DALLA SCISSIONE ALLA QUERELA: IL M5S CONTRO DAVIDE CASALEGGIO
CHAT INTERNE INCANDESCENTI CON GRILLO CHE PROVA A MEDIARE FINO ALLE REGIONALI
È un divorzio storico. Le nozze tra il Movimento 5 Stelle e la Casaleggio associati non hanno resistito al tempo. Ora le chat sono incandescenti.
C’è chi parla di scissione, chi di querela, fino ad arrivare a chi invoca una class action contro il figlio del co-fondatore.
Questa volta si sono arrabbiati tutti, anche chi non è moroso. “La sua è una ripicca perchè si sente estromesso dal governo”, si legge nelle chat. E poi ancora: “A lui l’alleanza con il Pd non è mai piaciuta. Dobbiamo denunciarlo — scrivono i più inferociti — ha utilizzato la mail del Movimento 5 Stelle e tutti i contatti per minacciarci. A che titolo?”.
Al centro della questione c’è la mail che Davide Casaleggio ha inviato a tutti gli iscritti del Movimento 5 Stelle, avvertendoli senza giri di parole che è pronto a tagliare i servizi di Rousseau. Ciò segna un punto di non ritorno. Casaleggio jr accusa per iscritto tutti coloro che non hanno rendicontato le spese, quindi non hanno restituito i soldi, e neanche hanno versato i 300 euro a testa in favore della piattaforma. Insomma è sui soldi che si sta consumando la disfida e la disfatta.
“Da martedì 22 può succedere di tutto”, aggiunge un altro deputato grillino. Si tratta del giorno successivo al referendum e alle elezioni regionali.
Ed è in vista dell’appuntamento elettorale imminente che Beppe Grillo, collegato in streaming con il Senato, nel corso di una conferenza stampa organizzata dai 5 Stelle, prova a mediare ricordando agli esponenti grillini l’importanza dello strumento di cui il Movimento si è dotato: “I cittadini devono poter dire la loro con sistemi tecnologici che noi per primi al mondo abbiamo fatto. Non è una difesa di Rousseau ma di una tecnologia che abbiamo fatto noi e dobbiamo ringraziare le persone che l’hanno fatta, Casaleggio padre e figlio”.
Alle orecchie di tanti le parole del Garante o meglio dell’Elevato suonano come un modo per mettere pace in un Movimento in frantumi nella settimana cruciale di campagna referendaria, durante la quale il partito sta dando un pessimo spettacolo di sè.
Un assaggio del divorzio storico tra la dinastia dei Casaleggio e il Movimento 5 Stelle lo si ha avuto nell’ultimo tour a Roma di Davide, l’erede di Gianroberto. Ha chiamato tutti, ma nessuno lo ha ricevuto, perchè tutti i big da Di Maio a Fico sono affaccendati con questioni di governo o istituzionali.
Lo vede Vito Crimi, il capo politico senza potere, ma perfino lui, riferiscono a Montecitorio, lo riceve brevemente e quasi di malavoglia.
Oggi Grillo si è presentato molto diplomatico tra mozione degli affetti (Casaleggio jr) e tatticismo da politico puro per provare a tenere ancora insieme il Movimento. Ma “il rapporto di fiducia con Casaleggio si è rotto”, dice chi sarebbe pronto a lasciare il partito per fondarne un altro sempre a sostegno del governo ma lontano dalla piattaforma Rousseau.
La tensione interna è alta. L’intervento di Casaleggio contro gli inadempienti ha mandato su tutte le furie molti eletti, che da tempo provano a ridisegnare i confini del rapporto tra Movimento e Rousseau e a ‘depotenziare’ il ruolo del guru.
C’è anche chi accusa i gestori del sito ‘Tirendiconto’ di aver cambiato le carte in tavola per quanto riguarda le scadenze delle restituzioni.
In una lettera aperta a Casaleggio postata sui social il senatore Mattia Crucioli definisce “scorretta e fuorviante” la email inviata agli attivisti dal dominus di Rousseau, perchè, sottolinea il parlamentare ligure, “omette che le date delle restituzioni sono sfalsate rispetto a quelle per il sostentamento di Rousseau: le prime sono trimestrali e vanno pagate entro le date di volta in volta indicateci, le seconde sono mensili e vanno pagate il 10 di ogni mese”.
Molti guardano agli Stati Generali del M5S – appuntamento congressuale invocato a gran voce dagli eletti grillini e più volte rimandato a data da destinarsi – come sede per regolare i conti con la creatura di Casaleggio. Il Movimento si presenta spaccato. Intanto non non si sa ancora se si andrà verso una gestione collegiale, come vorrebbe Luigi Di Maio, è verso un capo politico, come prevede l’assetto attuale.
(da “Huffingtonpost”)
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