BAGARRE ALLA CAMERA, CON LE OPPOSIZIONI CHE ESPONGONO IL TRICOLORE E INTONANO L’INNO DI MAMELI CONTRO LA RIFORMA LEGHISTA
NON PASSA LA MOZIONE CHE IMPONEVA DI STOPPARE L’ITER DEL DDL, DOPO CHE LA CONSULTA HA FATTO A BRANDELLI IL TESTO … FORZA ITALIA FRENA: “SE NE RIPARLA TRA UN ANNO”
Il tricolore innalzato su tutti i loro banchi, le opposizioni che lo stringono al petto e intonano l’inno nazionale contro una maggioranza che però risponde picche e non molla la presa. Non passa la mozione di Pd, M5s, Avs, Iv e Azione. Nessuna marcia indietro sull’autonomia differenziata, avverte in aula il ministro agli Affari regionali Roberto Calderoli.
Nessuno stop ai tavoli e alle trattative. Come se la Corte Costituzionale non avesse mai anticipato la sua decisione. Come se non ci fosse una sentenza, in difesa della coesione della Repubblica, pronta a calare sulle ambizioni delle “repubblichette”. E alla Camera è bagarre, ancora una volta.
La terza lite in Parlamento, in un anno, con i cori «Vergogna, vergogna», e sempre intorno allo Spacca Italia. «Game over, caro Calderoli. Se ha un problema a spiegarlo a Zaia e a Fontana, non può essere un problema del Paese», alza la voce il dem Marco Sarracino. «Vi hanno demolito i pilastri della legge e fischiettate, siete dilettanti», incalza il leader del M5s Giuseppe Conte.
La maggioranza tiene il punto: anche se c’è il dato politico che non riuscirà a depositare la sua mozione. Dietro l’apparente compattezza, la Lega è sempre più sola con la sua riforma. E il clima, tra Camera e Senato, risente non poco della doppietta per la sinistra alle Regionali.
Lo scontro in aula sigilla la bocciatura (155 no, 124 sì e due astenuti) del testo delle opposizioni. Che imponeva di prendere atto della pronuncia della Consulta e chiedeva due stop: interrompere le intese sulle “materie non Lep” e sciogliere anche il comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (il Clep, guidato dall’ex giudice costituzionale Cassese).
Ma la destra fa scudo. Il ministro Calderoli spiega che il governo va avanti, spuntano le bandiere sui banchi delle opposizioni, si sollevano, sventolano. Alle risate dai banchi della destra, la sinistra urla: «La Corte vi ha massacrato una legge, dovreste piangere».
Il ministro delle Autonomie spiega: «Il governo non può che esprimere parere contrario. Le richieste pervenute dalle Regioni riguardano esclusivamente le materie non-Lep». Concede solo che non aprirà altri tavoli. Poi temerariamente, Calderoli aggiunge: «Pur in attesa di conoscere la sentenza della Corte costituzionale, non posso non rilevare come quanto emerga dal comunicato abbia un impatto limitato sulle materie non-Lep e sia perfettamente coerente con il negoziato avviato».
D’altro canto, è la stessa linea del presidente del Veneto, che solo poche ore prima aveva rincarato la dose: annunciando il primo passo formale, con l’invio del dossier al ministero, della richiesta di ottenere la Protezione civile. «L’obiettivo è semplificare ed efficientare», scandisce Zaia.
Ma individuando quali funzioni (peraltro ancora prive della determinazione dei Lep), visto che l’intera materia non è trasferibile, come sentenzia la Corte? E con quali motivazioni a giustificare una pretesa migliore efficacia regionale. Soprattutto: con quali risorse e dentro quale equilibrio finanziario. Si vedrà.
(da La Repubblica)
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