose avrebbero potuto accadere nella giornata di ieri. Non avendo avuto informazioni in questa direzione, il nostro sforzo è stato quello di affrontare l’emergenza in tempo reale, comportandoci come se ci fosse uno stato di allerta 2 (elevata criticità , il più grave, ndr), anche se non era stato ancora proclamato”.
L’allerta 2 è scattato alle 11:30 di ieri.
La risposta della Regione. Parla il governatore Claudio Burlando: “Tutta colpa del nostro modello previsioni, è la prima volta che sbaglia. Ieri sera (giovedì, ndr), mentre fino al bollettino delle 18, che indicava un’attenuazione dei fenomeni, realtà e modelli corrispondevano, alle 21 si è verificata una divaricazione tra il modello e quello che è accaduto in realtà ”.
Una voce indipendente, Achille Pennellatore, “previsore” di Limet (associazione ligure di meteorologia): “L’alluvione non solo si poteva prevedere, ma noi l’abbiamo prevista, la situazione che si andava delineando era assolutamente paragonabile a quella del 2011. Avevamo segnalato un livello arancio (allerta1) con possibilità di evoluzione al livello rosso, il massimo. Altri bollettini ufficiali hanno minimizzato”.
Dello stesso avviso Gianfranco Saffioti, presidente dell’Associazione ligure di metereologia, che chiede la testa di Elisabetta Trovatore, capo del Centro meteo-idrogeologico della Protezione Civile: “È falso dire che non si poteva sapere quello che stava accadendo. Lo straripamento del Bisagno era chiaro 40 minuti prima che rompesse gli argini. A quell’ora il numero verde della Pc risultava inattivo”.
Chi dice la verità lo stabilirà la magistratura, c’è un morto, ci sono danni e c’è un’inchiesta, ma forse è anche inutile saperlo.
L’unico dato certo è che a Genova piove. È la città più piovosa d’Italia, dal 1971 al 2000, gli esperti hanno calcolato che la Lanterna è stata bagnata da una media di 1093 millimetri di pioggia l’anno, un litro di acqua per metro quadro.
Nel 1970, anno della grande alluvione, il cielo dispensò 570 millimetri di pioggia in 24 ore. Una catastrofe: 25 morti, 8 dispersi, 2 mila sfollati, danni per 45 miliardi di lire. Genova è alluvionata da sempre, le ultime catastrofi nel 1992, poi l’anno successivo, e nel 2010, e ancora l’anno dopo.
La ragione è sempre la stessa, i fiumi cementificati si gonfiano ed esplodono in uno tsunami di fango e acqua che travolge uomini, case e strade.
Il Bisagno e il Fereggiano sono due dei cinque torrenti responsabili del disastro di ieri. Il primo è lungo 30 chilometri e “in epoca preromana aveva un letto quattro volte più largo e profondo rispetto a quello attuale”, si legge in un recente dossier di Legambiente.
Fiumi ingabbiati, “letti” ristretti dal cemento, argini selvaggiamente urbanizzati. Genova ha divorato spazio.
Gli ambientalisti si schierano anche contro i progetti per la messa in sicurezza dei fiumi. “Quelli che riguardano i torrenti Bisagno e Fereggiano, prevedono grandi interventi infrastrutturali, con scolmatori dai costi rilevanti e senza che cambi la logica idraulica rispetto al passato. Il progetto per la sistemazione del Bisagno prevede di restringere l’alveo e di alzare gli argini…”.
Enrico Fierro
(da “il Fatto Quotidiano”)
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