BERLUSCONI: “ALFANO TRATTERA’ CON ME SULL’ITALICUM”
“E’ NERVOSO PERCHE’ I PROTAGONISTI DELLE RIFORME SIAMO NOI”…”NON SPINGIAMO PER ENTRARE IN MAGGIORANZA”
«Io non mi comporterò come loro hanno fatto nel 2011, quando hanno cavalcato lo spread, la Troika, la crisi». Silvio Berlusconi esce dalle mura dell’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone dopo le consuete quattro ore di servizi sociali – anticipate in via eccezionale per non farle coincidere venerdì col Ferragosto già gramo tra le mura di casa – e lascia trapelare ancora un volto quasi “buonista”, se non collaborativo, nei confronti del governo.
Ha poca voglia di parlare di politica, con i pochissimi con cui lo fa confessa «tanta preoccupazione » per i dati economici che continuano a promettere mesi grigi, ultima ieri la previsione di Moody’s.
Ma il messaggio che filtra ai dirigenti è improntato al «senso di responsabilità ». Nessun pressing per entrare in maggioranza, tanto meno al governo.
L’intervista a Repubblica con la quale Angelino Alfano quasi li provoca («Basta con questa tarantella, se vogliono entrare lo dicano») lo irrigidisce.
«Se non saranno loro a chiederci una mano, figurarsi se vogliamo dargliela noi, ritengono di fare da soli, facciano pure» ha tagliato corto.
Berlusconi è convinto che dall’Ncd arrivino quei segnali di «nervosismo perchè i protagonisti delle riforme siamo noi, non certo loro».
L’affondo, confessato a pochi: «Angelino farebbe bene a ricordare che la legge elettorale si farà alle nostre condizioni, se davvero vogliono ritoccare le soglie di sbarramento, non è solo col Pd che dovranno trattare ».
L’avvertimento è chiaro.
Con lui, a Villa San Martino, c’è la sola Francesca Pascale, i figli sono già partiti per le vacanze, ad impegnarlo giusto la ginnastica quotidiana e la dieta.
Chi lo sente in queste ore lo definisce tranquillo, per nulla scalpitante.
«Anche perchè Berlusconi in cabina di regia con Renzi ormai ci si sente, a prescindere dal governo, sta lavorando con lui alle riforme dalle quali dipende tutto il resto» è la tesi ripetuta dai suoi.
Raccontano che perfino l’ingresso in un esecutivo, in questo momento, con due tre dirigenti da piazzare nei ministeri, per un partito spaccato come Forza Italia, sarebbe una mezza iattura, sufficiente a farlo saltare una volta per tutte.
L’obiettivo piuttosto è convergere su singoli, mirati provvedimenti economici e capitalizzare poi quel sostegno.
Proprio come avviene sulle riforme. Si risolverebbe, dal prossimo autunno, in una sorta di «sostegno esterno non dichiarato» (e non voluto, almeno da Renzi).
Fino a questo momento il leader di Forza Italia resta parecchio critico sulle misure economiche che Palazzo Chigi ha in cantiere, le ritiene «inadeguate, insufficienti » va ripetendo: «In quattro mesi l’unica rivoluzione che Matteo ha compiuto è quella della comunicazione».
Detto questo, avrebbe una gran voglia di dare il suo contributo, far valere la sua «esperienza»
Sul punto, il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, parlando al Gr1Rai, è chiaro. «Ci sono due piani distinti, il piano del governo, che riguarda la maggioranza, e c’è un piano invece di confronto parlamentare e di intesa che va oltre la maggioranza e che si apre alle opposizioni, quello appunto delle riforme. I piani devono rimanere distinti ». Questo tuttavia non esclude che «su singoli provvedimenti poi governo e maggioranza faranno delle proposte, se alcune forze – conclude Guerini – ritengono che quelle proposte possono essere utili per il Paese valuteranno cosa è meglio fare».
Il capogruppo forzista alla Camera Renato Brunetta in serata dal Tg5 tende proprio quella mano: «Per parte nostra, se i provvedimenti saranno accettabili, saremo sempre dalla parte degli italiani».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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