CONSERVATORI INGLESI, LA SVOLTA DI TIM MONTGOMERIE: “PIU’ LONTANI DAI BUSINESS, PIU’ VICINI AI POVERI”
IN “THE GOOD RIGHT” TRACCIA UNA FRONTIERA: SGRAVI FISCALI PER LE FASCE A BASSO REDDITO E MAGGIORI TASSE PER I BENI DI LUSSO, MISURE A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE MENO ABBIENTI
E’ vero che noi Italiani siamo particolarmente legati alla nostra storia e alle nostre tradizioni, soprattutto quelle locali.
E’ vero che il senso della “globalizzazione”, il più delle volte, ci arriva come una sorta di attentato a quello che siamo o che potremmo o che pensiamo di essere.
E’ vero che rispetto a certe questioni, il “vaso è oltremodo pieno” e che l’esasperazione può condurre a prese di posizione anche eccessive.
Ma in tutte le cose, pur nel rispetto dei distinguo, la lucidità e l’equilibrio non andrebbero mai persi.
Normalmente allo “stress” e alla depressione si reagisce “alzando la voce”: ma alzare la voce non costruisce nulla.
Ne sono una riprova la rediviva destra vetero-missina, da una parte, e quella quella che cerca di recuperarsi qualche poltrona correndo dietro a Salvini, dall’altro.
Fin troppo facile gridare “prima gli italiani” o “basta euro” quando il tutto è solo il chiaro ed evidente disegno di chi non sa sostenere cose migliori e diverse dai meri slogan fine a sè stessi.
L’Europa, come al solito, insegna e fa anche riflettere molto, proprio come sta accadendo con le vicende politiche della Le Pen e di Sarkozy.
Se solo anche noi facessimo lo stesso, già staremmo a buon punto, e invece…
E invece si corre dietro al nulla, incapaci di comprendere che le nuove storie nascono dalla passione vera e sincera, dallo spirito disinteressato dei tempi e da quel senso della “missione” che non dovrebbe mai mancare.
Per competere con la sinistra ed offrire all’intero Paese una diversa prospettiva, occorre un progetto davvero serio.
Una destra capace di incarnare i valori propri della nostra tradizione ma di saper anche accettare tutte le sfide dei tempi.
E quelle sfide sono, e vanno, in ogni direzione, dagli status sociali a quelli istituzionali, dalle impostazioni di sistema alle definizioni economico-finanziarie delle varie scelte a compiersi.
Un tempo, l’Italia la si voleva sistematicamente dividere “in due”: il nord pseudo-evoluto, da un lato, e il sud, terra di Mafia, di Camorra e di sfrenato assistenzialismo di massa, dall’altro.
Che le cose non stiano così e che tutta l’Italia sia allo sbando – quale “omnicomprensivo meridione” dell’Europa, privo di speranza e di prospettive serie – è fin troppo chiaro ed evidente.
Dal pantano non si esce riciclando vecchie formule, semplicemente gridando o producendosi in sofosticati quanto sterili distinguo meta-culturali: è necessaria “la spinta” audace ed autentica delle sfide dirompenti.
Una riprova ci viene dalla bene-amata Inghilterra, dal regno dei Conservatori, da quei “destri” che sono stati capaci di scrivere una storia nuova per l’intero continente e non solo.
La mente corre veloce al manifesto “The Good Right” (“la buona destra”) edito da Tim Montgomerie – editorialista di The Time — che, nel definire il proprio baricentro concettuale sulla lotta alla povertà e alle disuguaglianze, esplicita tesi chiaramente irriverenti e rivoluzionarie rispetto al limpido liberalismo dei Tory.
Ed invero, l’intellettuale quarantenne, nell’inserirsi, a pieno titolo, nelle coeve riflessioni sulla sfida delle prossime elezioni politiche in Inghilterra, e nel sostenere che i Conservatives apparirebbero troppo vicini al grande business e molto lontani “dagli ultimi”, ha proposto una specifica ridda di policies volte ad “umanizzarne la proposta: dagli sgravi fiscali per le fasce di reddito più basso all’aumento della tassazione dei beni di lusso; dagli investimenti in infrastrutture, alla risoluzione delle situazioni di disagio sociale, ivi comprese quelle miranti a favorire l’accesso al credito ed alla casa, sia per le piccole imprese che per le famiglie meno abbienti.
Montgomerie, peraltro, pur collegandolo a quella “eguaglianza di opportunità ” che è sempre stata alla base dei classici del pensiero liberale, ha rispolverato anche il “principio thatcheriano” della “nazione di proprietari” dandogli il senso autentico della sfida dei tempi: più attenzione, sia al disagio sociale che “agli ultimi”, perchè “nessuno va lasciato indietro”.
Insomma, mentre in Italia si assiste alla sterile quanto astrusa diatriba tra destra “vetero-missina” e “destra con cultura di governo”, Montgomerie, dall’Inghilterra, con un manifesto apparentemente destinato a svolgere uno spunto di riflessione soltanto nella “destra anglossassone”, ha offerto spunti ben più pregnanti ed interessanti, anche per la migliore intelligentia Italiana.
Una mossa, quella di Montogmerie, dall’incontrovertibile spessore culturale ma anche dall’irrefragabile valore comunicazionale.
Una “mossa” capace di disegnare i Tory, «non più come il partito di ricchi, ma quello di tutti», perchè «i valori conservatori come la libertà di mercato, la concorrenza, il risparmio, il rifiuto del welfare state e la protezione della famiglia restano saldamente intoccabili, ma la politica deve immergersi tra gli ultimi, senza richiami al Nanny State, senza le “coccole” del denaro pubblico, ma attraverso una redistribuzione fiscale e di opportunità che permetta ai ceti medio-bassi di crescere e coltivare le stesse opportunità di quelli più elevati».
Gli ortodossi avranno il pelo ben drizzato: questo è da giuralo.
Ciò non di meno, tra la visione italiana di chi sostiene le presunte ragioni di una destra social-liberale — astrusa e incomprensibile — e l’impostazione raffinata ed elegante proveniente dai fermenti londinesi, credo che siano di gran lunga preferibili questi ultimi, perchè “il problema”, come al solito, non è dato da una mera questione di “nomenclatura”, ma dalla “sostanza”.
E la sostanza prende forma esclusivamente grazie alle proposte, alle soluzioni praticabili, all’audacia delle idee irriguardose e irriverenti: le alchimie degli sterili orpelli formali e le neglette dimensioni sotto-culturali date dai “freddi nomen”, non servono proprio a nulla.
Sia che si tratti dell’Inghilterra, sia che si tratti dell’Italia, chi ambisce a costruire una nuova storia ed un nuovo, possibile sogno, non può fare a meno di considerare quanto si debba riconoscere a quella classe medio-piccola (di spirito borghese) che risulta sempre più schiacciata dall’elevato costo della vita, dall’immigrazione e dalla concorrenza globale: una linfa vitale che va assolutamente recuperata sulla scorta di un nuovo ordine fiscale, sociale e culturale.
Le sfide si affrontano fino in fondo. Gridare non serve a nulla. Occorrono fatti di valore.
In Inghilterra, in Italia…
Ovunque…
Salvatore Castello
Right BLU – la Destra Liberale
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