DONNA RACHELE
SE UN PARTITO CANDIDA UNA PERSONA CHE SI CHIAMA MUSSOLINI ED E’ NIPOTE DEL DUCE, LO FA PER ATTRARRE I VOTI DI CHI RIMPIANGE MUSSOLINI, INUTILE GIRARCI INTORNO
Ha ragione Rachele Mussolini, prima eletta a Roma nelle liste di Fratelli d’Italia, quando dice che è stata votata non solo per il cognome. L’hanno votata anche per il nome: quello della nonna, moglie del dittatore.
Rachele M. — proprio come la sua leader Giorgia M. — appena le si chiede che cosa pensa del fascismo risponde che si tratta di un discorso troppo lungo.
In realtà può essere anche molto breve. Se un partito candida una persona che si chiama Mussolini ed è nipote di Mussolini, lo fa per attrarre i voti di chi rimpiange Mussolini. Punto.
Uno dei libri più amati dalla comunità di Giorgia Meloni e Rachele Mussolini jr. è «Il Signore degli Anelli» di Tolkien.
Entrambe ricorderanno senz’altro che l’eroe della saga non rischia la pelle per conquistare qualcosa, ma per sbarazzarsene.
Lo abbiamo sperimentato un po’ tutti nella vita: si evolve solo rinunciando, anche dolorosamente, a un pezzo del proprio passato.
L’Anello dei Fratelli (e delle Sorelle) d’Italia è il legame ambiguo con il fascismo.
Se lo gettano via, perdono un consistente pacchetto di voti e di candidati che parlano a braccio (teso), ma in compenso possono finalmente intercettare quel vasto elettorato allergico alla sinistra, però non reazionario, che un tempo fu terreno di caccia della democrazia cristiana e di Berlusconi.
Se invece l’Anello se lo legano al dito, resteranno per sempre prigionieri nella terra di mezzo: arroccati in un angolo, a destra.
(da Il Corriere della Sera)
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