BLOCCO STIPENDI NEL PUBBLICO IMPIEGO: I LAVORATORI PERDERANNO 1600 EURO
IL CALCOLO SULLA PERDITA DEL POTERE D’ACQUISTO TIENE CONTO DELLO STOP AL RINNOVO CONTRATTUALE E DEL MANCATO INCREMENTO IN BASE ALL’INDICE DI INFLAZIONE… STOP ALLA CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA E BLOCCO ECONOMICO DELLA CARRIERA… TURN OVER: PER OGNI DIECI CHE ESCONO, POSSONO ENTRARNE SOLO DUE
Circa 1.600 euro di potere d’acquisto in meno.
Tanto perderanno i lavoratori del pubblico impiego con il blocco degli stipendi pubblici fino al 2013 previsto dalla manovra economica.
La stima è della Cgil che sottolinea come circa 1.200 euro lordi si perdano per il triennio 2010-2012 di mancato rinnovo dei contratti, mentre altri 400 euro di aumenti complessivi mancheranno all’appello nel 2013 a causa del blocco ulteriore previsto dalla stessa manovra.
Nel triennio 2010-2012 “l’incremento degli stipendi sulla base dell’indice dell’inflazione Ipca previsto dall’accordo interconfederale del 2009 avrebbe dovuto essere complessivamente del 4,2%. Poichè ogni punto di inflazione vale circa 20 euro si tratta a regime di 90 euro lordi che mancheranno nello stipendio. Ipotizzando tre tranche annuali da trenta euro in più al mese (quindi 400 euro l’anno compresa la tredicesima) che non ci saranno, la perdita cumulata di potere d’acquisto sarà almeno di 1.200 euro lordi in media. Se ci aggiungiamo il blocco già previsto anche per il 2013 arriviamo almeno a 1.600 euro. I lavoratori pubblici torneranno a vedere aumenti in busta paga solo nel 2014”.
Al blocco della contrattazione nazionale per il triennio (i contratti per circa tre milioni e mezzo di lavoratori sono scaduti a fine 2009) si affianca lo stop alla contrattazione integrativa e il blocco economico della carriera.
In pratica nei prossimi anni si potrà fare carriera, ma l’avanzamento sarà riconosciuto solo giuridicamente senza nessun miglioramento dello stipendio.
La stretta nel pubblico impiego per i prossimi anni non si limiterà al blocco degli stipendi ma riguarderà anche il turn over.
La manovra economica prevede che fino al 2012 ci sia un limite del 20% delle entrate rispetto alle uscite.
In pratica su dieci dipendenti pubblici che escono (per pensione o dimissioni) ne potranno entrare solo due (e con il limite anche del 20% massimo della spesa quindi non sarà possibile che a fronte dell’uscita di due commessi entrino due dirigenti).
Facendo un calcolo medio di uscite di 100.000 persone l’anno (circa il 3% di tre milioni e mezzo di dipendenti) significa che tra il 2010 e il 2012 a fronte di 300.000 uscite sarà possibile fare al massimo 60.000 nuove assunzioni (poichè vincoli più stringenti ci sono nei comuni, le regioni e la sanità ).
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