COMUNITA’ MONTANE: AUTO BLU E STIPENDI D’ORO
COSI’ MANTENIAMO IL CARROZZONE: NELL’ULTIMO ANNO HANNO SPESO 15 MILIONI DI EURO IN CONSULENZE
Nell’ultimo anno le comunità montane hanno speso quasi 15 milioni di euro in consulenze. Dall’Anci assicurano che gli incarichi esterni sono necessari perchè manca il personale. Spesso però i profili ricercati sono inutili: dal difensore civico al tutor per la creatività .
C’è anche chi ha chiesto aiuto per realizzare un progetto di “taglio piante”
Comunità fantasma o meno, nonostante l’esercito di dipendenti tutte continuano a mantenere un parco di 1.146 auto blu, pagare singoli direttori 80 mila euro l’anno e a garantire incarichi esterni a 1.944 persone, per una spesa complessiva di 14,9 milioni di euro solo tra il 2010 e il 2011.
«Alcuni di questi incarichi sono obbligati, perchè per appalti con fondi europei le Comunità spesso non hanno il personale idoneo e, con il blocco del turn-over imposto dallo Stato, non possono assumere», dicono dall’Anci.
Certo, ma perchè la Comunità Vestina in Abruzzo deve spendere 8 mila euro per il non proprio necessario difensore civico?
Perchè l’ente Forlivese deve spendere 8.100 euro per pagare una persona che «aggiorni la banca dati»?
Per non parlare di quella dell’Appennino reggiano che ha speso 13.400 euro per affidare all’esterno la progettazione, non certo complessa di un canile, o della Comunità Valle Imagna che per 10 mila euro ha dato all’esterno l’incarico di «tutor dello spazio creatività ».
Mentre la Valle Camonica, nel Bresciano, ha speso 3 mila euro per l’acquisto di poster sui «funghi epigei» e nelle Marche si chiede una consulenza perfino per il progetto preliminare di «taglio piante», al costo di 2.744 euro.
Colpisce poi come in Piemonte la Comunità del Biellese abbia speso quasi 10 mila euro per materiale promozionale «destinato al turismo religioso, arte e devozione», mentre quella di Cuneo per far fare le foto di una manifestazione abbia speso 1.200 euro.
Il colmo lo raggiungono la Comunità Graffignana, che, per fare estrapolare i dati chiesti dall’Istat per il censimento, si è rivolta all’esterno pagando una ragazza 576 euro, o la Comunità Feltrina che ha speso 10 mila euro per una mostra fotografica.
Pure per ampliare degli uffici si fa ricorso ad esterni pagati ben 65 mila euro, come nel Bresciano, dove tra l’altro in Val Camonica si pagano 152 mila euro per il servizio Informagiovani.
E se nelle Regioni a Statuto ordinario dal 2010 sono stati aboliti i compensi per gli amministratori, proprio nel 2010 la Provincia di Bolzano ha incrementato del 7 per cento quelli delle sue Comunità montane: qui ai presidenti spetta un’indennità mensile lorda fino a 4.395 euro se sono contestualmente sindaci di un Comune, mentre se i presidenti non sono sindaci l’indennità può salire fino a 5.127 euro mensili, e ai membri dei consigli comprensoriali spetta un gettone di 50 euro lordi per ogni seduta.
Così in Trentino i politici, spesso già retribuiti da Province e Comuni, costano a questi enti 761 mila euro all’anno.
I buchi di bilancio
In alcuni casi gli sprechi del passato tornano a galla improvvisamente e con una forza degna di uno tsunami.
Come sta accadendo in Toscana, dove c’è chi tira in ballo perfino uno scandalo in salsa leghista, che questa volta travolge i rossi ex comunisti.
«Diciamo che una gestione dei conti come questa non sarebbe andata bene neppure nell’ultima salumeria d’Italia», ha detto Luca Eller Vainicher, il consulente inviato dalla procura di Pistoia per dare un’occhiata alle casse della Comunità Appennino Pistoisese, dove mancano all’appello 10 milioni di euro.
Soldi scomparsi in venti anni di gestione allegra e adesso nella valle pistoiese i sospetti su chi ha incassato questi soldi si estendono a macchia d’olio arrivando anche a ipotizzare finanziamenti illeciti ai partiti.
Ma quanto accade a Pistoia non è un’eccezione.
La Corte dei conti ha condannato decine di amministratori di Comunità montane d’Italia, da Massa Carrara dove in tre dovranno pagare 55 mila euro per aver affidato una consulenza esterna a un non laureato, a Perugia dove è stato accertato un danno da 300 mila euro per l’acquisto da parte dell’ente locale di macchinari «mai utilizzati».
In Friuli, poi, i giudici contabili hanno condannato alcuni amministratori perchè avevano garantito uno stipendio d’oro, da oltre 300 mila euro, a un dirigente, mentre nel Lazio i magistrati indagano ancora sui mega investimenti fatti dalla Comunità di Terni per il progetto Agrobioforest, che ha causato una perdita di 1 milione di euro per un impianto in serra mai utilizzato.
Sprechi di ieri, che continuano anche oggi in nome della montagna, sempre più abbandonata e con una superficie boschiva che non si riesce a tenere in ordine, moltiplicando così il rischio di dissesto idrogeologico: ma tant’è, oggi i soldi finiscono tutti in consulenze e stipendi.
(da “La Repubblica“)
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