BOCCHINO E L’ANSIA DA VOTO
RITRATTO DEL VICE DI FINI CHE TEME DI BOB ESSERE RIELETTO
Nel mostrarsi iperzelante verso Gianfranco Fini, sua sola speranza di sopravvivenza politica, Italo Bocchino ha dovuto però costatare che per lui, anche da quelle parti, non c’è trippa per gatti.
Bocchino quando ha letto che il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, giudicava uno spreco la scorta di Fini – nove uomini e nove stanze per due mesi in un tre stelle di Orbetello – è sbottato.
CANCELLIERI, FUNZIONARIO DI PROVINCIA
Bocchino, lo vedremo, è piuttosto insolente di suo ma, se c’è di mezzo Fini, triplica per mostrare devozione.
«Cancellieri», ha detto, «sa che le principali cariche vanno tutelate al massimo livello. Per seguire la scia dell’antipolitica ha violato i suoi doveri dimostrando che un funzionario di provincia in pensione non può guidare il Viminale».
Nella bordata c’è molto della tempra malignetta di Italo, lesto a rinfacciare quelli che reputa punti deboli del malcapitato di turno.
Nello specifico, la carriera prefettizia tutta «provinciale», si fa per dire – Milano, Genova, Catania, eccetera – di Cancellieri e l’età , 68 anni, che ne fa, per l’appunto, una pensionata.
Per capire: una volta prese di mira due funzionari del Popolo della libertà che aveva in antipatia definendoli – per il fatto che, non sposati, abitavano da anni insieme con figli – «coppia di conviventi».
L’intenzione era di ferirli, fece invece la figura del poveraccio.
MONTI VALUTI UN CAMBIO AL VIMINALE
Torniamo a Cancellieri. Dopo averla bersagliata, Bocchino ha tirato le conclusioni: «Monti farebbe bene a valutare per il Viminale profili di veri e leali servitori dello Stato come De Gennaro e Manganelli, lasciando al suo destino chi ha dato pessima prova di sè»
Insomma, un appello alla rottamazione della gioviale ministra per avere ammesso che 40 mila euro dei contribuenti al mese per vigilare su Fini sono un’esagerazione.
Convinto di avere fatto un capolavoro in favore del capo, Bocchino si apprestava a riceverne le lodi.
Fini invece, a stretto giro ha replicato: «Ribadisco la mia piena fiducia nel ministro Cancellieri. Pertanto non condivido quanto dichiarato da Bocchino». Tiè.
Se il 45enne napoletano vorrà tornare nel 2013 in parlamento – dov’è dal 1996 – dovrà fare da sè e non contare su Fini.
Non sparire, per Italo, sarà un’impresa. Infatti, è odioso ai più per la spocchia.
Con la scissione dal Pdl, nel 2010, Bocchino che era un deputato di seconda fila, divenne il braccio destro – l’anima nera, secondo altri – di Fini.
Ne fu il mazziere con tanto stile che provocò una scissione, nel già piccolissimo Fli, di colleghi stufi di dipendere da un botolo ringhioso, in lite con tutti.
LITE IN TIVÙ CON LUPI AI TEMPI DEL PDL
Una sera in tivù – era ancora vicecapogruppo dei deputati Pdl, ma già frondista – ebbe uno scontro con Maurizio Lupi, compagno di partito e vicepresidente della Camera. Non riuscendo ad averne ragione, lanciò a freddo: «Voi di Comunione e liberazione siete maestri nel prendere poltrone e vieni a fare la morale a me».
Lupi, basito e offeso come cattolico, replicò: «Dimettiti. Non ti riconosco più come mio vicepresidente».
E Italo, inviperito: «Sei un fascista e squadrista». In studio scoppiò una risata.
Era infatti il bue che dava del cornuto all’asino, poichè dei due, l’ex missino, poi Alleanza nazionale, era Bocchino.
SCONTRO CON L’EX MINISTRO ROTONDI
Un’altra volta – la diaspora dal Pdl era già consumata – se la prese con Gianfranco Rotondi, ministro del governo Berlusconi e uomo mite.
Oggetto del contendere era Nicola Cosentino, deputato del Pdl, detestato da Bocchino e suo rivale elettorale nei collegi malandrini tra Napoli e Casal di Principe.
Rotondi gli ricordò che, se Cosentino ha i suoi guai, lui stesso, Bocchino, era stato accusato (prima di essere assolto) di illeciti favoritismi verso l’imprenditore napoletano Romeo.
La replica di Italo lasciò allibiti.
Dalla strozza stridula uscì un urlo: «Tu non sai vivere. Me ne ricorderò. Finiscila o te la faccio pagare». Fece l’impressione di un guappo.
Acqua passata.
FAMOSA LA LIAISON CON SABINA BEGAN
Se escludiamo l’episodio Cancellieri, da circa un anno le cronache si occupano di Italo solo nella sua veste di Casanova.
Dopo la separazione dalla moglie e produttrice tivù, Gabriella Buontempo, a causa del flirt con Mara Carfagna, si è trasformato in cicisbeo a tutto tondo e vola di fiore in fiore, assetato d’amore.
Ha avuto una prima storia sbagliata con tale Sabina Began, nota come l’Ape regina dell’harem di Berlusconi.
La gentildonna ne rivelò i particolari ai giornali, mostrando gli sms di Italo. Uno di questi suona: «Sono sensibile e quando mi tratti male soffro». Un altro: «Mi vuoi perchè te lo chiedo o perchè mi desideri?».
Finita la liaison, Began dichiarò: «Mi sono lasciata sedurre, ma ho subito capito che non era alla mia altezza spirituale», aggiungendo che Italo l’aveva scorrazzata con auto blu e scorta. Bocchino l’ha querelata.
LA STORIA CON LA PIANISTA DI 24 ANNI
Oggi, pare che lo statista abbia trovato serenità con una pianista 24enne, Vanessa Benelli Mosell. La giovane ha fatto sapere che sulle prime fu restìa. «Mi sembrava che avessimo stili di vita troppo diversi», ha raccontato, «ma lui si è fatto in quattro. Veniva a trovarmi a Londra, mi portava a cena, ai concerti, al cinema».
Speriamo che un giorno non ci riveli che i voli per Heathrow erano quelli gratuiti dei deputati.
Giancarlo Perna
(da “Lettera 43”)
Leave a Reply