BERLUSCONI AZZERA LE CARICHE, ALFANO NON SARA’ SEGRETARIO: “BASTA, MI RIPRENDO IL PARTITO”
CONVOCATO UN DRAMMATICO UFFICIO DI PRESIDENZA…IL CAVALIERE LANCIA FORZA ITALIA, ALFANO COME DON ABBONDIO HA PERSO IL QUID PER STRADA
“Adesso mettiamo fine a questa storia. Lancio io Forza Italia nel segno dell’unità attorno a me, non voglio sentir parlare di correnti. E vediamo se qualcuno mi dice di no”. Stremato da una trattativa estenuante. Senza più ruggire come una volta, alla fine Silvio Berlusconi dirama l’ordine.
L’ufficio di presidenza del Pdl è convocato. Alle 17,00 di venerdì.
È in quella sede che l’ex premier chiederà un voto per fare “confluire” il Pdl in Forza Italia. È il modo per azzerare le cariche e prendere in mano un partito lacerato dalla guerra tra correnti.
La prima che salta è quella di Angelino Alfano. Perchè Forza Italia non ha il segretario. Ha solo il presidente, Silvio Berlusconi. Punto.
Ed è già franata ogni altra ipotesi di organigramma che preveda Alfano come “vice-Berlusconi”, magari “vicepresidente”.
Lo ha spiegato Raffaele Fitto nel corso di un lungo incontro con Berlusconi: “Io considererò finita la mia battaglia nel momento in cui ti riprendi tu in mano il partito. I miei voti vanno a Berlusconi presidente, e le altre cariche sono azzerate”.
Per un partito anomalo come il Pdl è strana tutta questa ufficialità di organismi e procedure.
Col parlamentino convocato, per la prima volta, solo agli aventi diritto per statuto e non allargato ai “big” come avvenuto negli scorsi anni.
È il segno che stavolta si fa sul serio, come si faceva sul serio ai tempi di Fini (anche allora ci furono uffici di presidenza degni di partiti con regole d’acciaio).
Una scelta che suona come pesante.
Tra gli aventi diritto, ad esclusione di Alfano, non c’è alcun ministro in carica. Nè Lupi nè la Lorenzin nè Quagliariello nè la De Girolamo.
Già , il governo è fuori dalla porta al battesimo della nuova vecchia Forza Italia. E, tra i 24 presenti, i cosiddetti “lealisti” di Raffaele Fitto hanno la maggioranza.
È lo strappo, con ricadute non banali anche sul governo.
Silvio Berlusconi dirà che questo esecutivo deve andare avanti, e che il primo appuntamento elettorale vero per il nuovo vecchio partito sono le europee.
Un modo per rasserenare le colombe, la cui rabbia sulla decapitazione di Alfano è al livello di guardia.
Ma è chiaro che far saltare Alfano significa far saltare il principale ponte verso il governo.
E rimettere tutto il partito nelle mani di Berlusconi significa che, al momento di decidere le sorti del governo sulla decadenza, sarà solo lui a decidere.
O dentro o fuori. E chi sta dentro obbedisce, perchè di dibattiti in Forza Italia non se ne sono mai visti.
E i primi segni dell’indurimento già si vedono.
Non è un caso che, mentre partono le telefonate per convocare il parlamentino del Pdl, prima Brunetta poi Fitto, appena uscito da palazzo Grazioli, minacciano la “guerriglia” se la Bindi non dovesse dimettersi dall’Antimafia.
Ecco la tensione delle colombe.
Per la prima volta dallo scorso due ottobre Angelino Alfano ha paura davvero: “Se vuoi uccidere il tuo padre politico — dice una sentenza di lungo corso — hai un solo colpo in canna. Sennò sei finito”.
Quel colpo il 2 ottobre Angelino non l’ha sparato. Ora è incerto, confuso.
I suoi lo pressano a rompere e fare i gruppi unici, a partire da Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin: “Se ci rimettiamo sotto Berlusconi — è il loro ragionamento — siamo finiti”.
Sacconi, Formigoni, anche Cicchitto sono pronti a formare un nuovo gruppo. Al Senato i contatti con Casini sono in fase avanzata e dell’operazione sono costantemente informati a palazzo Chigi.
Ma non è tutto così lineare.
La replica di Alfano a loro è altrettanto paralizzante: se rompiamo in quattro gatti finiamo morti nelle mani di Renzi e della sinistra. È per questo che Alfano ha optato per una terza via. Chiedendo a tutti i suoi un pressing straordinario su palazzo Grazioli.
L’obiettivo è far saltare il Parlamentino, guadagnare tempo, chiedere a Berlusconi di tenere tutto così come è fino alla decadenza.
E’ uno strappo profondo quello che si sta consumando in queste ore tra Berlusconi e Alfano. Carico di emozioni umane. Per la prima volta alla vigilia di una conta i due non sono dalla stessa parte.
Il Cavaliere è provato, racconta chi ci ha parlato, perchè Angelino ha commesso un errore che il Capo considera gravissimo. Ha violato la regola della casa in base alla quale il rapporto umano viene sempre prima di quello politico: “Non ci posso credere — ha ripetuto il Cavaliere ai suoi — ma Angelino si è messo a fare il capo-corrente. Non lavora per unire il partito, ma lavora solo per quelli che stanno con lui. Io voglio un partito unito e senza correnti”.
Quindi senza Alfano in un posto di comando.
(da “Huffingtonpost”)
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