MEREDITH: CINQUE PROCESSI, UN SOLO COLPEVOLE
QUELLA NOTTE RESTERA’ UN MISTERO
Innocenti. Liberi, ormai per sempre, i due ragazzi che incrociarono le loro vite la notte delle streghe a Perugia, nella villetta di via della Pergola.
Liberi, dunque, dopo cinque gradi giudizio, che restituiscono Amanda e Raffaele alle loro vite “normali”.
Eppure il giallo infinito resta aperto: se Meredith, e questa sembra essere l’unica certezza, è stata uccisa da Rudy Guede, ma “in concorso con altri”, chi sono questi altri, visto che Amanda e Raffaele sono stati definitivamente ritenuti innocenti?
Non ci sarà una risposta a questo mistero.
Sulla morte di Meredith resterà l’ombra di complici mai scoperti. Resta invece la storia di un gruppo di ragazzi, Amanda, Raffaele, Meredith, Rudy, i cui destini si incrociano per sempre in una delle tante notti brave di una città universitaria tra le più ambite mondo, ma devastata da fiumi di droga e criminalità diffusa.
Un giallo fatto di sesso, amore e follia che coinvolgerà , dal primo novembre del 2007 ad oggi, tre nazioni, l’Italia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, ma soprattutto questi ultimi e noi, in una sorta di derby tra colpevolisti e innocentisti.
È la notte di Halloween quando Meredith Kercher, 22 anni, in Italia per studiare Storia Europea in uno scambio del progetto Erasmus, viene uccisa con una coltellata alla gola nella villetta che divide da poco con Amanda Knox, americana di Seattle, anche lei ventenne, e da cinque giorni fidanzata di Raffaele Sollecito.
Raffaele, che ieri il suo difensore, l’avvocato Giulia Bongiorno aveva definito “puro come Forrest Gump”, figlio della buona borghesia pugliese di medici e imprenditori, a Perugia per studiare informatica.
Una manciata di ore che cambia per sempre il destino dei tre ragazzi, Meredith, che non c’è più, Amanda e Raffaele, il cui breve amore evapora quando per i due fidanzati si aprono le porte del carcere di Perugia e di Verona.
Insieme a loro c’è Rudy Guede, giovane ivoriano dal passato difficile, una vita sbandata, qualche precedente penale. È lui che di nuovo ieri sera è stato indicato come l’unico colpevole certo: ha assassinato Meredith Kercher in un folle gioco erotico, ma al quale, così ha stabilito definitivamente la Cassazione, non hanno partecipato Amanda e Raffaele.
Con un finale a sorpresa che ribalta ben due sentenze di condanna. Rudy Guede, dunque, è il solo ad aver ucciso.
Il ragazzo arrivato in Italia a sei anni con la famiglia, in cerca di un’esistenza migliore, la cui giovinezza si è conclusa invece con un verdetto a 30 anni di carcere che in appello saranno ridotti a 16.
Ma i riflettori negli anni dei processi sono altrove. Sono per Amanda e Raffaele, i protagonisti belli e giovani di questo giallo, pieni di speranze, preda ambita di ogni talk show, mentre le televisioni americane iniziano una battente campagna innocentista a favore di Amanda Knox.
Del resto sia lei che Sollecito lo ripetono senza incrinature: «Non abbiamo ucciso Meredith ».
E lo scontro tra Italia e Stati Uniti diventa aspro quando il quattro dicembre del 2009 la Corte d’Assise di Perugia condanna Amanda e Raffaele a 26 e 25 anni di carcere, ritenendoli entrambi colpevoli dell’assassinio di Meredith.
È l’inizio di un’avventura processuale che si snoda lungo otto anni, con due condanne, una assoluzione, e due ricorsi in Cassazione.
Fino a ieri, al lieto fine inaspettato. Le famiglie Knox e Sollecito fanno quadrato attorno ai loro figli, ingaggiano gli avvocati migliori, possono farlo.
I Kercher restano sullo sfondo, la sorella Stephanie, il fratello e la madre, nella loro casa di Coulsdon, nel Surrey, composti nel loro dolore ma decisi ad andare fino in fondo nella battaglia giudiziaria.
Per loro resta oggi l’amarezza di non essere giunti alla verità . Affidano poche parole al loro avvocato, Francesco Maresca.
«Non ha un nome chi era con Rudy Guede la notte in cui è stata uccisa Meredith. Non lo sapremo mai…».
Raffaele Sollecito si laurea in Informatica nel carcere di Verona nel 2008, Amanda diventa famosa perchè nelle udienze dei processi indossa magliette che fanno la fortuna delle telecamere, tra cui la più famosa con la scritta “All you need is love”.
La sua disperata autodifesa dopo la sentenza di condanna in primo grado: «Sono innocente, volevo bene a Meredith».
Gli anni del carcere, entrambi portati ad esempio per buona condotta.
Poi la prima assoluzione. Amanda torna negli Stati Uniti e inizia una nuova vita. Scrive libri, rilascia interviste, trova un nuovo amore.
Attirandosi, anche, non poche critiche.
Raffaele lontano dai riflettori continua a studiare, protetto dalla famiglia, dagli amici, dal padre Francesco, sostegno di sempre.
Il 30 gennaio del 2014 una nuova sentenza di condanna emessa dalla corte d’appello di Firenze gela le vite di Amanda e Raffaele.
Lei dichiara con fermezza che in Italia non tornerà mai. Lui prende una seconda laurea in Ingegneria, si fidanza con Greta e accumula fan su Facebook.
Alla vigilia del verdetto dichiara: «Voglio guardare in faccia i miei giudici».
Ieri la sentenza che forse pochi si aspettavano. Amanda e Raffaele sono innocenti.
Il sipario cala, due vite che forse torneranno normali.
Con il buio alle spalle di una morte ancora piena di misteri.
Maria Novella De Luca
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